Serie ordinarie di Repubblica
A. V. 3000 lire: LA DOPPIA INCISIONE
Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
1° aggiornamento del 4 dicembre 2019: inserito settimo ritrovamento
2° aggiornamento del 28 ottobre 2020: aggiunte immagini nel confronto del 7° ritrovamento con i precedenti.
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Premessa
Quando pubblicai il primo articolo sulle doppie impressioni (o doppia incisione) degli alti valori, ero a conoscenza di questa varietà per il valore da 2000 lire in mini fogli da 20 (figura 1) (Cipriani, 2009, 2014) e da 1500 in fogli da 50 (figura 2) (Cipriani, 2011, 2014).
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Figura 1 – Particolare del 2000 lire con la doppia impressione della testa. Si noti il doppio filetto della cornice a sinistra.
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Figura 2 – Particolare del 1500 lire con la doppia impressione della testa. Si noti il doppio filetto della cornice a sinistra, meglio visibile in basso.
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Pubblicai queste informazioni a distanza di diversi anni dalla scoperta e, mentre stavo per pubblicare il secondo articolo, fui contattato dall’amico Aldo Di Matteo il quale mi fece presente che anche il 3000 lire aveva questa varietà della quale mi inviò l’immagine che riportai nel secondo articolo. Fui molto sorpreso perché tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000 ho avuto la possibilità di controllare una notevole quantità di buste (diverse centinaia al mese) che mi veniva data da una grande azienda nazionale che riceveva posta da gran parte d’Italia e di questa varietà sul 3000 lire non ne avevo mai visto un esemplare. L’amico Aldo mi inviò i due francobolli da lui trovati e lo ringrazio ancora oggi per avermi dato la possibilità di approfondire questo argomento di ricerca che mi ha attratto per alcuni anni. Ho cercato molto questo francobollo perché non riuscivo a fornire una spiegazione della sua rarità dato che i suoi fratelli da 1500 e 2000 lire presentavano la doppia stampa su tutto il foglio interessando tutti i fogli di una stessa tiratura e quindi non si poteva certamente parlare di rarità, fatta eccezione per il valore da 2000 lire allo stato di nuovo. La doppia stampa del riquadro superiore di questo francobollo si è avuta nell’ultimo periodo di distribuzione dei mini fogli e, molto presumibilmente, ritengo che si tratti dell’ultima produzione sul finire degli anni ’80, quindi dovrebbe essere stato l’ultimo cilindro approntato per questo valore in mini fogli da 20 esemplari. Io ne acquistai casualmente un foglio in Irpinia quando al nord erano già in distribuzione i fogli da 50. Purtroppo, mi resi conto della varietà dopo circa due anni dall’acquisto. Del valore da 2000, comune allo stato di usato, non sono riuscito a trovarne nuovi oltre il mini foglio dell’Irpinia. Del valore da 1500 lire invece, ne trovai traccia su alcune buste nella prima metà degli anni ’90 ed andai subito all’ufficio postale a verificare e ne comperai un foglio più altri pochi esemplari. Si tratta di una tiratura non proprio comunissima usata e meno frequente allo stato di nuovo; complessivamente la sua facilità di reperimento è minore rispetto a quella del 2000 lire usato. Dietro mia segnalazione l’amico Aldo ne trovò mezzo foglio in un mercatino poco dopo la mia seconda pubblicazione. La differente dimensione dei fogli e la distanza temporale tra i due valori descritti rivela che le due varietà, pur avendo una origine comune, sono tra loro indipendenti. In entrambi i fogli tutte le posizioni hanno le stesse caratteristiche, ciò rivela che l’errore debba necessariamente essere stato nella moletta che ha inciso i cilindri di stampa. Penso che si debba scartare subito l’ipotesi che la moletta potesse essere la stessa per entrambi i valori, sia perché tra le due varietà è intercorso comunque qualche anno, sia perché ci sono state tirature intermedie senza la doppia stampa. Inoltre, osservando le figure 1 e 2 si nota facilmente il differente scarto tra le due incisioni, più stretto nel valore da 1500 lire, anche se uno dei due tratti a colore è più largo rispetto a quello del 2000; inoltre nel 1500 lire una impressione ha una inclinazione appena percettibile rispetto all’altra ed è anche più sottile. Nel 2000, invece le due impressioni sono quasi parallele ed hanno all’incirca simile intensità. Nel complesso quindi siamo di fronte a caratteristiche differenti. Il valore da 2000 lire ha una impressione molto sottile che mostra in modo evidente il raddoppio di tutti i tratti, mentre il 1500 ha una stampa molto inchiostrata con evidenza della calcografia che maschera leggermente l’altra incisione più sottile. Le differenze di stampa conducono a pensare che le due molette siano state differenti.
Approfitto di questa occasione per correggere la mia interpretazione riportata nell’articolo sul 1500 lire. In quella occasione ho affermato che sul foglio da 2000 lire si riscontrano differenze infinitesime dell’entità dello spostamento tra alcuni francobolli dello stesso foglio. Con il senno del poi e, dopo aver incrementato il controllato su oltre un migliaio di francobolli usati del 2000 lire con la doppia stampa, direi che le impercettibili differenze evidenziate possono dipendere anche dallo spessore del tratto inchiostrato e quindi propendo per l’ipotesi che fosse la moletta ad avere in sé l’errore.
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Il 3000 lire
Tornando al 3000 lire, in primis le date d’uso ed anche la tipologia di carta e di stampa mi avevano, sin dall’inizio, indirizzato verso i mini fogli quindi anche per questo valore si può ipotizzare che il difetto sia stato probabilmente nell’ultimo cilindro utilizzato per stamparli. Ho controllato una quantità inaudita di mazzette agevolato dal facile riconoscimento degli esemplari stampati in fogli da 50, purtroppo quasi sempre, senza alcun risultato. In tutti questi anni non ho mai desistito ed ho continuato la mia ricerca anche se non in modo frequente come qualche tempo fa.
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Figura 3 – Particolare dell’Alto Valore da 3000 lire con la doppia impressione della testa. In questo caso il doppio filetto della cornice è molto ben visibile, come pure tutti gli altri elementi della testa.
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Ho sempre avuto anche l’idea di cercare questa varietà su busta, tentativo che ho fatto più volte, ma senza alcun risultato. Solo recentemente, mentre stavo cercando qualche invio prioritario per l’estero nei soliti scatoloni, mi è tornato in mente il 3000 lire alti valori ed ho posto attenzione anche a questo francobollo. Dopo aver visionato numerose scatole, a circa 10 cm dalle mie dita, mentre sfogliavo le buste, ho visto questo 3000 lire fare capolino al di sopra delle altre, sembrava mi stesse comunicando la sua presenza. Sono sincero, lo avevo riconosciuto subito, e mi sono detto tra me e me in modo ironico e ridacchiando “mi sa che è proprio lui”. Ho continuato a sfogliare pacatamente le buste fino ad avere questa tra le mie dita. L’ho sfilata lentamente dal mazzo e con grande noncuranza ho avuto conferma dalla mia lente.
Quest’ultimo ritrovamento mi ha stimolato a scrivere e a presentare quanto è di mia conoscenza intorno a questo francobollo alquanto misterioso.
Innanzitutto passiamo in rassegna i pezzi noti in ordine temporale di scoperta (figura 4):
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Il settimo ritrovamento
Questo ritrovamento è stato realizzato da Stefano Proserpio nel mese di settembre 2019. L’annullo è poco leggibile, ma si può riconoscere (BA) 4.5.88, quindi usato in provincia di Bari. Nella data il 4 è al limite del francobollo è non è dato sapere se il giorno d’uso sia il 4, il 14 o il 24. Ma è cosa da poco, si legge molto bene il mese e l’anno. Il periodo d’uso è quello canonico ed il francobollo appare di bell’aspetto; purtroppo presenta una leggera abrasione dietro il bordo destro all’altezza dello stemma repubblicano. Peccato per questo piccolo difetto!
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Figura 4a – esemplare trovato da Stefano Proserpio nel settembre 2019. Questo francobollo è stato usato in provincia di Bari nel maggio 1988.
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Per i francobolli riportati nella figura 4, è necessario fare alcune considerazioni, anche se decisamente ovvie. Solo i ritrovamenti su busta forniscono dati completi sulla località di partenza, di arrivo e data, mentre i ritrovamenti fatti attraverso il controllo di mazzette forniscono località e/o data di partenza solo quando l’annullo ne consente l’individuazione. Pertanto è bene precisare che nella figura 4, per il ritrovamento n. 1 è indicata la regione (Marche) in quanto A. Di Matteo vi vive. Lo stesso dicasi per il ritrovamento n. 5 del siciliano Leonardo Cavallaro. Non è detto che questi due francobolli siano stati inviati da località di queste due regioni, anche se può essere plausibile.
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Figura 5 – L’unica busta attualmente nota con il valore da 3000 lire varietà doppia impressione della testa e dello stemma repubblicano. La busta è stata inviata per espresso da Torino il 16.8.88 per Novara; l’affrancatura è in perfetta tariffa di 3050 (650 lettera + 2400 diritto espresso) in vigore dall’1.3.1988 al 31.12.1989.
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Da quanto si può notare dalla figura 3, lo scostamento tra le due stampe nel valore da 3000 lire è maggiore rispetto a quello riscontrato per gli altri due valori ed esse sono anche perfettamente parallele. In questa immagine la doppia stampa è veramente ben evidente e lo è anche nello stemma della repubblica. Come già anticipato negli altri articoli, la testa, lo stemma e le righe orizzontali del rettangolo sottostante, fanno parte della stessa incisione ed è questa parte del cilindro la prima ad entrare in attività nelle operazioni di stampa (figura 6).
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Sulla seconda parte del cilindro sono incisi tutti gli altri elementi che vengono sovrapposti alla stampa del primo per completare il francobollo (figura 7).
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Tra l’altro questa è la spiegazione tecnica di molti sfasamenti/mancanze di stampa che hanno fatto la gioia degli appassionati di varietà e le figure 6 e 7 ne sono due esempi. Per quanto detto, la doppia impressione deve interessare necessariamente anche le righe orizzontali presenti nella prima parte del cilindro, però, come evidente dalle figure 1, 2 e 3, lo spostamento tra le due impressioni è slittato orizzontalmente e quindi le righe in basso non mostrano alcun raddoppio, caso mai dovrebbero essere leggermente più lunghe, ma la dimensione da misurare è molto piccola e, con la sovrapposizione degli altri elementi stampati con la seconda parte del cilindro, tale misura diventa ardua. Lo slittamento in orizzontale evidentemente deve essere legato alla direzione del movimento della moletta rispetto al cilindro che riceve l’incisione.
Nella figura 8 è riportato il particolare del rettangolo superiore che contiene la testa e lo stemma; si può notare il raddoppio di tutte le linee non orizzontali e, particolarmente evidente, a parte la cornice, è la curvatura del mento che nella parte bassa è quasi orizzontale e diventa una sola linea. Allo stesso modo si comportano altri tratti che da obliqui passano ad essere orizzontali.
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Figura 8 – Particolare del francobollo n. 1 che ben evidenzia il raddoppio della incisione della testa e dello stemma repubblicano. Si noti come lo slittamento tra le due impronte sia perfettamente orizzontale.
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Ragionando sul come possa essersi verificata questa varietà, bisogna prendere in considerazione più di un punto.
- Come si può evincere, la distribuzione dei ritrovamenti del 3000 lire sembra interessare l’intero territorio nazionale.
- Tutti i francobolli sono singoli ad eccezione di quello usato a Martinsicuro che occupa la posizione destra di una striscia di tre esemplari.
- Cercare di spiegare come mai i valori da 1500 e 2000 presentano la varietà, sempre uguale su tutto il foglio, da 50 il primo e da 20 il secondo, mentre il valore da 3000 sicuramente non interessa tutto il foglio da 20.
La distribuzione sull’intero territorio nazionale indica che la varietà, seppur decisamente molto poco frequente, è ripetitiva all’interno di una tiratura.
Per quanto riguarda il suo uso, bisogna dire che questi francobolli sono stati utilizzati prevalentemente singoli su registrate, ma anche in multipli su plichi voluminosi da cui spesso i francobolli venivano ritagliati e scollati. Questo potrebbe essere il caso della striscia di tre annullata a Martinsicuro.
Per quanto riguarda invece il terzo punto, l’unica risposta plausibile è che nei primi due valori doveva essere la moletta ad avere la doppia incisione, la quale trasferiva l’immagine incidendo il cilindro; in questo modo, tutte le posizioni sul cilindro erano portatrici della varietà e, a sua volta, il cilindro ha trasmesso la doppia impressione su tutti i fogli stampati. Nel caso del 3000 lire, invece, appare chiaro che la moletta, che ha inciso il cilindro, era normale e per spiegare l’origine della varietà, non si può che pensare ad un sobbalzo della moletta che potrebbe aver prodotto la doppia incisione sul cilindro in una data posizione. Il sobbalzo potrebbe essere stato prodotto da una vibrazione, diretta o indiretta, della macchina durante la fase di incisione del cilindro. È difficile pensare che un sobbalzo possa ripetersi per più di una volta, avrebbe voluto dire che la macchina doveva essere difettosa ed avrebbe sicuramente richiamato l’attenzione delle maestranze. Se questa è stata la causa, è difficile pensare che sul cilindro ci possa essere stata più di una posizione con la doppia incisione della testa e dello stemma repubblicano. D’altronde certezza di questa ipotesi si potrà avere solo dopo il ritrovamento di un foglietto intero con la varietà.
Tra i sei ritrovamenti di questa varietà, la striscia di tre francobolli annullata a Martinsicuro è quella che fornisce le informazioni più preziose; infatti la presenza di due francobolli normali ed uno solo con la varietà conferma che la moletta era portatrice di una sola incisione e che la doppia immagine non può che essere spiegabile con quanto detto sopra. Per molto tempo ho visionato mini fogli, sia nuovi che usati, con lo scopo di verificare questa mia ipotesi ed individuare la posizione incognita. Purtroppo la ricerca è sempre stata vana. La difficoltà di reperimento, però, è comunque un indizio, insieme alla striscia di tre, che l’ipotesi che la doppia impressione occupi una sola posizione sul cilindro e quindi di un solo mini foglio, sia molto vicina alla realtà. D’altronde, se così non fosse, questo francobollo sarebbe stato ritrovato in numero maggiore di esemplari.
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Il cilindro e la macchina da stampa
Sulla base delle considerazioni appena fatte, è stato necessario cercare informazioni sulle caratteristiche del cilindro di stampa e della macchina che lo ha utilizzato. Le ricerche bibliografiche hanno portato ad un articolo di Danilo Bogoni (Cronaca Filatelica, 1983) in cui l’autore descrive la Goebel BRM S 300 K (figura 9) che ha stampato gli Alti Valori lire con un particolarissimo cilindro a doppio passaggio, vale a dire con il metodo calco su calco.
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Figura 9 – La Goebel BRM S 300 K che ha stampato gli alti valori lire dal 1978. Nella foto al lavoro con una bobina di carta da cm 28.
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La macchina poteva stampare con due differenti settaggi, uno fino a tre colori ed uno fino a sei; nel primo caso la bobina di carta aveva larghezza di 28-30 cm e lavorava su tutta la larghezza del cilindro di stampa; nel secondo caso invece la bobina aveva larghezza di 14-15 cm ed il cilindro era diviso in due settori con due differenti incisioni (figura 10).
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Figura 10 – La struttura del cilindro che ha stampato gli alti valori. Si noti in basso le incisioni che stampavano la testa, lo stemma e le righe orizzontali, in alto la parte che stampava la cornice la cifra ecc., a completare la stampa (da Cronaca Filatelica, ridisegnato).
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La bobina di carta in questo caso passava la prima volta su una metà del cilindro e poi sull’altra metà, che aveva l’incisione differente, attraverso un particolare dispositivo meccanico che permetteva il ritorno della parte stampata nuovamente sul cilindro.
La figura 10 evidenzia le due metà di un generico cilindro che ha stampato una parte della grande tiratura degli alti valori; naturalmente ogni valore aveva il proprio cilindro in quanto entrambe le parti riportavano il valore facciale. Bisogna anche ricordare che, quasi sempre per la stampa degli ordinari l’usura di un cilindro è più veloce della vita della stessa ordinaria. Tale situazione porta all’allestimento di più cilindri con gli stessi disegni. Normalmente cilindri uguali non sono distinguibili tra loro, ma talvolta possono riportare piccoli particolari che ne consentono la caratterizzazione; questo sembra essere il caso del cilindro che ha stampato i francobolli trattati in questo articolo.
Dalla figura 10 si può evincere, anche se la foto non è particolarmente chiara, come il cilindro abbia nelle due metà due differenti serie di impronte. la parte bassa riporta le incisioni della testa della siracusana, dello stemma della repubblica, il riquadro che le contiene ed i segmenti orizzontali del riquadro inferiore, mentre la parte superiore del cilindro riporta le incisioni di tutte le altre parti che completano l’immagine del francobollo e gli ornati del foglio. Si noti infine la disposizione delle incisioni in gruppi da 20.
Altro dato che si può ricavare dalla figura 10 è il numero dei mini fogli incisi: decisamente 6, con un piccolo sfrido (fascia scura più larga visibile nella metà sinistra sul cilindro) dovuto alla circonferenza del cilindro (mm. 990), leggermente maggiore rispetto alla dimensione dei sei foglietti (mm. 900 circa). La particolare struttura del cilindro è dovuta al fatto che gli alti valori sono stati stampati a quattro colori e di conseguenza è stato necessario utilizzare la seconda opzione offerta dalla Goebel, vale a dire l’uso di un cilindro diviso in due metà ed utilizzando una bobina di carta da 14,5 cm di larghezza che è appunto la larghezza dei mini fogli. La bobina per la stampa veniva prima fatta passare sulla metà del cilindro con le siracusane incise stampando i primi due colori e poi, con il ritorno, sulla seconda parte del cilindro a completare la stampa dei mini fogli con gli altri due colori. In tal modo sono state realizzate due stampe calcografiche una sopra l’altra (calco su calco).
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Quanti lotti di stampa sono stati prodotti con il cilindro difettato?
Tutti i francobolli ordinari, per loro caratteristica, vengono ristampati a più riprese a seconda delle richieste da parte di Poste Italiane, di conseguenza ciascun cilindro allestito presso il Poligrafico, viene riutilizzato più volte finché non necessita di essere ripristinato (scromato e ricromato) o rifatto ex-novo. Generalmente un cilindro, salvo imprevisti, ha una vita media di circa 2-3 anni, a volte di più, altre di meno a seconda della velocità della sua usura. Inoltre ciascun lotto di stampa doveva avere una tiratura minima di circa 10 milioni di pezzi e poteva raggiungere anche i 20-25 milioni.
L’esperienza ci dice che spesso è possibile riconoscere i vari lotti di stampa in base ad alcuni caratteri che però non sono sempre dirimenti. Accoppiandone però almeno due o più, qualche deduzione potrebbe assumere valore più realistico.
Nelle figure 11 e 12 viene messo a confronto il profilo della siracusana dei sei valori ordinati e descritti in figura 4 e la larghezza e posizione della fascia rossa verticale. Questa fascia colorata ha poco valore se presa singolarmente in quanto tende a non essere molto costante in larghezza all’interno dello stesso lotto, invece, le invasioni di colore su aree non di pertinenza tendono ad avere maggiore regolarità. Utilizzando quindi in parallelo questi due dati, si può avere una discreta probabilità di suddividere i francobolli secondo i lotti di stampa originari. A questi due caratteri si può aggiungere anche la tonalità dei colori utilizzati in quanto anche questo dato è quasi sempre costante all’interno di un lotto di stampa. La tonalità dei colori mantiene il suo valore diagnostico quando i francobolli da analizzare sono osservati direttamente o quando la scansione è fatta in unica soluzione su tutti gli esemplari da analizzare. Quando invece le scansioni sono fatte separatamente, il colore tende a mostrare tonalità leggermente diverse a causa delle variazioni di luminosità dello scanner e/o dalla sua tipologia. I sei francobolli sono stati riprodotti con due distinti scanner professionali, ma stessa marca e stesso modello, con una alta risoluzione ottica (3600 e 4200 dpi).
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Figura 11 – Il profilo della siracusana variamente invaso dal colore verde dello stemma repubblicano.
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Dalla visione della figura 11 è possibile notare che il n. 2 non ha alcuna invasione di colore, in parallelo nella figura 12 si nota che la relativa fascia rossa è la più stretta in assoluto.
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Ancora, i n.n. 1 e 5 – forse anche il 3 – hanno il naso verde chiaro e fascia rossa abbastanza larga. Il n. 3, come si può notare ha una scansione meno luminosa e questo potrebbe essere la causa della leggera differenza del tono di verde rispetto all’1 e al 5. Anche la fascia rossa ha delle similitudini con le altre due, ma è un po’ più larga. I n.n. 4 e 6 invece hanno un tono di verde decisamente differente e caratteristico rispetto agli ultimi tre. In questo caso non c’entra assolutamente l’influenza dello scanner; il tono verde scuro del profilo dei n.n. 4 e 6 è anche supportato dalla larghezza della fascia rossa e dal suo sdoppiamento a sinistra.
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Il settimo ritrovamento presenta il profilo verde abbastanza chiaro e la fascia rossa con larghezza simile al gruppo 1-5. Ritengo quindi che questo settimo esemplare possa essere inserito a pieno titolo in questo gruppo che diventa 1-5-7 con, forse, anche il n. 3. Questo esemplare è stato individuato tra altri 3138 francobolli, esso rivela una frequenza di ritrovamento molto bassa ed è quindi una ulteriore conferma della sua rarità. Nel lotto analizzato rappresenta appena lo 0,031% del campione.
In particolare, l’esemplare trovato da Proserpio ha le caratteristiche cromatiche del n 1 ritrovato da Aldo Di Matteo. infatti i toni dei due colori rosso (valore in lettere) e verde chiaro ( dello stemma e l’invasione sul profilo del viso) sono praticamente identici. Diverso invece è il registro dei colori, molto differente tra i due (figura 11a).
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Non è questo l’unico elemento di similitudine come mostrerò poco oltre. La cosa che salta all’occhio è il differente grado di registro dei colori. nel n. 7 (di Proserpio) l’evidente fuori registro tra le immaggini dei due passaggi sul cilindro ha portato ad avere il naso in contatto con l’apice sinistro della M di MILA. Questo, molto probabilmente è indicativo di un momentaneo fermo macchina con successiva ripresa della stampa, oppure di un vero e proprio differente lotto ma fatto con la stessa partita di colori. Sono più propenso per la prima ipotesi.
altro carattere di similitudine è la fascia rossa, sia per quanto riguarda la sua geometria, sia per una particolare falla di stampa in alto a sinistra (figure 12a e 12b).
la larghezza della fascia rossa investe le lettereT ed M per intero e parzialmente la R e la I. (figura 12a).
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Figura 12a – la dimensione e posizione della fascia rossa è identico nei due francobolli e investe con le stesse modalità le lettere T-m e R-I della scritta TREMILA.
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Anche la sbavatura a destra della fascia rossa è esattamente identica a quella dell’esemplare n.1 (figura 12b), ma la similitudine è maggiormente chiara nella figura 12c dove la freccia verde indica la sbavatura e le due frecce rosse indicano una leggera infossatura della fascia rossa all’estremo alto sinistro.
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Figura 12b – la fascia rossa del n. 7 ha ulteriori similitudini con quella del n. 1: la freccia verde indica la sbavatura a destra identica nei due francobolli e una piccola mancanza di colore in alto a sinistra indicata dalle frecce rosse.
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Come detto sopra questi dati forniscono solo indicazioni di massima, non la certezza della risposta; ad ogni modo è possibile avanzare una proposta sulla possibile suddivisione di questi francobolli in almeno tre distinti lotti di stampa, forse quattro. Se questa interpretazione può essere accettabile, resta comunque ignoto il numero totale dei lotti di stampa fatti con questo cilindro. Le date di uso indicherebbero che questo cilindro possa essere stato l’ultimo che ha stampato i mini fogli del 3000 lire, di conseguenza diventa determinante sapere se sia stato accantonato anzitempo per dare spazio alla stampa dei fogli da 50 oppure se è stato utilizzato fino al suo esaurimento.
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Le probabilità di ritrovamento
Dopo aver descritto i francobolli e la macchina che li ha stampati, non rimane che tentare di proporre un’ipotesi plausibile per la valutazione della difficoltà di ritrovamento di questa rara varietà. Come esposto poco sopra, la possibilità che sul cilindro ci fosse una sola posizione con la varietà (doppia stampa della testa della siracusana, dello stemma e del riquadro che li contiene), è abbastanza vicina alla realtà, se così fosse, la sua frequenza sul cilindro sarebbe dello 0,83%. Tale frequenza, quindi, risulterebbe inferiore all’1%, ma non di tutta la tiratura dei mini fogli, bensì soltanto delle ristampe effettuate con il solo cilindro “difettato”. Sarebbe diabolico ed anche quasi impossibile dal punto di vista delle probabilità, che il difetto si possa essere ripetuto su cilindri differenti, vista la qualità delle macchine del Poligrafico.
Ancora un altro “purtroppo” ci fa notare che non è noto quante volte è stato utilizzato il cilindro con il difetto, non solo, ma non è noto nemmeno il numero dei cilindri incisi (ripristinati o ex-novo) allestiti per stampare la tiratura complessiva di tutti i mini fogli del 3000 lire. Se avessimo la possibilità di conoscere anche questo dato, potremmo definire in assoluto la percentuale relativa ai cilindri della frequenza di questo francobollo; ad ogni modo, anche senza numeri reali e considerando tutti i 3000 lire stampati, possiamo affermare che globalmente la sua frequenza di ritrovamento si abbassa notevolmente e diventa prossima allo zero.
Questa valutazione ben giustifica i risultati del ritrovamento di questa varietà nei lunghi anni in cui è stata cercata. Altra considerazione da fare è che la quantità di francobolli che normalmente vanno persi/distrutti sono nettamente la maggioranza rispetto a quelli che restano in ambito filatelico. Sicuramente in qualche accumulazione ancora da controllare e quasi dimenticata se ne potranno scoprire altri, ma di certo il loro numero resterà comunque molto esiguo.
Spero di aver dato un’idea, seppur limitata, della rarità di questo francobollo. Purtroppo questa bella e rara varietà non è tra quelle appariscenti, non è un Gronchi rosa per intendersi, resta comunque ed in ogni caso una delle varietà più rare dei francobolli repubblicani recenti e non solo.
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Bibliografia
Bogoni D., 1983 – Una sofisticata tedesca per il Poligrafico-Zecca Cronaca Filatelica n. 78,
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. Il francobollo Incatenato n. 189
Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. La Ruota Alata n. 69
Cipriani N. L., 2011 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. Il francobollo Incatenato n. 205.
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/
Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/
Manzati C.E. , 2010 – Siracusana cifre, la serie degli alti valori. In Serie Ordinarie d’Italia – Note Storico Postali e di Specializzazione, Autori Vari; CIFO.
FALSO? NO, INESISTENTE
Questo é un articolo su un francobollo inviato per posta mai stampato sino ad oggi da chicchessia per conto di Poste Italiane. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 264, luglio 2016.
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L’antefatto
Alcune settimane fa Stefano Proserpio ha fatto un acquisto in internet e lo ha ricevuto con la spedizione postale di figura 1. La busta è del tipo imbottito con bollicine e, come sappiamo bene, su queste buste capita spesso di non riuscire a leggere l’annullo, che però è stato possibile ricondurre ad un paesino sito nel bresciano.
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Figura 1 – busta affrancata con un valore da 450 lire di Posta Italiana. Questo è un francobollo inesistente e quindi non contemplato tra i tagli di questa serie emessi da parte di Poste Italiane.
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La busta è stata affrancata con un valore da € 4,50 della serie Posta Italiana e l’amico Stefano ne è stato subito colpito, ben sapendo che questo taglio non è ad oggi presente tra le offerte di Poste Italiane. Con uno sguardo velocissimo ha intuito la frode. Dopo un breve scambio di idee con lo scrivente, Stefano ha contattato nuovamente il mittente chiedendo di perfezionare la trattativa in corso fornendogli un paio di francobolli uguali a quello con il quale era stata affrancata la raccomandata. Naturalmente la risposta è stata evasiva sul tipo: “li ho giusto esauriti…”. La cosa buffa ha due aspetti. Da un lato l’ennesima conferma che attraverso il sistema di accettazione manuale (si tratta di una raccomandata) possa passare anche un francobollo inesistente. Questo, da una parte, fa riflettere sul livello di conoscenza dell’impiegato medio di Poste Italiane in merito al servizio universale e ai francobolli emessi. Bisogna però anche spezzare una lancia a favore perché penso che sia impossibile, per un impiegato, ricordare tutti i numerosi francobolli che vengono emessi ogni anno da Poste Italiane. Capisco che si sta parlando di un problema strutturale delicato, ma non si tratta di lavorazione meccanizzata presso un CMP; si tratta di addetti appositamente destinati, sia negli uffici postali di accettazione delle corrispondenze registrate, sia presso i vari CMP dove il controllo rientra nelle mansioni, a verificare l’idoneità della affrancatura in relazione al suo peso e alla sua destinazione. Si tratta di verifiche che dovrebbero essere fatte da entrambi gli uffici di cui sopra.
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Le caratteristiche tecniche
Descrivo brevemente le caratteristiche di questo francobollo inesistente (figura 2) anche se potrebbe apparire superfluo visto il pessimo risultato ottenuto dal suo autore.
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Figura 2 – il francobollo inesistente di figura 1, oltre alla dimensione verticale fuori norma, mostra la stampa mal fatta e di pessima qualità.
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In figura 3 invece riporto il valore maggiore di questa serie ordinaria per un confronto diretto.
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Figura 3 – un autentico alto valore della serie Posta Italiana con la sua dimensione reale. E’ attualmente il valore più alto della serie.
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L’inesistente misura mm. 38×27,5 contro 40×24 degli originali; come si evince anche dall’immagine, entrambe le misure sono di fantasia anche se solo l’altezza eccessiva si palesa immediatamente. La dentellatura è prodotta attraverso il sistema ad aghi ed ha passo 13¼ su entrambe le direzioni; non si capisce se il sistema di perforazione è a pettine o a blocco, anche se propendo per il secondo. Anche della stampa c’è da parlarne molto male: è stata realizzata in modo pessimo e con la quadricromia (CMYK: ciano, magenta, giallo e nero). Il risultato è molto grossolano e di pessima fattura. Potrebbe anche essere stato stampato con una laser oppure con il sistema fotolito.
La carta utilizzata sembra normalissima carta da fotocopie, abbastanza porosa e con superficie parzialmente scabra, quindi di non alta qualità. In superficie non appare nessun trattamento di preparazione alla stampa ed i colori sembrano essere in parte “assorbiti” dalla carta
Le cartelle con la microscrittura sono appena abbozzate e totalmente illeggibili, come pure la minuta scritta in basso a sinistra. La parola italia, ma non solo questa, sembra scolorita da un solvente. Anche la busta e le scie colorate hanno il medesimo aspetto. Solo il valore € 4,50 appare ben visibile con i caratteri totalmente diversi dagli originali. Insomma è proprio uno sgorbio e, forse come tale, può passare maggiormente inosservato.
VARIETÀ DEI FALSI: IL COLMO DEL COLLEZIONISMO
Premessa
In qesto articolo presento due falsificazioni di varietà impossibili da trovarsi su francobolli originali. Lo propongo per meglio mostrare le metodologie di stampa, ma soprattutto il procedimento semplificato adottato per le falsificazioni dei francobolli della serie ordinaria Posta Italiana. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito.
Si tratta di un articolo ampiamente modificato ricavato da una precedente comunicazione pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 242, luglio-agosto 2014, e su Il Postalista (27.08.2014).
Alcune varietà di falsificazioni chiarificatrici
Primo esempio
Ringrazio Giovambattista Gaudino che mi ha inviato questa missiva (figura 1) pensando di avere tra le mani una rara varietà di posta italiana.
Vi dico con estrema certezza che questa varietà è decisamente impossibile per due motivi:
1- al di sotto del colore oro della bustina ci deve essere necessariamente e sempre anche il blu;
2- se fosse autentica (ma non lo è) la varietà di figura 1, la mancanza del colore oro avrebbe dovuto produrre anche la mancanza della cornice che circonda la bustina che vola.
Non so se il cilindro che stampa il colore blu ha tutte le parti incise compreso il sottofondo della busta in uno stesso cilindro o se il blu sottostante è a se stante e necessario come base per la stampa del colore metallizzato; fatto sta che tutti questi valori hanno il colore di sottofondo a seconda del colore predominante del francobollo. Ad esempio l’1,40 e similari lo hanno marrone e così via. Nella figura 2 mostro uno 0,70 originale in cui si nota la quasi totale mancanza della copertura dorata; il risultato è una bella varietà con la busta blu.

Figura 2 – un autentico 0,70 con la quansi totale mancanza della copertura dorata. Questa è la dimostrazione che il blu all’interno della bustina deve sempre essere presente.
Il colore blu della bustina che vola, a sua volta, passando sotto un altro cilindro che stampa il colore metallico, viene ricoperto da una velo più o meno dorato brillante. Quindi se di colore mancante si fosse trattato, avremmo potuto avere o la sola mancanza dell’oro mostrando quindi il fondo blu della bustina, oppure la sola stampa dell’oro, del rosso e del verde per la mancanza totale del blu. Ma in questo caso si sarebbe avuto un francobollo quasi totalmente bianco. Ma devo riconoscere che anche una varietà del genere può essere realizzata da un falsario. Occhio quindi e fate attenzione.
Per poter fornire informazioni certe, mi sono fatto inviare da Giovambattista una immagine ad alta risoluzione e, ingrandendo in modo adeguato l’immagine, ho potuto constatare che la fustellatura del francobollo è molto irregolare. In figura 2 riporto il particolare di un vero 2,00 euro sovrapposto in prossimità del bordo del francobollo in modo da confrontare le fustellature.

Figura 2 – particolare del francobollo di figura 1 con sovrapposto un frammento di un francobollo originario da € 2,00.
Potete vedere come l’originale abbia una fustellatura molto regolare con incavi molto arrotondati, mentre il francobollo sulla busta ha gli incavi a forma di “v” (vedi posizioni indicate dalle frecce). Conclusione il nostro Giovambattista è incappato in una varietà del falso prodotto nel 2011 in quel di … forse Napoli; il timbro di annullamento la dice lunga.
Osservando poi nei minimi particolari questa imitazione ci si rende conto che la stampa non è calcografica bensì, anche in analogia con i falsi studiati sino ad ora, in offset. Il lettore a questo punto penso che possa realizzare le differenze tra un francobollo originale e le tante imitazioni che circolano non solo per frode postale, ma anche, e non so se aggiungere soprattutto, nel mondo collezionistico-filatelico.
Secondo esempio
Sempre su questo argomento vorrei aggiungere anche un’altra varietà impossibile da realizzarsi da parte del Poligrafico, questa volta però si tratta di un falso da 0,70. Come potete vedere in figura 3, la varietà consiste nel trasferimento del codice alfanumerico dalla cimosa destra a quella sinistra.
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Figura 3 – immagine tratta dal foglio intero con la stampa del codice alfanumerico sulla cimosa sinistra anziché destra.
Questa varietà è impossibile da riscontrarsi in un foglio originale per il fatto che la testina di stampa Ink-Jet che stampa il codice alfanumerico progressivo sui fogli è montata in modo da stampare il codice sul lato destro della bobina e non può assolutamente essere spostato sulla sinistra nel sistema di stampa. D’altronde è impensabile invertire la direzione di scorrimento della bobina per la stampa del solo codice.
Lo scrivo da tempo, questi francobolli, se non si ha l’occhio allenato alle caratteristiche della stampa, si possono riconoscere facilmente dalla tracciatura (figura 4) che nei falsi è sempre ben incisa e che spesso attraversa anche il foglio siliconato di supporto snervando la rigidezza del foglio.
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Figura 4 – la tracciatura dell’imitazione (in basso) non ha gli incroci simmetri definiti da due incisioni perpendicolari ed inoltre ha le incisioni più profonde ed irregolari. Anche il passo delle incisioni non corrisponde all’originale.
Il tracciatore originale del Poligrafico incide la carta su cui sono stampati i francobolli e non il foglio siliconato sottostante. Suggerisco quindi di guardare attentamente la tracciatura, possibilmente bisogna cercare di farci un po’ l’occhio, basta anche solo con gli originali perchè in caso di acquisto, rovesciando il francobollo, magari in blocco (ne bastano due), viene subito la sensazione che qualcosa non torna.
Bisogna riflettere sul fatto che questa varietà è stata messa in vendita su eBay a 100 euro il foglio completo. Non è una grande cifra per un foglio intero ed è facile che qualcuno abbia abboccato.
POSTA ITALIANA: UN INEDITO FALSO DA € 0,95
Premessa
Durante questo mese di novembre è stato individuato un francobollo falso da 0,95 di Posta Italiana (figura 1). Si tratta di un valore molto in uso la cui tariffa è ancora valida, anche se l’originale di questo francobollo è stato stampato l’ultima volta nel 2016 riconoscibile dal codice alfanumerico NB072xxxxxx. Ripeto per chi non è ancora al corrente che in detto codice la prima lettera (N) corrisponde all’anno solare di produzione che, in questo caso, è il 2016. La seconda lettera (B) identifica la macchina da stampa che corrisponde alla calcografica Brm-p-350p; il numero di nove cifre identifica in progressione la produzione in fogli. L’intervallo numerico corrispondente a ciascun lotto di stampa rivela il numero di fogli stampati, salvo gli sfrisi.
Tornando al nostro falso, bisogna riconoscere che si discosta molto da quelli che abbiamo conosciuto sino ad ora. Ricordo che la prima produzione di falsi di questa serie uscì nel 2011 e furono contraffatti tutti i valori in uso in quel periodo (0,60, 1,40, 1,50 e 2,00). Con le successive integrazioni dovute ai cambi di tariffa furono riprodotti i valori da 0,70, 0,75, 85, 1,90, 3,30 e 3,60 oltre naturalmente ai tre piccoli valori da 0,05, 0,10 e 0,20. Ad oggi non si conoscono imitazioni degli altri valori che presumibilmente potrebbero essere stati anche contraffatti, ma non sono stati ancora trovati. In questo mese di novembre è stato individuato il valore da 0.95 che di seguito passo a descrivere.
La carta
È liscia, abbastanza lucida e di colore bianco abbastanza smorto, tendente molto leggermente al grigio. Valutazione effettuata per confronto con altri valori della stessa serie. Alla luce viola si presenta fluorescente con colore bianco brillante (figura 2) mentre, l’originale è totalmente neutro. Sempre nell’imitazione, si noti anche la risposta neutra dei colori che appaiono tutti con la stessa tonalità.
La stampa
È stata eseguita in offset (o fotolito) ed appare molto piatta. Il confronto visivo tra l’imitazione ed il falso fornisce subito la sensazione della piattezza dell’immagine. Ricordo che l’originale è stampato in calcografia, a dire il vero una particolare tecnica calcografica che influenza anche la carta sotto la stampa che assume un leggerissimo rilievo al di sotto del colore. La riproduzione potrebbe essere stata fatta mediante riproduzione con software di grafica o con riproduzione fotografica, ma sicuramente ritoccata nei particolari; alcuni decisamente evidenti. Vediamoli nell’ordine.
Nelle figure 3 e 4 riporto le dimensioni della stampa. Come si può vedere, l’imitazione, anche se di pochissimo, è inferiore in entrambe le direzioni rispetto all’originale. Queste piccole differenze fanno pensare ad una riproduzione fotografica, piuttosto che ad altre metodologie. Si tratta comunque di differenze minime che richiedono in ogni caso almeno una lente da ingrandimento. Il modo migliore per verificare questa carattere resta comunque sempre una scansione .

Figura 3 – Le due immagini sono allineate a sinistra e l’imitazione (in alto) risulta leggermente più stretta dell’originale.

Figura 4 – Le due immagini sono allineate in alto (a destra nell’immagine). L’imitazione (in alto) risulta appena più corta dell’originale.
Osservando la microscrittura, si può notare una scarsa leggibilità, decisamente inferiore rispetto all’originale (figura 5). Questo particolare è identico a quello descritto per l’ultimo da 0.70 pubblicato a gennaio (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/un-falso-070-posta-italiana/). L’analogia tra le due microscritture è veramente notevole.

Figura 5 – La microscrittura dell’imitazione (in alto) risulta poco leggibile e la cartella è leggermente più corta rispetto all’originale.
Per quanto riguarda la busta (figura 6), notiamo caratteri nettamente differenti rispetto a quella dell’originale. Innanzitutto le fasce interne che disegnano la busta sono più strette nell’imitazione, ma il carattere che si nota benissimo con una semplice occhiata è la mancanza del quadrettato tipico di questa emissione. Nell’imitazione è ben visibile un rigato verticale il quale è intersecato da rare e sottili linee orizzontali che non danno affatto l’idea del quadrettato. Inoltre la busta dell’imitazione, nella direzione del volo, è più lunga di circa 0,5 millimetri.
Anche le scritte presentano caratteri piuttosto evidenti di distinzione (figure 7, 8 e 9). Nella figura 7 è riportata la scritta Postaitaliana.

Figura 7 – il quadrettato dell’imitazione (in alto) è più grande rispetto all’originale e la lunghezza della parola Poste è più corta e, di conseguenza, italiane è più lunga.
Nella figura 8 il valore.
Nella successiva la parola ITALIA.
In tutte si nota un quadrettato interno alle lettere più grande rispetto all’originale. In particolare, nella figura 7 si può notare anche che la lunghezza totale delle due parole è identica, ma la parola Poste è più lunga nell’imitazione e, di conseguenza, italiane è più corta. Questo mette in dubbio il metodo fotografico utilizzato per la riproduzione.
Altra evidente differenza è il quadrettato delle scie rosse e verdi: nelle figure 10 e 11 si può notare come il quadrettato dell’imitazione sia costituito da rettangoli. In particolare nelle scie rosse (figura 10) le invasioni di blu alle estremità verso la busta, sono state realizzate con tratti blu verticali. Questo barocchismo poteva senz’altro essere evitato, ma la fantasia decisamente non ha limiti.

Figura 10 – il quadrettato a rettangoli dell’imitazione (a sinistra) con le linee verticali blu a simulare l’inva-sione di colore rosso.
Nelle scie verdi invece (figura 11) il quadrettato con le invasioni rosse è stato simulato con puntini rossi sparsi.

Figura 11 – le code delle scie dell’imitazione, si notino i punti rossi sulle scie verdi per simulare l’invasione del colore rosso.
La fustellatura e la tracciatura
Come per tutti i falsi che ho potuto analizzare, la fustellatura, non è mai identica a quella utilizzata presso il Poligrafico, anche se dal 2011 i fustellatori delle imitazioni sono veramente difficili da riconoscere. Nell’imitazione in esame il fustellatore taglia il francobollo conferendogli dimensioni minori (figure 12 e 13), anche se le differenze sono limitate a pochi decimi e possono passare inosservate. Relativamente più evidente è invece la geometria del dentone d’angolo che con il suo arrotondamento non si avvicina minimamente alla forma leggermente lanceolata dell’originale.

Figura 12 – la dimensione orizzontale del falso e di pochi decimi inferiore rispetto all’originale ed inoltre il dentone d’angolo è, come al solito, arrotondato mentre nell’originale è leggermente lanceolato.

Figura 13 – anche la dimensione verticale del falso e di pochi decimi inferiore rispetto all’originale.
Questo particolare l’ho evidenziato in tutti i falsi a partire dal 2011. Infatti anche i francobolli prioritari che sono stati i primi ad avere la fustellatura di passo 11, simile al fustellatore del Poligrafico, hanno in comune con questi falsi di posta italiana il dentone d’angolo arrotondato.
Per quanto riguarda la tracciatura, nulla è possibile dire alcunché sino a quando non saranno trovati esemplari nuovi.
IL FALSO DI POSTA ITALIANA DA 0,75 RADDOPPIA
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Premessa
Questo articolo descrive le caratteristiche delle due imitazioni note del valore da 0,75. Come già scritto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è definita tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 236 gennaio 2014 e successivamente ripreso da Il Postalista il 21.3.2014.
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Introduzione
la prima notizia relativa al primo falso dello 0,75 della serie ordinaria Posta Italiana risale al dicembre 2012 (Il Francobollo Incatenato n. 224). In quella occasione mi limitai esclusivamente alla notizia, corredata da una immagine, fornendo ai lettori una descrizione minimale. Per alcuni mesi cercai questo falso in foglio o blocco per poterne fare una descrizione completa di tracciatura e fustellatura, purtroppo non fu facile e quando riuscii ad averne un blocco, trovai anche un secondo falso differente dal primo ed entrambi furono oggetto di un mio articolo corredato delle opportune descrizioni il quale fu pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 236, gennaio 2014, e su Il Postalista il 21.3.2014. Del secondo falso, riuscito non molto bene per via di numerose e piccole falle di stampa, ne fu trovata una seconda edizione migliorata nella cura della stampa dopo qualche mese. In questo articolo non è descritto questo ultimo ritrovamento, ma le caratteristiche sono identiche a parte le imperfezioni di stampa.
Molti lettori ricorderanno che poco più di un anno fa la polizia ha sequestrato a Napoli circa 10.000 francobolli falsi ed in bella mostra, nelle riprese televisive, comparivano diversi fogli del 75 cent. A me non era sfuggito il fatto che quei francobolli falsi erano del tipo con fustellatura ad ondine larghe. Dopo il servizio televisivo, questo falso l’ho cercato per lungo tempo, sembrava introvabile; alla fine, i miei sforzi sono stati coronati da successo e ne sono entrati in possesso di pochi pezzi (figura 1).
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Figura 1 – il falso intercettato dalla polizia lo scorso anno, è stato la prima imitazione da 0,75 apparsa sul mercato.
In effetti, l’osservazione attraverso lo schermo televisivo non mi aveva ingannato, si trattava proprio di questo francobollo di cui avevo fatto una news nel 2012. Nel 2014 sono riuscito a trovarne altri (figura 2), ma ironia del destino, questi erano differenti, e più precisamente, del tipo a fustellatura di passo 11 simile agli originali.
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Avete capito bene, quest’ultimo ritrovamento è parente stretto dei falsi di Posta Italiana che ho trattato nel mio articolo “Posta Italiana: facili da falsificare” pubblicato nel numero 215 del febbraio 2012 de Il Francobollo Incatenato.
Nella figura 3 è invece riportato l’originale.
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Quali sono le caratteristiche dei due falsi e le loro differenze con l’originale?
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Descrizione dei falsi e confronto con l’originale
Al solito il falso della figura 1 è stampato in offset. Decisamente piatto nella stampa con colori leggermente più chiari rispetto all’originale. La microscrittura è costituita da tanti puntini variamente colorati che ne danno un’idea molto lontana. La fustellatura è di passo 10 e ha forma ondulata. Inoltre, in tutti i valori in nostro possesso (provengono tutti dallo stesso foglio) le scie verdi sono sempre più corte di quelle rosse e la carta è bianca brillante e molto lucida. Questi ultimi due caratteri sono tipici del falso da 0,60 che ho chiamato terzo tipo e che ho descritto in “Mamma mia quanti falsi!”.
Il falso di figura 2 è stato anch’esso eseguito in offset, ma con modalità di stampa decisamente più curata, la fustellatura è di passo 11, come negli originali, la microscrittura è fedele all’originale per quanto riguarda le parole, ma differente sia nella cura della stampa che nel colore utilizzato. La carta è bianca, opaca, più resistente del precedente alla flessione tra le dita; la carta siliconata di supporto è bianca. Questa imitazione corrisponde ai falsi che ho definito di IV tipo in “Mamma mia quanti falsi!”. Questa imitazione ha inoltre una caratteristica molto particolare: è piena di piccoli difetti di stampa, si tratta di grumi di colore che hanno impedito il contatto del cliché intorno al grumo; i difetti quindi appaiono come punti di colore che interrompono la stampa intorno al grumo. Nelle figure 4 e 5 ne sono riportati due esempi. Quasi tutti i francobolli ne sono affetti, spesso con più difetti coesistenti nello stesso francobollo.
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Si tratta di una stampa molto poco curata. Questo falso presenta anche un particolare evolutivo rispetto ai fratelli del 2011. Ricorderete infatti che per conferire l’effetto rilievo alla serie precedente, i falsari usarono una vernice plastificata a grumi (embossing digitale o vernice UV), a dire il vero un po’ troppo grandi ed era palese sotto i polpastrelli l’eccesso di rugosità. Con questo nuovo falso è stata usata ancora questa vernice trasparente, ma le asperità sono molto più piccoli dei precedenti. Questo accorgimento simula molto meglio l’effetto della calcografia rispetto alle imitazioni del 2011. Resta comunque evidente anche per i meno esperti la differenza con un confronto tattile in contemporanea tra l’imitazione e l’originale. L’embossing digitale è un sottile strato di vernice UV ad asciugatura rapida ed usata in modo particolare. La stampa infatti assume un aspetto tridimensionale percepibile sotto il tocco delle dita, grazie a questa vernice trasparente che, asciugandosi, resta in rilievo. con la vernice UV è possibile ottenere un aspetto lucido, opaco oppure granuloso, a seconda del risultato finale desiderato.
Ma vediamo un po’ le differenze tra i due falsi e l’originale. Per il confronto riporto solo tre particolari che ritengo più che sufficienti per realizzare le differenze, in ciascuna figura in alto c’è sempre l’originale. Nella figura 6 sono riportate le tre cartelle grandi e si vede molto bene la puntinatura del primo tipo che sostituisce la microscrittura; il secondo tipo, invece, per quanto molto simile all’originale (ci sono anche le iniziali del Poligrafico) pur tuttavia le lettere sono meno nitide e la microscrittura è meno regolare.
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Figura 6 – la cartella grande, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso
Lo steso vale per la scritta Posteitaliane, i caratteri descritti per la figura 6 li ritroviamo identici nelle successive figure 7 e 8.
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Figura 7 – la scritta Posteitaliane, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso

Figura 8 – la scritta € 0,75, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso
Il quadrettato che riempie le singole lettere è molto nitido negli originali, al solito, un puntinato indecifrabile nel primo tipo, mentre, nel secondo tipo falso è stato usato il quadrettato, ma si vede molto bene la minore nitidezza. In questo caso si può notare anche una differente dimensione delle singole lettere, specialmente le “a” e la “e” di italiane. Le altre scritte che non presento in immagine hanno le stesse caratteristiche ora descritte. Un particolare cenno merita la scritta del valore € 0,75. Questa presenta sempre le medesime caratteristiche descritte per le due figure precedenti, ma in più mette in evidenza la vernice trasparente (Embossing digitale) soprastante il colore viola. Nella figura 8 si vede traslata verso sinistra ed in basso l’immagine trasparente della scritta € 0,75 formata da una serie di puntini incolonnati a simulare un rigato verticale. Questa vernice trasparente conferisce al disegno l’effetto rilievo della stampa calcografica. Tutte le parti in colore della stampa di questo secondo tipo hanno la vernice trasparente a piccoli puntini. Bisogna riconoscere che questi falsari ce l’hanno messa tutta la loro inventiva per realizzare una simulazione che potesse essere facilmente confusa con l’originale, ma questa di conferire l’effetto rilievo alla stampa penso che possa essere considerato un “eccesso di zelo” perché, per dirla in modo molto pratico, ritengo che nessun dipendente postale, tra quelli addetti alla lavorazione della corrispondenza, possa avere il tempo di verificare l’autenticità di tutti i francobolli delle missive lavorate all’interno di un CMP. Ultima nota è il differente carattere del “5” nel primo tipo.
POSTA ITALIANA: IL 70 CENTESIMI FALSO DEL III TIPO
Nicola Luciano Cipriani
In questo articolo presento il 70 cent falso del 3° tipo. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Si tratta di un precedente articolo aggiornato in base alle novità che ho riconosciuto relative al metodo di stampa chiamato embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 239, aprile 2014.
Premessa
Nel numero 238 de Il Francobollo Incatenato avevo dato la notizia del falso 70 cent. di posta italiana del IV tipo, quello cioè fatto veramente bene. Subito dopo la pubblicazione, mi è stato inviato un ulteriore falso che però è attribuibile al III tipo (figura 1). L’articolo completo sui due falsi è pubblicato su Il Postalista (Ne aspettavamo uno ed invece sono arrivati due falsi da 70 cent.), attraverso il quale ho avuto questo nuovo falso. Non posso però esimermi dal diffondere a tutti i nostri soci le caratteristiche di questo francobollo la cui notizia è stata data attraverso una news del 14 marzo 2014. Le immagini sono correlabili con la sequenza dei falsi presentata nel mio precedente articolo “Mamma mia quanti falsi” ( Il Francobollo Incatenato n. 222) e articoli successivi di falsi della stessa serie. In quella occasione presentai quattro differenti falsi, ma i primi due tipi sono scomparsi o sostituiti dai secondi i quali continuano ad essere stampati ad ogni variazione tariffaria di Poste Italiane.
Il falso del 3° tipo si riconosce molto facilmente per la fustellatura ad ondine larghe di passo 10, mentre quello del 4° tipo ha la fustellatura molto simile all’originale.
Nelle immagini che presento, l’originale è sempre in alto o a sinistra, a seguire il falso del 3° e 4° tipo.
Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e le imitazioni. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.

Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e le imitazione dei due falsi (3° tipo al centro e 4° in basso.
Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografico. Da notare che nelle due imitazioni non corrispondono le larghezze. Già da queste prime due immagini possiamo notare che, mentre, il falso del 3° tipo si distingue facilmente dall’originale per la puntinatura che riempie i caratteri a stampa, quello del 4° tipo, anche con questo forte ingrandimento, ne appare decisamente simile, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti.
Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande.

Figura 4 – le scritte in cartella grande a sinistra della busta, l’originale in alto, il 3° e 4° tipo a seguire
Si nota molto bene il solito puntinato dei falsi del 3° tipo , mentre, nel 4° si nota il minore spessore dei font di stampa rispetto all’originale; questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Entrambi i falsi sono stati stampati in offset o fotolito, ma differiscono tra loro per l’uso dell’embossing digitale nel 4° tipo. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente individuabile e distinguibile da quello originale, mentre in questo falso i bozzoli plastici sono stati ridotti di dimensioni e la rugosità è meno palpabile.
Questa nuova versione di embossing riduce la differenza con la vera calcografia e rende più difficoltoso il suo riconoscimento, ma non impossibile. questo carattere, unito alla tipologia di stampa (offset) danno sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale (in alto) appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che, per rifrazione/riflessione, muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Tutte le scritte ed il disegno sono ricoperti da questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la T di italia.
In parallelo, le immagini mostrano le scritte del falso 3° tipo sempre costituite da un insieme irregolare di puntini colorati.
Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8). Nell’originale la busta è del medesimo colore delle scritte ed è ricoperta sempre dalla vernice dorata metallizzata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente. Nelle imitazioni il colore di base uguale alle scritte è sempre assente, come pure la doratura; la busta ha un colore che simula l’originale che è ricoperto dalla vernice plastica (embossing digitale o verniciatura UV).

Figura 8 – particolare della busta che vola, l’originale a sinistra e a seguire i due falsi 3° e 4° tipo
Nella figura 9, invece, a parte il puntinato nel falso 3° tipo, non ci sono grandi differenze da evidenziare tra le scie, c’è però da dire che l’inchiostro utilizzato non è mai proprio vicino ai toni dell’originale, pur nelle sue variazioni riscontrate nei differenti lotti di stampa.
Se c’è del fuori registro con la copertura di embossing digitale, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente della copertura plastica.
La figura 10 mostra chiaramente caratteri differenti e in grassetto nel falso 3° tipo; “ROMA” risulta spostata leggermente a sinistra tanto da far diminuire la lunghezza totale dela scritta. si nota anche una leggera differenza, direi, non significativa di tono del rosso rispetto all’originale. nel 4° tipo è inoltre anche visibile, a causa del leggero ma spesso presente fuori registro tra l’embossing e l’offset, il contorno grigino dei caratteri prodotto dalla riflessione/rifrazione della luce dello scanner sull’embossing digitale.
Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette ancor più in evidenza.
Nella figura 11 è riportato il confronto tra le fustellature e possiamo notare le classiche ondine dei falsi del 3° tipo; nel 4° tipo , invece, questo carattere è stato migliorato.
Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale. Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura in questo tipo di falsi non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti differisce dall’originale.
Nelle ultime due figure sono riportate la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).
In entrambi i falsi (3° tipo al centro delle figure ed il 4° a destra o in basso) le tracciature sono molto incise e decisamente differenti sia tra loro che rispetto all’originale (sempre in alto nelle due figure). Anche questo carattere è stato migliorato nel 4° tipo, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali. Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto che tende ad incidere anche il foglio siliconato sottostante; questo fatto indebolisce quasi sempre la rigidità del foglio. Da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che in entrambe le imitazione non esiste se non casualmente.
LO STAVAMO ASPETTANDO: IL FALSO DA 70 CENTESIMI DI POSTA ITALIANA
Ripubblico questo articolo un po’ datato, ma utile per tenere in un unico contenitore i miei articoli sui falsi della serie ordinaria Posta Italiana e l’evoluzione delle caratteristiche utilizzate per stamparli. Ho apportato alcune aggiunte relativamente a ritrovamenti successivi e alla vernice bozzolosa. L’articolo originario è apparso a suo tempo su Il Francobollo incatenato, n. 238, nel marzo 2014 e su Il Postalista 1l 17-6-15.
Ormai è diventata non solo una consuetudine, ma penso anche un impegno di sfida, non solo nei confronti dello Stato, ma, ritengo, anche nei nostri che cerchiamo di mettere in evidenza la non perfezione delle imitazioni. Ad ogni nuova integrazione alla serie ordinaria Posta Italiana (sono già apparsi i falsi da 0,60, 1,40, 1,50, 2,00 e 3,30), arriva l’integrazione della serie falsificata. Dalla prima pubblicazione di questo articolo sono seguiti anche i ritrovamenti dei falsi da 0,85, 1,90 e 3,60. Questi falsi vengono venduti certamente a meno del facciale per lo smercio attraverso le rivendite conniventi di valori bollati, ma nel mercato filatelico il guadagno è stato in proporzione maggiore in quanto, fino a qualche tempo fa, erano venduti a più del facciale. Oggi la situazione è meno fertile e vengono offerti stock in internet a meno del facciale.
Il nuovo valore da 0,70 falso ha delle migliorie rispetto ai precedenti fratellini: la stampa è più pulita ed appare ancora più vicina a quella degli originali. Ma, prima di passare in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale, vorrei prima di tutto evidenziare che l’inchiostro verde e rosso sono debolmente fluorescenti, ma interessante è anche la carta utilizzata, è nuova per i falsari, un po’ meno per alcune emissioni estere: contiene al suo interno filamenti fluorescenti di vario colore, visibili solo in luce viola (figura 1). La carta superiore stampata non è molto diversa da quella degli altri falsi, diverso è invece il foglio siliconato che negli altri falsi ha riflessi perlacei. In questo falso, invece, è molto simile a quello dei francobolli originali.
Nelle immagini che seguono, l’originale è sempre in alto o a sinistra.
Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e l’imitazione. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.
Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografica. Da notare che anche con l’ingrandimento riportato in queste prime due figure, le due immagini appaiono decisamente identiche, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti. Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande; si nota bene il minore spessore dei font di stampa nell’imitazione, questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente distinguibile da quello originale.
Altro carattere di miglioria in questo nuovo falso, comune anche al fratello da 0,75, è la vernice bozzolosa o embossing digitale o verniciatura UV (questa vernice si accoppia bene con la stampa offset conferendo un aspetto estetico meno piatto) che conferisce il rilievo alla stampa in forma di buccia d’arancia. Ricorderete che l’effetto rilievo, tipico della calcografia, era stato simulato con una vernice trasparente bozzolosa che alla lente appare come plastificata. Questa vernice è lucida ed aveva i bozzoli un po’ troppo grandi tanto da essere facilmente riconoscibile facendo scivolare il polpastrello sul disegno. La nuova versione di questa vernice plastica è stata applicata con bozzoli molto più piccoli e la differenza con la vera calcografia si è ridotta ma resta comunque riconoscibile. In ogni caso rimane sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Se poi questa vernice è un po’ fuori registro rispetto al colore, allora queste macchioline grigie si vedono anche lungo uno o due bordi del disegno (dipende dall’entità e dalla direzione del fuori registro). Nel caso di figura 4 (in basso), si vede bene come i bordi superiore e sinistro siano accompagnati da una serie di puntini grigi, visibili molto bene sopra la parola poste in alto a sinistra. Tutte le scritte ed il disegno hanno come base questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la t di italia.
Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8), nell’originale ha sempre la copertura dorata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente; nell’imitazione la doratura è sempre assente, ma con luce radente è molto lucida grazie alla verniciatura UV.
Nella figura 9, invece, non ci sono grandi differenze da evidenziare, però c’è da dire che l’inchiostro utilizzato per questi falsi è sempre molto lucido che ben riflette la luce radente. Se c’è del fuori registro con la vernice plastica sottostante, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente dell’inchiostro.
La figura 10 mostra una leggera differenza di tono del rosso, direi non significativa; è interessante, invece, in quanto mostra bene, a causa del fuori registro, la vernice plastica sottostante la quale conferisce un aspetto non ben definito ai caratteri. Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette in evidenza.
Anche la fustellatura è stata migliorata (figura 11). Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale.
Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura nel falso non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti è diversa dall’originale.
Nelle ultime due figure è riportata la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).
Anche questo carattere è stato migliorato, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali (sempre in alto nelle due figure). Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto da indebolire spesso la rigidità del foglio; da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che nell’imitazione non esiste se non casualmente.
MAMMA MIA QUANTI FALSI DA 0,60 DI POSTA ITALIANA!
Premessa
questo é un articolo che raccoglie tutti i falsi da 0,60 di Posta Italiana e li mette a confronto con l’originale. Sono prese in considerazione tutti gli elementi che compongono la vignetta. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 222, ottobre 2010, e su Il Postalista il 7.03.2014.
Introduzione
Purtroppo devo ripetermi. Quando, il 7 luglio 2009 uscì la nuova ordinaria di Posta Italiana, dissi subito e con chiarezza che questi francobolli sarebbero stati facilmente falsificabili. Con puntualità la cosa è stata realizzata anche se in vario modo, come vedremo più avanti. Di certo, bisogna riconoscere che il titolo dato a questo articolo parla da sé. Quando vengono prodotti francobolli falsi, è difficile avere l’opportunità di accorgersene sin dall’inizio; in genere ci si rende conto solo quando capita una missiva tra le mani di qualche collezionista oppure se qualche smerciatore li propone a livello collezionistico cosa che, bisogna riconoscere, succede sempre più spesso. La prima segnalazione di un falso di Posta Italiana risale al 5 giugno 2010 (figura 1), da quanto tempo era in circolazione? Il suo ritrovamento fu realmente casuale, come comunicato da Diego Carrarosul n. 199 de Il Francobollo Incatenato.
Questo falso è decisamente grossolano e mal fatto, facilmente riconoscibile nel colore della busta volante e nella fustellatura fatta ad ondine con passo 10. Vedremo più avanti gli altri elementi distintivi. Non è facile stabilire la cronologia delle comparse sul mercato dei francobolli falsi di questa emissione, come non è facile stabilire la data di immissione sul mercato; dobbiamo, come al solito, basarci sulle date dei documenti postali che riusciamo ad individuare. Su questa base, possiamo dire che le imitazioni sono comparse tutte tra il 2010 ed il 2011, forse, solo quello denominato III tipo potrebbe essere stato distribuito nel 2011 in quanto il ritrovamento è di questa primavera (segnalazione del nostro socio C. C.). Sicuramente i falsari si sono messi all’opera subito dopo l’emissione della nuova ordinaria. Ad ogni modo del II tipo abbiamo notizia di ritrovamenti su bustoni (figura 2) e fuori tariffa (€ 1,80) nel corso del 2011 e qualche lettera primo porto ed una secondo porto con l’aggiunta di un 20 cent. di Posta Italiana
Di tutti questi falsi sono noti solo i valori da 60 cent.; tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono comparsi ulteriori falsi, molto insidiosi per il livello dell’imitazione, di tutti i valori, ad eccezione dei piccoli (5, 10 e 20 cent.) e di quello da 75 cent. Chiamerò IV tipo questi ultimi, anche se probabilmente non lo sono cronologicamente; ho preferito descrivere in successione gli altri tre tipi che ben si differenziano da questi ultimi, anche se il terzo tipo ha caratteristiche proprie. Delle imitazioni del IV tipo ho pubblicato una descrizione ne: Il francobollo Incatenato n. 215. A seguire le immagini del III eIV tipo.
Nel proseguo del testo, per la descrizione delle differenze tra questi francobolli presenterò prima sempre l’originale e, a seguire, i tipi I, II, III e IV.
Parliamo innanzitutto della carta, quella del I tipo è lucida, morbida, e bianca, inoltre, essa non oppone resistenza piegandola dolcemente tra le dita. Per questo falso non ho potuto visionare le caratteristiche della carta siliconata di supporto. Le caratteristiche della carta del francobollo del II tipo sono molto simili a quella del I tipo, inoltre la carta siliconata di supporto è bianca brillante. Quella del francobollo del III tipo invece è molto più lucida, bianca e leggermente più resistente alla flessione, inoltre, quella siliconata di supporto è bianca opaca, quasi grigina. La carta dei francobolli del IV tipo, invece, è bianca, opaca, più resistente dei precedenti alla flessione tra le dita la carta siliconata di supporto è bianca, con tonalità compresa tra quella del II e III tipo. Di tutte queste imitazioni, quella che presenta le caratteristiche della carta più simile all’originale è decisamente l’imitazione del IV tipo. Nell’originale infatti riscontriamo sia la carta semilucida (prime tirature) che opaca (tirature più recenti), ma, sempre abbastanza resistente alla flessione. Il supporto siliconato è quasi sempre bianco, ma mai smorto o brillante.
La stampa in nessuna imitazione è in calcografia, direi tutte in offset. In particolare i tipi I e II hanno il tratto pieno per i contorni e le linee, mentre per i riempimenti è stato usato un retino piuttosto grosso a pallini con una densità del 50% circa. Anche il III tipo è stato stampato in offset, ma con retini molto fini e a più colori; questo carattere si vede bene negli ingrandimenti delle figure 5, 6, 7, 8 e 9.
Il quarto tipo si differenzia dalle prime tre imitazioni, la stampa è sempre a tratto pieno e per i riempimenti della busta e delle scie è stato usato un retino a maglia quadrate, molto simile all’originale, ma con inclinazione leggermente differente. Come detto queste imitazioni sono molto vicine all’originale e possono passare facilmente inosservate; i falsari hanno anche adottato un accorgimento che simula la calcografia: su tutte le parti del disegno è stata sovrapposta una speciale vernice trasparente che ha prodotto microscopici globosità superficiali (stama a verniciatura UV o embossing digitale) che producono l’effetto delle asperità della calcografia. In taluni esemplari l’effetto è eccessivo, ma in altri anche questo carattere si avvicina molto all’originale. Nella figura 5 è messa a confronto lamicroscrittura.
Nelle imitazioni del I, II tipo è leggibile la microscrittura e mancano le lettere nascoste “IPZS” disperse nel testo. Le righe sono 9 anziché 8 e la prima parola è EPOSTE, con la gambina della N precedente appena accennata e mal definibile per l’interferenza della cornice, anziché POSTE. Nel III tipo la microscrittura è sostituita da una massa informe di puntini colorati con prevalente tonalità del blu. Infine, il IV tipo ha la microscrittura su 8 righe e con le lettere nascoste “IPZS”, il tutto è molto simile all’originale. La cartella piccola posta a sinistra della scritta “Posta Italiana” (figura 6) presenta le stesse caratteristiche di quelladestra.
Anche in questo caso il I e II tipo sono molto simili e la prima parola è ANEPO anziché POSTEIT.
Il valore facciale “€ 0,60” (figura 7) conferma similitudini e differenze viste fino ad ora: il I e II tipo sono identici nelle linee generali differendo tra loro solo per la inchiostrazione un po’ più pesante; in questo caso si può notare, rispetto all’originale, la differente forma del simbolo dell’euro, leggermente ellittica, e quella delle cifre: lo “0” più stretto ed il “6” con l’occhiello più piccolo e la curva alta più accentuata. Il III ed il IV tipo, invece, sono molto simili all’originale.
Anche le figure 8, 9 e 10 ripropongono le conferme delle similitudini e differenze riscontrate: I e II tipo uguali tra loro, il III differente da tutti ed il IV simile all’originale.
Un discorso a parte merita la tracciatura (perforazione a tratteggio) e la fustellatura (figura 11). La tracciatura dei tipi II e III è identica: 2 mm di linea forata e 1 mm intatto. Del primo tipo non ho elementi per effettuare le misure, ma penso che possa essere ipotizzata la sua appartenenza a questo gruppo per le forti similitudini con il II tipo. Il IV tipo ha invece 3 mm, in verticale, e 3,5, in orizzontale, di tratto tagliato e 1 intatto. L’originale ha, invece, 2,5 e 0,5.
Anche la fustellatura conferma ulteriormente differenze e similitudini riscontrate nell’analisi di questi falsi, in particolare è da notare che i fustellatori utilizzati per i tipi I, II e III sono identici sia nel passo (10), sia nella modalità del taglio. Si tratta, infatti, di segmenti di fustellatori lineari separati tra loro ed accostati in modo da comporre il rettangolo che delimita il francobollo, essi sono probabilmente montati su un unico telaio. Agli angoli del francobollo si vede bene la non continuità del taglio. Il fustellatore del IV tipo è, invece, costituito da un unico elemento rettangolare che taglia come una lama in continuo il contorno del francobollo. La similitudine con l’originale è elevata e non facilmente distinguibile. La misura del passo ha fornito il valore 11,25 (contro 11 dell’originale), ma più che questo valore, è indicativa la forma dei denti, sia di quello grande in corrispondenza degli angoli, sia degli altri. intendiamoci, non si tratta di evidenti differenze, però il dente d’angolo è più tondo, mentre, gli altri sono leggermente più appuntiti rispetto aglioriginali.
Per concludere resta solo da dire che, con un buon grado di certezza, i tipi I e II sono stati eseguiti dalla stessa mano e che le differenze di colore sono dovute solo ad una differente inchiostrazione; le leggere differenze di tonalità cromatiche che si riscontrano nel rosso (che appare più violaceo nel I tipo) non le ritengo diagnostiche e penso che questi due falsi debbano essere considerati due tipi di una stessa produzione. Il III tipo differisce molto dai primi due e non ci sono elementi diagnostici per attribuirlo alla stessa mano dei precedenti, anche se non si può escludere una evoluzione della tipologia di stampa, ma sarei propenso a tenerlo separato. Il IV tipo è da tenere distinto dai precedenti in quanto eseguito con tecniche decisamente differenti. Come già esposto, la sua elevata similitudine con l’originale lo rende veramente molto insidioso, può passare non solo molto facilmente per posta, anche se sottoposto a controlli visivi, ma anche essere scartato per apparire poco interessante agli occhi di molti collezionisti.
POSTA ITALIANA: FACILI DA FALSIFICARE
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Premessa
Questo articolo descrive le caratteristiche della prima emissione, quella del 7 luglio 2009, che dopo circa un anno o poco più è stata falsificata e distribuita a piene mani sul territorio nazionale. Parlo dei valori da 0.60, 1.40, 1.50 e 2.00 euro. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è chiamata tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 215 febbraio 2012.
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Introduzione
Quando il 7 luglio del 2009 fu emessa la nuova ordinaria e ne comperai subito un paio di serie, dissi con estrema chiarezza che questa ordinaria sarebbe stata facilissima da falsificare. Aggiunsi anche che già solo facendo una fotocopia su delle semplici etichette adesive la missiva sarebbe sicuramente passata per posta. Chi ha ideato questi francobolli si è preoccupato moltissimo di usare tecniche all’avanguardia e antisofisticazione come gli inchiostri metallici, ma pare che non si sia preoccupato minimamente di comporre un disegno difficilmente imitabile. Imitare questa serie è veramente alla portata di tutti tant’è che già nel giugno del 2010 è stato ritrovato un falso grossolano dello 0,60 (Il Francobollo Incatenato, n. 199 – settembre 2010) e chi sa da quanto tempo prima era in circolazione. Quel falso era veramente grossolano. Tra la fine del 2011 e l’inizio di quest’anno sono stati ritrovati altri falsi, questa volta in serie completa, mancherebbe solo il 75 cent, a parte i tagli di piccolo valore, ma questo è un valore molto poco usato rispetto agli altri e, forse, i falsari non lo hanno preso in considerazione. In realtà poi verrà ritrovato anche il valore da 0,75. Questi falsi però sono presenti sul mercato da oltre un anno. Come faccio a saperlo? Semplice, nello studiarli ho ripreso alcuni bordi di foglio del mio archivio per un confronto delle scritte di bordo e mi sono accorto che un bordo destro dello 0,60 in mio possesso dall’autunno del 2010 è identico a questi falsi. Questo bordo di foglio fa parte di due strisce acquistate perché appartenenti alla terza tiratura (Il francobollo Incatenato, n. 201 – novembre 2010); una è autentica, l’altra no. La differenza a dire il vero, già allora, era quasi inesistente. Con il senno del poi invece ho potuto attribuire ai falsi anche questa striscia.
Prima di entrare nella descrizione dettagliata di questi falsi, ed in base alle poche righe sopra, vi sarete già resi conto che sono fatti veramente bene ed a colpo d’occhio non è possibile riconoscerli. Certamente un occhio ed un dito esperti, ma anche sempre molto attenti, difficilmente potranno essere ingannati, ma bisogna essere veramente attenti ai particolari perché è veramente molto facile non accorgersi di nulla. Vedremo più oltre quali sono gli elementi distintivi.
Nel mio precedente articolo (Ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo – in questo numero del notiziario) avevo iniziato ironicamente a parlare con i falsari, poi ci ho ripensato ed ho cancellato quella parte perché mi era sembrata un po’ eccessiva. Questa idea però l’avevo nel cervello da tempo perché con i continui articoli, non solo miei, in cui sono state descritte le differenze tra falsi ed originali, si stava in pratica dando involontariamente le correzioni per fare un falso irriconoscibile. Questo dubbio mi pervade sempre quando scrivo un articolo di questo tipo, non solo per i falsi in frode postale, ma anche per quelli da collezione. In sostanza nella mia fantasia rimproveravo ironicamente i falsari per essere dei cattivi studenti (scusate, ma esce fuori la mia anima di docente) in quanto hanno cercato di aggiustare continuamente il tiro sui falsi dei prioritari senza mai avvicinarsi più di tanto alla realtà. L’elemento più difficoltoso è stata la fustellatura, quasi sempre molto differente dal francobollo vero, ma certamente anche i caratteri di stampa sono stati approssimati. Anche il primo falso del 2010 della nuova ordinaria è lontano mille miglia dalla realtà. Questa volta però i falsari mi devono aver letto nel cervello, quel rimprovero ironico e taciuto deve essere stato in qualche modo ascoltato: questi nuovi falsi sono veramente fatti bene. Complimenti signori falsari!
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Presentazione della serie contraffatta
Allora è arrivato il momento di entrare nel vivo della descrizione. Prima di tutto ve li presento in confronto con gli originali, nella figura 1, in basso ci sono i falsi. Come potete notare, a parte la leggera differenza di tono di colore che può rientrare nelle normali variazioni cromatiche di una ordinaria, per il resto non si notano differenze di alcun tipo.
Si può notare anche la differenza di quadratura della perforazione a tratteggio che è irregolare nelle imitazioni, mentre produce rettangoli perfetti negli autentici. Ma questo è un particolare che si può notare perché nella figura c’è un confronto diretto, in condizioni normali passa inosservato, anch’io l’ho notato solo dopo aver composto l’immagine. I fogli interi si presentano nello stesso modo degli originali, finanche il codice della numerazione progressiva di colore nero che è ballerino: talora più alto, talora più basso. Ma proprio questo appare l’elemento più evidente, il tratto pieno della stampa stride fortemente con il retinato dell’originale. Le barrette originali del codice, a causa della retinatura, hanno l’aspetto leggermente ondulato, come se fossero fatti a mano, mentre, quelle falsificate sono perfettamente diritte e nette; la stessa considerazione vale per lettere e cifre del codice alfanumerico. Triangoli e barrette di colore presenti lungo il bordo basso destro non mostrano invece alcuna apparente anomalia, né diverso appare il codice a barre di colore verde a parte la tonalità leggermente differente. Nel proseguo del testo il confronto è fatto con un valore autentico da 0,60 della terza tiratura, ovvero quella con stampa sottile a cui l’imitazione si avvicina di più.
La carta – questa volta i falsari hanno scelto anche una carta adeguata, però non è la stessa del Poligrafico. Le leggerissime differenze sono il colore meno bianco ed è anche appena più morbida di quella originale. Anche in questo caso le differenze si possono notare solo con un confronto diretto. La carta è anche un po’ meno brillante, ma questo carattere è molto variabile anche negli originali.
La stampa – i falsi sono stati stampati in offset a tratto pieno, la differenza con gli originali si può notare solo con una lente (8 o 10x), a occhio non si vede nulla. La stampa calcografica ha un certo rilievo ed al tatto si rileva abbastanza bene una certa debole ed omogenea asperità, mentre la stampa offset è piatta e liscia; in questi falsi però la differenza con la calcografia potrebbe passare inosservata perché il tocco di classe dei falsari è stato quello di sovrapporre la stampa con una vernice densa e trasparente che ha l’aspetto di un liquido coagulato ed essiccato (figura 2).

Figura 2 – in cifra nera l’originale. Le imitazioni mostrano all’interno delle righe bianche della busta la presenza di globosità di colore grigio, particolarmente evidente nel valore da 1,40, meno nello 0,60 e nel 2,00, poco visibile nell’1,50 e nel 3,30 che ho omesso. La globosità grigia è l’effetto della vernice trasparente a rilievo scansionata.
In pratica è grossolanamente bozzolosa ed al passaggio del dito si percepisce come stampa a rilievo. In gergo tecnico questa vernice si chiama embossing digitale o vernice UV; si tratta di una vernice che lascia volutamente globosità diffusa e più o meno regolare la quale con l’essiccamento lascia queste asperità intatte. L’embossing digitale usato per queste imitazioni produce però un effetto un po’ esagerato e dal confronto si percepisce subito la differenza. La vernice trasparente, inoltre, rende più confusa la stampa sottostante, ha l’aspetto di un film di plastica che ricopre la stampa a colori ed ha una certa brillantezza che si nota con facilità, ma sempre andando a guardare in modo specifico e, soprattutto, occorre un buon occhio. Ma se non è facile riconoscere queste imitazioni facendo attenzione a questi particolari, è certamente più facile se si osservano le linee diritte del codice a barre nero sul bordo destro. C’è da dire anche che la stampa calcografica ha spesso falle dovute a mancanze di inchiostro, cosa che l’offset ha molto più difficilmente. Questo carattere è molto frequente nei francobolli originali come misi in risalto poco dopo l’emissione (Il Francobollo Incatenato, n. 195 – Aprile 2010).
La scritta “Postaiteliane”, che ho spezzato per comodità di impaginazione nelle figure 3 e 4, pur essendo molto fedele nelle dimensioni e nei caratteri, mostra una certa opacità della stampa, inoltre il quadrettato azzurro interno alle lettere chiude maggiormente i quadratini bianchi e non è nella giusta posizione di corrispondenza con l’originale in molte lettere; infine, queste ultime, nell’imitazione sono leggermente più grasse.
La microscrittura è stata molto decantata dalle Autorità come un importante elemento antisofisticazioni, sicuramente lo è utilizzando la calcografia ed inchiostri particolarmente costosi, ma come ho già scritto in altre occasioni, i falsari utilizzano strumenti e metodi meno costosi per fare imitazioni quanto più possibile vicine agli originali. Quindi la microscrittura e tutti gli altri elementi utilizzati, non sono e non possono essere considerati un deterrente contro le falsificazioni. Più che i materiali, è necessario adottare un disegno che possa essere difficilmente contraffatto tanto che eventuali tentativi portino sempre a risultati molto diversi dall’originale.
Nelle figure 5 e 6 sono riportate le due cartelle con la microscrittura.

Figura 6 – cartella destra, la posizione delle lettere intruse (IPZS) è in sintonia con l’originale.
Nella cartella piccola di sinistra si vede molto bene come la stampa calcografica dell’originale (a sinistra nella figura) sia molto pulita e brillante grazie alla tecnica speciale in dotazione al Poligrafico, mentre nell’immagine di destra risalta in modo netto l’opacità e la irregolarità della stampa offset. Nella figura 6 in particolare si nota come i falsari siano stati attenti anche a riprodurre le lettere aggiunte (IPZS) e intercalate nella microscrittura. Anche questo fu pensato come elemento che avrebbe agevolato il riconoscimento dei falsi. Ma non credo che i falsari seguano le informazioni filateliche, o forse può anche darsi, ma è evidente, dalla fedeltà della riproduzione di queste due figure che l’immagine è stata ripresa fotograficamente (o tramite scanner). Si possono notare leggerissime variazioni nella distanza tra le lettere, ma ritengo che queste minime differenze possano rientrare nella preparazione della riproduzione delle immagini.
La scritta “ITALIA”, con “A. CIABURRO” subito sotto, (figura 7) presenta le stesse differenze già descritte per “Posteiteliane”, qui si nota maggiormente la non corrispondenza del quadrettato dell’imitazione (in basso nella figura).
Anche il nome dell’incisore presenta le stesse caratteristiche di opacità, in questo caso si nota anche una maggiore irregolarità del contorno delle lettere nell’imitazione e una certa differenza nella forma delle “R”: l’imitazione ha l’occhiello superiore più piccolo. La scritta € 0,60 (figura 8) presenta le maggiori differenze di tonalità di tutte le scritte; in questo caso, infatti, le linee del quadrettato azzurro sono leggermente più sottili e, conseguentemente, i quadrati bianchi più grandi; nell’insieme si ha l’impressione che il colore sia più chiaro
Le cifre sono leggermente più strette, ma le differenze maggiori si osservano nella virgola, che è più diritta nell’imitazione, e nel “6” che nell’imitazione ha l’occhiello più tondo. Nel complesso il quadrettato è corrispondente all’originale. Le scritte in ditta (I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA) (figura 9) sono fatte molto bene, hanno gli stessi caratteri, ma sono decisamente molto più sottili.
Che dire delle scie: decisamente fatte bene! Ma una piccola differenza c’è, si tratta proprio del classico pelo: il retinato della imitazione non è perfetto, l’angolo tra le linee non è proprio di 90° come nell’originale. Per il resto hanno la stessa geometria, sia quelle verdi che quelle rosse (figure 10 e 11). Nelle scie rosse notiamo anche una piccola falla di stampa nell’angolo destro della scia in basso, si tratta di una falla casuale ed anche comune in calcografia, cosa che l’offset difficilmente presenta.
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La fustellatura e la perforazione a tratteggio – gli ultimi due caratteri analizzati che completano questa descrizione sono la fustellatura (figura 12) e la perforazione a tratteggio (figura 13).
La fustellatura per quanto simile all’originale, presenta degli indubbi caratteri distintivi. L’elemento più decisivo è il grande dente presente nei quattro angoli che nell’imitazione è leggermente più grande ma decisamente arrotondato rispetto all’originale che invece è più squadrato ed appuntito. Questo elemento aiuta molto nel riconoscimento di esemplari usati e su busta; per i nuovi aiuta sempre la fustellatura nel suo complesso che appare molto incisa ed irregolare nell’imitazione. L’originale ha il taglio molto pulito e leggero tanto che la scansione non lo mette molto in evidenza, nell’imitazione invece, oltre ad essere irregolare è anche molto pesante. Anche il passo non è proprio perfetto, nella figura 12 sono stati allineati i due primi denti di sinistra e si nota come a destra ci sia una leggera discrepanza, non rilevabile con l’odontometro. Un altro carattere fino ad ora trascurato è la perforazione a tratteggio, da molti chiamata tracciatura. Questo elemento è decisamente distintivo; nella imitazione i tagli verticali ed orizzontali sono uguali, lunghi e profondi ed inoltre quelli orizzontali terminano al contatto con quelli verticali. Nell’originale invece i tagli verticali sono più lunghi di quelli orizzontali, sono poco incisi e questi ultimi attraversano quelli verticali incrociandosi. I caratteri di fustellatura e di perforazione a tratteggio di questi falsi sono esattamente identici a quelli riscontrati nei falsi prioritari del 2011. questa coincidenza non può essere casuale, certamente il nesso è più significativo e non può che condurre alla convinzione che i falsari siano gli stessi. Ricordo infatti che gli ultimi falsi prioritari sono fatti anch’essi molto bene e per molti facilmente confondibili con gli originali. Anche questo sembra essere un parallelo non casuale con i falsi trattati in questo articolo. C’è da dire che il disegno e le caratteristiche di stampa dei prioritari sono stati un duro campo di lavoro per i falsari, cosa che invece non sembra essere per la serie ordinaria di Posta Italiana.
GLI ALTI VALORI LIRE CON COLORI FLUORESCENTI
Nicola Luciano Cipriani e Antimo D’Aponte
Aggiornamento: ottobre 2017
Verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso, avevo individuato alcune caratteristiche inedite di alcuni francobolli dei castelli e degli alti valori. Molte informazioni sono state già oggetto di mie pubblicazioni ma restavano fuori ancora i colori fluorescenti degli alti valori. Questo argomento, come al solito, un po’ per dimenticanza ed un po’ per le tante novità e precedenze a cui sono dovuto stare dietro, sono rimasti nel cassetto fino ad oggi. Con piacere quindi comunichiamo questa novità che è stata implementata anche con la scoperta del 2000 lire fatta recentemente da Antimo.
Chi ha letto il mio articolo sul colore nero fluorescente del 1000 lire castelli, inquadrerà bene il momento in cui feci la scoperta anche dei colori fluorescenti sugli alti valori lire che fu quasi concomitante.
Come al solito in quel periodo, la scoperta fu a seguito del controllo continuo che avevo sulla corrispondenza di una grande azienda nazionale che riceveva missive un po’ da tutta Italia. Peccato che questa pacchia sia terminata agli inizi degli anni 2000.
I valori interessati dai colori fluorescenti sono il 4.000 e 5.000 lire – nel colore della cornice, marrone grigiastro nel primo e grigio bluastro nel secondo – e il 2.000 e 3.000 lire in cui invece il colore fluorescente è l’azzurro della testina e dei segmenti, di egual colore, sottostanti che compongono l’intreccio in cui si può leggere il valore nominale. Ricordo che questi francobolli hanno avuto un doppio passaggio in macchina, con il primo passaggio veniva stampata la parte centrale con la testa, lo stemma repubblicano ed i segmenti orizzontali sottostanti. In un secondo passaggio veniva stampata la cornice, il valore in lettere, sovrapposto allo stemma, ed i segmenti verticali con il contorno dei numeri a completare la leggibilità del valore in cifre. A seconda del valore, la testa può avere lo stesso colore della metà dei segmenti ad essa sottostanti oppure di quelli sottostanti allo stemma; specularmente vale anche per il colore dello stemma. Ho parlato di colori senza specificarli sia perché questo procedimento di stampa è stato identico per tutti i valori di questa emissione, sia perché nel tempo alcuni colori sono variati per uno stesso valore, come succede spesso nelle serie ordinarie. Nel caso del 2.000 lire, sono di colore azzurro scuro la testa e le metà dei segmenti sottostanti allo stemma. Nel caso invece del 3.000 il colore azzurro della testa ha lo stesso colore delle metà dei segmenti ad essa sottostanti, il contrario rispetto al valore da 2.000 lire. Il tono di colore di questi francobolli è leggermente variato nel tempo, non tanto per il cambio di carta che hanno avuto questi francobolli, ma soprattutto per le variazioni cromatiche dei colori utilizzati. I minifogli da 20 francobolli sono stati stampati prevalentemente su carta normale, abbastanza porosa e con fluorescenza in pasta, mentre i fogli da 50 sono stati stampati tutti su carta patinata, liscia e con fluorescenza in patina, quindi con il retro non fluorescente. Non è facile descrivere le variazioni di fluorescenza di questi francobolli in quanto il Poligrafico li ha utilizzati per sperimentazioni su vari modi di applicare questo carattere fisico (Giovanni Riggi, 1990).
Passo alla descrizione procedendo in ordine di valore, inizio quindi dal 2.000 (figura 1).

Figura 1 – il francobollo di sinistra ha il colore azzurro scuro della testa fluorescente, come pure le metà destre dei segmenti subito sotto lo stemma. Come si può notare confrontando il francobollo a destra, il colore fluorescente appare più blu e più sfocato.
Chi segue i miei articoli sui colori fluorescenti ormai ha capito come questi si comportano sotto la luce viola, essi tendono sempre a scurirsi virando, almeno per i colori scuri, verso un tono bluastro sbavato che sembra emergere dal resto dei colori inerti. Come si può vedere infatti nella figura 1, la testina, e le metà dei segmenti orizzontali sottostanti allo stemma (che ripeto sono dello stesso colore), appaiono un po’ confusi e bluastri rispetto agli altri colori che non mostrano reazione alla luce viola. Le parti descritte sono state stampate durante il primo passaggio di stampa.
Questa varietà non è affatto comune, ma sicuramente se ne troveranno altri, ad oggi comunque si conosce solo il francobollo sciolto riprodotto in questo articolo ed annullato nel giugno 1995; esso è ricollegabile ai fogli da 50 esemplari. È interessante notare che tutti gli alti valori sono stati stampati su carta più spessa rispetto a quella utilizzata per i castelli e, per tale motivo, i colori fluorescenti non sono visibili speculari sul retro.
È molto bello avere Amici veri! Sapendo del mio interesse per alcuni argomenti, alcuni dei tanti amici dedica un po’ di tempo a cercare tra il proprio materiale cose che leggono dai miei articoli. Mi sono arrivate recentemente alcune immagini di oggetti che mi consentono di aggiornare i miei ritrovamenti sui colori fluorescenti degli alti valori. Tra questi, certamente è degno di assurgere al livello di interessante scoperta, quello che Stefano P. ha fatto su un 2000 lire. In questo articolo abbiamo esordito con il valore da 2000 con i colori fluorescenti che interessavano la prima fase della stampa (l’azzurro della testina e metà righe orizzontali, quelle sotto lo stemma), scoperto da Nino; a questa scoperta bisogna aggiungere anche la fluorescenza del colore azzurro della seconda fase della stampa (angoli alto sinistro e destro basso della cornice e delle righe verticali al di sotto dello stemma) (figura 1a). In questo caso l’annullo non completo sul francobollo consente di leggere solo l’anno:’95; ma per noi è più che sufficiente, in quanto è comunque coevo con la varietà descritta poco sopra. Pur avendo lo stesso anno d’uso, dobbiamo necessariamente avanzare l’ipotesi che queste due varietà del 2000 lire appartengano a due distinte ristampe e quindi atribuirle a due differenti tirature per evidenti differenze di tipologia di inchiostro.

Figura 1a – 2000 lire con colore azzurro fluorescente della cornice e delle righe verticali al di sotto dello stemma. Queste parti del colore azzurro venivano stampate nella seconda fase della stampa.
Nel 3.000 lire (figura 2) osserviamo lo stesso fenomeno però questa volta il colore fluorescente è in corrispondenza della testa e delle metà sottostanti dei segmenti. Neanche questa varietà è molto comune, ne sono state trovate cinque buste. Sicuramente non possiamo definire raro questo francobollo, e certamente se ne potranno trovare altri, ma non dovrebbe essere molto comune visti i risultati della nostra ricerca.

Figura 2 – il colore fluorescente nel 3.000 lire è quello della testina turrita e dei segmenti ad essa sottostanti, entrambi stampati in azzuro tendente al grigio durante la prima fase di stampa.
Il periodo di uso – Un primo ritrovamento è del 23.10.91, il secondo è del 19.1.95 e gli altri tre sono compresi tra gennaio febbraio 1996. Dai dati disponibili si potrebbe ipotizzare l’uso di inchiostro fluorescente in due distinti periodi,1991-92 e 1995-96, con un gap di circa due-tre anni, ma è solo una ipotesi. Di certo possiamo affermare che questi francobolli sono ricollegabili all’emissione in fogli da 50.
Il valore da 4.000 lire (figura 3) risponde in modo attivo alla luce viola in corrispondenza del colore bruno grigiastro della cornice ad esclusione della fascia centrale verticale, dove tende a prevalere un po’ il verde, in alcune lettere del valore sovrapposto allo stemma repubblicano e nelle parti esterne (destra e sinistra) dei segmenti verticali sottostanti sia alla testa che allo stemma. Tutte queste parti attive sono state stampate nel secondo passaggio in macchina.

Figura 3 – il colore fluorescente nel 4.000 lire è quello stampato nella seconda fase di stampa ed interessa la cornice, i segmenti verticali al di sotto della testina turrita e dello stemma, il contorno delle cifre e parte delle lettere sovrapposte sullo stemma repubblicano. Il colore interessato è il bruno grigiastro.
Questa varietà ha una frequenza di ritrovamento molto superiore a quella del 3.000 lire e non è difficile imbattersi in questi francobolli anche su documento viaggiato, per lo più registrate. Il suo periodo d’uso sembra simile a quello del valore precedente. Anche in questo caso osserviamo un primo uso tra aprile e agosto del ‘92 ed un secondo tra aprile ‘95 e dicembre 96 con ritrovamenti più frequenti nella seconda metà del ‘96. Anche questa varietà è presente nei fogli da 50 francobolli.
Il valore da 5.000 lire (figura 4) è l’ultimo dei quattro Alti Valori stampati con inchiostro fluorescente da noi trovati. I colori fluorescenti sono nella stessa posizione di quelli del 4.000 lire, salvo che sono quelli tipici di questo valore. Anche in questo caso quindi sono interessate le parti stampate durante il secondo passaggio in macchina.

Figura 4 – il colore fluorescente nel 5.000 lire è, come nel valore da 4.000, quello della seconda fase di stampa caratterizzato dalla prevalenza del blu grigiastro. Quindi risultano attive la cornice, i segmenti verticali ed il contorno delle cifre nella metà inferiore e alcune lettere sovrapposte allo stemma repubblicano.
La sua frequenza di ritrovamento è inferiore a quella del 4.000, probabilmente perché stampato, e quindi usato, in minor misura rispetto al precedente. In base a quanto abbiamo potuto verificare, questo valore presenta fluorescenza nelle tirature in cui la cornice è grigio bluastro anziché blu. Il periodo d’uso riscontrato sui documenti viaggiati è compreso tra dicembre ’94 e febbraio ’96.
E’ interessante notare il periodo in cui sono stati usati gli inchiostri fluorescenti. Per il 3.000 ed il 4.000 lire sembra proprio più che una ipotesi l’uso in due periodi distinti (1991-92 e 1995-96), mentre per il 5.000 il periodo sembra essere unico e coincidente, grosso modo, con il secondo periodo dei primi due francobolli. Per il 2.000, con un solo esemplare, non è possibile avanzare ipotesi anche se la sua data d’uso tende a coincidere con quella del valore da 5.000 lire.
Nel proseguo tre esempi di documenti viaggiati, uno per ciascun francobollo, rispettivamente affrancati con un 3.000 lire (figura 5), un 4.000 lire (figura 6) ed infine un 5.000 lire (figura 7).

Figura 5 – raccomandata 2° porto dell’1.02.96 inviata da Ponte S. Giovanni (PG) per Perugia ed affrancata per 5.250 lire (lettera 2° porto 1850 + raccomandazione 3400) – periodo tariffario 1.6.95 – 4.5.97. L’affrancatura è composta da tre francobolli castelli da 750 e da un alto valore da 3.000 lire. L’alto valore ha il colore azzurro grigiastro fluorescente della testa e dei segmenti orizzontali sottostanti.

Figura 6 – raccomandata 2° porto del 20.08.92 inviata da Catania per Firenze ed affrancata per 5.050 lire (lettera 2° porto 1850 + raccomandazione 3200 – perioro tariffario 16.1.92 – 31.5.95. L’affrancatura è composta da un castello da 50 ed uno da 1.000 lire e da un alto valore da 4.000 lire. L’alto valore ha il colore bruno grigiastro fluorescente della cornice, della scritta sovrapposta allo stemma repubblicano, dei segmenti verticali sottostanti e del contorno delle cifre.

Figura 7 – assicurata 2° porto del 21.12.94 inviata da Piedimonte d’Ischia per Firenze ed affrancata per 5.150 lire (lettera 1° porto 750 lire + raccomandazione 3200 + assicurazione convenzionale 1200 – periodo tariffario 16.1.92 – 31.5.95). L’affrancatura è composta da un castello da 50 ed uno da 100 lire e da un alto valore da 5.000 lire. L’alto valore ha il colore blu grigiastro fluorescente della cornice, della scritta sovrapposta allo stemma repubblicano, dei segmenti verticali sottostanti e del contorno delle cifre.
Bibliografia
Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.