IL CASTELLO FALSO DA 750 LIRE
Di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Introduzione all’argomento
Scrivere di questo argomento a distanza di così tanto tempo mi è stato stimolato da Gian Franco Mazzucco che mi ha inviato una busta viaggiata con il falso di Settimo Torinese, vale a dire del 750 lire. Prima però di passare alla descrizione di questo francobollo, mi fa piacere raccontare quanto sia stato scritto sui falsi Castelli in generale.
Giovanni Riggi, nel Seminario di Studio sui Castelli d’Italia tenutosi a Spotorno nel 1998 (30-31 maggio) a cura del CIFO – Collezionisti Italiani Francobolli Ordinari e dell’Unione Filatelica Ligure, ha classificato i Castelli falsi in tre gruppi: a) falsi per frodare la posta, b) falsi per frodare i collezionisti e c) imitazioni.
a) Nel primo gruppo l’autore ha considerato quei falsi che hanno avuto una stampa con mezzi tipografici ed anche una distribuzione, piccola o grande che sia, sul territorio i quali, grazie a rivenditori compiacenti, hanno sostituito gli originali nelle affrancature di ignari cittadini. A questo gruppo Riggi ascrive solo il 350 lire, noto come falso di Milano (1983) e, solo in parte il 1000 lire falsificato a Verzuolo dove, pare, che il falsario sia stato l’unico utilizzatore. Questo falso fu scoperto a Dogliani nel 1993.
b) Nel secondo gruppo invece ha inserito i falsi, anche questi stampati con idonee macchine da stampa, che sono stati venduti direttamente ai collezionisti con lo scopo di stimolare l’acquisto di curiosità/varietà che spesso attraggono gli amanti di queste cose. Però una buona parte dei collezionisti acquirenti li ha anche usati per posta per poter inserire nella propria collezione una busta viaggiata.
c) Al terzo gruppo Riggi inserisce in pratica i falsi ottenuti da fotocopie e che talora sono stati anche perforati in modo grossolano oppure separati con un semplice taglio forbice lungo la linea dei fori fittizi. Questi francobolli sono riconoscibili dalla riproduzione dei fori che, in qualche modo li fanno apparire perforati. Questi falsi sono stati per lo più stampati in casa ed utilizzati in proprio senza una benché minima distribuzione sul territorio. Questi ultimi Riggi li definisce imitazioni.
I castelli falsi, descritti negli atti del convegno di Spotorno da Riggi sono i seguenti:
Il concetto generale che i castelli siano stati falsificati più per i collezionisti che per il servizio postale lo si ritrova anche nella monografia “Castelli – un baluardo postale” edito da Poste Italiane nel 1990 e curato da Danilo Bogoni con la collaborazione di Franco Filanci, Andrea Malvestio e Carlo Sopracordevole. Evidentemente questa idea girava nell’ambiente.
All’elenco di Riggi manca il falso da 800 lire che, da un lotto rinvenuto un paio di anni or sono, risulta essere stato usato nel 1999; la mancata menzione nell’elenco fa desumere che questo francobollo possa realmente essere stato usato a partire proprio dal 1999. Bisogna anche dire che questo falso, fino ad oggi, è stato rinvenuto solo su buste Servizio Riscossioni (mod. 490) e modelli 489, sia bianchi che gialli, esso quindi sembrerebbe sia stato utilizzato all’interno del sistema postale con la conseguenza che la sua scoperta possa essere stata ritardata in quanto non diffuso sul territorio.
Del falso da 750 lire, secondo Riggi, ne sono state prodotte almeno tre distinte versioni con caratteristiche differenti e note per la località d’uso: Magenta, Settimo Torinese (figura 2) e Napoli. Tutti sono stati stampati in offset su carta non filigranata e non fluorescente; con dentellatura 12,5 per il primo e 11 per i secondi, sempre lineare. A queste falsificazioni devono essere aggiunte tutte le altre che sono state prodotte “in casa” con una fotocopiatrice a colori e non sono poche. Quelli noti di quest’ultimo gruppo sono stati tagliati con le forbici, tagli che possono passare inosservati per la presenza delle immagini dei mezzi fori lungo il taglio.
Allo scopo di fornire caratteri diagnostici per distinguere i tre falsi principali menzionati da Riggi, ho chiesto alcuni falsi in possesso di altri tre amici, Angiolo Dotta, Nanni Martina e Stefano Proserpio che qui ringrazio di cuore per le immagini ad alta risoluzione che mi hanno inviato. I francobolli analizzati, compreso quello di G. F. Mazzucco, sono in totale 9. Nelle figure da 3 a 11 sono riportati i francobolli analizzati e nella didascalia è riportato il nome di chi ha fornito l’immagine e la dentellatura trovata con un odontometro E.M. in trasparenza digitalizzato che ho utilizzato per sovrapposizione sulle immagini.
I francobolli studiati
L’attribuzione al tipo di falso non è stata sicura da parte dei possessori per alcuni pezzi analizzati che elenco secondo un ordine che direi ”a sentimento” nel senso che ho cercato di mettere vicini quelli più simili tra loro. Spero che l’analisi ci possa dare una attribuzione più sicura. Premetto anche che gli usati sono tutti su documento postale tranne il n. 10 che è su frammento.
L’elenco che segue è secondo l’ordine delle figure 3-11.
• Figura 3 falso di Settimo T.se usato a Torino
• Figura 4 falso di Settimo T.se usato a Settimo
• Figura 5 falso di Settimo T.se nuovo
• Figura 6 falso di Magenta nuovo
• Figura 7 falso di Magenta usato a Magenta
• Figura 8 falso di Napoli con annullo rosso Ministero dell’Interno
• Figura 9 senza attribuzione usato a Torino
• Figura 10 falso di Magenta con timbro illeggibile
• Figura 11 falso forse di Napoli usato a Terracina
Questo ordine è anche ripreso nelle figure 12, 13 e 14 in cui riporto alcuni particolari di ciascun francobollo.
Nella figura 12 ho messo a confronto la larghezza di ciascun francobollo con quella dell’originale (ultimo in basso) ponendo tutti i particolari allineati a sinistra secondo la linea rossa. Le altre due linee rosse delimitano la cifra “750”. Come si può vedere le differenze sono veramente molto piccole, ma alcune, comunque, evidenti. In particolare il n. 11 ha dimensioni molto simili a quelle dell’originale; le altre, invece, mostrano una leggera variazione che è abbastanza evidente nei nn. 5 e 10.
Nella successiva figura 13 è riportata invece l’altezza dei francobolli. In questo caso la linea rossa in alto è il riferimento di appoggio di tutti i particolare e le differenze sono visibili in basso. Come si può notare, i nn. 3 e 11 sono molto simili all’originale, mentre gli altri sono tutti più o meno corti, tranne il n. 3. Da notare che tra questi ultimi, i nn. 9 e 10 sono simili tra loro e si distinguono bene per essere i più corti in assoluto.
Lo stesso carattere si evidenzia anche nell’altezza del torrione centrale (figura 14); in questa figura, la linea rossa alla base è la linea di appoggio comune per tutti i particolari.
Un altro dato interessante è la dentellatura che riassumo nella tabella di figura 15. Come si può notare, i numeri da 3 a 9 hanno tutti misure molto simili, si discostano il n. 10 in modo non eccesivo e l’11 in modo più evidente.
Risultati e considerazioni conclusive
Secondo l’attribuzione data dai proprietari, nessuno di questi francobolli ha dentellatura intorno al 12½ come dichiarato da Riggi per l’attribuzione al falso di Magenta, anche se tra questi analizzati ve ne è uno usato in questa località. Benché nelle immagini non ci siano evidenze eclatanti per poter suddividere i francobolli analizzati in gruppi distinti, cionondimeno possiamo dire che essi possono costituire tre gruppi, al primo ho attribuito i nn. 3-8, al secondo i nn. 9 e 10 ed al terzo il n. 11. Questa suddivisione emerge dal fatto che i nn. 9 e 10 hanno il disegno tendenzialmente più piccolo rispetto agli altri, questo è l’unico carattere abbastanza visibile in quanto non ho notato alcuna differenza nelle linee costituenti il disegno. Che il n. 11 faccia gruppo a se è evidente essenzialmente per la tipologia della stampa. Questo francobollo è infatti l’unico ad avere un sottile rigo nero che delimita molte parti del disegno ed inoltre la stampa ha un colore giallino predominante che negli altri è completamente assente.
Per l’attribuzione dei francobolli analizzati ai rispettivi falsi di riferimento ci si può basare sugli usati nelle località specifiche; certamente i due francobolli usati rispettivamente a Settimo T.se (figura 4) ed a Magenta (figura 7) dovrebbero essere la base di partenza, ovvero un punto fermo per l’analisi. Se il primo potrebbe essere accettato per la concordanza delle informazioni date da Riggi, non lo è il secondo per il quale la dentellatura non tornerebbe. Inoltre sempre Riggi ha scritto che il falso di Magenta dovrebbe essere leggermente più alto di quello di Settimo, questa differenza, tra il n. 4 ed il n. 7, non è visibile. Anche i due francobolli nuovi attribuiti a Settimo (figura 5) e a Magenta (figura 6) appaiono decisamente identici. Ho provato anche ad utilizzare i colori, ma questi, per qualunque gruppo si voglia identificare, sono troppo variabili nel tono per poter trovare un valido appoggio. Di certo i risultati mettono in evidenza un gruppo costituito dai nn. 9 e 10, ma solo per l’altezza; come interpretare questo dato? Nemmeno i valori delle dentellature ci aiutano, sono troppo variabili in un ambito molto ristretto, variazioni che possono anche dipendere dal fatto che siano stati inumiditi per essere incollati sulla busta, insomma questa volta la chiarezza fa rima con rompicapo. Posso solo azzardare una proposta di classificazione che però deve necessariamente avere conferme da dati più certi. Sulla base di quanto esposto, potrei in via molto dubbiosa attribuire i francobolli nn 3-8 al falso di Settimo ed i nn. 9 e 10 al falso di Magenta. L’unico francobollo per il quale mi azzardo a proporre una attribuzione un po’ più sicura è il n. 11 che, con molta probabilità è il falso di Napoli.
Rivolgo un caloroso invito a tutti gli altri amici che hanno in collezione questi falsi ad inviarmi scansione a 600 dpi per cercare di fare un po’ più di chiarezza intorno a questo falso.
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