tiratura
A. V. 3000 lire: LA DOPPIA INCISIONE
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
1° aggiornamento del 4 dicembre 2019: inserito settimo ritrovamento
2° aggiornamento del 28 ottobre 2020: aggiunte immagini nel confronto del 7° ritrovamento con i precedenti.
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Premessa
Quando pubblicai il primo articolo sulle doppie impressioni (o doppia incisione) degli alti valori, ero a conoscenza di questa varietà per il valore da 2000 lire in mini fogli da 20 (figura 1) (Cipriani, 2009, 2014) e da 1500 in fogli da 50 (figura 2) (Cipriani, 2011, 2014).
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Pubblicai queste informazioni a distanza di diversi anni dalla scoperta e, mentre stavo per pubblicare il secondo articolo, fui contattato dall’amico Aldo Di Matteo il quale mi fece presente che anche il 3000 lire aveva questa varietà della quale mi inviò l’immagine che riportai nel secondo articolo. Fui molto sorpreso perché tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000 ho avuto la possibilità di controllare una notevole quantità di buste (diverse centinaia al mese) che mi veniva data da una grande azienda nazionale che riceveva posta da gran parte d’Italia e di questa varietà sul 3000 lire non ne avevo mai visto un esemplare. L’amico Aldo mi inviò i due francobolli da lui trovati e lo ringrazio ancora oggi per avermi dato la possibilità di approfondire questo argomento di ricerca che mi ha attratto per alcuni anni. Ho cercato molto questo francobollo perché non riuscivo a fornire una spiegazione della sua rarità dato che i suoi fratelli da 1500 e 2000 lire presentavano la doppia stampa su tutto il foglio interessando tutti i fogli di una stessa tiratura e quindi non si poteva certamente parlare di rarità, fatta eccezione per il valore da 2000 lire allo stato di nuovo. La doppia stampa del riquadro superiore di questo francobollo si è avuta nell’ultimo periodo di distribuzione dei mini fogli e, molto presumibilmente, ritengo che si tratti dell’ultima produzione sul finire degli anni ’80, quindi dovrebbe essere stato l’ultimo cilindro approntato per questo valore in mini fogli da 20 esemplari. Io ne acquistai casualmente un foglio in Irpinia quando al nord erano già in distribuzione i fogli da 50. Purtroppo, mi resi conto della varietà dopo circa due anni dall’acquisto. Del valore da 2000, comune allo stato di usato, non sono riuscito a trovarne nuovi oltre il mini foglio dell’Irpinia. Del valore da 1500 lire invece, ne trovai traccia su alcune buste nella prima metà degli anni ’90 ed andai subito all’ufficio postale a verificare e ne comperai un foglio più altri pochi esemplari. Si tratta di una tiratura non proprio comunissima usata e meno frequente allo stato di nuovo; complessivamente la sua facilità di reperimento è minore rispetto a quella del 2000 lire usato. Dietro mia segnalazione l’amico Aldo ne trovò mezzo foglio in un mercatino poco dopo la mia seconda pubblicazione. La differente dimensione dei fogli e la distanza temporale tra i due valori descritti rivela che le due varietà, pur avendo una origine comune, sono tra loro indipendenti. In entrambi i fogli tutte le posizioni hanno le stesse caratteristiche, ciò rivela che l’errore debba necessariamente essere stato nella moletta che ha inciso i cilindri di stampa. Penso che si debba scartare subito l’ipotesi che la moletta potesse essere la stessa per entrambi i valori, sia perché tra le due varietà è intercorso comunque qualche anno, sia perché ci sono state tirature intermedie senza la doppia stampa. Inoltre, osservando le figure 1 e 2 si nota facilmente il differente scarto tra le due incisioni, più stretto nel valore da 1500 lire, anche se uno dei due tratti a colore è più largo rispetto a quello del 2000; inoltre nel 1500 lire una impressione ha una inclinazione appena percettibile rispetto all’altra ed è anche più sottile. Nel 2000, invece le due impressioni sono quasi parallele ed hanno all’incirca simile intensità. Nel complesso quindi siamo di fronte a caratteristiche differenti. Il valore da 2000 lire ha una impressione molto sottile che mostra in modo evidente il raddoppio di tutti i tratti, mentre il 1500 ha una stampa molto inchiostrata con evidenza della calcografia che maschera leggermente l’altra incisione più sottile. Le differenze di stampa conducono a pensare che le due molette siano state differenti.
Approfitto di questa occasione per correggere la mia interpretazione riportata nell’articolo sul 1500 lire. In quella occasione ho affermato che sul foglio da 2000 lire si riscontrano differenze infinitesime dell’entità dello spostamento tra alcuni francobolli dello stesso foglio. Con il senno del poi e, dopo aver incrementato il controllato su oltre un migliaio di francobolli usati del 2000 lire con la doppia stampa, direi che le impercettibili differenze evidenziate possono dipendere anche dallo spessore del tratto inchiostrato e quindi propendo per l’ipotesi che fosse la moletta ad avere in sé l’errore.
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Il 3000 lire
Tornando al 3000 lire, in primis le date d’uso ed anche la tipologia di carta e di stampa mi avevano, sin dall’inizio, indirizzato verso i mini fogli quindi anche per questo valore si può ipotizzare che il difetto sia stato probabilmente nell’ultimo cilindro utilizzato per stamparli. Ho controllato una quantità inaudita di mazzette agevolato dal facile riconoscimento degli esemplari stampati in fogli da 50, purtroppo quasi sempre, senza alcun risultato. In tutti questi anni non ho mai desistito ed ho continuato la mia ricerca anche se non in modo frequente come qualche tempo fa.
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Ho sempre avuto anche l’idea di cercare questa varietà su busta, tentativo che ho fatto più volte, ma senza alcun risultato. Solo recentemente, mentre stavo cercando qualche invio prioritario per l’estero nei soliti scatoloni, mi è tornato in mente il 3000 lire alti valori ed ho posto attenzione anche a questo francobollo. Dopo aver visionato numerose scatole, a circa 10 cm dalle mie dita, mentre sfogliavo le buste, ho visto questo 3000 lire fare capolino al di sopra delle altre, sembrava mi stesse comunicando la sua presenza. Sono sincero, lo avevo riconosciuto subito, e mi sono detto tra me e me in modo ironico e ridacchiando “mi sa che è proprio lui”. Ho continuato a sfogliare pacatamente le buste fino ad avere questa tra le mie dita. L’ho sfilata lentamente dal mazzo e con grande noncuranza ho avuto conferma dalla mia lente.
Quest’ultimo ritrovamento mi ha stimolato a scrivere e a presentare quanto è di mia conoscenza intorno a questo francobollo alquanto misterioso.
Innanzitutto passiamo in rassegna i pezzi noti in ordine temporale di scoperta (figura 4):
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Il settimo ritrovamento
Questo ritrovamento è stato realizzato da Stefano Proserpio nel mese di settembre 2019. L’annullo è poco leggibile, ma si può riconoscere (BA) 4.5.88, quindi usato in provincia di Bari. Nella data il 4 è al limite del francobollo è non è dato sapere se il giorno d’uso sia il 4, il 14 o il 24. Ma è cosa da poco, si legge molto bene il mese e l’anno. Il periodo d’uso è quello canonico ed il francobollo appare di bell’aspetto; purtroppo presenta una leggera abrasione dietro il bordo destro all’altezza dello stemma repubblicano. Peccato per questo piccolo difetto!
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Per i francobolli riportati nella figura 4, è necessario fare alcune considerazioni, anche se decisamente ovvie. Solo i ritrovamenti su busta forniscono dati completi sulla località di partenza, di arrivo e data, mentre i ritrovamenti fatti attraverso il controllo di mazzette forniscono località e/o data di partenza solo quando l’annullo ne consente l’individuazione. Pertanto è bene precisare che nella figura 4, per il ritrovamento n. 1 è indicata la regione (Marche) in quanto A. Di Matteo vi vive. Lo stesso dicasi per il ritrovamento n. 5 del siciliano Leonardo Cavallaro. Non è detto che questi due francobolli siano stati inviati da località di queste due regioni, anche se può essere plausibile.
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Da quanto si può notare dalla figura 3, lo scostamento tra le due stampe nel valore da 3000 lire è maggiore rispetto a quello riscontrato per gli altri due valori ed esse sono anche perfettamente parallele. In questa immagine la doppia stampa è veramente ben evidente e lo è anche nello stemma della repubblica. Come già anticipato negli altri articoli, la testa, lo stemma e le righe orizzontali del rettangolo sottostante, fanno parte della stessa incisione ed è questa parte del cilindro la prima ad entrare in attività nelle operazioni di stampa (figura 6).
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Sulla seconda parte del cilindro sono incisi tutti gli altri elementi che vengono sovrapposti alla stampa del primo per completare il francobollo (figura 7).
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Tra l’altro questa è la spiegazione tecnica di molti sfasamenti/mancanze di stampa che hanno fatto la gioia degli appassionati di varietà e le figure 6 e 7 ne sono due esempi. Per quanto detto, la doppia impressione deve interessare necessariamente anche le righe orizzontali presenti nella prima parte del cilindro, però, come evidente dalle figure 1, 2 e 3, lo spostamento tra le due impressioni è slittato orizzontalmente e quindi le righe in basso non mostrano alcun raddoppio, caso mai dovrebbero essere leggermente più lunghe, ma la dimensione da misurare è molto piccola e, con la sovrapposizione degli altri elementi stampati con la seconda parte del cilindro, tale misura diventa ardua. Lo slittamento in orizzontale evidentemente deve essere legato alla direzione del movimento della moletta rispetto al cilindro che riceve l’incisione.
Nella figura 8 è riportato il particolare del rettangolo superiore che contiene la testa e lo stemma; si può notare il raddoppio di tutte le linee non orizzontali e, particolarmente evidente, a parte la cornice, è la curvatura del mento che nella parte bassa è quasi orizzontale e diventa una sola linea. Allo stesso modo si comportano altri tratti che da obliqui passano ad essere orizzontali.
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Ragionando sul come possa essersi verificata questa varietà, bisogna prendere in considerazione più di un punto.
- Come si può evincere, la distribuzione dei ritrovamenti del 3000 lire sembra interessare l’intero territorio nazionale.
- Tutti i francobolli sono singoli ad eccezione di quello usato a Martinsicuro che occupa la posizione destra di una striscia di tre esemplari.
- Cercare di spiegare come mai i valori da 1500 e 2000 presentano la varietà, sempre uguale su tutto il foglio, da 50 il primo e da 20 il secondo, mentre il valore da 3000 sicuramente non interessa tutto il foglio da 20.
La distribuzione sull’intero territorio nazionale indica che la varietà, seppur decisamente molto poco frequente, è ripetitiva all’interno di una tiratura.
Per quanto riguarda il suo uso, bisogna dire che questi francobolli sono stati utilizzati prevalentemente singoli su registrate, ma anche in multipli su plichi voluminosi da cui spesso i francobolli venivano ritagliati e scollati. Questo potrebbe essere il caso della striscia di tre annullata a Martinsicuro.
Per quanto riguarda invece il terzo punto, l’unica risposta plausibile è che nei primi due valori doveva essere la moletta ad avere la doppia incisione, la quale trasferiva l’immagine incidendo il cilindro; in questo modo, tutte le posizioni sul cilindro erano portatrici della varietà e, a sua volta, il cilindro ha trasmesso la doppia impressione su tutti i fogli stampati. Nel caso del 3000 lire, invece, appare chiaro che la moletta, che ha inciso il cilindro, era normale e per spiegare l’origine della varietà, non si può che pensare ad un sobbalzo della moletta che potrebbe aver prodotto la doppia incisione sul cilindro in una data posizione. Il sobbalzo potrebbe essere stato prodotto da una vibrazione, diretta o indiretta, della macchina durante la fase di incisione del cilindro. È difficile pensare che un sobbalzo possa ripetersi per più di una volta, avrebbe voluto dire che la macchina doveva essere difettosa ed avrebbe sicuramente richiamato l’attenzione delle maestranze. Se questa è stata la causa, è difficile pensare che sul cilindro ci possa essere stata più di una posizione con la doppia incisione della testa e dello stemma repubblicano. D’altronde certezza di questa ipotesi si potrà avere solo dopo il ritrovamento di un foglietto intero con la varietà.
Tra i sei ritrovamenti di questa varietà, la striscia di tre francobolli annullata a Martinsicuro è quella che fornisce le informazioni più preziose; infatti la presenza di due francobolli normali ed uno solo con la varietà conferma che la moletta era portatrice di una sola incisione e che la doppia immagine non può che essere spiegabile con quanto detto sopra. Per molto tempo ho visionato mini fogli, sia nuovi che usati, con lo scopo di verificare questa mia ipotesi ed individuare la posizione incognita. Purtroppo la ricerca è sempre stata vana. La difficoltà di reperimento, però, è comunque un indizio, insieme alla striscia di tre, che l’ipotesi che la doppia impressione occupi una sola posizione sul cilindro e quindi di un solo mini foglio, sia molto vicina alla realtà. D’altronde, se così non fosse, questo francobollo sarebbe stato ritrovato in numero maggiore di esemplari.
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Il cilindro e la macchina da stampa
Sulla base delle considerazioni appena fatte, è stato necessario cercare informazioni sulle caratteristiche del cilindro di stampa e della macchina che lo ha utilizzato. Le ricerche bibliografiche hanno portato ad un articolo di Danilo Bogoni (Cronaca Filatelica, 1983) in cui l’autore descrive la Goebel BRM S 300 K (figura 9) che ha stampato gli Alti Valori lire con un particolarissimo cilindro a doppio passaggio, vale a dire con il metodo calco su calco.
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La macchina poteva stampare con due differenti settaggi, uno fino a tre colori ed uno fino a sei; nel primo caso la bobina di carta aveva larghezza di 28-30 cm e lavorava su tutta la larghezza del cilindro di stampa; nel secondo caso invece la bobina aveva larghezza di 14-15 cm ed il cilindro era diviso in due settori con due differenti incisioni (figura 10).
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La bobina di carta in questo caso passava la prima volta su una metà del cilindro e poi sull’altra metà, che aveva l’incisione differente, attraverso un particolare dispositivo meccanico che permetteva il ritorno della parte stampata nuovamente sul cilindro.
La figura 10 evidenzia le due metà di un generico cilindro che ha stampato una parte della grande tiratura degli alti valori; naturalmente ogni valore aveva il proprio cilindro in quanto entrambe le parti riportavano il valore facciale. Bisogna anche ricordare che, quasi sempre per la stampa degli ordinari l’usura di un cilindro è più veloce della vita della stessa ordinaria. Tale situazione porta all’allestimento di più cilindri con gli stessi disegni. Normalmente cilindri uguali non sono distinguibili tra loro, ma talvolta possono riportare piccoli particolari che ne consentono la caratterizzazione; questo sembra essere il caso del cilindro che ha stampato i francobolli trattati in questo articolo.
Dalla figura 10 si può evincere, anche se la foto non è particolarmente chiara, come il cilindro abbia nelle due metà due differenti serie di impronte. la parte bassa riporta le incisioni della testa della siracusana, dello stemma della repubblica, il riquadro che le contiene ed i segmenti orizzontali del riquadro inferiore, mentre la parte superiore del cilindro riporta le incisioni di tutte le altre parti che completano l’immagine del francobollo e gli ornati del foglio. Si noti infine la disposizione delle incisioni in gruppi da 20.
Altro dato che si può ricavare dalla figura 10 è il numero dei mini fogli incisi: decisamente 6, con un piccolo sfrido (fascia scura più larga visibile nella metà sinistra sul cilindro) dovuto alla circonferenza del cilindro (mm. 990), leggermente maggiore rispetto alla dimensione dei sei foglietti (mm. 900 circa). La particolare struttura del cilindro è dovuta al fatto che gli alti valori sono stati stampati a quattro colori e di conseguenza è stato necessario utilizzare la seconda opzione offerta dalla Goebel, vale a dire l’uso di un cilindro diviso in due metà ed utilizzando una bobina di carta da 14,5 cm di larghezza che è appunto la larghezza dei mini fogli. La bobina per la stampa veniva prima fatta passare sulla metà del cilindro con le siracusane incise stampando i primi due colori e poi, con il ritorno, sulla seconda parte del cilindro a completare la stampa dei mini fogli con gli altri due colori. In tal modo sono state realizzate due stampe calcografiche una sopra l’altra (calco su calco).
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Quanti lotti di stampa sono stati prodotti con il cilindro difettato?
Tutti i francobolli ordinari, per loro caratteristica, vengono ristampati a più riprese a seconda delle richieste da parte di Poste Italiane, di conseguenza ciascun cilindro allestito presso il Poligrafico, viene riutilizzato più volte finché non necessita di essere ripristinato (scromato e ricromato) o rifatto ex-novo. Generalmente un cilindro, salvo imprevisti, ha una vita media di circa 2-3 anni, a volte di più, altre di meno a seconda della velocità della sua usura. Inoltre ciascun lotto di stampa doveva avere una tiratura minima di circa 10 milioni di pezzi e poteva raggiungere anche i 20-25 milioni.
L’esperienza ci dice che spesso è possibile riconoscere i vari lotti di stampa in base ad alcuni caratteri che però non sono sempre dirimenti. Accoppiandone però almeno due o più, qualche deduzione potrebbe assumere valore più realistico.
Nelle figure 11 e 12 viene messo a confronto il profilo della siracusana dei sei valori ordinati e descritti in figura 4 e la larghezza e posizione della fascia rossa verticale. Questa fascia colorata ha poco valore se presa singolarmente in quanto tende a non essere molto costante in larghezza all’interno dello stesso lotto, invece, le invasioni di colore su aree non di pertinenza tendono ad avere maggiore regolarità. Utilizzando quindi in parallelo questi due dati, si può avere una discreta probabilità di suddividere i francobolli secondo i lotti di stampa originari. A questi due caratteri si può aggiungere anche la tonalità dei colori utilizzati in quanto anche questo dato è quasi sempre costante all’interno di un lotto di stampa. La tonalità dei colori mantiene il suo valore diagnostico quando i francobolli da analizzare sono osservati direttamente o quando la scansione è fatta in unica soluzione su tutti gli esemplari da analizzare. Quando invece le scansioni sono fatte separatamente, il colore tende a mostrare tonalità leggermente diverse a causa delle variazioni di luminosità dello scanner e/o dalla sua tipologia. I sei francobolli sono stati riprodotti con due distinti scanner professionali, ma stessa marca e stesso modello, con una alta risoluzione ottica (3600 e 4200 dpi).
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Dalla visione della figura 11 è possibile notare che il n. 2 non ha alcuna invasione di colore, in parallelo nella figura 12 si nota che la relativa fascia rossa è la più stretta in assoluto.
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Ancora, i n.n. 1 e 5 – forse anche il 3 – hanno il naso verde chiaro e fascia rossa abbastanza larga. Il n. 3, come si può notare ha una scansione meno luminosa e questo potrebbe essere la causa della leggera differenza del tono di verde rispetto all’1 e al 5. Anche la fascia rossa ha delle similitudini con le altre due, ma è un po’ più larga. I n.n. 4 e 6 invece hanno un tono di verde decisamente differente e caratteristico rispetto agli ultimi tre. In questo caso non c’entra assolutamente l’influenza dello scanner; il tono verde scuro del profilo dei n.n. 4 e 6 è anche supportato dalla larghezza della fascia rossa e dal suo sdoppiamento a sinistra.
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Il settimo ritrovamento presenta il profilo verde abbastanza chiaro e la fascia rossa con larghezza simile al gruppo 1-5. Ritengo quindi che questo settimo esemplare possa essere inserito a pieno titolo in questo gruppo che diventa 1-5-7 con, forse, anche il n. 3. Questo esemplare è stato individuato tra altri 3138 francobolli, esso rivela una frequenza di ritrovamento molto bassa ed è quindi una ulteriore conferma della sua rarità. Nel lotto analizzato rappresenta appena lo 0,031% del campione.
In particolare, l’esemplare trovato da Proserpio ha le caratteristiche cromatiche del n 1 ritrovato da Aldo Di Matteo. infatti i toni dei due colori rosso (valore in lettere) e verde chiaro ( dello stemma e l’invasione sul profilo del viso) sono praticamente identici. Diverso invece è il registro dei colori, molto differente tra i due (figura 11a).
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Non è questo l’unico elemento di similitudine come mostrerò poco oltre. La cosa che salta all’occhio è il differente grado di registro dei colori. nel n. 7 (di Proserpio) l’evidente fuori registro tra le immaggini dei due passaggi sul cilindro ha portato ad avere il naso in contatto con l’apice sinistro della M di MILA. Questo, molto probabilmente è indicativo di un momentaneo fermo macchina con successiva ripresa della stampa, oppure di un vero e proprio differente lotto ma fatto con la stessa partita di colori. Sono più propenso per la prima ipotesi.
altro carattere di similitudine è la fascia rossa, sia per quanto riguarda la sua geometria, sia per una particolare falla di stampa in alto a sinistra (figure 12a e 12b).
la larghezza della fascia rossa investe le lettereT ed M per intero e parzialmente la R e la I. (figura 12a).
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Anche la sbavatura a destra della fascia rossa è esattamente identica a quella dell’esemplare n.1 (figura 12b), ma la similitudine è maggiormente chiara nella figura 12c dove la freccia verde indica la sbavatura e le due frecce rosse indicano una leggera infossatura della fascia rossa all’estremo alto sinistro.
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Come detto sopra questi dati forniscono solo indicazioni di massima, non la certezza della risposta; ad ogni modo è possibile avanzare una proposta sulla possibile suddivisione di questi francobolli in almeno tre distinti lotti di stampa, forse quattro. Se questa interpretazione può essere accettabile, resta comunque ignoto il numero totale dei lotti di stampa fatti con questo cilindro. Le date di uso indicherebbero che questo cilindro possa essere stato l’ultimo che ha stampato i mini fogli del 3000 lire, di conseguenza diventa determinante sapere se sia stato accantonato anzitempo per dare spazio alla stampa dei fogli da 50 oppure se è stato utilizzato fino al suo esaurimento.
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Le probabilità di ritrovamento
Dopo aver descritto i francobolli e la macchina che li ha stampati, non rimane che tentare di proporre un’ipotesi plausibile per la valutazione della difficoltà di ritrovamento di questa rara varietà. Come esposto poco sopra, la possibilità che sul cilindro ci fosse una sola posizione con la varietà (doppia stampa della testa della siracusana, dello stemma e del riquadro che li contiene), è abbastanza vicina alla realtà, se così fosse, la sua frequenza sul cilindro sarebbe dello 0,83%. Tale frequenza, quindi, risulterebbe inferiore all’1%, ma non di tutta la tiratura dei mini fogli, bensì soltanto delle ristampe effettuate con il solo cilindro “difettato”. Sarebbe diabolico ed anche quasi impossibile dal punto di vista delle probabilità, che il difetto si possa essere ripetuto su cilindri differenti, vista la qualità delle macchine del Poligrafico.
Ancora un altro “purtroppo” ci fa notare che non è noto quante volte è stato utilizzato il cilindro con il difetto, non solo, ma non è noto nemmeno il numero dei cilindri incisi (ripristinati o ex-novo) allestiti per stampare la tiratura complessiva di tutti i mini fogli del 3000 lire. Se avessimo la possibilità di conoscere anche questo dato, potremmo definire in assoluto la percentuale relativa ai cilindri della frequenza di questo francobollo; ad ogni modo, anche senza numeri reali e considerando tutti i 3000 lire stampati, possiamo affermare che globalmente la sua frequenza di ritrovamento si abbassa notevolmente e diventa prossima allo zero.
Questa valutazione ben giustifica i risultati del ritrovamento di questa varietà nei lunghi anni in cui è stata cercata. Altra considerazione da fare è che la quantità di francobolli che normalmente vanno persi/distrutti sono nettamente la maggioranza rispetto a quelli che restano in ambito filatelico. Sicuramente in qualche accumulazione ancora da controllare e quasi dimenticata se ne potranno scoprire altri, ma di certo il loro numero resterà comunque molto esiguo.
Spero di aver dato un’idea, seppur limitata, della rarità di questo francobollo. Purtroppo questa bella e rara varietà non è tra quelle appariscenti, non è un Gronchi rosa per intendersi, resta comunque ed in ogni caso una delle varietà più rare dei francobolli repubblicani recenti e non solo.
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Bibliografia
Bogoni D., 1983 – Una sofisticata tedesca per il Poligrafico-Zecca Cronaca Filatelica n. 78,
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. Il francobollo Incatenato n. 189
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. La Ruota Alata n. 69
Cipriani N. L., 2011 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. Il francobollo Incatenato n. 205.
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/
Manzati C.E. , 2010 – Siracusana cifre, la serie degli alti valori. In Serie Ordinarie d’Italia – Note Storico Postali e di Specializzazione, Autori Vari; CIFO.
LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA
Nicola Luciano Cipriani perito filatelico
La tabella riportata nel precedente articolo sul 10 cent di Posta Italiana (Il Francobollo Incatenato n. 255, ottobre 2015, www.peritofilatelico-cipriani.it) ha evidenziato il quadro delle emissioni di questi piccoli valori. Riportiamo la stessa tabella evidenziando la colonna relativa all’emissione del 20 cent dalla quale si evince come questo francobollo sia stato stampato solo negli anni 2010 (H) e 2011 (I); in entrambi gli anni sembra sia stato fatto un solo lotto stampa (figura 1).
Come al solito, l’analisi è stata svolta con l’aiuto di alcuni amici, che qui ringrazio, con lo scopo di avere una panoramica della distribuzione di questi francobolli a livello nazionale. Le immagini sono relative a fogli acquistati dal sottoscritto o dagli amici in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Campania, Calabria e Sicilia. Le località sono ben distribuite sul territorio nazionale ed hanno favorito la capillarità dell’indagine di tutti i piccoli valori. È indubbio che senza una ricerca a questo livello sarebbe stato arduo distinguere le nove tirature del 10 cent.
Per quando riguarda il 20 cent, quindi, torniamo alla semplicità del 5 cent, con due soli lotti di stampa prodotti in due anni distinti tanto da avere due chiare e facilmente riconoscibili tirature. Ormai è facile portare avanti la descrizione di questi francobolli e, come al solito, presento i bordi dei fogli in figura 2. Come si può notare, le due produzioni differiscono:
- per la posizione del codice alfanumerico, sia traslato verticalmente che lateralmente, anche se di poco rispetto alla stampa. La produzione del 2010 ha il quadrato nero di registro all’altezza del secondo triangolo
- verde a partire dal basso, mentre, quella del 2011 è in corrispondenza del primo triangolo rosso.
- Lo spostamento laterale della stampa è messo in evidenza dalla larghezza della cimosa destra. La distanza compresa tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio ha un valore medio di cm 2,53 per la tiratura del 2010 e di 1,90 per quella del 2011. In quest’ultimo caso il registro nero è tagliato a metà in quanto esce in parte dal foglio.
Nei due articoli precedenti, quelli sul 5 e 10 cent, non mi sono soffermato molto sulla possibile variabilità del valore della larghezza dei bordi. Ho accennato brevemente nel secondo articolo (10 cent) che è possibile che si possa osservare una variazione della larghezza di alcuni centesimi di millimetro; in questo articolo, più leggero del precedente, posso soffermarmi a dare qualche informazione di più in merito alla variabilità delle misure. Come si può vedere nella figura 3, la larghezza dei bordi, misurata con i righelli di Photoshop, presenta una certa variabilità che potrebbe creare qualche riflessione.
In realtà la variazione è molto contenuta come si può dedurre dai valori della deviazione standard (dev. st.), sempre molto piccoli. Ricordo che questo valore, sommato e sottratto alla media fornisce un intervallo in cui sono compresi la maggior parte dei valori. Più il valore della deviazione standard è piccolo, maggiormente sono addensati i dati analizzati. Ad ogni modo, al di là delle disquisizioni statistiche, stiamo parlando di differenze appena percettibili dall’occhio umano ed inoltre queste variazioni non influenzano minimamente le differenze macroscopiche esistenti tra le due tirature. Come ipotizzato nell’articolo sul 10 cent, queste variazioni sono, molto probabilmente, da mettere in relazione alla vibrazione della macchina ed allo scorrimento della bobina. Questi due aspetti possono produrre facilmente i leggeri spostamenti osservati. A riprova di quanto appena asserito sono i valori dei due fogli contigui (HA129484909 e HA129484910) che presentano una differenza tra i due bordi di 0,03 mm.
Nella successiva figura 4 riporto le basi dei fogli delle due produzioni. Come si può notare, la produzione del 2010 è eccentrica verso sinistra, mentre quella del 2011 lo è leggermente verso destra con una differenza relativa di 6,3 mm (differenza tra le medie).
Notiamo anche che tra le due tirature c’è anche una differenza di tono del colore rosso che è tendente al magenta nella produzione del 2011; nei caratteri di stampa si possono osservare falle di colore rosso del registro, queste sono una costante in tutta la tiratura con superfici abbastanza variabili. Anche il verde presenta due toni differenti, ciò è visibile specialmente nella microscrittura e nelle scritte in basso (IPZS ecc.). In particolare, nella produzione del 2010 la microscrittura è leggermente più sottile e quindi più nitida.
Infine riporto la solita tabella con gli intervalli di produzione che sono riuscito a ricostruire (figura 5).
Si può notare come gli intervalli ricostruiti non siano molto ampi, a parte la produzione del 2011 che ammonta a poco più di 10 milioni di francobolli. Come già osservato in occasione degli articoli precedenti (5 e 10 cent) non è facile avvicinarsi al valore reale dei francobolli stampati e un’ipotesi in queste condizioni è molto aleatoria. L’unica cosa da dire è che, pur avendo analizzato fogli acquistati in varie parti d’Italia, non è stato possibile aumentare gli intervalli indagati cosa, invece, che ho potuto fare per il 10 cent. Cosa se ne può dedurre? Come mai i numeri di questo 20 cent. assomigliano molto a quelli del 5 cent? Si potrebbe forse azzardare che la produzione non sia stata tanto grande? Si potrebbe ipotizzare, anche ammettendo un grande errore casuale, che la produzione possa tendente al doppio dei valori della tabella, ossia circa 30 milioni di francobolli? Mi spiace dover chiudere questo articolo con delle domande, ma non ho ulteriori dati che possano aiutare in questa direzione anche se esiste una tipologia di statistica non numerale che potrebbe spiegare alcuni punti interrogativi, ma si entrerebbe in un campo molto tecnico.
Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al mio studio
LE TRE TIRATURE DEL 5 CENT DI POSTA ITALIANA – II PUNTATA
articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato l’1 settembre 2015
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)
questo articolo lo avevo già pubblicato su questo sito (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/) in forma più ampia. Nel precedente avevo inserito lo studio dei colori, questa idea ritengo che sia molto buona per distinguere le varie tirature, ma il metodo da me usato e che avevo ritenuto speditivo ma da verificare, ha fornito dati non costanti. Per lo studio dei colori occorre uno strumento scientifico ed affidabile. Pertanto in questo secondo articolo riporto solo la parte del confronto grafico che ritengo molto attendibile per la distinzione delle tirature. So che non tutti condividono il concetto di tiratura così come è stato espresso in un precedente lavoro (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/tiratura-ristampa-tipo-cerchiamo-di-fare-chiarezza/), ma ritengo il dialogo aperto a chi vuole confrontarsi. Questa seconda versione è quindi la prima parte del precedente articolo con alcune revisioni che ritengo migliorative per la comprensione di come possano essere riconoscibili le varie tirature dei piccoli valori e non solo.
In un precedente articolo sui numeri di cilindro presenti sui bordi dei prioritari, interpretai questa presenza come dovuta alla differente posizione della bobina di carta rispetto ai cilindri di stampa (Numeri di cilindro sull’1,40 e sull’1,50 prioritario emissione 2007, l’odontometro, n. 14). Per spiegare il concetto della differente centratura della bobina, portai ad esempio due differenti tirature del 5 cent di posta italiana, che avevo freschi nella memoria, sui quali avevo notato lo spostamento laterale della stampa rispetto al formato dei fogli. La differenza è realmente molto ben visibile e, tra l’altro, anche il colore rosso mostrava una differenza evidente nel tono.
Ho voluto riprendere questo argomento delle tirature per cercare anche un supporto tecnico alla distinzione basata sulla prima lettera dei codici alfanumerici. Come è noto, questa lettera contrassegna le produzioni annuali e consente di distinguere queste produzioni in vere e proprie tirature (Cipriani e Manzati, Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato, n. 217). Nell’articolo citato abbiamo classificato in modo abbastanza completo le emissioni dei prioritari e, solo in parte, quelle di Posta Italiana in quanto questa serie ordinaria è ancora in uso e, quindi, in evoluzione.
Non è dato sapere quante ristampe in un intero anno vengono ripetute per una stesso valore ordinario in questo periodo attuale caratterizzato da difficoltà di reperimento dei francobolli. Può darsi che per l’emissione del 2010 ristampe ne siano state fatte perché di questi francobolli in quel momento non c’è mai stata penuria, ma non è detto. Per le tirature successive, invece, non dovrebbe essere molto errato pensare ad una sola tiratura annuale; infatti dopo qualche mese dalla loro diffusione, questi francobolli sparivano dagli uffici postali per ricomparire l’anno successivo con il codice differente. Questa ipotesi non è tanto peregrina se si pensa che ormai l’uso dei francobolli per le affrancature è ridotto ai minimi termini. I piccoli valori di questa ordinaria sono stati stampati solo per integrare francobolli ormai fuori tariffa (di cui i magazzini erano pieni) che sono stati certamente tanti ma non erano gli unici francobolli in uso ed oggi di vecchi commemorativi con l’integrazione non se ne vedono più molti. Ora, queste nuove tirature servono per smaltire i francobolli recenti da 0,70 e 0,80. Nella tabella di figura 1 riporto tutte le tirature dei piccoli valori identificabili dalla prima lettera del codice alfanumerico.
Come si può notare, il valore più ristampato è stato il 10 cent seguito dal 5; entrambi possono sostituire gli altri due i quali, almeno fino ad oggi, non hanno richiesto ristampe ripetute nel tempo come è infatti deducibile dalla loro scomparsa negli uffici postali dopo qualche mese dalla loro distribuzione.
In questo articolo mi limiterò a descrivere le caratteristiche delle tre tirature del 5 cent (figura 2), gli altri li esporrò in articoli dedicati in quanto una trattazione unica sarebbe eccessivamente lunga.
Si noti en passant la differente posizione del codice alfanumerico nei fogli di figura 2 sia in senso verticale che laterale rispetto alla stampa.
Nella figura 3 è possibile notare la differente centratura della stampa rispetto alla bobina di carta, differenza che è dovuta al suo montaggio manuale all’interno del sistema di stampa.
Ma non è questa la sola evidenza; si può notare anche come il colore rosso presente nelle barre di registro sulla cimosa destra, mostra tonalità differenti ben apprezzabili dall’occhio umano. Il colore rosso si distingue bene nella tiratura del 2013, meno nelle altre due. Ci sono altre due variabili da tenere presenti: la tracciatura e la fustellatura che anch’esse, pur in sincronia con la stampa, sono difficilmente in perfetto registro. Per poter trascurare queste ultime due variabili, ho allineato i fogli tenendo presente solo la posizione delle barre di registro del colore rosso. In questa posizione, la differenza di centratura sui fogli è di 4,5 mm tra le tirature H e J e di 6 mm tra questa e la tiratura K; tra la prima (H) e l’ultima (K) ci sono ben 1,05 cm. Bisogna anche tenere presente che la bobina, durante il suo srotolamento, all’interno della macchina può subire leggerissime oscillazioni laterali, ma certamente non di questa entità. Queste differenze non sono apprezzabili da chi monta le bobine perché sicuramente hanno una, seppur minima, tolleranza di montaggio; certamente però possono essere significative per distinguere le ristampe/tirature tra loro. Tralascio l’argomento ristampe perché questi francobolli non dovrebbero averne o averne molto poche, ma anche ammesso, esse avrebbero comunque la stessa lettera iniziale del codice ed occorrerebbe un campione consistente di fogli della medesima tiratura per avere qualche dato attendibile.
Da quanto detto emerge che, nel caso di questo valore, la centratura della stampa sul foglio può essere diagnostica per l’attribuzione ad una specifica tiratura; questo dato diventa poco significativo nel caso di numerose ristampe e tirature per le quali le differenze potrebbero diventare insignificanti. Il loro numero contenuto, come nel caso del 5 cent, può invece rendere significative le differenze.
Lo spostamento laterale della stampa rispetto alla bobina determina anche lo spostamento laterale del codice alfanumerico, questo è dovuto al fatto che il sistema ink-jet che lo produce ha una posizione fissa nel sistema macchina e se la bobina è spostata verso destra, automaticamente il codice interferisce con le figure colorate di registro sulla cimosa ed in alcuni casi rari può anche sovrapporsi parzialmente ai francobolli. Quindi anche la posizione del codice può aiutare a riconoscere la tiratura. Quando di un francobollo vengono rifatte numerose ristampe, può accadere che la posizione del codice differisca, ma in questo caso la lettera del codice rivelerà l’identità della tiratura e la diversità della ristampa.
I quantitativi dei fogli analizzati non sono grandi (figura 4) ed i risultati potrebbero essere considerati in modo parziale essendo le misure limitate a 10 fogli del 2010 (H), 6 fogli del 2012 (J) e 7 fogli del 2013 (K).
Bisogna però dire che il numero dei fogli costruiscono intervalli non proprio piccoli, almeno per la tiratura del 2010 che copre una produzione di circa 10 milioni di francobolli. Le altre due produzioni annuali sono decisamente meno abbondanti, ma comunque significative. Naturalmente non ho preso in considerazione i fogli con numerazione consecutiva che non sono stati pochi. Tutti i fogli analizzati in questa ricerca rispettano all’unisono la centratura della stampa riportata in figura 3.
Anche i bordi destri sono sufficienti a questa operazione (figura 5) in quanto è sufficiente misurare la distanza tra il bordo del foglio ed il lato sinistro dei registri, che sono incolonnati, oppure la distanza dal primo francobollo.
In questo modo, anche i bordi sinistri, una volta misurate le ampiezze dai bordi al primo francobollo, sono sufficienti a capire con quale tiratura abbiamo a che fare. Ritengo che, anche se parziali, i dati sono costanti all’interno delle limitate porzioni di tirature indagate e quindi c’è da pensare che sul piano concettuale questi risultati siano un valido supporto per individuare differenti tirature. Al contrario, se si trovassero codici alfanumerici vicini, ma con differente posizione rispetto ai dati riportati nella tabella di figura 5, questi potranno essere utili per capire se sono state fatte ristampe e quante. Ritengo però che questo ultimo caso non sia reale. Nei prossimi articoli presenterò le differenze tra le altre produzioni annuali degli ulteriori piccoli valori di Posta Italiana.
Questo articolo l’ho redatto già da qualche mese. Nella prima versione ho tentato anche uno studio cromatico sui colori di stampa utilizzando Photoshop. Dopo aver analizzato numerosi campioni con risultati ottimi, ad un certo punto mi sono arrestato in quanto dopo i risultati positivi lo scanner non ha continuato a mantenere costanti le condizioni di lumionosità e quindi forniva differenti risposte per uno stesso campione. La mancata costanza delle condizioni macchina mi ha fatto abbandonare questa parte della ricerca che però, per chi volesse dargli un’occhiata, è disponibile in questo sito web (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/). Resta però valido l’approccio dello studio. I colori sono distinguibili e confermano il riconoscimento di differenti tirature, ma per dimostrare in modo corretto questa parte della ricerca occorre uno studio con strumenti scientifici e non con un semplice scanner.
LE NOVE TIRATURE DEL 10 CENT DI POSTA ITALIANA
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Giuseppe Preziosi
Sulla base dei risultati dello studio sul 5 cent (peritofilatelicocipriani, Il Francobollo Incatenato n. 254), ho pensato che avrei potuto più facilmente sviluppare quello sul 10 cent focalizzando l’attenzione sugli aspetti già individuati come utili a spiegare il riconoscimento delle tirature di questi piccoli valori di Posta Italiana. Ricordo, infatti, che nello studio del 5 cent, sulla base delle ampiezze numeriche dei lotti indagati e su altre considerazioni, avevo ipotizzato che non vi fossero ristampe per questi piccoli valori all’interno di uno stesso anno di produzione. Nulla di più errato per la produzione del 10 cent il quale sembra aver avuto invece vicissitudini più complesse tanto che mi hanno fatto chiedere la collaborazione a Giuseppe Preziosi il quale ha studiato a fondo il legame tra progressione alfanumerica ed emissioni filateliche dell’IPZS. Almeno in tre anni (2010, 2013 e 2015), per il 10 cent si sono avuti più di un lotto di stampa, almeno per quanto è stato possibile capire sulla base dei dati a nostra disposizione. Il riconoscimento dei lotti è stato possibile attraverso l’analisi della successione dei codici alfanumerici delle emissioni italiane, sia ordinari che commemorativi. E con questa base di partenza abbiamo cercato un riscontro dalla posizione del codice alfanumerico sulla cimosa e, anche se meno evidente, dalla centratura della stampa sui fogli essendo questa dipendente dal montaggio della bobina nel sistema di stampa (si veda oltre). Più parche devono essere state le tirature degli altri anni caratterizzate, probabilmente, da un solo lotto di stampa. Per rendere chiara al lettore, lo speriamo, la situazione dei piccoli valori abbiamo costruito la tabella di figura 1 in cui abbiamo riportato i primi cinque numeri dei codici alfanumerici utili alla nostra ricostruzione, la prima lettera che indica l’anno di produzione (la seconda lettera – A – è costante ed indica la Goebel rotocalcografica) e infine l’anno solare di riferimento. Abbiamo evidenziato i primi tre numeri dei codici allo scopo di rendere più veloce la loro lettura ed il loro confronto.
Dalla visione della tabella possiamo mettere in evidenza una interruzione della produzione nel 2010 durante la quale sono stati stampati circa 900.000 fogli di altri francobolli; la ristampa successiva del 10 cent differisce dalla precedente per la posizione del codice alfanumerico e per la centratura della stampa rispetto alla bobina. Nel 2011 questo valore non è stato ristampato, mentre nel 2012 (J) ha avuto una produzione unica di circa 150.000 fogli. Nel 2013 (K) osserviamo ben tre lotti separati tra loro da altre produzioni. La prima interruzione è stata dovuta alla stampa del 25 cent che sembra calettare abbastanza bene tra i due lotti del 10 cent. La seconda interruzione invece è molto più ampia e corrispondente alla stampa di circa 600.000 fogli di altri francobolli. Tutti e tre i lotti sembrano avere una produzione di 200-250.000 fogli; il primo lotto potrebbe arrivare anche a 400.000 fogli (v. oltre); i tre lotti sono tra loro distinguibili sulla base della posizione del codice alfanumerico e dalla centratura della stampa. La produzione del 2014 (L) è stata meno abbondante rispetto agli anni precedenti, probabilmente di poco superiore ai 100.000 fogli e composta da un unico lotto. Quest’anno, 2015 (M), abbiamo già due lotti separati da una produzione contenuta di circa 50.000 fogli di altri francobolli ed al suo interno sono comprese segnalazioni di alcuni fogli appartenenti al commemorativo “Floranga”. Anche in questo caso è indicativa la posizione del codice alfanumerico.
Prima di continuare nella trattazione delle singole produzioni annuali, è utile ricordare che il montaggio della bobina di carta all’interno della Goebel prevede un piccolo margine di tolleranza e che tutte le volte che si cambia formato di stampa, la nuova bobina non occuperà certamente la stessa posizione di quella precedente, se non per caso. Questo vuol dire anche che, quando vengono usate più bobine consecutive per lo stesso francobollo, la centratura della stampa in genere non cambia perché la macchina è già settata per quel formato.
Nella figura 2 riportiamo i due spezzoni con il codice alfanumerico delle tirature del 2010 (H); l’allineamento orizzontale è alla base del primo registro rosso (quadrato) e questo mette in evidenza la differente posizione del codice.
Nei due particolari in alto, l’allineamento è secondo il lato sinistro del triangolo rosso, dall’immagine si nota la differente posizione laterale del codice e la differente centratura della stampa sulla bobina. Quest’ultimo dato è reso visibile anche dalla linea rossa (con la misura in centimetri) della distanza tra il lato sinistro del registro rosso ed il limite del foglio. La differenza tra le due tirature è di mm 1,5. Si noti anche come il tono del rosso sia praticamente uguale nelle due tirature.
Nella figura 3 è riportata la cimosa destra con il codice alfanumerico della tiratura unica del 2013 (J). Si nota molto bene la differente posizione del codice, sia in verticale che lateralmente, rispetto all’anno precedente; inoltre la distanza tra il lato sinistro dei registri ed il limite del foglio (linea rossa in figura) è di cm 2,30. Si noti il tono del colore rosso che ben si distingue da quello della produzione del 2010.
Nella figura 4 riportiamo le tre tirature del 2013. È molto evidente la differente posizione del codice e le differenti dimensioni della cimosa. In particolare è ben distinta la dimensione della cimosa della prima tiratura (a sinistra) mentre, la seconda e la terza, a seguire, si differenziano per un valore minimo. Lo stesso notiamo per le differenze laterali del codice. Preme far presente che l’allineamento è sempre fatto secondo i registri rossi (anche quando non compaiono nei particolari delle immagini) in quanto esiste sempre un leggero fuori registro tra i vari colori. In queste tre tirature troviamo anche una evidente differenza cromatica del rosso tra la prima tiratura e le altre.
Alla fine del nostro lavoro abbiamo ricevuto altri bordi dall’amico Marco Marchini, tutti in linea con i nostri risultati tranne uno. Per il valore del codice alfanumerico, questo bordo fa parte della prima tiratura ma il codice è sensibilmente spostato verso il basso rispetto alla posizione tipica (particolare della figura 4), inoltre il suo valore amplia verso l’alto l’intervallo indagato di circa 150.000 fogli portando la tiratura a circa 25 milioni di francobolli. La distanza tra il registro rosso ed il bordo di foglio è in linea (cm 1,85) ad indicare che la posizione della bobina è rimasta quella tipica del lotto. Per spiegare questa anomalia, non abbiamo certezze e possiamo avanzare solo una ipotesi plausibile. Visto che per stampare un lotto di questo valore sono state usate più bobine consecutive, potrebbe darsi che con un cambio bobina, verso la fine della produzione, sia stata modificata la posizione dell’ink jet per un qualunque motivo tecnico a noi ignoto.
Nella figura 5 è riportata la tiratura unica del 2014. Nulla da dire su questa tiratura se non far notare le differenze di posizione del codice e le dimensioni della cimosa rispetto alle tirature precedenti. Ancora una volta si nota la singolarità di ciascuna tiratura.
Infine, nella figura 6 riportiamo le caratteristiche delle tirature del 2015. Nella prima metà di questo anno sono stati stampati due diversi lotti le cui differenze sono ben evidenti (figura 6). Nella figura sono evidentissime le differenze di posizione del codice mentre, sono insignificanti le differenze di centratura della stampa e lo spostamento laterale del codice. Da notare il tono del colore rosso che non è esattamente lo stesso. La nuova emissione del 15 cent (19.09.15), dovrebbe far escludere una ulteriore tiratura del 10 cent, ma staremo a vedere.
Mentre disponiamo delle immagini di numerose cimose destre, non è così per le basi dei fogli. Vi mostriamo comunque quelle che abbiamo con lo scopo di rendere più comprensibile il concetto di centratura della stampa rispetto alla bobina.
Nella figura 7 mostriamo le basi di quasi tutte le tirature descritte, con l’assenza solo della II del 2013 (K). Tutte le basi sono incolonnate secondo i registri rossi presenti sui bordi destri. Come si può notare, incolonnando la stampa, la bobina assume una differente posizione per ciascuna tiratura con una differenza massima di 1 cm tra la seconda tiratura del 2010 e la prima del 2013. Ricordo che per le tre tirature del 5 cent ho individuato una differenza massima di 1,05 cm, sembra quindi che questa ampiezza sia la tolleranza disponibile per il montaggio della bobina. Anche se le tirature non sono complete, l’immagine conferma, senza ombra di dubbio, quanto asserito per i bordi destri e cioè che ciascun lotto ha una propria e tipica centratura della stampa e tale caratteristica non può che essere dovuta al montaggio della bobina nella Goebel. Di tutti i fogli e gli spezzoni visionati, nessuno ha fatto eccezione alle nostre osservazioni.
Osservando anche il tono del colore rosso possiamo notare significative differenze tra le tirature. Non vi mostriamo le immagini, ma se si confronta il tono del rosso utilizzato per la stampa del 5 cent con quello utilizzato per il 10 cent, si potrà notare che non vi è alcun nesso tra le varie produzioni. Siamo convinti che uno studio adeguato del tono dei colori utilizzati dal Poligrafico potrà senz’altro aiutare nel riconoscimento delle tirature.
Molti si saranno resi conto anche che le tirature del 2015 hanno il codice più nitido; fino al 2014 esso è stato infatti stampato con un sistema ink-jet, da quest’anno è stato sostituito da un sistema laser. Questo nuovo accessorio della Goebel stampa i caratteri più sottili conferendo più nitidezza ai tratti, ma la cosa più evidente è il font di stampa che è differente: la cifra “1” è senza piede orizzontale e, sia le lettere, sia le cifre sono leggermente più strette tanto da far diminuire la lunghezza totale del codice (figura 8).
Differente è anche la geometria della figura nera di registro del codice alfanumerico: prima era quadrata ora è rettangolare, con altezza all’incirca metà del quadrato precedente (figura 9).
Veniamo ora alle conclusioni con un riepilogo della larghezza delle cimose destre (figura 10). Come si può notare, nella tabella ci sono alcune coincidenze in anni differenti, ma vanno considerate come accidentali. La variabilità è casuale, come abbondantemente esposto poco sopra.
Riteniamo interessante, invece, riportare gli intervalli di tirature indagati per questa ricerca allo scopo di mostrare un valido supporto alle nostre asserzioni. Nella tabella di figura 11 abbiamo riepilogato tutti i fogli visionati e ricostruito gli intervalli interessati dalla nostra indagine. Questi dati hanno permesso di calcolare il numero dei fogli dell’intervallo indagato e, conseguentemente, il numero dei francobolli interessati. Per la prima tiratura del 2013 (K) abbiamo preferito riportare un secondo rigo di dati a seguito dell’ultimo ritrovamento aggiunto in figura 4; riteniamo comunque che lo spostamento verticale del codice alfanumerico non sia determinante per il calcolo dei fogli stampati per questa tiratura per la quale vale la produzione degli oltre 350.000 pezzi.
Va detto subito che i fogli indagati, benché abbiano consentito calcoli interessanti, non sono gli estremi dell’intervallo di fogli stampati e di conseguenza il numero calcolato dei francobolli è inferiore a quello che realmente è stato prodotto. Solo in alcuni casi siamo vicini a definire l’intervallo reale, in altri casi i dati sono parziali e non consentono di avvicinarci più di tanto alla realtà.
Anche se alcuni intervalli sono molto minori della realtà, siamo stati ugualmente spinti dalla figura 11 a fare un piccolo volo pindarico: tentare un calcolo del numero di francobolli da 10 cent di Posta Italiana stampati presso il Poligrafico. Questo numero, per le serie ordinarie, è stato sempre un mistero e, nello stesso tempo, un fine agognato sempre molto difficile da conoscere. Il sistema di numerare, non solo i fogli, ma anche le produzioni annuali che il Poligrafico ha attuato dal 2004, ci ha agevolato molto e siamo stati presi dalla tentazione di fare questo calcolo.
Nella tabella di figura 12, le tre colonne con fondo giallo riportano, rispettivamente, l’intervallo dei fogli visionati, una stima dei fogli prodotti ed il calcolo finale dei francobolli di ciascun intervallo di fogli. Certamente la seconda tiratura del 2010 e le due tirature del 2015 sono, a nostro parere, molto basse, c’è da pensare che in realtà siano stati stampati molti più fogli di quelli che abbiamo visionato e di conseguenza calcolato. Da uno sguardo all’ultima colonna della figura 12, si può dedurre che di questi francobolli siano stati stampati lotti composti , in media, ciascuno da circa 15-20 milioni di pezzi. È possibile che questi quantitativi siano da attribuire anche alle produzioni del 2010 e del 2015. È interessante anche considerare che con una bobina di diametro di m 1,02 e larghezza cm 30,0 (utilizzabile dalla Goebel) si riescano a stampare circa 24.000 fogli pari a circa 1,7 milioni di francobolli di piccolo formato. Quindi per ogni lotto di 10 milioni di francobolli vengono utilizzate poco meno di 6 bobine, senza considerare gli sfrisi. Nell’ultima riga riportiamo la somma bruta delle stime parziali che forniscono un intervallo tra 120 e 150 milioni di francobolli. Accettando quindi che i dati della tabella siano inferiori alla reale produzione, pensiamo di non sbagliare molto affermando che del 10 cent di Posta Italiana sono stati stampati oltre 150 milioni di esemplari, è probabile che il numero reale si avvicini ai 200 milioni.
Siamo grati agli amici Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al nostro studio
UNO STRANO FOGLIO DI UNA EMISSIONE COMPLESSA
Nicola Luciano Cipriani perito filatelico
Durante la scorsa edizione di Milanofil2015 ho avuto pochissimo tempo da dedicare alla ricerca, però sono stato colto da un pizzico di fortuna ed ho trovato un oggetto di cui ero convinto dell’esistenza per aver visto degli spezzoni di foglio, ma non ero riuscito a trovarlo intero per averne la conferma. Bene! A Milano ho trovato questo foglio. Si tratta di un foglio del prioritario millesimato 2004, fin qui nulla di particolare, ma il foglio che era venduto per non fustellato e non tracciato con leggero fuori registro del colore salmone, costava un po’ troppo; aveva anche lo slittamento del taglio verso l’alto di circa 3,5 cm causando lo spostamento della barretta accanto al 36° francobollo apparentemente accanto alla posizione n. 1. Ma a me queste varietà interessano poco, anzi, non mi attraggono per nulla. La particolarità di questo foglio era ben altra: aveva le scritte blu e la barretta nera (figura 1).
Non l’ho preso intero perché con tutte queste varietà il prezzo richiesto era eccessivo. Ma a me è bastata la striscia laterale sinistra, quella con le scritte e la barretta. Mi sono anche annotato il numero progressivo presente lungo il bordo destro, il fatidico codice alfanumerico (BA 015144095). Appena preso ho condiviso la scoperta con Giovambattista Spampinato e con gli altri amici presenti allo stand del CIFO. Questa scoperta segna il primo aggiornamento alla monografia sul Servizio prioritario fresca fresca di stampa.
Tutti coloro che si interessano di francobolli prioritari sanno che all’incirca fino a metà del 2004 le scritte laterali sinistre delle prime tre tirature di questo francobollo sono state di colore blu e che agli inizi dell’autunno fu riemesso (4a tiratura) con le scritte nere. Oltre alle scritte, la terza e la quarta tiratura hanno anche una barretta dello stesso colore in corrispondenza del 36° francobollo (in basso a sinistra).
Circa un anno fa Gino Biondi mi mostrò alcune varietà di prioritari in strisce di tre da certificare. Notai che alcune strisce avevano le scritte blu ed una la barretta nera. Le varietà erano identiche e pensai che appartenessero allo stesso foglio, Gino confermò la mia ipotesi, ma non avevo modo di dimostrarlo. Mi misi alla ricerca di questo materiale, ci dovevano essere altri fogli in giro. Per più di un anno l’ho cercato, ma senza risultato. A Milano si è verificato il caso fortunato. La particolarità di questo foglio è doppia perché avendo le scritte blu e la barretta nera porrebbe la sua stampa in una progressione ben definita, vale a dire tra la terza e la quarta tiratura. In realtà non è così se analizziamo i codici alfanumerici utili al conteggio progressivo dei fogli stampati. Il codice BA 015144095 è intercalato nella seconda tiratura di cui ho un bordo di foglio con codice BA015156069, successivo al primo. Questo dato posiziona la stampa di questi fogli nella tarda primavera del 2004. Prima ancora di emettere la terza tiratura (con la barretta blu), presso il Poligrafico si stavano facendo le prove sulla utilità della barretta per il controllo elettronico del conteggio dei fogli o per il loro taglio. Probabilmente la scelta iniziale del colore blu potrebbe non essere stata molto ponderata come si può dedurre dall’adozione del successivo colore nero della quarta tiratura. Bisogna tenere presente anche che la barretta blu veniva incisa sul cilindro della scritta laterale, mentre quella nera su quello delle scritte interne del francobollo. Questo aspetto potrebbe avere condizionato la scelta di cambiare le scritte laterali da blu a nero.
Nessuno di questi fogli con la scritta blu e la barretta nera sono stati distribuiti per la vendita dei francobolli, ciò fa intuire che si tratti di materiale di prova per la messa a punto della produzione ordinaria. Questo rivela anche che, essendo prove, non deve essere stata fatta molta attenzione al sincronismo di tutto l’apparato di stampa come rivelano tutte le varietà che si sommano su questo foglio. Possiamo ancora affermare, a mio parere con un piccolo margine di errore, che queste varietà non sono dovute al caso e che tutto questo materiale era destinato sin dall’inizio ad essere distrutto. Possiamo quindi attribuire a questa produzione la definizione di tiratura di prova per la messa a punto del sistema di produzione ordinaria.
ANCHE IL 900 LIRE CASTELLI HA COLORI FLUORESCENTI
a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani
Premessa
Chi aveva detto che in filatelia non si finisce mai di scovare novità? Tutti lo diciamo, ma non ricordo chi lo disse per primo: aveva totalmente ragione. Tanti anni fa avevo scoperto il 1000 lire castelli con il colore nero fluorescente che però ho pubblicato solo di recente (Il Francobollo Incatenato, n. 209); allora controllavo tutta la corrispondenza di una grande azienda fiorentina e avevo la possibilità di visionare corrispondenza da quasi tutta l’Italia. Una volta scoperta la novità, andavo in posta a cercare quelle novità allo stato di nuovo. Era veramente un gioco divertente. Non che abbia scoperto chi sa cosa, ma la ricerca era veramente stuzzicante. In quel modo mi procurai il 1000 lire castelli; il nero di questo francobollo occupa porzioni non piccole e quindi fu abbastanza evidente scoprirlo. In quel periodo trovai anche un 900 lire su busta con il marrone del castello fluorescente, era un solo francobollo, e tra l’altro nemmeno tanto evidente osservandolo in luce viola perché le due risposte, in luce bianca e viola, non avevano una differenza molto evidente. Lo misi da parte e lo dimenticai.
L’analisi
Recentemente ho visionato un campione dell’amico Nino D’Aponte che mi chiedeva lumi su strane macchie che si vedevano sul retro di un francobollo da 900 lire Castelli (figura 1).
La cosa mi ha stupito abbastanza perché questo effetto lo produceva solo la cornice. Ho preso le cinque mazzette ed un po’ di sfusi che ho da tempo ed ho iniziato a controllarli sotto la luce viola. A parte le tante differenze di carta e di fluorescenza, sono venuti fuori alcuni francobolli con queste anomalie. L’effetto è esattamente identico nelle modalità a quello manifestato dal 1000 lire: si tratta di inchiostro fluorescente, ma c’era da capire quale. La cornice è composta da un fondino giallo e da linee sottili nere, dalla disposizione di queste ultime è chiaramente attribuibile a loro l’effetto fisico. Nella figura 2 ho riportato un francobollo con inchiostro fluorescente (a sinistra) ed uno con inchiostro normale, in luce bianca.
Non c’è nessuna differenza. Mentre nella successiva figura 3 gli stessi in luce viola.
Come si può notare, la cornice con il nero fluorescente (a sinistra) accentua il suo colore nero, rispetto all’altro. Si accentuano in pratica tutte le parti dove è presente il nero: la cornice e le scritte, in alto e in basso; in modo particolare risalta molto di più la scritta ITALIA. Tutte le scritte si circondano di un evidente e sottile alone bluastro.
Lo studio approfondito
Le osservazioni però sui miei campioni hanno evidenziato qualcosa di più rispetto alla segnalazione dell’amico Nino: in alcuni francobolli la fluorescnza non era solo della cornice, ma anche di parte del disegno del castello (figura 4). Ma il castello è di colore marrone e poi il prato e l’abete sono verdi. Ecco che qui mi è tornato in mente il castello che trovai tanti anni fa con il marrone fluorescente. Si noti nel francobollo a sinistra della figura 4 il disegno parziale delle arcate che sostengono la parte alta merlata e parte delle mura sottostanti, nonché l’abete.
Nella figura 5 ho messo a confronto i due francobolli con inchiostro fluorescente, uno della figura 1 (a sinistra) in cui la fluorescenza è visibile solo nella cornice ed uno della figura 4 (a destra) in cui la fluorescenza è presente anche in ampie parti del castello e del verde.
Come si può notare, le scritte e la cornice assumono un aspetto pressoché identico, con aloni bluastri intorno alle scritte e con il colore della cornice più scuro rispetto al normale. In più si può notare come, nel francobollo a destra, il colore verde, specialmente l’abete, assume le stesse caratteristiche della cornice: il colore si scurisce e si allarga un po’ per effetto dell’alone. Questo effetto si vede anche nelle mura sottostanti l’albero e nella parte bassa delle mura, dove si accostano ancora il verde con il marrone. Lo stesso fenomeno lo osserviamo ancora sul castello, ma i tratti sottili lo celano parzialmente, non però nel bastione a destra dell’abete dove è ancora visibile l’alone ed il colore scurito dal fenomeno della fluorescenza.
Ho voluto riprendere alcune mazzette di questo valore che conservo da anni e su 627 francobolli ne ho trovati 70 con la cornice fluorescente o parzialmente fluorescente. Di questi, pochi con il marrone fluorescente, mentre con il verde ho trovato solo la coppia di figura 4. Presento a seguire le immagini di altri francobolli in cui il castello marrone è visibile al completo (figura 6).
I francobolli di figura 6 da 1 a 3 mostrano una fluorescenza gialla in pasta, mentre, il 4 ce l’ha azzurrina. In tutti manca il pino alla destra del castello a indicare che il colore verde non è fluorescente. Inoltre da 1 a 3 si nota una aumento della fluorescenza intuibile dalla intensità dell’immagine. Nei francobolli 2 e 3 sono anche ben visibili le scritte in alto al di sopra della cornice.
Le conclusioni
Questo francobollo da 900 lire è il secondo, dopo il 1000 lire, ad essere stato stampato con il nero fluorescente, nel contempo però è il primo su cui è stato riconosciuta la fluorescenza di altri colori. Bisogna però notare che sia il marrone che il verde scuro di questi francobolli, hanno una alta percentuale di nero e quindi la loro fluorescenza può essere facilmente spiegabile in quanto in entrambi i colori c’è una discreta percentuale di nero.
Ho voluto verificare se il periodo d’uso di questo particolare 900 lire coincidesse con quello del 1000 lire. Dagli esemplari usati su cui la data era ben leggibile ho individuato l’uso dell’inchiostro fluorescente per il 1000 lire tra il 1992 ed il 1998; questo intervallo è molto simile a quello riscontrato per il 900 lire per il quale ho riconosciuto un uso tra il 1994 ed il 1999. In pratica durante quasi tutti gli anni 90 al Poligrafico sono stati utilizzati colori fluorescenti. Questo secondo studio sugli inchiostri fluorescenti mi ha risvegliato l’interesse verso questo argomento e mi ripropongo di verificare altri valori dei castelli di questo periodo per vedere se ci possano essere gli stessi o altri colori fluorescenti.
È noto che i castelli hanno avuto tirature elevatissime con un notevole numero di ristampe individuabili spesso dalla differenza di toni dei colori. Però, in rari casi è stato possibile riconoscere obiettivamente tirature distinte all’interno di ciascun valore. D’altronde per assurgere a tiratura è necessaria una evidente differenza di un componente basilare del francobollo. Alcune scoperte interessanti le ha fatte Giovambattista Spampinato con le dentellature, in particolare con l’individuazione del perforatore a pettine doppio. Le mie scoperte sulla fluorescenza dei colori utilizzati per la stampa dei Castelli sono un altro tassello che porta un nuovo elemento distintivo che fa assurgere a tiratura questi francobolli. Gli studi futuri potrebbero portare altri elementi oggi ancora sconosciuti, ma affinché queste ricerche non restino confinate nella ristretta cerchia dei pochi “topi da laboratorio”, bisognerebbe che i cataloghi inizino a riportare queste informazioni, non è necessario attribuirgli un valore, anche perché la casistica è limitata, ma certamente diffonderebbero un’informazione di cui potrebbero usufruirne in tanti i quali a loro volta potrebbero aumentare la casistica dei ritrovamenti e contribuire a definirne il valore.
LE TRE TIRATURE DEL 5 CENT DI POSTA ITALIANA
a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e con la collaborazione di Giovambattista Spampinato
In un precedente articolo sui numeri di cilindro presenti sui bordi dei prioritari, interpretai questo fenomeno come dovuto alla differente posizione della bobina di carta rispetto ai cilindri di stampa (Numeri di cilindro sull’1,40 e sull’1,50 prioritario emissione 2007, l’odontometro, n. 14). Per spiegare il concetto della differente centratura della bobina, portai ad esempio due differenti tirature del 5 cent di posta italiana, che avevo freschi nella memoria, sui quali avevo notato la differente centratura laterale della stampa rispetto al formato dei fogli. La differenza è realmente molto ben visibile e, tra l’altro, anche il colore rosso mostrava una differenza evidente nel tono.
Ho voluto riprendere questo argomento delle tirature per cercare anche un supporto tecnico alla distinzione basata sulla prima lettera dei codici alfanumerici. Come è noto, questa lettera contrassegna le produzioni annuali e consente di distinguere queste produzioni in vere e proprie tirature (Cipriani e Manzati, Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato, n. 217). Nell’articolo citato abbiamo classificato in modo abbastanza completo le emissioni dei prioritari e, solo in parte, quelle di Posta Italiana in quanto questa serie ordinaria è ancora in uso e, quindi, in evoluzione.
Non è dato sapere quante ristampe in un intero anno vengono ripetute per una stesso valore ordinario in questo periodo attuale caratterizzato da difficoltà di reperimento dei francobolli. Probabilmente per l’emissione del 2010 ristampe ne sono state certamente fatte perché di questi francobolli in quel momento non c’è mai stata penuria. La cosa è cambiata con le tirature successive; infatti dopo qualche mese dalla loro diffusione, questi francobolli sparivano dagli uffici postali per ricomparire l’anno successivo con il codice differente. Non penso di fare un grande errore se avanzo l’ipotesi che ne sia stato fatto un solo lotto, forse due. Questa ipotesi non è tanto peregrina se si pensa che ormai l’uso dei francobolli per le affrancature è ridotto ai minimi termini. I piccoli valori di questa ordinaria sono stati stampati solo per integrare francobolli ormai fuori tariffa (di cui i magazzini erano pieni) che sono stati tanti certamente ma non erano gli unici francobolli in uso ed oggi di vecchi commemorativi con l’integrazione non se ne vedono più molti. Oggi queste nuove tirature servono per smaltire i francobolli recenti da 0,70 e poco più. Nella tabella che segue (figura 1) riporto tutte le tirature dei piccoli valori identificabili dalla prima lettera del codice alfanumerico.
Come si può notare, il valore più ristampato è stato il 10 cent seguito dal 5; entrambi possono sostituire gli altri due che, almeno fino ad oggi, non hanno richiesto ristampe ripetute nel tempo come è infatti deducibile dalla loro scomparsa negli uffici postali dopo qualche mese dalla loro distribuzione.
In questo articolo mi limiterò a descrivere le caratteristiche delle tre tirature del 5 cent (figura 2), gli altri li esporrò in articoli dedicati in quanto una trattazione unica sarebbe eccessivamente lunga. Si noti en passant la differente posizione del codice alfanumerico nei fogli di figura 2 sia in senso verticale che laterale rispetto alla stampa.
Nella figura 3 è possibile notare la differente centratura della stampa rispetto alla bobina di carta, differenza che è dovuta al suo montaggio manuale all’interno del sistema di stampa. Ma non è questa la sola evidenza; si può notare anche come il colore rosso presente nelle barre di registro sulla cimosa destra, mostra tonalità differenti ben apprezzabili dall’occhio umano. Il colore rosso si distingue bene nella tiratura del 2013, meno nelle altre due.
Ci sono altre due variabili da tenere presenti: la tracciatura e la fustellatura che anch’esse, pur in sincronia con la stampa, sono difficilmente in perfetto registro. Per poter trascurare queste ultime due variabili, ho allineato i fogli tenendo presente solo la posizione delle barre di registro del colore rosso. In questa posizione, la differenza di centratura sui fogli è di 4,5 mm tra le tirature H e J e di 6 mm tra questa e la tiratura K; tra la prima (H) e l’ultima (K) ci sono ben 1,05 cm. Bisogna anche tenere presente che la bobina, durante il suo srotolamento, all’interno della macchina può subire leggerissime oscillazioni laterali, ma certamente non di questa entità. Queste differenze non sono apprezzabili da chi monta le bobine perché sicuramente hanno una, seppur minima, tolleranza di montaggio; certamente però sono significative per distinguere le ristampe/tirature tra loro. Tralascio l’argomento ristampe perché questi francobolli non dovrebbero averne o averne molto poche, ma anche ammesso, esse avrebbero comunque la stessa lettera iniziale del codice ed occorrerebbe un campione consistente di fogli della medesima tiratura per avere qualche dato attendibile.
Da quanto detto emerge che, nel caso di questo valore, la centratura della stampa sul foglio può essere diagnostica per l’attribuzione ad una specifica tiratura; questo dato diventa poco significativo nel caso di numerose ristampe e tirature per le quali le differenze potrebbero diventare insignificanti. Il loro numero contenuto, come nel caso del 5 cent, può invece rendere significative le differenze.
Passiamo ora all’analisi dei colori. Prima però devo precisare che l’osservazione a forte ingrandimento delle superfici colorate presenti lungo la cimosa dei fogli ha messo in risalto una non omogeneità della distribuzione dei colori sulla carta, come si potrà vedere nelle immagini successive. Lavorare a basso ingrandimento non si ha percezione di quale punto si stia analizzando (chiaro o scuro), è stato pertanto necessario lavorare ad alto ingrandimento e prendere il punto più scuro nei pressi del punto da analizzare.
IL ROSSO
Come accennato sopra il rosso si era già fatto notare per le sue differenze di tono; bene, quello che ho fatto è stato analizzare i componenti del rosso attraverso un software di grafica, io ho usato Photoshop. Questo programma ha chiaramente un sistema specifico di misura (figura 4) e di modalità di riproduzione del colore che si differenziano da altri software. Ma soprattutto lo scanner ha importanza per la fedeltà di riproduzione del colore (quello da me utilizzato è un Epson 5600F).
Ma al di là del tipo di software e di scanner (sempre che siano di livello qualitativo non basso) le differenze dei toni cromatici dovrebbero mantenere comunque valori compatibili ed accettabili entro 1-2 punti percentuali. Inoltre, per meglio rappresentare i dati, ho tradotto i risultati in percentuale in modo da avere un confronto dei toni cromatici di più facile comprensione. Infine ho fatto le scansioni una dietro l’altra in modo da eliminare le variabili delle condizioni macchina, della tensione ecc. In questo modo eventuali errori costanti possono automaticamente annullarsi.
Per il rosso, grazie alla sua ampia superficie presente in cimosa (figura 5) ho adottato un prelievo a grandi maglie rappresentato dai punti neri che in totale sono 22.
Nella figura 6 riporto una tabella con i valori medi (espressi in percentuale) dei 22 punti analizzati per ciascun tono del rosso ed a seguire i diagrammi a torta che ne visualizzano i rapporti.
Nella figura 7 sono riportati i tre diagrammi secondo la modalità RGB (Red-Green-Blu) relativi alle tre tirature del valore da 5 cent.
Ciascun diagramma riporta le percentuali delle tre componenti del colore rosso. Come si può notare le differenze tra le tre tirature sono sensibili e si può affermare che il colore rosso è differente in ciascuna delle tre. In particolare è evidente che le tirature del 2010 (H) e del 2012 (J) hanno il tono di rosso significativamente differente ma non molto, mentre, la terza tiratura (2013) (K) si discosta notevolmente da entrambi e comunque con un aumento consistente del verde e del blu dalla prima alla terza tiratura.
IL VERDE
Parimenti, per il colore verde ho espresso i dati secondo le stesse modalità. In questo caso, ed in quello successivo per il colore blu, le aree disponibili sulla cimosa sono limitate ad un triangolo; in questi due casi ho utilizzato 14 punti d’analisi a coprire la superficie colorata, secondo lo schema di figura 8.
Si noti come il colore verde non è omogeneo. Questa caratteristica è tipica per tutti i colori dei piccoli valori di questa emissione; in alcuni casi è meno evidente, ma ritengo che debba essere messo in relazione con il tipo di carta utilizzato e, solo in parte, con la differenza dell’inchiostro. Ad ogni modo, al di là delle cause, notiamo una inchiostrazione alternata a righe irregolari chiare nella tiratura del 2010 (H); una a sottili righe chiare, ma oblique, nella tiratura del 2012 (J) e forme globulari contornate da sottili bordi chiari in quella del 2013 (K). Questa variabilità cromatica produce una altrettanto variabilità dei risultati analitici e pertanto sono stato costretto a lavorare a forte ingrandimento per poter analizzare solo il colore scuro.
Nella figura 9 ho riprodotto i triangoli verdi delle tre tirature per mettere in evidenza le differenze di stampa di questo colore.
Nella figura 10 riporto una tabella con i valori medi percentuali dei componenti del verde in modalità RGB e nella successiva figura 11 riporto i relativi diagrammi a torta.
Anche in questo caso si nota una certa variabilità cromatica, ma le differenze sono molto contenute. Come per il rosso, anche in questo caso si nota una maggiore similitudine cromatica tra le prime due emissioni (H e J), mentre la terza, anche se debolmente, tende a differenziarsi.
IL BLU
Proseguiamo con l’analisi del colore blu. I punti analizzati sono quelli dello schema di figura 8 ed anche in questo caso ho riscontrato tre differenti distribuzioni del colore nelle tre tirature. Tutte hanno falle di colore più chiaro, ma la loro distribuzione è differente anche nella forma (figura 12), parimenti a quanto riscontrato per il colore verde.
In questo caso la tiratura del 2010 (H) ha il colore più omogeneo di quella del 2012 (J), ma entrambe hanno lo stesso aspetto caratterizzato da piccole falle chiare a forma di segmenti orientati verticalmente; la tiratura del 2013 (K) si distingue per avere il blu a chiazze, all’incirca globulari, e comunque irregolari e circondate da fasce più chiare. È come se il colore fosse stato appoggiato su una superficie unta. La disposizione del colore blu di questa terza tiratura somiglia molto a quella del verde corrispondente.
Al solito, i punti analizzati sono stati solo quelli scuri e nella figura 13 riporto una tabella con i valori medi percentuali dei risultati analitici, mentre, nella successiva figura 14 riporto i diagrammi a torta per le tre tirature.
Anche per questo colore si osserva ancora una volta una maggiore similitudine tra le prime due tirature (H e J) con evidente differenziazione della Terza (K).
LE CONCLUSIONI
Riprendo a questo punto l’en passant che avevo fatto notare per la figura 2. lo spostamento laterale della stampa rispetto alla bobina determina anche lo spostamento laterale del codice alfanumerico, questo è dovuto al fatto che il sistema ink-jet che lo produce ha una posizione fissa nel sistema macchina e se la bobina è spostata verso destra, automaticamente il codice interferisce con le figure colorate di registro sulla cimosa ed in alcuni casi rari può anche sovrapporsi parzialmente ai francobolli. Quindi anche la posizione del codice può aiutare a riconoscere la tiratura. Quando di un francobollo vengono rifatte numerose ristampe, può accadere che la posizione del codice differisca, ma in questo caso la lettera del codice rivelerà l’identità della tiratura e la diversità della ristampa.
I risultati riportati in questo lavoro vogliono solo rappresentare un metodo analitico valido per poter supportare il concetto di tiratura. Dal punto di vista concettuale ritengo, quindi, che i risultati sono evidenti ed anche significativi, ma solo per il colore rosso. Infatti per questo colore l’intervallo della deviazione standard (± σ) genera un campo distinto per ciascuna tiratura, ciò vuol dire che non esiste sovrapposizione tra i campi. Per il verde ed il blu, invece, i campi si sovrappongono almeno in parte creando ambiguità. Da questo risultato si può desumere che il metodo è significativamente applicabile.
I risultati in quanto tali, invece, vanno considerati in modo parziale essendo le misure limitate a 2 fogli del 2010 (H), 5 fogli del 2012 (J) e 3 fogli +1 bordo del 2013 (K). Di questi fogli solo la tiratura del 2012 (J) copre una parte non piccola della tiratura (figura 15) una parte minore la copre la tiratura del 2010 (H), mentre l’ultima del 2013 ne copre una porzione irrisoria. Naturalmente i fogli consecutivi non fanno testo, ma gli altri hanno la centratura identica all’interno di ciascuna tiratura. Per poter avere una maggiore validità generale, sarebbe opportuno confermare questi dati con ulteriori osservazioni su altri fogli, magari distribuiti su un più ampio spettro per ciascuna delle tre tirature.
Anche i soli bordi destri sono sufficienti a questa operazione (figura 16) in quanto è sufficiente misurare la distanza tra il bordo del foglio ed il lato sinistro dei registri rossi. Ad ogni modo ritengo che, anche se parziali, i dati sono costanti all’interno delle limitate porzioni di tirature indagate e quindi c’è da pensare che sul piano concettuale questi risultati siano un valido supporto per trovare altre conferme o, a parità di codice alfanumerico, possono essere utili anche per capire se sono state fatte ristampe e quante.
TIRATURA? RISTAMPA? TIPO? CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA!
a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e Claudio Ernesto Manzati
PREAMBOLO
Perché abbiamo affrontato questo argomento? Per il semplice fatto che il campo, si può dire, che sia “minato” a causa di mancanza di chiarezza in generale, ma soprattutto perché si usano questi termini in modo spesso non corretto continuando ad alimentare la confusione. Inoltre le moderne tecnologie di stampa adottate dal Poligrafico dello Stato inducono a considerazioni differenti rispetto al passato. È stato molto interessante leggere, sul numero d’esordio de “l’Odontometro” l’articolo di merito che ha scritto Marcello Manelli. Marcello Manelli sviluppa un bellissimo preambolo sulla ricerca del significato della parola “tiratura” dopo di che menziona l’uso della parola “tipo” spesso utilizzata in sostituzione della precedente in modo un po’ ambiguo. Passa poi in rassegna i quattro elementi fondanti del francobollo: a) il supporto (la carta); b) il contorno (la dentellatura); il recto (la stampa); il verso (gomma). Continua con l’elenco in 7 punti di quei caratteri che possono intervenire per far sì che si possa essere di fronte ad una differente tiratura e termina con un elenco di quattro motivazioni che hanno portato alla variazione di almeno uno dei quattro elementi fondanti del francobollo. In quell’articolo però sembra mancare qualcosa, probabilmente è dato per scontato, ma esplicitare tutto quello che è necessario a far chiarezza è sempre meglio. Quello che richiede ulteriori precisazioni è sicuramente porre dei limiti ben definiti tra tiratura e ristampa anche se tracciare una linea di demarcazione netta può non essere facile in alcuni casi, che in effetti ci sono. Una particolare attenzione meritano le nuove tecniche di stampa e numerazione adottate dall’IPZS, come si vedrà nel seguito. Ad ogni modo un punto fermo c’è e riguarda il concetto di tiratura il quale in filatelia non è poi così diverso da quello del mondo dell’editoria in generale. La tiratura di un giornale o di un libro sono le copie stampate di ciascun oggetto; ma se prendiamo in considerazione un libro che viene ristampato più volte, notiamo che in seconda di copertina, in genere, sono riportati gli anni o, per i libri di grande successo, addirittura i mesi in cui si è avuta la ristampa. Per alcuni libri di successo, le ristampe sono state diverse e ciascuna è riconoscibile dall’anno in cui è avvenuta la ristampa. Ogni ristampa ha una propria tiratura e spesso queste possono differire o per il tipo di carta, o per il tipo di rilegatura o altro, ma comunque sono riconoscibili dall’anno in cui sono state stampate. Questo è l’aspetto che più si avvicina al mondo filatelico: la possibilità di distinguere una ristampa dall’altra e quindi una tiratura dall’altra. Inoltre, possiamo anche avere il caso di due ristampe dello stesso libro decisamente identiche, ma che differiscono solo per l’anno riportato in seconda di copertina. Il concetto di tiratura con ristampe di un libro di successo ci sarà molto utile per capire in parallelo quanto asseriamo nel proseguo di questo testo; torniamo quindi nell’ambito filatelico. In filatelia per tiratura si intende un insieme di francobolli con caratteristiche costanti, tanto che francobolli della stessa emissione, ma con caratteristiche differenti in almeno un componente principale sono attribuite a due distinte tirature. Come esempio citiamo il dittico emesso in occasione della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2002 (figura 1).
Il francobollo di sinistra è stato emesso inizialmente con 7 fori diagonali, successivamente con 6; la variazione fu necessaria per ovviare alla facile rottura dell’angolino in cui si concentravano ben quattro fori (figura 2). È indubbio che l’eliminazione del foro della diagonale in prossimità dello spigolo rivesta un carattere progettuale, o strutturale che si voglia, e quindi i due francobolli vanno considerati come appartenenti a due distinte tirature.
Un giorno dello scorso agosto, con Claudio Manzati ci siamo incontrati in Maremma presso il mio agriturismo. La giornata era calda e, come al solito, anche abbastanza ventosa, due caratteri molto frequenti a Casa Montecucco. Sarà per la posizione un po’ collinare, un po’ perché apre la valle del Fiume Bruna verso la pianura grossetana, ma qui almeno la brezza è quotidiana, e in certe ore della giornata o anche saltuariamente per tutto il giorno, il vento si fa sentire. Per ripararci da quel vento che non ci faceva lavorare con la lavagna a grandi fogli di carta, ci siamo riparati sotto la loggetta dell’ingresso principale (figura 3).
Qui, un po’ riparati dal vento, abbiamo sopportato il caldo sole del tardo pomeriggio ed abbiamo un po’ giocato mettendo su carta alcune idee, ragionando ad alta voce e scrivendo qualche appunto schematico. Claudio da bravo dirigente industriale ha iniziato subito ad organizzare un elenco per punti delle voci principali, poi via via ne aggiungevamo delle altre continuando i nostri ragionamenti. Ve li proponiamo un po’ più dialogati anche per spiegare meglio le nostre idee.
Innanzitutto il nostro ragionamento non si applica ai commemorativi se non in pochi casi, più frequenti in passato, decisamente rari attualmente. Fino a qualche anno fa, infatti, la stampa dei francobolli, anche se non di elevata tiratura, avveniva con tempistica meno veloce di quanto si faccia oggi ed era quindi possibile avere differenze in almeno una delle parti principali che compongono il francobollo; pensate ai “Volta” stampati un foglio per volta! La nostra visita al Poligrafico dello Stato, nel marzo dello scorso anno, ci ha offerto la possibilità di toccare con mano le moderne tecnologie e metodologie di stampa dei francobolli; i responsabili di settore dell’IPZS ci hanno mostrato tutto l’iter necessario alla realizzazione di un francobollo: dal disegno (figura 4), al bozzetto, all’incisione sul cilindro ed alla stampa. Pensate, un commemorativo (tiratura 2-3 milioni) viene stampato in una unica soluzione e nell’arco di alcune ore. Parlando della situazione attuale abbiamo seguito un filo per noi logico fermo restando la possibilità di applicarlo poi in modo retroattivo. Il nostro ragionamento quindi lo abbiamo portato avanti prendendo, come esempio, le due serie ordinarie dei Prioritari e di Posta Italiana.
Il primo punto fermo è il quantitativo di francobolli stampati: gli ordinari vengono stampati in centinaia di milioni di esemplari suddivisi in lotti di stampa. Cosa vuol dire? Semplice, prendiamo ad esempio l’ordinario per il primo porto (€ 0,60), è certamente il taglio più stampato e non può essere prodotto di continuo tutti i giorni perché le macchine servono anche per i commemorativi ed altri prodotti sia postali, sia amministrativi per lo Stato. Ogni qual volta viene richiesto uno stock di questo valore, al Poligrafico vengono programmati 1-2 giorni per la sua stampa. I turni (3) al Poligrafico coprono le 24 ore e la macchina destinata lavora il lotto in un’unica mandata. Questo è un lotto di stampa che può essere composto di qualche milione di pezzi, forse un paio di decine; certamente poca cosa rispetto al numero totale che vedrà la luce. Ogni qualvolta viene stampato un lotto di stampa si ha una “ristampa”. In teoria, se non si riscontrano grandi differenze tra una ristampa e l’altra, il fenomeno passa inosservato, al più si potrebbe notare qualche lieve differenza nel tono di un colore, ma la cosa non diventa degna di nota particolare. L’organizzazione al Poligrafico prevede il controllo dei cilindri di stampa, se ancora validi si montano sulla macchina e la ristampa sarà, molto probabilmente, quasi, indistinguibile dalla precedente. Se, invece, uno o più cilindri risultano aver lavorato troppe ore allora si procede alla ricromatura. Già questa operazione può facilmente produrre un lotto di stampa distinguibile dal precedente. Se poi un cilindro avesse già subito altre ricromature tanto da dover essere ricostruito, allora è sottoposto ad una rettifica (eliminazione di alcuni decimi di spessore del cilindro) a cui segue il trattamento galvanico per ricomporre un nuovo rivestimento di rame su cui viene eseguita una nuova incisione. Sul rame inciso si esegue una cromatura, per indurire lo strato contenente l’immagine ed il cilindro è di nuovo pronto per stampare. Annotiamo che oggi un cilindro può essere ricromato non più di due volte e comunque dopo rettifica, reinciso molte volte in dipendenza della quantità che dovrà produrre. Queste due operazioni portano entrambe ad avere un prodotto (il francobollo) che non è detto che sia proprio identico a quello di lotti precedenti, anche se la tecnica di realizzazione dell’immagine incisa sul cilindro in passato era realizzata attraverso un processo di pressione meccanica di una matrice di acciaio duro, che riportava il disegno, su un cilindro sempre di acciaio, ma meno duro. Ne risultava quindi che ogni francobollo corrispondente ad ogni differente posizione nel foglio era di fatto un francobollo a se, che poi nella stampa potevano anche avere lievi differenze uno dall’altro. Con i nuovi sistemi di preparazione del cilindro di stampa, le immagini sono realizzate attraverso una macchina con controllo elettronico. L’immagine è realizzata impiegando una punta di diamante che graffia ed incide il rame, tante volte quanti sono i francobolli presenti nel foglio, partendo da un’immagine creata a computer ed attraverso un algoritmo trasformata in impulsi trasferiti elettronicamente alla punta di diamante. Ne risulta che le immagini del francobollo riprodotte nel foglio sono praticamente identiche, come pure lo saranno a distanza di mesi quando il cilindro dovesse essere rifatto ex novo. La ricromatura di un cilindro è un’operazione possibile oggi con una tecnologia che fino a pochi anni or sono era totalmente differente: prima se un cilindro era troppo usurato doveva essere rifatto ex-novo. I prodotti della stampa di questi due cilindri potevano avere un qualche carattere che ne potesse consentire la distinzione. Possiamo dire che la ricromatura ha lo stesso significato di un nuovo cilindro del passato? Pensiamo proprio di si, quindi a maggior ragione anche un cilindro totalmente rigenerato con una nuova incisione della strato di rame deve necessariamente essere considerato un nuovo cilindro.
GLI ELEMENTI DI UN FRANCOBOLLO
Detto questo, passiamo quindi al nostro elenco degli elementi che compongono un francobollo e vediamo dove ci porta il nostro ragionamento. Vi ricordiamo che stiamo parlando delle produzioni di ordinari attuali.
Elementi che possono cambiare durante il periodo d’uso dei francobolli di una serie ordinaria:
1. Il cilindro
2. La carta
3. Il colore
4. La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio (tracciatura)
5. La gomma
1) Il cilindro – Il Poligrafico dello Stato usa quasi esclusivamente la stampa in rotocalco oppure in rotocalcografia (figura 5), entrambi questi sistemi necessitano di cilindri incisi.
La macchina da stampa utilizza fino a cinque cilindri, uno per ciascun colore, più un sesto per il colore tampone. Essa ha incorporato il sistema di taglio a tratteggio, quello per la dentellatura/fustellatura, quello per la separazione dei foglio, il loro conteggio con riporto su ciascun foglio del codice alfanumerico ed il controllo dei difettosi che vengono scartati e tagliati in striscioline e quindi l’impilamento. Per quanto riguarda i cilindri, l’attuale tecnologia utilizzata al Poligrafico dello Stato prevede la possibilità di rigenerare o ricostruire un cilindro di stampa secondo il suo grado di usura. La rigenerazione consiste nella ricromatura della superficie, la sostituzione, invece, in una nuova incisione. Per comprendere meglio quanto detto, prendiamo come esempio la prima e la terza tiratura dello 0,60 di posta italiana (figura 6).
Ricorderete che la prima tiratura aveva una stampa un po’ pesante, mentre, la terza è molto più leggera con il colore azzurro più tenue, dovuto non tanto al tono del colore quanto alle linee più sottili. Non abbiamo conferma, ma, dopo la nostra visita al Poligrafico, possiamo affermare con più che buona approssimazione, che la prima tiratura è stata stampata con il cilindro nuovo di zecca, mentre, la terza è stata stampata con un cilindro, quanto meno, rigenerato su cui è stata rifatta una nuova cromatura. Va messo in evidenza anche che tra queste due tirature sono passate decine di lotti di stampa sia di ordinari che di commemorativi. In questo caso penso che siamo tutti d’accordo nel dire che i due francobolli appartengono a due distinte tirature.
2) La carta – È un elemento molto importante del francobollo in quanto è il supporto su cui si applica tutto: la stampa, la gomma e la dentellatura. Essa può essere inoltre filigranata o no, pesante o leggera, colorata o bianca, fluorescente o no. Inoltre per i francobolli adesivi va considerata anche la carta siliconata di supporto sottostante. Non abbiamo esempi di eclatanti variazioni del tipo di carta per le due ultime ordinarie, ma possiamo proporvi i valori da 100, 700 e 750 lire della serie Castelli (figura 7)
che, generalmente su carta stelle 4, sono stati stampati erroneamente su carta stelle 2. La differenza di filigrana classifica con certezza questi francobolli in due distinte tirature.
3) Il colore – quello utilizzato per stampare i francobolli ordinari impone un discorso chiaro. Un conto sono le più o meno leggere differenze cromatiche dovute alle numerose ristampe eseguite, utilizzando però sempre gli stessi colori, un conto è un colore decisamente differente. Come esempio portiamo la differenza tra prima e seconda tiratura del valore da 0,60 di posta italiana (figura 8).
La prima tiratura è sempre quella con la stampa abbastanza pesante, la seconda invece è quella con la busta dorata. Inizialmente dubbia, ma poi confermata durante la nostra visita al Poligrafico, l’inchiostro dorato della seconda tiratura fu fatto “in casa” per mancanza della fornitura esterna da parte della ditta incaricata che prepara la miscela colorata pronta all’uso. In questo caso abbiamo effettivamente due colori simili ma di provenienza differente. In passato sono stati usati anche colori fluorescenti, certamente il più famoso è il 10 lire siracusana, ma ce ne sono altri. Anche in questo caso dobbiamo riconoscere di essere di fronte ad una tiratura distinta.
4) La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio – Dall’autunno del 2003, con le nuove macchine da stampa nella nuova sede della via salaria, il Poligrafico utilizza due sole modalità: la perforazione con blocco-piastra che perfora con passo 13×13½ e la fustellatura con passo 11. Inoltre è necessario considerare anche la tipologia del taglio a tratteggio (comunemente nota come tracciatura) al quale bisognerà pur dare, prima o poi, delle dimensioni geometriche. Anche questo carattere deve assurgere ad una considerazione pari agli altri per il semplice fatto che la lunghezza dei singoli tagli e la distanza tra loro sono tipiche del sistema utilizzato al Poligrafico. Le modalità attualmente in uso presso l’IPZS non consentono variazioni per queste voci se non quelle della mancanza di uno di questi elementi in modo casuale, ma queste situazioni generano le note varietà che sono fuori dal nostro contesto. Come esempio proponiamo la prima tiratura del prioritario stampato in rotocalco ed emesso nel mese di marzo del 2004 (figura 9).
Questo francobollo, primo della nuova serie in rotocalco, fu stampato senza tagli a tratteggio lungo i bordi destro e sinistro dei fogli. Fu un errore di progetto, ma l’emissione fu utilizzata per circa un mese e fu sostituita nell’aprile successivo dalla stessa emissione fornita degli opportuni tagli lungo i bordi. In questo caso non si tratta di un “non perforato a tratteggio” per varietà casuale, bensì di una modifica strutturale della produzione e quindi una seconda tiratura del francobollo.
5) La gomma – Anche la gomma ormai deve essere considerato un elemento costante della produzione del Poligrafico che si differenzia solo in due tipologie: francobolli classici da inumidire e autoadesivi. Questi due diversi tipi di collante sono costanti da tempo e lo continueranno ad essere per il futuro prossimo. Probabilmente durante la produzione decennale dei prioritari è stato utilizzato più di un tipo di collante autoadesivo, ma le differenze sono veramente minime e trascurabili. Variazioni volute e consistenti si sono avute in passato prevalentemente per la Siracusana e per i servizi coevi tra il 1968 e il 1979. Durante questo periodo il Poligrafico abbandonò l’uso della gomma arabica a favore di quella vinilica dando così vita a tirature differenziabili, in modo molto evidente, per il tipo di gomma.
ALTRE CONSIDERAZIONI
Da quanto esposto, ed in riferimento specifico ai moderni sistemi di dentellatura e fustellatura, possiamo affermare che la possibilità di avere più di una tiratura è praticamente impossibile per i francobolli commemorativi a meno di “accidenti” e/o variazioni progettuali in corso d’opera. Ad esempio l’emissione del 7 gennaio 2011 adesivo per il 150° dell’Unità d’Italia, era stata prevista in 4,2 milioni di esemplari stampati alla fine di dicembre del 2010 e, successivamente ne sono stati stampati altri 11,8 milioni che sono stati distribuiti agli inizi di aprile. Tra i due lotti di stampa, inizialmente, era sembrato di poter riconoscere alcune piccole differenze di tono dei colori. Considerando che entrambi i lotti sono stati stampati, ciascuno, in unica soluzione e che all’interno di ogni lotto si ha una elevata costanza dei toni cromatici, sono state cercate con il lanternino le possibili differenze per poter distinguere i due lotti in due tirature. In effetti, una differenza c’è, non tanto nei colori che hanno minime differenze di tono veramente poco apprezzabili che non giustificano alcun ché, ma nella fustellatura e nella cimosa. Tra il primo ed il secondo lotto di stampa, si è avuta una piccola rottura del fustellatore in corrispondenza della posizione 14 (CIFO, news del 9-6-2011) causando il taglio solo parziale del terzo dente dall’alto (figura 10).
Questo difetto è relativamente comune nei fogli con numerazione dispari, meno in quelle pari. Questo vuol dire che il fustellatore è doppio e ha lavorato due fogli per volta; è possibile che, dopo una pausa della stampa, il fustellatore sia ripartito con lo scarto di un foglio passando il difetto sui fogli pari. È molto probabile che, se l’impianto viene fermato per un qualunque motivo, la ripartenza fa sicuramente saltare la fustellatura su almeno un foglio. Un altro elemento che aiuta nella distinzione dei due lotti è la sigla alfanumerica che per la prima tiratura ha le lettere della produzione del 2010 e cioè HA+numeri, mentre la seconda tiratura ha le lettere della produzione 2011 che sono invece IA+numeri (figura 11).
Dalla comparsa dei prioritari rotocalcografici, infatti, il Poligrafico ha adottato un nuovo sistema di conteggio progressivo dei fogli composto da una sigla alfanumerica formata da due lettere e 9 numeri che sono tradotti nel codice a barre laterale lungo 5,7 ed alto 0,7 cm. La sigla alfanumerica è stata adottata anche per codificare e distingue le produzioni annuali, infatti la prima delle due lettere iniziali varia con l’anno solare. Nel caso di questo commemorativo, le due tirature sono riconoscibili esclusivamente dal dente incompleto nella posizione 14 che è nel 50% dei fogli e dal numero progressivo della sigla alfanumerica presente invece sulla cimosa di tutti i fogli. Quelli senza il difetto di fustellatura consentono di distinguere le due tirature solo in base alla sigla alfanumerica. I francobolli sciolti, senza il difetto e senza la cimosa non sono distinguibili. Questo esempio porta necessariamente a dover considerare la sigla alfanumerica come elemento determinante per il riconoscimento delle due tirature.
Diverso è il caso delle serie ordinarie per le quali, i numerosi lotti di stampa tendono a far usurare i cilindri che necessitano quindi di essere rigenerati o ricostruiti. In questo caso però, la possibilità di avere più di una tiratura è legato solo alla possibilità di riconoscere la rigenerazione o ricostruzione di un cilindro di stampa a meno che all’IPZS decidano di cambiare uno strumento con elementi riconoscibili (piastra, fustellatore o altro) durante la produzione di una stessa ordinaria. Restano fuori da queste considerazioni le varietà di ogni tipo che non hanno nulla a che vedere con il concetto di tiratura.
Fin qui ci sembra che il discorso sia abbastanza semplice, esistono però alcuni casi in cui l’attribuzione a tirature distinte richiede una valutazione più attenta. Ci riferiamo alle scritte in cimosa, anche queste sono incise nel cilindro del colore di competenza, quindi sono parte integrante di un cilindro. Nel momento in cui si porta una modifica in cimosa, bisogna necessariamente modificare un cilindro. Per spiegare questo concetto portiamo come esempio l’emissione con stampa in rotocalco del prioritario da 0,60 del 2004 (figura 12).
Questo francobollo è stato emesso agli inizi del mese di marzo in fogli da 40 senza la perforazione a tratteggio lungo i bordi verticali esterni (la mancanza fu un errore di progetto), agli inizi di aprile fu distribuito lo stesso francobollo in fogli provvisti di tratteggio lungo i bordi esterni. Nel mese di giugno comparve lo stesso con l’aggiunta di una barretta di colore azzurro (stesso colore delle scritte IL FOGLIO DI…) in corrispondenza del 36° esemplare, in pratica nell’angolo sinistro basso (non è nota la funzione di tale barretta, probabilmente consente il controllo progressivo dei fogli tramite un sistema elettronico di conteggio). L’aggiunta di un elemento colorato, anche se sul bordo, aveva previsto il rifacimento o la modifica del cilindro per il colore azzurro. In autunno è comparsa un’altra variante di questa emissione: le scritte lungo il bordo sinistro e la barretta, tutti, di colore nero. Anche in questo caso possiamo parlare di nuova tiratura. Tutte queste tirature prodotte durante il 2004 riportano le lettere BA nella sigla alfanumerica. Abbiamo sempre detto che questa emissione è costituita da quattro tirature ed in effetti pensiamo di essere tutti d’accordo, però nel caso di queste tirature non sono state apportate modifiche evidenti ai francobolli (in realtà ci sono, ma non è ancora chiaro se corrispondono alla tirature o se sono svincolate da queste), ma soltanto alle cimose. Inoltre, restando nell’ultima tiratura (scritte e barretta di colore nero) (figura 13) notiamo che questi fogli sono stati stampati anche durante il 2005 e 2006 mantenendo il millesimo 2004 in ditta, ma modificando la sigla alfanumerica che compare sulla cimosa destra.
Nel caso, quindi, di questo prioritario (scritte e barretta nere) riscontriamo nella sigla le lettere BA, CA e DA (figura 12); queste ci dicono che i prioritari millesimati 2004 sono stati stampati durante il 2004, 2005 e 2006. Indipendentemente dal fatto che il codice alfanumerico fosse inizialmente svincolato dal processo di stampa (posizione variabile sulla cimosa) oggi invece ha una posizione fissa, esso è e resta comunque un elemento presente sulla cimosa, al pari di tutti gli altri. Il dubbio se valutare o meno questo carattere per definire una tiratura c’è stato ed in parte c’è ancora. Però, riprendendo l’esempio del nostro libro di successo, notiamo che alcune ristampe possono essere facilmente riconosciute per un carattere (rilegatura, carta ecc), altre invece possono essere identiche e riconoscibili solo ed esclusivamente dall’anno riportato in seconda di copertina. Sia per questa considerazione che per omogeneità di interpretazione con tutto ciò che compare sulle cimose, pensiamo sia corretto attribuire anche alla sigla alfanumerica lo stesso valore degli altri elementi presenti sui bordi, anche se questa non fa parte dei cilindri di stampa ma è un elemento aggiuntivo che viene realizzato attraverso una apparecchiatura chiamata Ink-Jet, si tratta di una testina stampante a getto d’inchiostro comandata da un computer ed allineata al processo di stampa.
* I francobolli da libretto del 2001 sono leggermente differenti l’uno dall’altro per lunghezza e quindi distinguibili da quelli in fogli.
CONCLUSIONI
Concludiamo il nostro articolo, proponendo uno schema riassuntivo di quelle che dal nostro punto di vista sono le tirature delle due ultime serie ordinarie, ovvero la serie del Prioritario e quella di Posta Italiana. Questo articolo vuole essere un primo elemento di valutazione che ci auguriamo possa essere di stimolo per sviscerare l’argomento e giungere ad un concetto chiaro di tiratura con lo scopo di eliminare le ambiguità su questo argomento; ci auguriamo anche che l’elenco presentato possa essere integrato e quindi completato in modo esaustivo da nuove opinioni e segnalazioni che invitiamo i nostri associati e non solo, a farci pervenire. Se nei prossimi 3-6 mesi questo primo elenco non dovesse modificarsi, proporremo ufficialmente come associazione, agli editori di cataloghi, l’adozione di questo elenco integrabile eventualmente da nuove segnalazioni. Restiamo in attesa di risentirvi sull’argomento inviando un e-mail a l.cipriani@tin.it, c.manzati@virgilio.it, info@cifo.eu. O scrivendo a C.I.F.O. Via Cesare Pascarella 5 – 20157 Milano (MI).