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Nicola Luciano Cipriani

Posta Italiana

L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE DONNE

Alcuni usi tardivi delle donne nell’arte

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)

Un altro titolo che ho talora usato con alcune varianti è ”Le donne stupiscono ancora”, la prima idea è stata reiterare questo titolo, ma poi, al momento di iniziare ho preferito cambiare ed ho scelto una variante che ha più o meno lo stesso significato. L’aspetto femminile del titolo genera sempre in noi maschietti reazioni contrapposte, nel bene e nel male. Naturalmente non ho nessuna intenzione di addentrarmi in questo pericolosissimo terreno di gioco, preferisco le donne della passata serie ordinaria che ne ritraevano alcuni fulgidi e famosi esempi. Questa serie ordinaria è da tempo ormai accantonata da parte di Poste Italiane e anche noi tutti la consideriamo ormai cosa passata e, coloro che seguono le ordinarie attuali, hanno certamente voltato l’attenzione alle nuove serie Leonardesca e Piazze d’Italia. Anche la serie di Posta Italiana è quasi messa da parte, ma non in modo definitivo perché le due ultime stentano a decollare. Anche il valore base per l’interno delle Piazze d’Italia sembra poco usato.

Ma torniamo alle Donne nell’Arte, di questi francobolli ne parlo solo per le tariffe per la posta ordinaria. Questa serie, dopo aver convissuto per una decina di anni abbondanti con i francobolli prioritari, dopo il 2009 si è mostrata in apparizioni saltuarie che sono sfumate nel tempo verso le apparizioni sporadiche. Parlo naturalmente di usi non procurati.

Quando è stata in vigore la tariffa  da 70 cent (1.1.13 – 30.11.14), si sono riviste alcune affrancature con francobolli delle Donne nell’Arte. Il taglio più comune è stato certamente il valore da 45 cent, di cui erano noti consistenti residui, che è stato usato in abbondanza con il 25 cent di Posta Italiana (figura 1).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 1 – invio da Massa Marittima per città del 6.6.13 affrancato con 45 cent Donne nell’Arte e 25 cent di Posta Italiana.

In questo periodo tariffario ha fatto anche la comparsa il taglio da 70 cent in giusta sostituzione del pari valore della nuova ordinaria (figura 2);

l'imprevedibilità delle donne

Figura 2 – invio da Sulmona (AQ) per Pescara del 10.6.13 affrancato con 70 cent Donne nell’Arte.

la comparsa di questo valore è stata una sorpresa perché la sua emissione risale al 31.7.2004 e non più utilizzato per anni. Probabilmente sono stati recuperati i fogli giacenti da qualche parte che hanno sopperito in parte, probabilmente voluto, alla non completa distribuzione della nuova ordinaria durante la prima parte temporale di questa tariffa. Altro valore ricomparso, ma con minor sorpresa è stato il valore da 90 cent, minore sorpresa perché questo valore è stato emesso il 26.6.2004, ma poco utilizzato in generale causando una scorta invenduta consistente. Questo valore è noto in abbinamento all’Alto Valore da 1 euro per la tariffa del secondo porto di questo periodo tariffario (figura 3).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 3 – invio da Venezia per Milano del 12.11.14 affrancato con 90 cent Donne nell’Arte e 1 euro Alti Valori emissione 2002.

Con il successivo periodo tariffario (1.12.14 – 30.9.15), la lettera primo porto era passata a 80 cent ed il secondo porto a 2,15 euro. Anche in questo periodo sono comparsi alcuni valori delle Donne nell’Arte; in questo caso non ho un esempio per il primo porto, ma posso mostravi due invii di secondo porto. Nel primo, di formato standard, l’affrancatura è composta da tre pezzi da 70 cent di Posta Italiana e cinque pezzi da 1 cent Donne nell’Arte (figura 4).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 4 – invio da Bologna per Milano del 7.9.15 affrancato con 5 pezzi da 1 cent Donne nell’Arte e 3 pezzi del 70 cent di Posta Italiana.

Purtroppo l’annullo rotante del CMP ha obliterato solo due valori da 70 cent lasciando intonsi gli altri francobolli. il secondo invio ha ancora un valore in centesimini, questa volta ricompare il taglio da 3 cent. Non è la sola sorpresa, perché è presente anche il taglio da 2,00 euro dei prioritari, emissione senza millesimo. Questo centesimino delle donne risale al 2002 ed era sparito di circolazione ormai da anni.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 5 – invio da Milano per città del luglio 2015 (non è leggibile il giorno) affrancato con 5 pezzi del 3 cent Donne nell’Arte e 2,00 euro Prioritario.

Il tempo passa e le apparizioni continuano, le donne non vogliono farsi dimenticare.

Con l’attuale tariffa base a 95 cent, in vigore dal 1.10.2015, ho trovato ben tre invii con francobolli delle Donne nell’Arte. Il primo è un invio primo porto con un eccesso di 5 cent (figura 6).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 6 – invio da Piombino (LI) per Magliano in Toscana del 2.11.15 affrancato con 20 cent Donne nell’Arte e 80 cent di Posta Italiana (eccesso di 5 cent).

Si tratta di un valore da 20 cent del 21.8.2004 utilizzato come valore integrativo ad un’80 cent di Posta Italiana. Il secondo invio è del febbraio di quest’anno ed è affrancato con un 77 cent Donne nell’Arte abbinato ad una tp-label per completamento di tariffa del valore di 18 cent. (figura 7), purtroppo questa affrancatura, per la presenza della tp-label non presenta annulli sul francobollo.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 7 – invio da Cardano (BZ) per Milano del 10.2.16 affrancato con 77 cent Donne nell’Arte e tp-label da 18 cent.

Infine l’ultima è una affrancatura di fantasia in quanto la tariffa è totalmente fuori luogo. Dalla pieghe sulla busta si evince che doveva essere un po’ pesante e probabilmente del secondo porto. L’affrancatura è composta da coppia del 45 cent donne e da un valore da 1,00 di Posta Italiana per un totale di 1,90 euro (figura 8).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 8 – invio da Bologna per Milano del 8.11.16 affrancato con coppia del 45 cent Donne nell’Arte e 1,00 euro di Posta Italiana.

L’invio è stato effettuato l’8 novembre scorso. la tariffa di 1,90 era il secondo porto durante il periodo tariffario 1.1.13 – 30.11.14, un po’ lontano nel tempo rispetto al tariffario attuale che prescrive una affrancatura pari a 2,55 euro. Purtroppo capita spesso di imbattersi in affrancature totalmente avulse dal tariffario in corso. Un po’ per ignoranza, non solo degli utenti, un po’ per l’aumento continuo del “degrado” ambientale in generale, si può affrancare con qualunque cosa, comunque la missiva arriva a destinazione nella stragrande maggioranza  dei casi. Se qualche invio irregolare viene fermato e controllato è esclusivamente un puro caso.

UN NUOVO FALSO DA 0,70 DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Antimo D’Aponte

L’amico Antimo, detto Nino, mi ha inviato molto tempo fa un francobollo da 0,70 di Posta Italiana completamente differente dalle altre imitazioni conosciute. Questo valore, insieme al fratello da 0,60, è stato tra i più falsificati degli ultimi anni. Nino lo ha avuto da un suo amico, non collezionista, che lo acquistò presso una rivendita in provincia di Salerno. Pensava di aver fatto un piccolo omaggio al suo amico, in realtà fu molto di più perché in un secondo momento Nino guardando questo francobollo si rese conto che aveva delle stranezze e mi chiese subito lumi e me lo inviò. Appena ricevuto l’esemplare, mi resi conto subito che era una nuova imitazione non ancora scoperta del falso da 0,70 di posta italiana e chiesi a Nino di allertarsi per vedere di trovarne almeno un blocco, meglio sarebbe stato un foglio intero, per poter studiare anche i bordi e vedere di scrivere un articolo con qualche conoscenza in più rispetto a quanto ricavabile da un solo francobollo. Purtroppo le ricerche di Nino non giunsero a nulla; anche io chiesi a qualche altro amico sparso sul territorio incriminato, ma le ricerche furono vane. A questo punto, vista l’impossibilità di reperire qualcosa di più utile da divulgare, mi sono deciso a scrivere questo articolo per diffondere la notizia del ritrovamento.

Nella figura 1 mostro l’esemplare così come mi è stato dato da Nino a confronto con un originale (a destra). A vederlo a colpo d’occhio sembrerebbe proprio buono, a parte il colore meno avorio della carta che, senza un confronto diretto, può sfuggire anche ad un attento esperto; non ha nulla che possa farlo riconoscere come imitazione e ad un ignaro consumatore non passerebbe assolutamente nessun dubbio per la testa. Invece gli elementi ci sono e non pochi; vediamoli.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 1 – confronto tra l’imitazione dello 0,70 (a sinistra) e l’originale.

La carta

In figura 2 mostro lo stesso francobollo ripreso a luce radente e due particolari esplicativi. Come si può vedere, la carta e la stampa riflettono molto la luce, sono entrambi particolarmente lucidi e non si nota differenza di capacità riflettente. Questo è l’elemento che rivela immediatamente la natura di questo francobollo. Il colore della carta è bianco e piegandola leggermente tra le dita mostra una buona elasticità tornando subito nella condizione iniziale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 2 – la carta e gli inchiostri sono particolarmente riflettenti.

 

La stampa

La stampa è stata eseguita con il metodo offset ed appare molto curata, ma non troppo. La vignetta dovrebbe essere stata riprodotta attraverso un sistema fotografico anche se l’altezza della vignetta sembra non concordare con questa interpretazione. Infatti, nelle figure 3 (larghezza), 4 e 5 (altezza) si può notare come tutte le parti dell’immagine siano in proporzione anche se di differente misura. Quello che un po’ stona è l’altezza in quanto ai due estremi si ottengono risultati differenti. Tale differenza è dovuta alla maggiore distanza tra la parola Italia e Ciaburro nell’imitazione, come mostrerò più avanti.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 3 – la larghezza della vignetta dell’imitazione (in alto) è maggiore di quella dell’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 4 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo sinistro è molto simile l’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 5 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo destro è maggiore di quella dell’originale.

Come accennato, la stampa della vignetta non è particolarmente curata, infatti, nella figura 6, osservando la microscrittura, notiamo subito l’approssimazione con cui è stata realizzata.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 6 – confronto tra la microscrittura dell’imitazione (in alto) e l’originale.

Le lettere si possono riconoscere abbastanza bene, ma sempre incomplete e, con un po’ di fantasia, si possono ricostruire le parole. Nella figura si nota anche la maggiore lunghezza della cartella dell’imitazione (in alto), in sintonia con la maggiore lunghezza della vignetta.

Per la bustina che vola (figura 7) è stata simulata la stampa metallica dell’originale con una sovrapposizione di una griglia di colore giallo oro sovrapposta ad una blu, l’originale invece sulla griglia blu ha la seconda griglia di colore metallico che va dal verde scuro al verde chiaro con riflessi dorati più o meno evidenti; talora la doratura è talmente fievole da sembrare quasi argentea. Nell’imitazione l’effetto del colore giallo oro è predominante e le maglie delle due griglie sono leggermente più grandi.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 7 – confronto tra la bustina dell’imitazione (a sinistra) e l’originale.

Le scritte sono molto simili all’originale anche se piccole differenze ci sono. Nella figura 8 riporto il confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e dell’originale. A colpo d’occhio l’unica differenza visibile è la lunghezza della scritta che rispecchia la maggiore larghezza dell’imitazione. Si nota anche una distribuzione del quadrettato interno alle lettere differente rispetto all’originale; questo carattere è visibile particolarmente alla sommità di ciascuna lettera. È come se la griglia fosse traslata in alto e verso destra.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 8 – confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e l’originale.

 

Nella figura 9 riporto il particolare delle scritte Italia e Ciaburro per mettere in evidenza la maggiore altezza della vignetta lungo il lato destro rispetto a quello sinistro. Tale differenza sta nella maggiore distanza tra le due parole nell’imitazione rispetto all’originale, in pratica le scritte minute in basso (I.P.Z.S. S.p.a. – ROMA e CIABURRO) non sono in linea, come invece dovrebbero essere.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 9 – la distanza tra Italia e Ciaburro è maggiore nell’imitazione (a sinistra) rispetto all’originale.

 

La fustellatura

Prima della descrizione di questo carattere, preciso di aver dovuto aumentare il contrato della fustellatura dell’originale (riconoscibile dalla fascia più azzurrina in cui sono compresi i denti in figura 12) in quanto poco visibile per la delicatezza del tratto, al contrario nell’imitazione questo elemento è molto inciso e pesante. È talmente inciso che attraversa entrambi gli strati di carta, quello di stampa ed il supporto siliconato, con il risultato che i francobolli si separano direttamente dalla cornice con tutto lo strato di supporto (figura 10). Probabilmente questo elemento negativo deve essere stato il motivo di una scarsa produzione; è quanto si può ipotizzare dalle difficoltà di reperimento.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 10 – la fustellatura è molto incisiva ed attraversa entrambi gli strati di carta.

Continuando con la descrizione della fustellatura, passo a confrontare il fustellatore dell’imitazione con quello dell’originale. Qui le differenze, anche se possono passare facilmente inosservate, sono abbastanza evidenti in modo particolare negli angoli, dove il dentone dell’imitazione  è un semicerchio invece di essere leggermente appuntito. Sempre nell’imitazione, anche i denti lungo i lati mostrano tutta la loro differenza: più larghi e meno appuntiti (figure 11 e 12).

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 11 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 12 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

La tracciatura

Anche la tracciatura dell’imitazione si scosta notevolmente da quella dell’originale. Nelle figure 13 e 14 mostro rispettivamente le due tracciature orizzontale e verticale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 13 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha sia le incisioni sia gli interspazi più lunghi.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 14 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha in verticale incisioni e interspazi più lunghi.

 

Come si può notare, l’imitazione ha intervalli taglio-intertaglio di passo più lungo rispetto a quelli dell’originale in entrambe le direzioni tanto che le due tracciature non sono in sintonia. Anche la dimensione degli incroci è differente, tanto che i rettangoli di ciascun francobollo hanno dimensioni differenti. L’imitazione ha i due tagli orizzontali più vicini tra loro e questi generano un rettangolo che contiene il francobollo, più corto rispetto all’originale. Non posso dire nulla del taglio verticale perché l’imitazione è tagliata a destra e non è possibile valutare questa dimensione. Infine, mentre gli incroci del fustellatore del Poligrafico formano una croce perfettamente simmetrica, quello di queste imitazioni ha intersezioni casuali, come ho rinvenuto in tutti i falsi da me studiati.

LE TRE TIRATURE DEL 25 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

testo aggiornato a ottobre 2017 nella figura 4 e relativa descrizione.

Con questo valore termina, per ora, la descrizione dei piccoli valori di questa ordinaria che, a quanto pare, sembra volgere alla fine. Ci sono alcuni segnali derivanti dalla emissione della leonardesca la quale ha aperto ancora una volta l’adozione di un servizio veloce di consegna della corrispondenza (definita oggi posta1); la doppia valenza di questa serie è innanzitutto una nuova ordinaria e in seconda battuta ha aperto un nuovo, per il nostro Paese, concetto di produzione filatelica: francobolli for ever, vale a dire valori sempre validi anche in corrispondenza di variazioni tariffarie in quanto definiti con delle lettere, che rappresentano una destinazione o uno scaglione di peso, anziché con un numero che ne definisce il suo prezzo.
Resta certamente aperto il caso del 15 cent, ultimo emesso, del quale per il momento è nota una sola tiratura e vedremo in un prossimo futuro se questo francobollo verrà ristampato o meno.
Venendo al nostro 25 cent, avevo avuto tutta la sensazione che le tirature fossero solo due, come avevo riportato nella tabella generale pubblicata in occasione dell’articolo sul 10 cent., ma già dalla pubblicazione dell’articolo sul 20 cent ho portato il numero delle tirature a tre (figura ) a seguito della scoperta di una seconda tiratura prodotta quasi di seguito alla prima del 2014.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore.

Questa scoperta è stata possibile grazie al metodo di analisi che ho messo a punto. Inizialmente, per il fatto che i numeri progressivi del codice alfanumerico (ricevuti da amici) fossero numericamente molto vicini, non mi ero reso conto della loro differente posizione sulla cimosa finché non li ho messi a confronto scoprendo anche la differenza di stampa del codice. Mi sono subito attivato ed ho trovato facilmente fogli di questa terza tiratura che fa parte dell’ultima distribuzione. In tal modo sono riuscito ad allertare anche gli amici che mi hanno fornito un po’ di immagini delle cimose. Nella figura 2 mostro le tre tirature di questo valore.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 2 – le tre tirature del 25 cent.

La prima è ovvia, caratterizzata dalla lettera K (2013), le altre due invece sono entrambe del 2014 come da lettera L. La differenza tra queste due tirature è piuttosto interessante, per ben due motivi. Il primo è che i codici sono molto vicini tra loro ed il secondo è che tra la prima e la seconda tiratura del 2014 è stato cambiato il numeratore di fogli che stampa il codice alfanumerico. Molto probabilmente la stampante del codice, che prima era a getto d’inchiostro, ora sembra essere laser. Andrebbe quindi anticipata alla fine del 2014 la sostituzione, di questo accessorio di stampa, rispetto a quanto avevo scritto nell’articolo sul 10 cent. per il quale avevo datato agli inizi del 2015 la sostituzione. Il nuovo codice, oltre ad essere più nitido, ha i caratteri diversi tanto che la lunghezza totale del codice è più corta. (Il Francobollo Incatenato n. 255, https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-nove-tirature-del-10-cent-di-posta-italiana/). Nella figura 2 riporto anche, come mio solito, le distanza (linee verdi) tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio a destra con i valori in cm. Come ormai già dimostrato negli articoli precedenti sui piccoli valori della serie ordinaria attuale, questa distanza è caratteristica e solo casualmente si possono verificare coincidenze dei valori numerici. Faccio notare che il triangolo rosso riportato nel particolare che evidenzia la distanza di 2,35 cm non è presente nella cimosa in corrispondenza del codice, l’ho volutamente traslato in verticale per evidenziare la misura.

Nella figura 3 riporto le basi dei fogli in esame, anche se ormai i miei lettori hanno capito come procedo con la descrizione di questi francobolli (forse, questa immagine potrebbe essere superflua). Ma per completezza dell’articolo e per parallelismo con i precedenti, preferisco riportarla.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 3 – le basi delle tre tirature

Nella figura sono evidenziate le differenze di centratura della bobina che ho schematizzato nel particolare in alto di figura 2. come ben si evince dalla figura 3, la bobina ha avuto una differente posizione di montaggio che ha prodotto la differente centratura della stampa che noi possiamo osservare sui fogli. La differenza totale tra i due estremi delle tre posizioni è di appena tre millimetri, ma comunque diagnostici. Da notare che c’è una maggiore differenza tra le due produzioni del 2014 piuttosto che tra queste e quella del 2013.
Per quanto riguarda i colori, notiamo differenze minime nei toni utilizzati per tutti e tre i colori. È abbastanza evidente la differenza dell’arancio, più scuro nelle tirature del 2014 rispetto a quella del 2013; anche il rosso mostra una certa, seppur minima, differenza, ma ciò che è maggiormente evidente è la stampa incompleta dei registri rossi nella tiratura del 2013 (K). Da notare anche che le due tirature del 2014 sono molto simili per quanto riguarda i colori utilizzati, ma sono differenti nella centratura della stampa.

Passiamo ora ad indagare gli intervalli dei codici alfanumerici (figura 4).

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 4 – le porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Per la produzione del 2013 siamo riusciti a ricostruire un intervallo di circa 120.000 fogli, mentre per le due produzioni del 2014, rispettivamente un intervallo di circa 174.000 e 8.000 fogli. Per queste due ultime produzioni bisogna tener presente che non esiste alcun francobollo commemorativo o ordinario che possa essere compreso tra le due tirature, pertanto, dobbiamo pensare necessariamente che la sostituzione del numeratore di fogli, da ink-jet a laser, sia stata realizzata interrompendo la produzione. Il cambio di stampante per la numerazione dei fogli sembra proprio essere stata la causa della produzione di due ben distinte tirature di quello che avrebbe dovuto essere un unico lotto di stampa. Questa ipotesi è avvalorata dalla similitudine dei colori (prodotti utilizzati) e dalla differente centratura della bobina (assetto macchina).
Per quanto riguarda i valori ottenuti per la seconda tiratura del 2014, ad oggi (settembre 2017), è stato ricostruito un intervallo di circa 67.000 fogli pari a poco meno di 5 milioni di francobolli. Non saprei dire se il valore riportato in tabella sia vicino alla realtà numerica di questa tiratura, però ritengo che la seconda sia inferiore numericamente alla prima.

Per quanto riguarda invece la valutazione globale e se consideriamo una tiratura unica per il 2014, vediamo che il numero calcolato dei francobolli tende verso i 17 milioni. Sulla base dei calcoli fatti per i precedenti piccoli valori, non si è lontani dalla realtà se ipotizziamo una produzione annuale pari a circa 20 milioni di francobolli, ipotesi che porterebbe come minimo a 30-40 milioni la produzione totale del 25 cent.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver prestato la loro collaborazione e/o con immagini utili al mio studio.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico

La tabella riportata nel precedente articolo sul 10 cent di Posta Italiana (Il Francobollo Incatenato n. 255, ottobre 2015, www.peritofilatelico-cipriani.it) ha evidenziato il quadro delle emissioni di questi piccoli valori. Riportiamo la stessa tabella evidenziando la colonna relativa all’emissione del 20 cent dalla quale si evince come questo francobollo sia stato stampato solo negli anni 2010 (H) e 2011 (I); in entrambi gli anni sembra sia stato fatto un solo lotto stampa (figura 1).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore. Gli intervalli indicati per gli altri valori sono indicativi.

Come al solito, l’analisi è stata svolta con l’aiuto di alcuni amici, che qui ringrazio, con lo scopo di avere una panoramica della distribuzione di questi francobolli a livello nazionale. Le immagini sono relative a fogli acquistati dal sottoscritto o dagli amici in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Campania, Calabria e Sicilia. Le località sono ben distribuite sul territorio nazionale ed hanno favorito la capillarità dell’indagine di tutti i piccoli valori. È indubbio che senza una ricerca a questo livello sarebbe stato arduo distinguere le nove tirature del 10 cent.
Per quando riguarda il 20 cent, quindi, torniamo alla semplicità del 5 cent, con due soli lotti di stampa prodotti in due anni distinti tanto da avere due chiare e facilmente riconoscibili tirature. Ormai è facile portare avanti la descrizione di questi francobolli e, come al solito, presento i bordi dei fogli in figura 2. Come si può notare, le due produzioni differiscono:

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 2 – le due tirature del 20 cent

  • per la posizione del codice alfanumerico, sia traslato verticalmente che lateralmente, anche se di poco rispetto alla stampa. La produzione del 2010 ha il quadrato nero di registro all’altezza del secondo triangolo
  • verde a partire dal basso, mentre, quella del 2011 è in corrispondenza del primo triangolo rosso.
  • Lo spostamento laterale della stampa è messo in evidenza dalla larghezza della cimosa destra. La distanza compresa tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio ha un valore medio di cm 2,53 per la tiratura del 2010 e di 1,90 per quella del 2011. In quest’ultimo caso il registro nero è tagliato a metà in quanto esce in parte dal foglio.

Nei due articoli precedenti, quelli sul 5 e 10 cent, non mi sono soffermato molto sulla possibile variabilità del valore della larghezza dei bordi. Ho accennato brevemente nel secondo articolo (10 cent) che è possibile che si possa osservare una variazione della larghezza di alcuni centesimi di millimetro; in questo articolo, più leggero del precedente, posso soffermarmi a dare qualche informazione di più in merito alla variabilità delle misure. Come si può vedere nella figura 3, la larghezza dei bordi, misurata con i righelli di Photoshop, presenta una certa variabilità che potrebbe creare qualche riflessione.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 3 – valori in centimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi.

In realtà la variazione è molto contenuta come si può dedurre dai valori della deviazione standard (dev. st.), sempre molto piccoli. Ricordo che questo valore, sommato e sottratto alla media fornisce un intervallo in cui sono compresi la maggior parte dei valori. Più il valore della deviazione standard è piccolo, maggiormente sono addensati i dati analizzati. Ad ogni modo, al di là delle disquisizioni statistiche, stiamo parlando di differenze appena percettibili dall’occhio umano ed inoltre queste variazioni non influenzano minimamente le differenze macroscopiche esistenti tra le due tirature. Come ipotizzato nell’articolo sul 10 cent, queste variazioni sono, molto probabilmente, da mettere in relazione alla vibrazione della macchina ed allo scorrimento della bobina. Questi due aspetti possono produrre facilmente i leggeri spostamenti osservati. A riprova di quanto appena asserito sono i valori dei due fogli contigui (HA129484909 e HA129484910) che presentano una differenza tra i due bordi di 0,03 mm.
Nella successiva figura 4 riporto le basi dei fogli delle due produzioni. Come si può notare, la produzione del 2010 è eccentrica verso sinistra, mentre quella del 2011 lo è leggermente verso destra con una differenza relativa di 6,3 mm (differenza tra le medie).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 4 – centratura della stampa sulla bobina.

Notiamo anche che tra le due tirature c’è anche una differenza di tono del colore rosso che è tendente al magenta nella produzione del 2011; nei caratteri di stampa si possono osservare falle di colore rosso del registro, queste sono una costante in tutta la tiratura con superfici abbastanza variabili. Anche il verde presenta due toni differenti, ciò è visibile specialmente nella microscrittura e nelle scritte in basso (IPZS ecc.). In particolare, nella produzione del 2010 la microscrittura è leggermente più sottile e quindi più nitida.
Infine riporto la solita tabella con gli intervalli di produzione che sono riuscito a ricostruire (figura 5).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 5 – porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Si può notare come gli intervalli ricostruiti non siano molto ampi, a parte la produzione del 2011 che ammonta a poco più di 10 milioni di francobolli. Come già osservato in occasione degli articoli precedenti (5 e 10 cent) non è facile avvicinarsi al valore reale dei francobolli stampati e un’ipotesi in queste condizioni è molto aleatoria. L’unica cosa da dire è che, pur avendo analizzato fogli acquistati in varie parti d’Italia, non è stato possibile aumentare gli intervalli indagati cosa, invece, che ho potuto fare per il 10 cent. Cosa se ne può dedurre? Come mai i numeri di questo 20 cent. assomigliano molto a quelli del 5 cent? Si potrebbe forse azzardare che la produzione non sia stata tanto grande? Si potrebbe ipotizzare, anche ammettendo un grande errore casuale, che la produzione possa tendente al doppio dei valori della tabella, ossia circa 30 milioni di francobolli? Mi spiace dover chiudere questo articolo con delle domande, ma non ho ulteriori dati che possano aiutare in questa direzione anche se esiste una tipologia di statistica non numerale che potrebbe spiegare alcuni punti interrogativi, ma si entrerebbe in un campo molto tecnico.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al mio studio

SONO GIUNTI INASPETTATI!

Nicola Luciano Cipriani https://www.peritofilatelico-cipriani.it/ e

Diego Carraro http://www.diegocarraro.it/

Premessa

La appena trascorsa manifestazione ITALIAFIL 2015 è stata piena di novità. Oltre al clima abbastanza movimentato (almeno da parte degli scriventi), come spesso succede, anche in questa occasione è emersa una novità: sono stati scoperti i valori da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana contraffatti. Abbiamo sempre pensato che i piccoli valori non sarebbero mai stati sotto l’attenzione dei falsari, ma evidentemente ci siamo sbagliati, forse anche loro, come Poste Italiane, devono smaltire qualche eccedenza. Tutto è nato da un foglio di non chiara origine che ha diviso i presenti in due gruppi: “si è genuino”, “no non è buono”. Ci siamo messi un po’ in disparte a confrontarci tra di noi per cercare di dipanare il mistero. La nostra chiacchierata non è stata breve, in compenso abbiamo verificato tutti gli aspetti del campione che avevamo tra le mani giungendo a mettere in risalto tanti particolari che ci hanno indirizzato verso l’ineluttabile verdetto: sono falsi. Cogliamo quindi l’occasione per divulgare le nostre considerazioni.

sono giunti inaspettati!

Figura 1 – i francobolli falsi da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana .

Nella figura 1 mostriamo queste imitazioni in fogli. Come si può vedere, l’aspetto panoramico non fa venire assolutamente alcun dubbio, tranne per quella strana sovrapposizione del codice alfanumerico sui registri di colore. Questa sovrapposizione negli originali è in genere solo parziale ma potrebbe verificarsi, anche se non facilmente.
Nelle linee generali queste imitazioni sono molto ben fatte e difficilmente si riesce a riconoscerle; hanno una fustellatura quasi perfetta, come pure la vernice interferenziale che ricopre la bustina che vola. Sono fatti talmente bene che qualcuno ha insistito convinto della loro genuinità. Ma, vediamo passo passo le caratteristiche di questi esemplari in confronto con un originale.

 

La carta

Testandola tra le dita, in parallelo con un foglio originale, non è difficile notare una maggiore morbidezza nell’imitazione; l’originale è più elastica e, se debolmente incurvata, torna abbastanza facilmente su se stessa, cosa che fa con maggiore difficoltà la carta dell’imitazione. Anche alla lampada di Wood la risposta è molto diversa (figura 2).

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Figura 2 – la risposta alla luce viola sul fronte.

La carta dell’imitazione è sensibilmente fluorescente sul bianco, mentre l’originale è decisamente inattiva. Anche al retro le due carte presentano risposte ancora differenti, ma, in questo caso, anche l’originale mostra una debole risposta (figura 3).

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Figura 3 – la risposta alla luce viola al verso.

 

La stampa

Come accennato nella parte iniziale, la stampa è fatta molto bene tanto da non destare alcuna perplessità ad una visione non attenta. Anche qualche esperto potrebbe essere ingannato. Per meglio notare le differenze di stampa, bisogna dire subito che la stampa in rotocalco fornisce un prodotto notevolmente differente da quello stampato in fotolito (offset) ed inoltre vi sono innumerevoli tipi di colori da stampa che anche loro hanno un ruolo sul prodotto finale. Non ultime la quantità di colore (nota tra i collezionisti come quantità di inchiostrazione). Nelle figure a seguire mostriamo alcuni esempi che aiutano a distinguere le imitazioni;

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Figura 4 – aspetto della stampa.

nella figura 4 si nota sicuramente la delimitazione delle lettere, irregolari nell’originale, perfetta nell’imitazione. L’aspetto però che ci ha colpiti maggiormente è l’imitazione della irregolarità della distribuzione dell’inchiostro che nell’offset appare decisamente piatto e omogeneo. Tale imitazione è stata realizzata “graffiando” l’immagine con il software di grafica, naturalmente questa operazione è stata fatta su una sola immagine che poi è stata replicata 70 volte per completare il foglio. Questa operazione ha praticamente ripetuto sempre gli stessi “graffi” nella stessa posizione su tutti i francobolli di tutti i fogli e, come si può evincere dalla figura 5, il risultato a stampa è molto differente da quello originale in cui le irregolarità della distribuzione dell’inchiostro sono decisamente random.

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Figura 5 – i “graffi” ripetuti su tutte le posizioni delle imitazioni.

Sui registri dei colori presenti sui bordi la “graffiatura” è stata leggermente traslata, forse per mascherarla. Nella figura 6 riportiamo il registro quadrato rosso dell’originale e delle imitazioni ad eccezione del 5 cent che è molto inchiostrato e le graffiature sono poco evidenti. Le frecce nere evidenziano graffiature uguali in posizioni leggermente differenti a denotare la traslazione dell’immagine.

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Figura 6 – la graffiatura nei registri di colore.

La microscrittura è molto nitida e ben leggibile. Tutti i tratti sottili non sono stati graffiati, forse perché più complicato da farsi o forse perché ritenuto inutile.

Una attenzione merita anche la vernice interferenziale che nelle imitazioni assume un aspetto globulare (figura 7) contro quello decisamente piatto degli originali. Del tono del colore oro non c’è molto da dire in quanto anche negli originali si riscontrano leggere variazioni. C’è invece da aggiungere che, alla scansione, l’interferenziale delle imitazioni è più visibile, con un fondo leggermente grigino, mentre nell’originale è molto spesso invisibile o appena percettibile.

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Figura 7 – il colore interferenziale: globulare nelle imitazioni, piatto negli originali.

Anche le cimose delle imitazioni sono state completate con tutti gli accessori; in particolare emerge in modo evidente il carattere del codice alfanumerico stampato a piccoli quadrati come è facilmente visibile lungo i lati obliqui dei caratteri (figura 8).

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Figura 8 – il codice alfanumerico a pixel quadrati nelle imitazioni.

Negli originali, invece, questo carattere era a coppie di piccoli pallini fino alla fine del 2014 e sostituito con un apparato laser a punti minuti. Il codice a barre (traduzione dell’alfanumerico) è ondulato nell’originale, a barre diritte e nette nelle imitazioni (figura 9).

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Figura 9 – il codice a barre del sistema di conteggio dei fogli. Si noti la grafica differente rispetto all’originale in alto.

 

 

La fustellatura

Queste imitazioni sono state fustellate molto bene, il taglio è molto sottile e l’incisione appare molto simile all’originale, ma alcune differenze ci sono. Nella figura 10 riportiamo il lato destro dei francobolli e a prima vista sembra proprio che differenze non ce ne siano; in realtà, a ben guardare, qualcosa viene fuori, non tanto lungo i lati che sembrano proprio uguali, ma nel dente d’angolo.

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Figura 10 – la fustellatura originale (a sinistra) e delle imitazioni.

Nella figura 11 riproduciamo questo particolare. Nella fila alta l’angolo destro alto di ciascun valore ed in basso gli stessi con la sovrapposizione in rosso del contorno del dente dell’originale che è a sinistra.

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Figura 11 – il dente d’angolo nell’originale (a sinistra) e nelle imitazioni.

Come si può notare, il contorno del dente delle imitazioni non ha la stessa forma di quello originale, non solo, anche tra le imitazioni si notano alcune differenze. Non si può pensare che siano stati utilizzati fustellatori differenti, si può invece pensare che questo strumento non sia di alta precisione e che ci siano differenze, anche se impercettibili, da un punto all’altro del fustellatore. Questo vuole anche dire che il Poligrafico ha attrezzature di elevato livello tecnico.

 

La tracciatura

Prima di entrare in questo argomento, ricordiamo che i falsi dei valori maggiori, come pure quelli dei prioritari, hanno sempre avuto una tracciatura molto profonda che snervava la rigidità del foglio a causa della incisione profonda e larga che produceva il tracciatore. In questo caso invece il tracciatore è molto sottile ed incide pochissimo il doppio foglio di carta, addirittura meno di quello del Poligrafico.
Nella figura 12 riportiamo la tracciatura orizzontale ripresa a partire dal bordo sinistro e di ampiezza corrispondente ad un francobollo, l’originale è in alto.

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Figura 12 – la tracciatura orizzontale, in alto l’originale.

Come si può notare il tracciatore del Poligrafico presenta, a sinistra, una incisione in più oltre l’incrocio con la tracciatura verticale; questo taglio in eccesso è anche più corto degli altri. Le imitazioni invece hanno il taglio verticale compreso tra la prima e la seconda incisione orizzontale le quali sono della stessa lunghezza. Altro carattere distintivo sono gli incroci. Nell’originale gli incroci sono tra due segmenti che si intersecano esattamente nel centro a formare una croce simmetrica sempre uguale in tutto il tracciatore. Nelle imitazioni invece i segmenti che si incrociano sono quattro e spesso non nella stessa posizione. Il primo incrocio a sinistra ha il centro non inciso ed i segmenti corrispondono ai quattro bracci della croce. Inoltre la lamella superiore è sempre curva verso destra. Spostandoci a sinistra, notiamo che il secondo incrocio è sfalsato ed incrocia un segmento orizzontale a causa del non sincronismo tra i due passi (orizzontale e verticale) della tracciatura.
Nella figura 13 riportiamo la tracciatura verticale corrispondente all’ampiezza di un francobollo. Anche in questo caso si nota la perfetta simmetria del tracciatore originale con gli incroci sempre perfetti con due segmenti che si intersecano nel centro. Al contrario il tracciatore delle imitazioni produce incroci casuali tra i segmenti delle due direzioni. Da notare come i segmenti verticali alti (rispetto all’incrocio) siano sempre piegati verso destra ed inoltre l’altezza dell’originale (distanza tra due incroci consecutivi) è leggermente minore di quella delle imitazioni.

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Figura 13 – la tracciatura verticale, a sinistra l’originale.

Nel suo insieme, a parte gli incroci, la tracciatura sembra avere lo stesso passo di quella originale, a ben guardare però, una differenza minima c’è. Nella figura 14

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Figura 14 – la tracciatura verticale ha passo differente rispetto all’originale.

riportiamo la tracciatura verticale corrispondente a sei francobolli a partire dal bordo inferiore; posizionando i tagli in corrispondenza della prima traccia orizzontale, in corrispondenza del sesto francobollo si osserva già una differenza che aumenta verso l’alto. Ciò sta ad indicare che il passo dei due tracciatori è molto simile ma non uguale. Il confronto si può anche fare materialmente accostando due blocchi (un originale ed un falso) e facendo combaciare il primo strappo; si vedrà facilmente come gli strappi successivi non siano perfettamente corrispondenti fino ad essere fuori fase su una distanza maggiore.

LE NOVE TIRATURE DEL 10 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Giuseppe Preziosi

Sulla base dei risultati dello studio sul 5 cent (peritofilatelicocipriani, Il Francobollo Incatenato n. 254), ho pensato che avrei potuto più facilmente sviluppare quello sul 10 cent focalizzando l’attenzione sugli aspetti già individuati come utili a spiegare il riconoscimento delle tirature di questi piccoli valori di Posta Italiana. Ricordo, infatti, che nello studio del 5 cent, sulla base delle ampiezze numeriche dei lotti indagati e su altre considerazioni, avevo ipotizzato che non vi fossero ristampe per questi piccoli valori all’interno di uno stesso anno di produzione. Nulla di più errato per la produzione del 10 cent il quale sembra aver avuto invece vicissitudini più complesse tanto che mi hanno fatto chiedere la collaborazione a Giuseppe Preziosi il quale ha studiato a fondo il legame tra progressione alfanumerica ed emissioni filateliche dell’IPZS. Almeno in tre anni (2010, 2013 e 2015), per il 10 cent si sono avuti più di un lotto di stampa, almeno per quanto è stato possibile capire sulla base dei dati a nostra disposizione. Il riconoscimento dei lotti è stato possibile attraverso l’analisi della successione dei codici alfanumerici delle emissioni italiane, sia ordinari che commemorativi. E con questa base di partenza abbiamo cercato un riscontro dalla posizione del codice alfanumerico sulla cimosa e, anche se meno evidente, dalla centratura della stampa sui fogli essendo questa dipendente dal montaggio della bobina nel sistema di stampa (si veda oltre). Più parche devono essere state le tirature degli altri anni caratterizzate, probabilmente, da un solo lotto di stampa. Per rendere chiara al lettore, lo speriamo, la situazione dei piccoli valori abbiamo costruito la tabella di figura 1 in cui abbiamo riportato i primi cinque numeri dei codici alfanumerici utili alla nostra ricostruzione, la prima lettera che indica l’anno di produzione (la seconda lettera – A – è costante ed indica la Goebel rotocalcografica) e infine l’anno solare di riferimento. Abbiamo evidenziato i primi tre numeri dei codici allo scopo di rendere più veloce la loro lettura ed il loro confronto.

 

le nove tirature del 10 cent di posta italiana

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore. Gli intervalli indicati per gli altri valori sono indicativi.

Dalla visione della tabella possiamo mettere in evidenza una interruzione della produzione nel 2010 durante la quale sono stati stampati circa 900.000 fogli di altri francobolli; la ristampa successiva del 10 cent differisce dalla precedente per la posizione del codice alfanumerico e per la centratura della stampa rispetto alla bobina. Nel 2011 questo valore non è stato ristampato, mentre nel 2012 (J) ha avuto una produzione unica di circa 150.000 fogli. Nel 2013 (K) osserviamo ben tre lotti separati tra loro da altre produzioni. La prima interruzione è stata dovuta alla stampa del 25 cent che sembra calettare abbastanza bene tra i due lotti del 10 cent. La seconda interruzione invece è molto più ampia e corrispondente alla stampa di circa 600.000 fogli di altri francobolli. Tutti e tre i lotti sembrano avere una produzione di 200-250.000 fogli; il primo lotto potrebbe arrivare anche a 400.000 fogli (v. oltre); i tre lotti sono tra loro distinguibili sulla base della posizione del codice alfanumerico e dalla centratura della stampa. La produzione del 2014 (L) è stata meno abbondante rispetto agli anni precedenti, probabilmente di poco superiore ai 100.000 fogli e composta da un unico lotto. Quest’anno, 2015 (M), abbiamo già due lotti separati da una produzione contenuta di circa 50.000 fogli di altri francobolli ed al suo interno sono comprese segnalazioni di alcuni fogli appartenenti al commemorativo “Floranga”.  Anche in questo caso è indicativa la posizione del codice alfanumerico.

Prima di continuare nella trattazione delle singole produzioni annuali, è utile ricordare che il montaggio della bobina di carta all’interno della Goebel prevede un piccolo margine di tolleranza e che tutte le volte che si cambia formato di stampa, la nuova bobina non occuperà certamente la stessa posizione di quella precedente, se non per caso. Questo vuol dire anche che, quando vengono usate più bobine consecutive per lo stesso francobollo, la centratura della stampa in genere non cambia perché la macchina è già settata per quel formato.

Nella figura 2 riportiamo i due spezzoni con il codice alfanumerico delle tirature del 2010 (H); l’allineamento orizzontale è alla base del primo registro rosso (quadrato) e questo mette in evidenza la differente posizione del codice.

le nove tirature del 10 cent di posta italiana

Figura 2 – le due tirature del 10 cent del 2010; a sinistra la prima. Nel particolare in alto è messa in evidenza la dimensione della cimosa destra.

Nei due particolari in alto, l’allineamento è secondo il lato sinistro del triangolo rosso, dall’immagine si nota la differente posizione laterale del codice e la differente centratura della stampa sulla bobina. Quest’ultimo dato è reso visibile anche dalla linea rossa (con la misura in centimetri) della distanza tra il lato sinistro del registro rosso ed il limite del foglio. La differenza tra le due tirature è di mm 1,5. Si noti anche come il tono del rosso sia praticamente uguale nelle due tirature.

Nella figura 3 è riportata la cimosa destra con il codice alfanumerico della tiratura unica del 2013 (J).  Si nota molto bene la differente posizione del codice, sia in verticale che lateralmente, rispetto all’anno precedente; inoltre la distanza tra il lato sinistro dei registri ed il limite del foglio (linea rossa in figura) è di cm 2,30. Si noti il tono del colore rosso che ben si distingue da quello della produzione del 2010.

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Figura 3 – l’unica tiratura del 10 cent del 2012.

Nella figura 4 riportiamo le tre tirature del 2013. È molto evidente la differente posizione del codice e le differenti dimensioni della cimosa. In particolare è ben distinta la dimensione della cimosa della prima tiratura (a sinistra) mentre, la seconda e la terza, a seguire, si differenziano per un valore minimo. Lo stesso notiamo per le differenze laterali del codice. Preme far presente che l’allineamento è sempre fatto secondo i registri rossi (anche quando non compaiono nei particolari delle immagini) in quanto esiste sempre un leggero fuori registro tra i vari colori. In queste tre tirature troviamo anche una evidente differenza cromatica del rosso tra la prima tiratura e le altre.

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Figura 4 – le tre tirature del 10 cent. del 2013; a sinistra la prima. Nel particolare in alto sono evidenziate le dimensioni della cimosa destra.

Alla fine del nostro lavoro abbiamo ricevuto altri bordi dall’amico Marco Marchini, tutti in linea con i nostri risultati tranne uno. Per il valore del codice alfanumerico, questo bordo fa parte della prima tiratura ma il codice è sensibilmente spostato verso il basso rispetto alla posizione tipica (particolare della figura 4), inoltre il suo valore amplia verso l’alto l’intervallo indagato di circa 150.000 fogli portando la tiratura a circa 25 milioni di francobolli. La distanza tra il registro rosso ed il bordo di foglio è in linea (cm 1,85) ad indicare che la posizione della bobina è rimasta quella tipica del lotto. Per spiegare questa anomalia, non abbiamo certezze e possiamo avanzare solo una ipotesi plausibile. Visto che per stampare un lotto di questo valore sono state usate più bobine consecutive, potrebbe darsi che con un cambio bobina, verso la fine della produzione, sia stata modificata la posizione dell’ink jet per un qualunque motivo tecnico a noi ignoto.

Nella figura 5 è riportata la tiratura unica del 2014. Nulla da dire su questa tiratura se non far notare le differenze di posizione del codice e le dimensioni della cimosa rispetto alle tirature precedenti. Ancora una volta si nota la singolarità di ciascuna tiratura.

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Figura 5 – l’unica tiratura del 10 cent del 2014.

Infine, nella figura 6 riportiamo le caratteristiche delle tirature del 2015. Nella prima metà di questo anno sono stati stampati due diversi lotti le cui differenze sono ben evidenti (figura 6). Nella figura sono evidentissime le differenze di posizione del codice mentre, sono insignificanti le differenze di centratura della stampa e lo spostamento laterale del codice. Da notare il tono del colore rosso che non è esattamente lo stesso. La nuova emissione del 15 cent (19.09.15), dovrebbe far escludere una ulteriore tiratura del 10 cent, ma staremo a vedere.

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Figura 6 – le due tirature del 10 cent. del 2015; a sinistra la prima. Nel particolare in alto sono evidenziate le dimensioni della cimosa destra.

Mentre disponiamo delle immagini di numerose cimose destre, non è così per le basi dei fogli. Vi mostriamo comunque quelle che abbiamo con lo scopo di rendere più comprensibile il concetto di centratura della stampa rispetto alla bobina.

Nella figura 7 mostriamo le basi di quasi tutte le tirature descritte, con l’assenza solo della II del 2013 (K). Tutte le basi sono incolonnate secondo i registri rossi presenti sui bordi destri. Come si può notare, incolonnando la stampa, la bobina assume una differente posizione per ciascuna tiratura con una differenza massima di 1 cm tra la seconda tiratura del 2010 e la prima del 2013. Ricordo che per le tre tirature del 5 cent ho individuato una differenza massima di 1,05 cm, sembra quindi che questa ampiezza sia la tolleranza disponibile per il montaggio della bobina. Anche se le tirature non sono complete, l’immagine conferma, senza ombra di dubbio, quanto asserito per i bordi destri e cioè che ciascun lotto ha una propria e tipica centratura della stampa e tale caratteristica non può che essere dovuta al montaggio della bobina nella Goebel. Di tutti i fogli e gli spezzoni visionati, nessuno ha fatto eccezione alle nostre osservazioni.

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Figura 7 – differente centratura della bobina di stampa in alcune tirature del 10 cent di posta italiana.

Osservando anche il tono del colore rosso possiamo notare significative differenze tra le tirature. Non vi mostriamo le immagini, ma se si confronta il tono del rosso utilizzato per la stampa del 5 cent con quello utilizzato per il 10 cent, si potrà notare che non vi è alcun nesso tra le varie produzioni. Siamo convinti che uno studio adeguato del tono dei colori utilizzati dal Poligrafico potrà senz’altro aiutare nel riconoscimento delle tirature.

Molti si saranno resi conto anche che le tirature del 2015 hanno il codice più nitido; fino al 2014 esso è stato infatti stampato con un sistema ink-jet, da quest’anno è stato sostituito da un sistema laser. Questo nuovo accessorio della Goebel stampa i caratteri più sottili conferendo più nitidezza ai tratti, ma la cosa più evidente è il font di stampa che è differente: la cifra “1” è senza piede orizzontale e, sia le lettere, sia le cifre sono leggermente più strette tanto da far diminuire la lunghezza totale del codice (figura 8).

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Figura 8 – i codici alfanumerici delle tirature del 10 cent. Il 2015 (MA) ha i caratteri differenti.

Differente è anche la geometria della figura nera di registro del codice alfanumerico: prima era quadrata ora è rettangolare, con altezza all’incirca metà del quadrato precedente (figura 9).

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Figura 9 – codice alfanumerico ink-jet con registro quadrato (sopra) e laser con registro rettangolare (sotto).

Veniamo ora alle conclusioni con un riepilogo della larghezza delle cimose destre (figura 10). Come si può notare, nella tabella ci sono alcune coincidenze in anni differenti, ma vanno considerate come accidentali. La variabilità è casuale, come abbondantemente esposto poco sopra.

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Figura 10 – valori in centimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi

Riteniamo interessante, invece, riportare gli intervalli di tirature indagati per questa ricerca allo scopo di mostrare un valido supporto alle nostre asserzioni. Nella tabella di figura 11 abbiamo riepilogato tutti i fogli visionati e ricostruito gli intervalli interessati dalla nostra indagine. Questi dati hanno permesso di calcolare il numero dei fogli dell’intervallo indagato e, conseguentemente, il numero dei francobolli interessati. Per la prima tiratura del 2013 (K) abbiamo preferito riportare un secondo rigo di dati a seguito dell’ultimo ritrovamento aggiunto in figura 4; riteniamo comunque che lo spostamento verticale del codice alfanumerico non sia determinante per il calcolo dei fogli stampati per questa tiratura per la quale vale la produzione degli oltre 350.000 pezzi.

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Figura 11 – porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca. La seconda riga della I tiratura del 2013 (K) riporta le modifiche dovute al bordo anomalo (particolare aggiunto) della figura 4.
* Questo codice alfanumerico era tagliato a 15722, per i calcoli abbiamo dato il numero massimo per approssimare in difetto i risultati da esso derivati.
I dati sono aggiornati a dicembre 2015.

Va detto subito che i fogli indagati, benché abbiano consentito calcoli interessanti, non sono gli estremi dell’intervallo di fogli stampati e di conseguenza il numero calcolato dei francobolli è inferiore a quello che realmente è stato prodotto. Solo in alcuni casi siamo vicini a definire l’intervallo reale, in altri casi i dati sono parziali e non consentono di avvicinarci più di tanto alla realtà.

Anche se alcuni intervalli sono molto minori della realtà, siamo stati ugualmente spinti dalla figura 11 a fare un piccolo volo pindarico: tentare un calcolo del numero di francobolli da 10 cent di Posta Italiana stampati presso il Poligrafico. Questo numero, per le serie ordinarie, è stato sempre un mistero e, nello stesso tempo, un fine agognato sempre molto difficile da conoscere. Il sistema di numerare, non solo i fogli, ma anche le produzioni annuali che il Poligrafico ha attuato dal 2004, ci ha agevolato molto e siamo stati presi dalla tentazione di fare questo calcolo.

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Figura 12 – stima del numero dei francobolli da 10 cent stampati dal 2010 al 2015.
* la seconda riga è in relazione a quanto presentato in figura 11.

Nella tabella di figura 12, le tre colonne con fondo giallo riportano, rispettivamente, l’intervallo dei fogli visionati, una stima dei fogli prodotti ed il calcolo finale dei francobolli di ciascun intervallo di fogli. Certamente la seconda tiratura del 2010 e le due tirature del 2015 sono, a nostro parere, molto basse, c’è da pensare che in realtà siano stati stampati molti più fogli di quelli che abbiamo visionato e di conseguenza calcolato. Da uno sguardo all’ultima colonna della figura 12, si può dedurre che di questi francobolli siano stati stampati lotti composti , in media, ciascuno da circa 15-20 milioni di pezzi. È possibile che questi quantitativi siano da attribuire anche alle produzioni del 2010 e del 2015. È interessante anche considerare che con una bobina di diametro di m 1,02 e larghezza cm 30,0 (utilizzabile dalla Goebel) si riescano a stampare circa 24.000 fogli pari a circa 1,7 milioni di francobolli di piccolo formato. Quindi per ogni lotto di 10 milioni di francobolli vengono utilizzate poco meno di 6 bobine, senza considerare gli sfrisi. Nell’ultima riga riportiamo la somma bruta delle stime parziali che forniscono un intervallo tra 120 e 150 milioni di francobolli. Accettando quindi che i dati della tabella siano inferiori alla reale produzione, pensiamo di non sbagliare molto affermando che del 10 cent di Posta Italiana sono stati stampati oltre 150 milioni di esemplari, è probabile che il numero reale si avvicini ai 200 milioni.

Siamo grati agli amici Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al nostro studio

LE TRE TIRATURE DEL 5 CENT DI POSTA ITALIANA

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e con la collaborazione di Giovambattista Spampinato

In un precedente articolo sui numeri di cilindro presenti sui bordi dei prioritari, interpretai questo fenomeno come dovuto alla differente posizione della bobina di carta rispetto ai cilindri di stampa (Numeri di cilindro sull’1,40 e sull’1,50 prioritario emissione 2007, l’odontometro, n. 14). Per spiegare il concetto della differente centratura della bobina, portai ad esempio due differenti tirature del 5 cent di posta italiana, che avevo freschi nella memoria, sui quali avevo notato la differente centratura laterale della stampa rispetto al formato dei fogli. La differenza è realmente molto ben visibile e, tra l’altro, anche il colore rosso mostrava una differenza evidente nel tono.
Ho voluto riprendere questo argomento delle tirature per cercare anche un supporto tecnico alla distinzione basata sulla prima lettera dei codici alfanumerici. Come è noto, questa lettera contrassegna le produzioni annuali e consente di distinguere queste produzioni in vere e proprie tirature (Cipriani e Manzati, Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato, n. 217). Nell’articolo citato abbiamo classificato in modo abbastanza completo le emissioni dei prioritari e, solo in parte, quelle di Posta Italiana in quanto questa serie ordinaria è ancora in uso e, quindi, in evoluzione.
Non è dato sapere quante ristampe in un intero anno vengono ripetute per una stesso valore ordinario in questo periodo attuale caratterizzato da difficoltà di reperimento dei francobolli. Probabilmente per l’emissione del 2010 ristampe ne sono state certamente fatte perché di questi francobolli in quel momento non c’è mai stata penuria. La cosa è cambiata con le tirature successive; infatti dopo qualche mese dalla loro diffusione, questi francobolli sparivano dagli uffici postali per ricomparire l’anno successivo con il codice differente. Non penso di fare un grande errore se avanzo l’ipotesi che ne sia stato fatto un solo lotto, forse due. Questa ipotesi non è tanto peregrina se si pensa che ormai l’uso dei francobolli per le affrancature è ridotto ai minimi termini. I piccoli valori di questa ordinaria sono stati stampati solo per integrare francobolli ormai fuori tariffa (di cui i magazzini erano pieni) che sono stati tanti certamente ma non erano gli unici francobolli in uso ed oggi di vecchi commemorativi con l’integrazione non se ne vedono più molti. Oggi queste nuove tirature servono per smaltire i francobolli recenti da 0,70 e poco più. Nella tabella che segue (figura 1) riporto tutte le tirature dei piccoli valori identificabili dalla prima lettera del codice alfanumerico.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 1 – tabella emissioni-codici

Come si può notare, il valore più ristampato è stato il 10 cent seguito dal 5; entrambi possono sostituire gli altri due che, almeno fino ad oggi, non hanno richiesto ristampe ripetute nel tempo come è infatti deducibile dalla loro scomparsa negli uffici postali dopo qualche mese dalla loro distribuzione.
In questo articolo mi limiterò a descrivere le caratteristiche delle tre tirature del 5 cent (figura 2), gli altri li esporrò in articoli dedicati in quanto una trattazione unica sarebbe eccessivamente lunga. Si noti en passant la differente posizione del codice alfanumerico nei fogli di figura 2 sia in senso verticale che laterale rispetto alla stampa.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 2 – le tre tirature del 5 cent

Nella figura 3 è possibile notare la differente centratura della stampa rispetto alla bobina di carta, differenza che è dovuta al suo montaggio manuale all’interno del sistema di stampa. Ma non è questa la sola evidenza; si può notare anche come il colore rosso presente nelle barre di registro sulla cimosa destra, mostra tonalità differenti ben apprezzabili dall’occhio umano. Il colore rosso si distingue bene nella tiratura del 2013, meno nelle altre due.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 3 – differente centratura della stampa nelle tirature del 5 cent di posta italiana

Ci sono altre due variabili da tenere presenti: la tracciatura e la fustellatura che anch’esse, pur in sincronia con la stampa, sono difficilmente in perfetto registro. Per poter trascurare queste ultime due variabili, ho allineato i fogli tenendo presente solo la posizione delle barre di registro del colore rosso. In questa posizione, la differenza di centratura sui fogli è di 4,5 mm tra le tirature H e J e di 6 mm tra questa e la tiratura K; tra la prima (H) e l’ultima (K) ci sono ben 1,05 cm. Bisogna anche tenere presente che la bobina, durante il suo srotolamento, all’interno della macchina può subire leggerissime oscillazioni laterali, ma certamente non di questa entità. Queste differenze non sono apprezzabili da chi monta le bobine perché sicuramente hanno una, seppur minima, tolleranza di montaggio; certamente però sono significative per distinguere le ristampe/tirature tra loro. Tralascio l’argomento ristampe perché questi francobolli non dovrebbero averne o averne molto poche, ma anche ammesso, esse avrebbero comunque la stessa lettera iniziale del codice ed occorrerebbe un campione consistente di fogli della medesima tiratura per avere qualche dato attendibile.
Da quanto detto emerge che, nel caso di questo valore, la centratura della stampa sul foglio può essere diagnostica per l’attribuzione ad una specifica tiratura; questo dato diventa poco significativo nel caso di numerose ristampe e tirature per le quali le differenze potrebbero diventare insignificanti. Il loro numero contenuto, come nel caso del 5 cent, può invece rendere significative le differenze.
Passiamo ora all’analisi dei colori. Prima però devo precisare che l’osservazione a forte ingrandimento delle superfici colorate presenti lungo la cimosa dei fogli ha messo in risalto una non omogeneità della distribuzione dei colori sulla carta, come si potrà vedere nelle immagini successive. Lavorare a basso ingrandimento non si ha percezione di quale punto si stia analizzando (chiaro o scuro), è stato pertanto necessario lavorare ad alto ingrandimento e prendere il punto più scuro nei pressi del punto da analizzare.

IL ROSSO

Come accennato sopra il rosso si era già fatto notare per le sue differenze di tono; bene, quello che ho fatto è stato analizzare i componenti del rosso attraverso un software di grafica, io ho usato Photoshop. Questo programma ha chiaramente un sistema specifico di misura (figura 4) e di modalità di riproduzione del colore che si differenziano da altri software. Ma soprattutto lo scanner ha importanza per la fedeltà di riproduzione del colore (quello da me utilizzato è un Epson 5600F).

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 4 – i valori numerici dei colori base in modalità RGB secondo photoshop

Ma al di là del tipo di software e di scanner (sempre che siano di livello qualitativo non basso) le differenze dei toni cromatici dovrebbero mantenere comunque valori compatibili ed accettabili entro 1-2 punti percentuali. Inoltre, per meglio rappresentare i dati, ho tradotto i risultati in percentuale in modo da avere un confronto dei toni cromatici di più facile comprensione. Infine ho fatto le scansioni una dietro l’altra in modo da eliminare le variabili delle condizioni macchina, della tensione ecc. In questo modo eventuali errori costanti possono automaticamente annullarsi.

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Figura 5 – toni di rosso e punti di analisi

Per il rosso, grazie alla sua ampia superficie presente in cimosa (figura 5) ho adottato un prelievo a grandi maglie rappresentato dai punti neri che in totale sono 22.

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Figura 6 – valori medi dei componenti del colore rosso secondo la modalità RGB

Nella figura 6 riporto una tabella con i valori medi (espressi in percentuale) dei 22 punti analizzati per ciascun tono del rosso ed a seguire i diagrammi a torta che ne visualizzano i rapporti.

Nella figura 7 sono riportati i tre diagrammi secondo la modalità RGB (Red-Green-Blu) relativi alle tre tirature del valore da 5 cent.

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Figura 7 – confronto tra le percentuali dei componenti del colore rosso espressi in modalità RGB nelle tiratura del 2010 (H), 2012 (J) e 2013 (K) nel valore da 5 cent

Ciascun diagramma riporta le percentuali delle tre componenti del colore rosso. Come si può notare le differenze tra le tre tirature sono sensibili e si può affermare che il colore rosso è differente in ciascuna delle tre. In particolare è evidente che le tirature del 2010 (H) e del 2012 (J) hanno il tono di rosso significativamente differente ma non molto, mentre, la terza tiratura (2013) (K) si discosta notevolmente da entrambi e comunque con un aumento consistente del verde e del blu dalla prima alla terza tiratura.

 

IL VERDE

Parimenti, per il colore verde ho espresso i dati secondo le stesse modalità. In questo caso, ed in quello successivo per il colore blu, le aree disponibili sulla cimosa sono limitate ad un triangolo; in questi due casi ho utilizzato 14 punti d’analisi a coprire la superficie colorata, secondo lo schema di figura 8.

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Figura 8 – schema dei punti analizzati per i colori verde e blu

Si noti come il colore verde non è omogeneo. Questa caratteristica è tipica per tutti i colori dei piccoli valori di questa emissione; in alcuni casi è meno evidente, ma ritengo che debba essere messo in relazione con il tipo di carta utilizzato e, solo in parte, con la differenza dell’inchiostro. Ad ogni modo, al di là delle cause, notiamo una inchiostrazione alternata a righe irregolari chiare nella tiratura del 2010 (H); una a sottili righe chiare, ma oblique, nella tiratura del 2012 (J) e forme globulari contornate da sottili bordi chiari in quella del 2013 (K). Questa variabilità cromatica produce una altrettanto variabilità dei risultati analitici e pertanto sono stato costretto a lavorare a forte ingrandimento per poter analizzare solo il colore scuro.

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Figura 9 –la distribuzione del verde ed i suoi toni nelle tre tirature

Nella figura 9 ho riprodotto i triangoli verdi delle tre tirature per mettere in evidenza le differenze di stampa di questo colore.

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Figura 10 – valori medi dei componenti del colore verde secondo la modalità RGB

Nella figura 10 riporto una tabella con i valori medi percentuali dei componenti del verde in modalità RGB e nella successiva figura 11 riporto i relativi diagrammi a torta.

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Figura 11 – confronto tra le percentuali dei componenti del colore verde espressi in RGB nelle tiratura del 2010 (H), 2012 (J) e 2013 (K) nel valore da 5 cent

Anche in questo caso si nota una certa variabilità cromatica, ma le differenze sono molto contenute. Come per il rosso, anche in questo caso si nota una maggiore similitudine cromatica tra le prime due emissioni (H e J), mentre la terza, anche se debolmente, tende a differenziarsi.

 

IL BLU

Proseguiamo con l’analisi del colore blu. I punti analizzati sono quelli dello schema di figura 8 ed anche in questo caso ho riscontrato tre differenti distribuzioni del colore nelle tre tirature. Tutte hanno falle di colore più chiaro, ma la loro distribuzione è differente anche nella forma (figura 12), parimenti a quanto riscontrato per il colore verde.

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Figura 12 – la distribuzione del blu ed i suoi toni nelle tre tirature

In questo caso la tiratura del 2010 (H) ha il colore più omogeneo di quella del 2012 (J), ma entrambe hanno lo stesso aspetto caratterizzato da piccole falle chiare a forma di segmenti orientati verticalmente; la tiratura del 2013 (K) si distingue per avere il blu a chiazze, all’incirca globulari, e comunque irregolari e circondate da fasce più chiare. È come se il colore fosse stato appoggiato su una superficie unta. La disposizione del colore blu di questa terza tiratura somiglia molto a quella del verde corrispondente.

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Figura 13 – valori medi dei componenti del colore blu secondo la modalità RGB

Al solito, i punti analizzati sono stati solo quelli scuri e nella figura 13 riporto una tabella con i valori medi percentuali dei risultati analitici, mentre, nella successiva figura 14 riporto i diagrammi a torta per le tre tirature.

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Figura 14 – confronto tra le percentuali dei componenti del colore blu espressi in RGB nelle tiratura del 2010 (H), 2012 (J) e 2013 (K) nel valore da 5 cent

 

Anche per questo colore si osserva ancora una volta una maggiore similitudine tra le prime due tirature (H e J) con evidente differenziazione della Terza (K).

 

 

LE CONCLUSIONI

Riprendo a questo punto l’en passant che avevo fatto notare per la figura 2. lo spostamento laterale della stampa rispetto alla bobina determina anche lo spostamento laterale del codice alfanumerico, questo è dovuto al fatto che il sistema ink-jet che lo produce ha una posizione fissa nel sistema macchina e se la bobina è spostata verso destra, automaticamente il codice interferisce con le figure colorate di registro sulla cimosa ed in alcuni casi rari può anche sovrapporsi parzialmente ai francobolli. Quindi anche la posizione del codice può aiutare a riconoscere la tiratura. Quando di un francobollo vengono rifatte numerose ristampe, può accadere che la posizione del codice differisca, ma in questo caso la lettera del codice rivelerà l’identità della tiratura e la diversità della ristampa.

I risultati riportati in questo lavoro vogliono solo rappresentare un metodo analitico valido per poter supportare il concetto di tiratura. Dal punto di vista concettuale ritengo, quindi, che i risultati sono evidenti ed anche significativi, ma solo per il colore rosso. Infatti per questo colore  l’intervallo della deviazione standard (± σ) genera un campo distinto per ciascuna tiratura, ciò vuol dire che non esiste sovrapposizione tra i campi. Per il verde ed il blu, invece, i campi si sovrappongono almeno in parte creando ambiguità. Da questo risultato si può desumere che il metodo è significativamente applicabile.

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Figura 15 – porzioni di tiratura utilizzate per la presente ricerca

I risultati in quanto tali, invece, vanno considerati in modo parziale essendo le misure limitate a 2 fogli del 2010 (H), 5 fogli del 2012 (J)  e 3 fogli +1 bordo del 2013 (K). Di questi fogli solo la tiratura del 2012 (J) copre una parte non piccola della tiratura (figura 15) una parte minore la copre la tiratura del 2010 (H), mentre l’ultima del 2013 ne copre una porzione irrisoria. Naturalmente i fogli consecutivi non fanno testo, ma gli altri hanno la centratura identica all’interno di ciascuna tiratura. Per poter avere una maggiore validità generale, sarebbe opportuno confermare questi dati con ulteriori osservazioni su altri fogli, magari distribuiti su un più ampio spettro per ciascuna delle tre tirature.

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Figura 16 – valori in millimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi

Anche i soli bordi destri sono sufficienti a questa operazione (figura 16) in quanto è sufficiente misurare la distanza tra il bordo del foglio ed il lato sinistro dei registri rossi. Ad ogni modo ritengo che, anche se parziali, i dati sono costanti all’interno delle limitate porzioni di tirature indagate e quindi c’è da pensare che sul piano concettuale questi risultati siano un valido supporto per trovare altre conferme o, a parità di codice alfanumerico, possono essere utili anche per capire se sono state fatte ristampe e quante.

TIRATURA? RISTAMPA? TIPO? CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA!

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e Claudio Ernesto Manzati

PREAMBOLO

Perché abbiamo affrontato questo argomento? Per il semplice fatto che il campo, si può dire, che sia “minato” a causa di mancanza di chiarezza in generale, ma soprattutto perché si usano questi termini in modo spesso non corretto continuando ad alimentare la confusione. Inoltre le moderne tecnologie di stampa adottate dal Poligrafico dello Stato inducono a considerazioni differenti rispetto al passato. È stato molto interessante leggere, sul numero d’esordio de “l’Odontometro” l’articolo di merito che ha scritto Marcello Manelli. Marcello Manelli sviluppa un bellissimo preambolo sulla ricerca del significato della parola “tiratura” dopo di che menziona l’uso della parola “tipo” spesso utilizzata in sostituzione della precedente in modo un po’ ambiguo. Passa poi in rassegna i quattro elementi fondanti del francobollo: a) il supporto (la carta); b) il contorno (la dentellatura); il recto (la stampa); il verso (gomma). Continua con l’elenco in 7 punti di quei caratteri che possono intervenire per far sì che si possa essere di fronte ad una differente tiratura e termina con un elenco di quattro motivazioni che hanno portato alla variazione di almeno uno dei quattro elementi fondanti del francobollo. In quell’articolo però sembra mancare qualcosa, probabilmente è dato per scontato, ma esplicitare tutto quello che è necessario a far chiarezza è sempre meglio. Quello che richiede ulteriori precisazioni è sicuramente porre dei limiti ben definiti tra tiratura e ristampa anche se tracciare una linea di demarcazione netta può non essere facile in alcuni casi, che in effetti ci sono. Una particolare attenzione meritano le nuove tecniche di stampa e numerazione adottate dall’IPZS, come si vedrà nel seguito. Ad ogni modo un punto fermo c’è e riguarda il concetto di tiratura il quale in filatelia non è poi così diverso da quello del mondo dell’editoria in generale. La tiratura di un giornale o di un libro sono le copie stampate di ciascun oggetto; ma se prendiamo in considerazione un libro che viene ristampato più volte, notiamo che in seconda di copertina, in genere, sono riportati gli anni o, per i libri di grande successo, addirittura i mesi in cui si è avuta la ristampa. Per alcuni libri di successo, le ristampe sono state diverse e ciascuna è riconoscibile dall’anno in cui è avvenuta la ristampa. Ogni ristampa ha una propria tiratura e spesso queste possono differire o per il tipo di carta, o per il tipo di rilegatura o altro, ma comunque sono riconoscibili dall’anno in cui sono state stampate. Questo è l’aspetto che più si avvicina al mondo filatelico: la possibilità di distinguere una ristampa dall’altra e quindi una tiratura dall’altra. Inoltre, possiamo anche avere il caso di due ristampe dello stesso libro decisamente identiche, ma che differiscono solo per l’anno riportato in seconda di copertina. Il concetto di tiratura con ristampe di un libro di successo ci sarà molto utile per capire in parallelo quanto asseriamo nel proseguo di questo testo; torniamo quindi nell’ambito filatelico. In filatelia per tiratura si intende un insieme di francobolli con caratteristiche costanti, tanto che francobolli della stessa emissione, ma con caratteristiche differenti in almeno un componente principale sono attribuite a due distinte tirature. Come esempio citiamo il dittico emesso in occasione della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2002 (figura 1).

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 1 – 1a tiratura 14 fori diagonali

Il francobollo di sinistra è stato emesso inizialmente con 7 fori diagonali, successivamente con 6; la variazione fu necessaria per ovviare alla facile rottura dell’angolino in cui si concentravano ben quattro fori (figura 2). È indubbio che l’eliminazione del foro della diagonale in prossimità dello spigolo rivesta un carattere progettuale, o strutturale che si voglia, e quindi i due francobolli vanno considerati come appartenenti a due distinte tirature.

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Figura 2 – 1a tiratura (sinistra) e 2 a tiratura

Un giorno dello scorso agosto, con Claudio Manzati ci siamo incontrati in Maremma presso il mio agriturismo. La giornata era calda e, come al solito, anche abbastanza ventosa, due caratteri molto frequenti a Casa Montecucco. Sarà per la posizione un po’ collinare, un po’ perché apre la valle del Fiume Bruna verso la pianura grossetana, ma qui almeno la brezza è quotidiana, e in certe ore della giornata o anche saltuariamente per tutto il giorno, il vento si fa sentire. Per ripararci da quel vento che non ci faceva lavorare con la lavagna a grandi fogli di carta, ci siamo riparati sotto la loggetta dell’ingresso principale (figura 3).

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Figura 3 – la paperboard al vento

Qui, un po’ riparati dal vento, abbiamo sopportato il caldo sole del tardo pomeriggio ed abbiamo un po’ giocato mettendo su carta alcune idee, ragionando ad alta voce e scrivendo qualche appunto schematico. Claudio da bravo dirigente industriale ha iniziato subito ad organizzare un elenco per punti delle voci principali, poi via via ne aggiungevamo delle altre continuando i nostri ragionamenti. Ve li proponiamo un po’ più dialogati anche per spiegare meglio le nostre idee.
Innanzitutto il nostro ragionamento non si applica ai commemorativi se non in pochi casi, più frequenti in passato, decisamente rari attualmente. Fino a qualche anno fa, infatti, la stampa dei francobolli, anche se non di elevata tiratura, avveniva con tempistica meno veloce di quanto si faccia oggi ed era quindi possibile avere differenze in almeno una delle parti principali che compongono il francobollo; pensate ai “Volta” stampati un foglio per volta! La nostra visita al Poligrafico dello Stato, nel marzo dello scorso anno, ci ha offerto la possibilità di toccare con mano le moderne tecnologie e metodologie di stampa dei francobolli; i responsabili di settore dell’IPZS ci hanno mostrato tutto l’iter necessario alla realizzazione di un francobollo: dal disegno (figura 4), al bozzetto, all’incisione sul cilindro ed alla stampa. Pensate, un commemorativo (tiratura 2-3 milioni) viene stampato in una unica soluzione e nell’arco di alcune ore. Parlando della situazione attuale abbiamo seguito un filo per noi logico fermo restando la possibilità di applicarlo poi in modo retroattivo. Il nostro ragionamento quindi lo abbiamo portato avanti prendendo, come esempio, le due serie ordinarie dei Prioritari e di Posta Italiana.

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Figura 4 – Rita Morena disegnatrice
dell’IPZS

Il primo punto fermo è il quantitativo di francobolli stampati: gli ordinari vengono stampati in centinaia di milioni di esemplari suddivisi in lotti di stampa. Cosa vuol dire? Semplice, prendiamo ad esempio l’ordinario per il primo porto (€ 0,60), è certamente il taglio più stampato e non può essere prodotto di continuo tutti i giorni perché le macchine servono anche per i commemorativi ed altri prodotti sia postali, sia amministrativi per lo Stato. Ogni qual volta viene richiesto uno stock di questo valore, al Poligrafico vengono programmati 1-2 giorni per la sua stampa. I turni (3) al Poligrafico coprono le 24 ore e la macchina destinata lavora il lotto in un’unica mandata. Questo è un lotto di stampa che può essere composto di qualche milione di pezzi, forse un paio di decine; certamente poca cosa rispetto al numero totale che vedrà la luce. Ogni qualvolta viene stampato un lotto di stampa si ha una “ristampa”. In teoria, se non si riscontrano grandi differenze tra una ristampa e l’altra, il fenomeno passa inosservato, al più si potrebbe notare qualche lieve differenza nel tono di un colore, ma la cosa non diventa degna di nota particolare. L’organizzazione al Poligrafico prevede il controllo dei cilindri di stampa, se ancora validi si montano sulla macchina e la ristampa sarà, molto probabilmente, quasi, indistinguibile dalla precedente. Se, invece, uno o più cilindri risultano aver lavorato troppe ore allora si procede alla ricromatura. Già questa operazione può facilmente produrre un lotto di stampa distinguibile dal precedente. Se poi un cilindro avesse già subito altre ricromature tanto da dover essere ricostruito, allora è sottoposto ad una rettifica (eliminazione di alcuni decimi di spessore del cilindro) a cui segue il trattamento galvanico per ricomporre un nuovo rivestimento di rame su cui viene eseguita una nuova incisione. Sul rame inciso si esegue una cromatura, per indurire lo strato contenente l’immagine ed il cilindro è di nuovo pronto per stampare. Annotiamo che oggi un cilindro può essere ricromato non più di due volte e comunque dopo rettifica, reinciso molte volte in dipendenza della quantità che dovrà produrre. Queste due operazioni portano entrambe ad avere un prodotto (il francobollo) che non è detto che sia proprio identico a quello di lotti precedenti, anche se la tecnica di realizzazione dell’immagine incisa sul cilindro in passato era realizzata attraverso un processo di pressione meccanica di una matrice di acciaio duro, che riportava il disegno, su un cilindro sempre di acciaio, ma meno duro. Ne risultava quindi che ogni francobollo corrispondente ad ogni differente posizione nel foglio era di fatto un francobollo a se, che poi nella stampa potevano anche avere lievi differenze uno dall’altro. Con i nuovi sistemi di preparazione del cilindro di stampa, le immagini sono realizzate attraverso una macchina con controllo elettronico. L’immagine è realizzata impiegando una punta di diamante che graffia ed incide il rame, tante volte quanti sono i francobolli presenti nel foglio, partendo da un’immagine creata a computer ed attraverso un algoritmo trasformata in impulsi trasferiti elettronicamente alla punta di diamante. Ne risulta che le immagini del francobollo riprodotte nel foglio sono praticamente identiche, come pure lo saranno a distanza di mesi quando il cilindro dovesse essere rifatto ex novo. La ricromatura di un cilindro è un’operazione possibile oggi con una tecnologia che fino a pochi anni or sono era totalmente differente: prima se un cilindro era troppo usurato doveva essere rifatto ex-novo. I prodotti della stampa di questi due cilindri potevano avere un qualche carattere che ne potesse consentire la distinzione. Possiamo dire che la ricromatura ha lo stesso significato di un nuovo cilindro del passato? Pensiamo proprio di si, quindi a maggior ragione anche un cilindro totalmente rigenerato con una nuova incisione della strato di rame deve necessariamente essere considerato un nuovo cilindro.

GLI ELEMENTI DI UN FRANCOBOLLO

Detto questo, passiamo quindi al nostro elenco degli elementi che compongono un francobollo e vediamo dove ci porta il nostro ragionamento. Vi ricordiamo che stiamo parlando delle produzioni di ordinari attuali.

Elementi che possono cambiare durante il periodo d’uso dei francobolli di una serie ordinaria:

1. Il cilindro
2. La carta
3. Il colore
4. La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio (tracciatura)
5. La gomma

1) Il cilindro – Il Poligrafico dello Stato usa quasi esclusivamente la stampa in rotocalco oppure in rotocalcografia (figura 5), entrambi questi sistemi necessitano di cilindri incisi.

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Figura 5 – immagine al microscopio dell’incisione del cilindro per la stampa in rotocalco a sinistra e in calcografia a destra; si noti la differenza tra “punti” (rotocalco) e “graffi” (calcografia)

La macchina da stampa utilizza fino a cinque cilindri, uno per ciascun colore, più un sesto per il colore tampone. Essa ha incorporato il sistema di taglio a tratteggio, quello per la dentellatura/fustellatura, quello per la separazione dei foglio, il loro conteggio con riporto su ciascun foglio del codice alfanumerico ed il controllo dei difettosi che vengono scartati e tagliati in striscioline e quindi l’impilamento. Per quanto riguarda i cilindri, l’attuale tecnologia utilizzata al Poligrafico dello Stato prevede la possibilità di rigenerare o ricostruire un cilindro di stampa secondo il suo grado di usura. La rigenerazione consiste nella ricromatura della superficie, la sostituzione, invece, in una nuova incisione. Per comprendere meglio quanto detto, prendiamo come esempio la prima e la terza tiratura dello 0,60 di posta italiana (figura 6).

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Figura 6 – 1a e 3a tiratura del valore da € 0,60 di Posta Italiana

Ricorderete che la prima tiratura aveva una stampa un po’ pesante, mentre, la terza è molto più leggera con il colore azzurro più tenue, dovuto non tanto al tono del colore quanto alle linee più sottili. Non abbiamo conferma, ma, dopo la nostra visita al Poligrafico, possiamo affermare con più che buona approssimazione, che la prima tiratura è stata stampata con il cilindro nuovo di zecca, mentre, la terza è stata stampata con un cilindro, quanto meno, rigenerato su cui è stata rifatta una nuova cromatura. Va messo in evidenza anche che tra queste due tirature sono passate decine di lotti di stampa sia di ordinari che di commemorativi. In questo caso penso che siamo tutti d’accordo nel dire che i due francobolli appartengono a due distinte tirature.

2) La carta – È un elemento molto importante del francobollo in quanto è il supporto su cui si applica tutto: la stampa, la gomma e la dentellatura. Essa può essere inoltre filigranata o no, pesante o leggera, colorata o bianca, fluorescente o no. Inoltre per i francobolli adesivi va considerata anche la carta siliconata di supporto sottostante. Non abbiamo esempi di eclatanti variazioni del tipo di carta per le due ultime ordinarie, ma possiamo proporvi i valori da 100, 700 e 750 lire della serie Castelli (figura 7)

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Figura 7 – £ 750 Castelli stele 2

che, generalmente su carta stelle 4, sono stati stampati erroneamente su carta stelle 2. La differenza di filigrana classifica con certezza questi francobolli in due distinte tirature.

3) Il colore – quello utilizzato per stampare i francobolli ordinari impone un discorso chiaro. Un conto sono le più o meno leggere differenze cromatiche dovute alle numerose ristampe eseguite, utilizzando però sempre gli stessi colori, un conto è un colore decisamente differente. Come esempio portiamo la differenza tra prima e seconda tiratura del valore da 0,60 di posta italiana (figura 8).

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Figura 8 –1a e 2a tiratura del valore da € 0,60 di Posta Italiana

La prima tiratura è sempre quella con la stampa abbastanza pesante, la seconda invece è quella con la busta dorata. Inizialmente dubbia, ma poi confermata durante la nostra visita al Poligrafico, l’inchiostro dorato della seconda tiratura fu fatto “in casa” per mancanza della fornitura esterna da parte della ditta incaricata che prepara la miscela colorata pronta all’uso. In questo caso abbiamo effettivamente due colori simili ma di provenienza differente. In passato sono stati usati anche colori fluorescenti, certamente il più famoso è il 10 lire siracusana, ma ce ne sono altri. Anche in questo caso dobbiamo riconoscere di essere di fronte ad una tiratura distinta.

4) La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio – Dall’autunno del 2003, con le nuove macchine da stampa nella nuova sede della via salaria, il Poligrafico utilizza due sole modalità: la perforazione con blocco-piastra che perfora con passo 13×13½ e la fustellatura con passo 11. Inoltre è necessario considerare anche la tipologia del taglio a tratteggio (comunemente nota come tracciatura) al quale bisognerà pur dare, prima o poi, delle dimensioni geometriche. Anche questo carattere deve assurgere ad una considerazione pari agli altri per il semplice fatto che la lunghezza dei singoli tagli e la distanza tra loro sono tipiche del sistema utilizzato al Poligrafico. Le modalità attualmente in uso presso l’IPZS non consentono variazioni per queste voci se non quelle della mancanza di uno di questi elementi in modo casuale, ma queste situazioni generano le note varietà che sono fuori dal nostro contesto. Come esempio proponiamo la prima tiratura del prioritario stampato in rotocalco ed emesso nel mese di marzo del 2004 (figura 9).

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Figura 9 – 1a e 2a tiratura del prioritario da € 0,60

Questo francobollo, primo della nuova serie in rotocalco, fu stampato senza tagli a tratteggio lungo i bordi destro e sinistro dei fogli. Fu un errore di progetto, ma l’emissione fu utilizzata per circa un mese e fu sostituita nell’aprile successivo dalla stessa emissione fornita degli opportuni tagli lungo i bordi. In questo caso non si tratta di un “non perforato a tratteggio” per varietà casuale, bensì di una modifica strutturale della produzione e quindi una seconda tiratura del francobollo.

5) La gomma – Anche la gomma ormai deve essere considerato un elemento costante della produzione del Poligrafico che si differenzia solo in due tipologie: francobolli classici da inumidire e autoadesivi. Questi due diversi tipi di collante sono costanti da tempo e lo continueranno ad essere per il futuro prossimo. Probabilmente durante la produzione decennale dei prioritari è stato utilizzato più di un tipo di collante autoadesivo, ma le differenze sono veramente minime e trascurabili. Variazioni volute e consistenti si sono avute in passato prevalentemente per la Siracusana e per i servizi coevi tra il 1968 e il 1979. Durante questo periodo il Poligrafico abbandonò l’uso della gomma arabica a favore di quella vinilica dando così vita a tirature differenziabili, in modo molto evidente, per il tipo di gomma.

ALTRE CONSIDERAZIONI

Da quanto esposto, ed in riferimento specifico ai moderni sistemi di dentellatura e fustellatura, possiamo affermare che la possibilità di avere più di una tiratura è praticamente impossibile per i francobolli commemorativi a meno di “accidenti” e/o variazioni progettuali in corso d’opera. Ad esempio l’emissione del 7 gennaio 2011 adesivo per il 150° dell’Unità d’Italia, era stata prevista in 4,2 milioni di esemplari stampati alla fine di dicembre del 2010 e, successivamente ne sono stati stampati altri 11,8 milioni che sono stati distribuiti agli inizi di aprile. Tra i due lotti di stampa, inizialmente, era sembrato di poter riconoscere alcune piccole differenze di tono dei colori. Considerando che entrambi i lotti sono stati stampati, ciascuno, in unica soluzione e che all’interno di ogni lotto si ha una elevata costanza dei toni cromatici, sono state cercate con il lanternino le possibili differenze per poter distinguere i due lotti in due tirature. In effetti, una differenza c’è, non tanto nei colori che hanno minime differenze di tono veramente poco apprezzabili che non giustificano alcun ché, ma nella fustellatura e nella cimosa. Tra il primo ed il secondo lotto di stampa, si è avuta una piccola rottura del fustellatore in corrispondenza della posizione 14 (CIFO, news del 9-6-2011) causando il taglio solo parziale del terzo dente dall’alto (figura 10).

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Figura 10 – 150° Unità d’Italia con dente incompleto

Questo difetto è relativamente comune nei fogli con numerazione dispari, meno in quelle pari. Questo vuol dire che il fustellatore è doppio e ha lavorato due fogli per volta; è possibile che, dopo una pausa della stampa, il fustellatore sia ripartito con lo scarto di un foglio passando il difetto sui fogli pari. È molto probabile che, se l’impianto viene fermato per un qualunque motivo, la ripartenza fa sicuramente saltare la fustellatura su almeno un foglio. Un altro elemento che aiuta nella distinzione dei due lotti è la sigla alfanumerica che per la prima tiratura ha le lettere della produzione del 2010 e cioè HA+numeri, mentre la seconda tiratura ha le lettere della produzione 2011 che sono invece IA+numeri (figura 11).

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Figura 11 – 1a (HA) e 2a (IA) tiratura del 150° Unità d’Italia emissione del 7 gennaio 2011

Dalla comparsa dei prioritari rotocalcografici, infatti, il Poligrafico ha adottato un nuovo sistema di conteggio progressivo dei fogli composto da una sigla alfanumerica formata da due lettere e 9 numeri che sono tradotti nel codice a barre laterale lungo 5,7 ed alto 0,7 cm. La sigla alfanumerica è stata adottata anche per codificare e distingue le produzioni annuali, infatti la prima delle due lettere iniziali varia con l’anno solare. Nel caso di questo commemorativo, le due tirature sono riconoscibili esclusivamente dal dente incompleto nella posizione 14 che è nel 50% dei fogli e dal numero progressivo della sigla alfanumerica presente invece sulla cimosa di tutti i fogli. Quelli senza il difetto di fustellatura consentono di distinguere le due tirature solo in base alla sigla alfanumerica. I francobolli sciolti, senza il difetto e senza la cimosa non sono distinguibili. Questo esempio porta necessariamente a dover considerare la sigla alfanumerica come elemento determinante per il riconoscimento delle due tirature.
Diverso è il caso delle serie ordinarie per le quali, i numerosi lotti di stampa tendono a far usurare i cilindri che necessitano quindi di essere rigenerati o ricostruiti. In questo caso però, la possibilità di avere più di una tiratura è legato solo alla possibilità di riconoscere la rigenerazione o ricostruzione di un cilindro di stampa a meno che all’IPZS decidano di cambiare uno strumento con elementi riconoscibili (piastra, fustellatore o altro) durante la produzione di una stessa ordinaria. Restano fuori da queste considerazioni le varietà di ogni tipo che non hanno nulla a che vedere con il concetto di tiratura.

Fin qui ci sembra che il discorso sia abbastanza semplice, esistono però alcuni casi in cui l’attribuzione a tirature distinte richiede una valutazione più attenta. Ci riferiamo alle scritte in cimosa, anche queste sono incise nel cilindro del colore di competenza, quindi sono parte integrante di un cilindro. Nel momento in cui si porta una modifica in cimosa, bisogna necessariamente modificare un cilindro. Per spiegare questo concetto portiamo come esempio l’emissione con stampa in rotocalco del prioritario da 0,60 del 2004 (figura 12).

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 12 – le Quattro tirature del primo prioritario
rotolacografico

Questo francobollo è stato emesso agli inizi del mese di marzo in fogli da 40 senza la perforazione a tratteggio lungo i bordi verticali esterni (la mancanza fu un errore di progetto), agli inizi di aprile fu distribuito lo stesso francobollo in fogli provvisti di tratteggio lungo i bordi esterni. Nel mese di giugno comparve lo stesso con l’aggiunta di una barretta di colore azzurro (stesso colore delle scritte IL FOGLIO DI…) in corrispondenza del 36° esemplare, in pratica nell’angolo sinistro basso (non è nota la funzione di tale barretta, probabilmente consente il controllo progressivo dei fogli tramite un sistema elettronico di conteggio). L’aggiunta di un elemento colorato, anche se sul bordo, aveva previsto il rifacimento o la modifica del cilindro per il colore azzurro. In autunno è comparsa un’altra variante di questa emissione: le scritte lungo il bordo sinistro e la barretta, tutti, di colore nero. Anche in questo caso possiamo parlare di nuova tiratura. Tutte queste tirature prodotte durante il 2004 riportano le lettere BA nella sigla alfanumerica. Abbiamo sempre detto che questa emissione è costituita da quattro tirature ed in effetti pensiamo di essere tutti d’accordo, però nel caso di queste tirature non sono state apportate modifiche evidenti ai francobolli (in realtà ci sono, ma non è ancora chiaro se corrispondono alla tirature o se sono svincolate da queste), ma soltanto alle cimose. Inoltre, restando nell’ultima tiratura (scritte e barretta di colore nero) (figura 13) notiamo che questi fogli sono stati stampati anche durante il 2005 e 2006 mantenendo il millesimo 2004 in ditta, ma modificando la sigla alfanumerica che compare sulla cimosa destra.

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 13 – sigle alfanumeriche del prioritario 2004 con scritte nere

Nel caso, quindi, di questo prioritario (scritte e barretta nere) riscontriamo nella sigla le lettere BA, CA e DA (figura 12); queste ci dicono che i prioritari millesimati 2004 sono stati stampati durante il 2004, 2005 e 2006. Indipendentemente dal fatto che il codice alfanumerico fosse inizialmente svincolato dal processo di stampa (posizione variabile sulla cimosa) oggi invece ha una posizione fissa, esso è e resta comunque un elemento presente sulla cimosa, al pari di tutti gli altri. Il dubbio se valutare o meno questo carattere per definire una tiratura c’è stato ed in parte c’è ancora. Però, riprendendo l’esempio del nostro libro di successo, notiamo che alcune ristampe possono essere facilmente riconosciute per un carattere (rilegatura, carta ecc), altre invece possono essere identiche e riconoscibili solo ed esclusivamente dall’anno riportato in seconda di copertina. Sia per questa considerazione che per omogeneità di interpretazione con tutto ciò che compare sulle cimose, pensiamo sia corretto attribuire anche alla sigla alfanumerica lo stesso valore degli altri elementi presenti sui bordi, anche se questa non fa parte dei cilindri di stampa ma è un elemento aggiuntivo che viene realizzato attraverso una apparecchiatura chiamata Ink-Jet, si tratta di una testina stampante a getto d’inchiostro comandata da un computer ed allineata al processo di stampa.

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

figura 14 – le tirature dei francobolli prioritari stampati con i procedimenti tipografico, serigrafico, flessografico con macchina Gallus

* I francobolli da libretto del 2001 sono leggermente differenti l’uno dall’altro per lunghezza e quindi distinguibili da quelli in fogli.

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

figura 15 – le tirature dei francobolli prioritari stampati con il procedimento rotocalcografico con la macchina Goebel

 

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

figura 16 – le tirature dei francobolli di posta italiana stampati con il procedimento calcografico con la macchina Goebel

 

 

CONCLUSIONI

Concludiamo il nostro articolo, proponendo uno schema riassuntivo di quelle che dal nostro punto di vista sono le tirature delle due ultime serie ordinarie, ovvero la serie del Prioritario e quella di Posta Italiana. Questo articolo vuole essere un primo elemento di valutazione che ci auguriamo possa essere di stimolo per sviscerare l’argomento e giungere ad un concetto chiaro di tiratura con lo scopo di eliminare le ambiguità su questo argomento; ci auguriamo anche che l’elenco presentato possa essere integrato e quindi completato in modo esaustivo da nuove opinioni e segnalazioni che invitiamo i nostri associati e non solo, a farci pervenire. Se nei prossimi 3-6 mesi questo primo elenco non dovesse modificarsi, proporremo ufficialmente come associazione, agli editori di cataloghi, l’adozione di questo elenco integrabile eventualmente da nuove segnalazioni. Restiamo in attesa di risentirvi sull’argomento inviando un e-mail a l.cipriani@tin.it, c.manzati@virgilio.it, info@cifo.eu. O scrivendo a C.I.F.O. Via Cesare Pascarella 5 – 20157 Milano (MI).

“LE TIRATURE” DELLA NUOVA ORDINARIA POSTA ITALIANA

di Nicola Luciano Cipriani – Perito filatelico

In filatelia utilizziamo prodotti della stampa (i francobolli) e da questa abbiamo ereditato definizioni e modi di dire. A questo proposito ho letto con molto interesse l’articolo “Tiratura o tipo?” apparso sul n. 1 de “l’Odontometro” a cura di Marcello Manelli. Già nel mio articolo “I Prioritari” pubblicato sul volume speciale per il 200° numero de “Il Francobollo Incatenato”, notiziario del CIFO, ho messo un piccolo punto di chiarimento sul concetto di tiratura e mi fa piacere che indipendentemente da Marcello, ci siamo trovati ancora una volta ad affrontare insieme alcune definizioni. Giuste tutte le considerazioni riportate da Manelli, ma va aggiunta ancora una parola: “ristampa”. Per farla breve, la confusione maggiore è sulla parola “tiratura” che spesso viene confusa, oltre che con “tipo”, anche con “ristampa”.

Al di la delle definizioni più che corrette riportate nei dizionari generali e specifici, ritengo che in filatelia si debbano fare alcune considerazioni in più proprio per evitare confusioni nell’uso dei termini specialmente per i francobolli delle serie ordinarie che nel corso della loro vita sono soggette a numerose ristampe. Cosa facciamo? diciamo che sono tutte tirature o tipi differenti? È molto difficile proporre una cosa del genere, diventeremo tutti pazzi e si perderebbe il concetto di filatelia specializzata che comunque deve rimanere con i piedi in terra. Visto che le tante ristampe di un ordinario non possono assolutamente essere considerate come differenti tra loro, a meno di vistosi elementi facilmente riconoscibili, vorrei fare alcune considerazioni che spero possano trovare condivisione da parte dei lettori. Innanzitutto metterei da parte la parola “tipo” a cui si può dare la seguente definizione: il francobollo tipo è quello che meglio rappresenta un’emissione. Per quanto riguarda gli altri due termini “ristampa” e “tiratura”, anche se dal punto di vista lessicale si possono dare definizioni che in qualche modo si accavallano, ritengo che sia opportuno adattare alla filatelia definizioni chiare e distinte. Detto questo passo a proporre le seguenti definizioni:

Ristampa – è una ripetizione della stampa di un francobollo differenziata temporalmente dalla precedente. La ristampa non è detto che sia esattamente identica alla precedente, se ne può differenziare per cause non volute dall’operatore ma che comunque non modificano in modo evidente il prodotto finale. Un esempio può essere la non perfetta corrispondenza cromatica della vignetta, ma certamente mantenendo costante tutti gli elementi determinanti del francobollo.

Tiratura – è evidentemente una ristampa che però si deve distinguere nettamente dalla stampa precedente per almeno un carattere evidente e determinante per il francobollo. In questo caso l’elemento differente dovrebbe essere in generale voluto per modificare un carattere non particolarmente idoneo; può anche darsi che tale evento possa essere non voluto, ma che comunque modifica un elemento importante del francobollo. Ci sono tanti esempi di variazioni di carta, dentellatura, filigrana, gomma o addirittura di tipologia di stampa che possiamo portare come esempi. Detto questo, che spero possa aprire un piacevole dibattito, passo a disquisire sull’oggetto di questo articolo per il quale questo cappellaccio lo ritengo necessario.

 

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - i tre francobolli distinguibili per alcuni caratteri

Figura 1 – i tre francobolli analizzati

Ho ricevuto i tre francobolli di figura 1 con la richiesta di studiarne le caratteristiche. Si tratta del valore da € 0,60 della nuova ordinaria, quello contrassegnato con la lettera “A” è quello tipo e comunemente usato dal giorno di emissione in poi, quello con la lettera “B” è caratterizzato dalla busta dorata, noto ormai ai più come emesso all’inizio del 2010 (ad oggi prima data nota d’uso il 02.03.2010) e classificato dal catalogo Unificato 2011 con il numero 3154A descritto “Busta oro, tricolore e azzurro – 2010” e quello con la lettera “C” che è apparso alla fine d’agosto negli uffici postali della provincia di Torino e che presenta il colore delle scritte leggermente più chiare, particolarmente evidente nella micro scrittura.

Questi francobolli sono stati distinti da alcuni come appartenenti a tre tirature differenti: prima, seconda e terza rispettivamente.
Vediamo tutti insieme quali sono le differenze di questi francobolli; vi propongo gli ingrandimenti di tutti gli elementi grafici per poter avere una base completa per la discussione. Prima di tutto analizziamo le dimensioni dei francobolli, nella figura 2 è riportato il confronto per la dimensione orizzontale, mentre in figura 3 quella verticale.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le dimensioni orizzontali dei francobolli

Figura 2 – confronto della dimensione orizzontale dei tre francobolli

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le dimensioni verticali dei francobolli

Figura 3 – confronto della dimensione verticale

Come si può verificare, i tre francobolli sono perfettamente identici.
Passiamo ora ad analizzare gli altri caratteri grafici. Nella successiva figura 4 sono messe a confronto le micro scritture della cartella di destra. Come si può notare i caratteri “intrusi” (IPZS) sono sempre nella stessa posizione, però si nota anche molto bene che la micro scrittura del francobollo “C” è più nitida, o se volete, meno impastata. A guardare bene, i tratti utilizzati per queste lettere sono leggermente più sottili rispetto ai primi due.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto della distribuzione delle iniziali IPZS

Figura 4 – confronto della micro scrittura nella cartella grande

Nella successiva figura 5 si vede molto bene come la quadrettatura della busta sia molto impastata nelle prime due e leggermente più pulita nella terza.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto cromatico della busta che vola

Figura 5 – retinatura della busta che vola

Figura 6 – il doppio tratto che delimita la busta che vola ha una tonalità di colore non tanto diversa rispetto agli altri, ma si vede bene come lo spazio bianco tra le due righe è più evidente.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto dello spessore del doppio rigato di riquadro della busta

Figura 6 – doppio filetto di riquadro della busta che vola

Figura 7 – le linee che formano le lettere della micro scrittura, come visto per la figura 3, sono più sottili e con meno sbavature.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le scritte della cartella piccola

Figura 7 – confronto della micro scrittura nella cartella piccola

Figura 8 – la scritta “Poste Italiane” appare più chiara delle altre, ma non tanto per la tonalità del colore, quanto per la maggiore dimensione dei quadratini bianchi; variazione dovuta sempre alle linee meno cariche d’inchiostro.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le scritte Posteitaliane

Figura 8 – quadrettatura di posteitaliane

Figura 9 – vale quanto detto per la figura precedente.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le cifre 0,60

Figura 9 – quadrettatura delle cifre

Figura 10 – anche i colori della nostra bandiera appaiono un po’ più chiari, ma questo effetto è dato molto dalle linee più sottili e pulite con conseguente aumento delle superfici bianche.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra i colori delle scie e la retinatura

Figura 10 – quadrettatura delle scie

Figura 11 – anche la scritta in ditta “I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA” è caratterizzata da un carattere leggermente più sottile nel tipo “C”. Particolarmente evidente nelle lettere “Z”, “A” di SpA, “R”, “M” ed “A” di ROMA.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le scritte in ditta

Figura 11 – dimensione delle lettere in ditta

Figura 12 – anche per la scritta “ITALIA” e la sottostante “A. CIABURRO” valgono le considerazioni fatte per le figure 8, 9 e 11.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - confronto tra le scritte ITALIA

Figura 12 – quadrettatura della scritta italia e dimensione del nome dell’incisore

Prima di passare alle conclusioni, vorrei presentarvi le variazioni cromatiche che la busta ha subito in questo anno e poco più di vita Nella figura 13 vi riporto la parte superiore di ben 6 francobolli scelti in modo da avere una variazione continua dal verde scuro fino alla busta dorata. Prima di tutto bisogna dire che la busta è composta da un fondo di colore verde molto scuro tendente al blu a cui viene sovrapposta la tinta dorata. È ovvio che la variazione dell’intensità di ciascuno dei due colori produce una variazione cromatica. Le differenti tonalità replicate dallo scanner non sono tanto fedeli agli originali, purtroppo la luce perpendicolare alle immagini dello scanner non ci aiuta, comunque le differenze si riescono ancora a percepire.

le tirature della nuova ordinaria posta italiana - esempio di variazione cromatica dal verde all'oro in sei buste

Figura 13 – variazioni cromatiche della busta

La busta A è caratterizzata da una copertura parziale del colore oro e quindi appare molto scura per la prevalenza del colore sottostante.
La busta B ha un normalissimo colore verde scuro, con sovrapposizione oro, tipico dell’inizio della tiratura.
La busta C ha un colore verde più chiaro, probabilmente per un leggero aumento della copertura dorata.
La busta D ha un alta quantità di colore dorato tanto che la busta appare di colore bronzo, come si può vedere anche dalla sbavatura in alto a sinistra. Si noti anche che la falla di colore dorato sul bordo sinistro mette in evidenza il colore verde scuro sottostante.
La busta E ha un colore quasi dorato, sarei un po’ indeciso, ma la potrei classificare come busta dorata.
La busta F è decisamente con abbondante colore oro tanto che possiamo classificarla come tale senza alcun dubbio.

Considerazioni conclusivi sulle tirature di posta italiana

Questi esempi penso che siano sufficienti a dimostrare che la busta dorata non è altro che l’estremo di una variazione di rapporto tra i due colori che compongono la busta. Tornando all’oggetto di questo articolo e più precisamente alla tonalità leggermente più chiara dei colori utilizzati per il francobollo “C”, si può affermare che essa non è dovuta tanto ad una reale differenza cromatica, ma molto di più ai tratti di colore più sottili con conseguente aumento delle parti bianche. Ritengo che per questo francobollo sia stata apportata una modifica al cliché di stampa con lo scopo di avere un prodotto più pulito rispetto al precedente. Come si ricorderà, la micro scrittura fu presentata ufficialmente come un “codice” leggibile elettronicamente e che avrebbe consentito verifiche di autenticità in automatico. Certamente fino ad oggi questo sistema di lettura sembra non esserci, potrebbe anche d’arsi che Poste Italiane si stia organizzando e che in un prossimo futuro possa essere una realtà. Ma questa è solo un’ipotesi. L’altra possibilità è che si sia semplicemente voluto produrre un francobollo più pulito; questa possibilità potrebbe essere reale per il fatto che le altre due versioni mostrano spesso sbavature, parziali doppie incisioni ed anche spalmature rosse e blu che invadono, talora anche totalmente, il francobollo. Inoltre, visto il periodo di magra, potrebbe anche essere un escamotage per utilizzare meno inchiostro. Questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico. Per quanto riguarda invece il discorso sulle tirature con cui ho aperto questo articolo, penso che sia evidente come i francobolli “A” e “B” siano perfettamente identici a parte il colore dorato della busta. Tutte le osservazioni che vi ho presentato mi fanno propendere per definire la busta dorata una “ristampa” con evidente variazione cromatica. Al contrario, il francobollo “C” sembra presentare un cliché ritoccato se non addirittura nuovo. Sarebbe molto interessante conoscere le procedure di realizzazione dei cliché presso il Poligrafico per poter affermare se il cliché è stato solo ritoccato o se effettivamente è stato rifatto ex novo. Certamente si parte da un file di disegno, altrettanto certo è che la macchina di stampa è computerizzata, di più non è dato sapere.

Ad ogni modo, indipendentemente dai particolari delle modalità di allestimento dei cliché, in questo caso, non esito a parlare di nuova tiratura secondo la definizione formulata sopra. Penso che a questo punto possiamo concludere dicendo che, ad oggi, del valore da € 0,60 della serie ordinaria denominata Posta Italiana siano state fatte alcune ristampe, non sappiamo quante, di queste una si differenzia per il colore della busta dorata. Inoltre, recentemente è stata stampata una seconda tiratura caratterizzata dalla maggiore nitidezza dei tratti di stampa. Ad ogni modo, la conferma a questa interpretazione la avremo sicuramente in futuro nel caso in cui le ristampe a venire si presenteranno esclusivamente con questo carattere.

VARIETA’ DI STAMPA NELLA NUOVA SERIE ORDINARIA “POSTA ITALIANA”

di Nicola Luciano Cipriani, Perito Filatelico

Penso che alcuni di voi si siano già accorti che la nuova ordinaria presenti talvolta delle imperfezioni nella stampa. Purtroppo (o menomale per chi le raccoglie) è il destino di tutte le serie ordinarie, se ne stampano tanti che le piccole varietà diventano quasi la normalità.

Alcune di queste curiosità sono comuni ad altre emissioni calcografiche (ad es. le Donne nell’Arte), una di queste è invece molto particolare proprio perchè si ritrova su un francobollo stampato in calcografia. Andiamo per ordine, elenchiamo prima le piccole varietà comuni ad altre ordinarie, si tratta essenzialmente di mancanze di inchiostro, direi, tipico della stampa calcografica un po’ secca che genera varietà di lettere mancanti o altri particolari.

Nelle figure (1-6) che seguono ve ne mostro alcune, probabilmente chi si mette alla ricerca di questi particolari ne potrà trovare certamente degli altri.

 IPZS senza i varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 1 – IPZS senza “I”

ROMA varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 2 – ROMA senza “A”

IPZS varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 3 – IPZS con “I” corta e “Z” incompleta

Code verdi varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 4 – Code verdi corte

senza code varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 5 – € senza code posteriori

ITALIA evanescenti varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 6 – Lettere di ITALIA evanescenti in alto

Poi ci sono invece le varietà dovute ad un eccesso di inchiostro, come quella riportata nella figura 7.

macchia varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 7 – macchia di colore sulla busta

Le varietà con apparente doppia incisione

Ma la varietà più strana è un’apparente doppia incisione delle scritte (figure 8 – 12) che per un francobollo stampato in calcografia pone dei seri problemi di interpretazione.

code varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 8 – raddoppio delle code e della scritta sottostante

dicitura varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 9 – raddoppio della dicitura

1,40 varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 10 – raddoppio del valore nell’1,40

1,50 varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 11 – raddoppio del valore nell’1,50

3,30 varietà stampa serie ordinaria posta italiana

Figura 12 – raddoppio del valore nel 3,30

Questa “doppia stampa” a mio parere però non può essere addebitata ad una doppia incisione della lastra perché innanzitutto è appena accennata e poi non si ripete nello stesso identico modo su tutti i francobolli interessati. Ritengo che il parziale raddoppio di alcuni particolari sia dovuto ad un falso e leggerissimo appoggio della lastra sulla carta prima di fare la battuta della stampa vera e propria. Siccome la carta è comunque in movimento, la lastra, sfiorando la carta che scorre, può lasciare su di essa un po’ di inchiostro un attimo prima della battuta.

La stessa cosa potrebbe avvenire a causa delle leggere oscillazioni che può assumere la carta durante lo scorrimento: è possibile che si verifichi uno sfioramento della lastra appena un attimo prima della battuta. Non riesco ad immaginare una causa differente. Inoltre c’è da dire che questo particolare l’ho osservato su tutti i valori della serie, nessuno escluso. E ne sono interessate tutte le scritte e i disegni. Anche la microscrittura che è un po’ complicato riprodurre. Nelle figure vi mostro i particolari più facilmente visibili.

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