serie ordinaria
PRIORITARIO 1999 – UN FUSTELLATORE INVERTITO
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Premessa
Ricordo che questa emissione ha visto la luce il 14 giugno del 1999; i primissimi francobolli furono stampati in fogli da 28 esemplari con etichetta aderente e, praticamente in contemporanea, furono allestiti anche i fogli con 40 francobolli senza etichetta; per questa versione furono stampate etichette in fogli da 76 pezzi, differenti da quelle abbinate ai francobolli nei fogli da 28 (figura 1).
.
.
.
.
La successiva emissione con millesimo 2000 fu distribuita dal 10 gennaio. I francobolli prioritari con il formato dei fogli da 28 pezzi furono stampati con la Gallus R200 (figura 2) a tre colori e sei elementi di stampa presso il Poligrafico (IPZS) dal 1999 al 2004. Nell’autunno del 2003 il poligrafico si dotò di due nuove macchine Goebel che iniziarono a stampare i prioritari dal marzo 2004 con un formato dei fogli diverso da quello della Gallus.
.
.
.
.
In questo nuovo articolo (settimo aggiornamento a Il Servizio Prioritario, 2015) presento, come rivela il titolo, una varietà decisamente nuova, molto particolare ed interessante che però non è rarissima allo stato di usato, ma nemmeno comunissima; direi invece raro allo stato di nuovo. Almeno queste sono le informazioni che sono scaturite dopo circa un anno di ricerche seguito alla scoperta fatta dall’amico Giuseppe Kullovitz, noto ricercatore e conosciuto per le sue scoperte in area veronese.
Durante l’estate del 2018, Giuseppe stava riordinando una partita di prioritari della prima emissione (1999) ritagliando le abbondanti e comunissime buste per risparmiare un po’ di spazio; nel mezzo di questo lavoro si accorse della strana fustellatura di due francobolli su una busta e smise di ritagliare. Ricontrollò tutti quelli già lavorati e trovò 700 esemplari ormai ritagliati; continuò sulle buste ancora da lavorare salvandone 130 affrancate con 259 francobolli (una delle buste ha affrancatura singola). Separò quindi tutti, gli ormai sfusi e le poche buste, e mi mostrò il materiale essendogli nota la mia esperienza sulle emissioni dei francobolli prioritari. La particolarità di questi francobolli è che il lato sinistro ha la fustellatura invertita (figura 3). Ho cercato anche nel mio archivio ed ho trovati altri 28 pezzi, sia su busta (18) che ritagliati (10).
.
.
.
.
La mia sorpresa fu ovviamente grande e cercai di verificarne l’esistenza allo stato di nuovo. Nulla, sembrava proprio che nuovo fosse introvabile. Ho parlato con alcuni amici sicuri per cercarlo su più fronti ed il lavoro di gruppo ha prodotto un solo ritrovamento (figura 4).
.
.
.
.
Solo recentemente ne è stata ritrovata una coppia (figura 5).
.
.
.
.
Come si può vedere, si tratta di esemplari provenienti da fogli da 40 esemplari, di quelli senza etichette. Ciò conferma quanto ipotizzato sin dal primo momento, deduzione che palesai subito notando che le etichette delle 130 buste erano tutte del tipo stampato in fogli da 76. La ricerca del nuovo è ancora in atto perché questa varietà va capita in quanto un fustellatore invertito necessita di spiegazioni tecniche; la situazione migliore sarebbe trovare un foglio intero e verificare quali e quante posizioni presentano la varietà. Ma andiamo per ordine e vediamo di presentare le informazioni note e, dove possibile, dare interpretazioni o porre domande derimenti.
.
.
Cosa vuol dire un fustellatore invertito?
Per come lo conosciamo, il fustellatore che ha impresso la simil dentellatura ai prioritari ha una forma non simmetrica, vale a dire che la parte di carta intrafrancobolli (sfrido) che veniva staccata dal foglio siliconato aveva l’incisione di forma complementare rispetto a quella lasciata (simil dentellatura) sui francobolli. È, in pratica quello che si può notare tra il francobollo e l’etichetta sottostante (nelle emissioni con etichetta) (figura 6).
.
.
.
.
Il taglio del fustellatore lascia sul francobollo la tipica forma costituita da una serie di dentelli separati da incavi circa semicircolari; sull’etichetta invece lascia una serie di protuberanze semicircolari separati da stretti incavi. Orbene, se si inverte il fustellatore, avremo le protuberanza semicircolari con incisioni strette sul francobollo ed il complementare dentellato sull’etichetta; è in pratica quello che è successo al fustellatore che è stato utilizzato per il lato sinistro del francobollo riprodotto in figura 3.
Per meglio visualizzare il particolare del fustellatore invertito ho elaborato la figura 3 aggiungendo sul lato sinistro l’immagine del bordo destro fustellato normalmente. Come si può notare in figura 7, il bordo destro dentellato aderisce in modo perfetto con la fustellatura del lato sinistro, vale a dire sono complementari tra loro.
.
.
.
.
Dimostrato e chiarito che la varietà è stata dovuta al posizionamento invertito del fustellatore, viene spontaneo chiedersi come possa essere avvenuto, quale ristampa/tiratura ne è stata interessata e quante posizioni potrebbe occupare sul foglio.
La prima ed ovvia domanda che ci si può porre è: quali erano le caratteristiche del cilindro fustellatore? Per poter rispondere a questa domanda è necessaria la conoscenza della macchina Gallus R200 ed in particolare del cilindro fustellatore. Questo modello è ormai fuori produzione e non è facile trovare le informazioni necessarie; l’unica soluzione è stata quella di rivolgersi direttamente al costruttore nella speranza di ricevere il giusto supporto. La Gallus Group ha sede a San Gallo, Svizzera, e molto gentilmente mi hanno inviato un manuale. Colgo qui l’occasione per ringraziare sentitamente l’Azienda per aver agevolato le mie ricerche.
Il fustellatore è montato su un cilindro che può essere di tre tipi, differenziati in base al diametro. Purtroppo non mi è noto il diametro del cilindro utilizzato per fustellare i francobolli prioritari, però, per analogia con altre macchine ed anche per motivi strettamente geometrici, ritengo che il fustellatore fosse di grande diametro in modo che potesse fustellare uno o due fogli con una rotazione completa. Nella figura 8 il cilindro fustellatore (in questo caso di piccolo diametro) è contrassegnato con il n. 3.
.
.
.
.
Dal manuale purtroppo non si evince come siano montate le lamelle (cutters) sul cilindro. Sicuramente sono elementi che vengono montati e smontati di routine, visto che la macchina può stampare etichette di vario tipo e forma. Questo potrebbe spiegare l’anomalia del fustellatore invertito.
.
.
Come può essere avvenuto?
La nascita di questa varietà è stata certamente dovuta ad un anomalo montaggio delle lamelle sul cilindro fustellatore, quindi un errore umano. Non potrei trovare spiegazione migliore, né ulteriore.
.
.
Quale tiratura ne è stata interessata?
Come dimostrano le figure 4 e 5, la tipologia di prioritario interessata è quella stampata in fogli da 40 esemplari e senza etichetta; come già detto infatti, sulle buste salvate dall’operazione di ritaglio, si trovano solo le etichette blu stampate in fogli da 76. Ma di questa tipologia di prioritari sono state eseguite varie ristampe e, tra i fogli e gli spezzoni visionati sino ad oggi, nessuno ha mostrato questa varietà. Poco oltre mostrerò alcune elaborazioni statistiche che forniranno indicazione, seppur generiche, ma definite almeno per quanto riguarda il periodo d’uso.
.
.
Quali posizioni del foglio sono interessate da questa varietà?
Come affermato poco sopra, non è stato possibile trovare alcun foglio in cui fossero presenti francobolli con il fustellatore invertito e quindi non mi sono note le loro disposizione sui fogli; penso che possa essere possibile solo proporre ipotesi e, come tali, tutte da verificare. Le 130 buste trovate sono tutte del formato mezzo foglio, come si chiamavano una volta; oggi si definiscono Formato Medio (figura 9). Tutte hanno la doppia affrancatura tranne una che l’ha singola.
.
.
.
.
Tutte le buste di formato medio sono dirette alla medesima associazione sportiva lombarda e partono tutte dalle province di Varese, Como e Lecco, anche se non sempre l’annullo è leggibile. Delle 129 buste con affrancatura doppia, nessuna presenta una affrancatura mista costituita dalla varietà + normale. Inoltre del materiale trovato nel mio archivio, le 18 buste sono tutte di formato standard e con affrancatura singola ad eccezione di una che ha due prioritari; tra i frammenti ho trovato una affrancatura doppia ed una tripla (figura 10). Entrambi questi frammenti hanno tutti i francobolli con la varietà.
.
.
.
.
Le affrancature multiple mi inducono ad escludere con sicurezza che la varietà possa occupare una sola posizione sul foglio. Quindi posso affermare che potrebbe occuparne almeno una sua parte se non addirittura il foglio intero. Analizzando il campione di 132 affrancature multiple dal punto di vista statistico, non posso non far notare che in tutti i casi si tratta di affrancature monocolore (sempre due/tre francobolli con la varietà), quindi il 100% del campione è monocolore. Non è presente alcuna affrancatura mista pur essendo state spedite da località differenti. Se la varietà avesse occupato una parte del foglio, con un campione più che rappresentativo come queste 132 affrancature, si sarebbe sicuramente verificata la possibilità di una affrancatura mista. Non resta quindi che prendere in considerazione l’ipotesi che la varietà potesse interessare il foglio intero e, in seconda considerazione, una sua parte decisamente prevalente. La mia opinione tende ad accettare la prima ipotesi. É probabile quindi che una partita di fogli da 40 francobolli avesse tutte (o quasi) le posizioni con questa varietà. Potrebbe quindi trattarsi di un intero lotto di stampa, ma potrebbe anche essere stato una sua parte. Normalmente un lotto di stampa era caratterizzato da circa una ventina di milioni di francobolli, talora di più. Il modello Gallus in uso presso il Poligrafico era una macchina particolare, spesso soggetta a fermi macchina per guasti di vario tipo. In effetti è stata una macchina piuttosto complessa che poteva lavorare con differenti procedimenti di stampa (tipografia, serigrafia e flessografia) i quali richiedevano differenti velocità di avanzamento della bobina tanto che questa procedeva in modo alternato avanti e dietro per alcuni centimetri in modo continuativo. I problemi tecnici erano quasi all’ordine del giorno e spesso è stato necessario interrompere la stampa. In molti casi il fermo macchina non interrompeva il lotto di produzione, ma in altri si è dovuto procedere addirittura al rifacimento di un cilindro. Si pensi ad esempio al cilindro che stampava in flessografia il disco interferenziale che è stato rifatto più volte, come si rileva dai differenti diametri del disco sui francobolli. Si tratta, anche se basati sulla logica, sempre di ipotesi che comunque necessitano di maggiore concretezza.
.
.
Un po’ di statistica elementare
Passo ora ad analizzare la distribuzione areale di questo varietà. Come detto nell’introduzione, il bravo Giuseppe ha lavorato un lotto di circa 15.000 pezzi, tra questi, i francobolli già ritagliati con la varietà sono 700 mentre quelli su busta sono 130 affrancature (pari a 259 francobolli) a cui va aggiunta la modesta quantità del mio archivio con 28 francobolli che portano il campione analizzato a 987 francobolli. Già da questi semplici numeri e con un semplice calcolo matematico, è possibile verificare la frequenza di ritrovamento che è risultata essere intorno al 5%.
Certamente il quantitativo analizzato non è molto rispetto ai grandi lotti stampati di questo francobollo, però non è nemmeno da considerarsi piccolo e quindi ritengo che il suo valore statistico possa essere abbastanza veritiero. Come si può facilmente intuire, non si può parlare di rarità, ma di varietà interessante certamente si. Il valore di rarità, come accennato, penso che vada attribuito alla versione nuova su supporto siliconato; sicuramente se ne potranno trovare altri oltre questi tre che siamo riusciti a rintracciare, ma non penso in grandi quantità. Il francobollo di questa prima emissione prioritaria non è mai stato attraente e, specialmente chi aveva alti numeri di spedizione, ha cercato di smaltire le proprie giacenze per eliminare quello che veniva ritenuto un magazzino di francobolli senza valore, tanto che oggi non è facile trovarli in fogli interi.
Tornando alle statistiche, dei 987 francobolli, 251 hanno un annullo indecifrabile, quindi per l’analisi statistica ne sono stati utilizzati 736. Di questi, 79 pezzi consentono di leggere solo la provincia e sono inseriti nei 736 pezzi utilizzati per valutare le località di partenza, mentre per analizzare i periodi d’uso sono stati utilizzati 657 francobolli da cui era possibile dedurre la data.
.
.
Quando è stata utilizzata questa varietà?
Il primo step dell’analisi è la valutazione del suo uso nel tempo. Nel grafico riportato in figura 11 è ben evidente il suo massimo uso nei mesi di dicembre 1999, gennaio e febbraio 2000.
.
.
.
.
Sia l’incremento dalla sua comparsa, sia il decremento dopo il mese di febbraio sono stati molto veloci tanto che già con il mese di agosto il suo uso può essere considerato sporadico. Nel grafico non compaiono gli usi molto saltuari trovati fino al mese di luglio del 2003. Da notare che il primo uso appare nel luglio 1999, solo un mese dopo l’emissione. Si deve quindi pensare che questo lotto è stato stampato abbastanza presto e distribuito con leggero ritardo. Si deve infatti tenere presente che in quel periodo Poste Italiane stava profondendo notevoli energie per pubblicizzare il nuovo servizio prioritario ed aveva in distribuzione notevoli quantitativi del primo francobollo dedicato. Tutti gli uffici avevano grandi disponibilità che si erano andati accumulando con il progredire della produzione.
In particolare questo lotto, caratterizzato dal fustellatore invertito, non deve essere stato molto grande e dopo un primo uso intenso per tre mesi si è ridotto notevolmente con un uso molto sporadico dovuto a pochi rimasugli rimasti mescolati ai rifornimenti successivi. Può darsi che, con nuovi ritrovamenti, il grafico possa subire qualche leggera variazione, ma non penso che potrà essere significativa.
.
.
In quali regioni italiane è stata distribuita questa varietà?
Sulla base dei 735 francobolli utili per riconoscere la provincia d’uso, ho esplicitato la distribuzione areale di questi francobolli (figura 12).
.
.
.
.
Questo dato non può e non deve essere preso in senso quantitativo in quanto è ragionevole pensare che i contatti con una associazione sportiva, anche se nazionale, ubicata a Milano, siano più frequenti con le regioni del nord piuttosto che con quelle del centro e del sud. Se fosse possibile analizzare grosse accumulazioni messe insieme sia al centro Italia che al sud, sicuramente il grafico della distribuzione per provincia sarebbe suscettibile di consistenti differenze.
.
Quindi nel grafico presentato è possibile solo dedurre due informazioni:
- La prima è che, solo per quanto riguarda le regioni del nord, la distribuzione provinciale sembra sia stata concentrata in Lombardia nelle province di Varese, Como e Lecco.
- La seconda è che gran parte del territorio nazionale ha ricevuto fogli con la varietà di fustellatura descritto in questo articolo.
Nel grafico non sono presenti numerose province, sia del nord sia, in modo particolare, del centro-sud; questo non vuol dire affatto che nelle province non menzionate questa varietà non sia stata affatto distribuita. Da questo punto di vista il grafico deve essere considerato parziale.
.
.
Bibliografia
Monografia Il Servizio Prioritari e successivi aggiornamenti.
Cipriani N. L., Manzati C. E., Spampinato G., Il servizio prioritario – storia, francobolli, tariffe ed aspetti collezionistici. CIFO, 2015
Cipriani Nicola Luciano (2015), Addenda al servizio prioritario: l’80 cent. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/addenda-per-il-servizio-prioritario/
Cipriani Nicola Luciano (2015), Numeri di cilindro sull’1,40 e 1,50 prioritario 2007. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/numeri-di-cilindro-sull140-e-sull150-prioritario-emissione-2007/
Cipriani Nicola Luciano (2015), Uno strano foglio di una emissione complessa. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/uno-strano-foglio-di-una-emissione-complessa/
Cipriani Nicola Luciano (2015), Le etichette prioritarie della fase sperimentale. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-etichette-prioritarie-della-fase-sperimentale/
Cipriani Nicola Luciano (2014), Prioritario da 1,50 euro (2005): con stampa granulare dell’oro. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/prioritario-da-150-euro-emissione-del-2005-ritrovata-una-strana-stampa-granulare-delloro/
Cipriani Nicola Luciano (2014), Numeri speculari nel bordo di foglio di due prioritari del 2007 e 2008. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/numeri-speculari-nel-bordo-di-foglio-di-due-prioritari-del-2007-e-2008/
A. V. 3000 lire: LA DOPPIA INCISIONE
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
1° aggiornamento del 4 dicembre 2019: inserito settimo ritrovamento
2° aggiornamento del 28 ottobre 2020: aggiunte immagini nel confronto del 7° ritrovamento con i precedenti.
.
Premessa
Quando pubblicai il primo articolo sulle doppie impressioni (o doppia incisione) degli alti valori, ero a conoscenza di questa varietà per il valore da 2000 lire in mini fogli da 20 (figura 1) (Cipriani, 2009, 2014) e da 1500 in fogli da 50 (figura 2) (Cipriani, 2011, 2014).
.
.
.
.
Pubblicai queste informazioni a distanza di diversi anni dalla scoperta e, mentre stavo per pubblicare il secondo articolo, fui contattato dall’amico Aldo Di Matteo il quale mi fece presente che anche il 3000 lire aveva questa varietà della quale mi inviò l’immagine che riportai nel secondo articolo. Fui molto sorpreso perché tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000 ho avuto la possibilità di controllare una notevole quantità di buste (diverse centinaia al mese) che mi veniva data da una grande azienda nazionale che riceveva posta da gran parte d’Italia e di questa varietà sul 3000 lire non ne avevo mai visto un esemplare. L’amico Aldo mi inviò i due francobolli da lui trovati e lo ringrazio ancora oggi per avermi dato la possibilità di approfondire questo argomento di ricerca che mi ha attratto per alcuni anni. Ho cercato molto questo francobollo perché non riuscivo a fornire una spiegazione della sua rarità dato che i suoi fratelli da 1500 e 2000 lire presentavano la doppia stampa su tutto il foglio interessando tutti i fogli di una stessa tiratura e quindi non si poteva certamente parlare di rarità, fatta eccezione per il valore da 2000 lire allo stato di nuovo. La doppia stampa del riquadro superiore di questo francobollo si è avuta nell’ultimo periodo di distribuzione dei mini fogli e, molto presumibilmente, ritengo che si tratti dell’ultima produzione sul finire degli anni ’80, quindi dovrebbe essere stato l’ultimo cilindro approntato per questo valore in mini fogli da 20 esemplari. Io ne acquistai casualmente un foglio in Irpinia quando al nord erano già in distribuzione i fogli da 50. Purtroppo, mi resi conto della varietà dopo circa due anni dall’acquisto. Del valore da 2000, comune allo stato di usato, non sono riuscito a trovarne nuovi oltre il mini foglio dell’Irpinia. Del valore da 1500 lire invece, ne trovai traccia su alcune buste nella prima metà degli anni ’90 ed andai subito all’ufficio postale a verificare e ne comperai un foglio più altri pochi esemplari. Si tratta di una tiratura non proprio comunissima usata e meno frequente allo stato di nuovo; complessivamente la sua facilità di reperimento è minore rispetto a quella del 2000 lire usato. Dietro mia segnalazione l’amico Aldo ne trovò mezzo foglio in un mercatino poco dopo la mia seconda pubblicazione. La differente dimensione dei fogli e la distanza temporale tra i due valori descritti rivela che le due varietà, pur avendo una origine comune, sono tra loro indipendenti. In entrambi i fogli tutte le posizioni hanno le stesse caratteristiche, ciò rivela che l’errore debba necessariamente essere stato nella moletta che ha inciso i cilindri di stampa. Penso che si debba scartare subito l’ipotesi che la moletta potesse essere la stessa per entrambi i valori, sia perché tra le due varietà è intercorso comunque qualche anno, sia perché ci sono state tirature intermedie senza la doppia stampa. Inoltre, osservando le figure 1 e 2 si nota facilmente il differente scarto tra le due incisioni, più stretto nel valore da 1500 lire, anche se uno dei due tratti a colore è più largo rispetto a quello del 2000; inoltre nel 1500 lire una impressione ha una inclinazione appena percettibile rispetto all’altra ed è anche più sottile. Nel 2000, invece le due impressioni sono quasi parallele ed hanno all’incirca simile intensità. Nel complesso quindi siamo di fronte a caratteristiche differenti. Il valore da 2000 lire ha una impressione molto sottile che mostra in modo evidente il raddoppio di tutti i tratti, mentre il 1500 ha una stampa molto inchiostrata con evidenza della calcografia che maschera leggermente l’altra incisione più sottile. Le differenze di stampa conducono a pensare che le due molette siano state differenti.
Approfitto di questa occasione per correggere la mia interpretazione riportata nell’articolo sul 1500 lire. In quella occasione ho affermato che sul foglio da 2000 lire si riscontrano differenze infinitesime dell’entità dello spostamento tra alcuni francobolli dello stesso foglio. Con il senno del poi e, dopo aver incrementato il controllato su oltre un migliaio di francobolli usati del 2000 lire con la doppia stampa, direi che le impercettibili differenze evidenziate possono dipendere anche dallo spessore del tratto inchiostrato e quindi propendo per l’ipotesi che fosse la moletta ad avere in sé l’errore.
.
Il 3000 lire
Tornando al 3000 lire, in primis le date d’uso ed anche la tipologia di carta e di stampa mi avevano, sin dall’inizio, indirizzato verso i mini fogli quindi anche per questo valore si può ipotizzare che il difetto sia stato probabilmente nell’ultimo cilindro utilizzato per stamparli. Ho controllato una quantità inaudita di mazzette agevolato dal facile riconoscimento degli esemplari stampati in fogli da 50, purtroppo quasi sempre, senza alcun risultato. In tutti questi anni non ho mai desistito ed ho continuato la mia ricerca anche se non in modo frequente come qualche tempo fa.
.
.
Ho sempre avuto anche l’idea di cercare questa varietà su busta, tentativo che ho fatto più volte, ma senza alcun risultato. Solo recentemente, mentre stavo cercando qualche invio prioritario per l’estero nei soliti scatoloni, mi è tornato in mente il 3000 lire alti valori ed ho posto attenzione anche a questo francobollo. Dopo aver visionato numerose scatole, a circa 10 cm dalle mie dita, mentre sfogliavo le buste, ho visto questo 3000 lire fare capolino al di sopra delle altre, sembrava mi stesse comunicando la sua presenza. Sono sincero, lo avevo riconosciuto subito, e mi sono detto tra me e me in modo ironico e ridacchiando “mi sa che è proprio lui”. Ho continuato a sfogliare pacatamente le buste fino ad avere questa tra le mie dita. L’ho sfilata lentamente dal mazzo e con grande noncuranza ho avuto conferma dalla mia lente.
Quest’ultimo ritrovamento mi ha stimolato a scrivere e a presentare quanto è di mia conoscenza intorno a questo francobollo alquanto misterioso.
Innanzitutto passiamo in rassegna i pezzi noti in ordine temporale di scoperta (figura 4):
.
.
Il settimo ritrovamento
Questo ritrovamento è stato realizzato da Stefano Proserpio nel mese di settembre 2019. L’annullo è poco leggibile, ma si può riconoscere (BA) 4.5.88, quindi usato in provincia di Bari. Nella data il 4 è al limite del francobollo è non è dato sapere se il giorno d’uso sia il 4, il 14 o il 24. Ma è cosa da poco, si legge molto bene il mese e l’anno. Il periodo d’uso è quello canonico ed il francobollo appare di bell’aspetto; purtroppo presenta una leggera abrasione dietro il bordo destro all’altezza dello stemma repubblicano. Peccato per questo piccolo difetto!
.
.
Per i francobolli riportati nella figura 4, è necessario fare alcune considerazioni, anche se decisamente ovvie. Solo i ritrovamenti su busta forniscono dati completi sulla località di partenza, di arrivo e data, mentre i ritrovamenti fatti attraverso il controllo di mazzette forniscono località e/o data di partenza solo quando l’annullo ne consente l’individuazione. Pertanto è bene precisare che nella figura 4, per il ritrovamento n. 1 è indicata la regione (Marche) in quanto A. Di Matteo vi vive. Lo stesso dicasi per il ritrovamento n. 5 del siciliano Leonardo Cavallaro. Non è detto che questi due francobolli siano stati inviati da località di queste due regioni, anche se può essere plausibile.
.
.
Da quanto si può notare dalla figura 3, lo scostamento tra le due stampe nel valore da 3000 lire è maggiore rispetto a quello riscontrato per gli altri due valori ed esse sono anche perfettamente parallele. In questa immagine la doppia stampa è veramente ben evidente e lo è anche nello stemma della repubblica. Come già anticipato negli altri articoli, la testa, lo stemma e le righe orizzontali del rettangolo sottostante, fanno parte della stessa incisione ed è questa parte del cilindro la prima ad entrare in attività nelle operazioni di stampa (figura 6).
.
.
Sulla seconda parte del cilindro sono incisi tutti gli altri elementi che vengono sovrapposti alla stampa del primo per completare il francobollo (figura 7).
.
.
Tra l’altro questa è la spiegazione tecnica di molti sfasamenti/mancanze di stampa che hanno fatto la gioia degli appassionati di varietà e le figure 6 e 7 ne sono due esempi. Per quanto detto, la doppia impressione deve interessare necessariamente anche le righe orizzontali presenti nella prima parte del cilindro, però, come evidente dalle figure 1, 2 e 3, lo spostamento tra le due impressioni è slittato orizzontalmente e quindi le righe in basso non mostrano alcun raddoppio, caso mai dovrebbero essere leggermente più lunghe, ma la dimensione da misurare è molto piccola e, con la sovrapposizione degli altri elementi stampati con la seconda parte del cilindro, tale misura diventa ardua. Lo slittamento in orizzontale evidentemente deve essere legato alla direzione del movimento della moletta rispetto al cilindro che riceve l’incisione.
Nella figura 8 è riportato il particolare del rettangolo superiore che contiene la testa e lo stemma; si può notare il raddoppio di tutte le linee non orizzontali e, particolarmente evidente, a parte la cornice, è la curvatura del mento che nella parte bassa è quasi orizzontale e diventa una sola linea. Allo stesso modo si comportano altri tratti che da obliqui passano ad essere orizzontali.
.
.
Ragionando sul come possa essersi verificata questa varietà, bisogna prendere in considerazione più di un punto.
- Come si può evincere, la distribuzione dei ritrovamenti del 3000 lire sembra interessare l’intero territorio nazionale.
- Tutti i francobolli sono singoli ad eccezione di quello usato a Martinsicuro che occupa la posizione destra di una striscia di tre esemplari.
- Cercare di spiegare come mai i valori da 1500 e 2000 presentano la varietà, sempre uguale su tutto il foglio, da 50 il primo e da 20 il secondo, mentre il valore da 3000 sicuramente non interessa tutto il foglio da 20.
La distribuzione sull’intero territorio nazionale indica che la varietà, seppur decisamente molto poco frequente, è ripetitiva all’interno di una tiratura.
Per quanto riguarda il suo uso, bisogna dire che questi francobolli sono stati utilizzati prevalentemente singoli su registrate, ma anche in multipli su plichi voluminosi da cui spesso i francobolli venivano ritagliati e scollati. Questo potrebbe essere il caso della striscia di tre annullata a Martinsicuro.
Per quanto riguarda invece il terzo punto, l’unica risposta plausibile è che nei primi due valori doveva essere la moletta ad avere la doppia incisione, la quale trasferiva l’immagine incidendo il cilindro; in questo modo, tutte le posizioni sul cilindro erano portatrici della varietà e, a sua volta, il cilindro ha trasmesso la doppia impressione su tutti i fogli stampati. Nel caso del 3000 lire, invece, appare chiaro che la moletta, che ha inciso il cilindro, era normale e per spiegare l’origine della varietà, non si può che pensare ad un sobbalzo della moletta che potrebbe aver prodotto la doppia incisione sul cilindro in una data posizione. Il sobbalzo potrebbe essere stato prodotto da una vibrazione, diretta o indiretta, della macchina durante la fase di incisione del cilindro. È difficile pensare che un sobbalzo possa ripetersi per più di una volta, avrebbe voluto dire che la macchina doveva essere difettosa ed avrebbe sicuramente richiamato l’attenzione delle maestranze. Se questa è stata la causa, è difficile pensare che sul cilindro ci possa essere stata più di una posizione con la doppia incisione della testa e dello stemma repubblicano. D’altronde certezza di questa ipotesi si potrà avere solo dopo il ritrovamento di un foglietto intero con la varietà.
Tra i sei ritrovamenti di questa varietà, la striscia di tre francobolli annullata a Martinsicuro è quella che fornisce le informazioni più preziose; infatti la presenza di due francobolli normali ed uno solo con la varietà conferma che la moletta era portatrice di una sola incisione e che la doppia immagine non può che essere spiegabile con quanto detto sopra. Per molto tempo ho visionato mini fogli, sia nuovi che usati, con lo scopo di verificare questa mia ipotesi ed individuare la posizione incognita. Purtroppo la ricerca è sempre stata vana. La difficoltà di reperimento, però, è comunque un indizio, insieme alla striscia di tre, che l’ipotesi che la doppia impressione occupi una sola posizione sul cilindro e quindi di un solo mini foglio, sia molto vicina alla realtà. D’altronde, se così non fosse, questo francobollo sarebbe stato ritrovato in numero maggiore di esemplari.
.
Il cilindro e la macchina da stampa
Sulla base delle considerazioni appena fatte, è stato necessario cercare informazioni sulle caratteristiche del cilindro di stampa e della macchina che lo ha utilizzato. Le ricerche bibliografiche hanno portato ad un articolo di Danilo Bogoni (Cronaca Filatelica, 1983) in cui l’autore descrive la Goebel BRM S 300 K (figura 9) che ha stampato gli Alti Valori lire con un particolarissimo cilindro a doppio passaggio, vale a dire con il metodo calco su calco.
.
.
La macchina poteva stampare con due differenti settaggi, uno fino a tre colori ed uno fino a sei; nel primo caso la bobina di carta aveva larghezza di 28-30 cm e lavorava su tutta la larghezza del cilindro di stampa; nel secondo caso invece la bobina aveva larghezza di 14-15 cm ed il cilindro era diviso in due settori con due differenti incisioni (figura 10).
.
.
La bobina di carta in questo caso passava la prima volta su una metà del cilindro e poi sull’altra metà, che aveva l’incisione differente, attraverso un particolare dispositivo meccanico che permetteva il ritorno della parte stampata nuovamente sul cilindro.
La figura 10 evidenzia le due metà di un generico cilindro che ha stampato una parte della grande tiratura degli alti valori; naturalmente ogni valore aveva il proprio cilindro in quanto entrambe le parti riportavano il valore facciale. Bisogna anche ricordare che, quasi sempre per la stampa degli ordinari l’usura di un cilindro è più veloce della vita della stessa ordinaria. Tale situazione porta all’allestimento di più cilindri con gli stessi disegni. Normalmente cilindri uguali non sono distinguibili tra loro, ma talvolta possono riportare piccoli particolari che ne consentono la caratterizzazione; questo sembra essere il caso del cilindro che ha stampato i francobolli trattati in questo articolo.
Dalla figura 10 si può evincere, anche se la foto non è particolarmente chiara, come il cilindro abbia nelle due metà due differenti serie di impronte. la parte bassa riporta le incisioni della testa della siracusana, dello stemma della repubblica, il riquadro che le contiene ed i segmenti orizzontali del riquadro inferiore, mentre la parte superiore del cilindro riporta le incisioni di tutte le altre parti che completano l’immagine del francobollo e gli ornati del foglio. Si noti infine la disposizione delle incisioni in gruppi da 20.
Altro dato che si può ricavare dalla figura 10 è il numero dei mini fogli incisi: decisamente 6, con un piccolo sfrido (fascia scura più larga visibile nella metà sinistra sul cilindro) dovuto alla circonferenza del cilindro (mm. 990), leggermente maggiore rispetto alla dimensione dei sei foglietti (mm. 900 circa). La particolare struttura del cilindro è dovuta al fatto che gli alti valori sono stati stampati a quattro colori e di conseguenza è stato necessario utilizzare la seconda opzione offerta dalla Goebel, vale a dire l’uso di un cilindro diviso in due metà ed utilizzando una bobina di carta da 14,5 cm di larghezza che è appunto la larghezza dei mini fogli. La bobina per la stampa veniva prima fatta passare sulla metà del cilindro con le siracusane incise stampando i primi due colori e poi, con il ritorno, sulla seconda parte del cilindro a completare la stampa dei mini fogli con gli altri due colori. In tal modo sono state realizzate due stampe calcografiche una sopra l’altra (calco su calco).
.
Quanti lotti di stampa sono stati prodotti con il cilindro difettato?
Tutti i francobolli ordinari, per loro caratteristica, vengono ristampati a più riprese a seconda delle richieste da parte di Poste Italiane, di conseguenza ciascun cilindro allestito presso il Poligrafico, viene riutilizzato più volte finché non necessita di essere ripristinato (scromato e ricromato) o rifatto ex-novo. Generalmente un cilindro, salvo imprevisti, ha una vita media di circa 2-3 anni, a volte di più, altre di meno a seconda della velocità della sua usura. Inoltre ciascun lotto di stampa doveva avere una tiratura minima di circa 10 milioni di pezzi e poteva raggiungere anche i 20-25 milioni.
L’esperienza ci dice che spesso è possibile riconoscere i vari lotti di stampa in base ad alcuni caratteri che però non sono sempre dirimenti. Accoppiandone però almeno due o più, qualche deduzione potrebbe assumere valore più realistico.
Nelle figure 11 e 12 viene messo a confronto il profilo della siracusana dei sei valori ordinati e descritti in figura 4 e la larghezza e posizione della fascia rossa verticale. Questa fascia colorata ha poco valore se presa singolarmente in quanto tende a non essere molto costante in larghezza all’interno dello stesso lotto, invece, le invasioni di colore su aree non di pertinenza tendono ad avere maggiore regolarità. Utilizzando quindi in parallelo questi due dati, si può avere una discreta probabilità di suddividere i francobolli secondo i lotti di stampa originari. A questi due caratteri si può aggiungere anche la tonalità dei colori utilizzati in quanto anche questo dato è quasi sempre costante all’interno di un lotto di stampa. La tonalità dei colori mantiene il suo valore diagnostico quando i francobolli da analizzare sono osservati direttamente o quando la scansione è fatta in unica soluzione su tutti gli esemplari da analizzare. Quando invece le scansioni sono fatte separatamente, il colore tende a mostrare tonalità leggermente diverse a causa delle variazioni di luminosità dello scanner e/o dalla sua tipologia. I sei francobolli sono stati riprodotti con due distinti scanner professionali, ma stessa marca e stesso modello, con una alta risoluzione ottica (3600 e 4200 dpi).
.
.
Dalla visione della figura 11 è possibile notare che il n. 2 non ha alcuna invasione di colore, in parallelo nella figura 12 si nota che la relativa fascia rossa è la più stretta in assoluto.
.
Ancora, i n.n. 1 e 5 – forse anche il 3 – hanno il naso verde chiaro e fascia rossa abbastanza larga. Il n. 3, come si può notare ha una scansione meno luminosa e questo potrebbe essere la causa della leggera differenza del tono di verde rispetto all’1 e al 5. Anche la fascia rossa ha delle similitudini con le altre due, ma è un po’ più larga. I n.n. 4 e 6 invece hanno un tono di verde decisamente differente e caratteristico rispetto agli ultimi tre. In questo caso non c’entra assolutamente l’influenza dello scanner; il tono verde scuro del profilo dei n.n. 4 e 6 è anche supportato dalla larghezza della fascia rossa e dal suo sdoppiamento a sinistra.
.
Il settimo ritrovamento presenta il profilo verde abbastanza chiaro e la fascia rossa con larghezza simile al gruppo 1-5. Ritengo quindi che questo settimo esemplare possa essere inserito a pieno titolo in questo gruppo che diventa 1-5-7 con, forse, anche il n. 3. Questo esemplare è stato individuato tra altri 3138 francobolli, esso rivela una frequenza di ritrovamento molto bassa ed è quindi una ulteriore conferma della sua rarità. Nel lotto analizzato rappresenta appena lo 0,031% del campione.
In particolare, l’esemplare trovato da Proserpio ha le caratteristiche cromatiche del n 1 ritrovato da Aldo Di Matteo. infatti i toni dei due colori rosso (valore in lettere) e verde chiaro ( dello stemma e l’invasione sul profilo del viso) sono praticamente identici. Diverso invece è il registro dei colori, molto differente tra i due (figura 11a).
.
.
Non è questo l’unico elemento di similitudine come mostrerò poco oltre. La cosa che salta all’occhio è il differente grado di registro dei colori. nel n. 7 (di Proserpio) l’evidente fuori registro tra le immaggini dei due passaggi sul cilindro ha portato ad avere il naso in contatto con l’apice sinistro della M di MILA. Questo, molto probabilmente è indicativo di un momentaneo fermo macchina con successiva ripresa della stampa, oppure di un vero e proprio differente lotto ma fatto con la stessa partita di colori. Sono più propenso per la prima ipotesi.
altro carattere di similitudine è la fascia rossa, sia per quanto riguarda la sua geometria, sia per una particolare falla di stampa in alto a sinistra (figure 12a e 12b).
la larghezza della fascia rossa investe le lettereT ed M per intero e parzialmente la R e la I. (figura 12a).
.
.
Anche la sbavatura a destra della fascia rossa è esattamente identica a quella dell’esemplare n.1 (figura 12b), ma la similitudine è maggiormente chiara nella figura 12c dove la freccia verde indica la sbavatura e le due frecce rosse indicano una leggera infossatura della fascia rossa all’estremo alto sinistro.
.
.
Come detto sopra questi dati forniscono solo indicazioni di massima, non la certezza della risposta; ad ogni modo è possibile avanzare una proposta sulla possibile suddivisione di questi francobolli in almeno tre distinti lotti di stampa, forse quattro. Se questa interpretazione può essere accettabile, resta comunque ignoto il numero totale dei lotti di stampa fatti con questo cilindro. Le date di uso indicherebbero che questo cilindro possa essere stato l’ultimo che ha stampato i mini fogli del 3000 lire, di conseguenza diventa determinante sapere se sia stato accantonato anzitempo per dare spazio alla stampa dei fogli da 50 oppure se è stato utilizzato fino al suo esaurimento.
.
Le probabilità di ritrovamento
Dopo aver descritto i francobolli e la macchina che li ha stampati, non rimane che tentare di proporre un’ipotesi plausibile per la valutazione della difficoltà di ritrovamento di questa rara varietà. Come esposto poco sopra, la possibilità che sul cilindro ci fosse una sola posizione con la varietà (doppia stampa della testa della siracusana, dello stemma e del riquadro che li contiene), è abbastanza vicina alla realtà, se così fosse, la sua frequenza sul cilindro sarebbe dello 0,83%. Tale frequenza, quindi, risulterebbe inferiore all’1%, ma non di tutta la tiratura dei mini fogli, bensì soltanto delle ristampe effettuate con il solo cilindro “difettato”. Sarebbe diabolico ed anche quasi impossibile dal punto di vista delle probabilità, che il difetto si possa essere ripetuto su cilindri differenti, vista la qualità delle macchine del Poligrafico.
Ancora un altro “purtroppo” ci fa notare che non è noto quante volte è stato utilizzato il cilindro con il difetto, non solo, ma non è noto nemmeno il numero dei cilindri incisi (ripristinati o ex-novo) allestiti per stampare la tiratura complessiva di tutti i mini fogli del 3000 lire. Se avessimo la possibilità di conoscere anche questo dato, potremmo definire in assoluto la percentuale relativa ai cilindri della frequenza di questo francobollo; ad ogni modo, anche senza numeri reali e considerando tutti i 3000 lire stampati, possiamo affermare che globalmente la sua frequenza di ritrovamento si abbassa notevolmente e diventa prossima allo zero.
Questa valutazione ben giustifica i risultati del ritrovamento di questa varietà nei lunghi anni in cui è stata cercata. Altra considerazione da fare è che la quantità di francobolli che normalmente vanno persi/distrutti sono nettamente la maggioranza rispetto a quelli che restano in ambito filatelico. Sicuramente in qualche accumulazione ancora da controllare e quasi dimenticata se ne potranno scoprire altri, ma di certo il loro numero resterà comunque molto esiguo.
Spero di aver dato un’idea, seppur limitata, della rarità di questo francobollo. Purtroppo questa bella e rara varietà non è tra quelle appariscenti, non è un Gronchi rosa per intendersi, resta comunque ed in ogni caso una delle varietà più rare dei francobolli repubblicani recenti e non solo.
.
.
Bibliografia
Bogoni D., 1983 – Una sofisticata tedesca per il Poligrafico-Zecca Cronaca Filatelica n. 78,
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. Il francobollo Incatenato n. 189
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. La Ruota Alata n. 69
Cipriani N. L., 2011 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. Il francobollo Incatenato n. 205.
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/
Manzati C.E. , 2010 – Siracusana cifre, la serie degli alti valori. In Serie Ordinarie d’Italia – Note Storico Postali e di Specializzazione, Autori Vari; CIFO.
POSTA ITALIANA: UN INEDITO FALSO DA € 0,95
Premessa
Durante questo mese di novembre è stato individuato un francobollo falso da 0,95 di Posta Italiana (figura 1). Si tratta di un valore molto in uso la cui tariffa è ancora valida, anche se l’originale di questo francobollo è stato stampato l’ultima volta nel 2016 riconoscibile dal codice alfanumerico NB072xxxxxx. Ripeto per chi non è ancora al corrente che in detto codice la prima lettera (N) corrisponde all’anno solare di produzione che, in questo caso, è il 2016. La seconda lettera (B) identifica la macchina da stampa che corrisponde alla calcografica Brm-p-350p; il numero di nove cifre identifica in progressione la produzione in fogli. L’intervallo numerico corrispondente a ciascun lotto di stampa rivela il numero di fogli stampati, salvo gli sfrisi.
Tornando al nostro falso, bisogna riconoscere che si discosta molto da quelli che abbiamo conosciuto sino ad ora. Ricordo che la prima produzione di falsi di questa serie uscì nel 2011 e furono contraffatti tutti i valori in uso in quel periodo (0,60, 1,40, 1,50 e 2,00). Con le successive integrazioni dovute ai cambi di tariffa furono riprodotti i valori da 0,70, 0,75, 85, 1,90, 3,30 e 3,60 oltre naturalmente ai tre piccoli valori da 0,05, 0,10 e 0,20. Ad oggi non si conoscono imitazioni degli altri valori che presumibilmente potrebbero essere stati anche contraffatti, ma non sono stati ancora trovati. In questo mese di novembre è stato individuato il valore da 0.95 che di seguito passo a descrivere.
La carta
È liscia, abbastanza lucida e di colore bianco abbastanza smorto, tendente molto leggermente al grigio. Valutazione effettuata per confronto con altri valori della stessa serie. Alla luce viola si presenta fluorescente con colore bianco brillante (figura 2) mentre, l’originale è totalmente neutro. Sempre nell’imitazione, si noti anche la risposta neutra dei colori che appaiono tutti con la stessa tonalità.
La stampa
È stata eseguita in offset (o fotolito) ed appare molto piatta. Il confronto visivo tra l’imitazione ed il falso fornisce subito la sensazione della piattezza dell’immagine. Ricordo che l’originale è stampato in calcografia, a dire il vero una particolare tecnica calcografica che influenza anche la carta sotto la stampa che assume un leggerissimo rilievo al di sotto del colore. La riproduzione potrebbe essere stata fatta mediante riproduzione con software di grafica o con riproduzione fotografica, ma sicuramente ritoccata nei particolari; alcuni decisamente evidenti. Vediamoli nell’ordine.
Nelle figure 3 e 4 riporto le dimensioni della stampa. Come si può vedere, l’imitazione, anche se di pochissimo, è inferiore in entrambe le direzioni rispetto all’originale. Queste piccole differenze fanno pensare ad una riproduzione fotografica, piuttosto che ad altre metodologie. Si tratta comunque di differenze minime che richiedono in ogni caso almeno una lente da ingrandimento. Il modo migliore per verificare questa carattere resta comunque sempre una scansione .
Osservando la microscrittura, si può notare una scarsa leggibilità, decisamente inferiore rispetto all’originale (figura 5). Questo particolare è identico a quello descritto per l’ultimo da 0.70 pubblicato a gennaio (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/un-falso-070-posta-italiana/). L’analogia tra le due microscritture è veramente notevole.
Per quanto riguarda la busta (figura 6), notiamo caratteri nettamente differenti rispetto a quella dell’originale. Innanzitutto le fasce interne che disegnano la busta sono più strette nell’imitazione, ma il carattere che si nota benissimo con una semplice occhiata è la mancanza del quadrettato tipico di questa emissione. Nell’imitazione è ben visibile un rigato verticale il quale è intersecato da rare e sottili linee orizzontali che non danno affatto l’idea del quadrettato. Inoltre la busta dell’imitazione, nella direzione del volo, è più lunga di circa 0,5 millimetri.
Anche le scritte presentano caratteri piuttosto evidenti di distinzione (figure 7, 8 e 9). Nella figura 7 è riportata la scritta Postaitaliana.
Nella figura 8 il valore.
Nella successiva la parola ITALIA.
In tutte si nota un quadrettato interno alle lettere più grande rispetto all’originale. In particolare, nella figura 7 si può notare anche che la lunghezza totale delle due parole è identica, ma la parola Poste è più lunga nell’imitazione e, di conseguenza, italiane è più corta. Questo mette in dubbio il metodo fotografico utilizzato per la riproduzione.
Altra evidente differenza è il quadrettato delle scie rosse e verdi: nelle figure 10 e 11 si può notare come il quadrettato dell’imitazione sia costituito da rettangoli. In particolare nelle scie rosse (figura 10) le invasioni di blu alle estremità verso la busta, sono state realizzate con tratti blu verticali. Questo barocchismo poteva senz’altro essere evitato, ma la fantasia decisamente non ha limiti.
Nelle scie verdi invece (figura 11) il quadrettato con le invasioni rosse è stato simulato con puntini rossi sparsi.
La fustellatura e la tracciatura
Come per tutti i falsi che ho potuto analizzare, la fustellatura, non è mai identica a quella utilizzata presso il Poligrafico, anche se dal 2011 i fustellatori delle imitazioni sono veramente difficili da riconoscere. Nell’imitazione in esame il fustellatore taglia il francobollo conferendogli dimensioni minori (figure 12 e 13), anche se le differenze sono limitate a pochi decimi e possono passare inosservate. Relativamente più evidente è invece la geometria del dentone d’angolo che con il suo arrotondamento non si avvicina minimamente alla forma leggermente lanceolata dell’originale.
Questo particolare l’ho evidenziato in tutti i falsi a partire dal 2011. Infatti anche i francobolli prioritari che sono stati i primi ad avere la fustellatura di passo 11, simile al fustellatore del Poligrafico, hanno in comune con questi falsi di posta italiana il dentone d’angolo arrotondato.
Per quanto riguarda la tracciatura, nulla è possibile dire alcunché sino a quando non saranno trovati esemplari nuovi.
LO STAVAMO ASPETTANDO: IL FALSO DA 70 CENTESIMI DI POSTA ITALIANA
Ripubblico questo articolo un po’ datato, ma utile per tenere in un unico contenitore i miei articoli sui falsi della serie ordinaria Posta Italiana e l’evoluzione delle caratteristiche utilizzate per stamparli. Ho apportato alcune aggiunte relativamente a ritrovamenti successivi e alla vernice bozzolosa. L’articolo originario è apparso a suo tempo su Il Francobollo incatenato, n. 238, nel marzo 2014 e su Il Postalista 1l 17-6-15.
Ormai è diventata non solo una consuetudine, ma penso anche un impegno di sfida, non solo nei confronti dello Stato, ma, ritengo, anche nei nostri che cerchiamo di mettere in evidenza la non perfezione delle imitazioni. Ad ogni nuova integrazione alla serie ordinaria Posta Italiana (sono già apparsi i falsi da 0,60, 1,40, 1,50, 2,00 e 3,30), arriva l’integrazione della serie falsificata. Dalla prima pubblicazione di questo articolo sono seguiti anche i ritrovamenti dei falsi da 0,85, 1,90 e 3,60. Questi falsi vengono venduti certamente a meno del facciale per lo smercio attraverso le rivendite conniventi di valori bollati, ma nel mercato filatelico il guadagno è stato in proporzione maggiore in quanto, fino a qualche tempo fa, erano venduti a più del facciale. Oggi la situazione è meno fertile e vengono offerti stock in internet a meno del facciale.
Il nuovo valore da 0,70 falso ha delle migliorie rispetto ai precedenti fratellini: la stampa è più pulita ed appare ancora più vicina a quella degli originali. Ma, prima di passare in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale, vorrei prima di tutto evidenziare che l’inchiostro verde e rosso sono debolmente fluorescenti, ma interessante è anche la carta utilizzata, è nuova per i falsari, un po’ meno per alcune emissioni estere: contiene al suo interno filamenti fluorescenti di vario colore, visibili solo in luce viola (figura 1). La carta superiore stampata non è molto diversa da quella degli altri falsi, diverso è invece il foglio siliconato che negli altri falsi ha riflessi perlacei. In questo falso, invece, è molto simile a quello dei francobolli originali.
Nelle immagini che seguono, l’originale è sempre in alto o a sinistra.
Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e l’imitazione. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.
Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografica. Da notare che anche con l’ingrandimento riportato in queste prime due figure, le due immagini appaiono decisamente identiche, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti. Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande; si nota bene il minore spessore dei font di stampa nell’imitazione, questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente distinguibile da quello originale.
Altro carattere di miglioria in questo nuovo falso, comune anche al fratello da 0,75, è la vernice bozzolosa o embossing digitale o verniciatura UV (questa vernice si accoppia bene con la stampa offset conferendo un aspetto estetico meno piatto) che conferisce il rilievo alla stampa in forma di buccia d’arancia. Ricorderete che l’effetto rilievo, tipico della calcografia, era stato simulato con una vernice trasparente bozzolosa che alla lente appare come plastificata. Questa vernice è lucida ed aveva i bozzoli un po’ troppo grandi tanto da essere facilmente riconoscibile facendo scivolare il polpastrello sul disegno. La nuova versione di questa vernice plastica è stata applicata con bozzoli molto più piccoli e la differenza con la vera calcografia si è ridotta ma resta comunque riconoscibile. In ogni caso rimane sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Se poi questa vernice è un po’ fuori registro rispetto al colore, allora queste macchioline grigie si vedono anche lungo uno o due bordi del disegno (dipende dall’entità e dalla direzione del fuori registro). Nel caso di figura 4 (in basso), si vede bene come i bordi superiore e sinistro siano accompagnati da una serie di puntini grigi, visibili molto bene sopra la parola poste in alto a sinistra. Tutte le scritte ed il disegno hanno come base questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la t di italia.
Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8), nell’originale ha sempre la copertura dorata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente; nell’imitazione la doratura è sempre assente, ma con luce radente è molto lucida grazie alla verniciatura UV.
Nella figura 9, invece, non ci sono grandi differenze da evidenziare, però c’è da dire che l’inchiostro utilizzato per questi falsi è sempre molto lucido che ben riflette la luce radente. Se c’è del fuori registro con la vernice plastica sottostante, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente dell’inchiostro.
La figura 10 mostra una leggera differenza di tono del rosso, direi non significativa; è interessante, invece, in quanto mostra bene, a causa del fuori registro, la vernice plastica sottostante la quale conferisce un aspetto non ben definito ai caratteri. Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette in evidenza.
Anche la fustellatura è stata migliorata (figura 11). Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale.
Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura nel falso non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti è diversa dall’originale.
Nelle ultime due figure è riportata la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).
Anche questo carattere è stato migliorato, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali (sempre in alto nelle due figure). Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto da indebolire spesso la rigidità del foglio; da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che nell’imitazione non esiste se non casualmente.
GLI ALTI VALORI LIRE CON COLORI FLUORESCENTI
Nicola Luciano Cipriani e Antimo D’Aponte
Aggiornamento: ottobre 2017
Verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso, avevo individuato alcune caratteristiche inedite di alcuni francobolli dei castelli e degli alti valori. Molte informazioni sono state già oggetto di mie pubblicazioni ma restavano fuori ancora i colori fluorescenti degli alti valori. Questo argomento, come al solito, un po’ per dimenticanza ed un po’ per le tante novità e precedenze a cui sono dovuto stare dietro, sono rimasti nel cassetto fino ad oggi. Con piacere quindi comunichiamo questa novità che è stata implementata anche con la scoperta del 2000 lire fatta recentemente da Antimo.
Chi ha letto il mio articolo sul colore nero fluorescente del 1000 lire castelli, inquadrerà bene il momento in cui feci la scoperta anche dei colori fluorescenti sugli alti valori lire che fu quasi concomitante.
Come al solito in quel periodo, la scoperta fu a seguito del controllo continuo che avevo sulla corrispondenza di una grande azienda nazionale che riceveva missive un po’ da tutta Italia. Peccato che questa pacchia sia terminata agli inizi degli anni 2000.
I valori interessati dai colori fluorescenti sono il 4.000 e 5.000 lire – nel colore della cornice, marrone grigiastro nel primo e grigio bluastro nel secondo – e il 2.000 e 3.000 lire in cui invece il colore fluorescente è l’azzurro della testina e dei segmenti, di egual colore, sottostanti che compongono l’intreccio in cui si può leggere il valore nominale. Ricordo che questi francobolli hanno avuto un doppio passaggio in macchina, con il primo passaggio veniva stampata la parte centrale con la testa, lo stemma repubblicano ed i segmenti orizzontali sottostanti. In un secondo passaggio veniva stampata la cornice, il valore in lettere, sovrapposto allo stemma, ed i segmenti verticali con il contorno dei numeri a completare la leggibilità del valore in cifre. A seconda del valore, la testa può avere lo stesso colore della metà dei segmenti ad essa sottostanti oppure di quelli sottostanti allo stemma; specularmente vale anche per il colore dello stemma. Ho parlato di colori senza specificarli sia perché questo procedimento di stampa è stato identico per tutti i valori di questa emissione, sia perché nel tempo alcuni colori sono variati per uno stesso valore, come succede spesso nelle serie ordinarie. Nel caso del 2.000 lire, sono di colore azzurro scuro la testa e le metà dei segmenti sottostanti allo stemma. Nel caso invece del 3.000 il colore azzurro della testa ha lo stesso colore delle metà dei segmenti ad essa sottostanti, il contrario rispetto al valore da 2.000 lire. Il tono di colore di questi francobolli è leggermente variato nel tempo, non tanto per il cambio di carta che hanno avuto questi francobolli, ma soprattutto per le variazioni cromatiche dei colori utilizzati. I minifogli da 20 francobolli sono stati stampati prevalentemente su carta normale, abbastanza porosa e con fluorescenza in pasta, mentre i fogli da 50 sono stati stampati tutti su carta patinata, liscia e con fluorescenza in patina, quindi con il retro non fluorescente. Non è facile descrivere le variazioni di fluorescenza di questi francobolli in quanto il Poligrafico li ha utilizzati per sperimentazioni su vari modi di applicare questo carattere fisico (Giovanni Riggi, 1990).
Passo alla descrizione procedendo in ordine di valore, inizio quindi dal 2.000 (figura 1).
Chi segue i miei articoli sui colori fluorescenti ormai ha capito come questi si comportano sotto la luce viola, essi tendono sempre a scurirsi virando, almeno per i colori scuri, verso un tono bluastro sbavato che sembra emergere dal resto dei colori inerti. Come si può vedere infatti nella figura 1, la testina, e le metà dei segmenti orizzontali sottostanti allo stemma (che ripeto sono dello stesso colore), appaiono un po’ confusi e bluastri rispetto agli altri colori che non mostrano reazione alla luce viola. Le parti descritte sono state stampate durante il primo passaggio di stampa.
Questa varietà non è affatto comune, ma sicuramente se ne troveranno altri, ad oggi comunque si conosce solo il francobollo sciolto riprodotto in questo articolo ed annullato nel giugno 1995; esso è ricollegabile ai fogli da 50 esemplari. È interessante notare che tutti gli alti valori sono stati stampati su carta più spessa rispetto a quella utilizzata per i castelli e, per tale motivo, i colori fluorescenti non sono visibili speculari sul retro.
È molto bello avere Amici veri! Sapendo del mio interesse per alcuni argomenti, alcuni dei tanti amici dedica un po’ di tempo a cercare tra il proprio materiale cose che leggono dai miei articoli. Mi sono arrivate recentemente alcune immagini di oggetti che mi consentono di aggiornare i miei ritrovamenti sui colori fluorescenti degli alti valori. Tra questi, certamente è degno di assurgere al livello di interessante scoperta, quello che Stefano P. ha fatto su un 2000 lire. In questo articolo abbiamo esordito con il valore da 2000 con i colori fluorescenti che interessavano la prima fase della stampa (l’azzurro della testina e metà righe orizzontali, quelle sotto lo stemma), scoperto da Nino; a questa scoperta bisogna aggiungere anche la fluorescenza del colore azzurro della seconda fase della stampa (angoli alto sinistro e destro basso della cornice e delle righe verticali al di sotto dello stemma) (figura 1a). In questo caso l’annullo non completo sul francobollo consente di leggere solo l’anno:’95; ma per noi è più che sufficiente, in quanto è comunque coevo con la varietà descritta poco sopra. Pur avendo lo stesso anno d’uso, dobbiamo necessariamente avanzare l’ipotesi che queste due varietà del 2000 lire appartengano a due distinte ristampe e quindi atribuirle a due differenti tirature per evidenti differenze di tipologia di inchiostro.
Nel 3.000 lire (figura 2) osserviamo lo stesso fenomeno però questa volta il colore fluorescente è in corrispondenza della testa e delle metà sottostanti dei segmenti. Neanche questa varietà è molto comune, ne sono state trovate cinque buste. Sicuramente non possiamo definire raro questo francobollo, e certamente se ne potranno trovare altri, ma non dovrebbe essere molto comune visti i risultati della nostra ricerca.
Il periodo di uso – Un primo ritrovamento è del 23.10.91, il secondo è del 19.1.95 e gli altri tre sono compresi tra gennaio febbraio 1996. Dai dati disponibili si potrebbe ipotizzare l’uso di inchiostro fluorescente in due distinti periodi,1991-92 e 1995-96, con un gap di circa due-tre anni, ma è solo una ipotesi. Di certo possiamo affermare che questi francobolli sono ricollegabili all’emissione in fogli da 50.
Il valore da 4.000 lire (figura 3) risponde in modo attivo alla luce viola in corrispondenza del colore bruno grigiastro della cornice ad esclusione della fascia centrale verticale, dove tende a prevalere un po’ il verde, in alcune lettere del valore sovrapposto allo stemma repubblicano e nelle parti esterne (destra e sinistra) dei segmenti verticali sottostanti sia alla testa che allo stemma. Tutte queste parti attive sono state stampate nel secondo passaggio in macchina.
Questa varietà ha una frequenza di ritrovamento molto superiore a quella del 3.000 lire e non è difficile imbattersi in questi francobolli anche su documento viaggiato, per lo più registrate. Il suo periodo d’uso sembra simile a quello del valore precedente. Anche in questo caso osserviamo un primo uso tra aprile e agosto del ‘92 ed un secondo tra aprile ‘95 e dicembre 96 con ritrovamenti più frequenti nella seconda metà del ‘96. Anche questa varietà è presente nei fogli da 50 francobolli.
Il valore da 5.000 lire (figura 4) è l’ultimo dei quattro Alti Valori stampati con inchiostro fluorescente da noi trovati. I colori fluorescenti sono nella stessa posizione di quelli del 4.000 lire, salvo che sono quelli tipici di questo valore. Anche in questo caso quindi sono interessate le parti stampate durante il secondo passaggio in macchina.
La sua frequenza di ritrovamento è inferiore a quella del 4.000, probabilmente perché stampato, e quindi usato, in minor misura rispetto al precedente. In base a quanto abbiamo potuto verificare, questo valore presenta fluorescenza nelle tirature in cui la cornice è grigio bluastro anziché blu. Il periodo d’uso riscontrato sui documenti viaggiati è compreso tra dicembre ’94 e febbraio ’96.
E’ interessante notare il periodo in cui sono stati usati gli inchiostri fluorescenti. Per il 3.000 ed il 4.000 lire sembra proprio più che una ipotesi l’uso in due periodi distinti (1991-92 e 1995-96), mentre per il 5.000 il periodo sembra essere unico e coincidente, grosso modo, con il secondo periodo dei primi due francobolli. Per il 2.000, con un solo esemplare, non è possibile avanzare ipotesi anche se la sua data d’uso tende a coincidere con quella del valore da 5.000 lire.
Nel proseguo tre esempi di documenti viaggiati, uno per ciascun francobollo, rispettivamente affrancati con un 3.000 lire (figura 5), un 4.000 lire (figura 6) ed infine un 5.000 lire (figura 7).
Bibliografia
Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.
L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE DONNE
Alcuni usi tardivi delle donne nell’arte
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)
Un altro titolo che ho talora usato con alcune varianti è ”Le donne stupiscono ancora”, la prima idea è stata reiterare questo titolo, ma poi, al momento di iniziare ho preferito cambiare ed ho scelto una variante che ha più o meno lo stesso significato. L’aspetto femminile del titolo genera sempre in noi maschietti reazioni contrapposte, nel bene e nel male. Naturalmente non ho nessuna intenzione di addentrarmi in questo pericolosissimo terreno di gioco, preferisco le donne della passata serie ordinaria che ne ritraevano alcuni fulgidi e famosi esempi. Questa serie ordinaria è da tempo ormai accantonata da parte di Poste Italiane e anche noi tutti la consideriamo ormai cosa passata e, coloro che seguono le ordinarie attuali, hanno certamente voltato l’attenzione alle nuove serie Leonardesca e Piazze d’Italia. Anche la serie di Posta Italiana è quasi messa da parte, ma non in modo definitivo perché le due ultime stentano a decollare. Anche il valore base per l’interno delle Piazze d’Italia sembra poco usato.
Ma torniamo alle Donne nell’Arte, di questi francobolli ne parlo solo per le tariffe per la posta ordinaria. Questa serie, dopo aver convissuto per una decina di anni abbondanti con i francobolli prioritari, dopo il 2009 si è mostrata in apparizioni saltuarie che sono sfumate nel tempo verso le apparizioni sporadiche. Parlo naturalmente di usi non procurati.
Quando è stata in vigore la tariffa da 70 cent (1.1.13 – 30.11.14), si sono riviste alcune affrancature con francobolli delle Donne nell’Arte. Il taglio più comune è stato certamente il valore da 45 cent, di cui erano noti consistenti residui, che è stato usato in abbondanza con il 25 cent di Posta Italiana (figura 1).
In questo periodo tariffario ha fatto anche la comparsa il taglio da 70 cent in giusta sostituzione del pari valore della nuova ordinaria (figura 2);
la comparsa di questo valore è stata una sorpresa perché la sua emissione risale al 31.7.2004 e non più utilizzato per anni. Probabilmente sono stati recuperati i fogli giacenti da qualche parte che hanno sopperito in parte, probabilmente voluto, alla non completa distribuzione della nuova ordinaria durante la prima parte temporale di questa tariffa. Altro valore ricomparso, ma con minor sorpresa è stato il valore da 90 cent, minore sorpresa perché questo valore è stato emesso il 26.6.2004, ma poco utilizzato in generale causando una scorta invenduta consistente. Questo valore è noto in abbinamento all’Alto Valore da 1 euro per la tariffa del secondo porto di questo periodo tariffario (figura 3).
Con il successivo periodo tariffario (1.12.14 – 30.9.15), la lettera primo porto era passata a 80 cent ed il secondo porto a 2,15 euro. Anche in questo periodo sono comparsi alcuni valori delle Donne nell’Arte; in questo caso non ho un esempio per il primo porto, ma posso mostravi due invii di secondo porto. Nel primo, di formato standard, l’affrancatura è composta da tre pezzi da 70 cent di Posta Italiana e cinque pezzi da 1 cent Donne nell’Arte (figura 4).
Purtroppo l’annullo rotante del CMP ha obliterato solo due valori da 70 cent lasciando intonsi gli altri francobolli. il secondo invio ha ancora un valore in centesimini, questa volta ricompare il taglio da 3 cent. Non è la sola sorpresa, perché è presente anche il taglio da 2,00 euro dei prioritari, emissione senza millesimo. Questo centesimino delle donne risale al 2002 ed era sparito di circolazione ormai da anni.
Il tempo passa e le apparizioni continuano, le donne non vogliono farsi dimenticare.
Con l’attuale tariffa base a 95 cent, in vigore dal 1.10.2015, ho trovato ben tre invii con francobolli delle Donne nell’Arte. Il primo è un invio primo porto con un eccesso di 5 cent (figura 6).
Si tratta di un valore da 20 cent del 21.8.2004 utilizzato come valore integrativo ad un’80 cent di Posta Italiana. Il secondo invio è del febbraio di quest’anno ed è affrancato con un 77 cent Donne nell’Arte abbinato ad una tp-label per completamento di tariffa del valore di 18 cent. (figura 7), purtroppo questa affrancatura, per la presenza della tp-label non presenta annulli sul francobollo.
Infine l’ultima è una affrancatura di fantasia in quanto la tariffa è totalmente fuori luogo. Dalla pieghe sulla busta si evince che doveva essere un po’ pesante e probabilmente del secondo porto. L’affrancatura è composta da coppia del 45 cent donne e da un valore da 1,00 di Posta Italiana per un totale di 1,90 euro (figura 8).
L’invio è stato effettuato l’8 novembre scorso. la tariffa di 1,90 era il secondo porto durante il periodo tariffario 1.1.13 – 30.11.14, un po’ lontano nel tempo rispetto al tariffario attuale che prescrive una affrancatura pari a 2,55 euro. Purtroppo capita spesso di imbattersi in affrancature totalmente avulse dal tariffario in corso. Un po’ per ignoranza, non solo degli utenti, un po’ per l’aumento continuo del “degrado” ambientale in generale, si può affrancare con qualunque cosa, comunque la missiva arriva a destinazione nella stragrande maggioranza dei casi. Se qualche invio irregolare viene fermato e controllato è esclusivamente un puro caso.
FLUORESCENZA, COSA SARA’ MAI COSTEI!
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Premessa
Questo titolo di manzoniana memoria non deve far pensare che voglia fare una lezione di fisica, assolutamente. Voglio solo evidenziare il fatto che la fluorescenza della carta e dei colori utilizzati per la stampa dei francobolli non hanno mai attratto commercianti ed editori di cataloghi, se non marginalmente. Mi sono sentito dire più volte qualcosa come: “ma, sai non è una cosa che si vede! E poi, non interessa proprio a nessuno!”. Vorrei obiettare che potrebbero essere ben altre le motivazioni per cui la fluorescenza è considerata una Cenerentola della filatelia. Una cosa è certa, se non viene presentata, spiegata ed offerta è chiaro che il collezionista medio ne sarà attratto solo dietro impulso personale e spontaneo. Il non parlarne l’ammanta in qualche modo di cosa misteriosa (proprio perché poco nominata e quindi poco conosciuta) e passibile di imbroglio e comunque del suo dubbio. Il dubbio, che è sempre bene avere, in questo caso agisce da sicuro distruttore del “mito”. C’è da aggiungere che il tacerla fa sì che i “qualcuno mi ha detto” o “per quanto ne so” producano spesso falsi concetti. Concludo il mio pensiero dicendo semplicemente che le giuste informazioni stimolano i collezionisti ad intraprendere ricerche con interesse reale inserendo l’argomento all’interno delle proprie collezioni. Signori commercianti, vi pare cosa da poco?
Inizio con le variazioni non volute e possibili sulla fluorescenza, bisogna dire che ce ne sono anche di empiricamente provate come il passaggio di particelle fluorescenti su francobolli con carta non fluorescente durante il lavaggio. Ma anche questo concetto viene spesso tirato in ballo per spiegare anche l’inspiegabile. E poi mica un francobollo non fluorescente lo diventa per aver fatto un bagno in comune con uno fluorescente! Assumerà un debole segnale superficiale leggermente rilevabile dalla luce viola. Ma è valido anche il contrario: è impossibile che un francobollo fluorescente perda del tutto o quasi la sua caratteristica fino a mostrare una carta senza nemmeno un luminoforo (microscopiche particelle di fosforo).
Vengo al sodo. Questo argomento mi è venuto in mente a seguito della ricerca del 750 lire con inchiostro fluorescente (Il Francobollo Incatenato n. 257, dicembre 2015), durante la quale ho trovato alcuni strani francobolli. Quando penso a questo argomento mi torna sempre alla memoria la pubblicazione di Giovanni Riggi su questo argomento (v. bibliografia, l’unica per il momento applicata allo studio dei francobolli) ed alcuni suoi appunti inediti dei quali mi sono ripromesso da tempo di riorganizzare; prima o poi lo farò!
Tra i circa 12.000 miei pezzi del 750 lire castelli visionati, ne ho trovati alcuni in cui la fluorescenza non investe tutto il francobollo. Lì per lì ho notato la cosa, ma senza soffermarmi a pensarci più di tanto in quanto ricordavo, più o meno vagamente, che Riggi doveva aver descritto qualcosa di simile nel suo lavoro. In realtà il mio ricordo non era così fedele, Riggi si riferiva ad altra cosa, come ho ricontrollato recentemente. Ad ogni modo li avevo comunque accantonati. Ripensandoci, in un secondo momento, mi è venuta la considerazione: “ma come è possibile che la fluorescenza sia mancante su ampie aree del francobollo?” Il lavaggio prolungato, potrebbe causare questa apparente anomalia? Ma, veramente… se ci ragioniamo un po’ sopra e cerchiamo di immaginarci i microscopici luminofori che vanno in giro nella bacinella piena di acqua e francobolli….. si, negli appunti di Riggi ci sono alcuni esempi di passaggio per contatto dei luminofori da un francobollo ad un altro (figura 1), ma si tratta di leggeri passaggi di fosforo che investono pellicolarmente i francobolli e che non rendono il francobollo decisamente fluorescente.
In figura 1 le aree colorate non sono uniformi a causa della direzione di origine della luce viola proveniente solo dalla parte alta del francobollo, questa parte risponde con maggiore intensità e la macchina fotografica la registra fedelmente. La differenza reale tra la carta non fluorescente (in basso nell’immagine) e la parte che ha ricevuto pellicolarmente un po’ di fluorescenza va valutata giusto in prossimità dell’impronta visibile della dentellatura. In questa zona a cavallo della dentellatura, si nota bene come la differenza di fluorescenza sia realmente contenuta. E si deve anche dire che il francobollo fluorescente non ha subito la perdita totale della fluorescenza perché se così fosse, lavando i francobolli misti, dovremmo avere tutte carte uguali a debole fluorescenza! Oppure si potrebbero preparare facilmente varietà di fluorescenza. Certamente con opportune manipolazioni chimiche tutto si può fare, anche se non al 100% perché qualche evidenza resta sempre, ma qui non voglio parlare di frodi, bensì di semplice lavaggio che tutti i collezionisti fanno. Restando nell’ambito del collezionismo sano, tutto questo non c’è! C’è anche da aggiungere che il fosforo che può passare per aderenza da un francobollo ad un altro, è solo quello applicato superficialmente, non certamente quello contenuto all’interno della carta. E qui è necessario citare anche i differenti tipi di carta perché non sono mica tutte uguali! Come è noto, per la stampa dei francobolli è stata utilizzata carta fluorescente in patina, carta fluorescente in pasta, vernice fluorescente ed inchiostri fluorescenti [il famoso 10 lire siracusana con un rosso brillante alla luce viola nelle versioni con filigrana ruota, stelle 1, 2 e 4(?), ma ce ne sono tanti altri, anche nei Castelli, come abbiamo visto in altre occasioni].
È mia intenzione riprendere gli appunti di Riggi su questo argomento e spero di farlo a breve. Qui vorrei mostrare solo un po’ di immagini di francobolli che ritengo abbiano difetti di fluorescenza, ma non dovuti a lavaggio, bensì ad una fluorescenza difettosa per fabbricazione della carta. Si tratta, come ho accennato all’inizio, di esemplari del 750 lire castelli usati negli anni 91-92 (quelli da me analizzati).
Esperienze
Premetto che, a differenza degli Alti Valori lire, i castelli hanno avuto solo fluorescenza in pasta di vari colore, bianco e rosa nelle prime tirature e gialla nelle successive (a partire dal 1984). Nella figura 2 riproduco un esemplare con fluorescenza mista bianco-gialla, cosa già messa in evidenza da Riggi (opera citata). La particolarità è che sono presenti anche chiazze blu grigiastre che denotano la totale assenza di fluorescenza. Se nei castelli la fluorescenza è sempre in pasta, vuol dire che, abradendo la superficie, la parte interna della carta continua a rispondere senza alcuna differenza alla luce di Wood o luce viola o luce nera. Se invece notiamo, come in figura 2, che alcune parti del francobollo/foglio, non rispondono alla luce restando di una colorazione scura tra il blu ed il grigio, vuol dire che in queste aree osserviamo mancanza o carenza di luminofori.
Altra immagine interessante è quella di figura 3. Essendo una striscia di quattro francobolli, la gradualità del fenomeno è veramente chiara. È indubbio in questo caso che la fluorescenza tenda a diminuire gradualmente da destra verso sinistra e l’estremo lembo sinistro appare come se ne fosse quasi totalmente privo.
Guardando sia il fronte che il verso di questa striscia, osserviamo che la fluorescenza ha lo stesso comportamento su entrambe le facce e ciò dimostra che la fluorescenza è in pasta ed ha una distribuzione non uniforme. Tale decremento di fluorescenza è certamente dovuto ad una riduzione quantitativa di fosforo nell’impasto di produzione della carta e la luce viola lo evidenzia perfettamente. Tenendo presente che i castelli hanno fluorescenza in pasta nella carta, non è possibile toglierla al suo interno, come aveva già notato Riggi (appunti inediti).
Questo ritrovamento induce a pensare che ci possano essere stati fogli interi (molto probabilmente pochi) o parti di foglio di questo francobollo senza fluorescenza. A conferma di questa idea presento altre immagini molto eloquenti che provengono sicuramente da fogli differenti (figura 4).
Come si può notare, nessun esemplare è totalmente senza fluorescenza; solo il primo a sinistra lo è quasi. Si nota infatti una risposta parziale di fluorescenza gialla in basso a destra. Negli altri tre esemplari, invece, si notano aree limitate fluorescenti visibili nella stessa posizione, sia sul fronte che sul recto.
Conclusioni
A questo punto vengono spontanee due considerazioni:
- Non penso che questi francobolli siano stati manipolati in quanto mancherebbe la possibilità di estrarre la fluorescenza dall’impasto della carta per via chimica o fisica.
- In base a quanto sopra, si potrebbe pensare che potenzialmente potrebbero esistere esemplari di castelli stampati su carta non fluorescente per difetto di fabbricazione dell’impasto, però questa volta su carta con filigrana stelle quarto tipo e non secondo.
aggiornamento del 26 giugno 2017
Questo articolo è apparso nel mese di gennaio 2017 su Il Francobollo Incatenato n. 269. Recentemente Ketty Borgogno mi ha inviato l’immagine fronte retro di due esemplari da 750 lire totalmente privi di fluorescenza, sia in pasta che in patina. Ho colto quindi l’ocasione per rivedere l’articolo nel suo complesso e aggiungere questa ultima novità.
Nella figura 5 mostro questo nuovo ritrovamento che sicuramente spingerà gli appassionati di questa serie a rivedere i loro magazzini nella speranza di trovare altri esemplari da inserire nella propria collezione. Certamente siamo di fronte a ritrovamenti che possiamo considerare rari quindi non posso che augurare buona fortuna a tutti gli appassionati con la speranza che possano trovare questa varietà, magari, anche in altri valori di questa intrigantissima serie ordinaria.
bibliografia
Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.
Giovanni Riggi, 1995. La Fluorescenza nei francobolli d’Italia, Vaccari Editore.
LE TRE TIRATURE DEL 5 CENT DI POSTA ITALIANA – II PUNTATA
articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato l’1 settembre 2015
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)
questo articolo lo avevo già pubblicato su questo sito (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/) in forma più ampia. Nel precedente avevo inserito lo studio dei colori, questa idea ritengo che sia molto buona per distinguere le varie tirature, ma il metodo da me usato e che avevo ritenuto speditivo ma da verificare, ha fornito dati non costanti. Per lo studio dei colori occorre uno strumento scientifico ed affidabile. Pertanto in questo secondo articolo riporto solo la parte del confronto grafico che ritengo molto attendibile per la distinzione delle tirature. So che non tutti condividono il concetto di tiratura così come è stato espresso in un precedente lavoro (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/tiratura-ristampa-tipo-cerchiamo-di-fare-chiarezza/), ma ritengo il dialogo aperto a chi vuole confrontarsi. Questa seconda versione è quindi la prima parte del precedente articolo con alcune revisioni che ritengo migliorative per la comprensione di come possano essere riconoscibili le varie tirature dei piccoli valori e non solo.
In un precedente articolo sui numeri di cilindro presenti sui bordi dei prioritari, interpretai questa presenza come dovuta alla differente posizione della bobina di carta rispetto ai cilindri di stampa (Numeri di cilindro sull’1,40 e sull’1,50 prioritario emissione 2007, l’odontometro, n. 14). Per spiegare il concetto della differente centratura della bobina, portai ad esempio due differenti tirature del 5 cent di posta italiana, che avevo freschi nella memoria, sui quali avevo notato lo spostamento laterale della stampa rispetto al formato dei fogli. La differenza è realmente molto ben visibile e, tra l’altro, anche il colore rosso mostrava una differenza evidente nel tono.
Ho voluto riprendere questo argomento delle tirature per cercare anche un supporto tecnico alla distinzione basata sulla prima lettera dei codici alfanumerici. Come è noto, questa lettera contrassegna le produzioni annuali e consente di distinguere queste produzioni in vere e proprie tirature (Cipriani e Manzati, Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato, n. 217). Nell’articolo citato abbiamo classificato in modo abbastanza completo le emissioni dei prioritari e, solo in parte, quelle di Posta Italiana in quanto questa serie ordinaria è ancora in uso e, quindi, in evoluzione.
Non è dato sapere quante ristampe in un intero anno vengono ripetute per una stesso valore ordinario in questo periodo attuale caratterizzato da difficoltà di reperimento dei francobolli. Può darsi che per l’emissione del 2010 ristampe ne siano state fatte perché di questi francobolli in quel momento non c’è mai stata penuria, ma non è detto. Per le tirature successive, invece, non dovrebbe essere molto errato pensare ad una sola tiratura annuale; infatti dopo qualche mese dalla loro diffusione, questi francobolli sparivano dagli uffici postali per ricomparire l’anno successivo con il codice differente. Questa ipotesi non è tanto peregrina se si pensa che ormai l’uso dei francobolli per le affrancature è ridotto ai minimi termini. I piccoli valori di questa ordinaria sono stati stampati solo per integrare francobolli ormai fuori tariffa (di cui i magazzini erano pieni) che sono stati certamente tanti ma non erano gli unici francobolli in uso ed oggi di vecchi commemorativi con l’integrazione non se ne vedono più molti. Ora, queste nuove tirature servono per smaltire i francobolli recenti da 0,70 e 0,80. Nella tabella di figura 1 riporto tutte le tirature dei piccoli valori identificabili dalla prima lettera del codice alfanumerico.
Come si può notare, il valore più ristampato è stato il 10 cent seguito dal 5; entrambi possono sostituire gli altri due i quali, almeno fino ad oggi, non hanno richiesto ristampe ripetute nel tempo come è infatti deducibile dalla loro scomparsa negli uffici postali dopo qualche mese dalla loro distribuzione.
In questo articolo mi limiterò a descrivere le caratteristiche delle tre tirature del 5 cent (figura 2), gli altri li esporrò in articoli dedicati in quanto una trattazione unica sarebbe eccessivamente lunga.
Si noti en passant la differente posizione del codice alfanumerico nei fogli di figura 2 sia in senso verticale che laterale rispetto alla stampa.
Nella figura 3 è possibile notare la differente centratura della stampa rispetto alla bobina di carta, differenza che è dovuta al suo montaggio manuale all’interno del sistema di stampa.
Ma non è questa la sola evidenza; si può notare anche come il colore rosso presente nelle barre di registro sulla cimosa destra, mostra tonalità differenti ben apprezzabili dall’occhio umano. Il colore rosso si distingue bene nella tiratura del 2013, meno nelle altre due. Ci sono altre due variabili da tenere presenti: la tracciatura e la fustellatura che anch’esse, pur in sincronia con la stampa, sono difficilmente in perfetto registro. Per poter trascurare queste ultime due variabili, ho allineato i fogli tenendo presente solo la posizione delle barre di registro del colore rosso. In questa posizione, la differenza di centratura sui fogli è di 4,5 mm tra le tirature H e J e di 6 mm tra questa e la tiratura K; tra la prima (H) e l’ultima (K) ci sono ben 1,05 cm. Bisogna anche tenere presente che la bobina, durante il suo srotolamento, all’interno della macchina può subire leggerissime oscillazioni laterali, ma certamente non di questa entità. Queste differenze non sono apprezzabili da chi monta le bobine perché sicuramente hanno una, seppur minima, tolleranza di montaggio; certamente però possono essere significative per distinguere le ristampe/tirature tra loro. Tralascio l’argomento ristampe perché questi francobolli non dovrebbero averne o averne molto poche, ma anche ammesso, esse avrebbero comunque la stessa lettera iniziale del codice ed occorrerebbe un campione consistente di fogli della medesima tiratura per avere qualche dato attendibile.
Da quanto detto emerge che, nel caso di questo valore, la centratura della stampa sul foglio può essere diagnostica per l’attribuzione ad una specifica tiratura; questo dato diventa poco significativo nel caso di numerose ristampe e tirature per le quali le differenze potrebbero diventare insignificanti. Il loro numero contenuto, come nel caso del 5 cent, può invece rendere significative le differenze.
Lo spostamento laterale della stampa rispetto alla bobina determina anche lo spostamento laterale del codice alfanumerico, questo è dovuto al fatto che il sistema ink-jet che lo produce ha una posizione fissa nel sistema macchina e se la bobina è spostata verso destra, automaticamente il codice interferisce con le figure colorate di registro sulla cimosa ed in alcuni casi rari può anche sovrapporsi parzialmente ai francobolli. Quindi anche la posizione del codice può aiutare a riconoscere la tiratura. Quando di un francobollo vengono rifatte numerose ristampe, può accadere che la posizione del codice differisca, ma in questo caso la lettera del codice rivelerà l’identità della tiratura e la diversità della ristampa.
I quantitativi dei fogli analizzati non sono grandi (figura 4) ed i risultati potrebbero essere considerati in modo parziale essendo le misure limitate a 10 fogli del 2010 (H), 6 fogli del 2012 (J) e 7 fogli del 2013 (K).
Bisogna però dire che il numero dei fogli costruiscono intervalli non proprio piccoli, almeno per la tiratura del 2010 che copre una produzione di circa 10 milioni di francobolli. Le altre due produzioni annuali sono decisamente meno abbondanti, ma comunque significative. Naturalmente non ho preso in considerazione i fogli con numerazione consecutiva che non sono stati pochi. Tutti i fogli analizzati in questa ricerca rispettano all’unisono la centratura della stampa riportata in figura 3.
Anche i bordi destri sono sufficienti a questa operazione (figura 5) in quanto è sufficiente misurare la distanza tra il bordo del foglio ed il lato sinistro dei registri, che sono incolonnati, oppure la distanza dal primo francobollo.
In questo modo, anche i bordi sinistri, una volta misurate le ampiezze dai bordi al primo francobollo, sono sufficienti a capire con quale tiratura abbiamo a che fare. Ritengo che, anche se parziali, i dati sono costanti all’interno delle limitate porzioni di tirature indagate e quindi c’è da pensare che sul piano concettuale questi risultati siano un valido supporto per individuare differenti tirature. Al contrario, se si trovassero codici alfanumerici vicini, ma con differente posizione rispetto ai dati riportati nella tabella di figura 5, questi potranno essere utili per capire se sono state fatte ristampe e quante. Ritengo però che questo ultimo caso non sia reale. Nei prossimi articoli presenterò le differenze tra le altre produzioni annuali degli ulteriori piccoli valori di Posta Italiana.
Questo articolo l’ho redatto già da qualche mese. Nella prima versione ho tentato anche uno studio cromatico sui colori di stampa utilizzando Photoshop. Dopo aver analizzato numerosi campioni con risultati ottimi, ad un certo punto mi sono arrestato in quanto dopo i risultati positivi lo scanner non ha continuato a mantenere costanti le condizioni di lumionosità e quindi forniva differenti risposte per uno stesso campione. La mancata costanza delle condizioni macchina mi ha fatto abbandonare questa parte della ricerca che però, per chi volesse dargli un’occhiata, è disponibile in questo sito web (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/). Resta però valido l’approccio dello studio. I colori sono distinguibili e confermano il riconoscimento di differenti tirature, ma per dimostrare in modo corretto questa parte della ricerca occorre uno studio con strumenti scientifici e non con un semplice scanner.
LE NOVE TIRATURE DEL 10 CENT DI POSTA ITALIANA
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Giuseppe Preziosi
Sulla base dei risultati dello studio sul 5 cent (peritofilatelicocipriani, Il Francobollo Incatenato n. 254), ho pensato che avrei potuto più facilmente sviluppare quello sul 10 cent focalizzando l’attenzione sugli aspetti già individuati come utili a spiegare il riconoscimento delle tirature di questi piccoli valori di Posta Italiana. Ricordo, infatti, che nello studio del 5 cent, sulla base delle ampiezze numeriche dei lotti indagati e su altre considerazioni, avevo ipotizzato che non vi fossero ristampe per questi piccoli valori all’interno di uno stesso anno di produzione. Nulla di più errato per la produzione del 10 cent il quale sembra aver avuto invece vicissitudini più complesse tanto che mi hanno fatto chiedere la collaborazione a Giuseppe Preziosi il quale ha studiato a fondo il legame tra progressione alfanumerica ed emissioni filateliche dell’IPZS. Almeno in tre anni (2010, 2013 e 2015), per il 10 cent si sono avuti più di un lotto di stampa, almeno per quanto è stato possibile capire sulla base dei dati a nostra disposizione. Il riconoscimento dei lotti è stato possibile attraverso l’analisi della successione dei codici alfanumerici delle emissioni italiane, sia ordinari che commemorativi. E con questa base di partenza abbiamo cercato un riscontro dalla posizione del codice alfanumerico sulla cimosa e, anche se meno evidente, dalla centratura della stampa sui fogli essendo questa dipendente dal montaggio della bobina nel sistema di stampa (si veda oltre). Più parche devono essere state le tirature degli altri anni caratterizzate, probabilmente, da un solo lotto di stampa. Per rendere chiara al lettore, lo speriamo, la situazione dei piccoli valori abbiamo costruito la tabella di figura 1 in cui abbiamo riportato i primi cinque numeri dei codici alfanumerici utili alla nostra ricostruzione, la prima lettera che indica l’anno di produzione (la seconda lettera – A – è costante ed indica la Goebel rotocalcografica) e infine l’anno solare di riferimento. Abbiamo evidenziato i primi tre numeri dei codici allo scopo di rendere più veloce la loro lettura ed il loro confronto.
Dalla visione della tabella possiamo mettere in evidenza una interruzione della produzione nel 2010 durante la quale sono stati stampati circa 900.000 fogli di altri francobolli; la ristampa successiva del 10 cent differisce dalla precedente per la posizione del codice alfanumerico e per la centratura della stampa rispetto alla bobina. Nel 2011 questo valore non è stato ristampato, mentre nel 2012 (J) ha avuto una produzione unica di circa 150.000 fogli. Nel 2013 (K) osserviamo ben tre lotti separati tra loro da altre produzioni. La prima interruzione è stata dovuta alla stampa del 25 cent che sembra calettare abbastanza bene tra i due lotti del 10 cent. La seconda interruzione invece è molto più ampia e corrispondente alla stampa di circa 600.000 fogli di altri francobolli. Tutti e tre i lotti sembrano avere una produzione di 200-250.000 fogli; il primo lotto potrebbe arrivare anche a 400.000 fogli (v. oltre); i tre lotti sono tra loro distinguibili sulla base della posizione del codice alfanumerico e dalla centratura della stampa. La produzione del 2014 (L) è stata meno abbondante rispetto agli anni precedenti, probabilmente di poco superiore ai 100.000 fogli e composta da un unico lotto. Quest’anno, 2015 (M), abbiamo già due lotti separati da una produzione contenuta di circa 50.000 fogli di altri francobolli ed al suo interno sono comprese segnalazioni di alcuni fogli appartenenti al commemorativo “Floranga”. Anche in questo caso è indicativa la posizione del codice alfanumerico.
Prima di continuare nella trattazione delle singole produzioni annuali, è utile ricordare che il montaggio della bobina di carta all’interno della Goebel prevede un piccolo margine di tolleranza e che tutte le volte che si cambia formato di stampa, la nuova bobina non occuperà certamente la stessa posizione di quella precedente, se non per caso. Questo vuol dire anche che, quando vengono usate più bobine consecutive per lo stesso francobollo, la centratura della stampa in genere non cambia perché la macchina è già settata per quel formato.
Nella figura 2 riportiamo i due spezzoni con il codice alfanumerico delle tirature del 2010 (H); l’allineamento orizzontale è alla base del primo registro rosso (quadrato) e questo mette in evidenza la differente posizione del codice.
Nei due particolari in alto, l’allineamento è secondo il lato sinistro del triangolo rosso, dall’immagine si nota la differente posizione laterale del codice e la differente centratura della stampa sulla bobina. Quest’ultimo dato è reso visibile anche dalla linea rossa (con la misura in centimetri) della distanza tra il lato sinistro del registro rosso ed il limite del foglio. La differenza tra le due tirature è di mm 1,5. Si noti anche come il tono del rosso sia praticamente uguale nelle due tirature.
Nella figura 3 è riportata la cimosa destra con il codice alfanumerico della tiratura unica del 2013 (J). Si nota molto bene la differente posizione del codice, sia in verticale che lateralmente, rispetto all’anno precedente; inoltre la distanza tra il lato sinistro dei registri ed il limite del foglio (linea rossa in figura) è di cm 2,30. Si noti il tono del colore rosso che ben si distingue da quello della produzione del 2010.
Nella figura 4 riportiamo le tre tirature del 2013. È molto evidente la differente posizione del codice e le differenti dimensioni della cimosa. In particolare è ben distinta la dimensione della cimosa della prima tiratura (a sinistra) mentre, la seconda e la terza, a seguire, si differenziano per un valore minimo. Lo stesso notiamo per le differenze laterali del codice. Preme far presente che l’allineamento è sempre fatto secondo i registri rossi (anche quando non compaiono nei particolari delle immagini) in quanto esiste sempre un leggero fuori registro tra i vari colori. In queste tre tirature troviamo anche una evidente differenza cromatica del rosso tra la prima tiratura e le altre.
Alla fine del nostro lavoro abbiamo ricevuto altri bordi dall’amico Marco Marchini, tutti in linea con i nostri risultati tranne uno. Per il valore del codice alfanumerico, questo bordo fa parte della prima tiratura ma il codice è sensibilmente spostato verso il basso rispetto alla posizione tipica (particolare della figura 4), inoltre il suo valore amplia verso l’alto l’intervallo indagato di circa 150.000 fogli portando la tiratura a circa 25 milioni di francobolli. La distanza tra il registro rosso ed il bordo di foglio è in linea (cm 1,85) ad indicare che la posizione della bobina è rimasta quella tipica del lotto. Per spiegare questa anomalia, non abbiamo certezze e possiamo avanzare solo una ipotesi plausibile. Visto che per stampare un lotto di questo valore sono state usate più bobine consecutive, potrebbe darsi che con un cambio bobina, verso la fine della produzione, sia stata modificata la posizione dell’ink jet per un qualunque motivo tecnico a noi ignoto.
Nella figura 5 è riportata la tiratura unica del 2014. Nulla da dire su questa tiratura se non far notare le differenze di posizione del codice e le dimensioni della cimosa rispetto alle tirature precedenti. Ancora una volta si nota la singolarità di ciascuna tiratura.
Infine, nella figura 6 riportiamo le caratteristiche delle tirature del 2015. Nella prima metà di questo anno sono stati stampati due diversi lotti le cui differenze sono ben evidenti (figura 6). Nella figura sono evidentissime le differenze di posizione del codice mentre, sono insignificanti le differenze di centratura della stampa e lo spostamento laterale del codice. Da notare il tono del colore rosso che non è esattamente lo stesso. La nuova emissione del 15 cent (19.09.15), dovrebbe far escludere una ulteriore tiratura del 10 cent, ma staremo a vedere.
Mentre disponiamo delle immagini di numerose cimose destre, non è così per le basi dei fogli. Vi mostriamo comunque quelle che abbiamo con lo scopo di rendere più comprensibile il concetto di centratura della stampa rispetto alla bobina.
Nella figura 7 mostriamo le basi di quasi tutte le tirature descritte, con l’assenza solo della II del 2013 (K). Tutte le basi sono incolonnate secondo i registri rossi presenti sui bordi destri. Come si può notare, incolonnando la stampa, la bobina assume una differente posizione per ciascuna tiratura con una differenza massima di 1 cm tra la seconda tiratura del 2010 e la prima del 2013. Ricordo che per le tre tirature del 5 cent ho individuato una differenza massima di 1,05 cm, sembra quindi che questa ampiezza sia la tolleranza disponibile per il montaggio della bobina. Anche se le tirature non sono complete, l’immagine conferma, senza ombra di dubbio, quanto asserito per i bordi destri e cioè che ciascun lotto ha una propria e tipica centratura della stampa e tale caratteristica non può che essere dovuta al montaggio della bobina nella Goebel. Di tutti i fogli e gli spezzoni visionati, nessuno ha fatto eccezione alle nostre osservazioni.
Osservando anche il tono del colore rosso possiamo notare significative differenze tra le tirature. Non vi mostriamo le immagini, ma se si confronta il tono del rosso utilizzato per la stampa del 5 cent con quello utilizzato per il 10 cent, si potrà notare che non vi è alcun nesso tra le varie produzioni. Siamo convinti che uno studio adeguato del tono dei colori utilizzati dal Poligrafico potrà senz’altro aiutare nel riconoscimento delle tirature.
Molti si saranno resi conto anche che le tirature del 2015 hanno il codice più nitido; fino al 2014 esso è stato infatti stampato con un sistema ink-jet, da quest’anno è stato sostituito da un sistema laser. Questo nuovo accessorio della Goebel stampa i caratteri più sottili conferendo più nitidezza ai tratti, ma la cosa più evidente è il font di stampa che è differente: la cifra “1” è senza piede orizzontale e, sia le lettere, sia le cifre sono leggermente più strette tanto da far diminuire la lunghezza totale del codice (figura 8).
Differente è anche la geometria della figura nera di registro del codice alfanumerico: prima era quadrata ora è rettangolare, con altezza all’incirca metà del quadrato precedente (figura 9).
Veniamo ora alle conclusioni con un riepilogo della larghezza delle cimose destre (figura 10). Come si può notare, nella tabella ci sono alcune coincidenze in anni differenti, ma vanno considerate come accidentali. La variabilità è casuale, come abbondantemente esposto poco sopra.
Riteniamo interessante, invece, riportare gli intervalli di tirature indagati per questa ricerca allo scopo di mostrare un valido supporto alle nostre asserzioni. Nella tabella di figura 11 abbiamo riepilogato tutti i fogli visionati e ricostruito gli intervalli interessati dalla nostra indagine. Questi dati hanno permesso di calcolare il numero dei fogli dell’intervallo indagato e, conseguentemente, il numero dei francobolli interessati. Per la prima tiratura del 2013 (K) abbiamo preferito riportare un secondo rigo di dati a seguito dell’ultimo ritrovamento aggiunto in figura 4; riteniamo comunque che lo spostamento verticale del codice alfanumerico non sia determinante per il calcolo dei fogli stampati per questa tiratura per la quale vale la produzione degli oltre 350.000 pezzi.
Va detto subito che i fogli indagati, benché abbiano consentito calcoli interessanti, non sono gli estremi dell’intervallo di fogli stampati e di conseguenza il numero calcolato dei francobolli è inferiore a quello che realmente è stato prodotto. Solo in alcuni casi siamo vicini a definire l’intervallo reale, in altri casi i dati sono parziali e non consentono di avvicinarci più di tanto alla realtà.
Anche se alcuni intervalli sono molto minori della realtà, siamo stati ugualmente spinti dalla figura 11 a fare un piccolo volo pindarico: tentare un calcolo del numero di francobolli da 10 cent di Posta Italiana stampati presso il Poligrafico. Questo numero, per le serie ordinarie, è stato sempre un mistero e, nello stesso tempo, un fine agognato sempre molto difficile da conoscere. Il sistema di numerare, non solo i fogli, ma anche le produzioni annuali che il Poligrafico ha attuato dal 2004, ci ha agevolato molto e siamo stati presi dalla tentazione di fare questo calcolo.
Nella tabella di figura 12, le tre colonne con fondo giallo riportano, rispettivamente, l’intervallo dei fogli visionati, una stima dei fogli prodotti ed il calcolo finale dei francobolli di ciascun intervallo di fogli. Certamente la seconda tiratura del 2010 e le due tirature del 2015 sono, a nostro parere, molto basse, c’è da pensare che in realtà siano stati stampati molti più fogli di quelli che abbiamo visionato e di conseguenza calcolato. Da uno sguardo all’ultima colonna della figura 12, si può dedurre che di questi francobolli siano stati stampati lotti composti , in media, ciascuno da circa 15-20 milioni di pezzi. È possibile che questi quantitativi siano da attribuire anche alle produzioni del 2010 e del 2015. È interessante anche considerare che con una bobina di diametro di m 1,02 e larghezza cm 30,0 (utilizzabile dalla Goebel) si riescano a stampare circa 24.000 fogli pari a circa 1,7 milioni di francobolli di piccolo formato. Quindi per ogni lotto di 10 milioni di francobolli vengono utilizzate poco meno di 6 bobine, senza considerare gli sfrisi. Nell’ultima riga riportiamo la somma bruta delle stime parziali che forniscono un intervallo tra 120 e 150 milioni di francobolli. Accettando quindi che i dati della tabella siano inferiori alla reale produzione, pensiamo di non sbagliare molto affermando che del 10 cent di Posta Italiana sono stati stampati oltre 150 milioni di esemplari, è probabile che il numero reale si avvicini ai 200 milioni.
Siamo grati agli amici Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al nostro studio
“LE TIRATURE” DELLA NUOVA ORDINARIA POSTA ITALIANA
di Nicola Luciano Cipriani – Perito filatelico
In filatelia utilizziamo prodotti della stampa (i francobolli) e da questa abbiamo ereditato definizioni e modi di dire. A questo proposito ho letto con molto interesse l’articolo “Tiratura o tipo?” apparso sul n. 1 de “l’Odontometro” a cura di Marcello Manelli. Già nel mio articolo “I Prioritari” pubblicato sul volume speciale per il 200° numero de “Il Francobollo Incatenato”, notiziario del CIFO, ho messo un piccolo punto di chiarimento sul concetto di tiratura e mi fa piacere che indipendentemente da Marcello, ci siamo trovati ancora una volta ad affrontare insieme alcune definizioni. Giuste tutte le considerazioni riportate da Manelli, ma va aggiunta ancora una parola: “ristampa”. Per farla breve, la confusione maggiore è sulla parola “tiratura” che spesso viene confusa, oltre che con “tipo”, anche con “ristampa”.
Al di la delle definizioni più che corrette riportate nei dizionari generali e specifici, ritengo che in filatelia si debbano fare alcune considerazioni in più proprio per evitare confusioni nell’uso dei termini specialmente per i francobolli delle serie ordinarie che nel corso della loro vita sono soggette a numerose ristampe. Cosa facciamo? diciamo che sono tutte tirature o tipi differenti? È molto difficile proporre una cosa del genere, diventeremo tutti pazzi e si perderebbe il concetto di filatelia specializzata che comunque deve rimanere con i piedi in terra. Visto che le tante ristampe di un ordinario non possono assolutamente essere considerate come differenti tra loro, a meno di vistosi elementi facilmente riconoscibili, vorrei fare alcune considerazioni che spero possano trovare condivisione da parte dei lettori. Innanzitutto metterei da parte la parola “tipo” a cui si può dare la seguente definizione: il francobollo tipo è quello che meglio rappresenta un’emissione. Per quanto riguarda gli altri due termini “ristampa” e “tiratura”, anche se dal punto di vista lessicale si possono dare definizioni che in qualche modo si accavallano, ritengo che sia opportuno adattare alla filatelia definizioni chiare e distinte. Detto questo passo a proporre le seguenti definizioni:
Ristampa – è una ripetizione della stampa di un francobollo differenziata temporalmente dalla precedente. La ristampa non è detto che sia esattamente identica alla precedente, se ne può differenziare per cause non volute dall’operatore ma che comunque non modificano in modo evidente il prodotto finale. Un esempio può essere la non perfetta corrispondenza cromatica della vignetta, ma certamente mantenendo costante tutti gli elementi determinanti del francobollo.
Tiratura – è evidentemente una ristampa che però si deve distinguere nettamente dalla stampa precedente per almeno un carattere evidente e determinante per il francobollo. In questo caso l’elemento differente dovrebbe essere in generale voluto per modificare un carattere non particolarmente idoneo; può anche darsi che tale evento possa essere non voluto, ma che comunque modifica un elemento importante del francobollo. Ci sono tanti esempi di variazioni di carta, dentellatura, filigrana, gomma o addirittura di tipologia di stampa che possiamo portare come esempi. Detto questo, che spero possa aprire un piacevole dibattito, passo a disquisire sull’oggetto di questo articolo per il quale questo cappellaccio lo ritengo necessario.
Ho ricevuto i tre francobolli di figura 1 con la richiesta di studiarne le caratteristiche. Si tratta del valore da € 0,60 della nuova ordinaria, quello contrassegnato con la lettera “A” è quello tipo e comunemente usato dal giorno di emissione in poi, quello con la lettera “B” è caratterizzato dalla busta dorata, noto ormai ai più come emesso all’inizio del 2010 (ad oggi prima data nota d’uso il 02.03.2010) e classificato dal catalogo Unificato 2011 con il numero 3154A descritto “Busta oro, tricolore e azzurro – 2010” e quello con la lettera “C” che è apparso alla fine d’agosto negli uffici postali della provincia di Torino e che presenta il colore delle scritte leggermente più chiare, particolarmente evidente nella micro scrittura.
Questi francobolli sono stati distinti da alcuni come appartenenti a tre tirature differenti: prima, seconda e terza rispettivamente.
Vediamo tutti insieme quali sono le differenze di questi francobolli; vi propongo gli ingrandimenti di tutti gli elementi grafici per poter avere una base completa per la discussione. Prima di tutto analizziamo le dimensioni dei francobolli, nella figura 2 è riportato il confronto per la dimensione orizzontale, mentre in figura 3 quella verticale.
Come si può verificare, i tre francobolli sono perfettamente identici.
Passiamo ora ad analizzare gli altri caratteri grafici. Nella successiva figura 4 sono messe a confronto le micro scritture della cartella di destra. Come si può notare i caratteri “intrusi” (IPZS) sono sempre nella stessa posizione, però si nota anche molto bene che la micro scrittura del francobollo “C” è più nitida, o se volete, meno impastata. A guardare bene, i tratti utilizzati per queste lettere sono leggermente più sottili rispetto ai primi due.
Nella successiva figura 5 si vede molto bene come la quadrettatura della busta sia molto impastata nelle prime due e leggermente più pulita nella terza.
Figura 6 – il doppio tratto che delimita la busta che vola ha una tonalità di colore non tanto diversa rispetto agli altri, ma si vede bene come lo spazio bianco tra le due righe è più evidente.
Figura 7 – le linee che formano le lettere della micro scrittura, come visto per la figura 3, sono più sottili e con meno sbavature.
Figura 8 – la scritta “Poste Italiane” appare più chiara delle altre, ma non tanto per la tonalità del colore, quanto per la maggiore dimensione dei quadratini bianchi; variazione dovuta sempre alle linee meno cariche d’inchiostro.
Figura 9 – vale quanto detto per la figura precedente.
Figura 10 – anche i colori della nostra bandiera appaiono un po’ più chiari, ma questo effetto è dato molto dalle linee più sottili e pulite con conseguente aumento delle superfici bianche.
Figura 11 – anche la scritta in ditta “I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA” è caratterizzata da un carattere leggermente più sottile nel tipo “C”. Particolarmente evidente nelle lettere “Z”, “A” di SpA, “R”, “M” ed “A” di ROMA.
Figura 12 – anche per la scritta “ITALIA” e la sottostante “A. CIABURRO” valgono le considerazioni fatte per le figure 8, 9 e 11.
Prima di passare alle conclusioni, vorrei presentarvi le variazioni cromatiche che la busta ha subito in questo anno e poco più di vita Nella figura 13 vi riporto la parte superiore di ben 6 francobolli scelti in modo da avere una variazione continua dal verde scuro fino alla busta dorata. Prima di tutto bisogna dire che la busta è composta da un fondo di colore verde molto scuro tendente al blu a cui viene sovrapposta la tinta dorata. È ovvio che la variazione dell’intensità di ciascuno dei due colori produce una variazione cromatica. Le differenti tonalità replicate dallo scanner non sono tanto fedeli agli originali, purtroppo la luce perpendicolare alle immagini dello scanner non ci aiuta, comunque le differenze si riescono ancora a percepire.
– La busta A è caratterizzata da una copertura parziale del colore oro e quindi appare molto scura per la prevalenza del colore sottostante.
– La busta B ha un normalissimo colore verde scuro, con sovrapposizione oro, tipico dell’inizio della tiratura.
– La busta C ha un colore verde più chiaro, probabilmente per un leggero aumento della copertura dorata.
– La busta D ha un alta quantità di colore dorato tanto che la busta appare di colore bronzo, come si può vedere anche dalla sbavatura in alto a sinistra. Si noti anche che la falla di colore dorato sul bordo sinistro mette in evidenza il colore verde scuro sottostante.
– La busta E ha un colore quasi dorato, sarei un po’ indeciso, ma la potrei classificare come busta dorata.
– La busta F è decisamente con abbondante colore oro tanto che possiamo classificarla come tale senza alcun dubbio.
Considerazioni conclusivi sulle tirature di posta italiana
Questi esempi penso che siano sufficienti a dimostrare che la busta dorata non è altro che l’estremo di una variazione di rapporto tra i due colori che compongono la busta. Tornando all’oggetto di questo articolo e più precisamente alla tonalità leggermente più chiara dei colori utilizzati per il francobollo “C”, si può affermare che essa non è dovuta tanto ad una reale differenza cromatica, ma molto di più ai tratti di colore più sottili con conseguente aumento delle parti bianche. Ritengo che per questo francobollo sia stata apportata una modifica al cliché di stampa con lo scopo di avere un prodotto più pulito rispetto al precedente. Come si ricorderà, la micro scrittura fu presentata ufficialmente come un “codice” leggibile elettronicamente e che avrebbe consentito verifiche di autenticità in automatico. Certamente fino ad oggi questo sistema di lettura sembra non esserci, potrebbe anche d’arsi che Poste Italiane si stia organizzando e che in un prossimo futuro possa essere una realtà. Ma questa è solo un’ipotesi. L’altra possibilità è che si sia semplicemente voluto produrre un francobollo più pulito; questa possibilità potrebbe essere reale per il fatto che le altre due versioni mostrano spesso sbavature, parziali doppie incisioni ed anche spalmature rosse e blu che invadono, talora anche totalmente, il francobollo. Inoltre, visto il periodo di magra, potrebbe anche essere un escamotage per utilizzare meno inchiostro. Questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico. Per quanto riguarda invece il discorso sulle tirature con cui ho aperto questo articolo, penso che sia evidente come i francobolli “A” e “B” siano perfettamente identici a parte il colore dorato della busta. Tutte le osservazioni che vi ho presentato mi fanno propendere per definire la busta dorata una “ristampa” con evidente variazione cromatica. Al contrario, il francobollo “C” sembra presentare un cliché ritoccato se non addirittura nuovo. Sarebbe molto interessante conoscere le procedure di realizzazione dei cliché presso il Poligrafico per poter affermare se il cliché è stato solo ritoccato o se effettivamente è stato rifatto ex novo. Certamente si parte da un file di disegno, altrettanto certo è che la macchina di stampa è computerizzata, di più non è dato sapere.
Ad ogni modo, indipendentemente dai particolari delle modalità di allestimento dei cliché, in questo caso, non esito a parlare di nuova tiratura secondo la definizione formulata sopra. Penso che a questo punto possiamo concludere dicendo che, ad oggi, del valore da € 0,60 della serie ordinaria denominata Posta Italiana siano state fatte alcune ristampe, non sappiamo quante, di queste una si differenzia per il colore della busta dorata. Inoltre, recentemente è stata stampata una seconda tiratura caratterizzata dalla maggiore nitidezza dei tratti di stampa. Ad ogni modo, la conferma a questa interpretazione la avremo sicuramente in futuro nel caso in cui le ristampe a venire si presenteranno esclusivamente con questo carattere.