embossing digitale
PIAZZA DEL PLEBISCITO – NAPOLI, FALSO
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
Come previsto nel precedente articolo su Piazza della Signoria di Firenze in merito alla possibilità che fosse stata falsificata l’intera serie, ecco che è comparso un secondo valore, quello per il primo scaglione di peso della zona 1, Piazza del Plebiscito – Napoli.
Questa volta il caso mi ha fatto trovare un invio affrancato con tre francobolli in questione in affrancatura plurima (figura 1) che descriverò poco oltre. Ringrazio naturalmente per la collaborazione il collezionista che ha pensato di passarmi la busta dalla quale purtroppo, ma giustamente nel rispetto della privacy, sono state tolte le etichette del mittente e destinatario, sulle quali doveva esserci anche l’etichetta della registrazione.
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Poco male, qualcosa si può sempre ricostruire con gli elementi a disposizione. I francobolli che compongono l’affrancatura hanno origine piuttosto variegata. I tre commemorativi sono recuperati da invii non annullati, i Posta Italiana sono falsi ad eccezione del valore da 0,25 ed infine i tre valori di Piazza del Plebiscito – Napoli, tariffa B zona 1, anch’essi falsi.
Innanzitutto i francobolli applicati ammontano ad un totale di € 8,25 che nell’ultimo tariffario corrispondono ad una sola voce, quindi senza ambiguità, ad una Assicurata Convenzionale del terzo scaglione di peso che corrisponde ad un invio compreso tra 50 e 100 grammi.
In quanto ai francobolli e tralasciando i commemorativi riciclati, i Posta Italiana falsi sono: i cinque pezzi da 0,05 ed i due 0,70 euro. I 5 cent sono facilmente riconoscibili dalle caratteristiche “graffiature” sulle scie verdi e rosse, mentre i due 70 cent dalla caratteristica copertura di embossing digitale su tutte le parti a stampa. Ricordo che l’embossing è una vernice plastica trasparente caratterizzata da un certo spessore e forma di stampa che possono essere controllati. L’embossing utilizzato sino ad oggi dai falsari presenta gibbosità caratteristica per simulare la leggera rugosità della calcografia. Nei due francobolli da € 070 di Posta Italiana la gibbosità è molto grossolana, tipico della prima tiratura di queste imitazioni, tanto grossolana da simulare una calcografia irreale. Successivamente da parte dei falsari sono stati fatti alcuni tentativi correttivi che hanno portato alla riduzione della gibbosità dell’embossing fino a questa applicata sulle imitazioni attuali della Piazze d’Italia. Ma il risultato, benché abbastanza buono, non sembra proprio sufficiente a far passare inosservati questi francobolli.
Passo alla presentazione di questo nuovo falso (figura 2). a destra l’originale.
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Già a colpo d’occhio si può notare la differente luminosità del disegno. Ho confrontato l’imitazione con quasi tutte le tirature originali di questo francobollo e la differenza è sempre evidente e costante.
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La fustellatura
Ha le stesse caratteristiche del falso Piazza della Signoria e riporto gli angoli mettendo in evidenza solo i dentoni (figura 3).
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Si noti la differente geometria dei dentoni angolari tra i due esemplari, l’originale è sempre a destra. Inoltre nell’imitazione la rotondità dei dentoni si mostra leggermente differente nelle quattro posizioni.
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La carta e la fluorescenza
I tre francobolli su busta non consentono di fare osservazioni esaustive, ma il colore della carta che emerge dalla scansione mostra già di per sé una differente risposta come evidenziabile dalle due figure precedenti le quali mostrano un colore grigino della carta dell’imitazione rispetto a quella dell’originale. Questa differenza era stata evidenziata anche nel falso di Piazza della Signoria.
Anche la fluorescenza è decisamente identica (figura 4) a quella del falso “fiorentino”, sarebbe stato strano il contrario.
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La stampa
Questo secondo falso, direi che è stato realizzato con minore attenzione rispetto a Piazza della Signoria. Infatti la vignetta dell’imitazione è più stretta, e non di poco, rispetto all’originale. Nella figura 5, le vignette sono allineate a sinistra e l’originale è in alto. L’imitazione è decisamente meno larga ed i punti di confronto evidenziati dai segmenti rossi mostrano come la differenza tra elementi uguali cresce procedendo verso destra; ciò sta ad indicare che l’immagine è stata riprodotta fotograficamente o con uno scanner e che non è stata posta la giusta attenzione nella riproduzione delle dimensioni.
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Lo stesso si può evincere dal confronto dei particolari in altezza (figura 6) i quali mostrano un generale accorciamento.
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Ma non sono solo queste le differenze che si possono evidenziare. Ad esempio il colonnato sinistro della figura 5, nell’originale è posto secondo la gravità, cioè le singole colonne sono verticali mentre, nell’imitazione, i “muratori” hanno dimenticato di usare il filo a piombo.
Al di la dei particolari, quello che salta subito agli occhi è la scarsa luminosità dell’immagine rispetto a quella dell’originale. Tale differenza macroscopica è dovuta essenzialmente al colore decisamente nero del tratto ed al suo spessore. In molte parti, dove si ha un reticolo dei tratti neri, il quadratino bianco contenuto all’interno degli incroci è generalmente più piccolo. Credo che questo sia il particolare maggiormente determinante per la resa più scura di tutta la vignetta. Ci sono però anche le ombre di particolari architettonici che sono state disegnate senza “movimento”, sono limitate rigidamente senza tener conto del graduale passaggio verso la fine dell’ombreggiatura. Questo carattere è comune anche al suo parente stretto Piazza della Signoria. Altri particolari sono offuscati dalla rigidezza delle forme, tra queste la scritta D.O.M.D. FRANCISCO DE PAULA FERDINANDUS I EX VOTO A MDCCCXVI, posta sul frontone, che nell’originale è comprensibile e parzialmente leggibile mentre nell’imitazione è totalmente incomprensibile.
Sono da mettere in risalto altri due punti, la trama della pavimentazione e la luminosità del cielo in alto e a destra del timpano triangolare della facciata del tempio dedicato a S. Francesco di Paola.
La trama della pavimentazione nell’originale (figura 7 in alto) è molto delicata, è di colore grigio e sfuma dolcemente verso il bianco. Nell’imitazione invece è molto dura, di colore nero e senza sfumature di addolcimento verso i bordi ma, soprattutto, ha una trama molto differente. La mancanza di sfumature è dovuta all’uso di retini che sono stati utilizzati al posto dell’incisione.
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Per quanto riguarda invece la luminosità del cielo sopra e lateralmente al timpano triangolare (figura 8), notiamo ancora la totale mancanza di sfumature che invece caratterizzano l’originale (a destra).
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Anche in questo caso, la variazione di luminosità prodotta dagli ultimi raggi del tramonto è costruita con tre differenti retini, puntinato in basso, segmentato nella fascia di transizione e rigato per la restante parte del cielo. Queste tre fasce retinate sono rigide e costanti al loro interno; nell’originale invece la mano dell’incisore ha fornito vitalità al tratteggio che sfuma gradatamente senza interruzioni.
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I colori e le vernici
quanto detto per le leggere differenze cromatiche nel precedente articolo sulla piazza fiorentina, vale anche per questa seconda imitazione, però in questo caso si possono notare altre differenze (figura 9).
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La dimensione della B dell’imitazione è di pochissimo più bassa di circa 1-2 decimi di millimetro, ed inoltre il reticolato interno appare più un rigato obliquo a causa del maggiore spessore di una delle due famiglie di tratti. Questi due particolari sono in linea con il falso fiorentino; ciò che distingue questa imitazione è la B che appare essere un carattere grassetto rispetto all’originale, si notino le due grazie a sinistra.
Anche la scritta mini, identica a quella della piazza di Firenze, ha caratteri leggermente più piccoli rispetto a quelli originali e con tono di colore più smorto, in questo caso, spinto verso il marrone (figura 10).
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Differenze, anche se solo nel tono cromatico, si riscontrano anche nella scritta italia. Il verde dell’originale è un colore metallizzato (figura 11 a destra) ed è stato imitato con un comune verde marcio ben distinguibile.
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Concludo la descrizione della stampa con, l’ormai classico, embossing digitale, la vernicetta plastica che conferisce spessore alla stampa. Come accennato all’inizio dell’articolo, questo è un elemento dirimente nel riconoscimento di queste imitazioni (figura 12).
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Infatti, come si può osservare, la luce riflessa dell’imitazione nel suo complesso interferisce con l’immagine tendendo ad offuscare il disegno tanto da farlo apparire come se fosse immerso nella nebbia. Al contrario, l’originale ha una riflessione più metallica e l’immagine ne viene esaltata. L’effetto nebbia è prodotto dalle gibbosità dell’embossing la quale interferisce con la luce incidente che in parte viene assorbita dalle bollature per rifrazione, in parte viene riflessa in tutte le direzioni.
Osservando l’imitazione ad un maggiore ingrandimento si osservano, non solo la fitta puntinatura delle bollicine di embossing, ma anche dei veri e propri segmenti paralleli alle linee oblique del cielo (figura 13), sembra di vedere Napoli sotto una pioggia di gocciolone giganti.
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L’embossing viene stampato alla fine del processo ed è quindi al di sopra di tutti gli altri colori. Questa particolare vernice plastica viene utilizzato in vario modo, generalmente serve per conferire un effetto di rilievo alla stampa in modo da enfatizzare alcuni aspetti cromatici o del disegno. I falsari invece l’hanno applicato per simulare l’effetto debolmente rugoso della calcografia regolando le dimensioni delle bollicine. Purtroppo per loro, ma positivo per noi, l’embossing riflette la luce in modo particolare e questo carattere ne rende molto facile rilevarne la presenza.
PIAZZA DELLA SIGNORIA -FIRENZE FALSO
Ketty Borgogno e Nicola Luciano Cipriani
Premessa
Oggi vi parliamo di un nuovo ritrovamento relativo al francobollo di Piazza delle Signoria (figura 1) della serie ordinaria Piazze d’Italia.
Di questo francobollo ne sono stati trovati alcuni esemplari falsi. Non è una grande novità, prima o poi sarebbe uscito. Perché? Per il semplice fatto che mai come negli ultimi anni l’attività dei falsari è stata così intensa. Dal 1999, con l’emissione dei francobolli dedicati al servizio prioritario, la produzione delle imitazioni per frodare il servizio postale si è intensificata in modo esponenziale. Mentre le altre serie ordinarie come Alti Valori euro e Donne nell’Arte hanno visto saltuarie imitazioni, con i prioritari è iniziata una ascesa che ha avuto il culmine nelle imitazioni del 2011: furono riprodotti in grandi quantitativi tutti i valori in corso. Con l’emissione della bustina che vola, nota come ordinaria Posta Italiana, sono stati imitati quasi tutti i valori, in pratica quelli di uso più comune compreso i due valori alti per le registrate. Le imitazioni di questa serie hanno avuto una evoluzione anche nelle caratteristiche di stampa; è stata variata la forma di stampa dell’embossing digitale usata per simulare l’effetto rilievo della calcografia. Prima molto grossolana, poi molto più minuta, infine eliminata completamente. Ma ora che la bustina volante ha lasciato il testimone alla nuova ordinaria Piazze d’Italia, è rimasto in uso essenzialmente il valore da 95 cent falsificato usato tranquillamente in parallelo con quello originale. Sicuramente ci sono ancora molti “invenduti” falsi di Posta Italiana a disponibili sul mercato; questo non toglie però che anche i falsari si siano dovuti aggiornare ed hanno iniziato a falsificare la nuova ordinaria. Qualcuno asserisce che questi falsi siano indirizzati più ai collezionisti che per frodare la posta. Pensiamo invece il contrario perché in ambito filatelico il mercato si saturerebbe molto velocemente.
Per certo ci era giunta notizia di un falso del valore più comune, piazza della Repubblica di Roma, ma non lo abbiamo ancora mai visto. Se ora è saltato fuori Piazza della Signoria che è il valore maggiore, è possibile pensare che probabilmente sia stata falsificata tutta la serie. Il livello raggiunto dai falsari è piuttosto buono se lo paragoniamo a quello delle imitazioni dei primi prioritari, però come tutte le imitazioni, qualcosa che consente di riconoscerle c’è sempre. L’unico modo per farle identiche agli originali è l’uso dello stesso sistema di stampa e dello stesso cilindro, ma vista questa impossibilità, continueremo anche per il futuro ad individuare quei caratteri distintivi che ad uno sguardo frettoloso sfuggono facilmente. Una considerazione di Cipriani: “Quando con i miei articoli ho cercato di informare i collezionisti, sia per metterli in guardia sia per chi li colleziona, mi rendevo conto che a seguito di ogni mio articolo, dopo un po’ di tempo usciva un falso da cui era stato eliminato qualche difetto macroscopico che avevo denunciato. Sarà stata una sensazione, ma l’ho realmente sentita”.
Ma veniamo al nostro francobollo fiorentino (nel soggetto). Elencheremo tutte le differenze per argomento anche se il riconoscimento della fustellatura potrebbe essere l’elemento più evidente visto che si tratta sempre della stessa in auge dal 2011 e descritta in tanti articoli precedenti di Cipriani. Questo elemento rivela la comune origine di tutte queste imitazioni. Sono passati ben nove anni e sembra che nessuno sia interessato a scoprire questa rete fraudolenta. Sembra di essere nel 1948 con il falso da 10 lire grigio della democratica: è bastato un semplice controllo per far scattare la polizia postale che in breve tempo bloccò il falsario.
Il confronto tra l’originale e l’imitazione (figura 2) può certamente far passare per buono anche il secondo senza destare dubbi per la sua buona realizzazione, ma un occhio attento si rende conto subito che ci sono strane differenze che presentiamo in progressione.
La fustellatura
Come accennato, questa tipologia di taglio è abbastanza differente da quella utilizzata dal Poligrafico tanto da avere alcuni elementi che aiutano anche i meno esperti a riconoscerne la non originalità. La fustellatura nell’imitazione ha i quattro dentoni d’angolo arrotondati (figura 3), mentre quella originale li ha leggermente sagomati quasi a punta di lancia.
Questo carattere, negli originali, non si ripete pedissequamente e perfetto su tutto il foglio, a volte può apparire leggermente meno sagomato, ma dentoni angolari di questo tipo sono pochi sull’intero foglio tanto che su almeno tre il carattere leggermente lanceolato è sempre evidente. Oltre ai dentoni angolari, sono differenti anche i singoli denti, più stretti nell’imitazione e talora a punta, ed anche più incisi, come se il fustellatore fosse più grossolano di quello originale. La minore larghezza dei denti si può vedere bene in prossimità delle punte.
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La carta
Spessore e pesantezza della carta sono molto simili, circa 20 grammi a foglio e molto simile è anche l’elasticità del duplex di carta. Differente invece è il colore (figura 4) che nell’imitazione è decisamente bianco brillante (nelle scansioni mostra un colore celestino), mentre l’originale ha una carta leggermente avorio.
Il dato del colore della carta potrebbe subire variazioni in dipendenza della tiratura sia per l’imitazione che per l’originale. Una cosa possiamo dire sul colore della carta di questo ultimo, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che questo valore non abbia ancora avuto ulteriori tirature in quanto stampato in numero consistente nel 2016 e lo scarso uso postale (2° porto per l’oceania) non ne hanno richiesto ristampe. E’ stato usato sporadicamente per affrancare alcune registrate, ma per lo più procurate da collezionisti desiderosi di averlo su busta o usato. Negli uffici postali non è stato usato che raramente. Questo per dire che il colore della carta dell’originale dovrebbe essere quello descritto.
All’analisi in luce viola (Wood) è risultato che l’imitazione risponde un po’ di più sul lato stampato rispetto alla carta originale (figura 5), mentre sul retro, il supporto siliconato fornisce una risposta invertita. L’originale è leggermente più brillante del supporto dell’imitazione.
la stampa
Bisogna riconoscere che la vignetta è stata riprodotta piuttosto bene e questo è l’elemento che fa certamente passare questo falso inosservato agli occhi dei più. Ma con uno sguardo attento si notano alcune differenze che potrebbero far pensare a piccola curiosità dovute alla stampa calcografica, altre invece che fanno venire realmente il dubbio: ma è un falso o un nuovo cilindro? Passiamole in rassegna.
Il colore grigio è più scuro, tendente al nero e con i tratti stampati in offsett più grossolani che fanno perdere l’eleganza del tratto inciso e sottile dell’originale. Quest’ultimo è molto più elegante e sono maggiormente percettibili gli effetti di profondità dell’immagine.
I differenti particolari della stampa che abbiamo rilevato sono riprodotti nelle sette figure che seguono, l’originale è in alto o a destra.
1- L’angolo sinistro della sommità di Palazzo Vecchio manca (figura 6), potrebbe sembrare una perdita di inchiostro dovuto al sistema calcografico, in realtà manca perché, con ogni probabilità squadrando il riquadro della B è stato mangiato l’angolo del palazzo.
2- La statuta del Nettuno (figura 7), noto ai fiorentini come Biancone, ha la testa più diritta e larga, nella mano destra manca una piccola parte di scultura, nel complesso è completamente differente.
3- La parte alta della facciata al di sopra degli archetti aggettanti (figura 8), nella imitazione presenta numerose piccola chiazze bianche che non sono presenti nell’originale. Queste falle di stampa credo siano volute perché la stampa offsett non dovrebbe produrle in quanto derivata da un clicè fotografico ed anche perché abbiamo otto esempalri e sono tutti perfettamente identici. L’imitazione potrebbe anche derivare da una foto di un foglio difettato.
4- La torre di Arnolfo (figura 9) nell’originale presenta una differenza chiaro-scuro delle due pareti, illuminata ed in ombra, maggiore rispetto all’imitazione più scura. Le finestre dell’imitazione sono meno evidenti.
5- La trama della pavimentazione di Piazza della Signoria (figura 10) è differente. Nell’imitazione il gioco delle ombre è meno contrastato rispetto all’originale e le alternanze tra linee e punti sono stati realizzati con retini nell’imitazione, incisi invece uno per uno nell’originale tanto che non ci sono tratti uguali ma piccoli segmenti.
6- La Loggia dei Lanzi (figura 11) nella quale sono esposte alcune opere famose tra le quali il Perseo di Benvenuto Cellini, Ercole e il Centauro ed il Ratto delle Sabine del Giambologna (la seconda è una copia) più altre statue di origine romana; l’unica relativamente moderna è l’ottocentesco gruppo di Polissena di Pio Fedi. Questo splendido luogo nell’imitazione, pur avendo meno contrasto luci/ombre rispetto all’originale, appare più marcato per le parti nere.
7- dulcis in fundo, lo sfondo del cielo (figura 12). Nell’originale si parte dall’alto con linee saltuariamente interrotte ed inclinate verso destra; le linee passano abbastanza repentinamente ad un tratteggiato obliquo che si dirada verso il basso. In questo cielo inciso non si notano interruzioni nette. Nella imitazione invece tutto il cielo è stato fatto con un retino composto da quattro strisce orizzontali. In alto con linee continue inclinate come nell’originale ed avente altezza di circa 11,5 mm, segue la seconda fascia avente altezza di 3,25 mm costituita da linee segmentate con la stessa inclinazione. La terza è a piccoli segmenti molto corti, mentre quelli della fascia più bassa sono veri puntini. Le freccette verdi indicano il passaggio di retino tra una fascia e l’altra.
8- Anche le dimensioi totali del disegno sono differenti, 18,4 x 31 nell’imitazione e 18,8 x 31,4 nelloriginale, in millimetri naturalmente.
9- Non è possibile tacere del tipo di stampa dei codici presenti sul bordo di foglio destro.
Iniziamo dal codice prodotto (figura 13), più noto come codice a barre tanto amato da alcuni collezionisti e che ha rianimato per un certo periodo le vendite delle novità.
Questo codice (detto appunto prodotto) indica il prodotto, vale a dire il tipo di francobollo. Per tutti i fogli stampati dal Poligrafico del francobollo Piazza della Signoria, il codice prodotto è sempre uguale perché indica questo e solo questo francobollo. Tale codice differisce per francobolli di diverso valore e diversa emissione. Come si vede molto bene dall’immagine, il codice è stato realizzato bene nel carattere e dimensione (imitazione in basso), ma non corrispondono assolutamente le successioni delle barre. Questa successione non è altro che la traduzione in barre del numero arabo sottostante e quindi devono necessariamente coincidere.
Il codice alfanumerico (figura 14, in alto) e quello a barre (figura 14, in basso) che invece contraddistinguono ciascun foglio corrispondono alla numerazione progressiva e tutti i fogli stampati dal Poligrafico sono in successione numerica, indipendentemente dal tipo di emissione.
Si chiama Codice Alfanumerico cioè composto da una parte in lettere ed una in cifre arabe. La forma a barre, anche in questo caso è la traduzione del codice alfanumerico e quindi cresce di una unità per ogni foglio successivo.
Il codice alfanumerico originale, questa volta è a sinistra in quanto dell’imitazione abbiamo solo l’ultima cifra: il 4. Per quanto riguarda la versione a barre invece, come al solito, è in alto l’originale.
La differenza di tipologia di stampa è talmente chiara che non necessita di spiegazioni. È importante invece spiegare perché. Rappresentando una numerazione crescente, questo codice non può essere inciso su un cilindro di stampa, ma deve necessariamente essere stampato da un sistema indipendente. Si tratta infatti di un sistema laser controllato che numera in modo progressivo tutti i fogli. Questo tipo di stampa non può essere assolutamente perfetto e pulito. La perfezione di questo codice nell’imitazione ne rivela tutta la sua falsità. Nei falsi infatti tale codice è parte integrante del cliché di stampa ed in tutti i fogli è sempre uguale.
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I colori e le vernici
Come per tutti i francobolli ordinari, ma non solo, abbiamo assistito a leggere varianti cromatiche tra lotti di stampa differenti, quindi osservando in parallelo l’imitazione e l’originale notiamo, ponendovi attenzione, una leggera differenza cromatica del verde, ma potrebbe anche passare inosservata proprio per quanto detto sopra. Però se accostiamo le due lettere B notiamo che non siamo solo di fronte ad un leggero diverso cromatismo, ma a due lettere completamente differenti (figura 15).
Innanzitutto la B dell’imitazione è più bassa (5,1 mm) di quella dell’originale (5,3 mm), la largheza invece è identica (4,7 mm); non solo, è diversa anche la retinatura: tratti più marcati e quadratini più piccoli nell’imitazione.
Anche la minuta scritta laterale (figura 16) mostra piccole differenze nella dimensione e nella maggiore intensità di colore delle lettere mini. Molto più marcate nell’originale (a destra) ed anche di maggiori dimensioni rispetto all’imitazione.
La scritta italia ha dimensioni identiche in entrambi (7,4 x 2 mm), quello che le distingue è il tono di colore (figura 17), decisamente marrone nell’imitazione, metallizzato dorato scuro nell’originale (a destra).
Le macchie di colore in testa alle lettere nell’originale sono una modestissima varietà di stampa.
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Il coronamento della descrizione dei colori lo facciamo con l’embossing digitale, la solita vernicetta plastica trasparente a spessore che viene utilizzata per dare rilevo a molte scritte pubblicitarie su biglietti da visita, depliant ecc. nel caso di questo falso, è stato utilizzato un embossing molto fine che nulla ha a che vedere con i primi tentativi di imitare la calcografia nella serie della bustina che vola. Su questo francobollo l’embossing è tanto fine da non percepire differenza passando il polpastrello su entrambi, originale e imitazione. Però l’embossing è molto ben visibile, è sufficiente farci riflettere la luce e compare come per incanto (figure 18).
La luce radente ne mette in evidenza la sua presenza grazie al potere riflettente della sua superficie simile a quella del vetro anche se con piccolissime asperità.
La carrellata di ingrandimenti (figure 19, 20 e 21) è molto utile per verificare la presenza di questa vernice che evidenzia anche dove è presente: su tutte le parti a stampa nel tentativo di produrre lo stesso effetto della calcografia.
Un’ultima cosa è ancora da evidenziare sui colori descritti, abbiamo infatti asserito che il colore dell’imitazione è più scuro, ma guardando entrambi con un confronto visivo diretto, l’imitazione appare con un tono leggermente più beige, quindi sembrerebbe più chiaro. Questo è solo un effetto cromatico dovuto alla sovrapposizione dell’embossing sul nero della stampa.
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La tracciatura
è un elemento che Cipriani da tempo ha messo in evidenza per distinguere i falsi adesivi. La tracciatura verticale (figura 22) è ruotata di 90 gradi per utilità di impaginazione.
Come si può notare, quella originale (in alto) è leggermente più lunga dell’imitazione ma ciò che maggiormente deve essere notato è la differenza del numero dei taglietti della tracciatura (perce en ligne). Nell’imitazione sono 9, nell’originale uno in meno.
Parimente differente è la tracciatura orizzontale (figura 23), in questo caso l’originale (in alto) ha ben due tagli in più anche se la lunghezza totale è molto simile.
Da dire anche che nell’originale le incisioni verticali sono più lunghe di quelle orizzontali, di conseguenza, in corrispondenza delle intersezioni si ha sempre una croce simmetrica con il tratto verticale più lungo tipo croce di San Giorgio a sviluppo verticale, nelle bandiere invece ha sviluppo orizzontale. Nella imitazione invece, la croce è ancora simmetrica, ma con i tratti verticale ed orizzontale esattamente uguali come nella croce greca.
Conclusioni
La descrizione di questo falso è stata decisamente lunga ma necessaria per sviscerare tutti i punti di discordanza che sono emersi nel confronto con l’originale. Riteniamo quindi che sia più utile per i collezionisti estrarre ed evidenziare gli elementi di maggiore visibilità per snellire il riconoscimento dei falsi. Riteniamo che i punti più direttamente riconoscibili siano tre: la fustellatura, il codice alfanumerico e la riflettanza dell’embossing digitale
1- la fustellatura ed in particolare i quattro dentoni angolari sono gli elementi di visione immediata (figura 24).
2- Il codice alfanumerico (figura 25) e la sua traduzione in codice a barre, nell’originale (a destra), hanno caratteristiche di stampa peculiari, sono stampati con sistema laser e sui fogli aumentano di una unità in progressione.
Nei falsi invece, il codice alfanumerico è parte integrante del cliché di stampa ed è fisso e uguale per tutti i fogli. Oltre al tipo di stampa, è differente anche il carattere (figura 25 a sinistra).
3- Infine l’embossing, presente solo nel falso, è anch’esso molto ben visibile a luce radente. È sufficiente infatti posizionarlo in modo adeguato per fargli riflettere la luce, per altro molto semplice da eseguire, per riconoscere molto facilmente l’imitazione (figura 26).
Si notino i punti che brillano, sono concentrati sulle parti stampate e radi in quelle bianche. In questo caso si nota anche un leggero fuori registro tra la scritta italia in marrone e l’embossing, spostato leggermente a sinistra
IL FALSO DI POSTA ITALIANA DA 0,75 RADDOPPIA
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Premessa
Questo articolo descrive le caratteristiche delle due imitazioni note del valore da 0,75. Come già scritto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è definita tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 236 gennaio 2014 e successivamente ripreso da Il Postalista il 21.3.2014.
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Introduzione
la prima notizia relativa al primo falso dello 0,75 della serie ordinaria Posta Italiana risale al dicembre 2012 (Il Francobollo Incatenato n. 224). In quella occasione mi limitai esclusivamente alla notizia, corredata da una immagine, fornendo ai lettori una descrizione minimale. Per alcuni mesi cercai questo falso in foglio o blocco per poterne fare una descrizione completa di tracciatura e fustellatura, purtroppo non fu facile e quando riuscii ad averne un blocco, trovai anche un secondo falso differente dal primo ed entrambi furono oggetto di un mio articolo corredato delle opportune descrizioni il quale fu pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 236, gennaio 2014, e su Il Postalista il 21.3.2014. Del secondo falso, riuscito non molto bene per via di numerose e piccole falle di stampa, ne fu trovata una seconda edizione migliorata nella cura della stampa dopo qualche mese. In questo articolo non è descritto questo ultimo ritrovamento, ma le caratteristiche sono identiche a parte le imperfezioni di stampa.
Molti lettori ricorderanno che poco più di un anno fa la polizia ha sequestrato a Napoli circa 10.000 francobolli falsi ed in bella mostra, nelle riprese televisive, comparivano diversi fogli del 75 cent. A me non era sfuggito il fatto che quei francobolli falsi erano del tipo con fustellatura ad ondine larghe. Dopo il servizio televisivo, questo falso l’ho cercato per lungo tempo, sembrava introvabile; alla fine, i miei sforzi sono stati coronati da successo e ne sono entrati in possesso di pochi pezzi (figura 1).
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In effetti, l’osservazione attraverso lo schermo televisivo non mi aveva ingannato, si trattava proprio di questo francobollo di cui avevo fatto una news nel 2012. Nel 2014 sono riuscito a trovarne altri (figura 2), ma ironia del destino, questi erano differenti, e più precisamente, del tipo a fustellatura di passo 11 simile agli originali.
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Avete capito bene, quest’ultimo ritrovamento è parente stretto dei falsi di Posta Italiana che ho trattato nel mio articolo “Posta Italiana: facili da falsificare” pubblicato nel numero 215 del febbraio 2012 de Il Francobollo Incatenato.
Nella figura 3 è invece riportato l’originale.
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Quali sono le caratteristiche dei due falsi e le loro differenze con l’originale?
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Descrizione dei falsi e confronto con l’originale
Al solito il falso della figura 1 è stampato in offset. Decisamente piatto nella stampa con colori leggermente più chiari rispetto all’originale. La microscrittura è costituita da tanti puntini variamente colorati che ne danno un’idea molto lontana. La fustellatura è di passo 10 e ha forma ondulata. Inoltre, in tutti i valori in nostro possesso (provengono tutti dallo stesso foglio) le scie verdi sono sempre più corte di quelle rosse e la carta è bianca brillante e molto lucida. Questi ultimi due caratteri sono tipici del falso da 0,60 che ho chiamato terzo tipo e che ho descritto in “Mamma mia quanti falsi!”.
Il falso di figura 2 è stato anch’esso eseguito in offset, ma con modalità di stampa decisamente più curata, la fustellatura è di passo 11, come negli originali, la microscrittura è fedele all’originale per quanto riguarda le parole, ma differente sia nella cura della stampa che nel colore utilizzato. La carta è bianca, opaca, più resistente del precedente alla flessione tra le dita; la carta siliconata di supporto è bianca. Questa imitazione corrisponde ai falsi che ho definito di IV tipo in “Mamma mia quanti falsi!”. Questa imitazione ha inoltre una caratteristica molto particolare: è piena di piccoli difetti di stampa, si tratta di grumi di colore che hanno impedito il contatto del cliché intorno al grumo; i difetti quindi appaiono come punti di colore che interrompono la stampa intorno al grumo. Nelle figure 4 e 5 ne sono riportati due esempi. Quasi tutti i francobolli ne sono affetti, spesso con più difetti coesistenti nello stesso francobollo.
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Si tratta di una stampa molto poco curata. Questo falso presenta anche un particolare evolutivo rispetto ai fratelli del 2011. Ricorderete infatti che per conferire l’effetto rilievo alla serie precedente, i falsari usarono una vernice plastificata a grumi (embossing digitale o vernice UV), a dire il vero un po’ troppo grandi ed era palese sotto i polpastrelli l’eccesso di rugosità. Con questo nuovo falso è stata usata ancora questa vernice trasparente, ma le asperità sono molto più piccoli dei precedenti. Questo accorgimento simula molto meglio l’effetto della calcografia rispetto alle imitazioni del 2011. Resta comunque evidente anche per i meno esperti la differenza con un confronto tattile in contemporanea tra l’imitazione e l’originale. L’embossing digitale è un sottile strato di vernice UV ad asciugatura rapida ed usata in modo particolare. La stampa infatti assume un aspetto tridimensionale percepibile sotto il tocco delle dita, grazie a questa vernice trasparente che, asciugandosi, resta in rilievo. con la vernice UV è possibile ottenere un aspetto lucido, opaco oppure granuloso, a seconda del risultato finale desiderato.
Ma vediamo un po’ le differenze tra i due falsi e l’originale. Per il confronto riporto solo tre particolari che ritengo più che sufficienti per realizzare le differenze, in ciascuna figura in alto c’è sempre l’originale. Nella figura 6 sono riportate le tre cartelle grandi e si vede molto bene la puntinatura del primo tipo che sostituisce la microscrittura; il secondo tipo, invece, per quanto molto simile all’originale (ci sono anche le iniziali del Poligrafico) pur tuttavia le lettere sono meno nitide e la microscrittura è meno regolare.
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Lo steso vale per la scritta Posteitaliane, i caratteri descritti per la figura 6 li ritroviamo identici nelle successive figure 7 e 8.
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Il quadrettato che riempie le singole lettere è molto nitido negli originali, al solito, un puntinato indecifrabile nel primo tipo, mentre, nel secondo tipo falso è stato usato il quadrettato, ma si vede molto bene la minore nitidezza. In questo caso si può notare anche una differente dimensione delle singole lettere, specialmente le “a” e la “e” di italiane. Le altre scritte che non presento in immagine hanno le stesse caratteristiche ora descritte. Un particolare cenno merita la scritta del valore € 0,75. Questa presenta sempre le medesime caratteristiche descritte per le due figure precedenti, ma in più mette in evidenza la vernice trasparente (Embossing digitale) soprastante il colore viola. Nella figura 8 si vede traslata verso sinistra ed in basso l’immagine trasparente della scritta € 0,75 formata da una serie di puntini incolonnati a simulare un rigato verticale. Questa vernice trasparente conferisce al disegno l’effetto rilievo della stampa calcografica. Tutte le parti in colore della stampa di questo secondo tipo hanno la vernice trasparente a piccoli puntini. Bisogna riconoscere che questi falsari ce l’hanno messa tutta la loro inventiva per realizzare una simulazione che potesse essere facilmente confusa con l’originale, ma questa di conferire l’effetto rilievo alla stampa penso che possa essere considerato un “eccesso di zelo” perché, per dirla in modo molto pratico, ritengo che nessun dipendente postale, tra quelli addetti alla lavorazione della corrispondenza, possa avere il tempo di verificare l’autenticità di tutti i francobolli delle missive lavorate all’interno di un CMP. Ultima nota è il differente carattere del “5” nel primo tipo.
POSTA ITALIANA: IL 70 CENTESIMI FALSO DEL III TIPO
Nicola Luciano Cipriani
In questo articolo presento il 70 cent falso del 3° tipo. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Si tratta di un precedente articolo aggiornato in base alle novità che ho riconosciuto relative al metodo di stampa chiamato embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 239, aprile 2014.
Premessa
Nel numero 238 de Il Francobollo Incatenato avevo dato la notizia del falso 70 cent. di posta italiana del IV tipo, quello cioè fatto veramente bene. Subito dopo la pubblicazione, mi è stato inviato un ulteriore falso che però è attribuibile al III tipo (figura 1). L’articolo completo sui due falsi è pubblicato su Il Postalista (Ne aspettavamo uno ed invece sono arrivati due falsi da 70 cent.), attraverso il quale ho avuto questo nuovo falso. Non posso però esimermi dal diffondere a tutti i nostri soci le caratteristiche di questo francobollo la cui notizia è stata data attraverso una news del 14 marzo 2014. Le immagini sono correlabili con la sequenza dei falsi presentata nel mio precedente articolo “Mamma mia quanti falsi” ( Il Francobollo Incatenato n. 222) e articoli successivi di falsi della stessa serie. In quella occasione presentai quattro differenti falsi, ma i primi due tipi sono scomparsi o sostituiti dai secondi i quali continuano ad essere stampati ad ogni variazione tariffaria di Poste Italiane.
Il falso del 3° tipo si riconosce molto facilmente per la fustellatura ad ondine larghe di passo 10, mentre quello del 4° tipo ha la fustellatura molto simile all’originale.
Nelle immagini che presento, l’originale è sempre in alto o a sinistra, a seguire il falso del 3° e 4° tipo.
Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e le imitazioni. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.
Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografico. Da notare che nelle due imitazioni non corrispondono le larghezze. Già da queste prime due immagini possiamo notare che, mentre, il falso del 3° tipo si distingue facilmente dall’originale per la puntinatura che riempie i caratteri a stampa, quello del 4° tipo, anche con questo forte ingrandimento, ne appare decisamente simile, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti.
Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande.
Si nota molto bene il solito puntinato dei falsi del 3° tipo , mentre, nel 4° si nota il minore spessore dei font di stampa rispetto all’originale; questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Entrambi i falsi sono stati stampati in offset o fotolito, ma differiscono tra loro per l’uso dell’embossing digitale nel 4° tipo. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente individuabile e distinguibile da quello originale, mentre in questo falso i bozzoli plastici sono stati ridotti di dimensioni e la rugosità è meno palpabile.
Questa nuova versione di embossing riduce la differenza con la vera calcografia e rende più difficoltoso il suo riconoscimento, ma non impossibile. questo carattere, unito alla tipologia di stampa (offset) danno sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale (in alto) appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che, per rifrazione/riflessione, muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Tutte le scritte ed il disegno sono ricoperti da questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la T di italia.
In parallelo, le immagini mostrano le scritte del falso 3° tipo sempre costituite da un insieme irregolare di puntini colorati.
Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8). Nell’originale la busta è del medesimo colore delle scritte ed è ricoperta sempre dalla vernice dorata metallizzata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente. Nelle imitazioni il colore di base uguale alle scritte è sempre assente, come pure la doratura; la busta ha un colore che simula l’originale che è ricoperto dalla vernice plastica (embossing digitale o verniciatura UV).
Nella figura 9, invece, a parte il puntinato nel falso 3° tipo, non ci sono grandi differenze da evidenziare tra le scie, c’è però da dire che l’inchiostro utilizzato non è mai proprio vicino ai toni dell’originale, pur nelle sue variazioni riscontrate nei differenti lotti di stampa.
Se c’è del fuori registro con la copertura di embossing digitale, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente della copertura plastica.
La figura 10 mostra chiaramente caratteri differenti e in grassetto nel falso 3° tipo; “ROMA” risulta spostata leggermente a sinistra tanto da far diminuire la lunghezza totale dela scritta. si nota anche una leggera differenza, direi, non significativa di tono del rosso rispetto all’originale. nel 4° tipo è inoltre anche visibile, a causa del leggero ma spesso presente fuori registro tra l’embossing e l’offset, il contorno grigino dei caratteri prodotto dalla riflessione/rifrazione della luce dello scanner sull’embossing digitale.
Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette ancor più in evidenza.
Nella figura 11 è riportato il confronto tra le fustellature e possiamo notare le classiche ondine dei falsi del 3° tipo; nel 4° tipo , invece, questo carattere è stato migliorato.
Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale. Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura in questo tipo di falsi non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti differisce dall’originale.
Nelle ultime due figure sono riportate la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).
In entrambi i falsi (3° tipo al centro delle figure ed il 4° a destra o in basso) le tracciature sono molto incise e decisamente differenti sia tra loro che rispetto all’originale (sempre in alto nelle due figure). Anche questo carattere è stato migliorato nel 4° tipo, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali. Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto che tende ad incidere anche il foglio siliconato sottostante; questo fatto indebolisce quasi sempre la rigidità del foglio. Da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che in entrambe le imitazione non esiste se non casualmente.
MAMMA MIA QUANTI FALSI DA 0,60 DI POSTA ITALIANA!
Premessa
questo é un articolo che raccoglie tutti i falsi da 0,60 di Posta Italiana e li mette a confronto con l’originale. Sono prese in considerazione tutti gli elementi che compongono la vignetta. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 222, ottobre 2010, e su Il Postalista il 7.03.2014.
Introduzione
Purtroppo devo ripetermi. Quando, il 7 luglio 2009 uscì la nuova ordinaria di Posta Italiana, dissi subito e con chiarezza che questi francobolli sarebbero stati facilmente falsificabili. Con puntualità la cosa è stata realizzata anche se in vario modo, come vedremo più avanti. Di certo, bisogna riconoscere che il titolo dato a questo articolo parla da sé. Quando vengono prodotti francobolli falsi, è difficile avere l’opportunità di accorgersene sin dall’inizio; in genere ci si rende conto solo quando capita una missiva tra le mani di qualche collezionista oppure se qualche smerciatore li propone a livello collezionistico cosa che, bisogna riconoscere, succede sempre più spesso. La prima segnalazione di un falso di Posta Italiana risale al 5 giugno 2010 (figura 1), da quanto tempo era in circolazione? Il suo ritrovamento fu realmente casuale, come comunicato da Diego Carrarosul n. 199 de Il Francobollo Incatenato.
Questo falso è decisamente grossolano e mal fatto, facilmente riconoscibile nel colore della busta volante e nella fustellatura fatta ad ondine con passo 10. Vedremo più avanti gli altri elementi distintivi. Non è facile stabilire la cronologia delle comparse sul mercato dei francobolli falsi di questa emissione, come non è facile stabilire la data di immissione sul mercato; dobbiamo, come al solito, basarci sulle date dei documenti postali che riusciamo ad individuare. Su questa base, possiamo dire che le imitazioni sono comparse tutte tra il 2010 ed il 2011, forse, solo quello denominato III tipo potrebbe essere stato distribuito nel 2011 in quanto il ritrovamento è di questa primavera (segnalazione del nostro socio C. C.). Sicuramente i falsari si sono messi all’opera subito dopo l’emissione della nuova ordinaria. Ad ogni modo del II tipo abbiamo notizia di ritrovamenti su bustoni (figura 2) e fuori tariffa (€ 1,80) nel corso del 2011 e qualche lettera primo porto ed una secondo porto con l’aggiunta di un 20 cent. di Posta Italiana
Di tutti questi falsi sono noti solo i valori da 60 cent.; tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono comparsi ulteriori falsi, molto insidiosi per il livello dell’imitazione, di tutti i valori, ad eccezione dei piccoli (5, 10 e 20 cent.) e di quello da 75 cent. Chiamerò IV tipo questi ultimi, anche se probabilmente non lo sono cronologicamente; ho preferito descrivere in successione gli altri tre tipi che ben si differenziano da questi ultimi, anche se il terzo tipo ha caratteristiche proprie. Delle imitazioni del IV tipo ho pubblicato una descrizione ne: Il francobollo Incatenato n. 215. A seguire le immagini del III eIV tipo.
Nel proseguo del testo, per la descrizione delle differenze tra questi francobolli presenterò prima sempre l’originale e, a seguire, i tipi I, II, III e IV.
Parliamo innanzitutto della carta, quella del I tipo è lucida, morbida, e bianca, inoltre, essa non oppone resistenza piegandola dolcemente tra le dita. Per questo falso non ho potuto visionare le caratteristiche della carta siliconata di supporto. Le caratteristiche della carta del francobollo del II tipo sono molto simili a quella del I tipo, inoltre la carta siliconata di supporto è bianca brillante. Quella del francobollo del III tipo invece è molto più lucida, bianca e leggermente più resistente alla flessione, inoltre, quella siliconata di supporto è bianca opaca, quasi grigina. La carta dei francobolli del IV tipo, invece, è bianca, opaca, più resistente dei precedenti alla flessione tra le dita la carta siliconata di supporto è bianca, con tonalità compresa tra quella del II e III tipo. Di tutte queste imitazioni, quella che presenta le caratteristiche della carta più simile all’originale è decisamente l’imitazione del IV tipo. Nell’originale infatti riscontriamo sia la carta semilucida (prime tirature) che opaca (tirature più recenti), ma, sempre abbastanza resistente alla flessione. Il supporto siliconato è quasi sempre bianco, ma mai smorto o brillante.
La stampa in nessuna imitazione è in calcografia, direi tutte in offset. In particolare i tipi I e II hanno il tratto pieno per i contorni e le linee, mentre per i riempimenti è stato usato un retino piuttosto grosso a pallini con una densità del 50% circa. Anche il III tipo è stato stampato in offset, ma con retini molto fini e a più colori; questo carattere si vede bene negli ingrandimenti delle figure 5, 6, 7, 8 e 9.
Il quarto tipo si differenzia dalle prime tre imitazioni, la stampa è sempre a tratto pieno e per i riempimenti della busta e delle scie è stato usato un retino a maglia quadrate, molto simile all’originale, ma con inclinazione leggermente differente. Come detto queste imitazioni sono molto vicine all’originale e possono passare facilmente inosservate; i falsari hanno anche adottato un accorgimento che simula la calcografia: su tutte le parti del disegno è stata sovrapposta una speciale vernice trasparente che ha prodotto microscopici globosità superficiali (stama a verniciatura UV o embossing digitale) che producono l’effetto delle asperità della calcografia. In taluni esemplari l’effetto è eccessivo, ma in altri anche questo carattere si avvicina molto all’originale. Nella figura 5 è messa a confronto lamicroscrittura.
Nelle imitazioni del I, II tipo è leggibile la microscrittura e mancano le lettere nascoste “IPZS” disperse nel testo. Le righe sono 9 anziché 8 e la prima parola è EPOSTE, con la gambina della N precedente appena accennata e mal definibile per l’interferenza della cornice, anziché POSTE. Nel III tipo la microscrittura è sostituita da una massa informe di puntini colorati con prevalente tonalità del blu. Infine, il IV tipo ha la microscrittura su 8 righe e con le lettere nascoste “IPZS”, il tutto è molto simile all’originale. La cartella piccola posta a sinistra della scritta “Posta Italiana” (figura 6) presenta le stesse caratteristiche di quelladestra.
Anche in questo caso il I e II tipo sono molto simili e la prima parola è ANEPO anziché POSTEIT.
Il valore facciale “€ 0,60” (figura 7) conferma similitudini e differenze viste fino ad ora: il I e II tipo sono identici nelle linee generali differendo tra loro solo per la inchiostrazione un po’ più pesante; in questo caso si può notare, rispetto all’originale, la differente forma del simbolo dell’euro, leggermente ellittica, e quella delle cifre: lo “0” più stretto ed il “6” con l’occhiello più piccolo e la curva alta più accentuata. Il III ed il IV tipo, invece, sono molto simili all’originale.
Anche le figure 8, 9 e 10 ripropongono le conferme delle similitudini e differenze riscontrate: I e II tipo uguali tra loro, il III differente da tutti ed il IV simile all’originale.
Un discorso a parte merita la tracciatura (perforazione a tratteggio) e la fustellatura (figura 11). La tracciatura dei tipi II e III è identica: 2 mm di linea forata e 1 mm intatto. Del primo tipo non ho elementi per effettuare le misure, ma penso che possa essere ipotizzata la sua appartenenza a questo gruppo per le forti similitudini con il II tipo. Il IV tipo ha invece 3 mm, in verticale, e 3,5, in orizzontale, di tratto tagliato e 1 intatto. L’originale ha, invece, 2,5 e 0,5.
Anche la fustellatura conferma ulteriormente differenze e similitudini riscontrate nell’analisi di questi falsi, in particolare è da notare che i fustellatori utilizzati per i tipi I, II e III sono identici sia nel passo (10), sia nella modalità del taglio. Si tratta, infatti, di segmenti di fustellatori lineari separati tra loro ed accostati in modo da comporre il rettangolo che delimita il francobollo, essi sono probabilmente montati su un unico telaio. Agli angoli del francobollo si vede bene la non continuità del taglio. Il fustellatore del IV tipo è, invece, costituito da un unico elemento rettangolare che taglia come una lama in continuo il contorno del francobollo. La similitudine con l’originale è elevata e non facilmente distinguibile. La misura del passo ha fornito il valore 11,25 (contro 11 dell’originale), ma più che questo valore, è indicativa la forma dei denti, sia di quello grande in corrispondenza degli angoli, sia degli altri. intendiamoci, non si tratta di evidenti differenze, però il dente d’angolo è più tondo, mentre, gli altri sono leggermente più appuntiti rispetto aglioriginali.
Per concludere resta solo da dire che, con un buon grado di certezza, i tipi I e II sono stati eseguiti dalla stessa mano e che le differenze di colore sono dovute solo ad una differente inchiostrazione; le leggere differenze di tonalità cromatiche che si riscontrano nel rosso (che appare più violaceo nel I tipo) non le ritengo diagnostiche e penso che questi due falsi debbano essere considerati due tipi di una stessa produzione. Il III tipo differisce molto dai primi due e non ci sono elementi diagnostici per attribuirlo alla stessa mano dei precedenti, anche se non si può escludere una evoluzione della tipologia di stampa, ma sarei propenso a tenerlo separato. Il IV tipo è da tenere distinto dai precedenti in quanto eseguito con tecniche decisamente differenti. Come già esposto, la sua elevata similitudine con l’originale lo rende veramente molto insidioso, può passare non solo molto facilmente per posta, anche se sottoposto a controlli visivi, ma anche essere scartato per apparire poco interessante agli occhi di molti collezionisti.
POSTA ITALIANA: FACILI DA FALSIFICARE
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Premessa
Questo articolo descrive le caratteristiche della prima emissione, quella del 7 luglio 2009, che dopo circa un anno o poco più è stata falsificata e distribuita a piene mani sul territorio nazionale. Parlo dei valori da 0.60, 1.40, 1.50 e 2.00 euro. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è chiamata tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 215 febbraio 2012.
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Introduzione
Quando il 7 luglio del 2009 fu emessa la nuova ordinaria e ne comperai subito un paio di serie, dissi con estrema chiarezza che questa ordinaria sarebbe stata facilissima da falsificare. Aggiunsi anche che già solo facendo una fotocopia su delle semplici etichette adesive la missiva sarebbe sicuramente passata per posta. Chi ha ideato questi francobolli si è preoccupato moltissimo di usare tecniche all’avanguardia e antisofisticazione come gli inchiostri metallici, ma pare che non si sia preoccupato minimamente di comporre un disegno difficilmente imitabile. Imitare questa serie è veramente alla portata di tutti tant’è che già nel giugno del 2010 è stato ritrovato un falso grossolano dello 0,60 (Il Francobollo Incatenato, n. 199 – settembre 2010) e chi sa da quanto tempo prima era in circolazione. Quel falso era veramente grossolano. Tra la fine del 2011 e l’inizio di quest’anno sono stati ritrovati altri falsi, questa volta in serie completa, mancherebbe solo il 75 cent, a parte i tagli di piccolo valore, ma questo è un valore molto poco usato rispetto agli altri e, forse, i falsari non lo hanno preso in considerazione. In realtà poi verrà ritrovato anche il valore da 0,75. Questi falsi però sono presenti sul mercato da oltre un anno. Come faccio a saperlo? Semplice, nello studiarli ho ripreso alcuni bordi di foglio del mio archivio per un confronto delle scritte di bordo e mi sono accorto che un bordo destro dello 0,60 in mio possesso dall’autunno del 2010 è identico a questi falsi. Questo bordo di foglio fa parte di due strisce acquistate perché appartenenti alla terza tiratura (Il francobollo Incatenato, n. 201 – novembre 2010); una è autentica, l’altra no. La differenza a dire il vero, già allora, era quasi inesistente. Con il senno del poi invece ho potuto attribuire ai falsi anche questa striscia.
Prima di entrare nella descrizione dettagliata di questi falsi, ed in base alle poche righe sopra, vi sarete già resi conto che sono fatti veramente bene ed a colpo d’occhio non è possibile riconoscerli. Certamente un occhio ed un dito esperti, ma anche sempre molto attenti, difficilmente potranno essere ingannati, ma bisogna essere veramente attenti ai particolari perché è veramente molto facile non accorgersi di nulla. Vedremo più oltre quali sono gli elementi distintivi.
Nel mio precedente articolo (Ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo – in questo numero del notiziario) avevo iniziato ironicamente a parlare con i falsari, poi ci ho ripensato ed ho cancellato quella parte perché mi era sembrata un po’ eccessiva. Questa idea però l’avevo nel cervello da tempo perché con i continui articoli, non solo miei, in cui sono state descritte le differenze tra falsi ed originali, si stava in pratica dando involontariamente le correzioni per fare un falso irriconoscibile. Questo dubbio mi pervade sempre quando scrivo un articolo di questo tipo, non solo per i falsi in frode postale, ma anche per quelli da collezione. In sostanza nella mia fantasia rimproveravo ironicamente i falsari per essere dei cattivi studenti (scusate, ma esce fuori la mia anima di docente) in quanto hanno cercato di aggiustare continuamente il tiro sui falsi dei prioritari senza mai avvicinarsi più di tanto alla realtà. L’elemento più difficoltoso è stata la fustellatura, quasi sempre molto differente dal francobollo vero, ma certamente anche i caratteri di stampa sono stati approssimati. Anche il primo falso del 2010 della nuova ordinaria è lontano mille miglia dalla realtà. Questa volta però i falsari mi devono aver letto nel cervello, quel rimprovero ironico e taciuto deve essere stato in qualche modo ascoltato: questi nuovi falsi sono veramente fatti bene. Complimenti signori falsari!
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Presentazione della serie contraffatta
Allora è arrivato il momento di entrare nel vivo della descrizione. Prima di tutto ve li presento in confronto con gli originali, nella figura 1, in basso ci sono i falsi. Come potete notare, a parte la leggera differenza di tono di colore che può rientrare nelle normali variazioni cromatiche di una ordinaria, per il resto non si notano differenze di alcun tipo.
Si può notare anche la differenza di quadratura della perforazione a tratteggio che è irregolare nelle imitazioni, mentre produce rettangoli perfetti negli autentici. Ma questo è un particolare che si può notare perché nella figura c’è un confronto diretto, in condizioni normali passa inosservato, anch’io l’ho notato solo dopo aver composto l’immagine. I fogli interi si presentano nello stesso modo degli originali, finanche il codice della numerazione progressiva di colore nero che è ballerino: talora più alto, talora più basso. Ma proprio questo appare l’elemento più evidente, il tratto pieno della stampa stride fortemente con il retinato dell’originale. Le barrette originali del codice, a causa della retinatura, hanno l’aspetto leggermente ondulato, come se fossero fatti a mano, mentre, quelle falsificate sono perfettamente diritte e nette; la stessa considerazione vale per lettere e cifre del codice alfanumerico. Triangoli e barrette di colore presenti lungo il bordo basso destro non mostrano invece alcuna apparente anomalia, né diverso appare il codice a barre di colore verde a parte la tonalità leggermente differente. Nel proseguo del testo il confronto è fatto con un valore autentico da 0,60 della terza tiratura, ovvero quella con stampa sottile a cui l’imitazione si avvicina di più.
La carta – questa volta i falsari hanno scelto anche una carta adeguata, però non è la stessa del Poligrafico. Le leggerissime differenze sono il colore meno bianco ed è anche appena più morbida di quella originale. Anche in questo caso le differenze si possono notare solo con un confronto diretto. La carta è anche un po’ meno brillante, ma questo carattere è molto variabile anche negli originali.
La stampa – i falsi sono stati stampati in offset a tratto pieno, la differenza con gli originali si può notare solo con una lente (8 o 10x), a occhio non si vede nulla. La stampa calcografica ha un certo rilievo ed al tatto si rileva abbastanza bene una certa debole ed omogenea asperità, mentre la stampa offset è piatta e liscia; in questi falsi però la differenza con la calcografia potrebbe passare inosservata perché il tocco di classe dei falsari è stato quello di sovrapporre la stampa con una vernice densa e trasparente che ha l’aspetto di un liquido coagulato ed essiccato (figura 2).
In pratica è grossolanamente bozzolosa ed al passaggio del dito si percepisce come stampa a rilievo. In gergo tecnico questa vernice si chiama embossing digitale o vernice UV; si tratta di una vernice che lascia volutamente globosità diffusa e più o meno regolare la quale con l’essiccamento lascia queste asperità intatte. L’embossing digitale usato per queste imitazioni produce però un effetto un po’ esagerato e dal confronto si percepisce subito la differenza. La vernice trasparente, inoltre, rende più confusa la stampa sottostante, ha l’aspetto di un film di plastica che ricopre la stampa a colori ed ha una certa brillantezza che si nota con facilità, ma sempre andando a guardare in modo specifico e, soprattutto, occorre un buon occhio. Ma se non è facile riconoscere queste imitazioni facendo attenzione a questi particolari, è certamente più facile se si osservano le linee diritte del codice a barre nero sul bordo destro. C’è da dire anche che la stampa calcografica ha spesso falle dovute a mancanze di inchiostro, cosa che l’offset ha molto più difficilmente. Questo carattere è molto frequente nei francobolli originali come misi in risalto poco dopo l’emissione (Il Francobollo Incatenato, n. 195 – Aprile 2010).
La scritta “Postaiteliane”, che ho spezzato per comodità di impaginazione nelle figure 3 e 4, pur essendo molto fedele nelle dimensioni e nei caratteri, mostra una certa opacità della stampa, inoltre il quadrettato azzurro interno alle lettere chiude maggiormente i quadratini bianchi e non è nella giusta posizione di corrispondenza con l’originale in molte lettere; infine, queste ultime, nell’imitazione sono leggermente più grasse.
La microscrittura è stata molto decantata dalle Autorità come un importante elemento antisofisticazioni, sicuramente lo è utilizzando la calcografia ed inchiostri particolarmente costosi, ma come ho già scritto in altre occasioni, i falsari utilizzano strumenti e metodi meno costosi per fare imitazioni quanto più possibile vicine agli originali. Quindi la microscrittura e tutti gli altri elementi utilizzati, non sono e non possono essere considerati un deterrente contro le falsificazioni. Più che i materiali, è necessario adottare un disegno che possa essere difficilmente contraffatto tanto che eventuali tentativi portino sempre a risultati molto diversi dall’originale.
Nelle figure 5 e 6 sono riportate le due cartelle con la microscrittura.
Nella cartella piccola di sinistra si vede molto bene come la stampa calcografica dell’originale (a sinistra nella figura) sia molto pulita e brillante grazie alla tecnica speciale in dotazione al Poligrafico, mentre nell’immagine di destra risalta in modo netto l’opacità e la irregolarità della stampa offset. Nella figura 6 in particolare si nota come i falsari siano stati attenti anche a riprodurre le lettere aggiunte (IPZS) e intercalate nella microscrittura. Anche questo fu pensato come elemento che avrebbe agevolato il riconoscimento dei falsi. Ma non credo che i falsari seguano le informazioni filateliche, o forse può anche darsi, ma è evidente, dalla fedeltà della riproduzione di queste due figure che l’immagine è stata ripresa fotograficamente (o tramite scanner). Si possono notare leggerissime variazioni nella distanza tra le lettere, ma ritengo che queste minime differenze possano rientrare nella preparazione della riproduzione delle immagini.
La scritta “ITALIA”, con “A. CIABURRO” subito sotto, (figura 7) presenta le stesse differenze già descritte per “Posteiteliane”, qui si nota maggiormente la non corrispondenza del quadrettato dell’imitazione (in basso nella figura).
Anche il nome dell’incisore presenta le stesse caratteristiche di opacità, in questo caso si nota anche una maggiore irregolarità del contorno delle lettere nell’imitazione e una certa differenza nella forma delle “R”: l’imitazione ha l’occhiello superiore più piccolo. La scritta € 0,60 (figura 8) presenta le maggiori differenze di tonalità di tutte le scritte; in questo caso, infatti, le linee del quadrettato azzurro sono leggermente più sottili e, conseguentemente, i quadrati bianchi più grandi; nell’insieme si ha l’impressione che il colore sia più chiaro
Le cifre sono leggermente più strette, ma le differenze maggiori si osservano nella virgola, che è più diritta nell’imitazione, e nel “6” che nell’imitazione ha l’occhiello più tondo. Nel complesso il quadrettato è corrispondente all’originale. Le scritte in ditta (I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA) (figura 9) sono fatte molto bene, hanno gli stessi caratteri, ma sono decisamente molto più sottili.
Che dire delle scie: decisamente fatte bene! Ma una piccola differenza c’è, si tratta proprio del classico pelo: il retinato della imitazione non è perfetto, l’angolo tra le linee non è proprio di 90° come nell’originale. Per il resto hanno la stessa geometria, sia quelle verdi che quelle rosse (figure 10 e 11). Nelle scie rosse notiamo anche una piccola falla di stampa nell’angolo destro della scia in basso, si tratta di una falla casuale ed anche comune in calcografia, cosa che l’offset difficilmente presenta.
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La fustellatura e la perforazione a tratteggio – gli ultimi due caratteri analizzati che completano questa descrizione sono la fustellatura (figura 12) e la perforazione a tratteggio (figura 13).
La fustellatura per quanto simile all’originale, presenta degli indubbi caratteri distintivi. L’elemento più decisivo è il grande dente presente nei quattro angoli che nell’imitazione è leggermente più grande ma decisamente arrotondato rispetto all’originale che invece è più squadrato ed appuntito. Questo elemento aiuta molto nel riconoscimento di esemplari usati e su busta; per i nuovi aiuta sempre la fustellatura nel suo complesso che appare molto incisa ed irregolare nell’imitazione. L’originale ha il taglio molto pulito e leggero tanto che la scansione non lo mette molto in evidenza, nell’imitazione invece, oltre ad essere irregolare è anche molto pesante. Anche il passo non è proprio perfetto, nella figura 12 sono stati allineati i due primi denti di sinistra e si nota come a destra ci sia una leggera discrepanza, non rilevabile con l’odontometro. Un altro carattere fino ad ora trascurato è la perforazione a tratteggio, da molti chiamata tracciatura. Questo elemento è decisamente distintivo; nella imitazione i tagli verticali ed orizzontali sono uguali, lunghi e profondi ed inoltre quelli orizzontali terminano al contatto con quelli verticali. Nell’originale invece i tagli verticali sono più lunghi di quelli orizzontali, sono poco incisi e questi ultimi attraversano quelli verticali incrociandosi. I caratteri di fustellatura e di perforazione a tratteggio di questi falsi sono esattamente identici a quelli riscontrati nei falsi prioritari del 2011. questa coincidenza non può essere casuale, certamente il nesso è più significativo e non può che condurre alla convinzione che i falsari siano gli stessi. Ricordo infatti che gli ultimi falsi prioritari sono fatti anch’essi molto bene e per molti facilmente confondibili con gli originali. Anche questo sembra essere un parallelo non casuale con i falsi trattati in questo articolo. C’è da dire che il disegno e le caratteristiche di stampa dei prioritari sono stati un duro campo di lavoro per i falsari, cosa che invece non sembra essere per la serie ordinaria di Posta Italiana.