prioritari
PIAZZE D’ITALIA – CODICE ALFANUMERICO E TIRATURE
Nicola Luciano Cipriani
con la collaborazione di Giuseppe Preziosi
Questo articolo è apparso su quifilatelia, n. 89 luglio-settembre 2017
Il codice alfanumerico
Dall’autunno del 2003 la produzione del Poligrafico è cambiata in modo drastico grazie all’acquisto di due nuove macchine da stampa Goebel (Brm-t-350p per la stampa rotocalcografica e Brm-p-350p per quella calcografica) che hanno sostituito tutte le precedenti. L’acquisto è stato concomitante al trasferimento della sede da piazza Verdi a via Salaria n. 691. Le nuove macchine producono fogli di francobolli adesivi, e non, la cui numerazione avviene mediante un sistema alfanumerico costituito da due lettere seguite da 9 cifre (figura 1).
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La prima lettera contraddistingue l’anno di produzione, la seconda la macchina di stampa (A rotocalcografica e B calcografica) e le nove cifre il numero progressivo di conteggio dei fogli. Il codice alfanumerico è posto sulla cimosa destra del foglio ed è leggibile dal basso verso l’alto. Esso è stato stampato in inchiostro nero con sistema a getto d’inchiostro fino al dicembre 2014 e sostituito nello stesso mese da un sistema laser (Cipriani, 2016). Le differenze sono ben visibili dai caratteri e dalla tipologia d’inchiostro, lucido nel sistema laser. Il codice alfanumerico è accompagnato dalla sua traduzione in codice a barre, sempre in colore nero, ed avente dimensione 5,9 x 0,9 cm posto a circa 3 cm dopo il codice alfanumerico; compare infine al di sotto delle lettere del codice, un rettangolo nero (al limite del bordo di foglio) che può apparire integro o parziale, a seconda della centratura della stampa rispetto alla bobina della carta. Il codice alfanumerico è una grande novità per Poste Italiane, ma anche una ottima opportunità per gli studiosi e i collezionisti; esso infatti oltre a numerare in successione i fogli dei francobolli consente di riconoscere le produzioni annuali ed inoltre ciascun lotto è così meglio definito e riconoscibile. Prima dell’introduzione di questo sistema, il conteggio dei fogli era solo numerico e solo dagli anni ’80 circa è stata aggiunta anche una lettera il cui significato sembra al momento poco comprensibile a causa della sua non regolarità. Ad ogni modo, il mio rammarico è di non aver dato la giusta importanza al codice alfanumerico quando iniziò con i prioritari tanto che nella relativa monografia questo argomento non è trattato e sarà molto difficile ricomporlo a posteriori. Tornando alla nuova numerazione, questa è iniziata nell’autunno del 2003 con la sigla AA+9 cifre, numerazione che per quell’anno è stata utilizzata solo per i francobolli commemorativi a partire dall’emissione per la rivista Leonardo (Antonio Vallecchi) del 27 settembre e termina con l’emissione Natale del 24 ottobre. Le ultime emissioni dell’anno sono costituite da minifogli che non riportano visibile alcun codice, pur avendolo. Continuando con il 2004 e tralasciando i commemorativi, la serie ordinaria interessata è la seconda emissione dei francobolli prioritari i quali segnano la sostituzione del sistema tipografico con quello rotocalcografico; quest’ultimo sarà utilizzato in parallelo con il metodo calcografico. La scelta da parte del Poligrafico di utilizzare questi ultimi due metodi di stampa traspare dall’acquisto delle due macchine di cui sopra.
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L’inizio della produzione con il nuovo codice alfanumerico
I francobolli prioritari, quindi, sono stati stampati in rotocalcografia a partire dal marzo 2004 e fino al 2009 e riportano il codice alfanumerico caratterizzato dalle due lettere BA, nel 2004, fino a GA nel 2009 (figura 2). La lettera A contraddistingue la macchina rotocalcografica.
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Nel luglio 2009 i prioritari vengono sostituiti dall’ordinaria Posta Italiana il cui codice inizia con le lettere GB (2009) e termina nel 2016 con le lettere NB (figura 3).
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Il 95 cent del 2016 dovrebbe segnare l’ultima tiratura di questa serie ordinaria. In questo caso la lettera B corrisponde alla Goebel calcografica.
In parallelo alla serie ordinaria Posta Italiana sono state emesse le due serie for ever Leonardesca, per il servizio prioritario, e Piazze d’Italia per il servizio ordinario.
La prima è stata emessa l’1 ottobre 2015 ed è contrassegnata dalla lettera maiuscola A ad indicare la tipologia del servizio. A causa del basso uso postale di questa emissione, dovuto all’alto costo del servizio, essa ha avuto una sola tiratura; fino ad oggi quindi abbiamo individuato solo il codice alfanumerico caratterizzato dalle lettere MB (figura 4).
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La seconda è stata emessa il 2 luglio 2016 ed è contrassegnata dalla lettera maiuscola B; questa emissione ha già avuto, per alcuni valori, più di una tiratura sia lo scorso anno (NB) che in questo in corso (OB). Questi francobolli sono definiti for ever perché saranno sempre validi anche a seguito di variazioni tariffarie; infatti, questi sono caratterizzati da una lettera anziché il valore in euro. La lettera B sta ad indicare il servizio ordinario (piazze d’Italia) ed è presente su due serie di quattro francobolli, una per il primo porto (con un francobollo per l’interno e per ciascuna delle tre zone postali definite da Poste Italiane) e l’altra per il secondo porto nei cui quattro francobolli compare la scritta 50 g a sinistra della lettera B (figura 5).
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Non è stato facile seguire le tirature delle piazze d’Italia come si può dedurre dall’analisi dei codici alfanumerici riportati nella tabella di figura 5. Da notare che nella tabella la successione non è secondo i valori, ma secondo il codice alfanumerico che così rivela la successione di stampa.
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Le nuove emissioni oggi
Pensando ad una nuova emissione, si pensa che questa venga stampata per tempo e distribuita sul territorio nazionale in modo da poter essere disponibile alla data di emissione stabilita da Poste Italiane. In realtà questo era valido fino a poco tempo fa, oggi sembra che le moderne visioni commerciali tendano a coprire appena le necessità e, di volta in volta, vengono ristampati i minimi quantitativi necessari. Questa visione tenderebbe a contenere moltissimo le riserve di magazzino, intese come danaro immobilizzato; questo può essere vero per le aziende private e di dimensioni non molto grandi. Se Poste Italiane ritiene di seguire questo principio, mastodonte quale è, penso che comunque avrà surplus di magazzino da qualche parte e disfunzioni in altre. Questo si potrà tradurre facilmente con un disservizio nei confronti degli utenti e con difficoltà di reperimento delle informazioni da parte di studiosi della materia e dei collezionisti. Ma torniamo al nostro argomento. Se analizziamo i codici alfanumerici di figura 5, possiamo notare che il francobollo per Piazza della Repubblica di Roma (€ 0,95) è stato stampato per primo con un quantitativo non elevato, probabilmente per far fronte alle prime necessità. Ricordo che questo francobollo è l’omologo di Posta Italiana di medesimo valore ed ancora ampiamente diffuso e ristampato nel 2016. Seguono gli altri valori a completare la serie, ma, subito dopo il completamento della serie è stata rifatta una nuova ristampa/tiratura (v. codice alfanumerico) che è stata distribuita in contemporanea con la primissima tiratura. È seguita una nuova ristampa/tiratura dello 0,95 di posta italiana e a seguire altre ristampe/tirature delle piazze con quella di Napoli, Torino, Roma ed infine ancora Napoli. Quindi riepilogando, Piazza della repubblica (Roma) ha avuto ben cinque ristampe/tirature durante il secondo semestre del 2016 (figura 6); Piazza del Plebiscito (Napoli) ne ha avute tre (figura 7) ed infine Piazza S. Carlo (Torino) ne ha avute due (figura 8).
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Ristampa o tiratura?
Ho utilizzato la dizione “ristampa/tiratura” (nel proseguo userò solo tiratura) poiché, in merito a questo argomento, ci sono due linee di pensiero. C’è chi ritiene che la distinzione, possibile dal codice alfanumerico, non sia determinante e che tutte le reiterazioni di stampa siano esclusivamente da considerarsi “ristampe”. Secondo l’altra linea di pensiero, per la quale mi sono adoperato a portare pezze d’appoggio, ciascuna reiterazione di stampa è comunque distinguibile e come tale considerabile a rango di “tiratura” (Cipriani e Manzati, 2014; Cipriani, 2014). Mi rendo conto che la facile distinzione basata sui codici alfanumerici moltiplica il numero delle tirature; bisogna però ricordare quante volte abbiamo battuto tutti la testa contro il muro quando non esistevano possibilità di distinguere le tirature dalle ristampe. Basti pensare solo ai Castelli d’Italia o a una qualunque delle nostre serie ordinarie. Ad ogni modo la discussione è ancora ampiamente aperta e tutti sono invitati a dire la propria, purché supportata da dati.
Durante i primi sei mesi del 2017 sono stati reiterati alcuni francobolli delle piazze d’Italia. In particolare Piazza della Repubblica (Roma), Piazza del Plebiscito (Napoli) e Piazza del Duomo (Milano), ma devo specificare che le tirature sono state più di una, come riportato nella tabella di figura n. 9.
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Come riportato in tabella, Piazza della Repubblica (Roma) ha avuto ben tre tirature (figura 10), due Piazza del Plebiscito, Napoli (figura 11) ed una Piazza del Duomo, Milano (figura 12).
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Non è affatto facile stimare i quantitativi di fogli prodotti e, in base ai dati della tabella, fornisco valori che sicuramente sono inferiori, e non poco, alla realtà, specialmente per la II tiratura di Piazza del Plebiscito (Napoli). Questo non vuol dire tirare dei numeri a caso, bisogna invece vedere questi dati nel contesto di una ricerca evolutiva che porterà, con nuovi ritrovamenti, ad un affinamento continuo dei risultati e consentirà di avvicinarci per integrazioni successive ai dati reali.
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Le informazioni principali
Come il lettore avrà ben capito, la numerazione dei fogli attraverso il codice alfanumerico è un dato fondamentale che consente di distinguere le produzioni annuali ed anche le tirature all’interno di uno stesso anno. Due sono le informazioni principali che a tale scopo fornisce il codice alfanumerico:
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1- Gli intervalli dei codici di ciascuna emissione sono piuttosto complicati da individuare. Per averne un’idea non proprio esatta, si richiede il controllo di tutte le emissioni stampate da una stessa macchina. In particolare per la macchina calcografica (contraddistinta dalla lettera B) bisogna seguire le produzioni commemorative, e non, in modo da tenere sotto controllo la successione dei codici di tutta la produzione. Il controllo della produzione filatelica è stato operato in modo abbastanza preciso da Giuseppe Preziosi e Sergio Mendikovic i quali hanno riportato questo immenso lavoro di registrazione dei codici in un prontuario che viene aggiornato periodicamente (Preziosi e Mendikovic, 2016). Il Prontuario fornisce, oltre alla descrizione di ciascuna emissione, numerose informazione, tra cui tutti gli intervalli numerici, empiricamente individuati, indicativi di ciascuna emissione. Più volte è stato richiesto, unendo le voci mia e di Preziosi, a Poste Italiane, tramite il suo responsabile per la filatelia, di fornire gli intervalli numerici di ciascuna emissione, ma sembra che questi dati rientrino nei famosi segreti di Stato che difficilmente verranno desecretati anche in futuro.
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2- La posizione verticale del codice sulla cimosa dei fogli e del suo corrispondente a barre è stampato da un sistema non vincolato al sistema di stampa della Goebel su cui è montato; esso quindi viene messo a registro tutte le volte che viene sostituita la produzione della macchina da stampa. La messa a registro può essere richiesta per più motivi, sicuramente uno è il formato dei fogli da stampare. Generalmente per una stessa produzione, ancorché realizzata con più bobine di carta, il codice alfanumerico resta sempre in posizione costante, a meno di altri interventi che richiedano lo spostamento del sistema inkjet/laser. Questa costanza è stata notata fino al 2016. Segnatamente con le piazze d’Italia, sono stati notati spostamenti lenti e continui (ordine del millimetro) della posizione del codice alfanumerico verso l’alto (o in basso) in fogli contigui; saltuariamente la differenza tra due fogli consecutivi può raggiungere il centimetro ed oltre. Questo scombussola un po’ le nostre conoscenze e la posizione del codice non garantisce più, come un tempo, di essere uno strumento discriminatorio. D’ora in poi questo carattere avrà sempre bisogno di essere verificato in parallelo con il numero progressivo del codice per avere la certezza che un determinato lotto non sia intercalato da altre emissioni.
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Cosa e come collezionare
Dalla Giornata della filatelia del 10 ottobre 2008, l’Italia ha adottato l’uso del codice a barre per identificare ciascuna emissione. I collezionisti si sono tuffati su questo nuovo elemento posto sul bordo del foglio collezionando il francobollo ad esso adiacente. Tale elemento è definito commercialmente codice prodotto, è tipico di ciascuna emissione ed è presente sempre identico su tutti i fogli. Al di là delle considerazioni di rarità del francobollo con il bordo che lo ha, questo elemento rientra esclusivamente nella sfera della fantasia e dell’edonismo che ciascuno di noi ha in modo più o meno accentuato. Invece il codice alfanumerico è un elemento determinante per riconoscere ciascuna tiratura di una stessa emissione. Naturalmente mi riferisco essenzialmente a chi collezione serie ordinarie perché, a parte qualche evento accaduto pochi anni or sono, la stampa dei commemorativi avviene con un unico lotto. A questo proposito si deve anche tenere presente che proprio grazie al codice alfanumerico sono state riconosciute differenti tirature per i commemorativi che sono stati stampati in più di un lotto. Sono quindi le serie ordinarie quelle in cui il codice alfanumerico riveste molta importanza. Ma chi colleziona seguendo argomenti limitati, sicuramente segue anche alcune specializzazioni. La distinzione delle tirature è senz’altro una tra le tante che molti collezionisti seguono.
È noto che seguire le serie ordinarie da quando vengono emesse, si possono allestire delle belle collezioni con poca spesa, sia per l’aspetto filatelico senso stretto, sia per la storia postale. Basta infatti seguire i mercatini di vario livello per imbattersi in bordi di foglio mancanti o belle affrancature a basso costo. C’è poi chi le affrancature se le costruisce appositamente, ma questo è un divertimento decisamente personale. Nell’ottica di quanto esposto in questo articolo, una collezione filatelica delle due ordinarie attuali può essere improntata curando le distinzioni tra le varie tirature. A questo scopo si possono acquistare i bordi destri interi che contengono i tre codici (a barre, figure di registro e l’alfanumerico) oppure limitare l’acquisto alla parte bassa del bordo destro che contiene la base del foglio ed il codice alfanumerico, oppure acquistare solo i 2-3 francobolli con il bordo che lo contengono. La seconda possibilità consente di registrare l’altezza del codice alfanumerico rispetto agli altri due; questa scelta consente anche di contenere i costi e di avere tutte le informazioni utili alla completezza della collezione.
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Ringraziamenti
Da circa 7-8 anni si è creato, strada facendo, un piccolo gruppo di collezionisti studiosi che registrano, quanto più possibile, i codici alfanumerici delle emissioni italiane. Le persone coinvolte sono cresciute di numero un po’ nel tempo. All’inizio eravamo io e Giovambattista Spampinato, poi ci siamo accorti che in parallelo anche Giuseppe Preziosi e Sergio Mendikovic stavano operando nella stessa direzione. Abbiamo quindi unito le nostre forze. Nel tempo abbiamo coinvolto anche Pasquale Fiumanò, Marco Marchini, Leonardo Cavallaro e Massimo Massetti. Poi ci sono altri amici che, pur non seguendo strettamente la ricerca, comunque si sono resi disponibili a fornire le loro informazioni relative alla numerazione del codice alfanumerico come Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Claudio Manzati, Antimo D’Aponte ecc. Mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno, desidero comunque ringraziare tutti questi amici per il loro contributo a tenere sotto osservazione la produzione dell’IPZS. Ritengo che poter registrare e pubblicare quella parte dei dati relativi alla produzione dei francobolli ordinari, che altrimenti verrebbe persa senza alcuna possibilità di ritrovarne traccia in futuro, sia un atto fondamentale per chi ama la diffusione delle informazioni in filatelia e non solo. Anche i commemorativi sono stati oggetto di differenti tirature e la conferma arrivò a suo tempo proprio da Poste Italiane che fu costretta ad affermare che alcuni valori furono stampati in più di una volta. Ciò comportò la distribuzione di numerose emissioni in cui era palese una differenza cromatica mal giustificabile con un’unica tiratura.
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Bibliografia
Cipriani N. L. e Manzati C. E. (2014) – Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato n. 217.
Cipriani N. L. (2014) – https://www.peritofilatelico-cipriani.it/tiratura-ristampa-tipo-cerchiamo-di-fare-chiarezza/.
Cipriani N. L. (2016) – I piccoli valori di posta italiana. Ed. Cifo.
Preziosi G. e Mendikovic S. (2016) – Il Prontuario dei Servizi Postali Prepagati 2014-2015, ediz. PreGi, Salerno.
ADDENDA PER “IL SERVIZIO PRIORITARIO”: l’80cent
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico.
Comunicazione
Comunico una addenda al capitolo 5 della monografia, su Il Servizio Prioritario. In questo capitolo abbiamo descritto le emissioni e le ristampe di ciascun francobollo prioritario; in particolare, nel paragrafo 5.3.4 abbiamo descritto le emissioni del 2005 e le ristampe dei valori da 1,40, 2,00 e 2,20 millesimati 2004 ma stampati nel 2005 con la scritta laterale (IL FOGLIO DI 40 FRANCOBOLLI VALE € …) di colore nero, al pari della barretta in corrispondenza del 36 esemplare. Queste seconde tirature sono riconoscibili anche dalla prima lettera del codice alfanumerico (C invece di B). In quella occasione abbiamo dimenticato di inserire anche il valore da 0,80 che qui riproduciamo per dovere di cronaca. Nell’immagine è riportato il bordo destro del foglio con il codice alfanumerico CA022455571 la cui prima lettera (C) indica appunto l’anno di stampa, 2005 anziché 2004 (B)
Considerazioni aggiuntive
Al momento dello studio sui francobolli prioritari abbiamo utilizzato il codice alfanumerico come elemento distintivo per le tirature di questi francobolli. Il codice è stata una novità che al momento ci fece porre l’attenzione solo su questo aspetto. Solo in seguito mi è venuta l’idea di utilizzarli anche per indagare il numero dei francobolli stampati. Infatti il codice alfanumerico è stato introdotto dal Poligrafico per automatizzare il conteggio dei fogli prodotti.
Due sono i codici che compaiono sui fogli, uno è il codice prodotto, vale a dire il codice che caratterizza una emissione; è il famoso codice a barre tanto ambito dai collezionisti. Il secondo è il codice alfanumerico che è invece quello che riflette il conteggio progressivo dei fogli. Tale codice è composto da due lettere seguite da noce cifre. La prima lettera definisce l’anno di produzione, mentre la seconda corrisponde ad una delle due Goebel con cui vengono stampati i francobolli: A e B. La A è la rotocalcografica, mentre la B e la calcografica. Le nove cifre sono la progresione numerica in ordine di stampa. Il codice alfanumerico è tradotto in un codice a barre nere posto alla sua destra. Il codice a barre ha altezza di 9 millimetri e lunghezza di circa 6 centimetri. Il circa è doveroso in quanto la lunghezza dipende dal numero di barre larghe e strette. Ricordo che la stampante di detto codice è stata sostituita alla fine del 2014 (v. Le tre tirature del 25 cent di posta italiana).
Solo in occasione dello studio sui piccoli valori di posta italiana mi è venuta l’idea di poter risalire al numero di francobolli stampati di questi valori ordinari. Come è noto, infatti, Poste Italiane comunica le tirature esclusivamente per i francobolli commemorativi, celebrativi ecc.; al contrario il numero degli ordinari è sempre stato un grande mistero. L’utilizzo del codice alfanumerico consete, con relativa facilità, di avere un’idea abbastanza vicina alla realtà delle tirature di questi francobolli, oltre naturalmente al riconoscimento dei lotti di stampa interposti tra altri francobolli. Personalmente ritengo che ogni lotto di stampa possa essere definito tiratura ben riconoscibile ed individuabile ancorché la distinzione sia spesso esclusivamente sulla cimosa destra. Situazioni di questo tipo, d’altronde, sono già note per altre emissioni del passato, quali ad esempio il valore da 15 lire emesso nel 1957 in occasione del 150° della nascita e 75° della morte di Giuseppe Garibaldi; di questo francobollo sono note due tirature riconoscibili esclusivamente da un numero in colore presente sulla cimosa.
NUMERI DI CILINDRO SULL’1,40 E SULL’1,50 PRIORITARIO 2007
articolo pubblicato il 15 gennaio 2014 su l’odontometro
Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)
introduzione
Parlando con Giovambattista Spampinato dei numeri di cilindro trovati sui prioritari, ci siamo scambiati un po’ di conoscenza sull’argomento e mi ha riferito di avere anche il valore da 1,40 con i numeri ben evidenti. Ho chiesto un’immagine che Giambattista mi ha girato velocemente (figura 1). Come ricorderete, avevo già comunicato l’esistenza dei numeri di cilindro per i valori da 0,60 del 2007 e da 2,00 euro del 2008 (www.peritofilatelico-cipriani.it e L’odontometro n. 6 – ottobre-dicembre 2011) a questo breve elenco dei prioritari vanno aggiunti, quindi, anche i valori da 1,40 e 1,50 emissione 2007. Anche in questo caso i colori utilizzati sono cinque ed altrettanti sono i cilindri utilizzati per la stampa in rotocalcografia.
Vi ricordo che i numeri sono troncati sui bordi dei fogli e compaiono, come al solito, nella loro parte bassa sinistra. La sinistra va considerata secondo la direzione di stampa che in questo caso coincide con la posizione normale della vignetta, infatti la posizione corretta si realizza posizionando il foglio in modo che la scritta IL FOGLIO DI … sia a sinistra e leggibile dal basso verso l’alto. Nella figura 1 sono visibili i numeri dei cilindri (ingranditi e in ordine dal basso verso l’alto) e corrispondono ai seguenti colori e parti del francobollo:
cilindro n. 1 – giallo, per il fondino al di sotto della cornice dorata;
cilindro n. 2 – verde, per il centro colorato, questo colore cambia per ciascun valore;
cilindro n. 3 – oro, per la cornice dorata;
cilindro n. 4 – nero, per il cerchio centrale che contiene la “P”, le scritte ed il valore;
cilindro n. 5 – oro, della vernice interferenziale che copre il disco nero con la “P”.
In questo caso è possibile completare la tabella seguente, che avevo presentato nel n. 6 de L’odontometro, aggiungendo questi nuovi ritrovamenti.
Nel valore da 1,50 i numeri sono appena visibili per una porzione di pochi decimi di millimetro. Nella tabella sono evidenziati in maiuscoletto i numeri presenti sui bordi dei fogli, mentre in corsivo quelli mancanti. È interessante notare come la corrispondenza dei colori con i cilindri sia costante per tutti e quattro i francobolli e che per la loro stampa, al di là del restauro/rifacimento dei cilindri esauriti, era sufficiente sostituire solo il colore di fondo ed cilindro del nero, che stampava anche il valore, per produrre i differenti prioritari. Caso mai sarebbe da verificare se per la produzione di differenti valori il Poligrafico abbia fatto un cilindro per ciascun colore del centro o se abbia usato sempre lo stesso cilindro e cambiato solo il colore, come ci si aspetterebbe per logica. Se così fosse, per la produzione dei differenti valori sarebbe stato sufficiente cambiare solo il cilindro n. 4 del colore nero.
Queste segnalazioni, compresa quella recente relativa a G. D’Annunzio (L’odontometro n. 14 – ottobre-dicembre 2013), consentono di trarre alcune considerazioni.
analisi
Innanzitutto bisogna precisare che la bobina utilizzata dal Poligrafico è sempre di 30 cm di larghezza. I francobolli ordinari non sono certamente adatti per aiutarci a spiegare il fenomeno in quanto una tiratura annuale (individuabile dal codice alfanumerico di colore nero) è costituita da più lotti di stampa di cui non conosciamo l’intervallo numerico del codice alfanumerico progressivo di ciascuno di essi. Per i commemorativi, che vengono stampati in una o più volte, questi ritrovamenti possono aiutare di più. Vaccari news il 7 novembre scorso ha pubblicato una interessante notizia relativa alla diminuzione delle tirature di alcune emissioni commemorative del 2012 perché i quantitativi già stampati, secondo Poste Italiane, sono “… sufficienti a garantire la distribuzione sull’intero territorio nazionale senza determinare situazioni di criticità nel mercato filatelico”. Così ha sostenuto Poste italiane, concordando con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato “l’intendimento di non procedere al completamento della stampa”. Questo vuol dire che, contrariamente a quanto creduto fino ad ora, molti commemorativi vengono stampati in almeno due volte; la cosa spiega anche come mai spesso si notano piccole differenze cromatiche o altro per alcune emissioni. Ecco quindi che possiamo dare una spiegazione plausibile al fatto di aver trovato alcuni fogli di D’Annunzio con i numeri di cilindro ed altri senza. Da cosa può dipendere questo fenomeno? Ci ho pensato su abbastanza, finché non ho verificato la reale larghezza dei fogli che è sempre di 30 cm e che non viene praticata alcuna rifilatura dei fogli. Facendo questo controllo, mi sono imbattuto in una situazione che chiarisce molto bene il problema. In figura 2 ho messo a confronto due differenti tirature del 5 centesimi di posta italiana; questi due fogli non hanno i numeri di cilindro, ma sono diversamente centrati.
Nella figura ho incolonnato i francobolli e si nota come i bordi, avendo differente larghezza, sfalsano completamente i due fogli. La tiratura del 2012 (JA) ha il bordo destro più largo di quello sinistro, mentre la tiratura del 2013 (KA) li ha al contrario. Non so se all’interno della produzione di ciascuno dei due anni questo carattere è costante, certamente lo è all’interno di ciascun lotto di ristampa. Questo chiarissimo esempio ci rivela che la comparsa dei numeri di cilindro, che in teoria dovrebbero sempre cadere all’esterno della bobina, in realtà è possibile che vengano stampati a causa della maggiore o minore centratura della bobina rispetto al sistema di stampa. In altre parole, se la bobina è molto eccentrica e spostata verso sinistra è possibile la comparsa di almeno una parte dei numeri di cilindro sui bordi sinistri. C’è un altro elemento variabile che agevola o meno la presenza dei numeri di cilindro sui bordi di foglio: il rifacimento periodico per usura degli stessi cilindri. Il numero che li contrassegna viene punzonato/inciso ed anche la sua posizione può essere più o meno spostata verso l’area di stampa; ritengo plausibile che quando una serie di cilindri viene allestita nello stesso momento è molto facile che le punzonature dei numeri vengano fatte nella stessa posizione (vedi l’1,40); quando invece è solo una parte dei cilindri a dover essere rifatta, la punzonatura su questi non avrà sicuramente la stessa posizione di quelli allestiti in precedenza e pertanto ne potranno comparire solo una parte (vedi 0,60 e 2,00). Queste variabili spiegano, a mio parere, molto bene la presenza/assenza dei numeri di cilindro. Riprendendo l’esempio dei quattro prioritari riportati in tabella, appare normale la presenza di tutti e cinque i numeri nel valore da 1,40, mentre, la presenza parziale nello 0,60, 1,50 e nel 2,00 può essere spiegabile con il rifacimento di alcuni cilindri. Certamente questa spiegazione scaturisce da una mia interpretazione, ma ritengo che la realtà non sia molto lontana. Faccio notare come tra le due tirature del 5 cent. si nota anche una differente tonalità di rosso, visibile sui riquadri di registro del bordo destro.
Ho fatto anche un’altra verifica. Ho trovato ben cinque bordi del 2,00 euro con i numeri di cilindro; in tutti compaiono solo i due colori verde scuro e oro (v. tabella) e darebbero adito ad essere inquadrabili nello stesso lotto di stampa. È possibile! Analizziamo però le cinque strisce (figura 3), nell’immagine ho sovrapposto le strisce, ho allineato la tracciatura verticale sinistra ed ho aggiunto una linea nera parallela alla tracciatura per evidenziare la piccola differenza di larghezza del bordo.
La figura evidenzia come la larghezza dei bordi di foglio non sia costante, non ci sono due bordi uguali, anche se le differenze sono minime. Ho analizzato anche le croci di registro dei colori che compaiono nei pressi della base dei fogli (figura 4).
Anche in questo caso, ancorché le differenze siano minime, sembra che non ce ne siano due uguali. Alcune minime differenze potrebbero essere dovute ad una interruzione momentanea della stampa, in questo caso, per una differente tensione della carta, si potrebbe verificare, tra due cilindri abbastanza distanti tra loro, una leggerissima sfasatura dei colori riscontrabile nelle croci di registro, ma interesserebbero solo una minima parte dei fogli stampati e cioè fino a che la tensione della carta non ritorna nella normalità. Pur tenendo conto di questa considerazione, direi che si possono distinguere le croci di registro 1 e 4 da tutte le altre ed inoltre queste due appaiono differenti tra loro. Ma dalla figura tre si può notare che la differenza di larghezza tra la striscia n 1 e la 4 è veramente minima, mentre le altre sono abbastanza differenti tra loro. Sulla base delle considerazioni scaturite dalle figure 3 e 4, direi che le cinque strisce potrebbero appartenere ad almeno tre differenti lotti di stampa, forse più. Questo dato però non è convincente. Allora ho preso in considerazione le distanze tra i numeri e le scritte sul bordo, e tra i numeri e la vignetta del francobollo ed infine la larghezza del bordo fino alla vignetta. Nella tabella 2 riporto questi valori, compresi quelli del 5 cent. Innanzitutto i 5 cent hanno il bordo troppo stretto perché possano comparire i numeri.
Gli altri hanno tutti la variabile nella larghezza del bordo di foglio compreso tra il suo limite sinistro ed il disegno della vignetta. I fogli che non hanno numeri di cilindro hanno larghezza del bordo fino alla vignetta inferiore a 35 mm. Questa è la dimostrazione della differente centratura della bobina di carta rispetto ai cilindri.
Nota aggiuntiva del 15 ottobre 2015
dopo aver analizzato le tirature del 10 cent di posta italiana, devo riconoscere che l’intervallo dei codici alfanumerici riportati in figura 3, coprono un intervallo di fogli pari a 199.148 che, moltiplicati per 50, forniscono una produzione dentellata di 9.957.400 francobolli. Questo quantitativo è pienamente compatibile con un solo lotto di stampa e quindi le leggere differenze riscontrate non sono significative per ipotizzare più lotti di provenienza.
TIRATURA? RISTAMPA? TIPO? CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA!
a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e Claudio Ernesto Manzati
PREAMBOLO
Perché abbiamo affrontato questo argomento? Per il semplice fatto che il campo, si può dire, che sia “minato” a causa di mancanza di chiarezza in generale, ma soprattutto perché si usano questi termini in modo spesso non corretto continuando ad alimentare la confusione. Inoltre le moderne tecnologie di stampa adottate dal Poligrafico dello Stato inducono a considerazioni differenti rispetto al passato. È stato molto interessante leggere, sul numero d’esordio de “l’Odontometro” l’articolo di merito che ha scritto Marcello Manelli. Marcello Manelli sviluppa un bellissimo preambolo sulla ricerca del significato della parola “tiratura” dopo di che menziona l’uso della parola “tipo” spesso utilizzata in sostituzione della precedente in modo un po’ ambiguo. Passa poi in rassegna i quattro elementi fondanti del francobollo: a) il supporto (la carta); b) il contorno (la dentellatura); il recto (la stampa); il verso (gomma). Continua con l’elenco in 7 punti di quei caratteri che possono intervenire per far sì che si possa essere di fronte ad una differente tiratura e termina con un elenco di quattro motivazioni che hanno portato alla variazione di almeno uno dei quattro elementi fondanti del francobollo. In quell’articolo però sembra mancare qualcosa, probabilmente è dato per scontato, ma esplicitare tutto quello che è necessario a far chiarezza è sempre meglio. Quello che richiede ulteriori precisazioni è sicuramente porre dei limiti ben definiti tra tiratura e ristampa anche se tracciare una linea di demarcazione netta può non essere facile in alcuni casi, che in effetti ci sono. Una particolare attenzione meritano le nuove tecniche di stampa e numerazione adottate dall’IPZS, come si vedrà nel seguito. Ad ogni modo un punto fermo c’è e riguarda il concetto di tiratura il quale in filatelia non è poi così diverso da quello del mondo dell’editoria in generale. La tiratura di un giornale o di un libro sono le copie stampate di ciascun oggetto; ma se prendiamo in considerazione un libro che viene ristampato più volte, notiamo che in seconda di copertina, in genere, sono riportati gli anni o, per i libri di grande successo, addirittura i mesi in cui si è avuta la ristampa. Per alcuni libri di successo, le ristampe sono state diverse e ciascuna è riconoscibile dall’anno in cui è avvenuta la ristampa. Ogni ristampa ha una propria tiratura e spesso queste possono differire o per il tipo di carta, o per il tipo di rilegatura o altro, ma comunque sono riconoscibili dall’anno in cui sono state stampate. Questo è l’aspetto che più si avvicina al mondo filatelico: la possibilità di distinguere una ristampa dall’altra e quindi una tiratura dall’altra. Inoltre, possiamo anche avere il caso di due ristampe dello stesso libro decisamente identiche, ma che differiscono solo per l’anno riportato in seconda di copertina. Il concetto di tiratura con ristampe di un libro di successo ci sarà molto utile per capire in parallelo quanto asseriamo nel proseguo di questo testo; torniamo quindi nell’ambito filatelico. In filatelia per tiratura si intende un insieme di francobolli con caratteristiche costanti, tanto che francobolli della stessa emissione, ma con caratteristiche differenti in almeno un componente principale sono attribuite a due distinte tirature. Come esempio citiamo il dittico emesso in occasione della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2002 (figura 1).
Il francobollo di sinistra è stato emesso inizialmente con 7 fori diagonali, successivamente con 6; la variazione fu necessaria per ovviare alla facile rottura dell’angolino in cui si concentravano ben quattro fori (figura 2). È indubbio che l’eliminazione del foro della diagonale in prossimità dello spigolo rivesta un carattere progettuale, o strutturale che si voglia, e quindi i due francobolli vanno considerati come appartenenti a due distinte tirature.
Un giorno dello scorso agosto, con Claudio Manzati ci siamo incontrati in Maremma presso il mio agriturismo. La giornata era calda e, come al solito, anche abbastanza ventosa, due caratteri molto frequenti a Casa Montecucco. Sarà per la posizione un po’ collinare, un po’ perché apre la valle del Fiume Bruna verso la pianura grossetana, ma qui almeno la brezza è quotidiana, e in certe ore della giornata o anche saltuariamente per tutto il giorno, il vento si fa sentire. Per ripararci da quel vento che non ci faceva lavorare con la lavagna a grandi fogli di carta, ci siamo riparati sotto la loggetta dell’ingresso principale (figura 3).
Qui, un po’ riparati dal vento, abbiamo sopportato il caldo sole del tardo pomeriggio ed abbiamo un po’ giocato mettendo su carta alcune idee, ragionando ad alta voce e scrivendo qualche appunto schematico. Claudio da bravo dirigente industriale ha iniziato subito ad organizzare un elenco per punti delle voci principali, poi via via ne aggiungevamo delle altre continuando i nostri ragionamenti. Ve li proponiamo un po’ più dialogati anche per spiegare meglio le nostre idee.
Innanzitutto il nostro ragionamento non si applica ai commemorativi se non in pochi casi, più frequenti in passato, decisamente rari attualmente. Fino a qualche anno fa, infatti, la stampa dei francobolli, anche se non di elevata tiratura, avveniva con tempistica meno veloce di quanto si faccia oggi ed era quindi possibile avere differenze in almeno una delle parti principali che compongono il francobollo; pensate ai “Volta” stampati un foglio per volta! La nostra visita al Poligrafico dello Stato, nel marzo dello scorso anno, ci ha offerto la possibilità di toccare con mano le moderne tecnologie e metodologie di stampa dei francobolli; i responsabili di settore dell’IPZS ci hanno mostrato tutto l’iter necessario alla realizzazione di un francobollo: dal disegno (figura 4), al bozzetto, all’incisione sul cilindro ed alla stampa. Pensate, un commemorativo (tiratura 2-3 milioni) viene stampato in una unica soluzione e nell’arco di alcune ore. Parlando della situazione attuale abbiamo seguito un filo per noi logico fermo restando la possibilità di applicarlo poi in modo retroattivo. Il nostro ragionamento quindi lo abbiamo portato avanti prendendo, come esempio, le due serie ordinarie dei Prioritari e di Posta Italiana.
Il primo punto fermo è il quantitativo di francobolli stampati: gli ordinari vengono stampati in centinaia di milioni di esemplari suddivisi in lotti di stampa. Cosa vuol dire? Semplice, prendiamo ad esempio l’ordinario per il primo porto (€ 0,60), è certamente il taglio più stampato e non può essere prodotto di continuo tutti i giorni perché le macchine servono anche per i commemorativi ed altri prodotti sia postali, sia amministrativi per lo Stato. Ogni qual volta viene richiesto uno stock di questo valore, al Poligrafico vengono programmati 1-2 giorni per la sua stampa. I turni (3) al Poligrafico coprono le 24 ore e la macchina destinata lavora il lotto in un’unica mandata. Questo è un lotto di stampa che può essere composto di qualche milione di pezzi, forse un paio di decine; certamente poca cosa rispetto al numero totale che vedrà la luce. Ogni qualvolta viene stampato un lotto di stampa si ha una “ristampa”. In teoria, se non si riscontrano grandi differenze tra una ristampa e l’altra, il fenomeno passa inosservato, al più si potrebbe notare qualche lieve differenza nel tono di un colore, ma la cosa non diventa degna di nota particolare. L’organizzazione al Poligrafico prevede il controllo dei cilindri di stampa, se ancora validi si montano sulla macchina e la ristampa sarà, molto probabilmente, quasi, indistinguibile dalla precedente. Se, invece, uno o più cilindri risultano aver lavorato troppe ore allora si procede alla ricromatura. Già questa operazione può facilmente produrre un lotto di stampa distinguibile dal precedente. Se poi un cilindro avesse già subito altre ricromature tanto da dover essere ricostruito, allora è sottoposto ad una rettifica (eliminazione di alcuni decimi di spessore del cilindro) a cui segue il trattamento galvanico per ricomporre un nuovo rivestimento di rame su cui viene eseguita una nuova incisione. Sul rame inciso si esegue una cromatura, per indurire lo strato contenente l’immagine ed il cilindro è di nuovo pronto per stampare. Annotiamo che oggi un cilindro può essere ricromato non più di due volte e comunque dopo rettifica, reinciso molte volte in dipendenza della quantità che dovrà produrre. Queste due operazioni portano entrambe ad avere un prodotto (il francobollo) che non è detto che sia proprio identico a quello di lotti precedenti, anche se la tecnica di realizzazione dell’immagine incisa sul cilindro in passato era realizzata attraverso un processo di pressione meccanica di una matrice di acciaio duro, che riportava il disegno, su un cilindro sempre di acciaio, ma meno duro. Ne risultava quindi che ogni francobollo corrispondente ad ogni differente posizione nel foglio era di fatto un francobollo a se, che poi nella stampa potevano anche avere lievi differenze uno dall’altro. Con i nuovi sistemi di preparazione del cilindro di stampa, le immagini sono realizzate attraverso una macchina con controllo elettronico. L’immagine è realizzata impiegando una punta di diamante che graffia ed incide il rame, tante volte quanti sono i francobolli presenti nel foglio, partendo da un’immagine creata a computer ed attraverso un algoritmo trasformata in impulsi trasferiti elettronicamente alla punta di diamante. Ne risulta che le immagini del francobollo riprodotte nel foglio sono praticamente identiche, come pure lo saranno a distanza di mesi quando il cilindro dovesse essere rifatto ex novo. La ricromatura di un cilindro è un’operazione possibile oggi con una tecnologia che fino a pochi anni or sono era totalmente differente: prima se un cilindro era troppo usurato doveva essere rifatto ex-novo. I prodotti della stampa di questi due cilindri potevano avere un qualche carattere che ne potesse consentire la distinzione. Possiamo dire che la ricromatura ha lo stesso significato di un nuovo cilindro del passato? Pensiamo proprio di si, quindi a maggior ragione anche un cilindro totalmente rigenerato con una nuova incisione della strato di rame deve necessariamente essere considerato un nuovo cilindro.
GLI ELEMENTI DI UN FRANCOBOLLO
Detto questo, passiamo quindi al nostro elenco degli elementi che compongono un francobollo e vediamo dove ci porta il nostro ragionamento. Vi ricordiamo che stiamo parlando delle produzioni di ordinari attuali.
Elementi che possono cambiare durante il periodo d’uso dei francobolli di una serie ordinaria:
1. Il cilindro
2. La carta
3. Il colore
4. La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio (tracciatura)
5. La gomma
1) Il cilindro – Il Poligrafico dello Stato usa quasi esclusivamente la stampa in rotocalco oppure in rotocalcografia (figura 5), entrambi questi sistemi necessitano di cilindri incisi.
La macchina da stampa utilizza fino a cinque cilindri, uno per ciascun colore, più un sesto per il colore tampone. Essa ha incorporato il sistema di taglio a tratteggio, quello per la dentellatura/fustellatura, quello per la separazione dei foglio, il loro conteggio con riporto su ciascun foglio del codice alfanumerico ed il controllo dei difettosi che vengono scartati e tagliati in striscioline e quindi l’impilamento. Per quanto riguarda i cilindri, l’attuale tecnologia utilizzata al Poligrafico dello Stato prevede la possibilità di rigenerare o ricostruire un cilindro di stampa secondo il suo grado di usura. La rigenerazione consiste nella ricromatura della superficie, la sostituzione, invece, in una nuova incisione. Per comprendere meglio quanto detto, prendiamo come esempio la prima e la terza tiratura dello 0,60 di posta italiana (figura 6).
Ricorderete che la prima tiratura aveva una stampa un po’ pesante, mentre, la terza è molto più leggera con il colore azzurro più tenue, dovuto non tanto al tono del colore quanto alle linee più sottili. Non abbiamo conferma, ma, dopo la nostra visita al Poligrafico, possiamo affermare con più che buona approssimazione, che la prima tiratura è stata stampata con il cilindro nuovo di zecca, mentre, la terza è stata stampata con un cilindro, quanto meno, rigenerato su cui è stata rifatta una nuova cromatura. Va messo in evidenza anche che tra queste due tirature sono passate decine di lotti di stampa sia di ordinari che di commemorativi. In questo caso penso che siamo tutti d’accordo nel dire che i due francobolli appartengono a due distinte tirature.
2) La carta – È un elemento molto importante del francobollo in quanto è il supporto su cui si applica tutto: la stampa, la gomma e la dentellatura. Essa può essere inoltre filigranata o no, pesante o leggera, colorata o bianca, fluorescente o no. Inoltre per i francobolli adesivi va considerata anche la carta siliconata di supporto sottostante. Non abbiamo esempi di eclatanti variazioni del tipo di carta per le due ultime ordinarie, ma possiamo proporvi i valori da 100, 700 e 750 lire della serie Castelli (figura 7)
che, generalmente su carta stelle 4, sono stati stampati erroneamente su carta stelle 2. La differenza di filigrana classifica con certezza questi francobolli in due distinte tirature.
3) Il colore – quello utilizzato per stampare i francobolli ordinari impone un discorso chiaro. Un conto sono le più o meno leggere differenze cromatiche dovute alle numerose ristampe eseguite, utilizzando però sempre gli stessi colori, un conto è un colore decisamente differente. Come esempio portiamo la differenza tra prima e seconda tiratura del valore da 0,60 di posta italiana (figura 8).
La prima tiratura è sempre quella con la stampa abbastanza pesante, la seconda invece è quella con la busta dorata. Inizialmente dubbia, ma poi confermata durante la nostra visita al Poligrafico, l’inchiostro dorato della seconda tiratura fu fatto “in casa” per mancanza della fornitura esterna da parte della ditta incaricata che prepara la miscela colorata pronta all’uso. In questo caso abbiamo effettivamente due colori simili ma di provenienza differente. In passato sono stati usati anche colori fluorescenti, certamente il più famoso è il 10 lire siracusana, ma ce ne sono altri. Anche in questo caso dobbiamo riconoscere di essere di fronte ad una tiratura distinta.
4) La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio – Dall’autunno del 2003, con le nuove macchine da stampa nella nuova sede della via salaria, il Poligrafico utilizza due sole modalità: la perforazione con blocco-piastra che perfora con passo 13×13½ e la fustellatura con passo 11. Inoltre è necessario considerare anche la tipologia del taglio a tratteggio (comunemente nota come tracciatura) al quale bisognerà pur dare, prima o poi, delle dimensioni geometriche. Anche questo carattere deve assurgere ad una considerazione pari agli altri per il semplice fatto che la lunghezza dei singoli tagli e la distanza tra loro sono tipiche del sistema utilizzato al Poligrafico. Le modalità attualmente in uso presso l’IPZS non consentono variazioni per queste voci se non quelle della mancanza di uno di questi elementi in modo casuale, ma queste situazioni generano le note varietà che sono fuori dal nostro contesto. Come esempio proponiamo la prima tiratura del prioritario stampato in rotocalco ed emesso nel mese di marzo del 2004 (figura 9).
Questo francobollo, primo della nuova serie in rotocalco, fu stampato senza tagli a tratteggio lungo i bordi destro e sinistro dei fogli. Fu un errore di progetto, ma l’emissione fu utilizzata per circa un mese e fu sostituita nell’aprile successivo dalla stessa emissione fornita degli opportuni tagli lungo i bordi. In questo caso non si tratta di un “non perforato a tratteggio” per varietà casuale, bensì di una modifica strutturale della produzione e quindi una seconda tiratura del francobollo.
5) La gomma – Anche la gomma ormai deve essere considerato un elemento costante della produzione del Poligrafico che si differenzia solo in due tipologie: francobolli classici da inumidire e autoadesivi. Questi due diversi tipi di collante sono costanti da tempo e lo continueranno ad essere per il futuro prossimo. Probabilmente durante la produzione decennale dei prioritari è stato utilizzato più di un tipo di collante autoadesivo, ma le differenze sono veramente minime e trascurabili. Variazioni volute e consistenti si sono avute in passato prevalentemente per la Siracusana e per i servizi coevi tra il 1968 e il 1979. Durante questo periodo il Poligrafico abbandonò l’uso della gomma arabica a favore di quella vinilica dando così vita a tirature differenziabili, in modo molto evidente, per il tipo di gomma.
ALTRE CONSIDERAZIONI
Da quanto esposto, ed in riferimento specifico ai moderni sistemi di dentellatura e fustellatura, possiamo affermare che la possibilità di avere più di una tiratura è praticamente impossibile per i francobolli commemorativi a meno di “accidenti” e/o variazioni progettuali in corso d’opera. Ad esempio l’emissione del 7 gennaio 2011 adesivo per il 150° dell’Unità d’Italia, era stata prevista in 4,2 milioni di esemplari stampati alla fine di dicembre del 2010 e, successivamente ne sono stati stampati altri 11,8 milioni che sono stati distribuiti agli inizi di aprile. Tra i due lotti di stampa, inizialmente, era sembrato di poter riconoscere alcune piccole differenze di tono dei colori. Considerando che entrambi i lotti sono stati stampati, ciascuno, in unica soluzione e che all’interno di ogni lotto si ha una elevata costanza dei toni cromatici, sono state cercate con il lanternino le possibili differenze per poter distinguere i due lotti in due tirature. In effetti, una differenza c’è, non tanto nei colori che hanno minime differenze di tono veramente poco apprezzabili che non giustificano alcun ché, ma nella fustellatura e nella cimosa. Tra il primo ed il secondo lotto di stampa, si è avuta una piccola rottura del fustellatore in corrispondenza della posizione 14 (CIFO, news del 9-6-2011) causando il taglio solo parziale del terzo dente dall’alto (figura 10).
Questo difetto è relativamente comune nei fogli con numerazione dispari, meno in quelle pari. Questo vuol dire che il fustellatore è doppio e ha lavorato due fogli per volta; è possibile che, dopo una pausa della stampa, il fustellatore sia ripartito con lo scarto di un foglio passando il difetto sui fogli pari. È molto probabile che, se l’impianto viene fermato per un qualunque motivo, la ripartenza fa sicuramente saltare la fustellatura su almeno un foglio. Un altro elemento che aiuta nella distinzione dei due lotti è la sigla alfanumerica che per la prima tiratura ha le lettere della produzione del 2010 e cioè HA+numeri, mentre la seconda tiratura ha le lettere della produzione 2011 che sono invece IA+numeri (figura 11).
Dalla comparsa dei prioritari rotocalcografici, infatti, il Poligrafico ha adottato un nuovo sistema di conteggio progressivo dei fogli composto da una sigla alfanumerica formata da due lettere e 9 numeri che sono tradotti nel codice a barre laterale lungo 5,7 ed alto 0,7 cm. La sigla alfanumerica è stata adottata anche per codificare e distingue le produzioni annuali, infatti la prima delle due lettere iniziali varia con l’anno solare. Nel caso di questo commemorativo, le due tirature sono riconoscibili esclusivamente dal dente incompleto nella posizione 14 che è nel 50% dei fogli e dal numero progressivo della sigla alfanumerica presente invece sulla cimosa di tutti i fogli. Quelli senza il difetto di fustellatura consentono di distinguere le due tirature solo in base alla sigla alfanumerica. I francobolli sciolti, senza il difetto e senza la cimosa non sono distinguibili. Questo esempio porta necessariamente a dover considerare la sigla alfanumerica come elemento determinante per il riconoscimento delle due tirature.
Diverso è il caso delle serie ordinarie per le quali, i numerosi lotti di stampa tendono a far usurare i cilindri che necessitano quindi di essere rigenerati o ricostruiti. In questo caso però, la possibilità di avere più di una tiratura è legato solo alla possibilità di riconoscere la rigenerazione o ricostruzione di un cilindro di stampa a meno che all’IPZS decidano di cambiare uno strumento con elementi riconoscibili (piastra, fustellatore o altro) durante la produzione di una stessa ordinaria. Restano fuori da queste considerazioni le varietà di ogni tipo che non hanno nulla a che vedere con il concetto di tiratura.
Fin qui ci sembra che il discorso sia abbastanza semplice, esistono però alcuni casi in cui l’attribuzione a tirature distinte richiede una valutazione più attenta. Ci riferiamo alle scritte in cimosa, anche queste sono incise nel cilindro del colore di competenza, quindi sono parte integrante di un cilindro. Nel momento in cui si porta una modifica in cimosa, bisogna necessariamente modificare un cilindro. Per spiegare questo concetto portiamo come esempio l’emissione con stampa in rotocalco del prioritario da 0,60 del 2004 (figura 12).
Questo francobollo è stato emesso agli inizi del mese di marzo in fogli da 40 senza la perforazione a tratteggio lungo i bordi verticali esterni (la mancanza fu un errore di progetto), agli inizi di aprile fu distribuito lo stesso francobollo in fogli provvisti di tratteggio lungo i bordi esterni. Nel mese di giugno comparve lo stesso con l’aggiunta di una barretta di colore azzurro (stesso colore delle scritte IL FOGLIO DI…) in corrispondenza del 36° esemplare, in pratica nell’angolo sinistro basso (non è nota la funzione di tale barretta, probabilmente consente il controllo progressivo dei fogli tramite un sistema elettronico di conteggio). L’aggiunta di un elemento colorato, anche se sul bordo, aveva previsto il rifacimento o la modifica del cilindro per il colore azzurro. In autunno è comparsa un’altra variante di questa emissione: le scritte lungo il bordo sinistro e la barretta, tutti, di colore nero. Anche in questo caso possiamo parlare di nuova tiratura. Tutte queste tirature prodotte durante il 2004 riportano le lettere BA nella sigla alfanumerica. Abbiamo sempre detto che questa emissione è costituita da quattro tirature ed in effetti pensiamo di essere tutti d’accordo, però nel caso di queste tirature non sono state apportate modifiche evidenti ai francobolli (in realtà ci sono, ma non è ancora chiaro se corrispondono alla tirature o se sono svincolate da queste), ma soltanto alle cimose. Inoltre, restando nell’ultima tiratura (scritte e barretta di colore nero) (figura 13) notiamo che questi fogli sono stati stampati anche durante il 2005 e 2006 mantenendo il millesimo 2004 in ditta, ma modificando la sigla alfanumerica che compare sulla cimosa destra.
Nel caso, quindi, di questo prioritario (scritte e barretta nere) riscontriamo nella sigla le lettere BA, CA e DA (figura 12); queste ci dicono che i prioritari millesimati 2004 sono stati stampati durante il 2004, 2005 e 2006. Indipendentemente dal fatto che il codice alfanumerico fosse inizialmente svincolato dal processo di stampa (posizione variabile sulla cimosa) oggi invece ha una posizione fissa, esso è e resta comunque un elemento presente sulla cimosa, al pari di tutti gli altri. Il dubbio se valutare o meno questo carattere per definire una tiratura c’è stato ed in parte c’è ancora. Però, riprendendo l’esempio del nostro libro di successo, notiamo che alcune ristampe possono essere facilmente riconosciute per un carattere (rilegatura, carta ecc), altre invece possono essere identiche e riconoscibili solo ed esclusivamente dall’anno riportato in seconda di copertina. Sia per questa considerazione che per omogeneità di interpretazione con tutto ciò che compare sulle cimose, pensiamo sia corretto attribuire anche alla sigla alfanumerica lo stesso valore degli altri elementi presenti sui bordi, anche se questa non fa parte dei cilindri di stampa ma è un elemento aggiuntivo che viene realizzato attraverso una apparecchiatura chiamata Ink-Jet, si tratta di una testina stampante a getto d’inchiostro comandata da un computer ed allineata al processo di stampa.
* I francobolli da libretto del 2001 sono leggermente differenti l’uno dall’altro per lunghezza e quindi distinguibili da quelli in fogli.
CONCLUSIONI
Concludiamo il nostro articolo, proponendo uno schema riassuntivo di quelle che dal nostro punto di vista sono le tirature delle due ultime serie ordinarie, ovvero la serie del Prioritario e quella di Posta Italiana. Questo articolo vuole essere un primo elemento di valutazione che ci auguriamo possa essere di stimolo per sviscerare l’argomento e giungere ad un concetto chiaro di tiratura con lo scopo di eliminare le ambiguità su questo argomento; ci auguriamo anche che l’elenco presentato possa essere integrato e quindi completato in modo esaustivo da nuove opinioni e segnalazioni che invitiamo i nostri associati e non solo, a farci pervenire. Se nei prossimi 3-6 mesi questo primo elenco non dovesse modificarsi, proporremo ufficialmente come associazione, agli editori di cataloghi, l’adozione di questo elenco integrabile eventualmente da nuove segnalazioni. Restiamo in attesa di risentirvi sull’argomento inviando un e-mail a l.cipriani@tin.it, c.manzati@virgilio.it, info@cifo.eu. O scrivendo a C.I.F.O. Via Cesare Pascarella 5 – 20157 Milano (MI).
PRIORITARIO DA 1,50 EURO (2005): CON STAMPA GRANULARE DELL’ORO
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Cari amici, vi presento uno strano prioritario segnalatoci dal socio Luigi Pomes. Si tratta di un esemplare del prioritario da 1,50 euro emissione 2005 che presenta una copertura parziale del colore oro della cornice sul fondino verde-giallo (figura 1).
Come potete vedere dal particolare riprodotto (figura 2),
il colore oro ha una forma reticolata anziché coprire totalmente il fondo colorato, dalle piccole falle si vede il colore sottostante. Ad occhio può apparire per una passata di colore leggera che lascia trapelare il colore sottostante. Invece non è così. Con la lente si vede che l’inchiostro è come se avesse subito un fenomeno di tipo “idrorepellenza” ricevuto dal colore di base sottostante facendogli assumere l’aspetto cariato o a ragnatela. Come si può vedere l’annullo è di Roma Fiumicino del 28-12-06. Nella mia memoria ricordavo di avere già visto una cosa simile e, riguardando tra le mie buste è saltato fuori un altro esemplare della stessa emissione (2005) e con le stesse caratteristiche. In questo caso la busta è partita da Bolzano il 5-3-08. Due spedizioni con lo stesso tipo di francobollo ma molto distanti nel tempo e nello spazio. Si deve dedurre che possa trattarsi di una particolare, o porzione di, ristampa in cui si è verificato questo fenomeno. La lontananza tra le due località potrebbe essere indicativa di una distribuzione a carattere nazionale e quindi di facile reperibilità. Un grazie a Luigi Pomes che mi ha pungolato a rivedere una cosa che avevo trascurato e buona ricerca a voi tutti.
NUMERI SPECULARI NEL BORDO DI FOGLIO DI DUE PRIORITARI DEL 2007 e 2008
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
La descrizione del dato
Carissimi amici, vi presento una varietà acquistata presso un ufficio postale dopo l’emissione e che avevo messo nel mio classificatore dei prioritari. Poi, come al solito, il tempo passa e altre novità incalzano con la conclusione che alcune cose cadono un po’ nell’oblio. Poi ritornano fuori andando a cercare magari altre cose. È questo il caso di questa varietà abbastanza particolare. Si tratta della presenza di alcuni numeri, in posizione coricata, troncati alla base ed alti 2 mm, ognuno di un colore differente (corrispondente ai colori della stampa), presenti lungo il bordo sinistro di un foglio dello 0,60 e di uno del 2,00 euro. Nel caso dello 0,60 i numeri sono compresi tra le posizioni 26 e 46 (figura 1),
mentre nel 2,00 (figura 2) i numeri sono solo due ed in corrispondenza della posizione 36.
La ristampa dello 0,60 senza millesimo è del 2007, come si evince dal codice alfanumerico di progressione del foglio (EA070051259), mentre quella del 2,00 euro è del 2008 (FA090708698). Vi ricordo che lo 0,60 è apparso nel mese di ottobre del 2006 ed è stata ristampata fino al 2009, anno in cui è stato sostituita dalla serie ordinaria Posta Italiana. In poco meno di tre anni ha avuto ben 4 ristampe riconoscibili dalle sigle alfanumeriche (figura 3).
Il 2,00 euro è stato emesso, invece, il 9 giugno del 2008 di cui riporta la sigla alfanumerica corrispondente. Nella figura 1, in corrispondenza delle frecce azzurre, a partire dal basso, si possono leggere i seguenti numeri stampati in modo speculare: “1” in colore giallo, “3” in colore oro, “4” in nero e “5” in colore interferenziale. Per quest’ultimo numero la scansione è stata contrastata per renderlo visibile. I numeri sono riportati ingranditi in figura 4.
Nella figura 2, invece, i numeri sono solo due: “2” in colore verde e “3” in colore oro (figura 5).
In questo caso i numeri sono leggermente più corti per via del taglio che ne ha eliminata una parte leggermente maggiore.
l’interpretazione
La mancanza di alcuni numeri appare un po’ strana, tanto più che le loro posizioni sono fisse, basta confrontare i due bordi di foglio e notare che il “3” è nella stessa posizione in entrambi i fogli, mentre il “2” verde corrisponde alla posizione mancante della figura 1 (freccia rossa). Il “2” mancante nella figura 1 avrebbe dovuto essere di colore arancio (retino di fondo). Quale è la funzione di questi numeri? A differenza del sistema di registro dei colori rappresentato dai triangoli e rettangoli presenti sul bordo destro e dalle crocette, sempre in colore, in corrispondenza dei quattro angoli del foglio (talora in passato sono state utilizzate alcune lettere scritte a mano), i numeri hanno un’altra funzione.
Chi conosce almeno un po’ il lavoro di tipografia sa che la stampa a più colori richiede una lastra per ciascuno di essi; nel caso dei prioritari che sono stati stampati in rotocalcografia, l’immagine relativa ad ogni colore è incisa su un cilindro di stampa. Ogni lastra o cilindro riporta un numero progressivo per il suo inserimento nella macchina di stampa. Nella maggior parte dei casi il numero viene apposto a lavoro finito ed in posizione normale, ma in questo modo esso è speculare rispetto alla incisione della lastra/cilindro. Normalmente il numero è scritto ad una distanza tale dal disegno da non comparire sui bordi dei fogli, ma può capitare che chi li appone non badi molto alla loro posizione con la conseguenza che i numeri, molto vicini all’area di stampa possano comparire sui bordi dei fogli di francobolli. Il fatto quindi che nel bordo del foglio da 0,60 manchi il numero “2” vuol dire che quel cilindro lo riportava in posizione più esterna tanto da non comparire sul foglio. Lo stesso discorso vale per il bordo di foglio del 2,00 euro nel quale sono visibili il “2” ed il “3” e mancano gli altri.
Nella figura 6 sono riportate le parti di francobollo prioritario incise su ciascun cilindro ed i numeri ed i colori corrispondenti per ciascuno dei due prioritari. In nero sono indicati i colori che compaiono sul bordo ed in rosso quelli mancanti.
IL PRIORITARIO DA 60 CENT DEL 2004 CON DOPPIA FUSTELLATURA PARZIALE
Di Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
premessa
Come tutte le ordinarie, anche i prioritari presentano piacevoli e strani colpi di coda, tra l’altro nell’esemplare decisamente più comune e di cui si pensava di aver scoperto tutto e di tutto: il 60c dell’emissione 2004 rotocalcografica. Questa emissione è apparsa ai primi di marzo, subito dopo quella tipografica emessa il 2 gennaio precedente. L’uso del metodo rotocalcografico non è stata la sola novità di questa emissione, è stato cambiato anche il formato dei fogli: da 28 francobolli (4×7) a 40 (5×8), nonché la tipologia della carta: uno strato continuo sul supporto siliconato al posto dei soli francobolli isolati. L’esordio di questa nuova tiratura a poco più di due mesi da quella tipografica colse di sorpresa un po’ tutti. Ma la sua nascita non avvenne sotto una buona stella in quanto gli stessi dipendenti di Poste Italiane si lamentarono per la difficoltà di separare i francobolli lungo i bordi verticali nei quali mancavano, certamente per dimenticanza, le due perforazioni a tratteggio lungo i lati destro e sinistro (figura 1).
L’IPZS mise subito riparo alla svista e produsse fogli dotati della perforazione laterale i quali erano in vendita già dal successivo mese di aprile. Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate è comparsa una nuova tiratura caratterizzata dalla presenza di una barretta azzurra in corrispondenza del 36° esemplare; il colore della barretta era lo stesso delle scritte “IL FOGLIO DI …..” presenti sulla cimosa sinistra. In autunno infine uscì una ulteriore tiratura che aveva le scritte, compresa la barretta, di colore nero. Insomma di questo francobollo, oltre la versione tipografica, ne sono state stampate ben quattro tirature nella versione rotocalcografica. Il periodo d’uso della versione tipografica è stato limitato ai primi mesi dell’anno, fino ad esaurimento delle scorte le quali, dopo un breve periodo di convivenza con la versione rotocalcografica, sono andate scemando velocemente, a parte naturalmente casi di giacenze di magazzino utilizzate nel tempo. La versione rotocalcografica, nelle varie tirature, ha invece avuto un lungo utilizzo di ben tre anni; però bisogna riconoscere che le prime tre tirature si sono esaurite più o meno nell’arco del 2004. Durante i due anni successivi è stata ristampata solo la versione con le scritte nere e questa ha convissuto sia con l’emissione del 2005 che con quella del 2006; il prioritario del 2004 è andato praticamente in pensione con l’emissione del 2006 senza millesimo che ha visto la luce nel mese di ottobre e che ha soppiantato tutti i precedenti per la sua larga ed immediata diffusione e per il suo lungo periodo d’uso (2006-2009). Se ne deduce quindi che volendo fare una classifica delle frequenze d’uso, l’emissione 2004 nel suo complesso è stata la seconda per longevità di tutti i prioritari dopo quella senza millesimo. Nei suoi tre anni di vita ha avuto numerose ristampe caratterizzate solo dal codice alfanumerico aventi le lettere iniziali BA; in altre parole per questa emissione non è stata distinta la produzione annualmente con la variazione delle sigle, come in uso da qualche anno presso l’IPZS. Quanto sopra per intendere che la tiratura complessiva di questo valore deve essere stata di diverse centinaia di milioni di francobolli e tale quantità giustifica anche le numerose varietà che sono uscite più o meno casualmente dall’Istituto. Colori spostati, assenza di uno o più colori, fustellature spostate o assenti, perforazioni a tratteggio (percé en ligne) spostate o assenti, insomma una varietà di …. varietà strabiliante. Molte di queste sono state distribuite anche alle rivendite autorizzate tanto che ne sono state trovate casualmente anche usate su busta. Chi sa quanto hanno protestato quei rivenditori che hanno dovuto separare i francobolli con le forbici! E quanto gli utilizzatori per separarli dal supporto siliconato! Delle varietà circolate attraverso i rivenditori, certamente molte sono andate distrutte, ma tante altre sono finite nelle mani dei collezionisti. Nel materiale di uno dei miei rifornitori di buste ne ho trovato uno senza fustellatura e senza perforazione a tratteggio. Non hanno chiaramente grande valore, specialmente allo stato di nuovo, ma su busta non procurata comincia a diventare di sicuro interesse.
descrizione della varietà
Tra tutte le varietà di questa emissione non si era mai ancora vista una doppia fustellatura (figura 2).
Quando mi è capitata tra le mani, sono rimasto tra lo sbalordito e l’incredulo e non ero nemmeno sicuro che potesse essere una cosa unica, vista l’abbondanza di varietà di questo francobollo. L’ho quasi presa più per curiosità, per arricchire la mia conoscenza, che per percezione effettiva della rarità. Solo in un secondo momento, dopo aver parlato con alcuni amici e dopo aver riflettuto sulla visita all’IPZS, ho iniziato a realizzare che tra le mani avevo una cosa unica. Per quale ragione? Semplicemente perché le nuove macchine in uso presso l’IPZS non consentono di produrre errori di questo tipo, direi, nemmeno volendo. Molte varietà si possono costruire, basta avere solo la fantasia di pensarle e potrei fare numerosi esempi al riguardo, ma questa doppia fustellatura ha veramente uno stretto legame con il caso più unico che raro. Ragioniamo un po’ insieme e prendiamo in considerazione le modalità di perforazione/fustellatura, che sono le due modalità utilizzate oggi in Italia per la separazione dei singoli francobolli stampati in fogli, ed il loro posizionamento all’interno della macchina da stampa. Non voglio entrare in un escursus storico dei metodi di perforazione, ma, negli ultimi anni del secolo scorso e fino a tutto il 2003, la perforazione avveniva con il sistema ad aghi e su fogli posti in piano (perforazione a blocco, a pettine semplice, doppio e doppio modificato). Dal dicembre del 2003 il Poligrafico ha adottato un nuovo sistema denominato “piastra/blocco”. Per quanto riguarda il taglio a fustellatura, in Italia è in uso dal 1999, anno di esordio del francobollo prioritario. Sia con il sistema piastra/blocco che con il fustellatore, la perforazione/fustellatura avviene in corrispondenza di un cilindro apposito, su cui scorre la carta, posto ancora una volta alla fine del processo di stampa e prima del taglio in fogli. Le attuali macchine del Poligrafico sono molto complesse e controllate elettronicamente ed è molto difficile avere varietà di dentellatura o di fustellatura che vada oltre lo slittamento rispetto all’immagine. Infatti le doppie dentellature che sono state viste per i francobolli della serie Donne nell’Arte perforate con il nuovo sistema a piastra/blocco sono tutte falsificate perché il perforatore tocca la superficie del cilindro (e quindi la carta) secondo una linea (generatrice) parallela all’asse del cilindro. Il foglio quindi viene perforato/fustellato in continuo durante lo scorrimento della carta e non in una sola volta (perforatore a blocco) o a salti (pettine: semplice, doppio ecc.). Per risalire alla tiratura di questo francobollo, non possiamo utilizzare la perforazione a tratteggio in quanto è assente, inoltre è anche assente la barretta azzurra (le scritte sulla cimosa sinistra sono azzurre) e quindi esso deve necessariamente appartenere alla prima o alla seconda tiratura. Per eliminare l’ambiguità possiamo utilizzare solo la sigla alfanumerica del numeratore progressivo dei fogli. Nella Figura 3
è riprodotto il francobollo di destra della striscia in cui è visibile la sigla: BA 008239222. La sigla del numeratore ci dice che il foglio appartiene senza dubbio alla seconda tiratura in quanto mi è nota la sigla di un foglio di questa tiratura con numerazione progressiva inferiore (BA 008016…).
Come potete vedere dalla Figura 4,
la fustellatura è traslata verso la sinistra-alta rispetto alla vignetta. Il lato superiore del francobollo ha ricevuto due “battute”: una fustellatura è completa e circonda il francobollo; l’altra interessa solo il lato superiore ed accenna appena a scendere lungo i bordi verticali. Quest’ultima è stata prodotta prima di quella completa, come si evince dalla distanza dei “denti” verticali. La varietà l’ho ritrovata in un solo foglio ed in corrispondenza della terza riga orizzontale a partire dall’alto. Tutto il foglio ha la fustellatura spostata come in figura, ma una sola riga di 5 francobolli, la terza dall’alto, presenta nettamente la doppia fustellatura parziale. Per avere una doppia fustellatura su uno o più fogli bisogna necessariamente avere o un sobbalzo continuo del fustellatore o un ritorno indietro della carta e farla ripassare una seconda volta sotto il fustellatore. Entrambe le possibilità sono fantascientifiche. Nel primo caso perché i tecnici addetti si sarebbero resi conto del malfunzionamento ed avrebbero interrotto le stampa per la riparazione accorgendosi anche del difetto di stampa e inviando al macero i fogli difettosi. Il secondo caso è ancora più irreale perché è impossibile riarrotolare la bobina per farla passare nuovamente attraverso il fustellatore, la porzione di bobina della carta all’interno della macchina da stampa ha uno sviluppo di circa 30 metri per poter passare attraverso tutto il sistema di stampa a più colori. Al contrario un sobbalzo casuale e limitato ad un tempo brevissimo passa inosservato. Una volta avvenuto il sobbalzo, a causa della velocità di scorrimento della carta, i due tagli risultano molto vicini. Il doppio taglio ravvicinato del fustellatore sulla carta è visibile solo lungo la linea di contatto (generatrice) del cilindro ed il fenomeno della doppia fustellatura è necessariamente parziale e visibile solo lungo una linea orizzontale o verticale del foglio a seconda della orientazione della vignetta del francobollo durante la stampa. Nel caso del prioritario e guardando un foglio, la direzione di scorrimento della bobina è dal basso verso l’alto e pertanto il fenomeno descritto non può che interessare una striscia orizzontale di 5 francobolli ed i francobolli in questione con molta probabilità potrebbero quindi essere gli unici esemplari con questa varietà.