storia postale
L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE DONNE
Alcuni usi tardivi delle donne nell’arte
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)
Un altro titolo che ho talora usato con alcune varianti è ”Le donne stupiscono ancora”, la prima idea è stata reiterare questo titolo, ma poi, al momento di iniziare ho preferito cambiare ed ho scelto una variante che ha più o meno lo stesso significato. L’aspetto femminile del titolo genera sempre in noi maschietti reazioni contrapposte, nel bene e nel male. Naturalmente non ho nessuna intenzione di addentrarmi in questo pericolosissimo terreno di gioco, preferisco le donne della passata serie ordinaria che ne ritraevano alcuni fulgidi e famosi esempi. Questa serie ordinaria è da tempo ormai accantonata da parte di Poste Italiane e anche noi tutti la consideriamo ormai cosa passata e, coloro che seguono le ordinarie attuali, hanno certamente voltato l’attenzione alle nuove serie Leonardesca e Piazze d’Italia. Anche la serie di Posta Italiana è quasi messa da parte, ma non in modo definitivo perché le due ultime stentano a decollare. Anche il valore base per l’interno delle Piazze d’Italia sembra poco usato.
Ma torniamo alle Donne nell’Arte, di questi francobolli ne parlo solo per le tariffe per la posta ordinaria. Questa serie, dopo aver convissuto per una decina di anni abbondanti con i francobolli prioritari, dopo il 2009 si è mostrata in apparizioni saltuarie che sono sfumate nel tempo verso le apparizioni sporadiche. Parlo naturalmente di usi non procurati.
Quando è stata in vigore la tariffa da 70 cent (1.1.13 – 30.11.14), si sono riviste alcune affrancature con francobolli delle Donne nell’Arte. Il taglio più comune è stato certamente il valore da 45 cent, di cui erano noti consistenti residui, che è stato usato in abbondanza con il 25 cent di Posta Italiana (figura 1).
In questo periodo tariffario ha fatto anche la comparsa il taglio da 70 cent in giusta sostituzione del pari valore della nuova ordinaria (figura 2);
la comparsa di questo valore è stata una sorpresa perché la sua emissione risale al 31.7.2004 e non più utilizzato per anni. Probabilmente sono stati recuperati i fogli giacenti da qualche parte che hanno sopperito in parte, probabilmente voluto, alla non completa distribuzione della nuova ordinaria durante la prima parte temporale di questa tariffa. Altro valore ricomparso, ma con minor sorpresa è stato il valore da 90 cent, minore sorpresa perché questo valore è stato emesso il 26.6.2004, ma poco utilizzato in generale causando una scorta invenduta consistente. Questo valore è noto in abbinamento all’Alto Valore da 1 euro per la tariffa del secondo porto di questo periodo tariffario (figura 3).
Con il successivo periodo tariffario (1.12.14 – 30.9.15), la lettera primo porto era passata a 80 cent ed il secondo porto a 2,15 euro. Anche in questo periodo sono comparsi alcuni valori delle Donne nell’Arte; in questo caso non ho un esempio per il primo porto, ma posso mostravi due invii di secondo porto. Nel primo, di formato standard, l’affrancatura è composta da tre pezzi da 70 cent di Posta Italiana e cinque pezzi da 1 cent Donne nell’Arte (figura 4).
Purtroppo l’annullo rotante del CMP ha obliterato solo due valori da 70 cent lasciando intonsi gli altri francobolli. il secondo invio ha ancora un valore in centesimini, questa volta ricompare il taglio da 3 cent. Non è la sola sorpresa, perché è presente anche il taglio da 2,00 euro dei prioritari, emissione senza millesimo. Questo centesimino delle donne risale al 2002 ed era sparito di circolazione ormai da anni.
Il tempo passa e le apparizioni continuano, le donne non vogliono farsi dimenticare.
Con l’attuale tariffa base a 95 cent, in vigore dal 1.10.2015, ho trovato ben tre invii con francobolli delle Donne nell’Arte. Il primo è un invio primo porto con un eccesso di 5 cent (figura 6).
Si tratta di un valore da 20 cent del 21.8.2004 utilizzato come valore integrativo ad un’80 cent di Posta Italiana. Il secondo invio è del febbraio di quest’anno ed è affrancato con un 77 cent Donne nell’Arte abbinato ad una tp-label per completamento di tariffa del valore di 18 cent. (figura 7), purtroppo questa affrancatura, per la presenza della tp-label non presenta annulli sul francobollo.
Infine l’ultima è una affrancatura di fantasia in quanto la tariffa è totalmente fuori luogo. Dalla pieghe sulla busta si evince che doveva essere un po’ pesante e probabilmente del secondo porto. L’affrancatura è composta da coppia del 45 cent donne e da un valore da 1,00 di Posta Italiana per un totale di 1,90 euro (figura 8).
L’invio è stato effettuato l’8 novembre scorso. la tariffa di 1,90 era il secondo porto durante il periodo tariffario 1.1.13 – 30.11.14, un po’ lontano nel tempo rispetto al tariffario attuale che prescrive una affrancatura pari a 2,55 euro. Purtroppo capita spesso di imbattersi in affrancature totalmente avulse dal tariffario in corso. Un po’ per ignoranza, non solo degli utenti, un po’ per l’aumento continuo del “degrado” ambientale in generale, si può affrancare con qualunque cosa, comunque la missiva arriva a destinazione nella stragrande maggioranza dei casi. Se qualche invio irregolare viene fermato e controllato è esclusivamente un puro caso.
LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI
UNA CARTOLINA POSTALE INVIATA PER ESPRESSO DA BORDIGHERA A CREMONA
La soprastampa fascetti di Genova è nota tra i collezionisti per essere quella con la minor tiratura rispetto alle altre cinque (Roma, Verona, Firenze, Milano e Torino). Bisogna però precisare che i primi tre valori di posta ordinaria (25, 30 e 50 cent), benché a tiratura inferiore rispetto a quella delle altre tirature, non sono affatto da considerarsi rari. Diverso è il caso degli espressi dei quali il 2,50 è decisamente poco comune, mentre, il valore da 1,25, pur avendo avuto una tiratura non particolarmente bassa, presenta serie difficoltà di attribuzione se sciolto o su documento.
Sulla Rivista Filatelica d’Italia, nel numero di aprile 1944 è pubblicato un articolo di Oliva in cui sono riportate le tirature indicate nella tabella di figura 1. Come ben noto, la Ditta Oliva era un’importante azienda filatelica della città di Genova. Osservando la tabella viene spontaneo il dubbio sulla veridicità di questi numeri. Questa considerazione si evince dal fatto che di fogli interi del cent. 75 se ne conoscerebbero più degli otto indicati, senza contare gli spezzoni di foglio ed un minimo di usati realmente per posta. Non metto in dubbio l’attribuzione di questi fogli in quanto è proprio con i fogli interi che si può riconoscere con certezza ciascuna tiratura. Ma non è questa la sola via per la loro attribuzione. Avendo disponibile un archivio adeguato di confronto, è possibile tentare la plattatura di singoli francobolli. Sicuramente ci sono situazioni abbastanza ambigue a causa della variabilità delle caratteristiche di soprastampa quali la pressione, il tono del colore ed altre a cui ciascun perito si attiene secondo la propria esperienza, ma con la plattatura si ottiene la prova provata della corretta attribuzione.
L’occasione di scrivere questo articolo l’ho avuta in seguito all’acquisto, fatto durante la scorsa manifestazione di Veronafil, di una cartolina postale spedita per espresso dalla Liguria (figura 2). La cartolina, in tariffa, è affrancata con un valore da 30 cent fascetto e dall’espresso da 1,25, entrambi con soprastampa rossa. Come sempre in questi casi, ho dato un’occhiata con la lente a 10x all’espresso e subito ho notato alcuni caratteri che mi hanno indicato la possibilità di poterlo attribuire alla tiratura di Genova. Tornato a casa mi sono messo al lavoro per definire la sua attribuzione.
Ricordo che la soprastampa C (fascio: 30 cent e 1,25 lire di posta ordinaria) presenta forti similitudini con la III tavola di Verona; parrebbe, anzi, che una tavola di Verona sia stata trasferita a Genova e da qui restituita per l’impossibilità di utilizzo in parallelo con quella già presente alla Tipografia Marini1. Anche il colore utilizzato nel capoluogo ligure rientra nella variabilità dei colori veronesi. Conclusione, questa soprastampa presenta chiare problematiche di attribuzione che, talvolta, solo la plattatura, non sempre possibile, fornisce un responso incontrovertibile. In questo caso la platatura sfrutta, più che la geometria del fascio, altri piccoli particolari utili alla distinzione.
Per quanto riguarda i fogli interi e i grandi blocchi, le posizioni note consentono una facile attribuzione, ma quando si analizzano francobolli sciolti o addirittura su documento, in molti casi si deve procedere con cautela valutando la maggiore o minore viscosità e trasparenza degli inchiostri, i toni di colore, le loro caratteristiche fisiche di riflessione della luce e di opacità e da altri caratteri come la pressione di stampa ed altri. Tutti questi caratteri sono molto importanti e con una buona esperienza, si riesce molto spesso a riconoscere la giusta tiratura. Ma non sempre l’attribuzione riesce ad essere univoca, specialmente quando ci si trova ad analizzare soprastampe ben prodotte, appartenenti a differenti tirature, che appaiono molto simili tra loro. In questi casi diventa necessaria la plattatura ed aggiungo anche che questa operazione di riconoscimento della posizione sul foglio conferisce alla perizia un valore aggiunto e contemporaneamente anche la certezza della attribuzione. Anche se la plattatura può essere considerato un “in più”, per certi versi mal visto, a causa del lavoro che richiede, ciò non di meno essa rimane in ogni caso una prova provata per i collezionisti che hanno meno esperienza o che vogliono comunque l’avallo di un perito. D’altronde l’attribuzione alla giusta tiratura ha soprattutto una valenza per il valore venale del francobollo e del suo uso postale.
A complicare il riconoscimento spesso l’eccessiva inchiostrazione fa aumentare lo sconforto. Un eccesso di inchiostro sui cliché crea una sua fuoriuscita lungo i bordi della soprastampa che tende a mascherarne la geometria. In tali casi il lavoro di plattatura diventa più difficoltoso; in un solo caso l’eccesso di inchiostro è invece di aiuto, anche se solo relativo. È il caso della soprastampa B (Repubblica Sociale Italiana su tre righe: c.50) di Firenze (rosso lillaceo) che, per la forte quantità di sbiancante, è molto pastosa e straborda molto a seguito della pressione di stampa; molto “sporco” di inchiostro contorna le lettere della soprastampa. Questo carattere di per sé è diagnostico per riconoscere la tiratura del 50 cent di Firenze, ma non aiuta assolutamente alla plattatura.
Ma torniamo alla soprastampa di Genova. Questa soprastampa talvolta presenta molto “sporco”, intorno al fascetto ed alle scritte, che si manifesta con una miriade di piccoli punti di colore. Questo “sporco” si ritrova talora su tutte le tre tipologie di soprastampe (A, B e C), carattere che può aiutare molto per la plattatura.
Analizziamo ora la cartolina postale di figura 2. Si tratta di una cartolina postale spedita per espresso da Bordighera (Imperia) a Cremona il 6.4.44; siamo nel primo periodo tariffario (23.9.43 – 30.9.44) della RSI e la cartolina è affrancata in tariffa con una valore da 30 cent fascetti a coprire la tassa di un invio ordinario e con l’espresso da 1,25, sempre fascetti, per assolvere la tassa relativa. In figura 3 riporto il francobollo per espresso ingrandito in modo da rendere visibili alcuni dei caratteri descritti della soprastampa; in figura 4, invece riporto alcuni particolari che aiutano ad individuare la posizione sul foglio.
Gli elementi da prendere in considerazione per la plattatura sono tutti i particolari individuabili della soprastampa; nel caso della figura 4 la forma del fascio è un elemento di aiuto ed in particolare le evidenti macchie di inchiostro del nastro sinistro. Le macchie di colore si mantengono nelle stesse posizioni in tutti i fogli soprastampati uno di seguito all’altro e fino alla fase di ripulitura del cliché e possono quindi essere un utile indizio. Altro elemento utile è la forma delle lettere ed in questo caso quella della “R” che ha la gamba sinistra leggermente curva verso l’interno e appena più corta di quella destra. Nel loro insieme, questi caratteri hanno consentito il riconoscimento della posizione 18 della tavola sinistra della soprastampa di Genova.
Nell’ambito peritale e degli studiosi, è accettato da tempo che per la soprastampa degli espressi della tiratura di Genova, come per altre tirature, sia stata usata una sola tavola, in realtà, tra la tavola destra e sinistra si notano alcune piccole differenze mal giustificabili con una sola tavola. Differenze che per altro sembrano contrastare con la tipologia di macchinario utilizzato. A Genova, la ditta incaricata della soprastampa dei valori della serie Imperiale è stata la Tipografia Marini, che già stampava materiale filatelico, la quale ha utilizzato una macchina piano cilindrica della serie “Suprema” prodotta dalla Ditta Saroglia di Torino (ancora oggi in attività per la produzione di macchine da stampa). La macchina era un po’ datata ed aveva un mettifoglio a mano. La scelta di operare con questa macchina sembra sia stata in relazione al fatto che si prestasse alla soprastampa di fogli già gommati in quantitativi ridotti. Sembrerebbe che le dimensioni di questa macchina non consentissero l’uso dei doppi fogli, ma personalmente non ho certezza di questo dato, riferendo solo una descrizione storico bibliografica della macchina.
Passo ora ad analizzare il soprastampato da 30 cent. Vorrei anticipare che, quando le stampe sono chiare e pulite, non sempre è facile l’attribuzione dei francobolli alla tiratura di Genova. Quando poi si ha di fronte un francobollo con soprastampa difettosa o per eccesso di inchiostrazione, o per difetto, l’attribuzione è ulteriormente complicata; questa considerazione vale in generale per tutte le tiratura di questa emissione.
La soprastampa C (fascio grande, utilizzata per il 30 cent e l’1,25 lire) presenta già di per sé difficoltà di plattatura a causa dei pochissimi elementi utilizzabili. Ad eccezione delle posizioni note per difetti particolari, il contorno del fascio è abbastanza costante per le sei tirature e solo alcuni piccoli particolari del contorno possono aiutare nell’individuare la posizione sul foglio. Bisogna naturalmente avere un po’ di occhio per percepire le piccole differenze nella geometria dei nastri o della picca. In questa operazione non è possibile operare con una lente, occorre l’uso di un computer ed un software di grafica avendo cura di scansionare i francobolli ad alta risoluzione per ingrandire adeguatamente l’immagine.
Importante è anche la tipologia di inchiostro utilizzata e, anche se non di grande importanza, pure la tonalità del colore; tra i vari caratteri può comunque essere più utile sapere se l’inchiostro è opaco oppure lucido. Infatti, ciascuna delle sei sedi in cui sono stati soprastampati i fascetti, ha utilizzato varie tipologie e tonalità di colori ed in particolare i rossi hanno avuto un variegato ventaglio di tonalità. Tra i rossi più noti c’è sicuramente il biaccato di Firenze, ma questo colore tendente al lillaceo è noto anche per Verona e per Torino. Certamente il 50 cent soprastampato a Firenze è facilmente distinguibile non solo per la tonalità del lillaceo, ma anche per una ricchezza di piccole macchie che “sporcano” la soprastampa.
Nel caso del 30 cent un colore rosso vivo, tendente molto leggermente al lillaceo, può essere stato utilizzato per qualunque tiratura. Nella figura 5 riporto ingrandito il francobollo spedito da Bordighera. Come si può notare, la tonalità di colore potrebbe benissimo appartenere alla tiratura di Genova, ma non è detto. Ad ostacolare la visione, come si può vedere dall’immagine, è la debole inchiostrazione come manifestato dalle numerose e minute falle di colore.
Una analisi di tutte le posizioni del foglio di Genova non ha dato alcun indizio sulla posizione di questo francobollo. Ho provato allora sulle tavole di Verona a causa della presenza di un bordino evidente che circonda un po’ tutto il fascio (figure 6 e 7); questo bordino è comune nelle soprastampe di Verona. Ma anche in questo caso il risultato è stato deludente. Solo riguardando ripetutamente la soprastampa alla ricerca di un qualche indizio, ho colto la leggera bombatura nella parte bassa destra del fascio. Come si può vedere nella figura 7, la base del fusto, sotto il nastro destro, non è in linea con la verticale del fusto sopra il nastro a causa di un leggero rigonfiamento. Difetti di questo tipo sono talora presenti nella tiratura di Roma, ma, non avevo preso in considerazione questa tiratura per il colore poco comune per i soprastampati nella capitale.
La verifica sulle tavole di Roma è risultata positiva: il 30 cent corrisponde alla posizione 85 della prima tavola. Oltre alla bombatura della base del fusto, nel mio foglio di riferimento corrispondeva benissimo la forma della testa ed era presente, anche se appena accennato, il ciuffetto visibile sul retro e piegato verso il basso (figura 6).
L’uso dei francobolli della tiratura di Genova non è stato molto frequente tanto che sulle corrispondenze provenienti dalla Liguria, si trovano essenzialmente soprastampati delle tirature di Roma e Verona perché sono gli unici che vennero distribuiti su tutto il territorio governato dalla RSI.
Il 30 cent qui descritto ha quindi una soprastampa che non presenta i caratteri peculiari della tiratura di Roma: senza bordino a delimitare il fascio, colore rosso da vivo sbiadito tendente al rosa e opaco. Ad uno sguardo veloce essa poteva benissimo essere attribuita alla tiratura di Genova. Anche in questo caso l’applicazione del metodo della plattatura ha diradato ogni nebbia.
1 Carlo M. Cis e Antonio A. Piga – “Repubblica Sociale Italiana – Una macchina da stampa nella storia della tiratura di Genova” (senza anno di pubblicazione), supplemento del vademecum, Ed. Laserinvest.
IL PRIORITARIO PRIMO PORTO
Dall’istituzione del servizio ad oggi (1997-2010)
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
PREMESSA
Una prima parte di questo studio è già stata inserita nel volume speciale “Serie Ordinarie d’Italia” che il CIFO (Collezionisti Italiani di Francobolli Ordinari) ha pubblicato in occasione del 200° numero del notiziario “Il Francobollo Incatenato”. Nell’articolo avevo esposto la cronologia delle emissioni, la presenza di differenti tirature per una stessa emissione, i falsi ed ho trattato in modo non completo il loro uso postale. In quella occasione ho presentato i risultati statistici relativi alla frequenza d’uso delle singole emissioni fino al 2003. In pratica ho presentato alcuni diagrammi, uno per ciascun anno, mettendo in evidenza i tempi e le modalità di sostituzione di una nuova emissione rispetto alla precedente. Gli invii analizzati sono stati esclusivamente quelli di primo porto ed il loro numero, pur relativamente elevato, è poca cosa rispetto alle tirature di questi francobolli. Ciononostante, i risultati statistici presentati hanno sicuramente una validità di carattere generale. Questo studio era abbastanza completo per il periodo tariffario 1999-2003 in cui la tassa per il primo porto è stata di € 0,62. In occasione del volume speciale ho anche analizzato gli invii del periodo compreso tra luglio 2009 e settembre 2010 per mostrare tempi e modalità di sostituzione tra il francobollo prioritario e la nuova ordinaria “Posta Italiana”. Mancava nell’articolo tutto il periodo intermedio corrispondente in pratica al secondo periodo tariffario del primo porto (€ 0,60) del francobollo prioritario che va dal gennaio 2004 al luglio 2009. Ricordo anche che il servizio prioritario è stato chiuso con decreto ministeriale del 12-5-06, ma la data di applicazione della nuova disposizione è stata variabile tra il 22 maggio ed il 1° giugno; volendo porre una data, penso che il 31-5-2006 (ultimo giorno a livello generale) possa essere considerata accettabile. A far data dal 1° giugno 2006 quindi i francobolli prioritari sono diventati ordinari. Il mantenimento delle tariffe, e, per quello che ci riguarda, quella per il primo porto (€ 0,60), ne ha consentito l’uso fino alla loro sostituzione con la nuova serie ordinaria “Posta Italiana” emessa il 7-7-2009. Con questo nuovo articolo presento il periodo completo (1999-2010) durante il quale i francobolli prioritari hanno assolto al servizio e gli invii di primo porto lettere per l’interno hanno avuto una sola variazione tariffaria. In questo nuovo articolo non ho voluto presentare un diagramma per ciascun anno, come nell’articolo citato, ho preferito comporre i singoli diagrammi raggruppandoli per periodo tariffario. In questo modo i diagrammi sono solo due; questa veste rende il tutto molto più facilmente comprensibile: sono maggiormente evidenti le modalità e i tempi di sostituzione di ciascuna emissione ed è anche possibile, osservando nell’insieme ciascun grafico, mettere in risalto i rapporti relativi tra le emissioni. Le modalità di indagine ed i risultati ottenuti sono, in filatelia, sicuramente una novità; è opportuno evidenziare che, se il campione è statisticamente rappresentativo dell’arco temporale indagato, le aree individuate da ciascuna emissione consentono di esprimere le frequenza relative di ciascuna di esse anche in assenza dei numeri reali delle tirature (qui intese come numero totale di francobolli stampati per ciascuna emissione). Ma più delle parole, gli stessi diagrammi esprimono tutta la loro eloquenza.
Prima di passare al clou dell’argomento, ricordo brevemente i periodi temporali interessati dal servizio (Fig. 1).
* I francobolli prioritari, diventati ordinari, sono stati stampati fino al 2009 per essere sostituiti dal 7-7-2009 dalla nuova ordinaria “Posta Italiana”.
FASE SPERIMENTALE
Il servizio prioritario fu preceduto da una fase sperimentale che è stata necessaria sia per verificarlo nei confronti dei consumatori, sia per ottimizzarne la rete; la pubblicità di Poste Italiane garantiva la consegna in 1 giorno dopo l’impostazione (esclusi i giorni festivi e prefestivi) se avvenuta entro l’orario limite prescritto (ore 18). La fase sperimentale ha avuto inizio l’ 1-12-97 ed era sufficiente applicare alle lettere ordinarie (£ 800 per il primo porto) una fascetta predisposta per il servizio prioritario per farle viaggiare, a sconto di tariffa, a condizione però di imbucare la corrispondenza entro le ore 12 nelle località di provincia ed entro le ore 17 nelle città capoluogo. La fascetta era di colore azzurro e di grande formato che richiamava il simbolo delle Poste disegnato da Franco Maria Ricci (Fig. 2), in evidenza la scritta PRIORITARIO in bianco.
Questa fase sperimentale avrebbe dovuto concludersi il 28 febbraio dell’anno successivo ed il primo di marzo il servizio sarebbe stato attivato in ambito regionale al prezzo di £ 1200 (per il primo porto) e da ottobre sul territorio nazionale. In realtà poi il servizio inizierà solo il 21 giugno 1999.
PRIMO PERIODO TARIFFARIO
Nel 1999, il 21 giugno, è nato il servizio prioritario, al momento era in vigore la doppia monetazione lire/euro e la tassa per assolvere il servizio era di 1200/0,62. L’unico francobollo predisposto doveva essere utilizzato obbligatoriamente anche per invii più pesanti che erano stati regolati sul multiplo del francobollo base. L’uso di altri francobolli (ordinari e commemorativi) era tassativamente vietato ed in alcuni casi gli addetti postali non hanno validato il loro uso. Era però chiaro che il divieto avrebbe procurato solo problemi agli addetti, tanto che i controlli sono diventati sempre più labili nel tempo. Questo periodo tariffario è durato fino al 31-12-03 ed è stato emesso un francobollo all’anno; essi riportano in ditta anche l’anno di emissione. I cinque francobolli emessi hanno una grafica molto simile e una evoluzione di alcuni caratteri che li rendono immediatamente riconoscibili ad eccezione degli ultimi due che differiscono solo per l’anno in ditta (Fig. 3).
Per verificare l’uso postale di ciascun francobollo prioritario (che nel proseguo chiamerò semplicemente prioritario), ho analizzato un grande numero di invii, li ho divisi per mese e, per ognuno, ho contato i quantitativi di ciascuno di essi. L’insieme dei dati mensili sono stati posti in successione temporale costruendo un grafico per ciascun periodo tariffario. Dal 2000 compreso ho potuto fare effettivamente un confronto tra i diversi prioritari che si sono succeduti nel tempo, ma, per il 1999 ho semplicemente valutato l’incremento relativamente al numero di invii di dicembre. Questo artificio mi ha permesso di creare un collegamento con i dati dell’anno successivo (Fig. 4).
Gli invii analizzati per tutto il primo periodo tariffario sono stati 2.316 e relativi prevalentemente alla Toscana ed alla Lombardia e con un discreto contributo della Sardegna e sono distribuiti abbastanza equamente nell’arco del periodo. Come accennato sopra, il campione analizzato non è piccolo, ma sicuramente poca cosa rispetto al numero dei francobolli stampati. Analizzandone un numero notevolmente superiore, il diagramma dovrebbe mostrare le linee di separazione tra le varie emissioni sicuramente più morbide, ma il loro andamento generale non dovrebbe cambiare molto. Questa affermazione deriva dall’analisi step by step portata avanti per il passaggio prioritario/posta italiana per il cui diagramma ho utilizzato ben 3998 invii. Questo diagramma è parte integrante della figura relativa al secondo periodo tariffario (v. oltre).
Nell’aggiornamento temporale di questo grafico (via via che ricevevo materiale dai miei supporters) ho potuto notare come inizialmente ho ottenuto una linea di separazione chiaramente spezzata, composta cioè da evidenti segmenti. Gli aggiornamenti successivi hanno modificato un po’ la posizione dei punti, ma contemporaneamente hanno addolcito sempre di più la spezzata fino a conferirgli un aspetto più vicino ad una curva continua. L’informazione che possiamo trarre da questa analisi/controllo è innanzitutto che la distribuzione dei francobolli avviene oggi in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale e che un’area a dimensioni più o meno regionale, anche se limitata, fornisce un risultato analitico non molto lontano da quello generale. Un’altra conferma a questa deduzione l’ho osservata analizzando gli invii, relativi al 2001, provenienti da un grande ufficio pubblico di Nuoro. In questo caso non si è trattato di grandi numeri, poco più di un centinaio di plichi, ma il grafico relativo era abbastanza simile a quello generale.
Passiamo ora ad analizzare in dettaglio il grafico relativo a questo primo periodo tariffario. Nelle caselle rettangolari poste in alto vi sono gli anni solari interessati; in basso i mesi per ciascun anno, individuabili dalle iniziali (una su tre per snellire il disegno); in ordinata la scala delle percentuali. Le aree colorate corrispondono ad una emissione nella quale è riportato il millesimo che la contraddistingue. È evidente che le emissioni hanno avuto un uso che è andato oltre l’anno in cui sono stati stampati, ad eccezione dell’emissione 2003, a causa del cambio di tariffa.
Durante questo primo periodo tariffario le emissioni si sono susseguite con cadenza abbastanza regolare, come pure la sostituzione di ciascuna di esse da parte di quella successiva. Ciò si deduce dal grossolano parallelismo delle linee di separazione dei campi; un carattere interessante sono le code dei rimasugli utilizzati negli anni successivi che hanno prodotto, in alcuni casi, anche usi tardivi. Il piccolo pallino in corrispondenza del giugno 2002 è dato da un solo invio dell’emissione 2000, ma ci sono usi ancora più tardivi all’inizio ed alla fine del 2003. Anche il prioritario del 1999 ha avuto alcuni usi tardivi nel 2002. Solo quello del 2003 non mostra usi negli anni successivi a causa della variazione tariffaria del 1.1.04; questo francobollo però è passato dal primo porto per l’interno a quello per la zona 1 (Europa e bacino del Mediterraneo), tariffa valida fino al 31-5-2006. Comunque, quasi tutti questi francobolli, specialmente le emissioni 2002 e 2003, sono stati abbondantemente usati fuori tariffa dopo il 2003.
Un altro dato molto interessante che si può ricavare è che l’area occupata da ciascuna emissione ci suggerisce la loro abbondanza relativa. In altre parole la misura delle aree consente di calcolare la percentuale relativa delle emissioni. Per questo primo periodo tariffario, grosso modo, possiamo affermare che, essendo le superfici abbastanza simili per tutte le emissioni, anche le tirature di questi francobolli, per quanto sconosciute in numero assoluto, nella realtà dovrebbero essere state molto simili ad eccezione della solita emissione 2003.
Nella tabella di figura 5 sono riportati i valori percentuali relativi alle aree riportate nel grafico di Fig. 4, mentre nel diagramma che segue (Fig. 6) è riportato un istogramma che visualizza la frequenza relativa delle emissioni. Emerge in modo più che evidente la elevata similitudine dei quantitativi di francobolli stampati per ciascuna emissione.
SECONDO PERIODO TARIFFARIO
Il primo gennaio 2004 sono state apportate variazioni nelle tariffe. Innanzitutto, a differenza del periodo precedente, gli scaglioni successivi di peso non sono contraddistinti da un multiplo della tassa del primo porto; inoltre, per eliminare gli “spiccioli”, le tariffe sono state trasformate in multipli di 5 avvantaggiando la spedizione di primo porto, che ha subito una diminuzione di 2 centesimi, ma aumentando di ben 16 centesimi quella del secondo porto. Durante questo secondo periodo tariffario sono stati emessi cinque prioritari da € 0,60 per coprire la tassa del primo porto. I francobolli sono tutti uguali e si differenziano esclusivamente per l’anno riportato in ditta, ne è esente solo l’ultimo che manca anche della targhetta blu con scritte bianche associata a tutti i prioritari precedenti (Figura 7).
Lo studio di questo secondo periodo tariffario è stato supportato da ben 10.035 invii provenienti dalle province di Parma, Milano, Grosseto, Pescara, Cesena e Nuoro; la corrispondenza è prevalentemente regionale, ma non mancano arrivi da altre regioni. In pratica posso affermare che questo campione sia effettivamente valido sul piano statistico in quanto rappresenta uno spaccato abbastanza completo dell’Italia centro-settentrionale. La figura 8 mette bene in evidenza come la distribuzione quasi ordinata delle emissioni del primo periodo manca totalmente in questo secondo. Questa forte eterogeneità delle aree fornisce una serie eccezionale di informazioni.
Innanzitutto bisogna evidenziare che la prima fornitura di prioritari da € 0,60 è stata stampata con il metodo tipografico (2004-t), come tutte le altre emissioni che l’avevano preceduta. A causa di un cambio di produzione, il Poligrafico ha adottato il metodo rotocalcografico (2004-rc). Questo cambiamento è stato adottato sin dal mese di marzo per il valore da € 0,60 e da 1,40; gli altri valori sono apparsi in giugno (€ 0,80, 2,00 e 2,20). Questa variazione, relativamente al valore in questione (0,60), ha prodotto una serie incredibile di vicende volute, ma anche non volute, che hanno generato ben quattro differenti tirature nell’arco di pochi mesi, cinque se consideriamo anche quella tipografica.
– In gennaio viene emesso il francobollo stampato in tipografia.
– In marzo si passa ad un francobollo tutto diverso stampato in rotocalcografia. Questa seconda tiratura (qui è il caso di usare questa parola) è stata prodotta senza il tratteggio percé en lignes lungo i bordi verticali del foglio, mancanza che ostacolava la separazione dei francobolli adiacenti i bordi.
– Quasi immediatamente viene prodotta una nuova tiratura con i bordi separabili.
– A breve compare una nuova versione che presenta, oltre alle scritte blu descrittive lungo il bordo sinistro, anche una barretta dello stesso colore posta in orizzontale in corrispondenza del 36° esemplare.
– Nella seconda metà dello stesso anno compare una nuova tiratura con le scritte e la barretta di colore nero.
Naturalmente di tutte queste tirature, i francobolli su busta conservano poco e nulla. L’unica differenza evidente è tra i due francobolli prodotti con i differenti metodi di stampa, mentre per le quattro tirature stampate con il metodo rotocalcografico è possibile solo tentare uno studio per verificare se la carta utilizzata possa consentirne una qualche distinzione. Di certo le prime tirature avevano carta opaca, molto ben distinguibile dalle successive, ma occorrerebbe uno studio specifico sulle strisce verticali sinistre di foglio per verificare la validità di questa ipotesi. Per il momento il mio grafico riporta solo la distinzione tra il prioritario tipografico (2004-t) e quello rotocalcografico (2004-rc).
Il campo della prima tiratura è molto limitato, rispetto a quello occupato dal rotocalcografico che però potrebbe, se si troverà la giusta chiave di lettura, essere suddiviso in sotto aeree specifiche. Sulla base di quanto è al momento noto, possiamo però confermare quanto dedotto dalle sigle alfanumeriche presenti nel bordo destro dei fogli e cioè che l’emissione rotocalcografica con il millesimo 2004 è stata ristampata per ben tre anni: 2004 (BA), 2005 (CA) e 2006 (DA). L’emissione millesimata 2005 è apparsa nel novembre ed è stata utilizzata fino a metà dell’anno successivo con una limitatissima coda fino all’inizio del 2007. Questa emissione dovrebbe avere la sola sigla alfanumerica CA, come se fosse stata stampata interamente nel 2005, ma probabilmente è continuata anche l’anno successivo senza apportare variazioni alla sigla. Il suo quantitativo stampato non dovrebbe essere stato elevato, sicuramente molto minore di quello millesimato 2004. Il grafico mostra chiaramente la sua diffusione prevalentemente durante la prima metà del 2006, infatti a luglio compare la nuova emissione (millesimata 2006); quest’ultima è stata stampata con la targhetta blu che contraddistingue la posta prioritaria, ma il servizio specifico è terminato l’1 giugno precedente. È evidente che l’emissione era stata predisposta per la stampa in data antecedente a quella del decreto che ha sancito la fine del servizio.
Durante la prima metà del 2006 coesistono entrambe le emissioni 2004 e 2005 e la cosa strana è che durante questo anno sono note ristampe con sigla DA del prioritario 2004, ma non del 2005. L’emissione 2006 ha avuto vita brevissima, da luglio ad ottobre, momento in cui il Poligrafico recepisce il decreto di chiusura del servizio prioritario e provvede alla emissione della nuova versione senza millesimo. Quest’ultimo non è stato seguito da nessuna altra variazione fino alla comparsa della nuova serie ordinaria Posta Italiana (7-7-2009); esso ha vissuto per circa tre anni ed è stato interessato da ben quattro ristampe ufficiali caratterizzate dalle sigle DA, EA, FA e GA. Il passaggio tra quest’ultimo francobollo prioritario e la nuova ordinaria è stato relativamente veloce ma non totale, uno strascico decisamente continuo ne manifesta la presenza un po’ dappertutto sul territorio indagato anche se con quantitativi molto limitati. Anche in questo caso le aree riportate nel grafico (Fig. 8) consentono di stimare le quantità relative delle emissioni (Fig. 9).
Nella tabella di figura 9 sono riportate le percentuali relative riprodotte anche graficamente nell’istogramma di Fig 10. I dati di questo secondo periodo tariffario sono veramente interessanti e dimostrano come l’emissione 2006 sia quella con il minor numero di francobolli stampati; seguono naturalmente l’emissione 2004 tipografica e quella del 2005. Vorrei ancora insistere sulle differenti tirature dell’emissione 2004 rotocalcografica in quanto ritengo che alcune di queste (ad esempio quella senza percé en lignes lungo i bordi verticali) possano essere ancora meno frequenti di quella del 2006.
CONCLUSIONI
I risultati che sono scaturiti da questo studio mi sembrano molto interessanti. Pur avendo seguito la successione delle emissioni del prioritario, molti di noi avevano intuito che alcune di quelle del valore da 60c hanno avuto tirature (nel senso di numero di francobolli stampati) non elevate. Ma, penso anche che nessuno di noi si sarebbe immaginato un risultato come quello presentato in questo studio. Ad ogni modo, bisogna sempre tenere presente che stiamo trattando di francobolli ordinari, di norma, ad elevata tiratura e, anche se le percentuali di alcune emissioni sono basse, è sempre una questione di relatività. Certamente sarebbe molto interessante avere anche solo un’idea di massima dei quantitativi stampati dall’I.P.Z.S. di almeno una di queste emissioni, se ciò fosse possibile, si potrebbero calcolare anche quelle di tutte le altre. In ogni caso le percentuali d’impiego, dei francobolli delle emissioni relative al 2004-t, 2005 ed in particolare quella del 2006 dal punto di vista storico postale rendono i documenti affrancati con questi specifici francobolli sicuramente poco comuni ed interessanti. Su questa base un’ulteriore analisi statistica comparativa, potrebbe far emergere ulteriori interessanti dati sulla rarità dei documenti affrancati con alcuni degli altri valori corrispondenti agli usi secchi dei valori da 0,77 – 1,86 e 4,13 che hanno avuto un impiego temporale molto limitato. Sicuramente rari sono, in uso singolo appropriato, lo 0,77 e l’1,86 millesimati 2003; quello da 4,13 solo per il 2003 in quanto la variazione di tariffa non ha consentito l’uso isolato di quello millesimato 2003. Sono sicuro che, avendo un po’ di materiale disponibile, si potrà evidenziare come anche nel periodo contemporaneo più recente vi possano essere delle rarità di interesse storico postale. Alcune considerazioni in merito le avevo già esposte nel volume speciale “Serie Ordinarie d’Italia” edito dal CIFO.
CREDITI E RINGRAZIAMENTI
Tutti gli studi, a cose fatte, non manifestano nella loro pienezza il complesso lavoro che è stato necessario per la loro realizzazione. Questo che ho presentato non è da meno, anche se, con due diagrammi, ho raccontato quasi tutta la storia del periodo dei prioritari ed a leggerlo può sembrare che sia stata fatta una semplice carrellata degli ultimi anni recenti. In realtà è stato necessario un lungo ed estenuante periodo di raccolta e catalogazione che ad alcuni di coloro che mi hanno procurato il materiale e che mi conoscono poco mi ha fatto certamente apparire un po’ matto. Con tutti mi sono raccomandato di non dire mai “di questo ne ho messi tanti, lo posso buttare via”. Ad alcuni ho cercato di spiegare che il materiale mi serviva per studio, ma anche questa spiegazione non è stata di facile comprensione. Agli occhi dei “non addetti ai lavori”, uno che studia i francobolli già appare come un essere strano, se poi dichiara di farlo su francobolli da buttare via perché ce ne sono tanti, allora si che l’incomprensione aumenta e, forse, sono passato ancora di più per matto. Ad ogni modo, una cosa è certa: la redazione di questo articolo è stata possibile solo grazie ad amici, conoscenti, funzionari e imprenditori che mi hanno rifornito di tutta la posta affrancata che hanno ricevuto. Per questo motivo mi fa molto piacere esprimere un ringraziamento pubblico che sento più che doveroso. Con grande piacere ringrazio Maddalena di Cesena, Giuseppe di Nuoro, Leonildo di Pescara, Betta e Giovanni di Parma, Claudio di Milano e tutte le aziende che si sono rese disponibili e che non posso nominare per la privacy.