LA LIRA ITALIANA – FOGLIETTO FALSO
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Nicola Luciano Cipriani
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Il 23 marzo 2012, in occasione del 150° anniversario della unificazione del sistema monetario italiano, è stata emessa una serie di tre francobolli in foglietto (figura 1). Infatti il 24 agosto 1862 Vittorio Emanuele II firmò la legge di unificazione del sistema monetario nazionale e la Lira sostituì le monete precedenti degli Stati che aderirono o furono conquistati sino a quel momento (Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia n. 788, GU n. 209 del 3.9.62)
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Ricordo che l’adozione della Lira come moneta dell’Italia unita ha avuto tre fasi legate alla acquisizione/conquista dei territori che mancavano alla unificazione nazionale:
I – Annessioni e conquiste del 1861 (Legge 24.8.1862). Per l’unificazione monetaria di questi territori al Regno d’Italia è stato emesso il foglietto in questione nel suo 150° anniversario.
II – Conquista del territorio laziale dello Stato Pontificio a seguito dei fatti del 1870.
Da ricordare che nel 1866, con l’editto del 18 giugno, il sistema monetario pontificio aveva adottato la «Lira Pontificia» equiparata in valore a quella italiana. La Lira Italiana è stata invece ratificata nel Lazio con Regio Decreto del 13 ottobre 1970, art. 15 (G.U. n. 285 – Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia n. 5920, GU n. 285 del 16.10.70).
III – Conquista delle Terre Redente (Trentino Alto Adige, Friuli, Dalmazia, ecc.) con la conclusione della I guerra Mondiale. Nel 1919, il Comando Supremo del Regio Esercito, con l’Ordinanza del 31 marzo, conferisce corso legale alla valuta italiana in Trentino e Venezia Giulia a partire dal 10 aprile successivo.
Orbene, di questo foglietto gira un falso che penso possa stimolare i collezionisti di varietà. L’ho avuto da un collezionista che ringrazio per l’informazione. Non so se gira anche la versione completa, ma penso sia molto probabile. La varietà consiste nella mancanza della stampa del colore ocra e della perforazione (figura 2). Si tratta effettivamente di due mancanze contemporanee sullo stesso oggetto che sono molto accattivanti e per le quale molti collezionisti ne potrebbero realmente essere attratti. Non conosco il prezzo di commercializzazione, ma certamente non viene regalato.
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A prima vista, l’imitazione appare di buona fattura, il colore grigio è stato riprodotto abbastanza fedelmente, anche se non troppo, e con molta facilità si può essere ingannati e prenderlo per buono. Ma chi mi legge potrà stare tranquillo perché riconoscere i suoi caratteri non originali è veramente molto facile: basta avere una lente, consigliata quella 10x, il falso è stato eseguito in off-set.
Come si può notare, il colore grigio non è proprio identico, ha un tono spinto un po’ verso il nero anziché verso il blu; però siamo abituati con le emissioni degli ultimi anni che spesso presentano leggere differenze di toni di colore dovuti a lotti di stampa effettuati in tempi differenti. Ma vediamone le caratteristiche che possono aiutare i collezionisti più attenti.
Come molti sanno, il Poligrafico dello Stato, utilizza due sole macchine per la stampa dei francobolli, una per quelli da eseguire in calcografia e la seconda per quelli in rotocalcografia. Il Poligrafico dello Stato, non utilizza il sistema off-sett per i francobolli da circa 30 anni e, quando lo ha utilizzato in precedenza è stato sempre in contemporanea con altri sistemi (v. Castelli). Dall’autunno del 2003 all’IPZS sono state acquisite due nuove macchine Goebel, una per la rotocalcografia ed una per la calcografia. Il sistema rotocalcografico è quello più frequentemente usato per i commemorativi ed il nostro foglietto è uno di questi. I francobolli stampati presso l’IPZS con il sistema rotocalcografico presentano i colori a tutto pieno o leggermente e casualmente screziati da deboli attenuazioni di colore, non vengono utilizzate forme di retinatura. Quindi questo dato consente di riconoscere un falso in modo immediato, naturalmente bisogna masticare un po’ di metodologie di stampa. Però, a parte questa conoscenza che tutti possono acquisire, sapere che il colore deve essere pieno e non con tanti minuti pallini bianchi, o di colore, può essere più che sufficiente per non farsi rubare un po’ di soldini.
In figura 3, riproduco a sinistra un particolare del primo francobollo del foglietto originale, mentre a destra il suo corrispondente dell’imitazione. Quanto spiegato poco sopra, è particolarmente evidente se si osserva la barretta verticale grigia, ma c’è da dire qualcosa in più in merito anche ai caratteri delle scritte. Quelle eseguite in calcografia dell’originale sono ben nitide perché il carattere è pieno; quelle dell’imitazione invece hanno i contorni irregolari tanto da dare l’idea di una stampa fatta male, questo è l’effetto che produce il retino con i suoi piccolissimi pallini bianchi.
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Per meglio evidenziare la retinatura, mostro il confronto della stampa dell’1 di 150 (figura 4). A sinistra l’originale caratterizzato dal tratto pieno casualmente screziato, a destra l’imitazione con la sua retinatura a puntini allineati. Il maggiore ingrandimento usato per questa figura dovrebbe aiutare un po’ di più a capire la differenza tra i due foglietti. Cosa molto facile da verificare e riscontrabile in tutti i tratti di colore grigio dei tre francobolli che compongono il foglietto.
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Auguro a tutti i lettori un buon divertimento con soddisfazione per riuscire a non lasciarsi abbindolare da qualche furbetto.
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