fascetti
LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI
UNA CARTOLINA POSTALE INVIATA PER ESPRESSO DA BORDIGHERA A CREMONA
La soprastampa fascetti di Genova è nota tra i collezionisti per essere quella con la minor tiratura rispetto alle altre cinque (Roma, Verona, Firenze, Milano e Torino). Bisogna però precisare che i primi tre valori di posta ordinaria (25, 30 e 50 cent), benché a tiratura inferiore rispetto a quella delle altre tirature, non sono affatto da considerarsi rari. Diverso è il caso degli espressi dei quali il 2,50 è decisamente poco comune, mentre, il valore da 1,25, pur avendo avuto una tiratura non particolarmente bassa, presenta serie difficoltà di attribuzione se sciolto o su documento.
Sulla Rivista Filatelica d’Italia, nel numero di aprile 1944 è pubblicato un articolo di Oliva in cui sono riportate le tirature indicate nella tabella di figura 1. Come ben noto, la Ditta Oliva era un’importante azienda filatelica della città di Genova. Osservando la tabella viene spontaneo il dubbio sulla veridicità di questi numeri. Questa considerazione si evince dal fatto che di fogli interi del cent. 75 se ne conoscerebbero più degli otto indicati, senza contare gli spezzoni di foglio ed un minimo di usati realmente per posta. Non metto in dubbio l’attribuzione di questi fogli in quanto è proprio con i fogli interi che si può riconoscere con certezza ciascuna tiratura. Ma non è questa la sola via per la loro attribuzione. Avendo disponibile un archivio adeguato di confronto, è possibile tentare la plattatura di singoli francobolli. Sicuramente ci sono situazioni abbastanza ambigue a causa della variabilità delle caratteristiche di soprastampa quali la pressione, il tono del colore ed altre a cui ciascun perito si attiene secondo la propria esperienza, ma con la plattatura si ottiene la prova provata della corretta attribuzione.
L’occasione di scrivere questo articolo l’ho avuta in seguito all’acquisto, fatto durante la scorsa manifestazione di Veronafil, di una cartolina postale spedita per espresso dalla Liguria (figura 2). La cartolina, in tariffa, è affrancata con un valore da 30 cent fascetto e dall’espresso da 1,25, entrambi con soprastampa rossa. Come sempre in questi casi, ho dato un’occhiata con la lente a 10x all’espresso e subito ho notato alcuni caratteri che mi hanno indicato la possibilità di poterlo attribuire alla tiratura di Genova. Tornato a casa mi sono messo al lavoro per definire la sua attribuzione.
Ricordo che la soprastampa C (fascio: 30 cent e 1,25 lire di posta ordinaria) presenta forti similitudini con la III tavola di Verona; parrebbe, anzi, che una tavola di Verona sia stata trasferita a Genova e da qui restituita per l’impossibilità di utilizzo in parallelo con quella già presente alla Tipografia Marini1. Anche il colore utilizzato nel capoluogo ligure rientra nella variabilità dei colori veronesi. Conclusione, questa soprastampa presenta chiare problematiche di attribuzione che, talvolta, solo la plattatura, non sempre possibile, fornisce un responso incontrovertibile. In questo caso la platatura sfrutta, più che la geometria del fascio, altri piccoli particolari utili alla distinzione.
Per quanto riguarda i fogli interi e i grandi blocchi, le posizioni note consentono una facile attribuzione, ma quando si analizzano francobolli sciolti o addirittura su documento, in molti casi si deve procedere con cautela valutando la maggiore o minore viscosità e trasparenza degli inchiostri, i toni di colore, le loro caratteristiche fisiche di riflessione della luce e di opacità e da altri caratteri come la pressione di stampa ed altri. Tutti questi caratteri sono molto importanti e con una buona esperienza, si riesce molto spesso a riconoscere la giusta tiratura. Ma non sempre l’attribuzione riesce ad essere univoca, specialmente quando ci si trova ad analizzare soprastampe ben prodotte, appartenenti a differenti tirature, che appaiono molto simili tra loro. In questi casi diventa necessaria la plattatura ed aggiungo anche che questa operazione di riconoscimento della posizione sul foglio conferisce alla perizia un valore aggiunto e contemporaneamente anche la certezza della attribuzione. Anche se la plattatura può essere considerato un “in più”, per certi versi mal visto, a causa del lavoro che richiede, ciò non di meno essa rimane in ogni caso una prova provata per i collezionisti che hanno meno esperienza o che vogliono comunque l’avallo di un perito. D’altronde l’attribuzione alla giusta tiratura ha soprattutto una valenza per il valore venale del francobollo e del suo uso postale.
A complicare il riconoscimento spesso l’eccessiva inchiostrazione fa aumentare lo sconforto. Un eccesso di inchiostro sui cliché crea una sua fuoriuscita lungo i bordi della soprastampa che tende a mascherarne la geometria. In tali casi il lavoro di plattatura diventa più difficoltoso; in un solo caso l’eccesso di inchiostro è invece di aiuto, anche se solo relativo. È il caso della soprastampa B (Repubblica Sociale Italiana su tre righe: c.50) di Firenze (rosso lillaceo) che, per la forte quantità di sbiancante, è molto pastosa e straborda molto a seguito della pressione di stampa; molto “sporco” di inchiostro contorna le lettere della soprastampa. Questo carattere di per sé è diagnostico per riconoscere la tiratura del 50 cent di Firenze, ma non aiuta assolutamente alla plattatura.
Ma torniamo alla soprastampa di Genova. Questa soprastampa talvolta presenta molto “sporco”, intorno al fascetto ed alle scritte, che si manifesta con una miriade di piccoli punti di colore. Questo “sporco” si ritrova talora su tutte le tre tipologie di soprastampe (A, B e C), carattere che può aiutare molto per la plattatura.
Analizziamo ora la cartolina postale di figura 2. Si tratta di una cartolina postale spedita per espresso da Bordighera (Imperia) a Cremona il 6.4.44; siamo nel primo periodo tariffario (23.9.43 – 30.9.44) della RSI e la cartolina è affrancata in tariffa con una valore da 30 cent fascetti a coprire la tassa di un invio ordinario e con l’espresso da 1,25, sempre fascetti, per assolvere la tassa relativa. In figura 3 riporto il francobollo per espresso ingrandito in modo da rendere visibili alcuni dei caratteri descritti della soprastampa; in figura 4, invece riporto alcuni particolari che aiutano ad individuare la posizione sul foglio.
Gli elementi da prendere in considerazione per la plattatura sono tutti i particolari individuabili della soprastampa; nel caso della figura 4 la forma del fascio è un elemento di aiuto ed in particolare le evidenti macchie di inchiostro del nastro sinistro. Le macchie di colore si mantengono nelle stesse posizioni in tutti i fogli soprastampati uno di seguito all’altro e fino alla fase di ripulitura del cliché e possono quindi essere un utile indizio. Altro elemento utile è la forma delle lettere ed in questo caso quella della “R” che ha la gamba sinistra leggermente curva verso l’interno e appena più corta di quella destra. Nel loro insieme, questi caratteri hanno consentito il riconoscimento della posizione 18 della tavola sinistra della soprastampa di Genova.
Nell’ambito peritale e degli studiosi, è accettato da tempo che per la soprastampa degli espressi della tiratura di Genova, come per altre tirature, sia stata usata una sola tavola, in realtà, tra la tavola destra e sinistra si notano alcune piccole differenze mal giustificabili con una sola tavola. Differenze che per altro sembrano contrastare con la tipologia di macchinario utilizzato. A Genova, la ditta incaricata della soprastampa dei valori della serie Imperiale è stata la Tipografia Marini, che già stampava materiale filatelico, la quale ha utilizzato una macchina piano cilindrica della serie “Suprema” prodotta dalla Ditta Saroglia di Torino (ancora oggi in attività per la produzione di macchine da stampa). La macchina era un po’ datata ed aveva un mettifoglio a mano. La scelta di operare con questa macchina sembra sia stata in relazione al fatto che si prestasse alla soprastampa di fogli già gommati in quantitativi ridotti. Sembrerebbe che le dimensioni di questa macchina non consentissero l’uso dei doppi fogli, ma personalmente non ho certezza di questo dato, riferendo solo una descrizione storico bibliografica della macchina.
Passo ora ad analizzare il soprastampato da 30 cent. Vorrei anticipare che, quando le stampe sono chiare e pulite, non sempre è facile l’attribuzione dei francobolli alla tiratura di Genova. Quando poi si ha di fronte un francobollo con soprastampa difettosa o per eccesso di inchiostrazione, o per difetto, l’attribuzione è ulteriormente complicata; questa considerazione vale in generale per tutte le tiratura di questa emissione.
La soprastampa C (fascio grande, utilizzata per il 30 cent e l’1,25 lire) presenta già di per sé difficoltà di plattatura a causa dei pochissimi elementi utilizzabili. Ad eccezione delle posizioni note per difetti particolari, il contorno del fascio è abbastanza costante per le sei tirature e solo alcuni piccoli particolari del contorno possono aiutare nell’individuare la posizione sul foglio. Bisogna naturalmente avere un po’ di occhio per percepire le piccole differenze nella geometria dei nastri o della picca. In questa operazione non è possibile operare con una lente, occorre l’uso di un computer ed un software di grafica avendo cura di scansionare i francobolli ad alta risoluzione per ingrandire adeguatamente l’immagine.
Importante è anche la tipologia di inchiostro utilizzata e, anche se non di grande importanza, pure la tonalità del colore; tra i vari caratteri può comunque essere più utile sapere se l’inchiostro è opaco oppure lucido. Infatti, ciascuna delle sei sedi in cui sono stati soprastampati i fascetti, ha utilizzato varie tipologie e tonalità di colori ed in particolare i rossi hanno avuto un variegato ventaglio di tonalità. Tra i rossi più noti c’è sicuramente il biaccato di Firenze, ma questo colore tendente al lillaceo è noto anche per Verona e per Torino. Certamente il 50 cent soprastampato a Firenze è facilmente distinguibile non solo per la tonalità del lillaceo, ma anche per una ricchezza di piccole macchie che “sporcano” la soprastampa.
Nel caso del 30 cent un colore rosso vivo, tendente molto leggermente al lillaceo, può essere stato utilizzato per qualunque tiratura. Nella figura 5 riporto ingrandito il francobollo spedito da Bordighera. Come si può notare, la tonalità di colore potrebbe benissimo appartenere alla tiratura di Genova, ma non è detto. Ad ostacolare la visione, come si può vedere dall’immagine, è la debole inchiostrazione come manifestato dalle numerose e minute falle di colore.
Una analisi di tutte le posizioni del foglio di Genova non ha dato alcun indizio sulla posizione di questo francobollo. Ho provato allora sulle tavole di Verona a causa della presenza di un bordino evidente che circonda un po’ tutto il fascio (figure 6 e 7); questo bordino è comune nelle soprastampe di Verona. Ma anche in questo caso il risultato è stato deludente. Solo riguardando ripetutamente la soprastampa alla ricerca di un qualche indizio, ho colto la leggera bombatura nella parte bassa destra del fascio. Come si può vedere nella figura 7, la base del fusto, sotto il nastro destro, non è in linea con la verticale del fusto sopra il nastro a causa di un leggero rigonfiamento. Difetti di questo tipo sono talora presenti nella tiratura di Roma, ma, non avevo preso in considerazione questa tiratura per il colore poco comune per i soprastampati nella capitale.
La verifica sulle tavole di Roma è risultata positiva: il 30 cent corrisponde alla posizione 85 della prima tavola. Oltre alla bombatura della base del fusto, nel mio foglio di riferimento corrispondeva benissimo la forma della testa ed era presente, anche se appena accennato, il ciuffetto visibile sul retro e piegato verso il basso (figura 6).
L’uso dei francobolli della tiratura di Genova non è stato molto frequente tanto che sulle corrispondenze provenienti dalla Liguria, si trovano essenzialmente soprastampati delle tirature di Roma e Verona perché sono gli unici che vennero distribuiti su tutto il territorio governato dalla RSI.
Il 30 cent qui descritto ha quindi una soprastampa che non presenta i caratteri peculiari della tiratura di Roma: senza bordino a delimitare il fascio, colore rosso da vivo sbiadito tendente al rosa e opaco. Ad uno sguardo veloce essa poteva benissimo essere attribuita alla tiratura di Genova. Anche in questo caso l’applicazione del metodo della plattatura ha diradato ogni nebbia.
1 Carlo M. Cis e Antonio A. Piga – “Repubblica Sociale Italiana – Una macchina da stampa nella storia della tiratura di Genova” (senza anno di pubblicazione), supplemento del vademecum, Ed. Laserinvest.