Nicola Luciano Cipriani
IL PRIORITARIO PRIMO PORTO
Dall’istituzione del servizio ad oggi (1997-2010)
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
PREMESSA
Una prima parte di questo studio è già stata inserita nel volume speciale “Serie Ordinarie d’Italia” che il CIFO (Collezionisti Italiani di Francobolli Ordinari) ha pubblicato in occasione del 200° numero del notiziario “Il Francobollo Incatenato”. Nell’articolo avevo esposto la cronologia delle emissioni, la presenza di differenti tirature per una stessa emissione, i falsi ed ho trattato in modo non completo il loro uso postale. In quella occasione ho presentato i risultati statistici relativi alla frequenza d’uso delle singole emissioni fino al 2003. In pratica ho presentato alcuni diagrammi, uno per ciascun anno, mettendo in evidenza i tempi e le modalità di sostituzione di una nuova emissione rispetto alla precedente. Gli invii analizzati sono stati esclusivamente quelli di primo porto ed il loro numero, pur relativamente elevato, è poca cosa rispetto alle tirature di questi francobolli. Ciononostante, i risultati statistici presentati hanno sicuramente una validità di carattere generale. Questo studio era abbastanza completo per il periodo tariffario 1999-2003 in cui la tassa per il primo porto è stata di € 0,62. In occasione del volume speciale ho anche analizzato gli invii del periodo compreso tra luglio 2009 e settembre 2010 per mostrare tempi e modalità di sostituzione tra il francobollo prioritario e la nuova ordinaria “Posta Italiana”. Mancava nell’articolo tutto il periodo intermedio corrispondente in pratica al secondo periodo tariffario del primo porto (€ 0,60) del francobollo prioritario che va dal gennaio 2004 al luglio 2009. Ricordo anche che il servizio prioritario è stato chiuso con decreto ministeriale del 12-5-06, ma la data di applicazione della nuova disposizione è stata variabile tra il 22 maggio ed il 1° giugno; volendo porre una data, penso che il 31-5-2006 (ultimo giorno a livello generale) possa essere considerata accettabile. A far data dal 1° giugno 2006 quindi i francobolli prioritari sono diventati ordinari. Il mantenimento delle tariffe, e, per quello che ci riguarda, quella per il primo porto (€ 0,60), ne ha consentito l’uso fino alla loro sostituzione con la nuova serie ordinaria “Posta Italiana” emessa il 7-7-2009. Con questo nuovo articolo presento il periodo completo (1999-2010) durante il quale i francobolli prioritari hanno assolto al servizio e gli invii di primo porto lettere per l’interno hanno avuto una sola variazione tariffaria. In questo nuovo articolo non ho voluto presentare un diagramma per ciascun anno, come nell’articolo citato, ho preferito comporre i singoli diagrammi raggruppandoli per periodo tariffario. In questo modo i diagrammi sono solo due; questa veste rende il tutto molto più facilmente comprensibile: sono maggiormente evidenti le modalità e i tempi di sostituzione di ciascuna emissione ed è anche possibile, osservando nell’insieme ciascun grafico, mettere in risalto i rapporti relativi tra le emissioni. Le modalità di indagine ed i risultati ottenuti sono, in filatelia, sicuramente una novità; è opportuno evidenziare che, se il campione è statisticamente rappresentativo dell’arco temporale indagato, le aree individuate da ciascuna emissione consentono di esprimere le frequenza relative di ciascuna di esse anche in assenza dei numeri reali delle tirature (qui intese come numero totale di francobolli stampati per ciascuna emissione). Ma più delle parole, gli stessi diagrammi esprimono tutta la loro eloquenza.
Prima di passare al clou dell’argomento, ricordo brevemente i periodi temporali interessati dal servizio (Fig. 1).
* I francobolli prioritari, diventati ordinari, sono stati stampati fino al 2009 per essere sostituiti dal 7-7-2009 dalla nuova ordinaria “Posta Italiana”.
FASE SPERIMENTALE
Il servizio prioritario fu preceduto da una fase sperimentale che è stata necessaria sia per verificarlo nei confronti dei consumatori, sia per ottimizzarne la rete; la pubblicità di Poste Italiane garantiva la consegna in 1 giorno dopo l’impostazione (esclusi i giorni festivi e prefestivi) se avvenuta entro l’orario limite prescritto (ore 18). La fase sperimentale ha avuto inizio l’ 1-12-97 ed era sufficiente applicare alle lettere ordinarie (£ 800 per il primo porto) una fascetta predisposta per il servizio prioritario per farle viaggiare, a sconto di tariffa, a condizione però di imbucare la corrispondenza entro le ore 12 nelle località di provincia ed entro le ore 17 nelle città capoluogo. La fascetta era di colore azzurro e di grande formato che richiamava il simbolo delle Poste disegnato da Franco Maria Ricci (Fig. 2), in evidenza la scritta PRIORITARIO in bianco.
Questa fase sperimentale avrebbe dovuto concludersi il 28 febbraio dell’anno successivo ed il primo di marzo il servizio sarebbe stato attivato in ambito regionale al prezzo di £ 1200 (per il primo porto) e da ottobre sul territorio nazionale. In realtà poi il servizio inizierà solo il 21 giugno 1999.
PRIMO PERIODO TARIFFARIO
Nel 1999, il 21 giugno, è nato il servizio prioritario, al momento era in vigore la doppia monetazione lire/euro e la tassa per assolvere il servizio era di 1200/0,62. L’unico francobollo predisposto doveva essere utilizzato obbligatoriamente anche per invii più pesanti che erano stati regolati sul multiplo del francobollo base. L’uso di altri francobolli (ordinari e commemorativi) era tassativamente vietato ed in alcuni casi gli addetti postali non hanno validato il loro uso. Era però chiaro che il divieto avrebbe procurato solo problemi agli addetti, tanto che i controlli sono diventati sempre più labili nel tempo. Questo periodo tariffario è durato fino al 31-12-03 ed è stato emesso un francobollo all’anno; essi riportano in ditta anche l’anno di emissione. I cinque francobolli emessi hanno una grafica molto simile e una evoluzione di alcuni caratteri che li rendono immediatamente riconoscibili ad eccezione degli ultimi due che differiscono solo per l’anno in ditta (Fig. 3).
Per verificare l’uso postale di ciascun francobollo prioritario (che nel proseguo chiamerò semplicemente prioritario), ho analizzato un grande numero di invii, li ho divisi per mese e, per ognuno, ho contato i quantitativi di ciascuno di essi. L’insieme dei dati mensili sono stati posti in successione temporale costruendo un grafico per ciascun periodo tariffario. Dal 2000 compreso ho potuto fare effettivamente un confronto tra i diversi prioritari che si sono succeduti nel tempo, ma, per il 1999 ho semplicemente valutato l’incremento relativamente al numero di invii di dicembre. Questo artificio mi ha permesso di creare un collegamento con i dati dell’anno successivo (Fig. 4).
Gli invii analizzati per tutto il primo periodo tariffario sono stati 2.316 e relativi prevalentemente alla Toscana ed alla Lombardia e con un discreto contributo della Sardegna e sono distribuiti abbastanza equamente nell’arco del periodo. Come accennato sopra, il campione analizzato non è piccolo, ma sicuramente poca cosa rispetto al numero dei francobolli stampati. Analizzandone un numero notevolmente superiore, il diagramma dovrebbe mostrare le linee di separazione tra le varie emissioni sicuramente più morbide, ma il loro andamento generale non dovrebbe cambiare molto. Questa affermazione deriva dall’analisi step by step portata avanti per il passaggio prioritario/posta italiana per il cui diagramma ho utilizzato ben 3998 invii. Questo diagramma è parte integrante della figura relativa al secondo periodo tariffario (v. oltre).
Nell’aggiornamento temporale di questo grafico (via via che ricevevo materiale dai miei supporters) ho potuto notare come inizialmente ho ottenuto una linea di separazione chiaramente spezzata, composta cioè da evidenti segmenti. Gli aggiornamenti successivi hanno modificato un po’ la posizione dei punti, ma contemporaneamente hanno addolcito sempre di più la spezzata fino a conferirgli un aspetto più vicino ad una curva continua. L’informazione che possiamo trarre da questa analisi/controllo è innanzitutto che la distribuzione dei francobolli avviene oggi in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale e che un’area a dimensioni più o meno regionale, anche se limitata, fornisce un risultato analitico non molto lontano da quello generale. Un’altra conferma a questa deduzione l’ho osservata analizzando gli invii, relativi al 2001, provenienti da un grande ufficio pubblico di Nuoro. In questo caso non si è trattato di grandi numeri, poco più di un centinaio di plichi, ma il grafico relativo era abbastanza simile a quello generale.
Passiamo ora ad analizzare in dettaglio il grafico relativo a questo primo periodo tariffario. Nelle caselle rettangolari poste in alto vi sono gli anni solari interessati; in basso i mesi per ciascun anno, individuabili dalle iniziali (una su tre per snellire il disegno); in ordinata la scala delle percentuali. Le aree colorate corrispondono ad una emissione nella quale è riportato il millesimo che la contraddistingue. È evidente che le emissioni hanno avuto un uso che è andato oltre l’anno in cui sono stati stampati, ad eccezione dell’emissione 2003, a causa del cambio di tariffa.
Durante questo primo periodo tariffario le emissioni si sono susseguite con cadenza abbastanza regolare, come pure la sostituzione di ciascuna di esse da parte di quella successiva. Ciò si deduce dal grossolano parallelismo delle linee di separazione dei campi; un carattere interessante sono le code dei rimasugli utilizzati negli anni successivi che hanno prodotto, in alcuni casi, anche usi tardivi. Il piccolo pallino in corrispondenza del giugno 2002 è dato da un solo invio dell’emissione 2000, ma ci sono usi ancora più tardivi all’inizio ed alla fine del 2003. Anche il prioritario del 1999 ha avuto alcuni usi tardivi nel 2002. Solo quello del 2003 non mostra usi negli anni successivi a causa della variazione tariffaria del 1.1.04; questo francobollo però è passato dal primo porto per l’interno a quello per la zona 1 (Europa e bacino del Mediterraneo), tariffa valida fino al 31-5-2006. Comunque, quasi tutti questi francobolli, specialmente le emissioni 2002 e 2003, sono stati abbondantemente usati fuori tariffa dopo il 2003.
Un altro dato molto interessante che si può ricavare è che l’area occupata da ciascuna emissione ci suggerisce la loro abbondanza relativa. In altre parole la misura delle aree consente di calcolare la percentuale relativa delle emissioni. Per questo primo periodo tariffario, grosso modo, possiamo affermare che, essendo le superfici abbastanza simili per tutte le emissioni, anche le tirature di questi francobolli, per quanto sconosciute in numero assoluto, nella realtà dovrebbero essere state molto simili ad eccezione della solita emissione 2003.
Nella tabella di figura 5 sono riportati i valori percentuali relativi alle aree riportate nel grafico di Fig. 4, mentre nel diagramma che segue (Fig. 6) è riportato un istogramma che visualizza la frequenza relativa delle emissioni. Emerge in modo più che evidente la elevata similitudine dei quantitativi di francobolli stampati per ciascuna emissione.
SECONDO PERIODO TARIFFARIO
Il primo gennaio 2004 sono state apportate variazioni nelle tariffe. Innanzitutto, a differenza del periodo precedente, gli scaglioni successivi di peso non sono contraddistinti da un multiplo della tassa del primo porto; inoltre, per eliminare gli “spiccioli”, le tariffe sono state trasformate in multipli di 5 avvantaggiando la spedizione di primo porto, che ha subito una diminuzione di 2 centesimi, ma aumentando di ben 16 centesimi quella del secondo porto. Durante questo secondo periodo tariffario sono stati emessi cinque prioritari da € 0,60 per coprire la tassa del primo porto. I francobolli sono tutti uguali e si differenziano esclusivamente per l’anno riportato in ditta, ne è esente solo l’ultimo che manca anche della targhetta blu con scritte bianche associata a tutti i prioritari precedenti (Figura 7).
Lo studio di questo secondo periodo tariffario è stato supportato da ben 10.035 invii provenienti dalle province di Parma, Milano, Grosseto, Pescara, Cesena e Nuoro; la corrispondenza è prevalentemente regionale, ma non mancano arrivi da altre regioni. In pratica posso affermare che questo campione sia effettivamente valido sul piano statistico in quanto rappresenta uno spaccato abbastanza completo dell’Italia centro-settentrionale. La figura 8 mette bene in evidenza come la distribuzione quasi ordinata delle emissioni del primo periodo manca totalmente in questo secondo. Questa forte eterogeneità delle aree fornisce una serie eccezionale di informazioni.
Innanzitutto bisogna evidenziare che la prima fornitura di prioritari da € 0,60 è stata stampata con il metodo tipografico (2004-t), come tutte le altre emissioni che l’avevano preceduta. A causa di un cambio di produzione, il Poligrafico ha adottato il metodo rotocalcografico (2004-rc). Questo cambiamento è stato adottato sin dal mese di marzo per il valore da € 0,60 e da 1,40; gli altri valori sono apparsi in giugno (€ 0,80, 2,00 e 2,20). Questa variazione, relativamente al valore in questione (0,60), ha prodotto una serie incredibile di vicende volute, ma anche non volute, che hanno generato ben quattro differenti tirature nell’arco di pochi mesi, cinque se consideriamo anche quella tipografica.
– In gennaio viene emesso il francobollo stampato in tipografia.
– In marzo si passa ad un francobollo tutto diverso stampato in rotocalcografia. Questa seconda tiratura (qui è il caso di usare questa parola) è stata prodotta senza il tratteggio percé en lignes lungo i bordi verticali del foglio, mancanza che ostacolava la separazione dei francobolli adiacenti i bordi.
– Quasi immediatamente viene prodotta una nuova tiratura con i bordi separabili.
– A breve compare una nuova versione che presenta, oltre alle scritte blu descrittive lungo il bordo sinistro, anche una barretta dello stesso colore posta in orizzontale in corrispondenza del 36° esemplare.
– Nella seconda metà dello stesso anno compare una nuova tiratura con le scritte e la barretta di colore nero.
Naturalmente di tutte queste tirature, i francobolli su busta conservano poco e nulla. L’unica differenza evidente è tra i due francobolli prodotti con i differenti metodi di stampa, mentre per le quattro tirature stampate con il metodo rotocalcografico è possibile solo tentare uno studio per verificare se la carta utilizzata possa consentirne una qualche distinzione. Di certo le prime tirature avevano carta opaca, molto ben distinguibile dalle successive, ma occorrerebbe uno studio specifico sulle strisce verticali sinistre di foglio per verificare la validità di questa ipotesi. Per il momento il mio grafico riporta solo la distinzione tra il prioritario tipografico (2004-t) e quello rotocalcografico (2004-rc).
Il campo della prima tiratura è molto limitato, rispetto a quello occupato dal rotocalcografico che però potrebbe, se si troverà la giusta chiave di lettura, essere suddiviso in sotto aeree specifiche. Sulla base di quanto è al momento noto, possiamo però confermare quanto dedotto dalle sigle alfanumeriche presenti nel bordo destro dei fogli e cioè che l’emissione rotocalcografica con il millesimo 2004 è stata ristampata per ben tre anni: 2004 (BA), 2005 (CA) e 2006 (DA). L’emissione millesimata 2005 è apparsa nel novembre ed è stata utilizzata fino a metà dell’anno successivo con una limitatissima coda fino all’inizio del 2007. Questa emissione dovrebbe avere la sola sigla alfanumerica CA, come se fosse stata stampata interamente nel 2005, ma probabilmente è continuata anche l’anno successivo senza apportare variazioni alla sigla. Il suo quantitativo stampato non dovrebbe essere stato elevato, sicuramente molto minore di quello millesimato 2004. Il grafico mostra chiaramente la sua diffusione prevalentemente durante la prima metà del 2006, infatti a luglio compare la nuova emissione (millesimata 2006); quest’ultima è stata stampata con la targhetta blu che contraddistingue la posta prioritaria, ma il servizio specifico è terminato l’1 giugno precedente. È evidente che l’emissione era stata predisposta per la stampa in data antecedente a quella del decreto che ha sancito la fine del servizio.
Durante la prima metà del 2006 coesistono entrambe le emissioni 2004 e 2005 e la cosa strana è che durante questo anno sono note ristampe con sigla DA del prioritario 2004, ma non del 2005. L’emissione 2006 ha avuto vita brevissima, da luglio ad ottobre, momento in cui il Poligrafico recepisce il decreto di chiusura del servizio prioritario e provvede alla emissione della nuova versione senza millesimo. Quest’ultimo non è stato seguito da nessuna altra variazione fino alla comparsa della nuova serie ordinaria Posta Italiana (7-7-2009); esso ha vissuto per circa tre anni ed è stato interessato da ben quattro ristampe ufficiali caratterizzate dalle sigle DA, EA, FA e GA. Il passaggio tra quest’ultimo francobollo prioritario e la nuova ordinaria è stato relativamente veloce ma non totale, uno strascico decisamente continuo ne manifesta la presenza un po’ dappertutto sul territorio indagato anche se con quantitativi molto limitati. Anche in questo caso le aree riportate nel grafico (Fig. 8) consentono di stimare le quantità relative delle emissioni (Fig. 9).
Nella tabella di figura 9 sono riportate le percentuali relative riprodotte anche graficamente nell’istogramma di Fig 10. I dati di questo secondo periodo tariffario sono veramente interessanti e dimostrano come l’emissione 2006 sia quella con il minor numero di francobolli stampati; seguono naturalmente l’emissione 2004 tipografica e quella del 2005. Vorrei ancora insistere sulle differenti tirature dell’emissione 2004 rotocalcografica in quanto ritengo che alcune di queste (ad esempio quella senza percé en lignes lungo i bordi verticali) possano essere ancora meno frequenti di quella del 2006.
CONCLUSIONI
I risultati che sono scaturiti da questo studio mi sembrano molto interessanti. Pur avendo seguito la successione delle emissioni del prioritario, molti di noi avevano intuito che alcune di quelle del valore da 60c hanno avuto tirature (nel senso di numero di francobolli stampati) non elevate. Ma, penso anche che nessuno di noi si sarebbe immaginato un risultato come quello presentato in questo studio. Ad ogni modo, bisogna sempre tenere presente che stiamo trattando di francobolli ordinari, di norma, ad elevata tiratura e, anche se le percentuali di alcune emissioni sono basse, è sempre una questione di relatività. Certamente sarebbe molto interessante avere anche solo un’idea di massima dei quantitativi stampati dall’I.P.Z.S. di almeno una di queste emissioni, se ciò fosse possibile, si potrebbero calcolare anche quelle di tutte le altre. In ogni caso le percentuali d’impiego, dei francobolli delle emissioni relative al 2004-t, 2005 ed in particolare quella del 2006 dal punto di vista storico postale rendono i documenti affrancati con questi specifici francobolli sicuramente poco comuni ed interessanti. Su questa base un’ulteriore analisi statistica comparativa, potrebbe far emergere ulteriori interessanti dati sulla rarità dei documenti affrancati con alcuni degli altri valori corrispondenti agli usi secchi dei valori da 0,77 – 1,86 e 4,13 che hanno avuto un impiego temporale molto limitato. Sicuramente rari sono, in uso singolo appropriato, lo 0,77 e l’1,86 millesimati 2003; quello da 4,13 solo per il 2003 in quanto la variazione di tariffa non ha consentito l’uso isolato di quello millesimato 2003. Sono sicuro che, avendo un po’ di materiale disponibile, si potrà evidenziare come anche nel periodo contemporaneo più recente vi possano essere delle rarità di interesse storico postale. Alcune considerazioni in merito le avevo già esposte nel volume speciale “Serie Ordinarie d’Italia” edito dal CIFO.
CREDITI E RINGRAZIAMENTI
Tutti gli studi, a cose fatte, non manifestano nella loro pienezza il complesso lavoro che è stato necessario per la loro realizzazione. Questo che ho presentato non è da meno, anche se, con due diagrammi, ho raccontato quasi tutta la storia del periodo dei prioritari ed a leggerlo può sembrare che sia stata fatta una semplice carrellata degli ultimi anni recenti. In realtà è stato necessario un lungo ed estenuante periodo di raccolta e catalogazione che ad alcuni di coloro che mi hanno procurato il materiale e che mi conoscono poco mi ha fatto certamente apparire un po’ matto. Con tutti mi sono raccomandato di non dire mai “di questo ne ho messi tanti, lo posso buttare via”. Ad alcuni ho cercato di spiegare che il materiale mi serviva per studio, ma anche questa spiegazione non è stata di facile comprensione. Agli occhi dei “non addetti ai lavori”, uno che studia i francobolli già appare come un essere strano, se poi dichiara di farlo su francobolli da buttare via perché ce ne sono tanti, allora si che l’incomprensione aumenta e, forse, sono passato ancora di più per matto. Ad ogni modo, una cosa è certa: la redazione di questo articolo è stata possibile solo grazie ad amici, conoscenti, funzionari e imprenditori che mi hanno rifornito di tutta la posta affrancata che hanno ricevuto. Per questo motivo mi fa molto piacere esprimere un ringraziamento pubblico che sento più che doveroso. Con grande piacere ringrazio Maddalena di Cesena, Giuseppe di Nuoro, Leonildo di Pescara, Betta e Giovanni di Parma, Claudio di Milano e tutte le aziende che si sono rese disponibili e che non posso nominare per la privacy.
IL CASTELLO FALSO DA 750 LIRE
Di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Introduzione all’argomento
Scrivere di questo argomento a distanza di così tanto tempo mi è stato stimolato da Gian Franco Mazzucco che mi ha inviato una busta viaggiata con il falso di Settimo Torinese, vale a dire del 750 lire. Prima però di passare alla descrizione di questo francobollo, mi fa piacere raccontare quanto sia stato scritto sui falsi Castelli in generale.
Giovanni Riggi, nel Seminario di Studio sui Castelli d’Italia tenutosi a Spotorno nel 1998 (30-31 maggio) a cura del CIFO – Collezionisti Italiani Francobolli Ordinari e dell’Unione Filatelica Ligure, ha classificato i Castelli falsi in tre gruppi: a) falsi per frodare la posta, b) falsi per frodare i collezionisti e c) imitazioni.
a) Nel primo gruppo l’autore ha considerato quei falsi che hanno avuto una stampa con mezzi tipografici ed anche una distribuzione, piccola o grande che sia, sul territorio i quali, grazie a rivenditori compiacenti, hanno sostituito gli originali nelle affrancature di ignari cittadini. A questo gruppo Riggi ascrive solo il 350 lire, noto come falso di Milano (1983) e, solo in parte il 1000 lire falsificato a Verzuolo dove, pare, che il falsario sia stato l’unico utilizzatore. Questo falso fu scoperto a Dogliani nel 1993.
b) Nel secondo gruppo invece ha inserito i falsi, anche questi stampati con idonee macchine da stampa, che sono stati venduti direttamente ai collezionisti con lo scopo di stimolare l’acquisto di curiosità/varietà che spesso attraggono gli amanti di queste cose. Però una buona parte dei collezionisti acquirenti li ha anche usati per posta per poter inserire nella propria collezione una busta viaggiata.
c) Al terzo gruppo Riggi inserisce in pratica i falsi ottenuti da fotocopie e che talora sono stati anche perforati in modo grossolano oppure separati con un semplice taglio forbice lungo la linea dei fori fittizi. Questi francobolli sono riconoscibili dalla riproduzione dei fori che, in qualche modo li fanno apparire perforati. Questi falsi sono stati per lo più stampati in casa ed utilizzati in proprio senza una benché minima distribuzione sul territorio. Questi ultimi Riggi li definisce imitazioni.
I castelli falsi, descritti negli atti del convegno di Spotorno da Riggi sono i seguenti:
Il concetto generale che i castelli siano stati falsificati più per i collezionisti che per il servizio postale lo si ritrova anche nella monografia “Castelli – un baluardo postale” edito da Poste Italiane nel 1990 e curato da Danilo Bogoni con la collaborazione di Franco Filanci, Andrea Malvestio e Carlo Sopracordevole. Evidentemente questa idea girava nell’ambiente.
All’elenco di Riggi manca il falso da 800 lire che, da un lotto rinvenuto un paio di anni or sono, risulta essere stato usato nel 1999; la mancata menzione nell’elenco fa desumere che questo francobollo possa realmente essere stato usato a partire proprio dal 1999. Bisogna anche dire che questo falso, fino ad oggi, è stato rinvenuto solo su buste Servizio Riscossioni (mod. 490) e modelli 489, sia bianchi che gialli, esso quindi sembrerebbe sia stato utilizzato all’interno del sistema postale con la conseguenza che la sua scoperta possa essere stata ritardata in quanto non diffuso sul territorio.
Del falso da 750 lire, secondo Riggi, ne sono state prodotte almeno tre distinte versioni con caratteristiche differenti e note per la località d’uso: Magenta, Settimo Torinese (figura 2) e Napoli. Tutti sono stati stampati in offset su carta non filigranata e non fluorescente; con dentellatura 12,5 per il primo e 11 per i secondi, sempre lineare. A queste falsificazioni devono essere aggiunte tutte le altre che sono state prodotte “in casa” con una fotocopiatrice a colori e non sono poche. Quelli noti di quest’ultimo gruppo sono stati tagliati con le forbici, tagli che possono passare inosservati per la presenza delle immagini dei mezzi fori lungo il taglio.
Allo scopo di fornire caratteri diagnostici per distinguere i tre falsi principali menzionati da Riggi, ho chiesto alcuni falsi in possesso di altri tre amici, Angiolo Dotta, Nanni Martina e Stefano Proserpio che qui ringrazio di cuore per le immagini ad alta risoluzione che mi hanno inviato. I francobolli analizzati, compreso quello di G. F. Mazzucco, sono in totale 9. Nelle figure da 3 a 11 sono riportati i francobolli analizzati e nella didascalia è riportato il nome di chi ha fornito l’immagine e la dentellatura trovata con un odontometro E.M. in trasparenza digitalizzato che ho utilizzato per sovrapposizione sulle immagini.
I francobolli studiati
L’attribuzione al tipo di falso non è stata sicura da parte dei possessori per alcuni pezzi analizzati che elenco secondo un ordine che direi ”a sentimento” nel senso che ho cercato di mettere vicini quelli più simili tra loro. Spero che l’analisi ci possa dare una attribuzione più sicura. Premetto anche che gli usati sono tutti su documento postale tranne il n. 10 che è su frammento.
L’elenco che segue è secondo l’ordine delle figure 3-11.
• Figura 3 falso di Settimo T.se usato a Torino
• Figura 4 falso di Settimo T.se usato a Settimo
• Figura 5 falso di Settimo T.se nuovo
• Figura 6 falso di Magenta nuovo
• Figura 7 falso di Magenta usato a Magenta
• Figura 8 falso di Napoli con annullo rosso Ministero dell’Interno
• Figura 9 senza attribuzione usato a Torino
• Figura 10 falso di Magenta con timbro illeggibile
• Figura 11 falso forse di Napoli usato a Terracina
Questo ordine è anche ripreso nelle figure 12, 13 e 14 in cui riporto alcuni particolari di ciascun francobollo.
Nella figura 12 ho messo a confronto la larghezza di ciascun francobollo con quella dell’originale (ultimo in basso) ponendo tutti i particolari allineati a sinistra secondo la linea rossa. Le altre due linee rosse delimitano la cifra “750”. Come si può vedere le differenze sono veramente molto piccole, ma alcune, comunque, evidenti. In particolare il n. 11 ha dimensioni molto simili a quelle dell’originale; le altre, invece, mostrano una leggera variazione che è abbastanza evidente nei nn. 5 e 10.
Nella successiva figura 13 è riportata invece l’altezza dei francobolli. In questo caso la linea rossa in alto è il riferimento di appoggio di tutti i particolare e le differenze sono visibili in basso. Come si può notare, i nn. 3 e 11 sono molto simili all’originale, mentre gli altri sono tutti più o meno corti, tranne il n. 3. Da notare che tra questi ultimi, i nn. 9 e 10 sono simili tra loro e si distinguono bene per essere i più corti in assoluto.
Lo stesso carattere si evidenzia anche nell’altezza del torrione centrale (figura 14); in questa figura, la linea rossa alla base è la linea di appoggio comune per tutti i particolari.
Un altro dato interessante è la dentellatura che riassumo nella tabella di figura 15. Come si può notare, i numeri da 3 a 9 hanno tutti misure molto simili, si discostano il n. 10 in modo non eccesivo e l’11 in modo più evidente.
Risultati e considerazioni conclusive
Secondo l’attribuzione data dai proprietari, nessuno di questi francobolli ha dentellatura intorno al 12½ come dichiarato da Riggi per l’attribuzione al falso di Magenta, anche se tra questi analizzati ve ne è uno usato in questa località. Benché nelle immagini non ci siano evidenze eclatanti per poter suddividere i francobolli analizzati in gruppi distinti, cionondimeno possiamo dire che essi possono costituire tre gruppi, al primo ho attribuito i nn. 3-8, al secondo i nn. 9 e 10 ed al terzo il n. 11. Questa suddivisione emerge dal fatto che i nn. 9 e 10 hanno il disegno tendenzialmente più piccolo rispetto agli altri, questo è l’unico carattere abbastanza visibile in quanto non ho notato alcuna differenza nelle linee costituenti il disegno. Che il n. 11 faccia gruppo a se è evidente essenzialmente per la tipologia della stampa. Questo francobollo è infatti l’unico ad avere un sottile rigo nero che delimita molte parti del disegno ed inoltre la stampa ha un colore giallino predominante che negli altri è completamente assente.
Per l’attribuzione dei francobolli analizzati ai rispettivi falsi di riferimento ci si può basare sugli usati nelle località specifiche; certamente i due francobolli usati rispettivamente a Settimo T.se (figura 4) ed a Magenta (figura 7) dovrebbero essere la base di partenza, ovvero un punto fermo per l’analisi. Se il primo potrebbe essere accettato per la concordanza delle informazioni date da Riggi, non lo è il secondo per il quale la dentellatura non tornerebbe. Inoltre sempre Riggi ha scritto che il falso di Magenta dovrebbe essere leggermente più alto di quello di Settimo, questa differenza, tra il n. 4 ed il n. 7, non è visibile. Anche i due francobolli nuovi attribuiti a Settimo (figura 5) e a Magenta (figura 6) appaiono decisamente identici. Ho provato anche ad utilizzare i colori, ma questi, per qualunque gruppo si voglia identificare, sono troppo variabili nel tono per poter trovare un valido appoggio. Di certo i risultati mettono in evidenza un gruppo costituito dai nn. 9 e 10, ma solo per l’altezza; come interpretare questo dato? Nemmeno i valori delle dentellature ci aiutano, sono troppo variabili in un ambito molto ristretto, variazioni che possono anche dipendere dal fatto che siano stati inumiditi per essere incollati sulla busta, insomma questa volta la chiarezza fa rima con rompicapo. Posso solo azzardare una proposta di classificazione che però deve necessariamente avere conferme da dati più certi. Sulla base di quanto esposto, potrei in via molto dubbiosa attribuire i francobolli nn 3-8 al falso di Settimo ed i nn. 9 e 10 al falso di Magenta. L’unico francobollo per il quale mi azzardo a proporre una attribuzione un po’ più sicura è il n. 11 che, con molta probabilità è il falso di Napoli.
Rivolgo un caloroso invito a tutti gli altri amici che hanno in collezione questi falsi ad inviarmi scansione a 600 dpi per cercare di fare un po’ più di chiarezza intorno a questo falso.
UNO STRANO 1000 LIRE CASTELLI
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico
Questa volta non inizio una serie di articoli sui castelli, mi fa solo piacere comunicare una caratteristica che credo non sia mai stata segnalata. Come ho già accennato in un mio articolo precedente, gli anni novanta sono stati per me un periodo di continua ricerca silenziosa ed ho accumulato nel tempo informazioni che al momento della scoperta non mi sono sembrate particolarmente eclatanti, anche perché erano alla portata di tutti. Dopo tanti anni però nessuno ha mai segnalato le novità che avevo annotato, il tempo è passato ed ha portato con sé un po’ di sana evoluzione che nel mio caso si è trasformata in studio comunicato.
Come perito e come consigliere sia del CIFO che dell’AIFS ritengo che la comunicazione sia ormai la regola del gioco. Lo studio solitario ed in solitudine non produce assolutamente nulla, al contrario far conoscere notizie interessanti e comunque oggetto di dialogo, suscita sempre una certa euforia e rinsalda i rapporti che ognuno di noi ha con i francobolli. Un’altra cosa importante da notare è che argomenti di questo tipo riportano il dialogo su alcune definizioni che spesso utilizziamo in modo non adeguato. Veniamo però al dunque presentando la notizia e riprenderemo nelle conclusioni un po’ di argomentazioni di carattere generale.
Come tutti sapete, la serie denominata “Castelli d’Italia” ha subito numerosissime ristampe come tutte le ordinarie richiedono. In molti casi le ristampe sono caratterizzate da leggere differenze di alcuni caratteri che non sono sufficienti per classificarle tirature distinte; le differenze sono spesso molto contenute e vengono seguite solo da pochi studiosi ed amanti delle piccole varietà. Un po’ diverso è invece un evidente cambio, accidentale o voluto, di un elemento importante che compone il francobollo. Ad esempio vi ricordo una interessante scoperta fatta da Giambattista Spampinato: la perforazione con pettine doppio modificato usato per alcuni valori dei Castelli e per alcuni francobolli dei servizi. Certamente queste variazioni interessano i collezionisti più specializzati ed i cataloghi specifici dovrebbero inserirli nel loro elenco, meno facile è l’accettazione di questa tipologia di variante da parte dei commercianti per i quali la caratteristica deve essere ben visibile per poter ricevere un posto in vetrina. Questo vuol dire che sono i commercianti a condizionare il mercato e non gli acquirenti che sono i soggetti che mantengono in vita il commercio. Frase scontata, ma meritevole di riflessione.
La particolarità che vi presento in questo articolo subirà sicuramente la stessa sorte del pettine doppio: pur interessante, non è ben visibile ad occhio nudo. Si tratta di una ristampa del 1000 lire della serie Castelli d’Italia per la quale è stato utilizzato un inchiostro nero fluorescente. Avete letto bene: inchiostro nero fluorescente! Il Poligrafico dello Stato ci ha abituati ad alcuni inchiostri fluorescenti, ma si è trattato essenzialmente del rosso (10 lire Siracusana) e di colori in cui questo è una componente (80 lire Siracusana ed alcuni commemorativi di cui vi potrò trattare in un prossimo articolo). Vi premetto subito che questo francobollo non è raro, probabilmente potrebbe essere poco comune allo stato di nuovo, ma tra gli usati ne troverete certamente tanti. Io ne comperai un foglio intero che conservo ancora perché la scoperta fu contestuale alla vendita; controllando la posta in arrivo portata da amici e parenti ne trovai uno su busta ed andai all’ufficio postale. Nella figura 1 vi presento una quartina fotografata in modo che la luce viola non colpisca la coppia più esterna; in realtà è un gruppo di sei, ma la coppia più interna resta coperta dalla lampada.
Come potete notare dall’immagine, il nero sotto la luce viola assume un colore blu intenso, quasi violaceo, che tende ad “allargarsi” ed a far sbavare l’immagine. Ma, direte, non sarà facile da riconoscere, magari sotto la luce viola il nero normale non sarà molto differente! Invece vi sbagliate, nella figura 2 vi mostro la varietà (a sinistra) a confronto col normale (a destra) sotto la luce viola e la differenza si vede eccome!
Ad ogni modo c’è anche la riprova: è sufficiente osservare, sempre sotto la luce viola, il verso del francobollo. In luce bianca la carta appare omogeneamente bianca, sotto quella viola appare d’incanto l’immagine speculare del castello. Questo è il modo più sicuro. Il modo più semplice è quindi osservare il francobollo in luce viola dal retro come potete vedere nella figura 3.
Una cosa importante ancora da aggiungere è che questo inchiostro fluorescente dovrebbe essere stata una variante fortuita di una delle tante forniture che riceveva il poligrafico; il suo uso è stato sia puro che miscelato ad altre partite di nero non fluorescente e, con ogni probabilità, la fluorescenza di questo inchiostro non era nota agli addetti alla preparazione dei colori. Questa considerazione si deduce dal fatto che esistono francobolli a diversa intensità di fluorescenza del colore nero, in alcuni è addirittura molto debole.
Ci sarebbe un’altra ipotesi che non va ignorata ma che credo poco plausibile: che l’inchiostro fluorescente possa far parte di un progetto programmato per la timbratura automatica delle lettere. Si tratta di una considerazione esposta in passato quando fu scoperto il 10 lire Siracusana, ma anche se valida negli anni ’50 e ‘60, non lo può essere negli anni ’90 quando ormai le decisioni per la timbratura automatica si erano già consolidate sull’uso della carta fluorescente e la serie dei Castelli d’Italia ha avuto la funzione di cavia per questi tipi di carta. Anche la serie degli Alti Valori ne ha seguito un po’ le vicissitudini, ma questi erano utilizzati maggiormente per le registrate che subivano una timbratura manuale tanto è che il valore da 10.000 lire è stato prodotto inizialmente su carta fluorescente in patina, ma successivamente fu prodotto quasi esclusivamente su carta non fluorescente non essendo mai utilizzato sulle missive non registrate sottoposte alla timbratura automatica. Il 20.000 lire fa storia a sé in quanto è stato prodotto esclusivamente su carta non patinata e con fluorescenza in pasta, carta praticamente abbandonata sin dalla metà degli anni ’80. Ritengo che per questo francobollo la scelta sia stata motivata da questioni di sicurezza antifalsificazioni.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Ma torniamo al nostro 1000 lire con inchiostro nero fluorescente. Come classificare questo francobollo? È sicuramente connesso ad una ristampa di cui sarà impossibile conoscerne il numero di esemplari stampati. Ma come ristampa è troppo particolare e non può passare inosservata come le piccole variazioni cromatiche di cui i francobolli di questa serie sono ricchi. Per dare un giusto inquadramento a questo francobollo ritengo opportuno richiamare il concetto di tiratura espresso in precedenti occasioni sia da me che da Marcello Manelli.
Nel campo della filatelia possiamo classificare un francobollo in una differente tiratura solo quando si osservano evidenti variazioni del tipo di carta, di inchiostro, di dentellatura, di colla, di fluorescenza e di disegno. In questo caso l’inchiostro fluorescente è decisamente una variante molto evidente che ci porta a considerare i francobolli con questa caratteristica una tiratura distinta. Per dare forza a questa affermazione vi porto l’esempio della recente emissione per il centenario dell’unità d’Italia (le due bandierine simbolo della ricorrenza). Una prima tiratura è stata stampata alla fine del 2010 (4,2 milioni) e alla fine di marzo scorso ne sono stati stampati altri 16 milioni. Le due tirature si distinguono unicamente per il codice alfanumerico sulla cimosa destra dei fogli: HA+numeri per la produzione 2010 e IA+numeri per quella del 2011, sistema di progressione annuale in uso presso il Poligrafico dello Stato. Al di fuori di questa differenza i francobolli delle due tirature non sono affatto distinguibili. In questo caso non è stata adottata nessuna variazione macroscopica del tipo di carta, inchiostro, dentellatura (fustellatura), colla, fluorescenza o del disegno, fatta eccezione per un piccolo difetto di fustellatura in corrispondenza di un “dente” del 14° francobollo (comunicazione di G. Spampinato) nella produzione del 2011 e di cui vi sarà data notizia prossimamente.
2011: ANCORA FALSI PRIORITARI
di Luciano Nicola Cipriani, perito filatelico
All’inizio dell’anno 2011 sono iniziati a circolare alcuni falsi prioritari che, in un primo momento, più che falsi sono apparse varietà; un’analisi più attenta però ha rivelato che effettivamente si trattava di veri e priori falsi in tutto e per tutto. Andiamo per ordine.
Claudio Ernesto Manzati acquista su un banchetto di un mercatino domenicale, gli esemplari mostrati in figura 1 che, al momento dell’acquisto e con occhio un po’ veloce, li aveva interpretati come varietà a causa delle scritte leggermente più grasse del normale che ricordavano una doppia stampa in sovrapposizione quasi perfetta già trovata nel prioritario del 2002 (CIFO: flash news del 19-3-09). Tornato a casa, li controlla un po’ meglio e si rende conto che, in tutti i francobolli della serie, al di sotto e leggermente scostata rispetto al valore stampato appare il valore “€ 0,60” in albino, come se fosse stato scolorito, e quasi sovrapposto il nuovo valore maggiorato.
Quanto esposto, supportato anche dalla fustellatura decisamente molto simile a quella adottata dal Poligrafico dello Stato, ha fatto pensare che i falsari avessero scolorito i fogli da 0,60 per stamparci sopra francobolli di maggior valore facciale. Anche il retino colorato del fondo differisce in modo abbastanza palese se osservato con una lente da ingrandimento e questo ha avvalorato l’ipotesi di uno scolorimento totale o quasi dei francobolli originali. Quando ci si trova tra le mani strani francobolli e mano mano che si scoprono particolari altrettanto strani, il nostro cervello si sbizzarrisce nel dare interpretazioni plausibili che possano soddisfare la nostra fantasia combattuta tra incredulità ed euforia.
Finalmente durante il Convegno di Milanophil mi sono stati consegnati e ne ho potuto prendere visione diretta. Si tratta di due serie, una con la stampa completa e l’altra con la mancanza della stampa della cifra del valore. Con uno sguardo veloce ho constatato la presenza del valore “€ 0,60” in albino, ho ascoltato le considerazione del mio amico ed ho infilato in borsa il tutto con l’idea che, appena tornato a Firenze, me ne sarei occupato. Non è stato così per impegni vari, ma qualche giorno fa sono riuscito a trovare un po’ di tempo per studiarli meglio, soprattutto in condizioni di luminosità adeguata. Certo sotto la luce bianca ed intensa mi sono apparse chiare tutte le caratteristiche di questi francobolli. Innanzitutto la carta, che mi è apparsa subito strana: di una lucentezza quasi sericea, mai vista per le emissioni italiane di francobolli autoadesivi, ed anche più morbida, più porosa e scivolosa. Allora ho riguardato meglio altri caratteri della stampa ed ho potuto constatare anche il diverso retino del colore di fondo. Ma andiamo per ordine e vediamo quali sono i caratteri di queste imitazioni precisando che i valori imitati sono 5, dallo 0,80 euro fino al 2,20, in pratica tutta la serie senza millesimo ad eccezione dello 0,60 del quale peraltro esiste già dal 2007 un falso.
CARATTERISTICHE TECNICHE
FUSTELLATURA
Iniziamo ad analizzare la fustellatura che nei falsi prioritari, ad eccezione dell’imitazione dell’emissione 2000 e quelle del 2011, sono tutte molto differenti da quella utilizzata dal Poligrafico dello Stato che ha un valore di “dentellatura” pari a 11. Questo valore determina la presenza di 20 “denti” sui lati orizzontali ed 11 sui lati verticali, escluso i “dentoni” in corrispondenza degli angoli. Lo stesso numero di “denti” hanno il falso del 2000 ed i falsi ritrovati all’inizio di quest’anno. Pur riscontrando gli stessi numeri, le fustellature dei due falsi e quella ufficiale del Poligrafico dello Stato hanno geometrie differenti, come si può facilmente evincere dalla figura 2. Le differenze sono evidenti sia nella forma dei “denti”, sia nel dentone d’angolo.
CARTA
Come accennato, la carta è morbida, setosa al tatto e con riflessi sericei. Decisamente differente da quella normalmente utilizzata dal Poligrafico. Oltre ad essere morbida e porosa, questa carta è anche pochissimo elastica tanto che rimane arcuata se debolmente deformata. Insomma direi una carta decisamente scadente.
STAMPA
Queste imitazioni sono state stampate in offset ed hanno i colori abbastanza fedeli agli originali, ne differiscono però per alcuni caratteri anche molto evidenti. Innanzitutto si nota come il colore di fondo non abbracci il disco centrale, esso si interrompe appena entra in contatto con il disco lasciando una fascia verticale bianca al centro (v. fig. 1). I retini differiscono dall’originale per essere composti da linee oblique variamente inclinate e di diverso spessore; al contrario, nell’originale esso è composto da puntini malamente stampati (che simulano un tratto pieno) che diminuiscono di densità verso il centro. Nella figura 3 sono riportati i retini delle imitazioni a sinistra e contrassegnati con una F, tutti in colore rosso; l’originale (0,60 di colore nero) è a destra.
Anche le scritte mostrano alcune differenze. Nella figura 4 è riportata la scritta “—–postaprioritaria” di ciascun valore messo a confronto con quella originale (0,60), tutte sono allineate a sinistra. La lunghezza della scritta è differente anche tra le imitazioni e sono tutte leggermente più corte dell’originale, ad eccezione del valore da 2,00 euro, che invece è appena più lunga. Inoltre il valore da 0,80 ha le lettere di “posta” più grasse mentre quelle di “prioritaria” sono più magre rispetto a quelle delle altre imitazioni. le differenze nelle singole lettere si notano bene nella “t” e nella “a” di “prioritaria”. Nelle imitazioni la “t” si distingue per la testa molto appuntita, mentre la “a” ha la curva alta che tende a chiudersi di più rispetto all’originale. Anche la “t” di “posta” ha la testa molto più appuntita nelle imitazioni.
La scritta “ITALIA”, in verticale sulla sinistra dei francobolli, è invece identica per tutte le imitazioni e differisce di poco da quella originale, l’unica differenza è il punto di inizio della parola: nell’imitazione la “I” inizia a metà tra la 3a e la 4a barretta, mentre nell’originale la “I” è più vicina alla terza barretta (figura 5). In sostanza nelle imitazioni la parola “ITALIA” è leggermente traslata verso destra rispetto al segmento tratteggiato sottostante.
Maggiori differenze emergono dall’analisi del valore sia nel simbolo dell’euro che in quello delle cifre. In figura 6 sono riportati sia i valori che i segmenti tratteggiati soprastanti.
Le immagini sono allineate con la fine del tratteggio a destra. Alcuni caratteri saltano subito agli occhi:
1- in tutti i valori è visibile il fantasma dell’impronta “€ 0,60” a cui si sovrappone il nuovo valore.
2- il tratteggio ha spessore differente da valore a valore ed è anche differente da quello originale (0,60). In particolare sono simili tra loro i tratteggi dei valori da 0,80 e 1,50; 1,40 e 2,00. Solo il valore da 2,20 è simile all’originale.
3- Il tratteggio non è solidale con il valore e se ne discosta sia in verticale che in orizzontale.
4- Le cifre non mantengono la stessa distanza. È molto evidente la differente distanza tra l’1 e la virgola nei valori da 1,40 e 1,50.
5- Le cifre utilizzate sono appena più larghe di quelle dell’originale.
6- Il simbolo dell’euro è più aperto rispetto all’originale e non da l’idea di essere una porzione di cerchio.
Le maggiori differenze riscontrate nel valore facciale delle imitazioni ed il fantasma della cifra 0,60, inducono ad affermare che sia stata ripresa una immagine già utilizzata in precedenza di una imitazione dello 0,60 a cui sono state apportate le modifiche necessarie per la stampa di questi nuovi francobolli.
Per quanto riguarda il centro nero con la “P” (figura 7), esso ha caratteristiche costanti tra le imitazioni, ma differisce dall’originale. Quest’ultimo non è assolutamente ben definito né nei contorni, né nelle suddivisioni interne. Si vedano le linee di separazione tra ciascun tono di grigio e di nero a partire dall’anello esterno fino alla “P” interna. Sono altresì diverse le superfici di alcuni elementi quali ad esempio la piccola macchia bianca a sinistra in basso rispetto al piede della “P”.
Infine le scritte in ditta riportate in figura 8. Dall’alto vero il basso le imitazioni in ordine crescente di valore facciale, in basso quella dell’originale. Come si può notare, le imitazioni non sono costanti nella lunghezza di queste scritte e sono più lunghe di quella originale. Anche i caratteri delle imitazioni sono leggermente più grandi.
La figura 8 mette in evidenza anche la differente risposta della carta alla luce dello scanner; pur essendo la carta delle imitazioni più brillante, essa fornisce una risposta molto opaca con una colorazione grigia. Al confronto la carta utilizzata dal Poligrafico dello Stato ha maggiore riflettentanza ed appare decisamente bianca. Bisogna riconoscere che per un occhio inesperto questi falsi possono essere molto pericolosi e consigliamo a tutti di fare molta attenzione. Nel caso di acquisto incauto, sono comunque una frode, a qualunque prezzo vengono offerti. In genere i falsi vengono scoperti prima su plichi viaggiati e poi si cercano allo stato di nuovo, in questo caso non sono ancora state trovate spedizioni che li contengono il che potrebbe far supporre che probabilmente, almeno per il momento, possano essere circoscritti nel mondo del collezionismo.
LA DOPPIA STAMPA NELL’ALTO VALORE DA 1500 LIRE
Nicola Luciano Cipriani – Perito Filatelico
Come già comunicato in modo quasi telegrafico alla fine dell’articolo sulla doppia testa dell’AV da 2000 lire (La Ruota Alata, n. 69 – Direzione Manelli), sono a raccontarvi della stessa caratteristica trovata sull’AV lire da 1500. Anche questo articolo l’ho redatto con un po’ di ritardo rispetto alle mie intenzioni, spero che me ne scuserete. Ma veniamo all’oggetto del nostro argomento.
Nella figura 1 vi mostro il foglio intero del valore da lire 1500 Alti Valori, è per dovere di cronaca anche se la caratteristica che stiamo trattando non è visibile a questa scala. Mi fa piacere introdurre questa varietà del 1500 lire raccontandovi un po’ la storia di come ne sono venuto in possesso. Dopo aver scoperto la doppia stampa nel valore da 2000 lire in minifogli da 20, sono stato molto attento alle mandate di stampa successive tenendo sotto controllo la situazione attraverso una grande azienda nazionale che mi riforniva della propria corrispondenza, in arrivo da quasi tutto il territorio italiano. Il campione considerato non poteva avere assolutamente un valore rappresentativo reale, ma, anche se a piccoli e limitati spot locali mi ha consentito comunque di tenere sotto controllo un territorio abbastanza ampio.
Ho potuto così notare la presenza di tante piccole varietà finché non è apparso la prima busta con la doppia stampa della testa nel valore da 1500 lire. L’esperienza maturata con il 2000 lire e le prime buste visionate con il 1500 mi hanno fatto subito considerare che la distribuzione non doveva essere localizzata e per verificare sono andato alle Poste Centrali di Firenze in via Pellicceria. Naturalmente non all’Ufficio Filatelico, a quei tempi i francobolli erano presso tutti gli sportelli che accettavano invii. Ne comprai subito una decina e, in separata sede, notai che aveva la caratteristica che stavo cercando.
Tornai a casa soddisfatto con la tentazione di comperarne un foglio intero, ma la spesa a quei tempi non era piccola. Traccheggiai e dopo qualche giorno tornai a comprarne ancora, anche per tenere sotto controllo la situazione. Ne acquistai altri dieci. Anche questi avevano la stessa caratteristica. Contemporaneamente controllavo anche le buste che mi arrivavano dalla grande azienda. Si notava chiaramente come la diffusione era veramente ampia e mi fu spontaneo dubitare ulteriormente: “ma se sono così comuni non sarò il solo a notare questo carattere, a cosa mi può servire l’acquisto di un intero foglio?” Passò altro tempo ed alla fine mi decisi per l’acquisto pesante. L’aver tenuta la notizia riservata è stato per vari motivi, da una parte lo scarso successo che ha avuto il minifoglio del 2000 quando ne comunicai la caratteristica ed inoltre, a quei tempi, non avevo molti collegamenti con il mondo della filatelia comunicata.
Mi decisi all’acquisto, in pratica, per una mia soddisfazione personale: avevo il minifoglio del 2000 e mi piaceva l’idea di avere anche il foglio di questo secondo valore. Continuai a tenere sotto controllo gli AV fino al termine della loro produzione. Nessun altro ne notai con questa caratteristica. Il foglio da 50 che vi presento è rimasto veramente dimenticato per tutti questi anni. Ho sempre ricordato di avere le due strisce di 10 francobolli, ma avevo completamente dimenticato di avere anche il foglio. Nel mese di gennaio, cercando altri francobolli, è saltato fuori e con piacere ve lo presento. Dopo questa storia di ricerca remunerata con la soddisfazione, vi presento i particolari della doppia impressione per questo francobollo.
Nelle figure 2, 3 e 4 sono riportati i particolari della nuca, il profilo del viso e le ciocche dei capelli.
In tutte e tre le foto si notano i caratteri della doppia stampa. In particolare nella figura 2 si nota il raddoppio della linea verticale di riquadro e quella del collo (parte posteriore), questo carattere si nota anche nel tratto curvo estremo che delimita il mento. Lo scostamento è contenuto, ma il raddoppio è evidente. Nella figura 3 si nota ancora il raddoppio della linea del collo (parte anteriore), del mento, del ricciolo interno del naso e del ciglio basso destro dell’occhio. Nella figura 4 si nota il raddoppio dei capelli nella prima ciocca inferiore, nei tre capelli più vicini al collo; nella seconda ciocca i capelli sono molto inclinati e non rendono visibile il raddoppio dell’impressione. Nella terza ciocca invece i capelli sono verticali ed in questa posizione il raddoppio è nelle condizioni migliori di visibilità. Il carattere è ancora evidente nella quarta ciocca, subito sopra l’orecchio. La doppia impressione si vede bene anche nel lobo inferiore dell’orecchio nella parte finale del tratto a destra.
Infine nelle figure 5 e 6 sono mostrati gli elementi visibili della doppia impronta nello stemma della Repubblica. Questo carattere nello stemma è meno visibile per la sovrapposizione delle scritte del valore; ad ogni modo in entrambe le immagini si vede abbastanza bene il doppio rigo verde. La doppia impressione non si vede nelle linee orizzontali del grigliato sottostante perché parallele allo spostamento e quindi sovrapposte a se stesse.
Altri valori con la stessa varietà
Dopo la pubblicazione del mio primo articolo sul 2000 lire, un socio AFIS comunicò di aver trovato anch’egli esemplari con questa caratteristica ed inviò a Marcello Manelli, allora presidente, una comunicazione in cui asseriva di aver trovato la doppia stampa sui seguenti valori: 1500 e 3000. La comunicazione del socio era telegrafica, a corredo aveva solo una immagine del 3000 lire composta da due particolari: la nuca e lo stemma della repubblica (Fig. 7).
Dalla figura 7 si nota come nel francobollo da 3000 la doppia stampa interessa sia la testa che lo stemma della repubblica, carattere già riscontrato sia per il 2000 che per il 1500. In realtà la doppia stampa, come accennato, interessa anche il grigliato sottostante solo per le linee orizzontali, per le quali non è possibile vedere un loro raddoppio in quanto parallele allo spostamento.
Nei miei articoli relativi a questo argomento, mi sono sempre limitato a segnalare solo la doppia stampa della testa perché è l’elemento più libero da sovrapposizioni da altri elementi grafici e quindi facilmente visibile.
Vi ricordo inoltre che per il valore da 2000 lo scostamento medio è di 0,1 mm, per il 1500 è leggermente meno, mentre per il 3000 dalla foto si può stimare circa il doppio (0,2-0,3 mm). Il valore dello scostamento, almeno nel 2000 lire, non sembra essere costante, come scaturito da un mio studio inedito su oltre 126 francobolli usati di varia provenienza che ha evidenziato uno scarto sempre molto ridotto e con una variabilità molto contenuta. Per quanto riguarda il 1500, sulla base sia dei valori nuovi che dei numerosi usati, ho potuto constatare che lo scostamento tra le due impressioni è leggermente inferiore rispetto al valore da 2000; nel caso del 1500 lo scostamento ridotto sembrerebbe costante, ma comunque di non facile verifica. C’è da dire anche che questo francobollo ha una stampa leggermente più in “grassetto” che tende a ridurre apparentemente lo scostamento. Per il valore da 3000, purtroppo l’immagine è la sola disponibile e non si possono fare molte considerazioni, speriamo di riuscire a trovarne altri esemplari che possano consentirmi di completare gli articoli su questo argomento.
Nella figura 8 ho messo in evidenza l’unico particolare disponibile del 3000 con quello degli altri due valori (il 2000 è in B/N). lo scostamento della doppia stampa nel valore da 3000 è maggiore degli altri, pur con questo, ritengo di poter asserire che il tratto del disegno del valore da 3000 sia più simile a quello da 2000 che non a quello da 1500. Mi rendo conto che questo carattere non può essere derimente per affermare che questo francobollo sia stato stampato in minifogli da 20 o in fogli da 50, ma effettivamente le caratteristiche di stampa del 1500 sono effettivamente differenti e più grassetti.
Origine della varietà
Resta da discutere e dare una spiegazione a questa varietà degli alti valori. Vi ricordo che la stampa di questi francobolli è stata eseguita con due passaggi, la prima fase ha prodotto la stampa della testa, dello stemma e delle linee orizzontali del grigliato sottostante, la seconda ha prodotto la restante parte del disegno con la sovrapposizione di alcune parti e l’ornato del riquadro circostante. La doppia impressione interessa quindi solo la prima fase di stampa. Non è facile ricostruire le vicende che hanno prodotto questa varietà, soprattutto perché bisognerebbe conoscere molto bene la geometria della macchina da stampa e non solo il funzionamento, nelle sue linee generali, come è di nostra conoscenza. Non sono propenso a ritenere che il difetto sia dovuto ad una doppia incisione sulla rulletta che imprime l’immagine sulla lastra in quanto esistono scostamenti differenziati, anche se di poco, all’interno dello stesso minifoglio. A dimostrazione vi presento questa differenza in una coppia orizzontale usata ad Orgosolo (NU) (Figg. 9 e 10).
Dalla posizione del timbro è facile riposizionare i due particolari della figura 10: in alto il francobollo di destra, in basso l’altro. In questa figura si vede molto bene, specialmente lungo il profilo del mento, ma anche lungo le linee verticali del collo e del riquadro, come la differenza di scostamento tra le due stampe sia reale, anche se molto contenuta. Questo dato escluderebbe che il difetto possa essere nella rulletta. Un altro punto da considerare e che tende ad esclude il difetto sulla rulletta è che, avendo riscontrato la doppia incisione sia in minifogli da 20 che nei fogli da 50, appare strano che il “difetto” possa essersi verificato anche sulla nuova lastra per i fogli da 50. Penso sia più ragionevole affermare che la doppia impressione sia avvenuta nella fase di stampa e andrebbe quindi escluso qualunque difetto a livello di preparazione della lastra per la stampa calcografica. Di più penso che proprio non si possa dire.
Nel prossimo articolo su questo tipo di varietà vi presenterò alcune doppie stampe parziali riscontrate nella doppia impressione parziale della torre degli ornati di questi francobolli. Le doppie stampe sono realmente molto parziali e meritano comunque una presentazione.
FRANCOBOLLI PRIORITARI – STORIA ED EMISSIONI
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico a Firenze
Con quali intenzioni è nato il servizio Prioritario
Il Servizio Prioritario era nato con l’intento di accelerare il trasferimento e la consegna delle missive, infatti la pubblicità di Poste Italiane per questo servizio garantiva la consegna in 1 giorno dopo l’impostazione (esclusi i giorni festivi e prefestivi) se avvenuta entro l’orario limite prescritto (ore 18). Il servizio era stato preceduto da un periodo di sperimentazione e pubblicità iniziato il 1° Dicembre 1997 (Fig. 1) e le missive erano caratterizzate da una etichetta azzurra di grande formato con la scritta PRIORITARIO in bianco che richiamava il simbolo delle Poste disegnato da Franco Maria Ricci.
Fino al 28 febbraio 1998 tale etichetta poteva essere applicata sulle corrispondenze ordinarie con tariffa da £ 800 consentendole di viaggiare come se fosse stato un plico prioritario a condizione di imbucare la corrispondenza entro le ore 12 nelle località di provincia ed entro le ore 17 nelle città capoluogo. Dal successivo 1 marzo il servizio sarebbe stato attivato in ambito regionale al prezzo di £ 1200 e da ottobre sul territorio nazionale. In realtà poi il servizio inizierà solo il 21 giugno 1999.
La scelta dei bozzetti del Francobollo prioritario
La scelta del bozzetto per il nuovo francobollo prioritario è stata certamente preceduta, come di norma al Poligrafico, da uno studio specifico per la realizzazione della veste finale, in altre parole un progetto per la realizzazione di un francobollo segue un iter burocratico e tecnico; generalmente il progetto prevede la scelta tra più proposte, delle quali, una sola arriva alla realizzazione finale. Vorrei spendere alcune parole in merito alle idee di progetto che non sono state scelte per la realizzazione finale del francobollo. Ripetutamente tornano disquisizioni in merito alla più opportuna definizione da dare ad alcuni francobolli che vengono fatti passare per “non emessi”, “prove”, “saggi” ecc. e gli esempi non mancano, basti pensare al clamore che ha suscitato la donna/uomo da £ 900. Con Marcello Manelli, indipendentemente uno dall’altro, ci siamo trovati d’accordo nel definire questi francobolli “idee di progetto scartate”. È molto probabile che tali idee vengano anche realizzate in concreto in pochi esemplari per sottoporlo ad eventuali valutazioni e/o approvazioni. Bisogna ricordare che una volta un’idea di progetto non era portata fino alla fase di stampa, perché la tecnologia era costosa e laboriosa. Oggi, invece, la tecnologia rende molto più veloce e meno costoso stamparle direttamente. Quante idee di progetto sono state distrutte o sono ancora nei cassetti del Poligrafico? Alcune di queste idee progettuali possono evidentemente arrivare sul mercato. Quale valore attribuire ai progetti trafugati al Poligrafico? Se ragioniamo cum grano salis, la prima domanda da porsi è: sono francobolli? Non sono certamente dei “non emessi” in quanto non hanno completato l’iter di approvazione successivamente ritirato. Sono prove di stampa? Certamente no, non è un bozzetto definitivo che è stato sottoposto ad una prova per la verifica della riuscita della stampa. Sono dei saggi? Ho molte perplessità. Allora bisogna necessariamente definirli “idee di progetto” che sono state messe da parte perché sono state preferite altre soluzioni. Questa ampia disquisizione può ora farci capire quale valore attribuire a questi francobolli. “A mio parere”, come dichiariamo noi periti, il valore deve necessariamente essere contenuto perché francobolli con tanto di decreto legislativo proprio non sono. Possiamo dire che a qualche collezionista possa piacere averli in collezione, ma questo è un altro aspetto che esula dal collezionare oggetti postali emessi con decreto di legge del ministero competente. Chiarito il mio pensiero, arriviamo ad un’idea di progetto di prioritario che è stata sicuramente scartata: si tratta del simbolo, disegnato da Franco Maria Ricci, che Poste Italiane aveva adottato nel 1994 in occasione dell’istituzione dell’Ente Pubblico Economico (Fig. 2).
Non sappiamo per quale motivo questa idea per realizzare il francobollo prioritario sia stata scartata, resta il fatto che, come al solito, qualcuno deve aver intravisto il suo “affare” e ne ha trafugato alcuni esemplari. Da quanto è dato sapere i pezzi arrivati sul mercato dovrebbero essere 28 suddivisi in due tipi differenti, entrambi sono di colore azzurro e riportano il solo valore in lire (£ 1200), ma con alcune differenze di stampa, filigrana e metodologia di perforazione. In figura 2 a sinistra è riportato un esemplare con fondo bianco, filigrana stelle IV orizzontali e dentellatura a blocco, mentre a destra, un secondo con fondo a linee, filigrana stelle IV verticali e dentellatura a pettine, inoltre le dimensioni del disegno sono leggermente differenti.
Il bozzetto definitivo: nasce il primo francobollo Prioritario
La storia ci dice che il bozzetto accettato fu un altro: quello predisposto dalla BATES ITALIA il cui nome compare in ditta nelle prime due emissioni. Quando i francobolli prioritari adottati fecero la loro prima comparsa, per i più non erano nemmeno francobolli; spesso venivano chiamati “etichette”, specialmente da coloro che erano esterni al mondo del collezionismo. Questa strana “nomea” era certamente dovuta alla novità, per noi italiani, di avere a che fare con francobolli fustellati ed autoadesivi: il fatto che non si dovessero “leccare” li poneva in una sfera totalmente separata dai francobolli intesi in senso classico. In effetti, l’insignificante e banale “P” incorniciata e la sua monotona ripetizione grafica e di colore nel tempo, specialmente per le prime emissioni (1999, 2000 e 2001) li ha resi poco simpatici a molti collezionisti e non solo. Inoltre le tariffe erano molto semplici: si applicava uno o più prioritari a seconda dello scaglione di peso tanto che sono abbastanza comuni super invii con multipli dell’unico taglio di prioritario prodotto nei primi tre anni di vita.
Finalmente nel 2002 arriva una novità: la differenziazione per tariffa e colori del fondo. Questa novità ha fatto sì che i prioritari diventassero un po’ meno antipatici, anche se è comunque rimasta costante la cornice dorata ed il centro con la “P” in colore nero. Pur non essendo una serie composta da numerosi francobolli, ciononostante sono stati utilizzati colori poco differenti per alcuni di essi, tanto che ad un primo colpo d’occhio, per alcune tirature, è possibile confondersi; in particolare il valore da € 0,62 ha il colore di fondo giallo chiaro e quello da € 1,24 verde-giallo chiaro; anche il valore da € 0,80 con il fondo di colore marrone chiaro, può confondersi con alcune tirature del valore da € 0,60. Non si capisce come mai, per una serie di appena sei valori, quattro di essi si possano confondere a coppie.
Lo strano uso del millesimo
Altro carattere che possiamo definire quanto meno “strano”, ma forse è più corretto usare la parola “furbata”, è l’uso del millesimo sul margine inferiore che è variato con l’anno di stampa. Dal lontano 4-10-1955, in occasione del 7° centenario della Basilica di San Francesco, tutti i commemorativi italiani riportano in basso l’anno di emissione (datazione non adottata per le serie ordinarie) anche nei prioritari è stato inserito l’anno di produzione, tanto che le prime tre emissioni, pur avendo millesimi differenti, si distinguono soprattutto per una evoluzione grafica del disegno. Nel 2002 la nuova serie, variegata nelle tariffe e nei colori, aveva tutti i crismi per essere considerata una serie ordinaria che, al pari delle altre, avrebbe avuto una sua vita di alcuni anni. Quando l’anno successivo, 2003, fu scoperta la prima variazione dell’anno di produzione, la cosa creò contemporaneamente un po’ di euforia e un po’ di sgomento, soprattutto perché Poste Italiane non comunicò ufficialmente queste nuove emissioni.
Non escluderei che si sia voluto giocare sullo stimolo che la scoperta avrebbe prodotto tra i collezionisti. Consentitemi una domanda pleonastica: ma che senso ha produrre questo tipo di variante in una serie di francobolli ordinari? Ve lo immaginate se fosse stato adottato lo stesso stratagemma per la Siracusana che è stata in uso per 25 anni? Penso che siamo un po’ tutti d’accordo nel dire che molto probabilmente si è trattato di una furbata per far aumentare gli acquisti da parte dei collezionisti e, nello stesso tempo, stimolare un po’ l’attenzione sulla filatelia e, probabilmente anche, su questi francobolli veramente brutti e antipatici. Questo era almeno il giudizio estetico di allora, oggi vedendo la nuova ordinaria “Posta Italiana” potremmo anche ricrederci un po’ e rivalutare i “brutti” prioritari.
Ad ogni modo l’apposizione del millesimo è stata portata avanti fino al 2006, quando, probabilmente per una già prevista variazione al programma, è arrivata l’emissione senza millesimo la quale finalmente ha prodotto un po’ di calma ed ha risvegliato la noia nei confronti di questa emissione. Ma noi, che siamo interessati al lato piacevole della filatelia, dobbiamo guardare i prioritari come tutte le altre ordinarie, con le sue varianti ed i suoi usi postali. Mi fa piacere qui ricordare i recenti inviti del neonato CFO in merito al significato e valore culturale della filatelia che condivido pienamente. Tornando ai nostri prioritari, l’uso del millesimo in progressione annuale ha prodotto varianti che a tutti gli effetti sono emissioni distinte e che devono essere prese in considerazione anche in una semplice e classica collezione delle emissioni. Inoltre, va notato che la stampa del millesimo ha anche un risvolto positivo: consente di riconoscere a colpo d’occhio le differenti tirature per ciascuno di questi francobolli, anche se, bisogna tenere presente che non tutti i prioritari successivi al 2002 sono stati ristampati con cadenza annuale, quindi è necessario avere un quadro chiaro di questa “ordinaria”. Fin qui tutto bene per un collezionista non troppo esigente, ma certamente per chi si diverte a trovare ulteriori differenze sulle tirature, si può sbizzarrire soprattutto con il valore da € 0,60 che ha subito, maggiormente di altri, varianti di carta (opaca, lucida), di taglio laterale (con e senza), scritte laterali (blu, nere) ecc. Non cito in questo testo le varietà di stampa (colori spostati o mancanti) e di fustellatura (fustellatura mancante o variamente spostate) per le quali è difficile trovare il limite tra varietà genuine (casualmente trovate in vendita) e refusi di stampa fatti uscire in modo fraudolento dal Poligrafico dello Stato. In questo testo non esporrò varietà, ma solo varianti, vale a dire ciò che può essere inquadrato in una differente tiratura la quale richiede l’uso di un differente cliché o una diversa metodologia di stampa.
Francobollo Prioritario EMISSIONE 1999
Questo primo francobollo prioritario (Fig. 3) è stato emesso il 14 giugno (Fig. 4), ma la sua validità postale è iniziata il 21, giorno in cui è iniziato il Servizio Prioritario da parte di Poste Italiane.
Il francobollo è stato realizzato con stampa tipografica, mentre il centro (“P”) in serigrafia, a sua volta, ricoperto da un disco di uguali dimensioni di vernice dorata interferenziale eseguito in flessografia; la stampa è stata eseguita con la macchina Gallus mod. R 200. La carta è autoadesiva apposta su un substrato cartaceo siliconato per un facile distacco e il valore è espresso in doppia moneta. La fustellatura, che separa i francobolli conferendo loro un’apparente dentellatura, simula un passo di dentellatura 11, inoltre in cartella è riportata la consueta dizione: IPZS – ROMA – 1999. Infine le scritte sono accompagnate da quattro segmenti formati da una serie di anellini a simulare quattro catenelle.
Il distacco tra i francobolli è agevolato da un taglio a percé en lignes che separa singoli riquadri di supporto siliconato per ciascun francobollo. Lungo il lato destro una sottile fascetta di carta adesiva riporta la frase ““IL FOGLIO DI VENTOTTO FRANCOBOLLI VALE € 17,36” in corrispondenza dei francobolli 16-28, mentre in corrispondenza del 8° francobollo c’è il numero progressivo del foglio composto da sette cifre. La novità principale è il disco di vernice interferenziale di colore oro che copre in trasparenza il disco centrale della “P”, accorgimento che avrebbe dovuto salvare dalle falsificazioni, ma, come vedremo non è stato così.
Fogli di emissione
Questo francobollo è stato emesso inizialmente in fogli da 28 esemplari isolati ed applicati sul supporto siliconato. Ad ognuno di essi, è associata una etichetta blu con la scritta “posta prioritaria” in italiano, con caratteri maiuscoli e sottili, ed inglese, con caratteri minuscoli e più piccoli. Successivamente è stato prodotto in fogli da 40 esemplari (2a tiratura) senza etichette, stampate a parte in fogli da 76. Queste etichette sono state prodotte in tre versioni distinguibili dall’intensità di colore: blu chiaro, blu scuro e blu scuro lucido. Il 21 giugno viene emessa anche una cartolina pubblicitaria, simile ad una cartolina postale, fornita gratis per far provare il nuovo servizio ed il 28 successivo viene distribuita, inizialmente solo in Trentino Alto Adige, la stessa cartolina in lingua tedesca.
Questo primo prioritario è stato distribuito anche in due libretti contenenti rispettivamente 4 ed 8 esemplari (Fig. 5 e 6); la versione da 4 ha anche l’etichetta blu di corredo, mentre quella da 8 ha solo i francobolli. I due libretti corrispondono rispettivamente alle due versioni di questa emissione.
Per questa prima emissione di Posta Prioritaria non esistono varianti ad eccezione di un recente ritrovamento comunicato dallo scrivente su La Ruota Alata (n. 70, ottobre-dicembre 2009). Si tratta di due pezzi isolati su due buste annullate a Milano Borromeo i cui francobolli sono di colore più rossiccio e presentano un disco interferenziale molto più grande che sborda ampiamente oltre il limite del disco nero (Fig. 7) (3 a tiratura?).
Il disco interferenziale dei francobolli tipo ha la stessa dimensione del disco nero che ricopre ed è di mm 9, invece, nella variante il disco ha un diametro di mm 11,5 di cui in figura 2 è visibile solo il bordo circolare che lo delimita. La differenza dimensionale del disco interferenziale richiede necessariamente un differente cliché di stampa. Di questa variante sono noti al momento solo i due esemplari menzionati, probabilmente l’intera tiratura è passata inosservata e molti sono finiti al macero, non sembra quindi essere noto allo stato di nuovo. Buona caccia!
L’uso postale di questo francobollo ha seguito gli scaglioni di peso delle lettere ed è stato, quindi, utilizzato essenzialmente isolato per missive fino a g. 20 e formato standard (compatto), tariffa valida inizialmente solo per il territorio della UE, Norvegia e Svizzera. Dal 15-2-2000 questa tariffa è stata estesa alla zona 1 (Europa e bacino del Mediterraneo). Al contrario della posta ordinaria, le tariffe prioritarie per gli scaglioni successivi di peso moltiplicavano per un numero intero la tassa del primo scaglione, espresso in lire, secondo la tabella a lato.
Come detto il francobollo fu emesso una settimana prima dell’inizio del Servizio prioritario, di conseguenza gli usi precedenti al giorno 21 sono da considerarsi non per l’uso specifico del servizio. Colgo l’occasione per pubblicare i risultati di uno studio inedito da me fatto alcuni anni or sono per valutare la frequenza di uso di questo francobollo nel tempo. Per il 1999 (Fig. 8) ho potuto analizzare 273 invii di cui 228 in uso singolo e 45 in uso doppio. Ho tralasciato gli invii superiori perché numericamente insufficienti per una elaborazione statistica.
Il grafico evidenza come l’uso del Servizio Prioritario sia cresciuto velocemente nel tempo, a parte la parentesi feriale del mese di Agosto. Con le prossime emissioni vedrete altri grafici che consentono di visionare la progressiva sostituzione di questa emissione con le successive, fino ad individuare alcuni usi “tardivi”.
Vorrei precisare che il campione statistico che mostro in tutti i grafici di questo lavoro è supportato da un numero elevato di buste le quali hanno provenienza abbastanza variegata (centro e nord Italia), i grafici quindi potrebbero essere abbastanza rappresentativi per ciascuna emissione, ma, nello stesso tempo il campione considerato è costituito comunque da un numero molto limitato rispetto alla tiratura. Ciò vuol dire che non è da escludere che si possano trovare eccezioni ai miei grafici ai quali comunque può essere attribuito un valore di carattere generale. Sarebbe molto interessante avere nel campione statistico anche le regioni meridionali perché spesso le rimanenze vengono convogliate verso il sud e le isole. Infine, l’analisi non tiene conto delle buste “costruite” da collezionisti che spesso mettono insieme più emissioni anche se, a dire il vero, ho trovato rare miste decisamente casuali nella corrispondenza ricevuta da una grande azienda nazionale.
Ci sono anche alcune “curiosità”; chiamo con questo nome sia oggetti postali creati da persone stimolate a costruire “stranezze filateliche” sia quelle per mettere in berlina i controlli postali se non addirittura per frodare volutamente il Servizio. Alle prime appartengono sicuramente quelle prodotte da collezionisti curiosi di provare manomissioni chimiche o fisiche. Mediante manipolazione chimica è possibile asportare completamente il colore sia oro che giallo e con una certa attenzione si può lasciare solo il centro in serigrafia (ho visto una busta viaggiata con questa manipolazione).
Manomissioni fisiche si possono realizzare con una semplice gomma da matita: si può asportare il colore oro (senza toccare il centro in serigrafia) trasformando il francobollo in una varietà con il solo colore giallo (fig. 9).
Questa operazione può essere fatta completa eliminando anche le scritte, oppure (con maggiore attenzione) si può ottenere un francobollo giallo con le scritte nere. Per frodare il servizio postale invece sono state utilizzate fotocopie e ritagli di immagini pubblicitarie (Figg. 10, 11 e 12)
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2000
Il 10 gennaio del 2000 viene emessa la seconda versione del prioritario (Fig 13).
Anche questo francobollo è stato realizzato con le caratteristiche del precedente: stampa tipografica, centro in serigrafia, carta autoadesiva, fustellatura a simulare una dentellatura di passo 11, doppia moneta e in fogli da 28 esemplari. Il disegno differisce rispetto all’emissione del ’99 per avere solo la cornice dorata ed un colore di fondo giallo omogeneo.
Anche in questo caso il disco dorato di vernice interferenziale ha le stesse dimensioni del disco nero con la “P”, ossia di mm 9,5 circa ed anche di questo francobollo è stata scoperta una variante (2a tiratura?) nella dimensione del disco interferenziale comunicata da Manelli nel n.63 de La Ruota Alata (gen-mar 2008). Nella variante la dimensione del disco è di circa mm 11 ed anche questa sembra nota solo allo stato di usato, sicuramente stampata alcuni mesi dopo la data di emissione. Non sono francobolli rari allo stato di usato e né su busta, su un campione di circa 200 buste la varietà è presente per circa il 30%. Ancora quindi buona caccia per il nuovo.
Per gli usi postali valgono le considerazioni dette per l’emissione precedente in quanto le tariffe sono le stesse ricordando che dal 15-2-2000 questa tariffa è stata estesa alla zona 1. Un po’ di più si può dire sulla diminuzione delle scorte della 1a emissione e la sua sostituzione con la nuova.
Questa seconda emissione è stata anche falsificata per frodare il Servizio Postale (Fig. 14).
Ci sono diverse differenze, ma le più evidenti sono la cifre del valore in lire e di quelle in euro. Inoltre per il colore della cornice non è stato usato il colore oro.
Nella Figura 15 il grafico mostra l’uso sempre più raro della 1a emissione ed il corrispondente e graduale uso massiccio della nuova. Questa analisi è stata fatta su invii con uso singolo (porto fino a g 20) e su un totale di 851 buste di cui 336 con l’emissione del ’99 (usata nel corso del 2000) e 515 della nuova emissione.
Anche per questa serie valgono le considerazione fatte per l’emissione precedente in merito alla possibilità di modificare parte della stampa.
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2001
Il 10 aprile è stata emessa la 3a emissione del francobollo prioritario, anche questa ha le stesse caratteristiche delle precedenti ed ha subito modesti rimaneggiamenti proseguendo una evoluzione grafica senza una logica chiara. L’elemento caratterizzante è la maggiore dimensione del disco che contiene la “P” e quello con vernice interferenziale che lo ricopre: entrambi sono di mm 12,5 (Fig. 16).
Inoltre i quattro segmenti che accompagnano le scritte sono diventati dei tratteggi e, in ditta, non compare più la BATES ITALIA. Questa versione grafica resterà costante per le successive emissioni. Anche l’etichetta blu a corredo ha subito una evoluzione: la scritta “posta prioritaria” è con caratteri minuscoli e più grassi.
Questo valore è stato emesso anche in libretti (Fig. 17) e i quattro esemplari che lo compongono hanno la particolarità di avere dimensioni in crescendo da sinistra verso destra come ampiamente esposto nella mia comunicazione sul n. 65 de La Ruota Alata (Lug-Set 2008). La differenza è veramente minima, ma costantemente in aumento dall’esemplare di sinistra verso quello di destra.
Per questa emissione non mi sono note varianti di stampa o falsificazioni.
Nella Fig. 18 è riportata la frequenza d’uso delle prime tre emissioni del prioritario durante l’anno 2001. Come si può notare dalla figura, resta una minima presenza della prima emissione fino a metà anno circa, mentre della seconda si riscontra un calo improvviso tra maggio e luglio per essere soppiantata velocemente dalla nuova emissione. Sembra chiaro che le scorte dell’emissione 2000 non fossero elevate ed il suo massiccio uso durante il primo anno ne avesse richiesta una seconda tiratura (disco interferenziale di mm. 11), anche questa numericamente non eccessiva essendo in programma la nuova emissione datata 2001.
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2002
Il 2 gennaio viene emessa la prima e, per un certo verso, anche l’unica serie organica del prioritario (Fig. 19).
Si tratta di 6 valori di cui 3 corrispondono ai primi tre scaglioni di peso (€ 0,62 – 1,24 – 1,86), mentre il valore da € 0,77 copriva la tariffa primo porto per le zone 2 e 3, tariffa valida fino al 31-12-03. Il valore da € 1,00 è stato emesso come complemento di tariffa, mentre il valore da € 4,13 era stato previsto per il terzo porto in zona 2; anche questa tariffa è stata valida fino al 31-12-03.
A parte il valore da € 0,62 che mantiene le caratteristiche dell’emissione precedente, gli altri 5 francobolli presentano una novità. Pur mantenendo il disegno tipico dell’emissione, se ne differenziano per la stampa in serigrafia, oltre che della P, anche di quella delle scritte e delle linee tratteggiate. Inoltre, è stato adottato un differente colore di fondo per ciascun valore, resta costante solo quella da € 0,62 che si distingue dal precedente per il millesimo in cartella. Per nessun francobollo di questa emissione sono note varianti grafiche. Il valore da € 0,62 è stato emesso anche in libretti da 4 esemplari con appendice (Fig. 20).
La Fig. 21 riporta ancora le frequenze d’uso che, per l’emissione in corso, è limitata al solo valore per il primo porto interno (€ 0,62). Si nota come la prima emissione (1999) appare esaurita e nel corso del 2002 ho osservato solo l’uso delle ultime 3 emissioni. Anche la seconda emissione (2000) appare in esaurimento, ma vedremo come qualche rimanenza la troveremo anche nel 2003. Per le due ultime invece si nota una sostituzione graduale nel tempo.
Nella Fig. 22 è riportata una assicurata per la regolarizzazione degli extra-comunitari affrancata con uno spettacolare multiplo di 30 pezzi del valore da € 0,77 + 2×20 Castelli + 31×2,48 Campionati del mondo di sci, di cui 30 sul retro della busta.
Anche questa emissione è stata falsificata; il francobollo è stato riprodotto abbastanza bene, eccetto la fustellatura, molto grossolana e a forma di larga ondulazione (Fig. 23).
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2003
Le novità riscontrate nella emissione 2002 si mantengono anche per questa nuova millesimata 2003. Tutta la serie precedente è stata replicata, tra il 2003 i gli inizi del 2004, con l’aggiunta in cartella della sigla S.p.A. a seguito del cambio della veste giuridica del Poligrafico e Zecca dello Stato (Fig. 24).
Questa emissione è apparsa un po’ in sordina e senza alcuna comunicazione da parte del Poligrafico, inoltre i valori hanno avuto battesimi differenziati nel tempo. Il valore da € 0,62 è apparso nel mese di marzo, da € 1,24 nel mese di aprile, da 0,77 in maggio, da 1,86 in agosto. I valori da € 1,00 e 4,13 sono apparsi addirittura nel gennaio del 2004 pur riportando il millesimo 2003; da notare che la ristampa del valore da € 4,13 è stata fatta dopo la variazione tariffaria che non ne ha consentito quindi l’uso isolato.
Anche per questa serie non sono a conoscenza di alcuna variante grafica. Per quanto riguarda le tariffe, fino alla fine di questo anno (31-12-03) restano in vigore le tariffe precedenti e per le quali in parte sono stati decisi i facciali di questa serie. Dal 1-1-04 le nuove tariffe non consentiranno più l’uso isolato di questi francobolli ad eccezione del valore da € 0,62 e da 1,00; il primo continuerà ad essere valido per la nuova zona 1 (in cui è stata esclusa l’Italia), mentre il secondo copre la nuova tariffa per la zona 3 (Oceania). La variazione della zona 1 è stata sicuramente un escamotage per cambiare le tariffe ed eliminare l’uso dei centemisi fino a 5; questa volontà era stata già da tempo manifestata anche a livello governativo poiché l’uso dei cosiddetti “spiccioli” era considerato poco pratico. Questo salto ha comportato la perdita secca delle “lirette” e l’adozione di una moneta minima di 5c pari alle vecchie 100 lire. Tornando alle zone postali, ricordo ai lettori che inizialmente nella zona 1 era compresa anche l’Italia e la tariffa era unificata a € 0,62; con la nuova zonazione l’Italia è tornata ad essere esterna alla UE. Questa operazione ha fatto fare bella figura alle poste in quanto è stata ridotta di 2 centesimi la tariffa interna mentre è stata elevata di 3 quella della UE e del bacino del Mediterraneo (nuova zona 1).
Nella Fig. 25 è riportato il solito grafico delle frequenze d’uso che per quest’anno appare un po’ più variegato. Notiamo sporadiche rimanenze sia della seconda (2000) che della terza emissione (2001) mentre quella millesimata 2003 sostituisce abbastanza velocemente quella precedente. Il discorso è più complicato per gli altri valori della serie, soprattutto per il valore da € 0,77 che, usato isolato per l’estero, potrebbe avere un certo interesse visto che è stato valido per soli 7 mesi e, a parte lo sportello filatelico, almeno all’inizio, non era certamente diffuso in modo capillare sul territorio nazionale.
Di questa emissione sono state trovate due fotocopie di prioritari su buste viaggiate. Si tratta dei valori da € 0,77 e 1,26 (Figg. 26 e 27); nel primo sono stati praticati anche tagli a simulare la fustellatura.
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2004
Con il cambio delle tariffe (1-1-04) si rendono necessari nuovi valori (Fig. 28) che vanno ad implementare la serie precedente.
Dal 1 gennaio la tariffa primo porto standard per l’interno è stata diminuita a € 0,60 ed il relativo francobollo è stato messo in vendita dal giorno 2 anche se non su tutto il territorio nazionale, probabilmente per ritardi di produzione e/o distribuzione. La tariffa, per il secondo porto compatto (fino a 50 g.) o buste extra (E) fino a 20g, è di € 1,40 ed il relativo francobollo è stato emesso il giorno 10 dello stesso mese.
Il 19 marzo, invece, vengono emessi i valori da € 0,80 e da € 1,50; il primo è valido per invii normalizzati per la zona 2 (altri paesi Africa, dell’Asia, Americhe), il secondo per il terzo scaglione di peso per l’interno (da 51 g. a 100 g.) ed il secondo (da 21 g. a 50 g.) per la “Zona 2” (altri paesi dell’Africa, dell’Asia e Americhe); infine nel mese di dicembre compare il valore da € 1,00 che copre la tassa del primo porto per l’Oceania.
Per questi nuovi valori si torna all’uso del metodo tipografico; resta, infatti, in serigrafia solo il centro nero con la P ed in flessografia il disco interferenziale di colore oro che lo ricopre. Subito dopo questa emissione del valore da € 0,60, nel mese di marzo compare la sua prima variante ufficiale. È da notare che il valore da € 0,60 tipografico non dovrebbe avere una grande tiratura in quanto ha avuto una vita teorica di soli due mesi.
A marzo viene, quindi, abbandonato il sistema di stampa tipografica con il centro in serigrafia (fogli da 28) e sostituito con quello rotocalcografico a 5 colori (Fig. 29).
Anche la macchina da stampa è stata cambiata, viene utilizzata la Goebel brm-t-350-p che sostituisce la Gallus mod. R 200. Questa seconda versione è stampata in fogli da 40 e la parte adesiva del foglio è intera, cioè i francobolli non sono più isolati sul supporto siliconato come nei fogli precedenti da 28 esemplari, ma sono ugualmente fustellati e tagliati in riquadri a percé en lignes, in questo caso, però, i due strati di carta, rendono abbastanza difficoltosa la separazione tra i rettangoli che contengono ciascun francobollo tanto che spesso la strisciolina adesiva compresa nella coppia di francobolli in verticale tende facilmente a rompersi. La prima variante del valore da € 0,60 apparsa in marzo e stampata in rotocalcografia, non aveva il taglio a percé en lignes lungo i due bordi verticali del foglio rendendo difficoltosa la separazione dei francobolli singoli. La cosa fu sistemata velocemente aggiungendo i tagli lungo i bordi. Continuando con i nuovi valori rotocalcografici, sempre in marzo appare anche il taglio da € 1,40 e in giugno (non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale) appare il valore da € 0,80. Finalmente due date ufficiali: il 16 giugno viene emesso il valore da € 2,00 ed il 26 quello da € 2,20.
L’anno 2004 continua a stupire con le varianti. Questa prima tiratura stampata in rotocalcografia, inizialmente, è stata stampata con le scritte laterali lungo la cimosa del foglio con colore blu, successivamente tutti i valori sono stati ristampati con le scritte in colore nero. La prima comparsa è stata nello stesso anno 2004 del valore da € 0,60, gli altri sono comparsi nel 2005. È interessante notare, come durante il 2004, siano state effettuate ben 4 tirature del valore da € 0.60 con stampa rotocalcografica che possiamo così ricapitolare in ordine di comparizione:
- fogli senza percé en lignes lungo i bordi verticali e scritte (IL FOGLIO DI …) in colore blu e senza tacca in corrispondenza del 36° francobollo. Questi fogli hanno sigla alfanumerica che inizia con le lettere BA.
- idem con percé en lignes lungo i bordi verticali e la sigla alfanumerica ha le stesse iniziali BA.
- idem con scritte blu, con tacca blu in corrispondenza del 36° francobollo e con sigla, ancora, BA (Fig. 30).
- fogli con tacca e scritte di colore nero con sigle BA, CA e DA (Fig. 30).
Le sigle CA e DA sono rispettivamente delle emissioni del 2005 e 2006, quindi, sembrerebbe che il valore da € 0,60 del 2004 sia stato ristampato anche durante i due anni successivi, in parallelo con le emissioni millesimate specifiche.
Purtroppo il mio studio sulle frequenze d’uso termina con il 2003, ma mi riprometto di aggiornarlo in un prossimo futuro.
Il 2004 è sicuramente stato un anno pieno di sorprese. Si pensi che in marzo venivano emessi i valori rotocalcografici da € 0,60 e da 1,40 e nello stesso mese (il 19) venivano emessi quelli da 0,80 e 1,50 col vecchio sistema tipografico. Questi ultimi due verranno riemessi nella nuova versione in rotocalco, il primo nel giugno successivo (2004), il secondo nel novembre del 2005.
Tornano i falsi. Il valore da € 0,60 è stato oggetto di falsificazione per frodare il servizio postale (Fig. 31).
Si tratta di una realizzazione abbastanza ben fatta ad eccezione della fustellatura che nel falso è più simile ad una sinusoide abbastanza larga, mentre nell’originale la fustellatura è più stretta simulando maggiormente la forma dei denti. Nell’imitazione manca anche il disco interferenziale di colore oro e la stampa è molto più lucida rispetto all’originale. Di questo falso ne esistono due sottotipi, uno con appendice “posta prioritaria” decentrata rispetto al francobollo e in azzurro chiaro ed una più scura e più simile al colore del francobollo originale (N.L. Cipriani, La Ruota Alata, N°67 – Il Francobollo Incatenato, n.184 – www.philweb.it).
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2005
Durante la prima metà 2005 compaiono i fogli con le scritte nere dei francobolli da € 1,40, 2.00 e 2.20 con millesimo 2004 e sigla alfanumerica con le iniziali CA. Questa sarà la versione finale delle successive emissioni. Infatti quella millesimata 2005 mantiene le nuove caratteristiche e non è stata annunciata da Poste Italiane. Abbiamo solo date generiche: nel settembre compare il valore da € 0,62; in novembre appaiono i valori da € 0,60 e 1,50; mentre il valore da € 0,80 appare in aprile-maggio del 2006 (Fig. 32).
Tutti hanno sigla alfanumerica che inizia con le lettere CA, ad eccezione del valore da € 0,80 che è stato emesso nel 2006 ed ha sigla DA.
Il valore da € 0,60 di questa emissione è uno dei prioritari per il primo porto che ha avuto vita teorica più breve dopo quelli del 2004 tipografici (0,60 e 1,40) e quello del 2006 con etichetta prioritaria, fatta eccezione per altre varianti (percé en lignes assenti lungo i bordi verticali) esso potrebbe, quindi, avere una tiratura inferiore a quelle di altre emissioni. È stato, infatti, emesso nel mese di novembre 2005 ed in luglio dell’anno successivo era già pronta la versione millesimata 2006. Il valore da € 0,80, invece, è stato emesso in corrispondenza della variazione tariffaria (12 maggio 2006), non sappiamo con certezza se prima o dopo. Nel caso fosse uscito prima del 12, sono sicuramente molto interessanti gli invii isolati (primo porto per la zona 2) in quanto dal 12 maggio 2006 non esistono tariffe che ne consentono l’uso isolato.
Il valore da € 0,60 copre la tassa per il primo porto normalizzato (fino a 20 g.) per il territorio nazionale; quello da € 0,62 copre il primo porto per la zona 1 (Europa e bacino del Mediterraneo); quello da € 0,80 copre la tassa per invii normalizzati primo porto in zona 2 (altri paesi dell’Africa, dell’Asia e Americhe); quello da € 1,50 per invii di terzo porto (da 51 g. a 100 g.) in Italia e invii di secondo porto (da 21 g. a 50 g.) per la zona 2 (altri paesi dell’Africa, dell’Asia e Americhe).
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2006
Ancora varianti e senza comunicazione ufficiale. Anche questa emissione mantiene le caratteristiche dell’emissioni precedente e vengono emessi i tagli da € 1,40 e 0,60 millesimati 2006 (Fig. 33), rispettivamente in marzo e in luglio.
Questi due valori hanno sigla alfanumerica con le lettere DA e saranno gli ultimi con appendice blu con la scritta prioritaria, infatti, nel mese di ottobre compare una nuova versione del valore da € 0,60 che, oltre a non avere l’appendice, manca anche del millesimo (Fig. 34).
Le caratteristiche di stampa sono le medesime, ma i fogli sono da 50 esemplari, 10 in più della versione con appendice. È da considerare che il valore da € 0,60 di questa emissione, millesimata 2006, e quelli tipografici da € 0,60 e 1,40, dovrebbero essere i prioritari a più bassa tiratura (relativamente al fatto che stiamo parlando di francobolli ordinari) tra i francobolli tipo. Infatti esso è stato emesso nel mese di luglio ed ad ottobre era già pronta la nuova versione senza millesimo. Quest’ultimo, invece, è stato ristampato anche negli anni successivi, come si evidenzia dalle sigle EA (2007), FA (2008) e GA (2009).
Il 12 maggio 2006 viene eliminato il servizio di posta ordinaria (€ 0,45 per il primo porto) e tutta la posta non massiva viene trattata come prioritaria (€ 0,60). In realtà è stato camuffato un aumento di tariffa anche perché le missive non venivano affatto consegnate il giorno successivo a quello di impostazione, come previsto dal capitolato di Poste Italiane. Con tutti gli sforzi organizzativi messi in atto, compresa la lavorazione meccanizzata della corrispondenza, il servizio resta prevalentemente quello di una posta ordinaria. Solo in alcuni casi si osservano tempi di consegna secondo i canoni dichiarati da Poste Italiane. Il 12 maggio sono state anche cambiate alcune tariffe le quali non consentono più l’uso isolato dei valori da € 0,62 e 0,80.
Anche il valore da € 0,60 senza millesimo e senza appendice blu è stato oggetto di falsificazione (Fig. 35).
Questa imitazione presenta le stesse caratteristiche riscontrate nel falso del 2004; piccole differenze si riscontrano nel simbolo dell’euro e nella virgola tra 0 e 6. Il simbolo dell’euro nella imitazione del 2004 è una porzione di cerchio, identico all’originale, in questa imitazione invece è ovalizzato; anche la virgola differisce in questa seconda imitazione per avere la testa quadrata. Questo falso è comparso a metà del 2007 (La Ruota Alata, n. 66).
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2007
Tornano le date di emissione: il 7 febbraio viene emesso il valore da € 1,40 ed il 13 luglio quello da €1,50 (Fig. 36).
Entrambi sono senza millesimo, senza appendice blu, scritte laterali e tacca di colore nero ed in fogli da 50 esemplari. I fogli di questi due valori hanno sigla alfanumerica che inizia con le lettere EA; solo quello da 1,40 è stato ristampato anche nel 2008 ed ha anche sigla FA.
Anche per questi valori si mantengono valide le tariffe del 12 maggio 06. Nella Fig. 37 è riportato un Atto Giudiziario con 4×1,50 del 2004 inviata il 14-4-07.
Francobollo Prioritario EMISSIONE 2008
Il 9 giugno compaiono in vendita i tagli da € 0,80, 2,00 e 2,20 (Fig. 38).
Tutti con le caratteristiche precedenti, senza millesimo, senza etichetta blu ed in fogli da 50. I fogli di questa emissione hanno la sigla che inizia con le lettere FA, ad eccezione del valore da € 0,80 che ha invece le lettere EA, probabilmente stampato l’anno precedente. Mentre i valori di facciale più alto coprono rispettivamente la tassa per invii di quarto (da 101 g. a 250 g.) e di quinto porto (da 251 g. a 350 g.), quello da € 0,80 non corrisponde a nessuna tariffa, né interna, né estera. Molto probabilmente questo valore si è reso necessario per completare la tariffa del secondo porto accoppiato con quello da € 0,60. Non credo che del valore da € 1,40 ci fossero scorte limitate, ritengo invece che fossero eccessive quelle da € 0,60 che dovevano essere smaltite prima di emettere la nuova ordinaria “Posta Italiana” che ha visto la luce il 7 luglio 2009 dopo un lungo periodo di gestazione. Questa interpretazione trova un certo riscontro nella maggiore frequenza di invii di secondo porto con i due francobolli durante la seconda metà del 2009 e la prima del 2010. Tutt’ora non sono rare le affrancature miste con questo valore del prioritario e quello da 0,60 di “Posta Italiana”, come pure non è difficile trovare missive con il prioritario da € 1,40 isolato.
Torna ancora un falso: il taglio da € 1,40 millesimato 2004 ma uscito circa a metà del 2008 o subito dopo (Fig. 39).
Si tratta di un falso strano perché millesimato 2004, ma senza etichetta blu con la scritta prioritario, cioè è in fogli da 50. Questa imitazione è però da mettere in relazione più con il falso da € 0,60 senza millesimo che con il corrispondente di pari valore del 2004 in quanto presenta le stesse caratteristiche del primo. Infatti entrambi hanno la stessa forma ovalizzata del simbolo dell’euro e la virgola con la testa quadrata. Mi sembra ovvio che siano stati stampati dalla stessa tipografia, avevano il cliché già fatto per lo 0,60, hanno aggiunto l’anno e cambiato il valore ed il colore. Il valore da € 1,40 è molto meno comune di tutte le altre imitazioni in quanto furono subito scoperti due rivenditori a Milano. Al momento ne sono noti una decina di esemplari nuovi ed un paio di buste di cui una con ben due valori datata 5.11.08 – Piazzale Nigra.
CONCLUSIONE
Come conclusione di questa carrellata sui francobolli prioritari e dopo aver presentato il grafico della sua nascita e crescita durante i suoi primi sei mesi di vita (Fig. 8), mi sembra opportuno riportare anche un grafico della sua vita conclusiva mentre lascia il campo alla nuova ordinaria “Posta Italiana”.
La Fig. 40 riporta i dati relativi all’intervallo compreso tra il 7 luglio 2009 ed Agosto 2010. Il grafico è supportato da 740 missive affrancate con il prioritario (tutti senza millesimo) e 2360 con posta italiana, per un totale di 3100 invii di solo primo porto. Come si può dedurre, il campione è relativo ad un numero consistente di invii recuperati in quattro aree geografiche del centro-nord Italia (Milano, Parma, Grosseto e Pescara); in tutte le località campionate la corrispondenza è prevalentemente regionale, ma arriva anche da varie parti d’Italia. In altre parole la spedizioni coprono quasi tutto il centro-nord. Il grafico non mette fine all’uso del prioritario, come molti di voi avranno certamente già avuto occasione di notare, seguiremo ancora in futuro questo trapasso per mettere in evidenza qualche possibile uso tardivo non provocato.
Come tutte le emissioni di francobolli ordinari, anche i prioritari, per quanto considerati dei “brutti” francobolli, hanno tutti i caratteri per assurgere ad oggetto di studio e collezione. Inoltre, ancora come tutte le ordinarie, sono stati interessati da ristampe e da variazioni tariffarie che hanno dato vita a varianti o ad usi postali poco comuni Basti pensare alle differenti dimensioni del disco interferenziale nelle emissioni del 1999 e del 2000, davvero poco spiegabile con una semplice svista durante la stampa. Per stampare questa variante bisogna necessariamente fare un nuovo cliché per il colore oro del quale non se ne capisce la motivazione. Necessità per coprire la sua non perfetta centratura sul disco nero in serigrafia? Perché le due prime emissioni presentano questo particolare e, per di più, di dimensioni differenti? Sono state per caso delle prove per verificare qualcosa, a noi, non chiaro? Fatto sta che della prima emissione si conoscono solo due esemplari su busta e di entrambe non si conoscono ad oggi esemplari nuovi.
Interessanti sono anche alcune emissioni che sicuramente in futuro mostreranno della “stoffa”. Ad esempio le tirature con metodo tipografico del 2004 (€ 0,60 e 1,40) e quelle rotocalcografiche del 2005 e 2006, con millesimo e con etichetta blu, hanno avuto probabilmente tirature non piccole, ma sono stati concepiti per un uso teorico di pochi mesi. In particolare i valori da € 0,60 e 1,40 tipografici tre mesi, quello da 0,60 del 2005 otto-nove mesi ed infine quello da 0,60 millesimato 2006 tre-quattro mesi. Questo vuol dire che, probabilmente, allo stato di nuovo potrebbero essere i valori meno comuni. Chi si interessa poi di storia postale, certamente si potrà imbattere in invii poco comuni e tra queste sicuramente il valore da 0,77 del 2003 o quello da 0,80 millesimato 2005; questo francobollo in uso isolato è un oggetto da ricercare nel caso fosse stato emesso prima del 12-5-06. Insomma questi francobolli così bistrattati si stanno rivelando molto più interessanti di quanto avessero fatto supporre al momento della loro nascita.
Bibliografia sui prioritari
• Riggi di Numana G. 2003 – I Servizi Postali dal 1997 al 2002 in Italia nel periodo di transizione da Pubblico a Privato e le sue ricadute collezionistiche – Quaderno di Studio N°18, pagine 243.
• Cipriani N.L. 2007 – Prioritario falso da € 0,60 “senza millesimo” – La Ruota Alata n. 62 e www.francobollitematici.it
• Manelli M. 2008 – Del 1200 lire Posta Prioritaria anno 2000 – La Ruota Alata n.63.
• Cipriani N.L. 2009 – Il francobollo prioritario da € 0,60 millesimato 2004 falso e confronto con l’originale – La Ruota Alata n. 67, Il Francobollo Incatenato n. 184 e www.philweb.it.
• Cipriani N.L. 2009 – Prioritario 2000 con disco 11,5 anziché 9 mm. – La Ruota Alata n. 70.
• Manelli M. 2009 – “A MIO PARERE” il 1200 poste italiane del 1998 – La Ruota Alata n. 70.
• Spampinato G.B. 2009 – I francobolli prioritari autoadesivi – Ediz. AFIS, pagg 35.
• Il Francobollo Incatenato – notiziario del CIFO numeri vari dal 1999 al 2010
Ringraziamenti
Desidero ringraziare C. E. Manzati e G. B. Spampinato per la loro preziosa collaborazione.
VARIETA’ DI STAMPA NELLA NUOVA SERIE ORDINARIA “POSTA ITALIANA”
di Nicola Luciano Cipriani, Perito Filatelico
Penso che alcuni di voi si siano già accorti che la nuova ordinaria presenti talvolta delle imperfezioni nella stampa. Purtroppo (o menomale per chi le raccoglie) è il destino di tutte le serie ordinarie, se ne stampano tanti che le piccole varietà diventano quasi la normalità.
Alcune di queste curiosità sono comuni ad altre emissioni calcografiche (ad es. le Donne nell’Arte), una di queste è invece molto particolare proprio perchè si ritrova su un francobollo stampato in calcografia. Andiamo per ordine, elenchiamo prima le piccole varietà comuni ad altre ordinarie, si tratta essenzialmente di mancanze di inchiostro, direi, tipico della stampa calcografica un po’ secca che genera varietà di lettere mancanti o altri particolari.
Nelle figure (1-6) che seguono ve ne mostro alcune, probabilmente chi si mette alla ricerca di questi particolari ne potrà trovare certamente degli altri.
Poi ci sono invece le varietà dovute ad un eccesso di inchiostro, come quella riportata nella figura 7.
Le varietà con apparente doppia incisione
Ma la varietà più strana è un’apparente doppia incisione delle scritte (figure 8 – 12) che per un francobollo stampato in calcografia pone dei seri problemi di interpretazione.
Questa “doppia stampa” a mio parere però non può essere addebitata ad una doppia incisione della lastra perché innanzitutto è appena accennata e poi non si ripete nello stesso identico modo su tutti i francobolli interessati. Ritengo che il parziale raddoppio di alcuni particolari sia dovuto ad un falso e leggerissimo appoggio della lastra sulla carta prima di fare la battuta della stampa vera e propria. Siccome la carta è comunque in movimento, la lastra, sfiorando la carta che scorre, può lasciare su di essa un po’ di inchiostro un attimo prima della battuta.
La stessa cosa potrebbe avvenire a causa delle leggere oscillazioni che può assumere la carta durante lo scorrimento: è possibile che si verifichi uno sfioramento della lastra appena un attimo prima della battuta. Non riesco ad immaginare una causa differente. Inoltre c’è da dire che questo particolare l’ho osservato su tutti i valori della serie, nessuno escluso. E ne sono interessate tutte le scritte e i disegni. Anche la microscrittura che è un po’ complicato riprodurre. Nelle figure vi mostro i particolari più facilmente visibili.
LA LAVORAZIONE DELLA CORRISPONDENZA
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico.
Cari amici, l’idea di scrivere qualcosa su questo argomento mi gira nel cervello da un po’ di tempo, quando mi capitò di leggere l’articolo “Quattro chiacchiere sul CAP e sull’automazione postale” di Marino Bignami (da: Il Postalista, 5/2/2009). Questo autore ha studiato le modalità di registrazione del CAP e dei dati necessari alla consegna della corrispondenza ed ha spiegato il significato dei codici a barre riportati sulle buste; informazioni che ne agevolano la lavorazione meccanica e che, attraverso lettori ottici ne consentono lo smistamento. Rimando all’esauriente articolo citato chi volesse informazioni in merito ai codici (barrette nere e rosse) che accompagnano tutta la nostra corrispondenza.
Le modalità di lavorazione della corrispondenza
Qui voglio invece parlarvi più specificatamente delle modalità di lavorazione della corrispondenza. Per scrivere su questo argomento, come potete immaginare, sarebbe stato utile reperire informazioni presso i vertici del settore specifico, o comunque ad un livello che potesse fornire informazioni circa la strutturazione a livello nazionale. Purtroppo sapete come vanno le cose in Italia: sembra tutto segreto di Stato.
All’inizio, nello scorso mese di luglio e prima di rendermi conto di questa incomprensibile chiusura nella diffusione delle informazioni, avevo incontrato a Grosseto una persona molto gentile che mi ha dato poche notizie di interesse a livello locale. Lì ho avuto informazioni in merito al lavoro che viene svolto sia per la corrispondenza in partenza, sia in arrivo. Poco prima, avevo notato su una corrispondenza proveniente da Grosseto, il timbro annullatore meccanico ad ondine di Pisa. Infatti dalle informazioni avute, in quel periodo era appena iniziata la concentrazione della lavorazione della corrispondenza presso il CMP di Pisa.
Dall’incontro con il gentile personaggio ho saputo che la Toscana era stata suddivisa in due grandi aree: una costiera ed una interna. La prima è costituita dalle province di Grosseto, Livorno, Pisa, Massa Carrara e Lucca la cui corrispondenza converge tutta al CMP di Pisa, mentre la parte interna (province di Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo e Siena) la fa convergere al CMP di Firenze. Vi ricordo che il CPM è il Centro di Meccanizzazione Postale. L’Italia da tempo sta cercando di automatizzare la lavorazione della corrispondenza i cui caratteri peculiari sono: rilevazione del CAP e dell’indirizzo del destinatario, separazione dei plichi per località.
Per raggiungere meccanicamente questo scopo, bisognava dotarsi di macchine adeguate che potessero “leggere” e “registrare” i dati necessari in modo da suddividere la corrispondenza per destinazioni. Attualmente la maggior parte della corrispondenza ha l’indirizzo di destinazione scritto in caratteri a macchina, solo in parte è scritta ancora a mano sia in caratteri stampatello che in corsivo. È facile pensare che in passato la quantità di indirizzi scritti a mano sia stata molto superiore e più abbondante di quella scritta a macchina. Sicuramente la scrittura corsiva a mano è stato un ostacolo per la lettura elettronica, infatti se ricordate, diversi anni fa, furono stampati nuovi bollettini di C/C postale (attualmente ancora in uso) che riportano una serie di caselle all’interno delle quali siamo tutti invitati a scrivere i dati inserendo una lettera per ciascuna casella ed in carattere stampatello. È stato l’inizio della lettura elettronica dei prodotti postali.
L’era della scansione elettronica
Oggi la tecnologia ci ha consentito di costruire macchine in grado di leggere e tradurre anche la scrittura manuale. Si tratta di macchine molto complesse, dotate di lettori ottici, scanner, stampa di codici a barre e quant’altro serve per smistare la corrispondenza.
Nella immagine è riportata una di queste macchine ripresa da Marino Bignami (Il Postalista 5-2-2009). Come potete vedere si tratta di macchine di dimensioni enormi che sono capaci di:
– leggere l’indirizzo ed il CAP
– trascrivere i dati trasformandoli in codice a barre
– separare la corrispondenza per località di destinazione
– separare la corrispondenza per rione di competenza per ciascun portalettere
– fotografare e separare la corrispondenza non identificata
– riprendere la corrispondenza non identificata e smistarla dopo il riconoscimento
Gli ultimi due punti sono molto interessanti e penso noti a pochi. La corrispondenza che i lettori elettronici non sono stati in grado di riconoscere viene accantonata e scansionata, l’immagine viene inviata in tempo reale, attraverso la rete, agli ex CPM provinciali in cui ci sono operatori 24 ore su 24 che lavorano al computer sui cui monitor scorrono le immagini della corrispondenza accantonata. Ciascun operatore digita l’indirizzo riportato nell’immagine e lo ritrasmette al CMP da cui era stato inviato.
Con la nuova trascrizione dell’indirizzo, la macchina del CMP è in grado di riprendere la corrispondenza accantonata e rimetterla nel ciclo dello smistamento. Molto probabilmente queste grandi macchine non sono ancora perfette in quanto i non pochi plichi accantonati hanno l’indirizzo scritto sia a mano che a macchina. Nel CMP da me visitato ho visto passare moltissima corrispondenza sui monitor ed erano attivi 5 operatori.
Potrebbe quasi sorgere il dubbio che tutta la corrispondenza inoltrata al CMP territoriale sia trasmessa sui monitor dei CMP provinciali che, in questo caso funzionano da operatori di inserimento degli indirizzi che vengono trasmessi al CMP territoriale. Purtroppo, in mancanza di informazioni ogni dubbio è lecito. Non tutti i CPM provinciali potrebbero essere stati abilitati a questa operazione di controllo e correzione (quello di Grosseto è attivo) in quanto questa operazione è molto veloce; alcuni sicuramente sono stati chiusi.
Non è dato sapere da quanto tempo è iniziata questa operazione di ammodernamento della lavorazione della corrispondenza; sicuramente è iniziata dalle città più grandi e progressivamente altrove. Non è nemmeno dato sapere se ad oggi l’Italia è totalmente coperta da questo nuovo sistema. Come potete capire la lavorazione della corrispondenza in Italia ha finalmente raggiunto (o sta raggiungendo) un livello decisamente moderno. In questo modo possiamo anche capire come sia possibile che la corrispondenza ci giunga ormai in tempi molto brevi. Non sono a conoscenza delle statistiche, ma, per mia esperienza nella zona di Grosseto la posta prioritaria viene consegnata in genere in due giorni, talora anche il giorno dopo; la posta registrata invece richiede 2-3 giorni per la consegna. Le cose sono un po’ diverse a Firenze dove ho potuto constatare che la consegna richiede generalmente non meno di un giorno in più.
Sicuramente alcuni di voi avranno osservato tempi di consegna diversi da quelli che ho esposto, la cosa è però troppo legata alla realtà locale o perché la città è molto grande, o perché nelle campagne il territorio di competenza di ciascun portalettere ha le abitazioni sparse su un’area ampia. Naturalmente ci sono ancora casi poco spiegabili e legati sostanzialmente a disfunzioni locali e/o individuali. Mi sarebbe piaciuto fornirvi informazioni a livello nazionale, ma le ho richieste ufficialmente in settembre, in veste di articolista per giornali del settore, all’Ufficio Relazioni Esterne delle Poste Centrali di Firenze, ma non ho avuto alcuna risposta.
Possiamo solo ipotizzare (almeno ce lo auguriamo) che ad oggi dovrebbe essere stata completata la suddivisione nazionale per aree sopraprovinciali e che ciascuna area fa riferimento ad un CMP attrezzato con almeno una moderna macchina come quella mostrata in foto; il CMP di Milano probabilmente ne avrà più di una. Le regioni italiane, se piccole, dovrebbero fare riferimento ad un solo CMP, se grandi a più di uno. In Toscana ce ne sono due (Firenze e Pisa), mi risulta che in Sicilia ce ne siano altri due (Catania e Palermo), in Sardegna uno (Cagliari), la Liguria probabilmente dovrebbe avere un solo CMP (Genova).
Di altri non so, con il vostro aiuto però possiamo ricostruire la mappa degli attuali CMP in funzione. L’invito a voi tutti è esplicito, inviate via mail o come commento il numero dei CMP della vostra Regione, lo potete ricavare dal timbro della corrispondenza che ricevete.
L’IPZS FIRMA LA MICROSCRITTURA DELL’ORDINARIA “POSTA ITALIANA”
di Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico.
L’IPZS lascia la sua firma nella microscrittura della nuova ordinaria di “Posta Italiana”
L’acutezza dell’amico Spampinato unita alla sua proverbiale precisione, hanno portato alla luce un piccolo segreto celato nella microscrittura della nuova serie ordinaria denominata “Posta Italiana”. La serie emessa il 7 luglio, per la sua estrema semplicità, sembrava non avere segreti, ed invece ecco che l’occhio “clinico” del nostro amico lo ha subito messo in evidenza.
Sono state inserite nella microscrittura che riempie la cartella grande sopra la busta che vola, come potete vedere dalla figura di corredo, tra le parole ripetute “POSTA ITALIANA” alcune lettere. La “I” (terza riga a sinistra della busta), la “P” (terza riga a destra), la “Z” (sesta riga a sinistra) e la “S” (settima riga a destra).
L’inserimento delle quattro lettere è costante in tutti e quattro i francobolli (valori da 0,60-1,40-1,50-2,00 Euro) ed anche nell’immagine impressa sulla cartolina postale per l’interno da 0,60 Euro. Non si tratta come inizialmente pensato ad un “vezzo” ma la precisa necessità di marchiare la produzione dell’IPZS al fine di poter scoprire eventuali falsificazioni. Questi inserimenti ricordano quei piccoli elementi di stampa, presenti o mancanti, che venivano adottati nella stampa dei francobolli ottocenteschi ma che sono oggi volutamente inseriti in particolare nella stampa della cartamoneta. Le lettere inserite corrispondono alle iniziali dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Questo segno distintivo, veniva in passato anche modificato e/o spostato di posizione per indicare, di una serie ordinaria, le stampe successive, seguiremo nel tempo l’evoluzione di questi simboli nella nuova serie ordinaria, creando fin d’ora forse una nuova branchia di specializzazione per francobolli ordinari di recente realizzazione.
Breve elogio dello scopritore del segreto
Chi è Giovanbattista Spampinato: 75enne pensionato, vive a Giarre in provincia di Catania. Colleziona sin da ragazzo francobolli di Regno, Repubblica Italiana ed ex Colonie. Dopo una pausa di alcuni anni riprende trentenne ad approfondire le varietà costanti dei francobolli di Repubblica e si specializza sulle serie ordinarie dall’emissione dei Castelli sino alle più recenti Donne nell’Arte ed il Prioritario. E’ socio dell’ACS del CIFO e dell’AFIS dove è collaboratore per la rivista “La Ruota Alata” La prima immagine evidenzia le posizioni dove sono presenti le quattro lettere I. P. Z. S. nel valore da 2,00 Euro mentre nella seconda vediamo l’ingrandimento del valore da 1,50 Euro
VARIETA’ INEDITE DEGLI ALTI VALORI (Parte Prima)
a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e con la collaborazione tecnica di Fiorenzo Sperati
La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire
(Con esempi di altre emissioni commemorative del periodo)
“Il tempo passa, ma l’uom non se n’avvede…”. Nel n. 56 de La Ruota Alata (2006/2) è stata pubblicata una mia comunicazione in merito ad un foglietto da 20 esemplari del 2.000 lire AV caratterizzato da una doppia stampa della testa e dello stemma. Avevo anche promesso al Presidente Manelli di fornire una descrizione più completa per i soci. Quella comunicazione fu interlocutoria in quanto, come riportato in quel testo, questa varietà a me nota da tanti anni, era stata poco considerata da alcune persone contattate a suo tempo. Capitò di riparlarne con Marcello Manelli il quale, mostrando una grande curiosità, mi invitò a relazionare la cosa. Promisi che l’avrei fatto quanto prima, ma, come detto, il tempo passa…
Devo innanzitutto ringraziare Marcello perché è sempre molto carico di energia e la trasmette tutt’intorno. Veniamo al dunque. Degli alti valori in lire ne sono uscite tante varietà, alcune molto note, altre meno tra cui, ad esempio, quelle relative ai tipi di carta (gessata e non) che hanno una risposta alla stampa notevolmente differente. A queste varietà oggi ne aggiungiamo un’altra della quale vi narro anche un po’ di storia personale.
Nel lontano 1981-82 mi trovavo in Irpinia per lavoro (sono geologo) ed il terremoto aveva mobilitato tanti tecnici. In quei due anni ci sono stato spessissimo ed un giorno capitai in un piccolo paese, di cui non ricordo il nome, dove mi imbattei in un ufficio postale di emergenza arrangiato in un piccolo container. Entrai per chiedere se avessero ancora alti valori in foglietti da 20. L’addetto mi mostrò un bel pacchetto di foglietti del 2.000 lire. Vedendone tanti e con un po’ di soggezione a causa della situazione, ne comprai solo uno pensando, tra l’altro, che potessero essere ancora abbastanza comuni. Tenete presente però che a quei tempi nelle regioni settentrionali erano già in diffusione i fogli da 50 esemplari. Col senno di poi, devo constatare che la mia sensibilità mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Non studiai subito quel foglietto e non ricordo nemmeno quando mi resi conto che la stampa della testa era piuttosto forte rispetto ad un altro in mio possesso. Analizzai con la lente il foglietto e mi resi conto della presenza di una doppia stampa. Di sicuro la scoperta l’avrò fatta dopo uno o due anni dall’acquisto. Non c’erano più corse da fare da nessuna parte, ma mi attivai durante le manifestazioni filateliche nella speranza di trovarne qualcun altro. Era un materiale difficile, erano poche le persone che l’avevano, e quei pochi che riuscii a visionare erano tutti normali. Acquistai alcune mazzette e ne trovai tanti usati, penso che voi, se avete un po’ di magazzino, potreste facilmente trovarne qualcuno. Controllai anche il materiale su busta ed anche qui ne trovai alcuni.
Nel complesso c’è da dire che il francobollo allo stato di nuovo non è certamente comune, se qualcuno di voi ne ha, penso che avrà una piacevole sorpresa e magari potrebbe informarci per fare una valutazione delle quantità. Usato è piuttosto comune, sicuramente lo troverete tra le vostre scorte; su busta non è difficile da trovare perché questi alti valori sono stati molto usati su invii registrati che generalmente un collezionista conserva intatti. Sarebbe molto utile riuscire a valutare la percentuale di questa varietà nell’ambito dei francobolli usati, come pure fare una valutazione simile per quelli su busta. Generalmente a questo tipo di appelli non si risponde mai, ma se qualcuno fosse disponibile, lo ringrazio in anticipo perché mi farebbe molto piacere avere un po’ di dati per fare qualche calcolo. Chi vorrà, anche nell’anonimato, potrà inviarmi i dati via e-mail. Personalmente ho creduto, fin dalla scoperta, in questo francobollo; purtroppo gli interlocutori di quel tempo smontarono il mio entusiasmo, tutti concordavano nel dire che se fosse stato più evidente sarebbe stato meglio perché andava di moda solo ciò che era più che visibile ad occhio nudo. Questo atteggiamento è ancora sulla cresta dell’onda, ma lasciate che vi chiarisca il mio pensiero. Un conto sono le varietà che hanno un mercato facile e veloce il quale si rivolge verso i collezionisti che amano solo le cose appariscenti, un altro conto è studiare tutte le possibili caratteristiche e metterle a conoscenza degli appassionati.
Ognuno di questi rivolgerà all’oggetto maggiore o minore attenzione a seconda del proprio interesse o della tipologia della propria collezione. Le leggi del mercato poi conferiranno loro il prezzo adeguato. Personalmente ritengo che lo studio sia alla base della conoscenza e che a sua volta questa sia il vero motore del Collezionista. Ognuno di noi può e dovrebbe sempre contribuire palesando le proprie conoscenze.
Nella figura 1 riporto il foglio intero che non vi consentirà di vedere il particolare della doppia testa, ma, è necessario per dovere di cronaca. Quando, tanti anni or sono, feci le mie prime osservazioni, non esistevano scanner adeguati per ingrandire a dismisura la piccola testa di questi francobolli che riuscii invece a realizzare usando una macchina fotografica ottica tradizionale in condizioni macro. Non credo che nemmeno oggi ci sia uno scanner (a prezzo relativamente contenuto) con il quale produrre ingrandimenti elevati e mantenendo contemporaneamente la nitidezza dell’immagine tanto da potersi sostituire ad una macchina fotografica ben accessoriata. Quella foto la conservo ancora ed oggi l’ho usata per farne una scansione che riporto in figura 2.
Come potete osservare, si riscontra un raddoppio completo dell’immagine traslato orizzontalmente di pochi decimi di millimetro. Una delle parti più evidenti è la linea verticale di riquadro e poi, aguzzando l’attenzione, si nota come tutti i pelini dei singoli capelli siano raddoppiati, come pure il ciglio inferiore, i contorni verticali del collo ed il ricciolo che disegna il naso. Questo carattere è meno evidente, a causa del tratto un po’ spesso, sia lungo il contorno del viso che della torre. Nell’intero foglio, tutte le immagini hanno la stessa entità della traslazione. Nella figura 3 riporto l’immagine della testa normale, senza cioè la doppia battuta, che permette un confronto immediato. Anche per realizzare questa immagine, ho dovuto riattivare la mia vecchia reflex a pellicola perché non sono riuscito ad ottenere un ingrandimento a fuoco nemmeno con uno scanner a 9600 dpi senza interpolazione matematica.
In alto la figura 2 che presenta la doppia stampa e qui la figura 3.
A questo punto ci si deve porre la domanda: com’è potuto succedere un evento di questo tipo? Innanzitutto, bisogna ricordare che le immagini di questi foglietti erano disposte perpendicolari alla direzione di svolgimento della bobina nella macchina da stampa, per cui il raddoppio dell’immagine deve necessariamente essere messo in correlazione con l’avanzamento della carta. Inoltre testa e stemma venivano stampati per primi e solo in fasi successive (1 o 2) veniva completato il disegno del francobollo. Prima di trarre le dovute conclusioni, bisogna anche ricordare che fin dal 1969 sono stati rinvenuti francobolli con sospette doppie stampe. Si veda la serie Cinquantenario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Da questa serie, sempre più frequenti sono state le stampe cosiddette “smosse” o “colori fuori registro” che in realtà altro non sono che doppie stampe molto ravvicinate. Vi ricordo alcune emissioni per le quali i cataloghi riportano, o hanno riportato, almeno una di queste dizioni, ma ve ne sono anche tante altre non citate.
Alcuni esempi di doppia stampa
Esempi abbastanza noti sono: le prime emissioni delle “Costruzioni Navali Italiane” (1978 e 1979) con raddoppio del colore blu (figure 4 e 5),
la serie “Europa” del 1980 e quella del 1983 in cui si osserva la doppia stampa del logo (verde e rosso), La giornata del francobollo del 1981 (figura 6),
alcuni valori delle “Ville d’Italia” (1980-86) per le quali si ritrova spesso il raddoppio della cornice, del valore e del nome della villa (figure 7 e 8),
ma forse quella più eclatante è la serie per l’Esposizione Mondiale di Filatelia “Italia 85” (2a emissione, 1984) in cui si riscontra la doppia stampa del logo sia verde (figura 9) che rosso (figura 10), sia del testo nero (figura 12) e addirittura la stampa multipla del logo rosso (figura 11) e la tripla del nero (figura 12).
Doppie stampe si riscontrano anche per la terza e quarta emissione (1985) dello stesso evento. Per la seconda emissione credo che sia più raro il francobollo normale che non le varietà. Nel 1988 ritroviamo ancora il “pinocchietto”, vale a dire il francobollo da £ 3150 emesso in occasione dei mondiali di calcio. Anche in questo caso si osserva una chiara doppia stampa del colore nero (figura 13) e, più raramente, del colore grigio (figura 14).
Se non erro, l’ultimo francobollo con questa caratteristica dovrebbe essere quello emesso per commemorare il 450° della nascita di S. Carlo Borromeo (1988) (figura 15).
Non ho conoscenza diretta su emissioni successive e quindi non le posso escludere. Chiudo qui con gli esempi per non appesantire il testo e, caso mai, chi volesse ulteriori informazioni su queste varietà, o comunicarne altre, può contattarmi sia direttamente che attraverso il notiziario dell’Associazione.
Alto Valore da 2000 Lire: calcografia
L’elenco di francobolli con questa varietà non deve distogliere l’attenzione dal fatto che il £ 2000 AV è stampato in calcografia, mentre gli altri esempi riportati in questo testo sono stati stampati con metodi in piano (litografia, offset ecc.). Ad ogni modo il “difetto”, se così si può chiamare, doveva avere un’origine di tipo meccanico. Tenterò di fornire una spiegazione partendo dal concetto che tutte le macchine per la stampa hanno in comune molti componenti rotanti e quindi soggetti ad usura. Tanti anni or sono sentii dire che il Poligrafico aveva problemi per la sua ubicazione in zona molto trafficata e che le vibrazioni indotte dal traffico producessero disturbi durante la stampa. A quel tempo non erano ancora uscite molte di queste varietà ed immagazzinai l’informazione senza commentare.
Alla ricerca delle cause
Oggi, con il senno del poi e dopo aver analizzato molte di queste “doppie stampe”, sono giunto ad una convinzione leggermente diversa. Non che voglia escludere del tutto l’effetto traffico, probabilmente era una concausa anche importante. La causa prevalente, a mio parere, doveva essere invece lo stato non perfetto delle macchine del poligrafico. Dobbiamo tener presente che, per quanto manutenute molto bene, le macchine a rotativa hanno una discreta usura di alcune parti meccaniche ed è possibile che alcuni componenti importanti fossero causa di una saltuaria mancanza di linearità delle condizioni di stampa. Come esempio per la stampa non calcografica vi posso citare uno dei componenti più delicati dell’intera macchina: il rullo di caucciù. Questo componente è soggetto a notevole usura e richiede una verifica costante dopo un determinato numero di ore di lavoro, fino alla sua completa sostituzione. Un’altra causa può essere l’intrusione di un corpo estraneo, anche piccolissimo, che può produrre un salto del componente stampante o anche una leggerissima ovalizzazione di qualche cuscinetto.
Questa interpretazione trova riscontro nella sempre maggiore frequenza di queste varietà nel corso del tempo ed anche perché non si è mai riscontrata una doppia stampa molto spostata dalla prima, sono tutte appena accennate e discoste di pochi decimi di millimetro. Nel caso delle doppie stampe in piano (litografia, offset, ecc.), c’è da dire che se il difetto meccanico producesse un salto sul rullo di caucciù, l’errore dovrebbe essere limitato solo al momento del salto e quindi produrre una doppia stampa parziale. Invece, se il difetto fosse sul rullo di trasmissione del colore sul caucciù, quest’ultimo può recepire su tutta la sua superficie la doppia stampa e trasmetterla sulla carta. Solo in questo modo è possibile avere la doppia impressione su una ampia superficie del rotolo di carta e quindi su un gran numero di fogli.
Per quanto riguarda invece la doppia stampa della testa nell’AV da £ 2000, sappiamo essere stampata in calcografia, metodo che prevede l’allestimento di una lastra metallica su cui vengono incise le immagini in negativo. La lastra viene agganciata al cilindro di stampa, l’inchiostrazione avviene mediante uno o più rulli appositi che fanno aderire l’inchiostro sulla lastra, successivamente una lama pulisce il rullo di stampa lasciando l’inchiostro nelle scanalature dell’incisione che viene poi trasmesso sulla carta. L’incisione sulla lastra avviene mediante una rulletta che porta impressa una sola immagine; questa rulletta ripete sulla lastra di stampa tante immagini (tutte uguali) quante sono necessarie alla stampa dei fogli compresi nella larghezza del rotolo della carta. Se ne deduce quindi che la doppia stampa della testa debba essere imposta necessariamente dalla rulletta che a sua volta porta il “difetto”. La caratteristica sostanziale però è che se il “difetto” è nella rulletta, lo sfasamento tra le due impronte in calcografia deve necessariamente essere costante su tutti i fogli che presentano questo particolare.
Su questo punto mi sono confrontato con gli amici Manelli e Sperati con i quali ci sono stati importanti scambi di opinioni che sono stati molto utili e stimolanti nella ricerca della giusta interpretazione. Potrei associarmi a loro, se lo sfasamento della doppia stampa fosse realmente costante. Invece, sugli oltre trecento pezzi usati a mia disposizione si osserverebbero differenze, anche se minime, dell’entità della traslazione, il condizionale è d’obbligo in quanto stiamo osservando spostamenti di qualche decimo ed anche le leggere differenze necessitano di una misura molto precisa. Nel prossimo articolo cercheremo di fornire i risultati di un’analisi dettagliata effettuata su un numero consistente di francoboli.
Ringraziamenti:
Desidero ringraziare Fiorenzo Sperati, non solo, per l’utilissimo supporto tecnico, ma anche per i costruttivi scambi di opinione per i quali ringrazio anche Marcello Manelli e Claudio Manzati.