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Nicola Luciano Cipriani

UNA CHIACCHIERATA TRA AMICI

Nicola Luciano Cipriani

 

Con il consenso degli interessati, ho il piacere di rendere pubblico uno scambio di opinioni innescato da alcune considerazioni di un caro amico di vecchia data. Il tutto nasce da un malcontento che tende ad emergere dai nostri animi, ma che alla fine non esce o esce a metà per quello spirito italiano del “porta pazienza”. Molti tendono a non reagire, molti altri si limitano a brontolare, altri ancora a sfogarsi con irruenza momentanea e pochi invece cercano di creare sinergie costruttive cercando magari una parte politica a cui aggrapparsi, ma nello stesso tempo a rifiutare a spada tratta alcune possibilità a causa di una cultura assimilata da lunghi anni di attaccamento alle proprie idee. Tutti coloro che hanno cara la cultura europea basata sulla democrazia e sul rispetto delle regole sociali, stentano, a ben ragione, ad accettare estremismi che in qualche modo mostrano in maniera più o meno chiara una strada da percorrere con grande difficoltà ideologica. Mi riferisco essenzialmente alla cultura di sinistra moderata a cui Enrico Berlinguer ha dato parte della sua vita. La cultura costruita dal PC-PD, attraverso tutte le sue trasformazioni, è rimasta radicata nei cittadini che hanno cara la democrazia in tutte le sue sfaccettature. Oggi l’attuale versione di questo schieramento politico è molto lontana dall’essere quel partito di massa che è stato seguito da tanti cittadini. In molti ci si sente quasi estranei da tante scelte che appaiono molto scellerate e poco costruttive. Sono anni ormai che sentiamo continuamente discorsi di ripresa economica e sociale ed invece la realtà ci sta facendo vivere su un piano molto inclinato e scivoloso verso una distruzione totale. In molti ci rendiamo conto della mancata corrispondenza tra parole e fatti.

Detto questo passo al testo dell’amico P. che ha esternato un suo sfogo con il quale ha chiesto il coinvolgimento di alcuni di noi. Oltre alle questioni poste da P. segue, per il momento solo la mia risposta, ma spero di poterne aggiungere anche altre.

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P. – Cari Amici,

Di solito, pima di parlare, gli anglosassoni hanno l’abitudine di “rompere il ghiaccio” sparando una caxxata qualsiasi…io vorrei farlo, ma onestamente sono molto incazzato e non mi viene niente in testa; però, per alleggerire un po’ il peso di quanto scriverò, Vi ho allegato una novella ( si, scritta da me, ma questo è un mio vecchio vizio ).
In realtà, il mio vicino di casa, simpatico ottantenne, con il quale ho parlato al di là della siepe. mi ha raccontato di esseere andato in banca a riscuotere la pensione e l’impiegata gli ha chiesto “Ma perché è venuto? ” Al che lui, da buon toscano ormai romanizzato, le ha risposto “Ma io, che me magno? La spesa me la fa Lei ? “.

Allora, tornando alla PANDEMIA, come l’ha definita l’OMS…bella rottura di palle, non c’è dubbio; le regole per un Paese considerato zona rossa sono abbastanza severe e ci auguriamo tutti che servano e ridurre la forza di questo maledetto animaletto, che il numero degli imbecilli sia in calo e che se ne stiano tutti a casa.
Perché vi scrivo queste righe, per sottolineare che siamo a oltre 10.000 e che c’è un tasso di mortalità dell’8% ( prima ci avevano detto sotto il 3 %, ma non lo sapevano ) ? NO, non scrivo per questo, dal momento che siamo tutti bombardati dai vari mass media, Vi scrivo per un altro motivo, quello che mi fa INCAZZARE di più.

Che cos’è allora? E’ un problema che esula dalla situazione attuale, anche se lo ha evidenziato in modo drammatico. E’ la ASSOLUTA INAFFIDABILITA’ dei nostri POLITICANTI. No, non ce l’ho con Conte…o per lo meno non soltanto con lui, me la prendo con una CLASSE POLITICA INADEGUATA alla gestione di in Paese moderno e civile, come dovrebbe essere il nostro.
Cosa hanno fatto questi disgraziati? In questi giorni molti politici hanno parlato ipocritamente di EROI, riferendosi alla abnegazione di medici e personale infermieristico…ma allora ci prendete davvero in giro! Come, in pochi anni sono stati ridotti gli stanziamenti ala SANITA’ PUBBLICA per 27 Miliardi di Euro, hanno fatto fuggire all’Estero 10.000 medici e adesso, cosa fanno? Prendono per i fondelli quelli rimasti, parlando di eroismo e ipotizzando di rimettere in servizio i PENSIONATI ! Viene anche fuori (articolo dell’Espresso) che abbiamo 5.000 macchine per la ventilazione assistita e la Germania ne ha 30.000…cosa significa tutto questo? Ovvio, se le macchine non ci sono e l’ anestesista, per necessità, deve scegliere fra un anziano che non respira e un giovane (forse vittima di un incidente stradale o di Virus), è evidente che per forza dovrà sacrificare il vecchietto…ma tanto si deve morire, no? Vero, drammaticamente vero, ma quello che non mi va è la solenne presa per i fondelli! Perché hanno risparmiato soldi destinati alla Sanità e alla SCUOLA? Perché i nostri pagliacci politicanti (pochi esclusi) hanno dato la priorità a spese non essenziali, ma utili a procurarsi il consenso elettorale. Ecco quindi che adesso si trovano drammaticamente costretti a chiedere lo sforamento del deficit e portarlo al 3 % ( rapporto Deficit / PIL ); ma di questo non ce ne po’ fregà de meno, come si dice a Roma…guarda caso, si ha bisogno di 25 miliardi di Euro, cifre molto vicina ai risparmi fatti proprio sulla Sanità Pubblica.
Conclusioni? Siamo stati dei pollastri a dare il nostro voto e la nostra fiducia a dei rappresentanti che se ne sono strafregati delle esigenze primarie del popolo e che meriterebbero di essere FUCILATI per alto tradimento. In pratica, incrociamo le dita…e speriamo bene. Di sicuro, alle prossime elezioni politiche, io , che ho sempre votato, continuerò a votare, ma NON un italiano, meglio un CINESE, se si presenterà e ci prometterà un bel regime comunista duro, non questa pagliacciata di DEMOCRAZIA. molto teorica e poco pratica (si, ti fanno parlare, ma non se ne frega niente nessuno) che serve soltanto a garantire soldi e potere ad una masnada di bastardi.
Rimane la domanda di fondo: PERCHE’ ? Perché la Germania ha così tante più macchine polmonari SEI volte più di noi? Perché siamo stati NOI coglioni a tollerare tutto il casino che è stato fatto da questi fiji de ‘na mignotta…
Meno male che stasera Papa Francesco è andato a dire una messa alla Chiesa del Divino Amore, speriamo che serva. a farci aiutare dalla Madonna.

Vabbè, scusate lo sfogo, un caro saluto e un abbraccio…no, un saluto a 1,5 m di distanza.

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M. –

In qualità di medico ospedaliero del SSN non posso che condividere quello che hai scritto. Questo stato attuale di prostrazione dei cittadini e degli operatori sanitari non è tutto imputabile ad un’unica causa, intendo dire non solo al coronavirus e non solo alla politica sanitaria dissennata da vent’anni a questa parte. I tagli alla Sanità andavano fatti, io sono stato testimone di uno sperpero indecente di denaro pubblico anche nella “virtuosa Sanità veneta”. Il problema vero è che la politica, in questi anni, ha capito che gli operatori sanitari lavorano lo stesso, anche a metà stipendio, perché trovano in se stessi la motivazione a farlo, nella scelta che hanno fatto di una professione basata su un’incrollabile dedizione al prossimo. Per carità, odio quando sento parlare di “angeli e di eroi”, sono espressione di un’ipocrisia insopportabile, sia da parte dei politici, dei mezzi di informazione, e di alcuni cittadini capaci di violenze e soprusi quotidiani nei confronti di chi non solo fa il proprio dovere, ma lo fa CON AMORE. Odio anche la retorica, ma non mi vengono in mente altre professioni che traggano motivazione e ragion d’essere dal lenimento dell’altrui sofferenza. E questo ci va riconosciuto, perché a oramai 60 anni io continuo ad essere profondamente gratificato quando riesco a strappare alla morte un paziente. Pur passando 10-12, 15 e più ore in sala op di notte e arrivare a casa ubriaco di stanchezza.  Certo la stessa soddisfazione la condivido con tutto il personale, con pari dignità. E questo fa parte della nostra attività quotidiana, non è un’eccezione. Nella mia formazione professionale sono stato stimolato dalla continua ricerca, dal confrontarmi con colleghi europei ed extraeuropei, ho portato i miei personali risultati a congressi internazionali, ho ricevuto molti complimenti, mi rendo conto di essere fra i primi chirurghi in Italia per la chirurgia dell’aorta. Ma in tutto questo…beh, il mio stipendio è poco più del doppio di quello di un infermiere, non sono stato capace di incrementarlo e in fondo non l’ho neanche voluto, perché al nord è più difficile, perché avrei dovuto accettare compromessi. Non solo, ma se fossi un chirurgo mediocre, o incapace, prenderei lo stesso stipendio! Ma non mi pento di questo. Ho visto colleghi passarmi davanti per appoggi politici, ne ho sofferto, ma oggi non più. Vivo nell’assoluta certezza di essere inattaccabile nelle scelte che ho fatto. E questo è un valore che, assieme a mia moglie, ho voluto trasmettere ai nostri figli. Quanto loro lo abbiano recepito…non so dire, ma questo è un altro discorso.

Gli operatori sanitari sono pressoché privi di rappresentanza politica, non sono in grado di dettare condizioni alla classe dirigente. Hanno un potere contrattuale incomparabilmente più basso dei tassisti o, peggio, di una dozzina di controllori di volo. Finendo per ottenere, dopo 10 anni di vacanza contrattuale, un aumento netto di stipendio di 130 € (centotrenta euro!). Economicamente peggio di noi stanno solo in Polonia e in Messico! Se avessi volevo fare i soldi, scelta peraltro lecitissima, avrei potuto fare il dentista, il ginecologo, l’oculista ecc. Ma non rimpiango la mia scelta.

Una volta negli ospedali comandavano i primari e i baroni universitari. Emeriti scoreggioni, come si dice qui in Veneto. Per fortuna non comandano più loro. Il guaio è che è colpa loro e dei loro sperperi se oggi in Sanità comandano altri scoreggioni, incompetenti e col DNA della corruzione: i politici.

Scusa P. se ho approfittato della tua mail andando fuori tema parlandoti della mia e nostra condizione di lavoro nel SSN.  Ma spero di essere riuscito a rendere ancora più pregnanti i concetti da te espressi, come cittadino illustre e informato, e come votante. Un abbraccio (ah no, non si può col corona!) E allora…Notte a todos!

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Luciano – Caro P.

il tuo sfogo contro una classe politica inadeguata sfonda un uscio aperto in casa di molte persone e comunque di noi tutti. Qualcosa da dire ce l’ho anch’io dopo lo sfogo di M., che, non credo di conoscere e che ritengo sia un tuo amico. Le sue lamentele vanno più che accettate, perché molti di noi hanno vissuto, lavorando nel pubblico, tutta una serie di arretramenti giustificati da parte dei politici con la mancanza di denaro. Su questo si potrebbe disquisire per molto tempo riportando solo dati storici. Voglio citare solo il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, attuato da Andreatta (luglio 1981), e che ha fatto scattare l’impennata del nostro debito pubblico. Divorzio che ha prodotto solo danni alla nazione.

L’ambiente della ricerca e della scolarizzazione universitaria, come la sanità ed altri settori determinanti, è alla base dello sviluppo di ogni nazione. Quindi chi tenta di ridimensionarla non può essere un incapace perché anche uno stupido si renderebbe conto immediatamente di stare facendo come quel famoso personaggio che si evirò per fare dispetto alla moglie.

Personalmente, durante la mia carriera ho vissuto 6 o 7 cambi di ordinamento universitario e, quando siamo passati dall’insegnamento con corsi annuali ai famigerati semestri, mi sono realmente e finalmente reso conto del perché di quella serie di cambiamenti: a) insegnavamo troppo e, soprattutto, b) c’era troppo liberismo nella ricerca.

Apro una parentesi e la chiudo velocemente. Il livello di scolarizzazione media dei nostri studenti (fino alla nostra generazione per intenderci e poco più) era molto superiore a quello del mondo anglosassone in generale (noi questo allora non lo sapevamo). La scuola italiana forniva una educazione generale tale per cui noi, con gli insegnamenti ricevuti, avevamo costruito una elasticità razionale superiore alla media globale. Per questo motivo, all’estero, i nostri studenti erano preferiti, a parità di mansioni, a molti altri. Ma questo disequilibrio non era accettabile e, per gli interessi globali, bisognava necessariamente ridimensionare il livello di scolarizzazione del popolo italiano. Chiudo la parentesi.

Tornando al passaggio annualità-semestri, molti di noi espressero nei tanti consigli di istituto/dipartimento l’idea che non sarebbe stato assolutamente possibile trasmettere le nozioni di un programma annuale sintetizzato in cinque mesi molto scarsi. La risposta fu che avremmo dovuto, non fare un Bignami, ma ridurre il numero degli argomenti.

In quanto al secondo punto, siccome eravamo in un paese che si definiva democratico, venivano finanziati tutti i filoni principali che ciascuna sede portava avanti. I fondi venivano suddivisi sulla base delle dimensioni di ciascun gruppo dando a ciascuno la possibilità di poter continuare la propria attività all’interno del proprio ateneo. Non voglio nominare volutamente quel po’ di malcostume che ci caratterizza come italiani, ma guardare alla massa delle attività universitarie e soprattutto della ricerca. Secondo alcuni, questo sistema di ricevere i finanziamenti doveva essere cambiato ma non si è mai avuto il coraggio di criticare ed additare nessuno per le ricerche che faceva, eravamo in democrazia e non sarebbe stato corretto. Allora fu trovata un’altra soluzione, creare finanziamenti di serie A e di serie B. quelli di serie B furono ridotti all’osso tanto per accontentare tutti con qualche briciola, mentre, i finanziamenti di serie A erano inseriti in un nuovo livello di ricerca, inesistente prima se non per particolarissimi argomenti, e svolti a carattere nazionale e internazionale con la collaborazione tra più sedi di Ateneo. L’internazionalità della collaborazione scientifica è sicuramente positiva, l’Europa è anche questo. I finanziamenti di serie A, in Italia, erano coordinati da pochi personaggi legati politicamente ad uno dei carrozzoni che andavano per la maggiora tanto per mostrare un po’ di pluralismo. In realtà il pluralismo era solo apparente perché la conduzione politica era esattamente la stessa. Questo ha comportato che il volume principale dei finanziamenti era controllato e gestito da pochissimi elementi che erogavano ai livelli sottostanti (Atenei principali) secondo una struttura piramidale fino ad arrivare al singolo gruppo di ricerca locale. Chi non era considerato adeguato (contrario al sistema o alternativo, o altro) era tagliato fuori dai finanziamenti importanti. Non voglio fare polemiche, mi sto limitando a fare il reporter. Basti ricordare le ricerche in Antartide o le università italiane all’estero e altro, erano tutte gestite in modo rigido e le domande estemporanee di qualche ricercatore appassionato, ma misconosciuto (come nome, nel senso che non era legato al capetto locale) restava a casa. Come mai? Perché insegnare o fare ricerca all’estero era molto remunerativo e solo pochi scelti ne potevano godere.

Insomma, quello che ho vissuto dall’interno, mi ha fatto capire chiaramente che se eri ben accetto potevi lavorare, altrimenti andavi avanti stentando per la scarsità di fondi. Naturalmente alla direttiva politica del controllo dei finanziamenti ne derivava anche un controllo politico della ricerca e degli argomenti di ricerca. In altre parole, i fondi della ricerca sono stati diminuiti drasticamente nel tempo salvaguardando il clientelismo politico e di lobby.

La conseguenza? Molto semplice. Chi ha fatto ricerca, sia pubblica che privata, sa benissimo che le ricerche di base (la scienza pura, come veniva chiamata in alcune situazioni denigranti) sono fondamentali e propedeutiche per una loro eventuale e futura forma applicativa. Senza gli studi di base non si può applicare proprio nulla. A parte alcuni settori di applicazione immediata come nella ricerca fisica, in molti altri casi le applicazioni venivano individuate in tempi un po’ più lunghi. Ma comunque anche le applicazioni della stessa  ricerca fisica necessitano di tempo per la progettazione, costruzioni e sperimentazione delle apparecchiature tecniche adatte alla applicazione e da produrle in serie (vedi in medicina gli apparecchi per TAC, radioterapia ecc). Negli anni ’90 dello scorso secolo il mondo aveva molta più fretta, non si dovevano affatto sprecare tempo e danaro per qualcosa che non avrebbe potuto dare utili immediati. Con questo concetto è stato stravolto il mondo della ricerca italiana. Forse una evoluzione verso altre visioni avrebbe potuto realizzarsi nel tempo in parallelo con la naturale evoluzione delle cose, ma per alcuni questo tempo non c’era e non c’è stato. Inoltre l’Italia non era, e non è, considerata per quello che poteva offrire al contributo delle conoscenze, qualunque nostro buon cervello avrebbe potuto lavorare benissimo in altri luoghi. Sappiamo benissimo quanti nostri giovani sono diventati ricercatori famosi ed ascoltati in tante altre nazioni, ma non in Italia. E non voglio parlare delle leggi burla per il rientro dei “cervelli”. Molti ragazzi meritevoli sono dovuti andare via sia per la situazione terrificante in ambito ricerca, ma anche perché spesso con una mentalità al di fuori del sistema “mafioso” universitario italiano. Ma tralascio questo ultimo aspetto italiota e rimango con l’accento sull’ambiente della ricerca. Quale motivazione avrebbe spinto i nostri politici a far deperire il nostro ambiente della ricerca scientifica?

All’inizio, ho detto che i nostri politici non sono stupidi (a parte qualche raro caso) ed allora, se non lo sono stati e non lo sono neanche oggi, dobbiamo pensare che tutto ciò sia stato voluto. Se ciò è vero possiamo vedere come l’emigrazione dei giovani cervelli sia stata la conseguenza di una situazione che andava sempre più precipitando rovinosamente e ciò rappresenterebbe l’antefatto programmato e realizzato.

Queste mie ultime parole ad alcuni di voi potrebbero non piacere o almeno non essere in linea con quello che si ritiene essere “politicamente corretto”, ma vorrei far notare che  in una nazione dove la politica controlla tutto non è una nazione democratica tanto che la nostra Costituzione non lo prevede. I nostri politici, a parte qualche caso isolato, non sono affatto stupidi e nemmeno quelli che possono apparire tali.

Purtroppo la nostra memoria è piuttosto breve e molte cose che abbiamo visto, sentito o vissuto in altro modo, nel tempo, piano piano vanno nel dimenticatoio. Vi vorrei ricordare il discorso di Pietro Calamandrei pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950 (https://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2002_3_art1.html/). Tutto il testo è piuttosto interessante, viene giustificata la riapertura delle scuole private che il fascismo chiuse, parla della scuola pubblica che era diventata scuola di Stato ecc. Ma non troppo tra le righe, cerca di far accettare l’idea che le scuole private possano coesistere con quella pubblica perché certamente non dannose. Tratta anche del modo in cui le scuole private potrebbero diventare più prestigiose a danno di quelle pubbliche e, soprattutto, come lo stato potrebbe agire per far diminuire di prestigio delle proprie pubbliche. Questo in particolare è trattato nei capoversi 9 e 10, discutendo per assurdo.

Ebbene, se analizziamo il discorso di Calamandrei con la situazione recente ed attuale (dal 1994) ci rendiamo conto subito che i governi susseguitisi non hanno fatto altro che attuare quanto asserito da Calamandrei nel 1950. Si iniziò a diminuire i finanziamenti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado e mantenere intatti se non aumentati quelli per le scuole private. In parallelo, nel tempo e piano piano, è stata costruita una storia di mancanza di fondi pubblici che poi hanno influenzato tutti i settori portanti dello nostro Stato, vedasi il divorzio della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro.

Mi voglio fermare qui per motivi di eccessiva lunghezza. Ci sarebbe molto ancora da dire, soprattutto su come si genera la moneta e sulla sua  gestione, ma non voglio scrivere un trattato; però ho voluto portare un esempio, e ce ne sono tanti altri, per darvi uno stimolo critico e riflettere su un punto: ma ciò che viviamo è frutto del caso prodotto da politici stupidi o segue un programma che non deve apparire tale agli occhi dei cittadini? Se così fosse, potremmo provare a verificarne l’attendibilità con altri argomenti che ognuno di noi potrebbe conoscere meglio di altri. Se facessimo questa operazione scevri dai condizionamenti assorbiti nel corso della nostra vita (non è facile) e supportati da un buon ricordo degli avvenimenti del passato recente, molto probabilmente potremmo arrivare a pensare che tutto ciò che noi viviamo sia in realtà la realizzazione di programmi pensati molto tempo prima e diluiti nel tempo per farceli apparire normali. Tanto noi abbiamo la memoria corta!

E se tale risulterà, allora avremo capito che siamo parti molto poco significanti di un sistema che ha ingranaggi in cui noi siamo stati abituati lentamente ad oliarli inconsciamente. Quando qualcuno di noi si rende conto di aver forse capito male, allora viene sostituito senza pietà alcuna. Evviva il politically correct!

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