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Nicola Luciano Cipriani

Serie ordinarie di Repubblica

IL 20 CENT DONNE NELL’ARTE CON DENTELLATURA SPOSTATA IN ALTO

Nicola Luciano Cipriani

 

Questo articolo è stato oggetto di due brevi note su Il Francobollo Incatenato (n. 245, novembre 2014, e n.247, gennaio 2015) e di una flasch news del CIFO del 25.10.2014. ripropongo qui un articolo unico con l’aggiornamento dei ritrovamenti.

Dopo un primo ritrovamento (figura 1) comunicato con la flasch news del 25.10.2014, Stanislao Auletta mi inviò altre due immagini.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 1 – il primo frammento che ho descritto per pubblicare la notizia del fantastico ritrovamento

Dietro suo consenso, divulgai queste nuove immagini che rappresentano un casuale e particolarissimo ritrovamento di un documento interno di Poste Italiane, come successivamente ho potuto dimostrare. Questa varietà è molto bella e, soprattutto naturale, come piace alla maggior parte di noi. Decisamente, tra le tante varietà delle Donne nell’Arte, ne abbiamo viste tante e realmente di tutti i colori, questa è senza dubbio da porre negli scalini alti per alcuni motivi: a) è una varietà genuina, b) lo spostamento della dentellatura ha trasferito la scritta ITALIA € 0,20 in alto e notiamo anche lo spostamento del tralcio rosa lilla verso l’alto e leggermente a sinistra, c) non sembra che ce ne siano tanti. Quest’ultima osservazione è un po’ generica, ma sarà impossibile riuscire a trovare i cento francobolli che componevano il foglio. L’uso interno ad un ufficio postale ne limita certamente la diffusione verso l’esterno ed anche recuperare vecchi moduli è ormai un’impresa, anche perché molto spesso questa roba è andata al macero per una disposizione interna della pubblica amministrazione.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 2 – il 20 cent dell’affrancatura di figura 1. Splendida varietà!

Al di la di tutto, comunque, augurando che qualche altro fortunato riesca a trovare altri 20 cent con questa varietà, mi da gioia trasferire a voi, amici lettori, lo straordinario entusiasmo con cui Stanislao mi ha raccontato la sua scoperta e che vi riporto integralmente.

Qualche aneddoto particolare sul ritrovamento? È stato quando ritagliando altri francobolli che colleziono su vari frammenti che amici-parenti e altri (conoscendo la mia passione) mi conservano per poi consegnarmeli, dicevo, mentre ritagliavo il frammento, l’occhio mi diceva che c’era qualcosa che non quadrava su quei francobolli. Riprendendo di nuovo il frammento messo da parte insieme ad altri, lo esaminavo più attentamente e vedevo che quella donna mi ammiccava sempre di più, ma non ero subito riuscito ad inquadrare cosa, ma continuando a guardarlo improvvisamente mi sono accorto della sua varietà. Non immagini la gioia e la sensazione che ho provato …. peggio di un bambino … ci mancava solo che saltellavo ….. allora ho ripreso di nuovo gli altri frammenti che avevo già ritagliato e notavo che addirittura ne avevo trovato altri due. Quello che posso dirti e che pur analizzando e guardando migliaia e migliaia di altri ordinari, seppur trovavo sempre qualche varietà, una bella e inedita come questa non l’ho mai vista.

E nemmeno noi, caro Stanislao! Ti faccio, quindi, un ringraziamento pubblico a nome di tutti gli appassionati collezionisti.

Nell’articolo pubblicato sul n. 245 di questo notiziario e sulla news di “CIFO informa” del 25.10.14, presentai l’immagine di figura 1 ed il particolare di fig 2. Dissi che, dopo aver provato con un software di grafica nel tentativo di dare una maggiore definizione all’annullo, di non essere stato in grado di individuare la località d’uso. Oggi con i tre frammenti, sono riuscito a decifrare la località ed il CAP (figure 3 e 4); si tratta dell’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040), ubicato a sudest del Vesuvio (in provincia di Napoli), in via Passanti Flocco.

Nelle stesse comunicazioni mi posi la domanda sulla tipologia di uso di questa varietà; grazie alle lettere “od.” leggibili al di sotto della varietà nella parte alta destra delle figure 1 e 2, e alle scritte a penna, coperte parzialmente dal francobollo, ipotizzai un uso su modelli interni delle poste.

Nella figura 3 riporto il secondo frammento su cui non si nota alcun segno che possa sporgere da sotto i francobolli; nella figura 4 invece riporto il terzo frammento e si intravede un “3” ed un pezzetto di “L”, i quali, sommati alle lettere “od.” della figura 2, danno un elemento in più che si possa trattare proprio di un modello interno delle poste. Dovrebbe trattarsi di un modulo dell’Ufficio Riscossioni.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 3 – il secondo ritaglio, questa volta con coppia del 2 cent e coppia del 45 cent a cui si aggiunge la splendida varietà.

 

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 4 – il terzo frammento con la medesima combinazione di affrancatura della figura 3.

 

Non molto tempo fa, in asta coll.it, è apparso un documento intero dell’Ufficio Riscossioni di Poste Italiane (figura 5) che ha confermato la mia deduzione relativamente al modello utilizzato.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 5 – Documento affrancato presso l’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040) di via Passanti Flocco e annullato il 16-3-2006.

Nell’ultima figura 5 riporto i quattro francobolli estratti dalle immagini, i quali, almeno per ora sono gli unici noti.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 6 – i quattro francobolli ad oggi noti di questa splendida varietà.

Tutti insieme fanno un bellissimo effetto, peccato che il secondo da sinistra abbia la mancanza dell’angolo destro alto. Chi sa se saranno possibili altri ritrovamenti, comunque faccio i miei auguri agli eventuali fortunati e rivolgo un gentile e caloroso invito a tutti i collezionisti a comunicare eventuali nuovi ritrovamenti per mentenere aggiornato questo censimento.

L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE DONNE

Alcuni usi tardivi delle donne nell’arte

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)

Un altro titolo che ho talora usato con alcune varianti è ”Le donne stupiscono ancora”, la prima idea è stata reiterare questo titolo, ma poi, al momento di iniziare ho preferito cambiare ed ho scelto una variante che ha più o meno lo stesso significato. L’aspetto femminile del titolo genera sempre in noi maschietti reazioni contrapposte, nel bene e nel male. Naturalmente non ho nessuna intenzione di addentrarmi in questo pericolosissimo terreno di gioco, preferisco le donne della passata serie ordinaria che ne ritraevano alcuni fulgidi e famosi esempi. Questa serie ordinaria è da tempo ormai accantonata da parte di Poste Italiane e anche noi tutti la consideriamo ormai cosa passata e, coloro che seguono le ordinarie attuali, hanno certamente voltato l’attenzione alle nuove serie Leonardesca e Piazze d’Italia. Anche la serie di Posta Italiana è quasi messa da parte, ma non in modo definitivo perché le due ultime stentano a decollare. Anche il valore base per l’interno delle Piazze d’Italia sembra poco usato.

Ma torniamo alle Donne nell’Arte, di questi francobolli ne parlo solo per le tariffe per la posta ordinaria. Questa serie, dopo aver convissuto per una decina di anni abbondanti con i francobolli prioritari, dopo il 2009 si è mostrata in apparizioni saltuarie che sono sfumate nel tempo verso le apparizioni sporadiche. Parlo naturalmente di usi non procurati.

Quando è stata in vigore la tariffa  da 70 cent (1.1.13 – 30.11.14), si sono riviste alcune affrancature con francobolli delle Donne nell’Arte. Il taglio più comune è stato certamente il valore da 45 cent, di cui erano noti consistenti residui, che è stato usato in abbondanza con il 25 cent di Posta Italiana (figura 1).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 1 – invio da Massa Marittima per città del 6.6.13 affrancato con 45 cent Donne nell’Arte e 25 cent di Posta Italiana.

In questo periodo tariffario ha fatto anche la comparsa il taglio da 70 cent in giusta sostituzione del pari valore della nuova ordinaria (figura 2);

l'imprevedibilità delle donne

Figura 2 – invio da Sulmona (AQ) per Pescara del 10.6.13 affrancato con 70 cent Donne nell’Arte.

la comparsa di questo valore è stata una sorpresa perché la sua emissione risale al 31.7.2004 e non più utilizzato per anni. Probabilmente sono stati recuperati i fogli giacenti da qualche parte che hanno sopperito in parte, probabilmente voluto, alla non completa distribuzione della nuova ordinaria durante la prima parte temporale di questa tariffa. Altro valore ricomparso, ma con minor sorpresa è stato il valore da 90 cent, minore sorpresa perché questo valore è stato emesso il 26.6.2004, ma poco utilizzato in generale causando una scorta invenduta consistente. Questo valore è noto in abbinamento all’Alto Valore da 1 euro per la tariffa del secondo porto di questo periodo tariffario (figura 3).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 3 – invio da Venezia per Milano del 12.11.14 affrancato con 90 cent Donne nell’Arte e 1 euro Alti Valori emissione 2002.

Con il successivo periodo tariffario (1.12.14 – 30.9.15), la lettera primo porto era passata a 80 cent ed il secondo porto a 2,15 euro. Anche in questo periodo sono comparsi alcuni valori delle Donne nell’Arte; in questo caso non ho un esempio per il primo porto, ma posso mostravi due invii di secondo porto. Nel primo, di formato standard, l’affrancatura è composta da tre pezzi da 70 cent di Posta Italiana e cinque pezzi da 1 cent Donne nell’Arte (figura 4).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 4 – invio da Bologna per Milano del 7.9.15 affrancato con 5 pezzi da 1 cent Donne nell’Arte e 3 pezzi del 70 cent di Posta Italiana.

Purtroppo l’annullo rotante del CMP ha obliterato solo due valori da 70 cent lasciando intonsi gli altri francobolli. il secondo invio ha ancora un valore in centesimini, questa volta ricompare il taglio da 3 cent. Non è la sola sorpresa, perché è presente anche il taglio da 2,00 euro dei prioritari, emissione senza millesimo. Questo centesimino delle donne risale al 2002 ed era sparito di circolazione ormai da anni.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 5 – invio da Milano per città del luglio 2015 (non è leggibile il giorno) affrancato con 5 pezzi del 3 cent Donne nell’Arte e 2,00 euro Prioritario.

Il tempo passa e le apparizioni continuano, le donne non vogliono farsi dimenticare.

Con l’attuale tariffa base a 95 cent, in vigore dal 1.10.2015, ho trovato ben tre invii con francobolli delle Donne nell’Arte. Il primo è un invio primo porto con un eccesso di 5 cent (figura 6).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 6 – invio da Piombino (LI) per Magliano in Toscana del 2.11.15 affrancato con 20 cent Donne nell’Arte e 80 cent di Posta Italiana (eccesso di 5 cent).

Si tratta di un valore da 20 cent del 21.8.2004 utilizzato come valore integrativo ad un’80 cent di Posta Italiana. Il secondo invio è del febbraio di quest’anno ed è affrancato con un 77 cent Donne nell’Arte abbinato ad una tp-label per completamento di tariffa del valore di 18 cent. (figura 7), purtroppo questa affrancatura, per la presenza della tp-label non presenta annulli sul francobollo.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 7 – invio da Cardano (BZ) per Milano del 10.2.16 affrancato con 77 cent Donne nell’Arte e tp-label da 18 cent.

Infine l’ultima è una affrancatura di fantasia in quanto la tariffa è totalmente fuori luogo. Dalla pieghe sulla busta si evince che doveva essere un po’ pesante e probabilmente del secondo porto. L’affrancatura è composta da coppia del 45 cent donne e da un valore da 1,00 di Posta Italiana per un totale di 1,90 euro (figura 8).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 8 – invio da Bologna per Milano del 8.11.16 affrancato con coppia del 45 cent Donne nell’Arte e 1,00 euro di Posta Italiana.

L’invio è stato effettuato l’8 novembre scorso. la tariffa di 1,90 era il secondo porto durante il periodo tariffario 1.1.13 – 30.11.14, un po’ lontano nel tempo rispetto al tariffario attuale che prescrive una affrancatura pari a 2,55 euro. Purtroppo capita spesso di imbattersi in affrancature totalmente avulse dal tariffario in corso. Un po’ per ignoranza, non solo degli utenti, un po’ per l’aumento continuo del “degrado” ambientale in generale, si può affrancare con qualunque cosa, comunque la missiva arriva a destinazione nella stragrande maggioranza  dei casi. Se qualche invio irregolare viene fermato e controllato è esclusivamente un puro caso.

FLUORESCENZA, COSA SARA’ MAI COSTEI!

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

Premessa

Questo titolo di manzoniana memoria non deve far pensare che voglia fare una lezione di fisica, assolutamente. Voglio solo evidenziare il fatto che la fluorescenza della carta e dei colori utilizzati per la stampa dei francobolli non hanno mai attratto commercianti ed editori di cataloghi, se non marginalmente. Mi sono sentito dire più volte qualcosa come: “ma, sai non è una cosa che si vede! E poi, non interessa proprio a nessuno!”. Vorrei obiettare che potrebbero essere ben altre le motivazioni per cui la fluorescenza è considerata una Cenerentola della filatelia. Una cosa è certa, se non viene presentata, spiegata ed offerta è chiaro che il collezionista medio ne sarà attratto solo dietro impulso personale e spontaneo. Il non parlarne l’ammanta in qualche modo di cosa misteriosa (proprio perché poco nominata e quindi poco conosciuta) e passibile di imbroglio e comunque del suo dubbio. Il dubbio, che è sempre bene avere, in questo caso agisce da sicuro distruttore del “mito”. C’è da aggiungere che il tacerla fa sì che i “qualcuno mi ha detto” o “per quanto ne so” producano spesso falsi concetti. Concludo il mio pensiero dicendo semplicemente che le giuste informazioni stimolano i collezionisti ad intraprendere ricerche con interesse reale inserendo l’argomento all’interno delle proprie collezioni. Signori commercianti, vi pare cosa da poco?

Inizio con le variazioni non volute e possibili sulla fluorescenza, bisogna dire che ce ne sono anche di empiricamente provate come il passaggio di particelle fluorescenti su francobolli con carta non fluorescente durante il lavaggio. Ma anche questo concetto viene spesso tirato in ballo per spiegare anche l’inspiegabile. E poi mica un francobollo non fluorescente lo diventa per aver fatto un bagno in comune con uno fluorescente! Assumerà un debole segnale superficiale leggermente rilevabile dalla luce viola. Ma è valido anche il contrario: è impossibile che un francobollo fluorescente perda del tutto o quasi la sua caratteristica fino a mostrare una carta senza nemmeno un luminoforo (microscopiche particelle di fosforo).

Vengo al sodo. Questo argomento mi è venuto in mente a seguito della ricerca del 750 lire con inchiostro fluorescente  (Il Francobollo Incatenato n. 257, dicembre 2015), durante la quale ho trovato alcuni strani francobolli. Quando penso a questo argomento mi torna sempre alla memoria la pubblicazione di Giovanni Riggi su questo argomento (v. bibliografia, l’unica per il momento applicata allo studio dei francobolli) ed alcuni suoi appunti inediti dei quali mi sono ripromesso da tempo di riorganizzare; prima o poi lo farò!

 

Tra i circa 12.000 miei pezzi del 750 lire castelli visionati, ne ho trovati alcuni in cui la fluorescenza non investe tutto il francobollo. Lì per lì ho notato la cosa, ma senza soffermarmi a pensarci più di tanto in quanto ricordavo, più o meno vagamente, che Riggi doveva aver descritto qualcosa di simile nel suo lavoro. In realtà il mio ricordo non era così fedele, Riggi si riferiva ad altra cosa, come ho ricontrollato recentemente. Ad ogni modo li avevo comunque accantonati. Ripensandoci, in un secondo momento, mi è venuta la considerazione: “ma come è possibile che la fluorescenza sia mancante su ampie aree del francobollo?” Il lavaggio prolungato, potrebbe causare questa apparente anomalia? Ma, veramente… se ci ragioniamo un po’ sopra e cerchiamo di immaginarci i microscopici luminofori che vanno in giro nella bacinella piena di acqua e francobolli…..  si, negli appunti di Riggi ci sono alcuni esempi di passaggio per contatto dei luminofori da un francobollo ad un altro (figura 1), ma si tratta di leggeri passaggi di fosforo che investono pellicolarmente i francobolli e che non rendono il francobollo decisamente fluorescente.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 1 – alto valore da 1500 con fluo-rescenza in patina (solo al recto) e non fluorescente al verso che, a contatto con altro francobollo fluorescente durante il lavaggio, mostra al verso una leggera fluorescenza (Riggi, appunti inediti).

In figura 1 le aree colorate non sono uniformi a causa della direzione di origine della luce viola proveniente solo dalla parte alta del francobollo, questa parte risponde con maggiore intensità e la macchina fotografica la registra fedelmente. La differenza reale tra la carta non fluorescente (in basso nell’immagine) e la parte che ha ricevuto pellicolarmente un po’ di fluorescenza va valutata giusto in prossimità dell’impronta visibile della dentellatura. In questa zona a cavallo della dentellatura, si nota bene come la differenza di fluorescenza sia realmente contenuta. E si deve anche dire che il francobollo fluorescente non ha subito la perdita totale della fluorescenza perché se così fosse, lavando i francobolli misti, dovremmo avere tutte carte uguali a debole fluorescenza! Oppure si potrebbero preparare facilmente varietà di fluorescenza. Certamente con opportune manipolazioni chimiche tutto si può fare, anche se non al 100% perché qualche evidenza resta sempre, ma qui non voglio parlare di frodi, bensì di semplice lavaggio che tutti i collezionisti fanno. Restando nell’ambito del collezionismo sano, tutto questo non c’è! C’è anche da aggiungere che il fosforo che può passare per aderenza da un francobollo ad un altro, è solo quello applicato superficialmente,  non certamente quello contenuto all’interno della carta. E qui è necessario citare anche i differenti tipi di carta perché non sono mica tutte uguali! Come è noto, per la stampa dei francobolli è stata utilizzata carta fluorescente in patina, carta fluorescente in pasta, vernice fluorescente ed inchiostri fluorescenti [il famoso 10 lire siracusana con un rosso brillante alla luce viola nelle versioni con filigrana ruota, stelle 1, 2 e 4(?), ma ce ne sono tanti altri, anche nei Castelli, come abbiamo visto in altre occasioni].

È mia intenzione riprendere gli appunti di Riggi su questo argomento e spero di farlo a breve. Qui vorrei mostrare solo un po’ di immagini di francobolli che ritengo abbiano difetti di fluorescenza, ma non dovuti a lavaggio, bensì ad una fluorescenza difettosa per fabbricazione della carta. Si tratta, come ho accennato all’inizio, di esemplari del 750 lire castelli usati negli anni 91-92 (quelli da me analizzati).

 

Esperienze

Premetto che, a differenza degli Alti Valori lire, i castelli hanno avuto solo fluorescenza in pasta di vari colore, bianco e rosa nelle prime tirature e gialla nelle successive (a partire dal 1984). Nella figura 2 riproduco un esemplare con fluorescenza mista bianco-gialla, cosa già messa in evidenza da Riggi (opera citata). La particolarità è che sono presenti anche chiazze blu grigiastre che denotano la totale assenza di fluorescenza. Se nei castelli la fluorescenza è sempre in pasta, vuol dire che, abradendo la superficie, la parte interna della carta continua a rispondere senza alcuna differenza alla luce di Wood o luce viola o luce nera. Se invece notiamo, come in figura 2, che alcune parti del francobollo/foglio, non rispondono alla luce restando di una colorazione scura tra il blu ed il grigio, vuol dire che in queste aree osserviamo mancanza o carenza di luminofori.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 2 – castello da 750 lire in cui si nota una fluorescenza in pasta intermedia tra il giallo ed il bianco. Sono presenti anche alcune aree di totale assenza della fluorescenza.

Altra immagine interessante è quella di figura 3. Essendo una striscia di quattro francobolli, la gradualità del fenomeno è veramente chiara. È indubbio in questo caso che la fluorescenza tenda a diminuire gradualmente da destra verso sinistra e l’estremo lembo sinistro appare come se ne fosse quasi totalmente privo.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 3 – striscia di quattro del castello da 750 lire in cui si nota una graduale diminuzione della fluorescenza in pasta da destra verso sinistra, fin quasi ad essere assente.

Guardando sia il fronte che il verso di questa striscia, osserviamo che la fluorescenza ha lo stesso comportamento su entrambe le facce e ciò dimostra che la fluorescenza è in pasta ed ha una distribuzione non uniforme. Tale decremento di fluorescenza è certamente dovuto ad una riduzione quantitativa di fosforo nell’impasto di produzione della carta e la luce viola lo evidenzia perfettamente. Tenendo presente che i castelli hanno fluorescenza in pasta nella carta, non è possibile toglierla al suo interno, come aveva già notato Riggi (appunti inediti).

Questo ritrovamento induce a pensare che ci possano essere stati fogli interi (molto probabilmente pochi) o parti di foglio di questo francobollo senza fluorescenza. A conferma di questa idea presento altre immagini molto eloquenti che provengono sicuramente da fogli differenti (figura 4).

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 4 – quattro esemplari isolati del castello da 750 lire esempio di variabilità della fluorescenza, fino a quasi “senza”.

Come si può notare, nessun esemplare è totalmente senza fluorescenza; solo il primo a sinistra lo è quasi. Si nota infatti una risposta parziale di fluorescenza gialla in basso a destra. Negli altri tre esemplari, invece, si notano aree limitate fluorescenti visibili nella stessa posizione, sia sul fronte che sul recto.

 

Conclusioni

A questo punto vengono spontanee due considerazioni:

  • Non penso che questi francobolli siano stati manipolati in quanto mancherebbe la possibilità di estrarre la fluorescenza dall’impasto della carta per via chimica o fisica.
  • In base a quanto sopra, si potrebbe pensare che potenzialmente potrebbero esistere esemplari di castelli stampati su carta non fluorescente per difetto di fabbricazione dell’impasto, però questa volta su carta con filigrana stelle quarto tipo e non secondo.

aggiornamento del 26 giugno 2017

Questo articolo è apparso nel mese di gennaio 2017 su Il Francobollo Incatenato n. 269. Recentemente Ketty Borgogno mi ha inviato l’immagine fronte retro di due esemplari da 750 lire totalmente privi di fluorescenza, sia in pasta che in patina. Ho colto quindi l’ocasione per rivedere l’articolo nel suo complesso e aggiungere questa ultima novità.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

figura 5 – due esemplari da 750 lire con filigrana stelle IV tipo e senza fluorescenza gentilmente forniti da Ketty Borgogno.

Nella figura 5 mostro questo nuovo ritrovamento che sicuramente spingerà gli appassionati di questa serie a rivedere i loro magazzini nella speranza di trovare altri esemplari da inserire nella propria collezione. Certamente siamo di fronte a ritrovamenti che possiamo considerare rari quindi non posso che augurare buona fortuna a tutti gli appassionati con la speranza che possano trovare questa varietà, magari, anche in altri valori di questa intrigantissima serie ordinaria.

 

bibliografia

Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.

Giovanni Riggi, 1995. La Fluorescenza nei francobolli d’Italia, Vaccari Editore.

UN NUOVO FALSO DA 0,70 DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Antimo D’Aponte

L’amico Antimo, detto Nino, mi ha inviato molto tempo fa un francobollo da 0,70 di Posta Italiana completamente differente dalle altre imitazioni conosciute. Questo valore, insieme al fratello da 0,60, è stato tra i più falsificati degli ultimi anni. Nino lo ha avuto da un suo amico, non collezionista, che lo acquistò presso una rivendita in provincia di Salerno. Pensava di aver fatto un piccolo omaggio al suo amico, in realtà fu molto di più perché in un secondo momento Nino guardando questo francobollo si rese conto che aveva delle stranezze e mi chiese subito lumi e me lo inviò. Appena ricevuto l’esemplare, mi resi conto subito che era una nuova imitazione non ancora scoperta del falso da 0,70 di posta italiana e chiesi a Nino di allertarsi per vedere di trovarne almeno un blocco, meglio sarebbe stato un foglio intero, per poter studiare anche i bordi e vedere di scrivere un articolo con qualche conoscenza in più rispetto a quanto ricavabile da un solo francobollo. Purtroppo le ricerche di Nino non giunsero a nulla; anche io chiesi a qualche altro amico sparso sul territorio incriminato, ma le ricerche furono vane. A questo punto, vista l’impossibilità di reperire qualcosa di più utile da divulgare, mi sono deciso a scrivere questo articolo per diffondere la notizia del ritrovamento.

Nella figura 1 mostro l’esemplare così come mi è stato dato da Nino a confronto con un originale (a destra). A vederlo a colpo d’occhio sembrerebbe proprio buono, a parte il colore meno avorio della carta che, senza un confronto diretto, può sfuggire anche ad un attento esperto; non ha nulla che possa farlo riconoscere come imitazione e ad un ignaro consumatore non passerebbe assolutamente nessun dubbio per la testa. Invece gli elementi ci sono e non pochi; vediamoli.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 1 – confronto tra l’imitazione dello 0,70 (a sinistra) e l’originale.

La carta

In figura 2 mostro lo stesso francobollo ripreso a luce radente e due particolari esplicativi. Come si può vedere, la carta e la stampa riflettono molto la luce, sono entrambi particolarmente lucidi e non si nota differenza di capacità riflettente. Questo è l’elemento che rivela immediatamente la natura di questo francobollo. Il colore della carta è bianco e piegandola leggermente tra le dita mostra una buona elasticità tornando subito nella condizione iniziale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 2 – la carta e gli inchiostri sono particolarmente riflettenti.

 

La stampa

La stampa è stata eseguita con il metodo offset ed appare molto curata, ma non troppo. La vignetta dovrebbe essere stata riprodotta attraverso un sistema fotografico anche se l’altezza della vignetta sembra non concordare con questa interpretazione. Infatti, nelle figure 3 (larghezza), 4 e 5 (altezza) si può notare come tutte le parti dell’immagine siano in proporzione anche se di differente misura. Quello che un po’ stona è l’altezza in quanto ai due estremi si ottengono risultati differenti. Tale differenza è dovuta alla maggiore distanza tra la parola Italia e Ciaburro nell’imitazione, come mostrerò più avanti.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 3 – la larghezza della vignetta dell’imitazione (in alto) è maggiore di quella dell’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 4 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo sinistro è molto simile l’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 5 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo destro è maggiore di quella dell’originale.

Come accennato, la stampa della vignetta non è particolarmente curata, infatti, nella figura 6, osservando la microscrittura, notiamo subito l’approssimazione con cui è stata realizzata.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 6 – confronto tra la microscrittura dell’imitazione (in alto) e l’originale.

Le lettere si possono riconoscere abbastanza bene, ma sempre incomplete e, con un po’ di fantasia, si possono ricostruire le parole. Nella figura si nota anche la maggiore lunghezza della cartella dell’imitazione (in alto), in sintonia con la maggiore lunghezza della vignetta.

Per la bustina che vola (figura 7) è stata simulata la stampa metallica dell’originale con una sovrapposizione di una griglia di colore giallo oro sovrapposta ad una blu, l’originale invece sulla griglia blu ha la seconda griglia di colore metallico che va dal verde scuro al verde chiaro con riflessi dorati più o meno evidenti; talora la doratura è talmente fievole da sembrare quasi argentea. Nell’imitazione l’effetto del colore giallo oro è predominante e le maglie delle due griglie sono leggermente più grandi.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 7 – confronto tra la bustina dell’imitazione (a sinistra) e l’originale.

Le scritte sono molto simili all’originale anche se piccole differenze ci sono. Nella figura 8 riporto il confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e dell’originale. A colpo d’occhio l’unica differenza visibile è la lunghezza della scritta che rispecchia la maggiore larghezza dell’imitazione. Si nota anche una distribuzione del quadrettato interno alle lettere differente rispetto all’originale; questo carattere è visibile particolarmente alla sommità di ciascuna lettera. È come se la griglia fosse traslata in alto e verso destra.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 8 – confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e l’originale.

 

Nella figura 9 riporto il particolare delle scritte Italia e Ciaburro per mettere in evidenza la maggiore altezza della vignetta lungo il lato destro rispetto a quello sinistro. Tale differenza sta nella maggiore distanza tra le due parole nell’imitazione rispetto all’originale, in pratica le scritte minute in basso (I.P.Z.S. S.p.a. – ROMA e CIABURRO) non sono in linea, come invece dovrebbero essere.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 9 – la distanza tra Italia e Ciaburro è maggiore nell’imitazione (a sinistra) rispetto all’originale.

 

La fustellatura

Prima della descrizione di questo carattere, preciso di aver dovuto aumentare il contrato della fustellatura dell’originale (riconoscibile dalla fascia più azzurrina in cui sono compresi i denti in figura 12) in quanto poco visibile per la delicatezza del tratto, al contrario nell’imitazione questo elemento è molto inciso e pesante. È talmente inciso che attraversa entrambi gli strati di carta, quello di stampa ed il supporto siliconato, con il risultato che i francobolli si separano direttamente dalla cornice con tutto lo strato di supporto (figura 10). Probabilmente questo elemento negativo deve essere stato il motivo di una scarsa produzione; è quanto si può ipotizzare dalle difficoltà di reperimento.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 10 – la fustellatura è molto incisiva ed attraversa entrambi gli strati di carta.

Continuando con la descrizione della fustellatura, passo a confrontare il fustellatore dell’imitazione con quello dell’originale. Qui le differenze, anche se possono passare facilmente inosservate, sono abbastanza evidenti in modo particolare negli angoli, dove il dentone dell’imitazione  è un semicerchio invece di essere leggermente appuntito. Sempre nell’imitazione, anche i denti lungo i lati mostrano tutta la loro differenza: più larghi e meno appuntiti (figure 11 e 12).

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 11 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 12 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

La tracciatura

Anche la tracciatura dell’imitazione si scosta notevolmente da quella dell’originale. Nelle figure 13 e 14 mostro rispettivamente le due tracciature orizzontale e verticale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 13 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha sia le incisioni sia gli interspazi più lunghi.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 14 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha in verticale incisioni e interspazi più lunghi.

 

Come si può notare, l’imitazione ha intervalli taglio-intertaglio di passo più lungo rispetto a quelli dell’originale in entrambe le direzioni tanto che le due tracciature non sono in sintonia. Anche la dimensione degli incroci è differente, tanto che i rettangoli di ciascun francobollo hanno dimensioni differenti. L’imitazione ha i due tagli orizzontali più vicini tra loro e questi generano un rettangolo che contiene il francobollo, più corto rispetto all’originale. Non posso dire nulla del taglio verticale perché l’imitazione è tagliata a destra e non è possibile valutare questa dimensione. Infine, mentre gli incroci del fustellatore del Poligrafico formano una croce perfettamente simmetrica, quello di queste imitazioni ha intersezioni casuali, come ho rinvenuto in tutti i falsi da me studiati.

IL CASTELLO FALSO DA 500 LIRE

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) –

Questo falso castello è noto da tempo ed è presente nell’elenco dei falsi redatto da Giovanni Riggi (figura 1). Secondo la descrizione del fondatore del CIFO, di questo falso dovrebbero esistere due differenti tipi prodotti, molto probabilmente, dallo stesso autore. La prima scoperta risale al 1992 e Riggi ne fornisce una descrizione scritta abbastanza semplice: stampa offset su carta patinata non fluorescente, dentellatura 11, gomma molto lucida e giallastra. Il secondo tipo, scoperto nel 1995, è stampato su carta opaca e con colori più scuri. Di questo secondo sembra che Riggi ipotizzi l’esistenza sulla base del tipo di carta e dei colori più scuri.

Il castello da 500 lire falso

Figura 1 – elenco dei castelli falsi secondo Giovanni Riggi e sua descrizione.

Per capire qualcosa di più su questo falso, ho chiesto un po’ di esemplari ai soliti amici: Ketty Borgogno, Diego Carraro, Stefano Finotti, Claudio Manzati e Stefano Proserpio mi hanno supportato e colgo l’occasione per un ringraziamento ufficiale. Nella figura 2 sono riportate le relative immagini.

Il castello da 500 lire falso

Figura 2 – gli esemplari falsi analizzati – B= Borgogno, C = Carraro, F = Finotti e M = Manzati, P = Proserpio.

 

Carta

Questi falsi sono stati stampati su carta non filigranata abbastanza sottile di differente tipologia. Dei due campioni analizzati direttamente (B = Borgongo e M = Manzati) (figura 2), uno ha carta porosa (B) e l’altro molto liscia. Il colore è bianco per il campione B, mentre è leggermente avorio per M. anche la fluorescenza è leggermente differente: bianco brillante in B e leggermente meno brillante in M.

 

Stampa

Il metodo utilizzato è il fotolito (offset), i colori sono molto piatti e talora con un evidentissimo fuori registro. Si notano rari e sparsi punti di colore che possono far pensare ad una stampa a getto d’inchiostro, ma questo mezzo di stampa è da scartare per la presenza del fuori registro. Le scritte superiori, anziché essere monocolori, mostrano un puntinato blu sovrapposto al marrone a tratto pieno ben visibile nei fuori registro (figure 3 e 4). Il colore verde dei due alberi è dato da una sovrapposizione di giallo pieno a bande con una serie di puntini blu. Puntini blu contornano anche la cifra 500 e sono sovrapposti anche sul marrone della cornice e delle scritte in ditta. I fuori registro portano questi puntini anche all’esterno della vignetta.

Il castello da 500 lire falso

Figura 3 – sovrapposizione del puntinato blu sul marrone del nome del castello.

 

Il castello da 500 lire falso

Figura 4 – sovrapposizione del puntinato blu sul nome dell’incisore

Dentellatura

La dentellatura è lineare con passo 11¼. Talora si notano fori ciechi disposti casualmente sui francobolli. Questa tipologia di perforazione non è molto precisa, tanto che le dimensioni dei francobolli sono abbastanza variabili.

 

Colla

Il campione M, l’unico nuovo visionato a mano, ha la colla leggermente giallina, lucida e sottile.

 

Analisi dei campioni e confronti

Gli otto esemplari visionati sono riportati in figura 2. A parte l’evidente fuori registro nell’F-2, in M e in P-2, a colpo d’occhio si nota subito una certa variabilità cromatica del marrone della cornice che d’impeto farebbe dividere gli otto in 2-3 gruppi. Ma non è solo il colore della cornice a far risaltare le differenze; a ben guardare anche il colore del castello dice la sua (figura 5).

Il castello da 500 lire falso

Figura 5 – differenze cromatiche nel colore del castello

Infatti i campioni C-1, C-2, B e P-1 hanno un tono che va da grigio verdino a grigio-azzurrino, mentre gli altri (F-1, F-2, M e P-2) sembrano essere lontani parenti. Tra questi ultimi si distingue bene il campione F-1 per il tono blu intenso, mentre i restanti hanno un tono decisamente azzurro. In questo quadro anche la leggera differenza di tono della loro cornice diventa significativa.

La figura 5 mette in evidenza anche una differenza dimensionale. Nell’immagine i castelli sono allineati secondo l’ultima finestra a sinistra, notiamo invece a destra una sporgenza differenziata tra gli esemplari del primo gruppo individuato e quelli del secondo gruppo. Tra questi ultimi si nota un’ulteriore leggera differenza che caratterizza gli esemplari M e P-1 per la larghezza maggiore del castello.

 

Ho voluto verificare anche le dimensioni dei francobolli e nelle figure 6 e 7 riporto rispettivamente la larghezza e l’altezza della vignetta. Per quanto riguarda la larghezza è evidente una variabilità inspiegabile, soprattutto perché l’altezza è, in confronto, decisamente costante. Sulla base della prima dimensione è possibile individuare due gruppi; al primo più numeroso, anche se con dimensioni non proprio uguali, sono ascrivibili gli esemplari C (1 e 2), B M e P-1; al secondo i due campioni F e P-2.

Il castello da 500 lire falso

Figura 6 – variazione in larghezza della vignetta

 

Il castello da 500 lire falso

Figura 7 – costanza dell’altezza della vignetta

Per quanto riguarda l’altezza (figura 7), si nota invece una maggiore costanza del dato, tanto che non è possibile riconoscere i gruppi individuati. In questa figura l’allineamento è stato fatto secondo il bordo alto della cornice, escludendo quindi le scritte. Si nota una differenza molto piccola tra alcuni campioni, ma certamente poco significativa ed in contrasto con i risultati della figura 6.

 

Conclusioni

Le osservazioni esposte farebbero pensare che questi francobolli siano stati stampati in tempi differenti. A questa conclusione si giunge per le eccessive differenze dei colori utilizzati, dei fuori registro e, direi, anche per le differenze dimensionali tra altezza e larghezza della vignetta. Per questa caratteristica poco spiegabile non si può addurre un metodo fotografico di replica perché in questo caso le differenze si sarebbero dovute trovare in entrambe le direzioni analizzate. Poiché per il fotolito si allestisce una serie di lastre, una per ciascun colore, si potrebbe pensare che alcune siano state rifatte o per danneggiamento/usura, oppure per aggiustare il tiro sul colore, cercando di produrre un falso che potesse somigliare il più possibile all’originale.

IL TAGLIO CHIRURGICO

Stefano Proserpio, con la collaborazione di Nicola Luciano Cipriani

A volte in filatelia si danno per scontato cose che non lo sono. Penso che a tutti noi, sentendo parlare di taglio chirurgico (o di rasoio), vengano subito in mente delle immagini di questa splendida varietà; dovendone dare una definizione però e, soprattutto, comprenderne la genesi, molti potrebbero avere qualche difficoltà. È quanto successo anche a me quando mi sono accinto a scrivere queste righe e mi sono messo a cercare in letteratura e sul web ogni informazione che potesse essere utile a meglio presentare tale varietà, senza trovare una trattazione organica sul tema.
Innanzitutto: cos’è e come si origina un taglio chirurgico? Con sorpresa ho constatato che le definizioni non sono univoche, anche se riconducibili sostanzialmente a due.
Un primo gruppo si rifà alla definizione di un noto catalogo specializzato che così si esprimeva già in un’edizione del 1991: “Taglio chirurgico: si tratta di una riga di colore nel senso della stampa, sulla bobina, causata da un corpo estraneo tra il cilindro di stampa e la sua racla”; un’edizione successiva del 2012 integra la definizione con una frase finale circa il valore di tali varietà: “gli esemplari che presentano questa varietà hanno un valore compreso tra i 50 e i 100 euro, a seconda dell’entità”. Sulla stessa linea l’articolo “I francobolli di Repubblica: questioni tecniche” in La Repubblica Italiana, Poste Italiane – 2003, pag. 258, che cita il taglio chirurgico tra le varietà tipiche della stampa in rotocalco, così definendolo: “riga di colore nel senso della stampa causata da un corpo estraneo sul cilindro”.
Passando al web, al link http://www.ilpostalista.it/consul_riggi111.htm si legge quanto segue “Il ‘taglio chirurgico’ o di rasoio come altri lo chiamano si forma nella stampa rotocalcografica quando un piccolo corpo estraneo (un granellino di polvere, un piccolo residuo di inchiostro secco …) si interpone tra la racla pulitrice ed il cilindro di stampa. In queste condizioni la racla non può pulire bene il cilindro dall’inchiostro in eccesso perché rimane leggermente sollevata, così lascerà sul cilindro stesso due piccoli aloni di inchiostro ai lati dell’oggetto estraneo. Invece in corrispondenza dell’ ”intruso” il cilindro risulterà pulito. Normalmente il taglio chirurgico è sempre orientato nella direzione di stampa e si riscontra in moltissime emissioni rotocalcografiche, anzi nella maggioranza delle emissioni!”. Sempre su internet nel Dizionario postale e filatelico italiano pubblicato su www.accademiadiposta.it la voce che ci interessa è così definita: “Termine filatelico che definisce una varietà tipica della stampa in rotocalco, consistente in una fascia di colore con il centro bianco che attraversa il foglio di francobolli o gli interi postali nel senso della stampa; è causato da un corpo estraneo finito tra il cilindro di stampa e la racla che asporta l’inchiostro in eccesso”. Tale definizione è correlata da una bella immagine di una coppia del 30 lire Democratica, che rappresenta indubbiamente un taglio chirurgico (fig. 1).

Il taglio chirurgico

Figura 1 – taglio chirurgico su coppia del 30 lire Democratica

Anche Wikipedia si pone in tale solco: “Il taglio chirurgico è una varietà tipica della stampa a rotocalco, consistente in una doppia riga di colore con il centro bianco, presente sui fogli nel senso della stampa, causata da un corpo estraneo tra il cilindro e la racla. La racla è una lama che elimina dal cilindro il colore in eccesso, e in caso ci siano delle impurità o un mal funzionamento qualsiasi, lascia delle righe colorate simili a striature che poi rimangono nella stampa. L’effetto che se ne ottiene è la doppia striatura di colore e al centro una parte che rimane bianca relativa all’oggetto intruso o alla parte rotta. Questa varietà è nota su molti francobolli italiani ed esteri. Oltre alla varietà di colore, si possono avere anche dei tagli chirurgici nella fluorescenza, infatti, sempre per le stesse motivazioni, al momento di apporre ed eliminare la fluorescenza in eccesso, se ci sono dei corpi estranei o danneggiamenti, ci sarà una modifica della maschera di fluorescenza del francobollo. La maschera o le bande fluorescenti risulteranno così modificate, fino, nei casi più eclatanti, a creare dei tipi naturali di francobolli. Questa varietà è riscontrabile sui francobolli di Gran Bretagna e Canada. Talvolta, meno evidente, un improprio taglio chirurgico può essere solo una riga di colore verticale, causato da un pelo o altra impurità che struscia sulla carta al momento della stampa. Questa varietà è particolarmente frequente sulle serie ordinarie italiane della Siracusana e dell’Italia al Lavoro, sia come riga di colore che come riga di assenza di colore. Delle due tipologie di righe, è sicuramente più rara la riga di colore.” Accompagnano tale definizione due immagini: una relativa ad un esemplare Donne nell’arte da 10 cent. con taglio chirurgico (fig. 2)

Il taglio chirurgico

Figura 2 – altro esempio di taglio chirurgico ripreso da Wikipedia

ed una composizione che mette a confronto tre francobolli da 20 Lire della serie ordinaria “Siracusana” fluorescente che presentano delle “varietà di righe” a confronto, evidenziando la differenza tra la riga di colore e il taglio chirurgico vero e proprio (fig. 3).

Il taglio chirurgico

Figura 3 – varietà di righe e taglio chirurgico a confronto (Wikipedia)

Esiste un’altra interpretazione dei tagli chirurgici, quella data dal fondatore del CIFO, Giovanni Riggi di Numana, di cui ho raccolto alcuni contributi che si completano a vicenda.
Il primo è contenuto in “I francobolli ordinari definitivi della Repubblica Italiana denominati Castelli d’Italia”, Pubblicazione didattica del CIFO n. 11 – giugno 1998, pag. 89-90: Taglio di rasoio o chirurgico: i francobolli interessati da questa varietà sono attraversati verticalmente o orizzontalmente da due bande colorate parallele, separate da uno spazio di circa 0,8/1,2 mm., la cui lunghezza è variabile da qualche millimetro ad alcuni centimetri (in questo caso la varietà interessa più francobolli). La larghezza di ciascuna delle bande è di circa 3/5 mm. Il colore è monocromo e può essere diverso in stampate successive dello stesso francobollo. Le bande colorate hanno tra loro una linea di separazione molto netta dal lato dell’interspazio che le divide, ma tendono a sfumare dall’altro lato. Le bande possono colpire qualsiasi area del foglio, compresi i bordi, ma nei casi più frequenti attraversano almeno due vignette. È un difetto di stampa legato ad uno sbuffo della macchina rotocalcografica stampatrice che si verifica irregolarmente quando la pressione dell’aria compressa che muove i meccanismi richiede uno scarico, spruzzando l’inchiostro utilizzato in quel momento sul foglio sottostante. Gli esemplari interessati da tagli di rasoio sono abbastanza rari e sono spettacolosi per il contrasto dei colori delle bande con i colori delle vignette. Il nome così poco filatelico deriva dal modo di apparire della varietà che sembra, se l’inchiostro spruzzato è rosso, simile ad un taglio netto in carne viva, provocato da una lama molto affilata come un rasoio o un bisturi. Nella maggior parte dei casi il tagli di rasoio può essere considerato tra le varietà naturali perché fogli contenenti questi segni sono abitualmente trovati presso i rivenditori di francobolli.

C’è poi il “Lessico filatelico” da lui curato, che a pag. 403-404 alla voce “taglio” così recita: Il taglio di rasoio o taglio chirurgico è una particolare varietà filatelica pregiata, una doppia traccia colorata (di uno dei colori utilizzati nella stampa) che si può vedere su qualche raro francobollo stampato in rotocalcografia. Si tratta di un modesto doppio spruzzo di inchiostro che è trafilato da una fessura delle macchine da stampa, spinto dai meccanismi pneumatici che lo polverizzano in minute goccioline e che si esprime in due linee colorate e sfumate parallele, tra loro distanziate da una linea non colorata spessa qualche decimo di millimetro o poco più, per una lunghezza di qualche centimetro (fino a 20). La colorazione è in genere molto visibile e modifica sensibilmente l’aspetto del francobollo, ma soprattutto poco comune e quindi ricercato dai cultori delle varietà. I tagli di rasoio si sviluppano in altezza o in larghezza del francobollo (raramente in leggera diagonale) in quanto vengono prodotti dalle macchine mentre i fogli scorrono sull’impianto e quindi seguono la direzione dello scorrere della carta. Per quanto riguarda l’Italia è trasversale o parallelo al dritto della vignetta, ma ne esistono alcuni lievemente inclinati rispetto ad uno o due assi della vignetta, originati dagli stessi spruzzi di inchiostro ma verificatisi mentre la carta per qualche causa accidentale non era perfettamente allineata alla direzione di avanzamento.
Lo stesso “Lessico filatelico” a pag. 45, alla voce “chirurgico”riporta: Aggettivo in filatelia connesso con la parola taglio. Il “taglio chirurgico” è un grosso e ben visibile difetto di stampa che si vede su qualche francobollo o su file di francobolli contigui (in genere verticali) che si esprime con la presenza di una coppia vicinissima e parallela di baffi sfumati monocromi che coprono la stampa di vaste aree dei francobolli modificandone l’aspetto finito (figura 4).

Il taglio chirurgico

Figura 4 – raro taglio chirurgico su 100 lire Risorgimento (coll. Manzati)

La presenza di taglio chirurgico non è comune ed i francobolli che lo possiedono sono particolarmente apprezzati dai collezionisti di varietà”.
Meritano di essere citati anche alcuni stralci dell’articolo “Il taglio di rasoio” pubblicato da Riggi su Il Francobollo Incatenato n. 57, luglio 1997: “Nello stesso foglio, in quei rari fogli che sono stati scoperti ancora interi, questa stampa aggiuntiva è presente una sola volta (…). Il colore della stampa aggiunta è sempre appartenente ad uno solo dei colori presenti tra quelli che colorano la vignetta, ma sullo stesso tipo di francobollo può variare nel corso del tempo e delle tirature. In altre parole se la vignetta è in quadricromia il colore del “taglio” può essere di uno solo dei quattro colori e, in fogli diversi, può essere di un colore, dei quattro, diverso. (…) I francobolli con taglio di rasoio sono nati con l’uso delle macchine da stampa complesse del secondo dopoguerra (Brm, Goebels) e sono divenuti un poco più frequenti nel periodo 1975 – 1990. Il fenomeno non è mai stato chiaramente spiegato dal Poligrafico di Stato forse anche perché mai nessuno ha posto domande specifiche. Genericamente si può dire che le due barrette colorate sono dovute a microspruzzi di inchiostro lanciati dalla modesta pressione dei meccanismi pneumatici che spostano e muovono le matrici dalla carta da stampa durante uno dei passaggi cromatici. Sono in realtà degli “sbuffi” di inchiostro colorato provenienti da due fessure che involontariamente e molto saltuariamente colpiscono alcuni fogli di francobolli durante la stampa.

Due correnti di pensiero differenti, dunque. Entrambe concordano sul tipo di stampa che rende possibile il verificarsi di tale varietà: quella rotocalcografica. Questo è un punto fermo che ci risulterà utile poco più avanti.

Wikipedia, come si è visto, evidenzia che oltre al taglio chirurgico esistono altre “varietà di righe”; proviamo ad esaminarne alcune cercando di ricondurle all’una o all’altra corrente di pensiero.

Le figure 5 e 6 riportano alcuni esemplari del 30 lire Michelangiolesca: la 5 è indubbiamente un taglio chirurgico inclinato;

Il taglio chirurgico

Figura 5 – taglio chirurgico su 30 lire Michelangiolesca(www.delcampe.net)

la 6 mostra invece una riga inclinata di colore bianco;

Il taglio chirurgico

Figura 6 – quartina del 30 lire Michelangiolesca: riga bianca sugli esemplari di sinistra (www.delcampe.net)

lo stesso dicasi rispettivamente per le figure 7 e 8, relative a due valori della Siracusana.

Il taglio chirurgico

Figura 7 – Siracusana 13 lire con taglio chirurgico (www.delcampe.net)

Il taglio chirurgico

Figura 8 – Siracusana 60 lire con riga bianca (www.delcampe.net)

Righe in senso lato sono riscontrabili anche sui francobolli di servizio: le figure 9, 10, 11 e 12 mostrano tagli chirurgici su esemplari di pacchi postali, pacchi in concessione, segnatasse e posta aerea, mentre la 13 mostra semplici righe bianche su francobolli per espresso.

Il taglio chirurgico

Figura 9 – taglio chirurgico su pacchi postali da 500 lire (www.ebay.it)

Il taglio chirurgico

Figura 10 – taglio chirurgico su pacchi in concessione (www.enciclopedico.it)

Il taglio chirurgico

Figura 11 – taglio chirurgico su segnatasse (www.ebay.it)

Il taglio chirurgico

Figura 12 – taglio chirurgico su francobolli da 25 lire bruno per posta aerea (www.ebay.it)

Il taglio chirurgico

Figura 12 – righe bianche su espressi (www.ebay.it)

Personalmente sarei portato a ricondurre gli esemplari con riga bianca (figg. 6, 8 e 13) all’interpretazione del primo tipo, mentre ascriverei i numeri 5, 7, 9, 10, 11 e 12 alla definizione di Riggi. In particolare la definizione da lui data calza a pennello al blocco di nove esemplari del Castello da 850 lire riportato in figura 14,

Il taglio chirurgico

Figura 14 – spettacolare taglio chirurgico di colore nero su blocco di 850 lire (Martina G., 2006)

ben apprezzabile nonostante la qualità non eccelsa dell’immagine (da G. Martina “Le varietà della serie ordinaria ‘Castelli d’Italia’ ”, U.F.S. 2006).

La fascia nera che in alto si separa in due con la fascia bianca nel mezzo non può che essere prodotta da uno sbuffo di inchiostro dovuto ad uno sfiato di pressione del sistema e non da un granello intruso e trascinato dalla racla. All’inizio la pressione è elevata e la barretta davanti allo sbuffo viene avvolta tutta dall’inchiostro a causa della pressione; subito dopo, si ha diminuzione di pressione e, in parallelo con lo scorrimento della carta, il flusso di inchiostro si attenua e la barretta antistante ostacola lo spandimento del colore producendo la fascia bianca mediana. Con questa interpretazione si possono spiegare molto bene anche i due esempi di figura 15.

Il taglio chirurgico

Figura 15 – altri due esempi di taglio chirurgico aventi forma differente rispetto alla figura 14 (collez. Leonardo Costa)

In particolare lo sbuffo sul 100 lire è interpretabile con una caduta di pressione molto breve ed intensa che ha prodotto un taglio chirurgico abortito, mentre la forma sul 550 lire è interpretabile con uno sbuffo di non alta pressione ma più prolungato nel tempo che ha prodotto un taglio chirurgico che si assottiglia lentamente.

Alcuni casi però non sono così chiari: di seguito segnalo due casi relativi ai Castelli: si tratta di un esemplare da 500 lire riportato da Giovanni Martina nella pubblicazione testé ricordata e di uno da 700 lire in mio possesso (rispettivamente figg. 16 e 17).

Il taglio chirurgico

Figura 16 – Giovanni Martina, 2006

Il taglio chirurgico

Figura 17 – Coll. Proserpio

Entrambi recano una traccia che potrebbe assomigliare ad un tenue taglio chirurgico, ma ciò non è possibile, perché i due francobolli sono stati stampati rispettivamente in calcografia e calcografia + offset, mentre – come visto – il taglio chirurgico può essere generato solo dalla stampa con metodo rotocalcografico. Potremmo forse definire tali varietà come interruzione lineare di stampa o righe di colore, ma non certo come tagli chirurgici.

Focalizzando ulteriormente l’attenzione sulla serie Castelli, andiamo ad esaminare preliminarmente i metodi di stampa impiegati per tale serie, diversi a seconda dei valori:

Rotocalco a 2 colori: 5, 10, 20, 30, 40, 60, 120 e 150 lire
– Rotocalco a 4 colori: 50, 70, 80, 90, 100, 380, 550, 650 e 850 lire
Calcografia e offset: 170, 180, 200, 250, 300, 450, 600, 700 lire
– Ristampa in rotocalcografia (D.M. 2/11/1993): 200, 250, 300 e 450 lire
– Calcografia: 350, 400, 500, 750, 800 lire e tutti gli esemplari per macchinette
– Calcografia a doppia impressione: 900, 1000 e 1400 lire

Una nota curiosa ed inedita, a quanto ne so, relativa al 650 lire: il D.M. 15/3/1986 stabiliva che il francobollo da 650 lire fosse stampato in calcografia coi colori azzurro oltremare, viola malva e terra di Siena. Evidentemente le cose andarono diversamente e il francobollo fu stampato in rotocalco, come attestato anche dalla presenza su tale francobollo di tagli chirurgici (fig. 18).

Il taglio chirurgico

Figura 18 – tre esempi di taglio chirurgico su 650 lire Castelli: magenta (collez. Borgogno), ciano (collez. Finotti) e verde (collez. Cipriani)

Come sopra esposto il taglio chirurgico è riscontrabile solo su esemplari stampati in rotocalco, pertanto la ricerca di tale varietà andrebbe concentrata “solo” sui 17 valori realizzati con tale tecnica di stampa. In realtà anche i tre valori dentellati 13 ¼ (50, 100 e 550), il 50 lire datato 1980 e i 4 valori ristampati nel 1994 sopra ricordati ricadono tra i valori stampati in rotocalcografia; bisognerebbe poi tener conto anche del 100 lire stampato su carta con filigrana stelle II e degli otto valori con dentellatura a blocco. Perciò i francobolli sui quali è possibile trovare la pregiata varietà sono quelli riassunti in tabella.

Il taglio chirurgico

tabella esplicativa dei colori possibili di tagli chirurgici nella serie ordinaria Castelli d’Italia

Nella tabella ai singoli francobolli sono associati il numero di colori di stampa e l’indicazione degli stessi come riportata nei relativi Decreti Ministeriali che ne autorizzano l’emissione; in alcuni casi i colori vengono puntualmente indicati, in altri compare la dicitura “quadricromia”. Cercando tra i libri a mia disposizione ho trovato quanto segue: “nel rotocalco e nell’offset (…) la quadricromia è ottenuta dalla sovrapposizione di giallo, magenta, ciano e nero” (Bogoni D., 1999 opera citata). Tale indicazione era coerente con tutti i tagli chirurgici rinvenuti su francobolli stampati in quadricromia dei quali disponevo fino a quel momento; ad un certo punto, però, ricevo l’immagine del taglio chirurgico di colore verde sul Castello da 650 lire, già presentata in figura 18. Come spiegare un taglio verde in un francobollo che avrebbe dovuto essere stampato in giallo, magenta, ciano e nero? Scartata l’ipotesi che il colore fosse originato dalla sovrapposizione di giallo e ciano, è scattata un’indagine nella quale ho coinvolto anche Luciano Cipriani, i cui esiti vado a riportare.
Il termine quadricromia si riferisce solo ai quattro colori base (ciano, magenta, giallo e nero) ed essa può essere utilizzata per la stampa con qualunque metodo (rotocalco, offset, ecc). Esistono poi altri colori, chiamati colori pantone, che non sono fatti con la miscelazione di due o più colori base, ma derivano dalla miscelazione di altri colori pantone. Un colore pantone può essere utilizzato in sostituzione di uno o più colori della quadricromia. È quanto accaduto nel caso del 650 lire, nel quale il nero è stato sostituito dal verde, come confermato dai colori di registro (triangoli colorati) presenti sul bordo destro del blocco rappresentato in figura 19: è presente un triangolo verde, mentre ne manca uno di colore nero.

Il taglio chirurgico

Figura 19 – blocco bordo di foglio coi colori di registro (3 colori base e 1 colore pantone)

 

La stampa però può essere fatta anche senza l’uso della quadricromia: un esempio è il Castello da 150 lire (fig. 20) che è stampato a due colori i quali, entrambi, sono colori pantone.

Il taglio chirurgico

Figura 20 – blocco bordo di foglio del 150 lire Castelli con 2 colori pantone di registro (viola e ocra)

 

Chiarito quanto sopra, vediamo a questo punto su quali valori dei Castelli sono ad oggi effettivamente conosciuti dei tagli chirurgici rispetto a quelli teoricamente possibili indicati in tabella; ciò sulla base di quanto rintracciato in letteratura e sul web e delle segnalazioni di pezzi pervenute da collezionisti del settore (evidenziati in grassetto i valori via via segnalati in più rispetto ai precedenti):
– Riggi sui valori da 50, 100, 150, 380, 550, 650, 850 lire.
– Giovanni Martina nell’opera citata riporta tale varietà per i valori da 20, 50, 100, 500 (da stralciare, come descritto più sopra), 550, 650 e 850 lire.
– il Catalogo Sassone specializzato ed. 2012 cita i valori da 50, 100, 150, 380, 550, 650 e il 50 lire Calascio datato 1980.
– www.catalogospecializzato.it segnala, tra gli altri, un 80 lire (fig. 23)
– Ketty Borgogno in un recente articolo segnala l’esistenza del taglio chirurgico sul 10 e sul 20 lire (Il Foglio U.F.S. n. 185, settembre 2015, pag. 17)
– Stefano Finotti, oltre ai valori in suo possesso, segnala di conoscere l’esistenza di un 40 lire
– nella mia collezione è presente, tra gli altri, un 120 lire (fig. 25)

Dalla ricognizione eseguita è emerso che i Castelli sui quali più frequentemente si rinvengono tagli chirurgici sono il 50, il 100 ed il 550 lire, probabilmente in quanto soggetti a maggior consumo e quindi a maggiore tiratura, con conseguente aumento delle probabilità del verificarsi della varietà, mentre altri sono di più difficile reperibilità; di parecchi poi non si è al momento trovata traccia alcuna.
È aperta la caccia ad altri esemplari: ogni segnalazione è gradita!

Un sentito ringraziamento agli amici Ketty Borgogno, Luciano Cipriani, Stefano Finotti, Claudio Manzati, Sergio Mendikovic, Giovanbattista Spampinato e Leonardo Costa che hanno collaborato fornendo informazioni ed immagini.

E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, quale conclusione migliore di una rassegna di belle immagini di tagli chirurgici sui Castelli?

Il taglio chirurgico

Figura 21 – due tagli chirurgici del 20 lire (azzurro intenso da www.delcampe.net, seppia da Martina G., 2006)

Il taglio chirurgico

Figura 22 – due tagli su 50 lire dent. 14 x 13 ¼ (magenta collez. Proserpio, ciano collez. Borgogno, )

Il taglio chirurgico

Figura 23 – taglio giallo su 80 lire (www.catalogospecializzato.it)

Il taglio chirurgico

Figura 24 – i 4 tagli chirurgici di diverso colore possibili sul 100 lire, tutti esemplari dent. 14 x 13 13 ¼ (giallo collez. Finotti, ciano, magenta e nero collez. Proserpio)

Il taglio chirurgico

Figura 25 – striscia di 5 con un esemplare interessato da taglio di colore azzurro (collez. Proserpio)

Il taglio chirurgico

Figura 26 – i due tagli chirurgici del 150 lire (viola collez. Finotti, ocra collez. Proserpio)

Il taglio chirurgico

Figura 27 –taglio chirurgico di colore azzurro sul 180 lire (collez. Costa)

Il taglio chirurgico

Figura 28 – i 4 tagli chirurgici di diverso colore possibili sul 550 dent 14 x 13 ¼ (giallo collez. Proserpio, ciano e magenta collez. Borgogno, nero collez. Spampinato)

Bibliografia
– Bogoni D. “La stampa” in ‘Castelli un baluardo postale’, Poste Italiane, 1999 (pag. 35).
– Borgogno K. “Varietà della serie ordinaria ‘I Castelli d’Italia’ – parte prima” in ‘Il Foglio dell’Unione Filatelica Subalpina’, n. 185 – Settembre 2015 (pag. 16).
– Crevato Selvaggi B. (a cura di) “Le carte-valori ordinarie della Repubblica” in ‘La Repubblica Italiana’, 2003, Poste Italiane (pag. 294).
– Crevato Selvaggi B. (a cura di) “I francobolli di Repubblica: questioni tecniche” in ‘La Repubblica Italiana’, Poste Italiane – 2003 (pag. 258).
– Martina G. “Le varietà della serie ordinaria ‘Castelli d’Italia’ ”, ed. Unione Filatelica Subalpina – 2006.
– Riggi di Numana G. “I francobolli ordinari definitivi della Repubblica Italiana denominati Castelli d’Italia”, Pubblicazione didattica del CIFO n. 11 – giugno 1998 (pag. 89-90).
– Riggi di Numana G. “Il taglio di rasoio” in Il Francobollo Incatenato n. 57, luglio 1997 – CIFO.
– Riggi di Numana G. “Lessico filatelico” ( pag. 45 e 403-404).

750 LIRE CASTELLI: ANCORA COLORI FLUORESCENTI

Ketty Borgogno, Nicola Luciano Cipriani e Giovambattista Spampinato

Ketty Borgogno
“Circa un mese fa ho ripreso la mia attività filatelica che trascuro sempre un poco durante l’estate, mi sono dedicata (e mi sto dedicando) ai castelli.
Seguo e leggo gli articoli di Luciano Cipriani che riguardano questa serie e sapevo che aveva trovato dei 1000 lire e dei 900 lire con colori fluorescenti visibili al retro, da quel momento tutti i castelli che passano sotto la mia Wood li guardo anche sul retro. Stavo analizzando un piccolo accumulo (circa 5000 esemplari) del 750 lire alla ricerca dei non fluorescenti con filigrana stelle 2. durante la ricerca un po’ monotona e senza risultati per lo scopo che mi ero prefissa, con mia grande sorpresa e soddisfazione mi sono imbattuta in una quartina che, alla luce viola, ha mostrato una colorazione blu scura al verso, in corrispondenza dei colori marrone e blu, in modo abbastanza completo (figura 1). Ricordandomi degli articoli scritti da Luciano sul 900 e 1000 lire mi sono resa conto che quel colore blu scuro, quasi nero, che stavo vedendo era prodotto dalla fluorescenza dei colori usati per la stampa.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 1 – quartina del 750 lire con i colori blu e marrone fluorescenti

Anche se era notte tarda ho subito mandato un sms a Luciano comunicandogli la scoperta ed il giorno seguente gli ho mandato la foto e le caratteristiche della quartina.
Durante la ricerca ho poi trovato altri 2 esemplari con le stesse caratteristiche che ho donato ai miei compagni castellani Luciano (figura 2) e Giovambattista Spampinato, attento studioso di questa serie.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 2 – il singolo inviato a Luciano Cipriani

Il numero ridotto di questi francobolli (6 pezzi), rispetto al totale (circa 5000 pezzi), corrispondono ad una percentuale di ritrovamento dello 0,12%. Questo dato mi ha fatto pensare subito che i colori fluorescenti nel 750 lire castelli non dovessero essere tanto comuni. Un’altra considerazione ha avvalorato questa idea e cioè: se questa variante del 750 lire fosse stata comune sarebbe nota da tempo. E qui è scattata l’idea di consultarmi con Luciano.

Ancora una volta, il mio hobby, la filatelia, mi ha dato una gran bella soddisfazione!”

Nicola Luciano Cipriani
La notizia ricevuta da Ketty mi ha subito messo in moto ed ho controllato tra la mia riserva di mazzette; del 750 lire ne ho tirate fuori 117 per un totale di 11.700 francobolli. La ricerca è stata abbastanza fruttuosa: sono emersi ben 27 francobolli che hanno il blu ed il marrone fluorescenti, corrispondenti ad una frequenza dello 0,23%. C’è però da fare un distinguo: non tutte le superfici coperte dal blu e dal marrone sono risultate sensibile alla lampada viola. Ho suddiviso in classi di superficie interessata i francobolli trovati e mostrerò più avanti alcuni esempi.

Anche Giovambattista Spampinato si è messo in moto e tra 35 mazzette ne ha trovati 9. pari allo 0,26% Anche lui ha riscontrato superfici sensibili di differente dimensione, ma nessuno completo come in figura 3.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

Figura 3 – l’unico esemplare trovato con il 100% delle superfici blu e marrone fluorescenti.

Come accennato, le superfici di colore fluorescente sono abbastanza variabili, cosa riscontrata anche nel 900 lire (Il Francobolli Incatenato n. 248 e https://www.peritofilatelico-cipriani.it/anche-il-900-lire-castelli-ha-il-nero-fluorescente-e-non-solo/) e nel 1000 lire (Il Francobolli Incatenato n. 209 e https://www.peritofilatelico-cipriani.it/uno-strano-1000-lire-castelli/) della stessa serie.
Infatti su tutti i francobolli da 750 lire con colori fluorescenti trovati, uno solo ha il 100% delle superfici colorate fluorescenti (figura 3), tutti gli altri sono variabili fino a chiazze minime e di scarso interesse. La figura 3 mostra, a sinistra, il recto con i colori marrone e blu più cupi e quasi dello stesso colore, mentre, al verso sono riconoscibili, speculari, tutti gli elementi della stampa: il castello, le linee del cielo sopra la torre più alta, la cornice, il nome del castello ed il valore che appaiono tutti dello stesso colore blu scuro. Tra i 20.200 francobolli circa visionati da noi, il verde non sembra proprio essere affetto da questa caratteristica.
La fluorescenza gialla caratterizza per lo più questi francobolli, ve ne sono però anche con fluorescenza che a prima vista sembra scolorita (bianca con piccole plaghe gialle sul retro e giallo chiaro sul davanti; ve ne sono anche con fluorescenza bianca su entrambi i lati accompagnata da ampie chiazze gialle. Molto meno comuni quelli con fluorescenza bianco azzurrina su entrambi i lati.
Il periodo d’uso sembra essere abbastanza ristretto, sugli annulli leggibili ho riscontrato solo gli anni 1993, 1994 e 1995. Questo spiegherebbe la maggiore difficoltà di ritrovamento rispetto al 900 e 1000 lire che invece sono stati utilizzati per gran parte degli anni ’90. Per questi ultimi due valori non ho fatto alcuna valutazione sulle frequenze di ritrovamento. Nel primo articolo, in cui ho descritto il 1000 lire, ho asserito che il francobollo è molto comune allo stato di usato e non raro nuovo; nel secondo, in cui ho descritto il 900 lire, non mi sono espresso in quanto non ho un numero elevato di questi francobolli ed anche perché non sono stati pochi: tra quelli che hanno dato una risposta alla luce viola, completa e parziale, ne ho trovati 68 su poco più di cinque mazzette. Non dovrebbe quindi essere un francobollo raro.
Nel caso di questo 750 lire, la situazione appare veramente differente. Il caso ha voluto che in tre abbiamo avuto a disposizione una quantità di mazzette consistenti e questo mi ha pungolato a fare qualche valutazione in merito alla frequenza di ritrovamento.
Ho diviso i francobolli in 5 classi che descrivo nella tabella di figura 4 ed a ciascuna ho assegnato le percentuali di ritrovamento.

750 lire castelli: ancora colori fluorescenti

frequenze di ritrovamento e classi di superficie fluorescente rispetto alla totalità delle superfici blu e marroni

Il totale dei francobolli trovati con risposta alla luce viola sono stati 32 su circa 20200 visionati. La percentuale di ritrovamento generale è dello 0,16%.

ADDENDA PER “IL SERVIZIO PRIORITARIO”: l’80cent

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico.

Comunicazione

Comunico una addenda al capitolo 5 della monografia, su Il Servizio Prioritario. In questo capitolo abbiamo descritto le emissioni e le ristampe di ciascun francobollo prioritario; in particolare, nel paragrafo 5.3.4 abbiamo descritto le emissioni del 2005 e le ristampe dei valori da 1,40, 2,00 e 2,20 millesimati 2004 ma stampati nel 2005 con la scritta laterale (IL FOGLIO DI 40 FRANCOBOLLI VALE € …) di colore nero, al pari della barretta in corrispondenza del 36 esemplare. Queste seconde tirature sono riconoscibili anche dalla prima lettera del codice alfanumerico (C invece di B). In quella occasione abbiamo dimenticato di inserire anche il valore da 0,80 che qui riproduciamo per dovere di cronaca. Nell’immagine è riportato il bordo destro del foglio con il codice alfanumerico CA022455571 la cui prima lettera (C) indica appunto l’anno di stampa, 2005 anziché 2004 (B)

ADDENDA PER "IL SERVIZIO PRIORITARIO"

Figura 1 – 0,80 emissione del 2005 caratterizzata dalla lettera C nel codice alfanumerico

Considerazioni aggiuntive

Al momento dello studio sui francobolli prioritari abbiamo utilizzato il codice alfanumerico come elemento distintivo per le tirature di questi francobolli. Il codice è stata una novità che al momento ci fece porre l’attenzione solo su questo aspetto.  Solo in seguito mi è venuta l’idea di utilizzarli anche per indagare il numero dei francobolli stampati. Infatti il codice alfanumerico è stato introdotto dal Poligrafico per automatizzare il conteggio dei fogli prodotti.

Due sono i codici che compaiono sui fogli, uno è il codice prodotto, vale a dire il codice che caratterizza una emissione; è il famoso codice a barre tanto ambito dai collezionisti. Il secondo è il codice alfanumerico che è invece quello che riflette il conteggio progressivo dei fogli. Tale codice è composto da due lettere seguite da noce cifre. La prima lettera definisce l’anno di produzione, mentre la seconda corrisponde ad una delle due Goebel con cui vengono stampati i francobolli: A e B. La A è la rotocalcografica, mentre la B e la calcografica. Le nove cifre sono la progresione numerica in ordine di stampa. Il codice alfanumerico è tradotto in un codice a barre nere posto alla sua destra. Il codice a barre ha altezza di 9 millimetri e lunghezza di circa 6 centimetri. Il circa è doveroso in quanto la lunghezza dipende dal numero di barre larghe e strette. Ricordo che la stampante di detto codice è stata sostituita alla fine del 2014 (v. Le tre tirature del 25 cent di posta italiana).

Solo in occasione dello studio sui piccoli valori di posta italiana mi è venuta l’idea di poter risalire al numero di francobolli stampati di questi valori ordinari. Come è noto, infatti, Poste Italiane comunica le tirature esclusivamente per i francobolli commemorativi, celebrativi ecc.; al contrario il numero degli ordinari è sempre stato un grande mistero. L’utilizzo del codice alfanumerico consete, con relativa facilità, di avere un’idea abbastanza vicina alla realtà delle tirature di questi francobolli, oltre naturalmente al riconoscimento dei lotti di stampa interposti tra altri francobolli. Personalmente ritengo che ogni lotto di stampa possa essere definito tiratura ben riconoscibile ed individuabile ancorché la distinzione sia spesso esclusivamente sulla cimosa destra. Situazioni di questo tipo, d’altronde, sono già note per altre emissioni del passato, quali ad esempio il valore da 15 lire emesso nel 1957  in occasione del 150° della nascita e 75° della morte di Giuseppe Garibaldi; di questo francobollo sono note due tirature riconoscibili esclusivamente da un numero in colore presente sulla cimosa.

LE TRE TIRATURE DEL 25 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

testo aggiornato a ottobre 2017 nella figura 4 e relativa descrizione.

Con questo valore termina, per ora, la descrizione dei piccoli valori di questa ordinaria che, a quanto pare, sembra volgere alla fine. Ci sono alcuni segnali derivanti dalla emissione della leonardesca la quale ha aperto ancora una volta l’adozione di un servizio veloce di consegna della corrispondenza (definita oggi posta1); la doppia valenza di questa serie è innanzitutto una nuova ordinaria e in seconda battuta ha aperto un nuovo, per il nostro Paese, concetto di produzione filatelica: francobolli for ever, vale a dire valori sempre validi anche in corrispondenza di variazioni tariffarie in quanto definiti con delle lettere, che rappresentano una destinazione o uno scaglione di peso, anziché con un numero che ne definisce il suo prezzo.
Resta certamente aperto il caso del 15 cent, ultimo emesso, del quale per il momento è nota una sola tiratura e vedremo in un prossimo futuro se questo francobollo verrà ristampato o meno.
Venendo al nostro 25 cent, avevo avuto tutta la sensazione che le tirature fossero solo due, come avevo riportato nella tabella generale pubblicata in occasione dell’articolo sul 10 cent., ma già dalla pubblicazione dell’articolo sul 20 cent ho portato il numero delle tirature a tre (figura ) a seguito della scoperta di una seconda tiratura prodotta quasi di seguito alla prima del 2014.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore.

Questa scoperta è stata possibile grazie al metodo di analisi che ho messo a punto. Inizialmente, per il fatto che i numeri progressivi del codice alfanumerico (ricevuti da amici) fossero numericamente molto vicini, non mi ero reso conto della loro differente posizione sulla cimosa finché non li ho messi a confronto scoprendo anche la differenza di stampa del codice. Mi sono subito attivato ed ho trovato facilmente fogli di questa terza tiratura che fa parte dell’ultima distribuzione. In tal modo sono riuscito ad allertare anche gli amici che mi hanno fornito un po’ di immagini delle cimose. Nella figura 2 mostro le tre tirature di questo valore.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 2 – le tre tirature del 25 cent.

La prima è ovvia, caratterizzata dalla lettera K (2013), le altre due invece sono entrambe del 2014 come da lettera L. La differenza tra queste due tirature è piuttosto interessante, per ben due motivi. Il primo è che i codici sono molto vicini tra loro ed il secondo è che tra la prima e la seconda tiratura del 2014 è stato cambiato il numeratore di fogli che stampa il codice alfanumerico. Molto probabilmente la stampante del codice, che prima era a getto d’inchiostro, ora sembra essere laser. Andrebbe quindi anticipata alla fine del 2014 la sostituzione, di questo accessorio di stampa, rispetto a quanto avevo scritto nell’articolo sul 10 cent. per il quale avevo datato agli inizi del 2015 la sostituzione. Il nuovo codice, oltre ad essere più nitido, ha i caratteri diversi tanto che la lunghezza totale del codice è più corta. (Il Francobollo Incatenato n. 255, https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-nove-tirature-del-10-cent-di-posta-italiana/). Nella figura 2 riporto anche, come mio solito, le distanza (linee verdi) tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio a destra con i valori in cm. Come ormai già dimostrato negli articoli precedenti sui piccoli valori della serie ordinaria attuale, questa distanza è caratteristica e solo casualmente si possono verificare coincidenze dei valori numerici. Faccio notare che il triangolo rosso riportato nel particolare che evidenzia la distanza di 2,35 cm non è presente nella cimosa in corrispondenza del codice, l’ho volutamente traslato in verticale per evidenziare la misura.

Nella figura 3 riporto le basi dei fogli in esame, anche se ormai i miei lettori hanno capito come procedo con la descrizione di questi francobolli (forse, questa immagine potrebbe essere superflua). Ma per completezza dell’articolo e per parallelismo con i precedenti, preferisco riportarla.

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 3 – le basi delle tre tirature

Nella figura sono evidenziate le differenze di centratura della bobina che ho schematizzato nel particolare in alto di figura 2. come ben si evince dalla figura 3, la bobina ha avuto una differente posizione di montaggio che ha prodotto la differente centratura della stampa che noi possiamo osservare sui fogli. La differenza totale tra i due estremi delle tre posizioni è di appena tre millimetri, ma comunque diagnostici. Da notare che c’è una maggiore differenza tra le due produzioni del 2014 piuttosto che tra queste e quella del 2013.
Per quanto riguarda i colori, notiamo differenze minime nei toni utilizzati per tutti e tre i colori. È abbastanza evidente la differenza dell’arancio, più scuro nelle tirature del 2014 rispetto a quella del 2013; anche il rosso mostra una certa, seppur minima, differenza, ma ciò che è maggiormente evidente è la stampa incompleta dei registri rossi nella tiratura del 2013 (K). Da notare anche che le due tirature del 2014 sono molto simili per quanto riguarda i colori utilizzati, ma sono differenti nella centratura della stampa.

Passiamo ora ad indagare gli intervalli dei codici alfanumerici (figura 4).

le tre tirture del 25 cent di posta italiana

Figura 4 – le porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Per la produzione del 2013 siamo riusciti a ricostruire un intervallo di circa 120.000 fogli, mentre per le due produzioni del 2014, rispettivamente un intervallo di circa 174.000 e 8.000 fogli. Per queste due ultime produzioni bisogna tener presente che non esiste alcun francobollo commemorativo o ordinario che possa essere compreso tra le due tirature, pertanto, dobbiamo pensare necessariamente che la sostituzione del numeratore di fogli, da ink-jet a laser, sia stata realizzata interrompendo la produzione. Il cambio di stampante per la numerazione dei fogli sembra proprio essere stata la causa della produzione di due ben distinte tirature di quello che avrebbe dovuto essere un unico lotto di stampa. Questa ipotesi è avvalorata dalla similitudine dei colori (prodotti utilizzati) e dalla differente centratura della bobina (assetto macchina).
Per quanto riguarda i valori ottenuti per la seconda tiratura del 2014, ad oggi (settembre 2017), è stato ricostruito un intervallo di circa 67.000 fogli pari a poco meno di 5 milioni di francobolli. Non saprei dire se il valore riportato in tabella sia vicino alla realtà numerica di questa tiratura, però ritengo che la seconda sia inferiore numericamente alla prima.

Per quanto riguarda invece la valutazione globale e se consideriamo una tiratura unica per il 2014, vediamo che il numero calcolato dei francobolli tende verso i 17 milioni. Sulla base dei calcoli fatti per i precedenti piccoli valori, non si è lontani dalla realtà se ipotizziamo una produzione annuale pari a circa 20 milioni di francobolli, ipotesi che porterebbe come minimo a 30-40 milioni la produzione totale del 25 cent.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver prestato la loro collaborazione e/o con immagini utili al mio studio.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico

La tabella riportata nel precedente articolo sul 10 cent di Posta Italiana (Il Francobollo Incatenato n. 255, ottobre 2015, www.peritofilatelico-cipriani.it) ha evidenziato il quadro delle emissioni di questi piccoli valori. Riportiamo la stessa tabella evidenziando la colonna relativa all’emissione del 20 cent dalla quale si evince come questo francobollo sia stato stampato solo negli anni 2010 (H) e 2011 (I); in entrambi gli anni sembra sia stato fatto un solo lotto stampa (figura 1).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore. Gli intervalli indicati per gli altri valori sono indicativi.

Come al solito, l’analisi è stata svolta con l’aiuto di alcuni amici, che qui ringrazio, con lo scopo di avere una panoramica della distribuzione di questi francobolli a livello nazionale. Le immagini sono relative a fogli acquistati dal sottoscritto o dagli amici in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Campania, Calabria e Sicilia. Le località sono ben distribuite sul territorio nazionale ed hanno favorito la capillarità dell’indagine di tutti i piccoli valori. È indubbio che senza una ricerca a questo livello sarebbe stato arduo distinguere le nove tirature del 10 cent.
Per quando riguarda il 20 cent, quindi, torniamo alla semplicità del 5 cent, con due soli lotti di stampa prodotti in due anni distinti tanto da avere due chiare e facilmente riconoscibili tirature. Ormai è facile portare avanti la descrizione di questi francobolli e, come al solito, presento i bordi dei fogli in figura 2. Come si può notare, le due produzioni differiscono:

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 2 – le due tirature del 20 cent

  • per la posizione del codice alfanumerico, sia traslato verticalmente che lateralmente, anche se di poco rispetto alla stampa. La produzione del 2010 ha il quadrato nero di registro all’altezza del secondo triangolo
  • verde a partire dal basso, mentre, quella del 2011 è in corrispondenza del primo triangolo rosso.
  • Lo spostamento laterale della stampa è messo in evidenza dalla larghezza della cimosa destra. La distanza compresa tra il lato sinistro dei registri rossi ed il bordo del foglio ha un valore medio di cm 2,53 per la tiratura del 2010 e di 1,90 per quella del 2011. In quest’ultimo caso il registro nero è tagliato a metà in quanto esce in parte dal foglio.

Nei due articoli precedenti, quelli sul 5 e 10 cent, non mi sono soffermato molto sulla possibile variabilità del valore della larghezza dei bordi. Ho accennato brevemente nel secondo articolo (10 cent) che è possibile che si possa osservare una variazione della larghezza di alcuni centesimi di millimetro; in questo articolo, più leggero del precedente, posso soffermarmi a dare qualche informazione di più in merito alla variabilità delle misure. Come si può vedere nella figura 3, la larghezza dei bordi, misurata con i righelli di Photoshop, presenta una certa variabilità che potrebbe creare qualche riflessione.

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 3 – valori in centimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi.

In realtà la variazione è molto contenuta come si può dedurre dai valori della deviazione standard (dev. st.), sempre molto piccoli. Ricordo che questo valore, sommato e sottratto alla media fornisce un intervallo in cui sono compresi la maggior parte dei valori. Più il valore della deviazione standard è piccolo, maggiormente sono addensati i dati analizzati. Ad ogni modo, al di là delle disquisizioni statistiche, stiamo parlando di differenze appena percettibili dall’occhio umano ed inoltre queste variazioni non influenzano minimamente le differenze macroscopiche esistenti tra le due tirature. Come ipotizzato nell’articolo sul 10 cent, queste variazioni sono, molto probabilmente, da mettere in relazione alla vibrazione della macchina ed allo scorrimento della bobina. Questi due aspetti possono produrre facilmente i leggeri spostamenti osservati. A riprova di quanto appena asserito sono i valori dei due fogli contigui (HA129484909 e HA129484910) che presentano una differenza tra i due bordi di 0,03 mm.
Nella successiva figura 4 riporto le basi dei fogli delle due produzioni. Come si può notare, la produzione del 2010 è eccentrica verso sinistra, mentre quella del 2011 lo è leggermente verso destra con una differenza relativa di 6,3 mm (differenza tra le medie).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 4 – centratura della stampa sulla bobina.

Notiamo anche che tra le due tirature c’è anche una differenza di tono del colore rosso che è tendente al magenta nella produzione del 2011; nei caratteri di stampa si possono osservare falle di colore rosso del registro, queste sono una costante in tutta la tiratura con superfici abbastanza variabili. Anche il verde presenta due toni differenti, ciò è visibile specialmente nella microscrittura e nelle scritte in basso (IPZS ecc.). In particolare, nella produzione del 2010 la microscrittura è leggermente più sottile e quindi più nitida.
Infine riporto la solita tabella con gli intervalli di produzione che sono riuscito a ricostruire (figura 5).

LE DUE TIRATURE DEL 20 CENT DI POSTA ITALIANA

Figura 5 – porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca.

Si può notare come gli intervalli ricostruiti non siano molto ampi, a parte la produzione del 2011 che ammonta a poco più di 10 milioni di francobolli. Come già osservato in occasione degli articoli precedenti (5 e 10 cent) non è facile avvicinarsi al valore reale dei francobolli stampati e un’ipotesi in queste condizioni è molto aleatoria. L’unica cosa da dire è che, pur avendo analizzato fogli acquistati in varie parti d’Italia, non è stato possibile aumentare gli intervalli indagati cosa, invece, che ho potuto fare per il 10 cent. Cosa se ne può dedurre? Come mai i numeri di questo 20 cent. assomigliano molto a quelli del 5 cent? Si potrebbe forse azzardare che la produzione non sia stata tanto grande? Si potrebbe ipotizzare, anche ammettendo un grande errore casuale, che la produzione possa tendente al doppio dei valori della tabella, ossia circa 30 milioni di francobolli? Mi spiace dover chiudere questo articolo con delle domande, ma non ho ulteriori dati che possano aiutare in questa direzione anche se esiste una tipologia di statistica non numerale che potrebbe spiegare alcuni punti interrogativi, ma si entrerebbe in un campo molto tecnico.

Desidero ringraziare gli amici Giuseppe Preziosi, Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al mio studio

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cellulare: 333.797.78.99

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