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Nicola Luciano Cipriani

serie ordinarie

PIAZZA DELLA SIGNORIA -FIRENZE FALSO

Ketty Borgogno e Nicola Luciano Cipriani

Premessa

Oggi vi parliamo di un nuovo ritrovamento relativo al francobollo di Piazza delle Signoria (figura 1) della serie ordinaria Piazze d’Italia.

Figura 1 – Piazza Signoria di Firenze, il valore maggiore della serie ordinaria piazze d’Italia.

Di questo francobollo ne sono stati trovati alcuni esemplari falsi. Non è una grande novità, prima o poi sarebbe uscito. Perché? Per il semplice fatto che mai come negli ultimi anni l’attività dei falsari è stata così intensa. Dal 1999, con l’emissione dei francobolli dedicati al servizio prioritario, la produzione delle imitazioni per frodare il servizio postale si è intensificata in modo esponenziale. Mentre le altre serie ordinarie come Alti Valori euro e Donne nell’Arte hanno visto saltuarie imitazioni, con i prioritari è iniziata una ascesa che ha avuto il culmine nelle imitazioni del 2011: furono riprodotti in grandi quantitativi tutti i valori in corso. Con l’emissione della bustina che vola, nota come ordinaria Posta Italiana, sono stati imitati quasi tutti i valori, in pratica quelli di uso più comune compreso i due valori alti per le registrate. Le imitazioni di questa serie hanno avuto una evoluzione anche nelle caratteristiche di stampa; è stata variata la forma di stampa dell’embossing digitale usata per simulare l’effetto rilievo della calcografia. Prima molto grossolana, poi molto più minuta, infine eliminata completamente. Ma ora che la bustina volante ha lasciato il testimone alla nuova ordinaria Piazze d’Italia, è rimasto in uso essenzialmente il valore da 95 cent falsificato usato tranquillamente in parallelo con quello originale. Sicuramente ci sono ancora molti “invenduti” falsi di Posta Italiana a disponibili sul mercato; questo non toglie però che anche i falsari si siano dovuti aggiornare ed hanno iniziato a falsificare la nuova ordinaria. Qualcuno asserisce che questi falsi siano indirizzati più ai collezionisti che per frodare la posta. Pensiamo invece il contrario perché in ambito filatelico il mercato si saturerebbe molto velocemente.

Per certo ci era giunta notizia di un falso del valore più comune, piazza della Repubblica di Roma, ma non lo abbiamo ancora mai visto. Se ora è saltato fuori Piazza della Signoria che è il valore maggiore, è possibile pensare che probabilmente sia stata falsificata tutta la serie. Il livello raggiunto dai falsari è piuttosto buono se lo paragoniamo a quello delle imitazioni dei primi prioritari, però come tutte le imitazioni, qualcosa che consente di riconoscerle c’è sempre. L’unico modo per farle identiche agli originali è l’uso dello stesso sistema di stampa e dello stesso cilindro, ma vista questa impossibilità, continueremo anche per il futuro ad individuare quei caratteri distintivi che ad uno sguardo frettoloso sfuggono facilmente. Una considerazione di Cipriani: “Quando con i miei articoli ho cercato di informare i collezionisti, sia per metterli in guardia sia per chi li colleziona, mi rendevo conto che a seguito di ogni mio articolo, dopo un po’ di tempo usciva un falso da cui era stato eliminato qualche difetto macroscopico che avevo denunciato. Sarà stata una sensazione, ma l’ho realmente sentita”.

Ma veniamo al nostro francobollo fiorentino (nel soggetto). Elencheremo tutte le differenze per argomento anche se il riconoscimento della fustellatura potrebbe essere l’elemento più evidente visto che si tratta sempre della stessa in auge dal 2011 e descritta in tanti articoli precedenti di Cipriani. Questo elemento rivela la comune origine di tutte queste imitazioni. Sono passati ben nove anni e sembra che nessuno sia interessato a scoprire questa rete fraudolenta. Sembra di essere nel 1948 con il falso da 10 lire grigio della democratica: è bastato un semplice controllo per far scattare la polizia postale che in breve tempo bloccò il falsario.

Il confronto tra l’originale e l’imitazione (figura 2) può certamente far passare per buono anche il secondo senza destare dubbi per la sua buona realizzazione, ma un occhio attento si rende conto subito che ci sono strane differenze che presentiamo in progressione.

Figura 2 – confronto originale (a destra) e falso. A prima vista sembrano identici anche se con leggere differenze cromatiche che possono passare inosservate, ma sono visibili alcuni caratteri che stimolano dubbi.

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La fustellatura

Come accennato, questa tipologia di taglio è abbastanza differente da quella utilizzata dal Poligrafico tanto da avere alcuni elementi che aiutano anche i meno esperti a riconoscerne la non originalità. La fustellatura nell’imitazione ha i quattro dentoni d’angolo arrotondati (figura 3), mentre quella originale li ha leggermente sagomati quasi a punta di lancia.

Figura 3 – Fustellatura laterale destra, in alto l’originale. i dentoni d’angolo nella fustellatura originale sono leggermente lanceolati, mentre in quella dell’imitazione i dentoni angolari sono palesemente arrotondati.

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Questo carattere, negli originali, non si ripete pedissequamente e perfetto su tutto il foglio, a volte può apparire leggermente meno sagomato, ma dentoni angolari di questo tipo sono pochi sull’intero foglio tanto che su almeno tre il carattere leggermente lanceolato è sempre evidente. Oltre ai dentoni angolari, sono differenti anche i singoli denti, più stretti nell’imitazione e talora a punta, ed anche più incisi, come se il fustellatore fosse più grossolano di quello originale. La minore larghezza dei denti si può vedere bene in prossimità delle punte.

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La carta

Spessore e pesantezza della carta sono molto simili, circa 20 grammi a foglio e molto simile è anche l’elasticità del duplex di carta. Differente invece è il colore (figura 4) che nell’imitazione è decisamente bianco brillante (nelle scansioni mostra un colore celestino), mentre l’originale ha una carta leggermente avorio.

Figura 4 – L’imitazione, a sinistra, ha carta bianca, l’originale l’ha invece avorio chiaro.

Il dato del colore della carta potrebbe subire variazioni in dipendenza della tiratura sia per l’imitazione che per l’originale. Una cosa possiamo dire sul colore della carta di questo ultimo, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che questo valore non abbia ancora avuto ulteriori tirature in quanto stampato in numero consistente nel 2016 e lo scarso uso postale (2° porto per l’oceania) non ne hanno richiesto ristampe. E’ stato usato sporadicamente per affrancare alcune registrate, ma per lo più procurate da collezionisti desiderosi di averlo su busta o usato. Negli uffici postali non è stato usato che raramente. Questo per dire che il colore della carta dell’originale dovrebbe essere quello descritto.

All’analisi in luce viola (Wood) è risultato che l’imitazione risponde un po’ di più sul lato stampato rispetto alla carta originale (figura 5), mentre sul retro, il supporto siliconato fornisce una risposta invertita. L’originale è leggermente più brillante del supporto dell’imitazione.

Figura 5 – Alla luce viola, l’imitazione (a sinistra) reagisce maggiormente dell’originale. Il supporto siliconato sul retro invece inverte la reazione al viola.

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la stampa

Bisogna riconoscere che la vignetta è stata riprodotta piuttosto bene e questo è l’elemento che fa certamente passare questo falso inosservato agli occhi dei più. Ma con uno sguardo attento si notano alcune differenze che potrebbero far pensare a piccola curiosità dovute alla stampa calcografica, altre invece che fanno venire realmente il dubbio: ma è un falso o un nuovo cilindro? Passiamole in rassegna.

Il colore grigio è più scuro, tendente al nero e con i tratti stampati in offsett più grossolani che fanno perdere l’eleganza del tratto inciso e sottile dell’originale. Quest’ultimo è molto più elegante e sono maggiormente percettibili gli effetti di profondità dell’immagine.

I differenti particolari della stampa che abbiamo rilevato sono riprodotti nelle sette figure che seguono, l’originale è in alto o a destra.

1- L’angolo sinistro della sommità di Palazzo Vecchio manca (figura 6), potrebbe sembrare una perdita di inchiostro dovuto al sistema calcografico, in realtà manca perché, con ogni probabilità squadrando il riquadro della B è stato mangiato l’angolo del palazzo.

Figura 6

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2- La statuta del Nettuno (figura 7), noto ai fiorentini come Biancone, ha la testa più diritta e larga, nella mano destra manca una piccola parte di scultura, nel complesso è completamente differente.

Figura 7

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3- La parte alta della facciata al di sopra degli archetti aggettanti (figura 8), nella imitazione presenta numerose piccola chiazze bianche che non sono presenti nell’originale. Queste falle di stampa credo siano volute perché la stampa offsett non dovrebbe produrle in quanto derivata da un clicè fotografico ed anche perché abbiamo otto esempalri e sono tutti perfettamente identici. L’imitazione potrebbe anche derivare da una foto di un foglio difettato.

Figura 8

4- La torre di Arnolfo (figura 9) nell’originale presenta una differenza chiaro-scuro delle due pareti, illuminata ed in ombra, maggiore rispetto all’imitazione più scura. Le finestre dell’imitazione sono meno evidenti.

Figura 9

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5- La trama della pavimentazione di Piazza della Signoria (figura 10) è differente. Nell’imitazione il gioco delle ombre è meno contrastato rispetto all’originale e le alternanze tra linee e punti sono stati realizzati con retini nell’imitazione, incisi invece uno per uno nell’originale tanto che non ci sono tratti uguali ma piccoli segmenti.

Figura 10 – Particolare della pavimentazione.

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6- La Loggia dei Lanzi (figura 11) nella quale sono esposte alcune opere famose tra le quali il Perseo di Benvenuto Cellini, Ercole e il Centauro ed il Ratto delle Sabine del Giambologna (la seconda è una copia) più altre statue di origine romana; l’unica relativamente moderna è l’ottocentesco gruppo di Polissena di Pio Fedi. Questo splendido luogo nell’imitazione, pur avendo meno contrasto luci/ombre rispetto all’originale, appare più marcato per le parti nere.

Figura 11 – La loggia dei Lanzi.

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7- dulcis in fundo, lo sfondo del cielo (figura 12). Nell’originale si parte dall’alto con linee saltuariamente interrotte ed inclinate verso destra; le linee passano abbastanza repentinamente ad un tratteggiato obliquo che si dirada verso il basso. In questo cielo inciso non si notano interruzioni nette. Nella imitazione invece tutto il cielo è stato fatto con un retino composto da quattro strisce orizzontali. In alto con linee continue inclinate come nell’originale ed avente altezza di circa 11,5 mm, segue la seconda fascia avente altezza di 3,25 mm costituita da linee segmentate con la stessa inclinazione. La terza è a piccoli segmenti molto corti, mentre quelli della fascia più bassa sono veri puntini. Le freccette verdi indicano il passaggio di retino tra una fascia e l’altra.

Figura 12 – Le fasce retinate del cielo.

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8- Anche le dimensioi totali del disegno sono differenti, 18,4 x 31 nell’imitazione e 18,8 x 31,4 nelloriginale, in millimetri naturalmente.

9- Non è possibile tacere del tipo di stampa dei codici presenti sul bordo di foglio destro.

Iniziamo dal codice prodotto (figura 13), più noto come codice a barre tanto amato da alcuni collezionisti e che ha rianimato per un certo periodo le vendite delle novità.

Figura 13 – Il codice prodotto.

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Questo codice (detto appunto prodotto) indica il prodotto, vale a dire il tipo di francobollo. Per tutti i fogli stampati dal Poligrafico del francobollo Piazza della Signoria, il codice prodotto è sempre uguale perché indica questo e solo questo francobollo. Tale codice differisce per francobolli di diverso valore e diversa emissione. Come si vede molto bene dall’immagine, il codice è stato realizzato bene nel carattere e dimensione (imitazione in basso), ma non corrispondono assolutamente le successioni delle barre. Questa successione non è altro che la traduzione in barre del numero arabo sottostante e quindi devono necessariamente coincidere.

Il codice alfanumerico (figura 14, in alto) e quello a barre (figura 14, in basso) che invece contraddistinguono ciascun foglio corrispondono alla numerazione progressiva e tutti i fogli stampati dal Poligrafico sono in successione numerica, indipendentemente dal tipo di emissione.

Figura 14 – Il codice alfanumerico in alto e la sua traduzione a barre in basso.

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Si chiama Codice Alfanumerico cioè composto da una parte in lettere ed una in cifre arabe. La forma a barre, anche in questo caso è la traduzione del codice alfanumerico e quindi cresce di una unità per ogni foglio successivo.

Il codice alfanumerico originale, questa volta è a sinistra in quanto dell’imitazione abbiamo solo l’ultima cifra: il 4. Per quanto riguarda la versione a barre invece, come al solito, è in alto l’originale.

La differenza di tipologia di stampa è talmente chiara che non necessita di spiegazioni. È importante invece spiegare perché. Rappresentando una numerazione crescente, questo codice non può essere inciso su un cilindro di stampa, ma deve necessariamente essere stampato da un sistema indipendente. Si tratta infatti di un sistema laser controllato che numera in modo progressivo tutti i fogli. Questo tipo di stampa non può essere assolutamente perfetto e pulito. La perfezione di questo codice nell’imitazione ne rivela tutta la sua falsità. Nei falsi infatti tale codice è parte integrante del cliché di stampa ed in tutti i fogli è sempre uguale.

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I colori e le vernici

Come per tutti i francobolli ordinari, ma non solo, abbiamo assistito a leggere varianti cromatiche tra lotti di stampa differenti, quindi osservando in parallelo l’imitazione e l’originale notiamo, ponendovi attenzione, una leggera differenza cromatica del verde, ma potrebbe anche passare inosservata proprio per quanto detto sopra. Però se accostiamo le due lettere B notiamo che non siamo solo di fronte ad un leggero diverso cromatismo, ma a due lettere completamente differenti (figura 15).

Figura 15 – le due lettere B mostrano chiaramente differenze di stampa, a destra l’originale.

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Innanzitutto la B dell’imitazione è più bassa (5,1 mm) di quella dell’originale (5,3 mm), la largheza invece è identica (4,7 mm); non solo, è diversa anche la retinatura: tratti più marcati e quadratini più piccoli nell’imitazione.

Anche la minuta scritta laterale (figura 16) mostra piccole differenze nella dimensione e nella maggiore intensità di colore delle lettere mini. Molto più marcate nell’originale (a destra) ed anche di maggiori dimensioni rispetto all’imitazione.

Figura 16 – la microscrittura.

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La scritta italia ha dimensioni identiche in entrambi (7,4 x 2 mm), quello che le distingue è il tono di colore (figura 17), decisamente marrone nell’imitazione, metallizzato dorato scuro nell’originale (a destra).

Figura 17 – La scritta italia.

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Le macchie di colore in testa alle lettere nell’originale sono una modestissima varietà di stampa.

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Il coronamento della descrizione dei colori lo facciamo con l’embossing digitale, la solita vernicetta plastica trasparente a spessore che viene utilizzata per dare rilevo a molte scritte pubblicitarie su biglietti da visita, depliant ecc. nel caso di questo falso, è stato utilizzato un embossing molto fine che nulla ha a che vedere con i primi tentativi di imitare la calcografia nella serie della bustina che vola. Su questo francobollo l’embossing è tanto fine da non percepire differenza passando il polpastrello su entrambi, originale e imitazione. Però l’embossing è molto ben visibile, è sufficiente farci riflettere la luce e compare come per incanto (figure 18).

Figura 18 – la visione in luce radente dell’imitazione ne mette in risalto la vernice plastica trasparente (embossing digitale).

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La luce radente ne mette in evidenza la sua presenza grazie al potere riflettente della sua superficie simile a quella del vetro anche se con piccolissime asperità.

La carrellata di ingrandimenti (figure 19, 20 e 21) è molto utile per verificare la presenza di questa vernice che evidenzia anche dove è presente: su tutte le parti a stampa nel tentativo di produrre lo stesso effetto della calcografia.

Figura 19 – L’embossing digitale sovrapposto alle parti stampate, particolare della lettera B e della parte alta del palazzo.

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Figura 20 – L’embossing digitale sovrapposto alle parti stampate, particolare della microscrittura, dello sfondo del cielo e della scritta nera.
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Un’ultima cosa è ancora da evidenziare sui colori descritti, abbiamo infatti asserito che il colore dell’imitazione è più scuro, ma guardando entrambi con un confronto visivo diretto, l’imitazione appare con un tono leggermente più beige, quindi sembrerebbe più chiaro. Questo è solo un effetto cromatico dovuto alla sovrapposizione dell’embossing sul nero della stampa.

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La tracciatura

è un elemento che Cipriani da tempo ha messo in evidenza per distinguere i falsi adesivi. La tracciatura verticale (figura 22) è ruotata di 90 gradi per utilità di impaginazione.

Figura 22 – la tracciatura laterale, in alto l’originale. Si noti la dimensione del lato corto di ciascun rettangolo che contiene un differente numero di incisioni, maggiore nell’originale.

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Come si può notare, quella originale (in alto) è leggermente più lunga dell’imitazione ma ciò che maggiormente deve essere notato è la differenza del numero dei taglietti della tracciatura (perce en ligne). Nell’imitazione sono 9, nell’originale uno in meno.

Parimente differente è la tracciatura orizzontale (figura 23), in questo caso l’originale (in alto) ha ben due tagli in più anche se la lunghezza totale è molto simile.

Figura 23 – la tracciatura orizzontale, in alto l’originale. In questo caso si tratta del lato lungo ed ancora si nota un maggior numero di incisioni nell’originale. .

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Da dire anche che nell’originale le incisioni verticali sono più lunghe di quelle orizzontali, di conseguenza, in corrispondenza delle intersezioni si ha sempre una croce simmetrica con il tratto verticale più lungo tipo croce di San Giorgio a sviluppo verticale, nelle bandiere invece ha sviluppo orizzontale. Nella imitazione invece, la croce è ancora simmetrica, ma con i tratti verticale ed orizzontale esattamente uguali come nella croce greca.

Conclusioni

La descrizione di questo falso è stata decisamente lunga ma necessaria per sviscerare tutti i punti di discordanza che sono emersi nel confronto con l’originale. Riteniamo quindi che sia più utile per i collezionisti estrarre ed evidenziare gli elementi di maggiore visibilità per snellire il riconoscimento dei falsi. Riteniamo che i punti più direttamente riconoscibili siano tre: la fustellatura, il codice alfanumerico e la riflettanza dell’embossing digitale

1- la fustellatura ed in particolare i quattro dentoni angolari sono gli elementi di visione immediata (figura 24).

Figura 24 – I dentoni angolari .

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2- Il codice alfanumerico (figura 25) e la sua traduzione in codice a barre, nell’originale (a destra), hanno caratteristiche di stampa peculiari, sono stampati con sistema laser e sui fogli aumentano di una unità in progressione.

Figura 25 – I caratteri del cod. alfanumerico.

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Nei falsi invece, il codice alfanumerico è parte integrante del cliché di stampa ed è fisso e uguale per tutti i fogli. Oltre al tipo di stampa, è differente anche il carattere (figura 25 a sinistra).

3- Infine l’embossing, presente solo nel falso, è anch’esso molto ben visibile a luce radente. È sufficiente infatti posizionarlo in modo adeguato per fargli riflettere la luce, per altro molto semplice da eseguire, per riconoscere molto facilmente l’imitazione (figura 26).

Figura 26 – L’embossing digitale.

Si notino i punti che brillano, sono concentrati sulle parti stampate e radi in quelle bianche. In questo caso si nota anche un leggero fuori registro tra la scritta italia in marrone e l’embossing, spostato leggermente a sinistra

IL 20 CENT DONNE NELL’ARTE CON DENTELLATURA SPOSTATA IN ALTO

Nicola Luciano Cipriani

 

Questo articolo è stato oggetto di due brevi note su Il Francobollo Incatenato (n. 245, novembre 2014, e n.247, gennaio 2015) e di una flasch news del CIFO del 25.10.2014. ripropongo qui un articolo unico con l’aggiornamento dei ritrovamenti.

Dopo un primo ritrovamento (figura 1) comunicato con la flasch news del 25.10.2014, Stanislao Auletta mi inviò altre due immagini.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 1 – il primo frammento che ho descritto per pubblicare la notizia del fantastico ritrovamento

Dietro suo consenso, divulgai queste nuove immagini che rappresentano un casuale e particolarissimo ritrovamento di un documento interno di Poste Italiane, come successivamente ho potuto dimostrare. Questa varietà è molto bella e, soprattutto naturale, come piace alla maggior parte di noi. Decisamente, tra le tante varietà delle Donne nell’Arte, ne abbiamo viste tante e realmente di tutti i colori, questa è senza dubbio da porre negli scalini alti per alcuni motivi: a) è una varietà genuina, b) lo spostamento della dentellatura ha trasferito la scritta ITALIA € 0,20 in alto e notiamo anche lo spostamento del tralcio rosa lilla verso l’alto e leggermente a sinistra, c) non sembra che ce ne siano tanti. Quest’ultima osservazione è un po’ generica, ma sarà impossibile riuscire a trovare i cento francobolli che componevano il foglio. L’uso interno ad un ufficio postale ne limita certamente la diffusione verso l’esterno ed anche recuperare vecchi moduli è ormai un’impresa, anche perché molto spesso questa roba è andata al macero per una disposizione interna della pubblica amministrazione.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 2 – il 20 cent dell’affrancatura di figura 1. Splendida varietà!

Al di la di tutto, comunque, augurando che qualche altro fortunato riesca a trovare altri 20 cent con questa varietà, mi da gioia trasferire a voi, amici lettori, lo straordinario entusiasmo con cui Stanislao mi ha raccontato la sua scoperta e che vi riporto integralmente.

Qualche aneddoto particolare sul ritrovamento? È stato quando ritagliando altri francobolli che colleziono su vari frammenti che amici-parenti e altri (conoscendo la mia passione) mi conservano per poi consegnarmeli, dicevo, mentre ritagliavo il frammento, l’occhio mi diceva che c’era qualcosa che non quadrava su quei francobolli. Riprendendo di nuovo il frammento messo da parte insieme ad altri, lo esaminavo più attentamente e vedevo che quella donna mi ammiccava sempre di più, ma non ero subito riuscito ad inquadrare cosa, ma continuando a guardarlo improvvisamente mi sono accorto della sua varietà. Non immagini la gioia e la sensazione che ho provato …. peggio di un bambino … ci mancava solo che saltellavo ….. allora ho ripreso di nuovo gli altri frammenti che avevo già ritagliato e notavo che addirittura ne avevo trovato altri due. Quello che posso dirti e che pur analizzando e guardando migliaia e migliaia di altri ordinari, seppur trovavo sempre qualche varietà, una bella e inedita come questa non l’ho mai vista.

E nemmeno noi, caro Stanislao! Ti faccio, quindi, un ringraziamento pubblico a nome di tutti gli appassionati collezionisti.

Nell’articolo pubblicato sul n. 245 di questo notiziario e sulla news di “CIFO informa” del 25.10.14, presentai l’immagine di figura 1 ed il particolare di fig 2. Dissi che, dopo aver provato con un software di grafica nel tentativo di dare una maggiore definizione all’annullo, di non essere stato in grado di individuare la località d’uso. Oggi con i tre frammenti, sono riuscito a decifrare la località ed il CAP (figure 3 e 4); si tratta dell’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040), ubicato a sudest del Vesuvio (in provincia di Napoli), in via Passanti Flocco.

Nelle stesse comunicazioni mi posi la domanda sulla tipologia di uso di questa varietà; grazie alle lettere “od.” leggibili al di sotto della varietà nella parte alta destra delle figure 1 e 2, e alle scritte a penna, coperte parzialmente dal francobollo, ipotizzai un uso su modelli interni delle poste.

Nella figura 3 riporto il secondo frammento su cui non si nota alcun segno che possa sporgere da sotto i francobolli; nella figura 4 invece riporto il terzo frammento e si intravede un “3” ed un pezzetto di “L”, i quali, sommati alle lettere “od.” della figura 2, danno un elemento in più che si possa trattare proprio di un modello interno delle poste. Dovrebbe trattarsi di un modulo dell’Ufficio Riscossioni.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 3 – il secondo ritaglio, questa volta con coppia del 2 cent e coppia del 45 cent a cui si aggiunge la splendida varietà.

 

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 4 – il terzo frammento con la medesima combinazione di affrancatura della figura 3.

 

Non molto tempo fa, in asta coll.it, è apparso un documento intero dell’Ufficio Riscossioni di Poste Italiane (figura 5) che ha confermato la mia deduzione relativamente al modello utilizzato.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 5 – Documento affrancato presso l’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040) di via Passanti Flocco e annullato il 16-3-2006.

Nell’ultima figura 5 riporto i quattro francobolli estratti dalle immagini, i quali, almeno per ora sono gli unici noti.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 6 – i quattro francobolli ad oggi noti di questa splendida varietà.

Tutti insieme fanno un bellissimo effetto, peccato che il secondo da sinistra abbia la mancanza dell’angolo destro alto. Chi sa se saranno possibili altri ritrovamenti, comunque faccio i miei auguri agli eventuali fortunati e rivolgo un gentile e caloroso invito a tutti i collezionisti a comunicare eventuali nuovi ritrovamenti per mentenere aggiornato questo censimento.

750 LIRE CASTELLI: ANCORA COLORI FLUORESCENTI

Ketty Borgogno, Nicola Luciano Cipriani e Giovambattista Spampinato

Ketty Borgogno
“Circa un mese fa ho ripreso la mia attività filatelica che trascuro sempre un poco durante l’estate, mi sono dedicata (e mi sto dedicando) ai castelli.
Seguo e leggo gli articoli di Luciano Cipriani che riguardano questa serie e sapevo che aveva trovato dei 1000 lire e dei 900 lire con colori fluorescenti visibili al retro, da quel momento tutti i castelli che passano sotto la mia Wood li guardo anche sul retro. Stavo analizzando un piccolo accumulo (circa 5000 esemplari) del 750 lire alla ricerca dei non fluorescenti con filigrana stelle 2. durante la ricerca un po’ monotona e senza risultati per lo scopo che mi ero prefissa, con mia grande sorpresa e soddisfazione mi sono imbattuta in una quartina che, alla luce viola, ha mostrato una colorazione blu scura al verso, in corrispondenza dei colori marrone e blu, in modo abbastanza completo (figura 1). Ricordandomi degli articoli scritti da Luciano sul 900 e 1000 lire mi sono resa conto che quel colore blu scuro, quasi nero, che stavo vedendo era prodotto dalla fluorescenza dei colori usati per la stampa.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 1 – quartina del 750 lire con i colori blu e marrone fluorescenti

Anche se era notte tarda ho subito mandato un sms a Luciano comunicandogli la scoperta ed il giorno seguente gli ho mandato la foto e le caratteristiche della quartina.
Durante la ricerca ho poi trovato altri 2 esemplari con le stesse caratteristiche che ho donato ai miei compagni castellani Luciano (figura 2) e Giovambattista Spampinato, attento studioso di questa serie.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 2 – il singolo inviato a Luciano Cipriani

Il numero ridotto di questi francobolli (6 pezzi), rispetto al totale (circa 5000 pezzi), corrispondono ad una percentuale di ritrovamento dello 0,12%. Questo dato mi ha fatto pensare subito che i colori fluorescenti nel 750 lire castelli non dovessero essere tanto comuni. Un’altra considerazione ha avvalorato questa idea e cioè: se questa variante del 750 lire fosse stata comune sarebbe nota da tempo. E qui è scattata l’idea di consultarmi con Luciano.

Ancora una volta, il mio hobby, la filatelia, mi ha dato una gran bella soddisfazione!”

Nicola Luciano Cipriani
La notizia ricevuta da Ketty mi ha subito messo in moto ed ho controllato tra la mia riserva di mazzette; del 750 lire ne ho tirate fuori 117 per un totale di 11.700 francobolli. La ricerca è stata abbastanza fruttuosa: sono emersi ben 27 francobolli che hanno il blu ed il marrone fluorescenti, corrispondenti ad una frequenza dello 0,23%. C’è però da fare un distinguo: non tutte le superfici coperte dal blu e dal marrone sono risultate sensibile alla lampada viola. Ho suddiviso in classi di superficie interessata i francobolli trovati e mostrerò più avanti alcuni esempi.

Anche Giovambattista Spampinato si è messo in moto e tra 35 mazzette ne ha trovati 9. pari allo 0,26% Anche lui ha riscontrato superfici sensibili di differente dimensione, ma nessuno completo come in figura 3.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 3 – l’unico esemplare trovato con il 100% delle superfici blu e marrone fluorescenti.

Come accennato, le superfici di colore fluorescente sono abbastanza variabili, cosa riscontrata anche nel 900 lire (Il Francobolli Incatenato n. 248 e https://www.peritofilatelico-cipriani.it/anche-il-900-lire-castelli-ha-il-nero-fluorescente-e-non-solo/) e nel 1000 lire (Il Francobolli Incatenato n. 209 e https://www.peritofilatelico-cipriani.it/uno-strano-1000-lire-castelli/) della stessa serie.
Infatti su tutti i francobolli da 750 lire con colori fluorescenti trovati, uno solo ha il 100% delle superfici colorate fluorescenti (figura 3), tutti gli altri sono variabili fino a chiazze minime e di scarso interesse. La figura 3 mostra, a sinistra, il recto con i colori marrone e blu più cupi e quasi dello stesso colore, mentre, al verso sono riconoscibili, speculari, tutti gli elementi della stampa: il castello, le linee del cielo sopra la torre più alta, la cornice, il nome del castello ed il valore che appaiono tutti dello stesso colore blu scuro. Tra i 20.200 francobolli circa visionati da noi, il verde non sembra proprio essere affetto da questa caratteristica.
La fluorescenza gialla caratterizza per lo più questi francobolli, ve ne sono però anche con fluorescenza che a prima vista sembra scolorita (bianca con piccole plaghe gialle sul retro e giallo chiaro sul davanti; ve ne sono anche con fluorescenza bianca su entrambi i lati accompagnata da ampie chiazze gialle. Molto meno comuni quelli con fluorescenza bianco azzurrina su entrambi i lati.
Il periodo d’uso sembra essere abbastanza ristretto, sugli annulli leggibili ho riscontrato solo gli anni 1993, 1994 e 1995. Questo spiegherebbe la maggiore difficoltà di ritrovamento rispetto al 900 e 1000 lire che invece sono stati utilizzati per gran parte degli anni ’90. Per questi ultimi due valori non ho fatto alcuna valutazione sulle frequenze di ritrovamento. Nel primo articolo, in cui ho descritto il 1000 lire, ho asserito che il francobollo è molto comune allo stato di usato e non raro nuovo; nel secondo, in cui ho descritto il 900 lire, non mi sono espresso in quanto non ho un numero elevato di questi francobolli ed anche perché non sono stati pochi: tra quelli che hanno dato una risposta alla luce viola, completa e parziale, ne ho trovati 68 su poco più di cinque mazzette. Non dovrebbe quindi essere un francobollo raro.
Nel caso di questo 750 lire, la situazione appare veramente differente. Il caso ha voluto che in tre abbiamo avuto a disposizione una quantità di mazzette consistenti e questo mi ha pungolato a fare qualche valutazione in merito alla frequenza di ritrovamento.
Ho diviso i francobolli in 5 classi che descrivo nella tabella di figura 4 ed a ciascuna ho assegnato le percentuali di ritrovamento.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

frequenze di ritrovamento e classi di superficie fluorescente rispetto alla totalità delle superfici blu e marroni

Il totale dei francobolli trovati con risposta alla luce viola sono stati 32 su circa 20200 visionati. La percentuale di ritrovamento generale è dello 0,16%.

LE TRE TIRATURE DEL 25 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

testo aggiornato a ottobre 2017 nella figura 4 e relativa descrizione.

Con questo valore termina, per ora, la descrizione dei piccoli valori di questa ordinaria che, a quanto pare, sembra volgere alla fine. Ci sono alcuni segnali derivanti dalla emissione della leonardesca la quale ha aperto ancora una volta l’adozione di un servizio veloce di consegna della corrispondenza (definita oggi posta1); la doppia valenza di questa serie è innanzitutto una nuova ordinaria e in seconda battuta ha aperto un nuovo, per il nostro Paese, concetto di produzione filatelica: francobolli for ever, vale a dire valori sempre validi anche in corrispondenza di variazioni tariffarie in quanto definiti con delle lettere, che rappresentano una destinazione o uno scaglione di peso, anziché con un numero che ne definisce il suo prezzo.
Resta certamente aperto il caso del 15 cent, ultimo emesso, del quale per il momento è nota una sola tiratura e vedremo in un prossimo futuro se questo francobollo verrà ristampato o meno.
Venendo al nostro 25 cent, avevo avuto tutta la sensazione che le tirature fossero solo due, come avevo riportato nella tabella generale pubblicata in occasione dell’articolo sul 10 cent., ma già dalla pubblicazione dell’articolo sul 20 cent ho portato il numero delle tirature a tre (figura ) a seguito della scoperta di una seconda tiratura prodotta quasi di seguito alla prima del 2014.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore.

Questa scoperta è stata possibile grazie al metodo di analisi che ho messo a punto. Inizialmente, per il fatto che i numeri progressivi del codice alfanumerico (ricevuti da amici) fossero numericamente molto vicini, non mi ero reso conto della loro differente posizione sulla cimosa finché non li ho messi a confronto scoprendo anche la differenza di stampa del codice. Mi sono subito attivato ed ho trovato facilmente fogli di questa terza tiratura che fa parte dell’ultima distribuzione. In tal modo sono riuscito ad allertare anche gli amici che mi hanno fornito un po’ di immagini delle cimose. Nella figura 2 mostro le tre tirature di questo valore.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 2 – le tre tirature del 25 cent.

La prima è ovvia, caratterizzata dalla lettera K (2013), le altre due invece sono entrambe del 2014 come da lettera L. La differenza tra queste due tirature è piuttosto interessante, per ben due motivi. Il primo è che i codici sono molto vicini tra loro ed il secondo è che tra la prima e la seconda tiratura del 2014 è stato cambiato il numeratore di fogli che stampa il codice alfanumerico. Molto probabilmente la stampante del codice, che prima era a getto d’inchiostro, ora sembra essere laser. Andrebbe quindi anticipata alla fine del 2014 la sostituzione, di questo accessorio di stampa, rispetto a quanto avevo scritto nell’articolo sul 10 cent. per il quale avevo datato agli inizi del 2015 la sostituzione. Il nuovo codice, oltre ad essere più nitido, ha i caratteri diversi tanto che la lunghezza totale del codice è più corta. (Il Francobollo Incatenato n. 255, https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-nove-tirature-del-10-cent-di-posta-italiana/). Nella figura 2 riporto anche, come mio solito, le distanza (linee verdi) tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio a destra con i valori in cm. Come ormai già dimostrato negli articoli precedenti sui piccoli valori della serie ordinaria attuale, questa distanza è caratteristica e solo casualmente si possono verificare coincidenze dei valori numerici. Faccio notare che il triangolo rosso riportato nel particolare che evidenzia la distanza di 2,35 cm non è presente nella cimosa in corrispondenza del codice, l’ho volutamente traslato in verticale per evidenziare la misura.

Nella figura 3 riporto le basi dei fogli in esame, anche se ormai i miei lettori hanno capito come procedo con la descrizione di questi francobolli (forse, questa immagine potrebbe essere superflua). Ma per completezza dell’articolo e per parallelismo con i precedenti, preferisco riportarla.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 3 – le basi delle tre tirature

Nella figura sono evidenziate le differenze di centratura della bobina che ho schematizzato nel particolare in alto di figura 2. come ben si evince dalla figura 3, la bobina ha avuto una differente posizione di montaggio che ha prodotto la differente centratura della stampa che noi possiamo osservare sui fogli. La differenza totale tra i due estremi delle tre posizioni è di appena tre millimetri, ma comunque diagnostici. Da notare che c’è una maggiore differenza tra le due produzioni del 2014 piuttosto che tra queste e quella del 2013.
Per quanto riguarda i colori, notiamo differenze minime nei toni utilizzati per tutti e tre i colori. È abbastanza evidente la differenza dell’arancio, più scuro nelle tirature del 2014 rispetto a quella del 2013; anche il rosso mostra una certa, seppur minima, differenza, ma ciò che è maggiormente evidente è la stampa incompleta dei registri rossi nella tiratura del 2013 (K). Da notare anche che le due tirature del 2014 sono molto simili per quanto riguarda i colori utilizzati, ma sono differenti nella centratura della stampa.

Passiamo ora ad indagare gli intervalli dei codici alfanumerici (figura 4).

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 4 – le porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Per la produzione del 2013 siamo riusciti a ricostruire un intervallo di circa 120.000 fogli, mentre per le due produzioni del 2014, rispettivamente un intervallo di circa 174.000 e 8.000 fogli. Per queste due ultime produzioni bisogna tener presente che non esiste alcun francobollo commemorativo o ordinario che possa essere compreso tra le due tirature, pertanto, dobbiamo pensare necessariamente che la sostituzione del numeratore di fogli, da ink-jet a laser, sia stata realizzata interrompendo la produzione. Il cambio di stampante per la numerazione dei fogli sembra proprio essere stata la causa della produzione di due ben distinte tirature di quello che avrebbe dovuto essere un unico lotto di stampa. Questa ipotesi è avvalorata dalla similitudine dei colori (prodotti utilizzati) e dalla differente centratura della bobina (assetto macchina).
Per quanto riguarda i valori ottenuti per la seconda tiratura del 2014, ad oggi (settembre 2017), è stato ricostruito un intervallo di circa 67.000 fogli pari a poco meno di 5 milioni di francobolli. Non saprei dire se il valore riportato in tabella sia vicino alla realtà numerica di questa tiratura, però ritengo che la seconda sia inferiore numericamente alla prima.

Per quanto riguarda invece la valutazione globale e se consideriamo una tiratura unica per il 2014, vediamo che il numero calcolato dei francobolli tende verso i 17 milioni. Sulla base dei calcoli fatti per i precedenti piccoli valori, non si è lontani dalla realtà se ipotizziamo una produzione annuale pari a circa 20 milioni di francobolli, ipotesi che porterebbe come minimo a 30-40 milioni la produzione totale del 25 cent.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver prestato la loro collaborazione e/o con immagini utili al mio studio.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico

La tabella riportata nel precedente articolo sul 10 cent di Posta Italiana (Il Francobollo Incatenato n. 255, ottobre 2015, www.peritofilatelico-cipriani.it) ha evidenziato il quadro delle emissioni di questi piccoli valori. Riportiamo la stessa tabella evidenziando la colonna relativa all’emissione del 20 cent dalla quale si evince come questo francobollo sia stato stampato solo negli anni 2010 (H) e 2011 (I); in entrambi gli anni sembra sia stato fatto un solo lotto stampa (figura 1).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore. Gli intervalli indicati per gli altri valori sono indicativi.

Come al solito, l’analisi è stata svolta con l’aiuto di alcuni amici, che qui ringrazio, con lo scopo di avere una panoramica della distribuzione di questi francobolli a livello nazionale. Le immagini sono relative a fogli acquistati dal sottoscritto o dagli amici in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Campania, Calabria e Sicilia. Le località sono ben distribuite sul territorio nazionale ed hanno favorito la capillarità dell’indagine di tutti i piccoli valori. È indubbio che senza una ricerca a questo livello sarebbe stato arduo distinguere le nove tirature del 10 cent.
Per quando riguarda il 20 cent, quindi, torniamo alla semplicità del 5 cent, con due soli lotti di stampa prodotti in due anni distinti tanto da avere due chiare e facilmente riconoscibili tirature. Ormai è facile portare avanti la descrizione di questi francobolli e, come al solito, presento i bordi dei fogli in figura 2. Come si può notare, le due produzioni differiscono:

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 2 – le due tirature del 20 cent

  • per la posizione del codice alfanumerico, sia traslato verticalmente che lateralmente, anche se di poco rispetto alla stampa. La produzione del 2010 ha il quadrato nero di registro all’altezza del secondo triangolo
  • verde a partire dal basso, mentre, quella del 2011 è in corrispondenza del primo triangolo rosso.
  • Lo spostamento laterale della stampa è messo in evidenza dalla larghezza della cimosa destra. La distanza compresa tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio ha un valore medio di cm 2,53 per la tiratura del 2010 e di 1,90 per quella del 2011. In quest’ultimo caso il registro nero è tagliato a metà in quanto esce in parte dal foglio.

Nei due articoli precedenti, quelli sul 5 e 10 cent, non mi sono soffermato molto sulla possibile variabilità del valore della larghezza dei bordi. Ho accennato brevemente nel secondo articolo (10 cent) che è possibile che si possa osservare una variazione della larghezza di alcuni centesimi di millimetro; in questo articolo, più leggero del precedente, posso soffermarmi a dare qualche informazione di più in merito alla variabilità delle misure. Come si può vedere nella figura 3, la larghezza dei bordi, misurata con i righelli di Photoshop, presenta una certa variabilità che potrebbe creare qualche riflessione.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 3 – valori in centimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi.

In realtà la variazione è molto contenuta come si può dedurre dai valori della deviazione standard (dev. st.), sempre molto piccoli. Ricordo che questo valore, sommato e sottratto alla media fornisce un intervallo in cui sono compresi la maggior parte dei valori. Più il valore della deviazione standard è piccolo, maggiormente sono addensati i dati analizzati. Ad ogni modo, al di là delle disquisizioni statistiche, stiamo parlando di differenze appena percettibili dall’occhio umano ed inoltre queste variazioni non influenzano minimamente le differenze macroscopiche esistenti tra le due tirature. Come ipotizzato nell’articolo sul 10 cent, queste variazioni sono, molto probabilmente, da mettere in relazione alla vibrazione della macchina ed allo scorrimento della bobina. Questi due aspetti possono produrre facilmente i leggeri spostamenti osservati. A riprova di quanto appena asserito sono i valori dei due fogli contigui (HA129484909 e HA129484910) che presentano una differenza tra i due bordi di 0,03 mm.
Nella successiva figura 4 riporto le basi dei fogli delle due produzioni. Come si può notare, la produzione del 2010 è eccentrica verso sinistra, mentre quella del 2011 lo è leggermente verso destra con una differenza relativa di 6,3 mm (differenza tra le medie).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 4 – centratura della stampa sulla bobina.

Notiamo anche che tra le due tirature c’è anche una differenza di tono del colore rosso che è tendente al magenta nella produzione del 2011; nei caratteri di stampa si possono osservare falle di colore rosso del registro, queste sono una costante in tutta la tiratura con superfici abbastanza variabili. Anche il verde presenta due toni differenti, ciò è visibile specialmente nella microscrittura e nelle scritte in basso (IPZS ecc.). In particolare, nella produzione del 2010 la microscrittura è leggermente più sottile e quindi più nitida.
Infine riporto la solita tabella con gli intervalli di produzione che sono riuscito a ricostruire (figura 5).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 5 – porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Si può notare come gli intervalli ricostruiti non siano molto ampi, a parte la produzione del 2011 che ammonta a poco più di 10 milioni di francobolli. Come già osservato in occasione degli articoli precedenti (5 e 10 cent) non è facile avvicinarsi al valore reale dei francobolli stampati e un’ipotesi in queste condizioni è molto aleatoria. L’unica cosa da dire è che, pur avendo analizzato fogli acquistati in varie parti d’Italia, non è stato possibile aumentare gli intervalli indagati cosa, invece, che ho potuto fare per il 10 cent. Cosa se ne può dedurre? Come mai i numeri di questo 20 cent. assomigliano molto a quelli del 5 cent? Si potrebbe forse azzardare che la produzione non sia stata tanto grande? Si potrebbe ipotizzare, anche ammettendo un grande errore casuale, che la produzione possa tendente al doppio dei valori della tabella, ossia circa 30 milioni di francobolli? Mi spiace dover chiudere questo articolo con delle domande, ma non ho ulteriori dati che possano aiutare in questa direzione anche se esiste una tipologia di statistica non numerale che potrebbe spiegare alcuni punti interrogativi, ma si entrerebbe in un campo molto tecnico.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al mio studio

IL CASTELLO FALSO DA 750 LIRE

Di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

Introduzione all’argomento

Scrivere di questo argomento a distanza di così tanto tempo mi è stato stimolato da Gian Franco Mazzucco che mi ha inviato una busta viaggiata con il falso di Settimo Torinese, vale a dire del 750 lire. Prima però di passare alla descrizione di questo francobollo, mi fa piacere raccontare quanto sia stato scritto sui falsi Castelli in generale.
Giovanni Riggi, nel Seminario di Studio sui Castelli d’Italia tenutosi a Spotorno nel 1998 (30-31 maggio) a cura del CIFO – Collezionisti Italiani Francobolli Ordinari e dell’Unione Filatelica Ligure, ha classificato i Castelli falsi in tre gruppi: a) falsi per frodare la posta, b) falsi per frodare i collezionisti e c) imitazioni.

a) Nel primo gruppo l’autore ha considerato quei falsi che hanno avuto una stampa con mezzi tipografici ed anche una distribuzione, piccola o grande che sia, sul territorio i quali, grazie a rivenditori compiacenti, hanno sostituito gli originali nelle affrancature di ignari cittadini. A questo gruppo Riggi ascrive solo il 350 lire, noto come falso di Milano (1983) e, solo in parte il 1000 lire falsificato a Verzuolo dove, pare, che il falsario sia stato l’unico utilizzatore. Questo falso fu scoperto a Dogliani nel 1993.

b) Nel secondo gruppo invece ha inserito i falsi, anche questi stampati con idonee macchine da stampa, che sono stati venduti direttamente ai collezionisti con lo scopo di stimolare l’acquisto di curiosità/varietà che spesso attraggono gli amanti di queste cose. Però una buona parte dei collezionisti acquirenti li ha anche usati per posta per poter inserire nella propria collezione una busta viaggiata.

c) Al terzo gruppo Riggi inserisce in pratica i falsi ottenuti da fotocopie e che talora sono stati anche perforati in modo grossolano oppure separati con un semplice taglio forbice lungo la linea dei fori fittizi. Questi francobolli sono riconoscibili dalla riproduzione dei fori che, in qualche modo li fanno apparire perforati. Questi falsi sono stati per lo più stampati in casa ed utilizzati in proprio senza una benché minima distribuzione sul territorio. Questi ultimi Riggi li definisce imitazioni.

I castelli falsi, descritti negli atti del convegno di Spotorno da Riggi sono i seguenti:

 

i castelli si risvegliano dopo oltre un decennio

Figura 1 – elenco dei castelli falsi secondo Giovanni Riggi.

Il concetto generale che i castelli siano stati falsificati più per i collezionisti che per il servizio postale lo si ritrova anche nella monografia “Castelli – un baluardo postale” edito da Poste Italiane nel 1990 e curato da Danilo Bogoni con la collaborazione di Franco Filanci, Andrea Malvestio e Carlo Sopracordevole. Evidentemente questa idea girava nell’ambiente.

All’elenco di Riggi manca il falso da 800 lire che, da un lotto rinvenuto un paio di anni or sono, risulta essere stato usato nel 1999; la mancata menzione nell’elenco fa desumere che questo francobollo possa realmente essere stato usato a partire proprio dal 1999. Bisogna anche dire che questo falso, fino ad oggi, è stato rinvenuto solo su buste Servizio Riscossioni (mod. 490) e modelli 489, sia bianchi che gialli, esso quindi sembrerebbe sia stato utilizzato all’interno del sistema postale con la conseguenza che la sua scoperta possa essere stata ritardata in quanto non diffuso sul territorio.

Del falso da 750 lire, secondo Riggi, ne sono state prodotte almeno tre distinte versioni con caratteristiche differenti e note per la località d’uso: Magenta, Settimo Torinese (figura 2) e Napoli. Tutti sono stati stampati in offset su carta non filigranata e non fluorescente; con dentellatura 12,5 per il primo e 11 per i secondi, sempre lineare. A queste falsificazioni devono essere aggiunte tutte le altre che sono state prodotte “in casa” con una fotocopiatrice a colori e non sono poche. Quelli noti di quest’ultimo gruppo sono stati tagliati con le forbici, tagli che possono passare inosservati per la presenza delle immagini dei mezzi fori lungo il taglio.

il castello falso da 750 lire

Figura 2 – documento viaggiato con il falso di Settimo Torinese

Allo scopo di fornire caratteri diagnostici per distinguere i tre falsi principali menzionati da Riggi, ho chiesto alcuni falsi in possesso di altri tre amici, Angiolo Dotta, Nanni Martina e Stefano Proserpio che qui ringrazio di cuore per le immagini ad alta risoluzione che mi hanno inviato. I francobolli analizzati, compreso quello di G. F. Mazzucco, sono in totale 9. Nelle figure da 3 a 11 sono riportati i francobolli analizzati e nella didascalia è riportato il nome di chi ha fornito l’immagine e la dentellatura trovata con un odontometro E.M. in trasparenza digitalizzato che ho utilizzato per sovrapposizione sulle immagini.

I francobolli studiati

L’attribuzione al tipo di falso non è stata sicura da parte dei possessori per alcuni pezzi analizzati che elenco secondo un ordine che direi ”a sentimento” nel senso che ho cercato di mettere vicini quelli più simili tra loro. Spero che l’analisi ci possa dare una attribuzione più sicura. Premetto anche che gli usati sono tutti su documento postale tranne il n. 10 che è su frammento.

L’elenco che segue è secondo l’ordine delle figure 3-11.

• Figura 3 falso di Settimo T.se usato a Torino
• Figura 4 falso di Settimo T.se usato a Settimo
• Figura 5 falso di Settimo T.se nuovo
• Figura 6 falso di Magenta nuovo
• Figura 7 falso di Magenta usato a Magenta
• Figura 8 falso di Napoli con annullo rosso Ministero dell’Interno
• Figura 9 senza attribuzione usato a Torino
• Figura 10 falso di Magenta con timbro illeggibile
• Figura 11 falso forse di Napoli usato a Terracina

Questo ordine è anche ripreso nelle figure 12, 13 e 14 in cui riporto alcuni particolari di ciascun francobollo.

il castello falso da 750 lire

Figura 3 – attribuito al falso di Settimo (G. Martina) dent. 11×11

 

il castello falso da 750 lire

Figura 4 – attribuito al falso di Settimo (G.F. Mazzucco) dent. 11×11,25

 

il castello falso da 750 lire

Figura 5 – attribuito al falso di Settimo (G. Martina) dent. 11,25×11,25

 

il castello falso da 750 lire

Figura 6 – attribuito al falso di Magenta (A. Dotta) dent. 11,25×11,25

 

il castello falso da 750 lire

Figura 7 – attribuito al falso di Magenta (A. Dotta) dent. 11,50×11,50

 

il castello falso da 750 lire

Figura 8 – attribuito al falso di Napoli (A. Dotta) dent. 11,25×11,50

 

il castello falso da 750 lire

Fig 9 – senza attribuzione (S. Proserpio) dent. 11×11,25

 

il castello falso da 750 lire

Fig 10 – attribuito al falso di Magenta (S. Proserpio) dent. 10,75×11,50

 

il castello falso da 750 lire

Fig 11 – attribuzione dubbia, forse Napoli (A. Dotta) dent. 10,50×10,75

Nella figura 12 ho messo a confronto la larghezza di ciascun francobollo con quella dell’originale (ultimo in basso) ponendo tutti i particolari allineati a sinistra secondo la linea rossa. Le altre due linee rosse delimitano la cifra “750”. Come si può vedere le differenze sono veramente molto piccole, ma alcune, comunque, evidenti. In particolare il n. 11 ha dimensioni molto simili a quelle dell’originale; le altre, invece, mostrano una leggera variazione che è abbastanza evidente nei nn. 5 e 10.

il castello falso da 750 lire

Figura 12 – larghezza dei francobolli

Nella successiva figura 13 è riportata invece l’altezza dei francobolli. In questo caso la linea rossa in alto è il riferimento di appoggio di tutti i particolare e le differenze sono visibili in basso. Come si può notare, i nn. 3 e 11 sono molto simili all’originale, mentre gli altri sono tutti più o meno corti, tranne il n. 3. Da notare che tra questi ultimi, i nn. 9 e 10 sono simili tra loro e si distinguono bene per essere i più corti in assoluto.

il castello falso da 750 lire

Figura 13 – altezza dei francobolli

Lo stesso carattere si evidenzia anche nell’altezza del torrione centrale (figura 14); in questa figura, la linea rossa alla base è la linea di appoggio comune per tutti i particolari.

il castello falso da 750 lire

Figura 14 – altezza della torre centrale

Un altro dato interessante è la dentellatura che riassumo nella tabella di figura 15. Come si può notare, i numeri da 3 a 9 hanno tutti misure molto simili, si discostano il n. 10 in modo non eccesivo e l’11 in modo più evidente.

il castello falso da 750 lire

Figura 15 – dentellature

Risultati e considerazioni conclusive

Secondo l’attribuzione data dai proprietari, nessuno di questi francobolli ha dentellatura intorno al 12½ come dichiarato da Riggi per l’attribuzione al falso di Magenta, anche se tra questi analizzati ve ne è uno usato in questa località. Benché nelle immagini non ci siano evidenze eclatanti per poter suddividere i francobolli analizzati in gruppi distinti, cionondimeno possiamo dire che essi possono costituire tre gruppi, al primo ho attribuito i nn. 3-8, al secondo i nn. 9 e 10 ed al terzo il n. 11. Questa suddivisione emerge dal fatto che i nn. 9 e 10 hanno il disegno tendenzialmente più piccolo rispetto agli altri, questo è l’unico carattere abbastanza visibile in quanto non ho notato alcuna differenza nelle linee costituenti il disegno. Che il n. 11 faccia gruppo a se è evidente essenzialmente per la tipologia della stampa. Questo francobollo è infatti l’unico ad avere un sottile rigo nero che delimita molte parti del disegno ed inoltre la stampa ha un colore giallino predominante che negli altri è completamente assente.

Per l’attribuzione dei francobolli analizzati ai rispettivi falsi di riferimento ci si può basare sugli usati nelle località specifiche; certamente i due francobolli usati rispettivamente a Settimo T.se (figura 4) ed a Magenta (figura 7) dovrebbero essere la base di partenza, ovvero un punto fermo per l’analisi. Se il primo potrebbe essere accettato per la concordanza delle informazioni date da Riggi, non lo è il secondo per il quale la dentellatura non tornerebbe. Inoltre sempre Riggi ha scritto che il falso di Magenta dovrebbe essere leggermente più alto di quello di Settimo, questa differenza, tra il n. 4 ed il n. 7, non è visibile. Anche i due francobolli nuovi attribuiti a Settimo (figura 5) e a Magenta (figura 6) appaiono decisamente identici. Ho provato anche ad utilizzare i colori, ma questi, per qualunque gruppo si voglia identificare, sono troppo variabili nel tono per poter trovare un valido appoggio. Di certo i risultati mettono in evidenza un gruppo costituito dai nn. 9 e 10, ma solo per l’altezza; come interpretare questo dato? Nemmeno i valori delle dentellature ci aiutano, sono troppo variabili in un ambito molto ristretto, variazioni che possono anche dipendere dal fatto che siano stati inumiditi per essere incollati sulla busta, insomma questa volta la chiarezza fa rima con rompicapo. Posso solo azzardare una proposta di classificazione che però deve necessariamente avere conferme da dati più certi. Sulla base di quanto esposto, potrei in via molto dubbiosa attribuire i francobolli nn 3-8 al falso di Settimo ed i nn. 9 e 10 al falso di Magenta. L’unico francobollo per il quale mi azzardo a proporre una attribuzione un po’ più sicura è il n. 11 che, con molta probabilità è il falso di Napoli.

Rivolgo un caloroso invito a tutti gli altri amici che hanno in collezione questi falsi ad inviarmi scansione a 600 dpi per cercare di fare un po’ più di chiarezza intorno a questo falso.

Per contattarmi

e-mail:
luciano@demoskratos.it

cellulare: 333.797.78.99

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