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Nicola Luciano Cipriani

Nicola Luciano Cipriani

Perito Filatelico e appassionato di filatelia da 60 anni durante i quali non solo ha collezionato francobolli ma ha acquisito preziose competenze nell’analisi scientifica dei materiali filatelici. Esperto di soprastampe su francobolli dell’area italiana, si è specializzato in particolare su quelle della Repubblica Sociale Italiana. Ha collaborato con il grande Sigfrido Wolf e, dopo la sua dipartita, con Gino Biondi. Autore della messa a punto della plattatura delle soprastampa GNR di Brescia del II e III tipo.

LO STAVAMO ASPETTANDO: IL FALSO DA 70 CENTESIMI DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani

Ripubblico questo articolo un po’ datato, ma utile per tenere in un unico contenitore i miei articoli sui falsi della serie ordinaria Posta Italiana e l’evoluzione delle caratteristiche utilizzate per stamparli. Ho apportato alcune aggiunte relativamente a ritrovamenti successivi e alla vernice bozzolosa. L’articolo originario è apparso a suo tempo su Il Francobollo incatenato, n. 238, nel marzo 2014 e su Il Postalista 1l 17-6-15.

 

Ormai è diventata non solo una consuetudine, ma penso anche un impegno di sfida, non solo nei confronti dello Stato, ma, ritengo, anche nei nostri che cerchiamo di mettere in evidenza la non perfezione delle imitazioni. Ad ogni nuova integrazione alla serie ordinaria Posta Italiana (sono già apparsi i falsi da 0,60, 1,40, 1,50, 2,00 e 3,30), arriva l’integrazione della serie falsificata. Dalla prima pubblicazione di questo articolo sono seguiti anche i ritrovamenti dei falsi da 0,85, 1,90 e 3,60. Questi falsi vengono venduti certamente a meno del facciale per lo smercio attraverso le rivendite conniventi di valori bollati, ma nel mercato filatelico il guadagno è stato in proporzione maggiore in quanto, fino a qualche tempo fa, erano venduti a più del facciale. Oggi la situazione è meno fertile e vengono offerti stock in internet a meno del facciale.

Il nuovo valore da 0,70 falso ha delle migliorie rispetto ai precedenti fratellini: la stampa è più pulita ed appare ancora più vicina a quella degli originali. Ma, prima di passare in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale, vorrei prima di tutto evidenziare che l’inchiostro verde e rosso sono debolmente fluorescenti, ma interessante è anche la carta utilizzata, è nuova per i falsari, un po’ meno per alcune emissioni estere: contiene al suo interno filamenti fluorescenti di vario colore, visibili solo in luce viola (figura 1). La carta superiore stampata non è molto diversa da quella degli altri falsi, diverso è invece il foglio siliconato che negli altri falsi ha riflessi perlacei. In questo falso, invece, è molto simile a quello dei francobolli originali.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 1 – il falso 0,70 in luce viola

 

Nelle immagini che seguono, l’originale è sempre in alto o a sinistra.

Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e l’imitazione. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e l’imitazione.

 

Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografica. Da notare che anche con l’ingrandimento riportato in queste prime due figure, le due immagini appaiono decisamente identiche, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti. Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande; si nota bene il minore spessore dei font di stampa nell’imitazione, questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente distinguibile da quello originale.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 4 – le scritte in cartella grande a
sinistra della busta, l’originale in alto

 

Altro carattere di miglioria in questo nuovo falso, comune anche al fratello da 0,75, è la vernice bozzolosa o embossing digitale o verniciatura UV (questa vernice si accoppia bene con la stampa offset conferendo un aspetto estetico meno piatto) che conferisce il rilievo alla stampa in forma di buccia d’arancia. Ricorderete che l’effetto rilievo, tipico della calcografia, era stato simulato con una vernice trasparente bozzolosa che alla lente appare come plastificata. Questa vernice è lucida ed aveva i bozzoli un po’ troppo grandi tanto da essere facilmente riconoscibile facendo scivolare il polpastrello sul disegno. La nuova versione di questa vernice plastica è stata applicata con bozzoli molto più piccoli e la differenza con la vera calcografia si è ridotta ma resta comunque riconoscibile. In ogni caso rimane sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Se poi questa vernice è un po’ fuori registro rispetto al colore, allora queste macchioline grigie si vedono anche lungo uno o due bordi del disegno (dipende dall’entità e dalla direzione del fuori registro). Nel caso di figura 4 (in basso), si vede bene come i bordi superiore e sinistro siano accompagnati da una serie di puntini grigi, visibili molto bene sopra la parola poste in alto a sinistra. Tutte le scritte ed il disegno hanno come base questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la t di italia.

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Figura 5 – parte della scritta l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 6 – il valore, l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 7 – la scritta ITALIA, l’originale in alto

 

Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8), nell’originale ha sempre la copertura dorata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente; nell’imitazione la doratura è sempre assente, ma con luce radente è molto lucida grazie alla verniciatura UV.

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Figura 8 – la busta, l’originale a sinistra

 

Nella figura 9, invece, non ci sono grandi differenze da evidenziare, però c’è da dire che l’inchiostro utilizzato per questi falsi è sempre molto lucido che ben riflette la luce radente. Se c’è del fuori registro con la vernice plastica sottostante, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente dell’inchiostro.

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Figura 9 – le scie, l’originale a
sinistra

 

La figura 10 mostra una leggera differenza di tono del rosso, direi non significativa; è interessante, invece, in quanto mostra bene, a causa del fuori registro, la vernice plastica sottostante la quale conferisce un aspetto non ben definito ai caratteri. Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette in evidenza.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 10 – la scritta in ditta, l’originale in alto

 

Anche la fustellatura è stata migliorata (figura 11). Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 11 – la fustellatura, l’originale in alto

 

Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura nel falso non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti è diversa dall’originale.

Nelle ultime due figure è riportata la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).

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Figura 12 – la tracciatura verticale, l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 13 – la tracciatura orizzontale, l’originale in alto

 

Anche questo carattere è stato migliorato, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali (sempre in alto nelle due figure). Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto da indebolire spesso la rigidità del foglio; da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che nell’imitazione non esiste se non casualmente.

MAMMA MIA QUANTI FALSI DA 0,60 DI POSTA ITALIANA!

Nicola Luciano Cipriani

 

Premessa

questo é un articolo che raccoglie tutti i falsi da 0,60 di Posta Italiana e li mette a confronto con l’originale. Sono prese in considerazione tutti gli elementi che compongono la vignetta. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 222, ottobre 2010, e su Il Postalista il 7.03.2014.

 

Introduzione

Purtroppo devo ripetermi. Quando, il 7 luglio 2009 uscì la nuova ordinaria di Posta Italiana, dissi subito e con chiarezza che questi francobolli sarebbero stati facilmente falsificabili. Con puntualità la cosa è stata realizzata anche se in vario modo, come vedremo più avanti. Di certo, bisogna riconoscere che il titolo dato a questo articolo parla da sé. Quando vengono prodotti francobolli falsi, è difficile avere l’opportunità di accorgersene sin dall’inizio; in genere ci si rende conto solo quando capita una missiva tra le mani di qualche collezionista oppure se qualche smerciatore li propone a livello collezionistico cosa che, bisogna riconoscere, succede sempre più spesso. La prima segnalazione di un falso di Posta Italiana risale al 5 giugno 2010 (figura 1), da quanto tempo era in circolazione? Il suo ritrovamento fu realmente casuale, come comunicato da Diego Carrarosul n. 199 de Il Francobollo Incatenato.

mamma mia quanti falsi!

Figura 1 – 60 cent. falso I tipo

 

Questo falso è decisamente grossolano e mal fatto, facilmente riconoscibile nel colore della busta volante e nella fustellatura fatta ad ondine con passo 10. Vedremo più avanti gli altri elementi distintivi. Non è facile stabilire la cronologia delle comparse sul mercato dei francobolli falsi di questa emissione, come non è facile stabilire la data di immissione sul mercato; dobbiamo, come al solito, basarci sulle date dei documenti postali che riusciamo ad individuare. Su questa base, possiamo dire che le imitazioni sono comparse tutte tra il 2010 ed il 2011, forse, solo quello denominato III tipo potrebbe essere stato distribuito nel 2011 in quanto il ritrovamento è di questa primavera (segnalazione del nostro socio C. C.). Sicuramente i falsari si sono messi all’opera subito dopo l’emissione della nuova ordinaria. Ad ogni modo del II tipo abbiamo notizia di ritrovamenti su bustoni (figura 2) e fuori tariffa (€ 1,80) nel corso del 2011 e qualche lettera primo porto ed una secondo porto con l’aggiunta di un 20 cent. di Posta Italiana

mamma mia quanti falsi!

Figura 2 – 60 cent. falso II tipo

 

Di tutti questi falsi sono noti solo i valori da 60 cent.; tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono comparsi ulteriori falsi, molto insidiosi per il livello dell’imitazione, di tutti i valori, ad eccezione dei piccoli (5, 10 e 20 cent.) e di quello da 75 cent. Chiamerò IV tipo questi ultimi, anche se probabilmente non lo sono cronologicamente; ho preferito descrivere in successione gli altri tre tipi che ben si differenziano da questi ultimi, anche se il terzo tipo ha caratteristiche proprie. Delle imitazioni del IV tipo ho pubblicato una descrizione ne: Il francobollo Incatenato n. 215. A seguire le immagini del III eIV tipo.

mamma mia quanti falsi!

Figura 3 – 60 cent. falso III tipo

 

 

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Figura 4 – 1,40 falso del IV tipo in questa versione è stata falsificata la serie completa.

 

Nel proseguo del testo, per la descrizione delle differenze tra questi francobolli presenterò prima sempre l’originale e, a seguire, i tipi I, II, III e IV.

Parliamo innanzitutto della carta, quella del I tipo è lucida, morbida, e bianca, inoltre, essa non oppone resistenza piegandola dolcemente tra le dita. Per questo falso non ho potuto visionare le caratteristiche della carta siliconata di supporto. Le caratteristiche della carta del francobollo del II tipo sono molto simili a quella del I tipo, inoltre la carta siliconata di supporto è bianca brillante. Quella del francobollo del III tipo invece è molto più lucida, bianca e leggermente più resistente alla flessione, inoltre, quella siliconata di supporto è bianca opaca, quasi grigina. La carta dei francobolli del IV tipo, invece, è bianca, opaca, più resistente dei precedenti alla flessione tra le dita la carta siliconata di supporto è bianca, con tonalità compresa tra quella del II e III tipo. Di tutte queste imitazioni, quella che presenta le caratteristiche della carta più simile all’originale è decisamente l’imitazione del IV tipo. Nell’originale infatti riscontriamo sia la carta semilucida (prime tirature) che opaca (tirature più recenti), ma, sempre abbastanza resistente alla flessione. Il supporto siliconato è quasi sempre bianco, ma mai smorto o brillante.

La stampa in nessuna imitazione è in calcografia, direi tutte in offset. In particolare i tipi I e II hanno il tratto pieno per i contorni e le linee, mentre per i riempimenti è stato usato un retino piuttosto grosso a pallini con una densità del 50% circa. Anche il III tipo è stato stampato in offset, ma con retini molto fini e a più colori; questo carattere si vede bene negli ingrandimenti delle figure 5, 6, 7, 8 e 9.

Il quarto tipo si differenzia dalle prime tre imitazioni, la stampa è sempre a tratto pieno e per i riempimenti della busta e delle scie è stato usato un retino a maglia quadrate, molto simile all’originale, ma con inclinazione leggermente differente. Come detto queste imitazioni sono molto vicine all’originale e possono passare facilmente inosservate; i falsari hanno anche adottato un accorgimento che simula la calcografia: su tutte le parti del disegno è stata sovrapposta una speciale vernice trasparente che ha prodotto microscopici globosità superficiali (stama a verniciatura UV o embossing digitale) che producono l’effetto delle asperità della calcografia. In taluni esemplari l’effetto è eccessivo, ma in altri anche questo carattere si avvicina molto all’originale. Nella figura 5 è messa a confronto lamicroscrittura.

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Figura 5 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i falsi I, II, III e IV tipo

 

Nelle imitazioni del I, II tipo è leggibile la microscrittura e mancano le lettere nascoste “IPZS” disperse nel testo. Le righe sono 9 anziché 8 e la prima parola è EPOSTE, con la gambina della N precedente appena accennata e mal definibile per l’interferenza della cornice, anziché POSTE.  Nel III tipo la microscrittura è sostituita da una massa informe di puntini colorati con prevalente tonalità del blu. Infine, il IV tipo ha la microscrittura su 8 righe e con le lettere nascoste “IPZS”, il tutto è molto simile all’originale. La cartella piccola posta a sinistra della scritta “Posta Italiana” (figura 6) presenta le stesse caratteristiche di quelladestra.

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Figura 6 – cartella piccola, a sinistra l’originale, a seguire le imitazioni

 

Anche in questo caso il I e II tipo sono molto simili e la prima parola è ANEPO anziché POSTEIT.

Il valore facciale “€ 0,60” (figura 7) conferma similitudini e differenze viste fino ad ora: il I e II tipo sono identici nelle linee generali differendo tra loro solo per la inchiostrazione un po’ più pesante; in questo caso si può notare, rispetto all’originale, la differente forma del simbolo dell’euro, leggermente ellittica, e quella delle cifre: lo “0” più stretto ed il “6” con l’occhiello più piccolo e la curva alta più accentuata. Il III ed il IV tipo, invece, sono molto simili all’originale.

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Figura 7 – in alto l’originale, a seguire verso il basso dal I al IV tipo

 

Anche le figure 8, 9 e 10 ripropongono le conferme delle similitudini e differenze riscontrate: I e II tipo uguali tra loro, il III differente da tutti ed il IV simile all’originale.

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Figura 8 – in alto l’originale ed a seguire i quattro tipi di falsi,

 

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Figura 9 – a sinistra l’originale, a seguire dal I al IV tipo

 

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Figura 10 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i quattro falsi

 

Un discorso a parte merita la tracciatura (perforazione a tratteggio) e la fustellatura (figura 11). La tracciatura dei tipi II e III è identica: 2 mm di linea forata e 1 mm intatto. Del primo tipo non ho elementi per effettuare le misure, ma penso che possa essere ipotizzata la sua appartenenza a questo gruppo per le forti similitudini con il II tipo. Il IV tipo ha invece 3 mm, in verticale, e 3,5, in orizzontale, di tratto tagliato e 1 intatto. L’originale ha, invece, 2,5 e 0,5.

Anche la fustellatura conferma ulteriormente differenze e similitudini riscontrate nell’analisi di questi falsi, in particolare è da notare che i fustellatori utilizzati per i tipi I, II e III sono identici sia nel passo (10), sia nella modalità del taglio. Si tratta, infatti, di segmenti di fustellatori lineari separati tra loro ed accostati in modo da comporre il rettangolo che delimita il francobollo, essi sono probabilmente montati su un unico telaio. Agli angoli del francobollo si vede bene la non continuità del taglio. Il fustellatore del IV tipo è, invece, costituito da un unico elemento rettangolare che taglia come una lama in continuo il contorno del francobollo. La similitudine con l’originale è elevata e non facilmente distinguibile. La misura del passo ha fornito il valore 11,25 (contro 11 dell’originale), ma più che questo valore, è indicativa la forma dei denti, sia di quello grande in corrispondenza degli angoli, sia degli altri. intendiamoci, non si tratta di evidenti differenze, però il dente d’angolo è più tondo, mentre, gli altri sono leggermente più appuntiti rispetto aglioriginali.

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Figura 11 – in alto l’originale, a seguire verso il basso, dal I al IV tipo

 

Per concludere resta solo da dire che, con un buon grado di certezza, i tipi I e II sono stati eseguiti dalla stessa mano e che le differenze di colore sono dovute solo ad una differente inchiostrazione; le leggere differenze di tonalità cromatiche che si riscontrano nel rosso (che appare più violaceo nel I tipo) non le ritengo diagnostiche e penso che questi due falsi debbano essere considerati due tipi di una stessa produzione. Il III tipo differisce molto dai primi due e non ci sono elementi diagnostici per attribuirlo alla stessa mano dei precedenti, anche se non si può escludere una evoluzione della tipologia di stampa, ma sarei propenso a tenerlo separato. Il IV tipo è da tenere distinto dai precedenti in quanto eseguito con tecniche decisamente differenti. Come già esposto, la sua elevata similitudine con l’originale lo rende veramente molto insidioso, può passare non solo molto facilmente per posta, anche se sottoposto a controlli visivi, ma anche essere scartato per apparire poco interessante agli occhi di molti collezionisti.

POSTA ITALIANA: FACILI DA FALSIFICARE

Nicola Luciano Cipriani

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Premessa

Questo articolo descrive le caratteristiche della prima emissione, quella del 7 luglio 2009, che dopo circa un anno o poco più è stata falsificata e distribuita a piene mani sul territorio nazionale. Parlo dei valori da 0.60, 1.40, 1.50 e 2.00 euro. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è chiamata tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 215 febbraio 2012.

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Introduzione

Quando il 7 luglio del 2009 fu emessa la nuova ordinaria e ne comperai subito un paio di serie, dissi con estrema chiarezza che questa ordinaria sarebbe stata facilissima da falsificare. Aggiunsi anche che già solo facendo una fotocopia su delle semplici etichette adesive la missiva sarebbe sicuramente passata per posta. Chi ha ideato questi francobolli si è preoccupato moltissimo di usare tecniche all’avanguardia e antisofisticazione come gli inchiostri metallici, ma pare che non si sia preoccupato minimamente di comporre un disegno difficilmente imitabile. Imitare questa serie è veramente alla portata di tutti tant’è che già nel giugno del 2010 è stato ritrovato un falso grossolano dello 0,60 (Il Francobollo Incatenato, n. 199 – settembre 2010) e chi sa da quanto tempo prima era in circolazione. Quel falso era veramente grossolano. Tra la fine del 2011 e l’inizio di quest’anno sono stati ritrovati altri falsi, questa volta in serie completa, mancherebbe solo il 75 cent, a parte i tagli di piccolo valore, ma questo è un valore molto poco usato rispetto agli altri e, forse, i falsari non lo hanno preso in considerazione. In realtà poi verrà ritrovato anche il valore da 0,75. Questi falsi però sono presenti sul mercato da oltre un anno. Come faccio a saperlo? Semplice, nello studiarli ho ripreso alcuni bordi di foglio del mio archivio per un confronto delle scritte di bordo e mi sono accorto che un bordo destro dello 0,60 in mio possesso dall’autunno del 2010 è identico a questi falsi. Questo bordo di foglio fa parte di due strisce acquistate perché appartenenti alla terza tiratura (Il francobollo Incatenato, n. 201 – novembre 2010); una è autentica, l’altra no. La differenza a dire il vero, già allora, era quasi inesistente. Con il senno del poi invece ho potuto attribuire ai falsi anche questa striscia.

Prima di entrare nella descrizione dettagliata di questi falsi, ed in base alle poche righe sopra, vi sarete già resi conto che sono fatti veramente bene ed a colpo d’occhio non è possibile riconoscerli. Certamente un occhio ed un dito esperti, ma anche sempre molto attenti, difficilmente potranno essere ingannati, ma bisogna essere veramente attenti ai particolari perché è veramente molto facile non accorgersi di nulla. Vedremo più oltre quali sono gli elementi distintivi.

Nel mio precedente articolo (Ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo – in questo numero del notiziario) avevo iniziato ironicamente a parlare con i falsari, poi ci ho ripensato ed ho cancellato quella parte perché mi era sembrata un po’ eccessiva. Questa idea però l’avevo nel cervello da tempo perché con i continui articoli, non solo miei, in cui sono state descritte le differenze tra falsi ed originali, si stava in pratica dando involontariamente le correzioni per fare un falso irriconoscibile. Questo dubbio mi pervade sempre quando scrivo un articolo di questo tipo, non solo per i falsi in frode postale, ma anche per quelli da collezione. In sostanza nella mia fantasia rimproveravo ironicamente i falsari per essere dei cattivi studenti (scusate, ma esce fuori la mia anima di docente) in quanto hanno cercato di aggiustare continuamente il tiro sui falsi dei prioritari senza mai avvicinarsi più di tanto alla realtà. L’elemento più difficoltoso è stata la fustellatura, quasi sempre molto differente dal francobollo vero, ma certamente anche i caratteri di stampa sono stati approssimati. Anche il primo falso del 2010 della nuova ordinaria è lontano mille miglia dalla realtà. Questa volta però i falsari mi devono aver letto nel cervello, quel rimprovero ironico e taciuto deve essere stato in qualche modo ascoltato: questi nuovi falsi sono veramente fatti bene. Complimenti signori falsari!

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Presentazione della serie contraffatta

Allora è arrivato il momento di entrare nel vivo della descrizione. Prima di tutto ve li presento in confronto con gli originali, nella figura 1, in basso ci sono i falsi. Come potete notare, a parte la leggera differenza di tono di colore che può rientrare nelle normali variazioni cromatiche di una ordinaria, per il resto non si notano differenze di alcun tipo.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 1 – in alto la serie di francobolli autentici, in basso i corrispondenti falsi.

Si può notare anche la differenza di quadratura della perforazione a tratteggio che è irregolare nelle imitazioni, mentre produce rettangoli perfetti negli autentici. Ma questo è un particolare che si può notare perché nella figura c’è un confronto diretto, in condizioni normali passa inosservato, anch’io l’ho notato solo dopo aver composto l’immagine. I fogli interi si presentano nello stesso modo degli originali, finanche il codice della numerazione progressiva di colore nero che è ballerino: talora più alto, talora più basso. Ma proprio questo appare l’elemento più evidente, il tratto pieno della stampa stride fortemente con il retinato dell’originale. Le barrette originali del codice, a causa della retinatura, hanno l’aspetto leggermente ondulato, come se fossero fatti a mano, mentre, quelle falsificate sono perfettamente diritte e nette; la stessa considerazione vale per lettere e cifre del codice alfanumerico. Triangoli e barrette di colore presenti lungo il bordo basso destro non mostrano invece alcuna apparente anomalia, né diverso appare il codice a barre di colore verde a parte la tonalità leggermente differente. Nel proseguo del testo il confronto è fatto con un valore autentico da 0,60 della terza tiratura, ovvero quella con stampa sottile a cui l’imitazione si avvicina di più.

La carta – questa volta i falsari hanno scelto anche una carta adeguata, però non è la stessa del Poligrafico. Le leggerissime differenze sono il colore meno bianco ed è anche appena più morbida di quella originale. Anche in questo caso le differenze si possono notare solo con un confronto diretto. La carta è anche un po’ meno brillante, ma questo carattere è molto variabile anche negli originali.

La stampa – i falsi sono stati stampati in offset a tratto pieno, la differenza con gli originali si può notare solo con una lente (8 o 10x), a occhio non si vede nulla. La stampa calcografica ha un certo rilievo ed al tatto si rileva abbastanza bene una certa debole ed omogenea asperità, mentre la stampa offset è piatta e liscia; in questi falsi però la differenza con la calcografia potrebbe passare inosservata perché il tocco di classe dei falsari è stato quello di sovrapporre la stampa con una vernice densa e trasparente che ha l’aspetto di un liquido coagulato ed essiccato (figura 2).

posta italiana: facili da falsificare

Figura 2 – in cifra nera l’originale. Le imitazioni mostrano all’interno delle righe bianche della busta la presenza di globosità di colore grigio, particolarmente evidente nel valore da 1,40, meno nello 0,60 e nel 2,00, poco visibile nell’1,50 e nel 3,30 che ho omesso. La globosità grigia è l’effetto della vernice trasparente a rilievo scansionata.

In pratica è grossolanamente bozzolosa ed al passaggio del dito si percepisce come stampa a rilievo. In gergo tecnico questa vernice si chiama embossing digitale o vernice UV; si tratta di una vernice che lascia volutamente globosità diffusa e più o meno regolare la quale con l’essiccamento lascia queste asperità intatte. L’embossing digitale usato per queste imitazioni produce però un effetto un po’ esagerato e dal confronto si percepisce subito la differenza. La vernice trasparente, inoltre, rende più confusa la stampa sottostante, ha l’aspetto di un film di plastica che ricopre la stampa a colori ed ha una certa brillantezza che si nota con facilità, ma sempre andando a guardare in modo specifico e, soprattutto, occorre un buon occhio. Ma se non è facile riconoscere queste imitazioni facendo attenzione a questi particolari, è certamente più facile se si osservano le linee diritte del codice a barre nero sul bordo destro. C’è da dire anche che la stampa calcografica ha spesso falle dovute a mancanze di inchiostro, cosa che l’offset ha molto più difficilmente. Questo carattere è molto frequente nei francobolli originali come misi in risalto poco dopo l’emissione (Il Francobollo Incatenato, n. 195 – Aprile 2010).

La scritta “Postaiteliane”, che ho spezzato per comodità di impaginazione nelle figure 3 e 4, pur essendo molto fedele nelle dimensioni e nei caratteri, mostra una certa opacità della stampa, inoltre il quadrettato azzurro interno alle lettere chiude maggiormente i quadratini bianchi e non è nella giusta posizione di corrispondenza con l’originale in molte lettere; infine, queste ultime, nell’imitazione sono leggermente più grasse.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 3 – imitazione con stampa opaca in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 4 – imitazione con stampa opaca in basso.

La microscrittura è stata molto decantata dalle Autorità come un importante elemento antisofisticazioni, sicuramente lo è utilizzando la calcografia ed inchiostri particolarmente costosi, ma come ho già scritto in altre occasioni, i falsari utilizzano strumenti e metodi meno costosi per fare imitazioni quanto più possibile vicine agli originali. Quindi la microscrittura e tutti gli altri elementi utilizzati, non sono e non possono essere considerati un deterrente contro le falsificazioni. Più che i materiali, è necessario adottare un disegno che possa essere difficilmente contraffatto tanto che eventuali tentativi portino sempre a risultati molto diversi dall’originale.

Nelle figure 5 e 6 sono riportate le due cartelle con la microscrittura.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 5 – cartella sinistra, a destra l’imitazione.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 6 – cartella destra, la posizione delle lettere intruse (IPZS) è in sintonia con l’originale.

Nella cartella piccola di sinistra si vede molto bene come la stampa calcografica dell’originale (a sinistra nella figura) sia molto pulita e brillante grazie alla tecnica speciale in dotazione al Poligrafico, mentre nell’immagine di destra risalta in modo netto l’opacità e la irregolarità della stampa offset. Nella figura 6 in particolare si nota come i falsari siano stati attenti anche a riprodurre le lettere aggiunte (IPZS) e intercalate nella microscrittura. Anche questo fu pensato come elemento che avrebbe agevolato il riconoscimento dei falsi. Ma non credo che i falsari seguano le informazioni filateliche, o forse può anche darsi, ma è evidente, dalla fedeltà della riproduzione di queste due figure che l’immagine è stata ripresa fotograficamente (o tramite scanner). Si possono notare leggerissime variazioni nella distanza tra le lettere, ma ritengo che queste minime differenze possano rientrare nella preparazione della riproduzione delle immagini.

La scritta “ITALIA”, con “A. CIABURRO” subito sotto, (figura 7) presenta le stesse differenze già descritte per “Posteiteliane”, qui si nota maggiormente la non corrispondenza del quadrettato dell’imitazione (in basso nella figura).

posta italiana: facili da falsificare

Figura 7 – scritta ITALIA, l’imitazione è in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 8 – confronto del valore, l’imitazione in basso.

Anche il nome dell’incisore presenta le stesse caratteristiche di opacità, in questo caso si nota anche una maggiore irregolarità del contorno delle lettere nell’imitazione e una certa differenza nella forma delle “R”: l’imitazione ha l’occhiello superiore più piccolo. La scritta € 0,60 (figura 8) presenta le maggiori differenze di tonalità di tutte le scritte; in questo caso, infatti, le linee del quadrettato azzurro sono leggermente più sottili e, conseguentemente, i quadrati bianchi più grandi; nell’insieme si ha l’impressione che il colore sia più chiaro

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Figura 9 – confronto della piccola scritta in ditta, in basso i caratteri sottili dell’imitazione.

Le cifre sono leggermente più strette, ma le differenze maggiori si osservano nella virgola, che è più diritta nell’imitazione, e nel “6” che nell’imitazione ha l’occhiello più tondo. Nel complesso il quadrettato è corrispondente all’originale. Le scritte in ditta (I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA) (figura 9) sono fatte molto bene, hanno gli stessi caratteri, ma sono decisamente molto più sottili.

Che dire delle scie: decisamente fatte bene! Ma una piccola differenza c’è, si tratta proprio del classico pelo: il retinato della imitazione non è perfetto, l’angolo tra le linee non è proprio di 90° come nell’originale. Per il resto hanno la stessa geometria, sia quelle verdi che quelle rosse (figure 10 e 11). Nelle scie rosse notiamo anche una piccola falla di stampa nell’angolo destro della scia in basso, si tratta di una falla casuale ed anche comune in calcografia, cosa che l’offset difficilmente presenta.

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Figura 10 – il confronto delle scie verdi, l’imitazione in basso.

 

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Figura 11 – le scie rosse, l’imitazione è in basso.

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La fustellatura e la perforazione a tratteggio – gli ultimi due caratteri analizzati che completano questa descrizione sono la fustellatura (figura 12) e la perforazione a tratteggio (figura 13).

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Figura 12 – la fustellatura, l’imitazione è in basso.

 

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Figura 13 – il confronto della tracciatura, l’imitazione è in basso.

La fustellatura per quanto simile all’originale, presenta degli indubbi caratteri distintivi. L’elemento più decisivo è il grande dente presente nei quattro angoli che nell’imitazione è leggermente più grande ma decisamente arrotondato rispetto all’originale che invece è più squadrato ed appuntito. Questo elemento aiuta molto nel riconoscimento di esemplari usati e su busta; per i nuovi aiuta sempre la fustellatura nel suo complesso che appare molto incisa ed irregolare nell’imitazione. L’originale ha il taglio molto pulito e leggero tanto che la scansione non lo mette molto in evidenza, nell’imitazione invece, oltre ad essere irregolare è anche molto pesante. Anche il passo non è proprio perfetto, nella figura 12 sono stati allineati i due primi denti di sinistra e si nota come a destra ci sia una leggera discrepanza, non rilevabile con l’odontometro. Un altro carattere fino ad ora trascurato è la perforazione a tratteggio, da molti chiamata tracciatura. Questo elemento è decisamente distintivo; nella imitazione i tagli verticali ed orizzontali sono uguali, lunghi e profondi ed inoltre quelli orizzontali terminano al contatto con quelli verticali. Nell’originale invece i tagli verticali sono più lunghi di quelli orizzontali, sono poco incisi e questi ultimi attraversano quelli verticali incrociandosi. I caratteri di fustellatura e di perforazione a tratteggio di questi falsi sono esattamente identici a quelli riscontrati nei falsi prioritari del 2011. questa coincidenza non può essere casuale, certamente il nesso è più significativo e non può che condurre alla convinzione che i falsari siano gli stessi. Ricordo infatti che gli ultimi falsi prioritari sono fatti anch’essi molto bene e per molti facilmente confondibili con gli originali. Anche questo sembra essere un parallelo non casuale con i falsi trattati in questo articolo. C’è da dire che il disegno e le caratteristiche di stampa dei prioritari sono stati un duro campo di lavoro per i falsari, cosa che invece non sembra essere per la serie ordinaria di Posta Italiana.

GLI ALTI VALORI LIRE CON COLORI FLUORESCENTI

Nicola Luciano Cipriani e Antimo D’Aponte

Aggiornamento: ottobre 2017

Verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso, avevo individuato alcune caratteristiche inedite di alcuni francobolli dei castelli e degli alti valori. Molte informazioni sono state già oggetto di mie pubblicazioni ma restavano fuori ancora i colori fluorescenti degli alti valori. Questo argomento, come al solito, un po’ per dimenticanza ed un po’ per le tante novità e precedenze a cui sono dovuto stare dietro, sono rimasti nel cassetto fino ad oggi. Con piacere quindi comunichiamo questa novità che è stata implementata anche con la scoperta del 2000 lire fatta recentemente da Antimo.
Chi ha letto il mio articolo sul colore nero fluorescente del 1000 lire castelli, inquadrerà bene il momento in cui feci la scoperta anche dei colori fluorescenti sugli alti valori lire che fu quasi concomitante.
Come al solito in quel periodo, la scoperta fu a seguito del controllo continuo che avevo sulla corrispondenza di una grande azienda nazionale che riceveva missive un po’ da tutta Italia. Peccato che questa pacchia sia terminata agli inizi degli anni 2000.

I valori interessati dai colori fluorescenti sono il 4.000 e 5.000 lire – nel colore della cornice, marrone grigiastro nel primo e grigio bluastro nel secondo – e il 2.000 e 3.000 lire in cui invece il colore fluorescente è l’azzurro della testina e dei segmenti, di egual colore, sottostanti che compongono l’intreccio in cui si può leggere il valore nominale. Ricordo che questi francobolli hanno avuto un doppio passaggio in macchina, con il primo passaggio veniva stampata la parte centrale con la testa, lo stemma repubblicano ed i segmenti orizzontali sottostanti. In un secondo passaggio veniva stampata la cornice, il valore in lettere, sovrapposto allo stemma, ed i segmenti verticali con il contorno dei numeri a completare la leggibilità del valore in cifre. A seconda del valore, la testa può avere lo stesso colore della metà dei segmenti ad essa sottostanti oppure di quelli sottostanti allo stemma; specularmente vale anche per il colore dello stemma. Ho parlato di colori senza specificarli sia perché questo procedimento di stampa è stato identico per tutti i valori di questa emissione, sia perché nel tempo alcuni colori sono variati per uno stesso valore, come succede spesso nelle serie ordinarie. Nel caso del 2.000 lire, sono di colore azzurro scuro la testa e le metà dei segmenti sottostanti allo stemma. Nel caso invece del 3.000 il colore azzurro della testa ha lo stesso colore delle metà dei segmenti ad essa sottostanti, il contrario rispetto al valore da 2.000 lire. Il tono di colore di questi francobolli è leggermente variato nel tempo, non tanto per il cambio di carta che hanno avuto questi francobolli, ma soprattutto per le variazioni cromatiche dei colori utilizzati. I minifogli da 20 francobolli sono stati stampati prevalentemente su carta normale, abbastanza porosa e con fluorescenza in pasta, mentre i fogli da 50 sono stati stampati tutti su carta patinata, liscia e con fluorescenza in patina, quindi con il retro non fluorescente. Non è facile descrivere le variazioni di fluorescenza di questi francobolli in quanto il Poligrafico li ha utilizzati per sperimentazioni su vari modi di applicare questo carattere fisico (Giovanni Riggi, 1990).

Passo alla descrizione procedendo in ordine di valore, inizio quindi dal 2.000 (figura 1).

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 1 – il francobollo di sinistra ha il colore azzurro scuro della testa fluorescente, come pure le metà destre dei segmenti subito sotto lo stemma. Come si può notare confrontando il francobollo a destra, il colore fluorescente appare più blu e più sfocato.

Chi segue i miei articoli sui colori fluorescenti ormai ha capito come questi si comportano sotto la luce viola, essi tendono sempre a scurirsi virando, almeno per i colori scuri, verso un tono bluastro sbavato che sembra emergere dal resto dei colori inerti. Come si può vedere infatti nella figura 1, la testina, e le metà dei segmenti orizzontali sottostanti allo stemma (che ripeto sono dello stesso colore), appaiono un po’ confusi e bluastri rispetto agli altri colori che non mostrano reazione alla luce viola. Le parti descritte sono state stampate durante il primo passaggio di stampa.
Questa varietà non è affatto comune, ma sicuramente se ne troveranno altri, ad oggi comunque si conosce solo il francobollo sciolto riprodotto in questo articolo ed annullato nel giugno 1995; esso è ricollegabile ai fogli da 50 esemplari. È interessante notare che tutti gli alti valori sono stati stampati su carta più spessa rispetto a quella utilizzata per i castelli e, per tale motivo, i colori fluorescenti non sono visibili speculari sul retro.

È molto bello avere Amici veri! Sapendo del mio interesse per alcuni argomenti, alcuni dei tanti amici dedica un po’ di tempo a cercare tra il proprio materiale cose che leggono dai miei articoli. Mi sono arrivate recentemente alcune immagini di oggetti che mi consentono di aggiornare i miei ritrovamenti sui colori fluorescenti degli alti valori. Tra questi, certamente è degno di assurgere al livello di interessante scoperta, quello che Stefano P. ha fatto su un 2000 lire. In questo articolo abbiamo esordito con il valore da 2000 con i colori fluorescenti che interessavano la prima fase della stampa (l’azzurro della testina e metà righe orizzontali, quelle sotto lo stemma), scoperto da Nino; a questa scoperta bisogna aggiungere anche la fluorescenza del colore azzurro della seconda fase della stampa (angoli alto sinistro e destro basso della cornice e delle righe verticali al di sotto dello stemma) (figura 1a). In questo caso l’annullo non completo sul francobollo consente di leggere solo l’anno:’95; ma per noi è più che sufficiente, in quanto è comunque coevo con la varietà descritta poco sopra. Pur avendo lo stesso anno d’uso, dobbiamo necessariamente avanzare l’ipotesi che queste due varietà del 2000 lire appartengano a due distinte ristampe e quindi atribuirle a due differenti tirature per evidenti differenze di tipologia di inchiostro.

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 1a – 2000 lire con colore azzurro fluorescente della cornice e delle righe verticali al di sotto dello stemma. Queste parti del colore azzurro venivano stampate nella seconda fase della stampa.

 

Nel 3.000 lire (figura 2) osserviamo lo stesso fenomeno però questa volta il colore fluorescente è in corrispondenza della testa e delle metà sottostanti dei segmenti. Neanche questa varietà è molto comune, ne sono state trovate cinque buste. Sicuramente non possiamo definire raro questo francobollo, e certamente se ne potranno trovare altri, ma non dovrebbe essere molto comune visti i risultati della nostra ricerca.

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 2 – il colore fluorescente nel 3.000 lire è quello della testina turrita e dei segmenti ad essa sottostanti, entrambi stampati in azzuro tendente al grigio durante la prima fase di stampa.

Il periodo di uso – Un primo ritrovamento è del 23.10.91, il secondo è del 19.1.95 e gli altri tre sono compresi tra gennaio febbraio 1996. Dai dati disponibili si potrebbe ipotizzare l’uso di inchiostro fluorescente in due distinti periodi,1991-92 e 1995-96, con un gap di circa due-tre anni, ma è solo una ipotesi. Di certo possiamo affermare che questi francobolli sono ricollegabili all’emissione in fogli da 50.

Il valore da 4.000 lire (figura 3) risponde in modo attivo alla luce viola in corrispondenza del colore bruno grigiastro della cornice ad esclusione della fascia centrale verticale, dove tende a prevalere un po’ il verde, in alcune lettere del valore sovrapposto allo stemma repubblicano e nelle parti esterne (destra e sinistra) dei segmenti verticali sottostanti sia alla testa che allo stemma. Tutte queste parti attive sono state stampate nel secondo passaggio in macchina.

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 3 – il colore fluorescente nel 4.000 lire è quello stampato nella seconda fase di stampa ed interessa la cornice, i segmenti verticali al di sotto della testina turrita e dello stemma, il contorno delle cifre e parte delle lettere sovrapposte sullo stemma repubblicano. Il colore interessato è il bruno grigiastro.

Questa varietà ha una frequenza di ritrovamento molto superiore a quella del 3.000 lire e non è difficile imbattersi in questi francobolli anche su documento viaggiato, per lo più registrate. Il suo periodo d’uso sembra simile a quello del valore precedente. Anche in questo caso osserviamo un primo uso tra aprile e agosto del ‘92 ed un secondo tra aprile ‘95 e dicembre 96 con ritrovamenti più frequenti nella seconda metà del ‘96. Anche questa varietà è presente nei fogli da 50 francobolli.

Il valore da 5.000 lire (figura 4) è l’ultimo dei quattro Alti Valori stampati con inchiostro fluorescente da noi trovati. I colori fluorescenti sono nella stessa posizione di quelli del 4.000 lire, salvo che sono quelli tipici di questo valore. Anche in questo caso quindi sono interessate le parti stampate durante il secondo passaggio in macchina.

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 4 – il colore fluorescente nel 5.000 lire è, come nel valore da 4.000, quello della seconda fase di stampa caratterizzato dalla prevalenza del blu grigiastro. Quindi risultano attive la cornice, i segmenti verticali ed il contorno delle cifre nella metà inferiore e alcune lettere sovrapposte allo stemma repubblicano.

La sua frequenza di ritrovamento è inferiore a quella del 4.000, probabilmente perché stampato, e quindi usato, in minor misura rispetto al precedente. In base a quanto abbiamo potuto verificare, questo valore presenta fluorescenza nelle tirature in cui la cornice è grigio bluastro anziché blu. Il periodo d’uso riscontrato sui documenti viaggiati è compreso tra dicembre ’94 e febbraio ’96.

E’ interessante notare il periodo in cui sono stati usati gli inchiostri fluorescenti. Per il 3.000 ed il 4.000 lire sembra proprio più che una ipotesi l’uso in due periodi distinti (1991-92 e 1995-96), mentre per il 5.000 il periodo sembra essere unico e coincidente, grosso modo, con il secondo periodo dei primi due francobolli. Per il 2.000, con un solo esemplare, non è possibile avanzare ipotesi anche se la sua data d’uso tende a coincidere con quella del valore da 5.000 lire.
Nel proseguo tre esempi di documenti viaggiati, uno per ciascun francobollo, rispettivamente affrancati con un 3.000 lire (figura 5), un 4.000 lire (figura 6) ed infine un 5.000 lire (figura 7).

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 5 – raccomandata 2° porto dell’1.02.96 inviata da Ponte S. Giovanni (PG) per Perugia ed affrancata per 5.250 lire (lettera 2° porto 1850 + raccomandazione 3400) – periodo tariffario 1.6.95 – 4.5.97. L’affrancatura è composta da tre francobolli castelli da 750 e da un alto valore da 3.000 lire. L’alto valore ha il colore azzurro grigiastro fluorescente della testa e dei segmenti orizzontali sottostanti.

 

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 6 – raccomandata 2° porto del 20.08.92 inviata da Catania per Firenze ed affrancata per 5.050 lire (lettera 2° porto 1850 + raccomandazione 3200 – perioro tariffario 16.1.92 – 31.5.95. L’affrancatura è composta da un castello da 50 ed uno da 1.000 lire e da un alto valore da 4.000 lire. L’alto valore ha il colore bruno grigiastro fluorescente della cornice, della scritta sovrapposta allo stemma repubblicano, dei segmenti verticali sottostanti e del contorno delle cifre.

gli alti valori lire con colori fluorescenti

Figura 7 – assicurata 2° porto del 21.12.94 inviata da Piedimonte d’Ischia per Firenze ed affrancata per 5.150 lire (lettera 1° porto 750 lire + raccomandazione 3200 + assicurazione convenzionale 1200 – periodo tariffario 16.1.92 – 31.5.95). L’affrancatura è composta da un castello da 50 ed uno da 100 lire e da un alto valore da 5.000 lire. L’alto valore ha il colore blu grigiastro fluorescente della cornice, della scritta sovrapposta allo stemma repubblicano, dei segmenti verticali sottostanti e del contorno delle cifre.

 

Bibliografia

Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.

IL 20 CENT DONNE NELL’ARTE CON DENTELLATURA SPOSTATA IN ALTO

Nicola Luciano Cipriani

 

Questo articolo è stato oggetto di due brevi note su Il Francobollo Incatenato (n. 245, novembre 2014, e n.247, gennaio 2015) e di una flasch news del CIFO del 25.10.2014. ripropongo qui un articolo unico con l’aggiornamento dei ritrovamenti.

Dopo un primo ritrovamento (figura 1) comunicato con la flasch news del 25.10.2014, Stanislao Auletta mi inviò altre due immagini.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 1 – il primo frammento che ho descritto per pubblicare la notizia del fantastico ritrovamento

Dietro suo consenso, divulgai queste nuove immagini che rappresentano un casuale e particolarissimo ritrovamento di un documento interno di Poste Italiane, come successivamente ho potuto dimostrare. Questa varietà è molto bella e, soprattutto naturale, come piace alla maggior parte di noi. Decisamente, tra le tante varietà delle Donne nell’Arte, ne abbiamo viste tante e realmente di tutti i colori, questa è senza dubbio da porre negli scalini alti per alcuni motivi: a) è una varietà genuina, b) lo spostamento della dentellatura ha trasferito la scritta ITALIA € 0,20 in alto e notiamo anche lo spostamento del tralcio rosa lilla verso l’alto e leggermente a sinistra, c) non sembra che ce ne siano tanti. Quest’ultima osservazione è un po’ generica, ma sarà impossibile riuscire a trovare i cento francobolli che componevano il foglio. L’uso interno ad un ufficio postale ne limita certamente la diffusione verso l’esterno ed anche recuperare vecchi moduli è ormai un’impresa, anche perché molto spesso questa roba è andata al macero per una disposizione interna della pubblica amministrazione.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 2 – il 20 cent dell’affrancatura di figura 1. Splendida varietà!

Al di la di tutto, comunque, augurando che qualche altro fortunato riesca a trovare altri 20 cent con questa varietà, mi da gioia trasferire a voi, amici lettori, lo straordinario entusiasmo con cui Stanislao mi ha raccontato la sua scoperta e che vi riporto integralmente.

Qualche aneddoto particolare sul ritrovamento? È stato quando ritagliando altri francobolli che colleziono su vari frammenti che amici-parenti e altri (conoscendo la mia passione) mi conservano per poi consegnarmeli, dicevo, mentre ritagliavo il frammento, l’occhio mi diceva che c’era qualcosa che non quadrava su quei francobolli. Riprendendo di nuovo il frammento messo da parte insieme ad altri, lo esaminavo più attentamente e vedevo che quella donna mi ammiccava sempre di più, ma non ero subito riuscito ad inquadrare cosa, ma continuando a guardarlo improvvisamente mi sono accorto della sua varietà. Non immagini la gioia e la sensazione che ho provato …. peggio di un bambino … ci mancava solo che saltellavo ….. allora ho ripreso di nuovo gli altri frammenti che avevo già ritagliato e notavo che addirittura ne avevo trovato altri due. Quello che posso dirti e che pur analizzando e guardando migliaia e migliaia di altri ordinari, seppur trovavo sempre qualche varietà, una bella e inedita come questa non l’ho mai vista.

E nemmeno noi, caro Stanislao! Ti faccio, quindi, un ringraziamento pubblico a nome di tutti gli appassionati collezionisti.

Nell’articolo pubblicato sul n. 245 di questo notiziario e sulla news di “CIFO informa” del 25.10.14, presentai l’immagine di figura 1 ed il particolare di fig 2. Dissi che, dopo aver provato con un software di grafica nel tentativo di dare una maggiore definizione all’annullo, di non essere stato in grado di individuare la località d’uso. Oggi con i tre frammenti, sono riuscito a decifrare la località ed il CAP (figure 3 e 4); si tratta dell’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040), ubicato a sudest del Vesuvio (in provincia di Napoli), in via Passanti Flocco.

Nelle stesse comunicazioni mi posi la domanda sulla tipologia di uso di questa varietà; grazie alle lettere “od.” leggibili al di sotto della varietà nella parte alta destra delle figure 1 e 2, e alle scritte a penna, coperte parzialmente dal francobollo, ipotizzai un uso su modelli interni delle poste.

Nella figura 3 riporto il secondo frammento su cui non si nota alcun segno che possa sporgere da sotto i francobolli; nella figura 4 invece riporto il terzo frammento e si intravede un “3” ed un pezzetto di “L”, i quali, sommati alle lettere “od.” della figura 2, danno un elemento in più che si possa trattare proprio di un modello interno delle poste. Dovrebbe trattarsi di un modulo dell’Ufficio Riscossioni.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 3 – il secondo ritaglio, questa volta con coppia del 2 cent e coppia del 45 cent a cui si aggiunge la splendida varietà.

 

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 4 – il terzo frammento con la medesima combinazione di affrancatura della figura 3.

 

Non molto tempo fa, in asta coll.it, è apparso un documento intero dell’Ufficio Riscossioni di Poste Italiane (figura 5) che ha confermato la mia deduzione relativamente al modello utilizzato.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 5 – Documento affrancato presso l’Ufficio Postale di Poggiomarino (80040) di via Passanti Flocco e annullato il 16-3-2006.

Nell’ultima figura 5 riporto i quattro francobolli estratti dalle immagini, i quali, almeno per ora sono gli unici noti.

il 20 cent donne nell'arte con dentellatura spostata in alto

Figura 6 – i quattro francobolli ad oggi noti di questa splendida varietà.

Tutti insieme fanno un bellissimo effetto, peccato che il secondo da sinistra abbia la mancanza dell’angolo destro alto. Chi sa se saranno possibili altri ritrovamenti, comunque faccio i miei auguri agli eventuali fortunati e rivolgo un gentile e caloroso invito a tutti i collezionisti a comunicare eventuali nuovi ritrovamenti per mentenere aggiornato questo censimento.

L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE DONNE

Alcuni usi tardivi delle donne nell’arte

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)

Un altro titolo che ho talora usato con alcune varianti è ”Le donne stupiscono ancora”, la prima idea è stata reiterare questo titolo, ma poi, al momento di iniziare ho preferito cambiare ed ho scelto una variante che ha più o meno lo stesso significato. L’aspetto femminile del titolo genera sempre in noi maschietti reazioni contrapposte, nel bene e nel male. Naturalmente non ho nessuna intenzione di addentrarmi in questo pericolosissimo terreno di gioco, preferisco le donne della passata serie ordinaria che ne ritraevano alcuni fulgidi e famosi esempi. Questa serie ordinaria è da tempo ormai accantonata da parte di Poste Italiane e anche noi tutti la consideriamo ormai cosa passata e, coloro che seguono le ordinarie attuali, hanno certamente voltato l’attenzione alle nuove serie Leonardesca e Piazze d’Italia. Anche la serie di Posta Italiana è quasi messa da parte, ma non in modo definitivo perché le due ultime stentano a decollare. Anche il valore base per l’interno delle Piazze d’Italia sembra poco usato.

Ma torniamo alle Donne nell’Arte, di questi francobolli ne parlo solo per le tariffe per la posta ordinaria. Questa serie, dopo aver convissuto per una decina di anni abbondanti con i francobolli prioritari, dopo il 2009 si è mostrata in apparizioni saltuarie che sono sfumate nel tempo verso le apparizioni sporadiche. Parlo naturalmente di usi non procurati.

Quando è stata in vigore la tariffa  da 70 cent (1.1.13 – 30.11.14), si sono riviste alcune affrancature con francobolli delle Donne nell’Arte. Il taglio più comune è stato certamente il valore da 45 cent, di cui erano noti consistenti residui, che è stato usato in abbondanza con il 25 cent di Posta Italiana (figura 1).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 1 – invio da Massa Marittima per città del 6.6.13 affrancato con 45 cent Donne nell’Arte e 25 cent di Posta Italiana.

In questo periodo tariffario ha fatto anche la comparsa il taglio da 70 cent in giusta sostituzione del pari valore della nuova ordinaria (figura 2);

l'imprevedibilità delle donne

Figura 2 – invio da Sulmona (AQ) per Pescara del 10.6.13 affrancato con 70 cent Donne nell’Arte.

la comparsa di questo valore è stata una sorpresa perché la sua emissione risale al 31.7.2004 e non più utilizzato per anni. Probabilmente sono stati recuperati i fogli giacenti da qualche parte che hanno sopperito in parte, probabilmente voluto, alla non completa distribuzione della nuova ordinaria durante la prima parte temporale di questa tariffa. Altro valore ricomparso, ma con minor sorpresa è stato il valore da 90 cent, minore sorpresa perché questo valore è stato emesso il 26.6.2004, ma poco utilizzato in generale causando una scorta invenduta consistente. Questo valore è noto in abbinamento all’Alto Valore da 1 euro per la tariffa del secondo porto di questo periodo tariffario (figura 3).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 3 – invio da Venezia per Milano del 12.11.14 affrancato con 90 cent Donne nell’Arte e 1 euro Alti Valori emissione 2002.

Con il successivo periodo tariffario (1.12.14 – 30.9.15), la lettera primo porto era passata a 80 cent ed il secondo porto a 2,15 euro. Anche in questo periodo sono comparsi alcuni valori delle Donne nell’Arte; in questo caso non ho un esempio per il primo porto, ma posso mostravi due invii di secondo porto. Nel primo, di formato standard, l’affrancatura è composta da tre pezzi da 70 cent di Posta Italiana e cinque pezzi da 1 cent Donne nell’Arte (figura 4).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 4 – invio da Bologna per Milano del 7.9.15 affrancato con 5 pezzi da 1 cent Donne nell’Arte e 3 pezzi del 70 cent di Posta Italiana.

Purtroppo l’annullo rotante del CMP ha obliterato solo due valori da 70 cent lasciando intonsi gli altri francobolli. il secondo invio ha ancora un valore in centesimini, questa volta ricompare il taglio da 3 cent. Non è la sola sorpresa, perché è presente anche il taglio da 2,00 euro dei prioritari, emissione senza millesimo. Questo centesimino delle donne risale al 2002 ed era sparito di circolazione ormai da anni.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 5 – invio da Milano per città del luglio 2015 (non è leggibile il giorno) affrancato con 5 pezzi del 3 cent Donne nell’Arte e 2,00 euro Prioritario.

Il tempo passa e le apparizioni continuano, le donne non vogliono farsi dimenticare.

Con l’attuale tariffa base a 95 cent, in vigore dal 1.10.2015, ho trovato ben tre invii con francobolli delle Donne nell’Arte. Il primo è un invio primo porto con un eccesso di 5 cent (figura 6).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 6 – invio da Piombino (LI) per Magliano in Toscana del 2.11.15 affrancato con 20 cent Donne nell’Arte e 80 cent di Posta Italiana (eccesso di 5 cent).

Si tratta di un valore da 20 cent del 21.8.2004 utilizzato come valore integrativo ad un’80 cent di Posta Italiana. Il secondo invio è del febbraio di quest’anno ed è affrancato con un 77 cent Donne nell’Arte abbinato ad una tp-label per completamento di tariffa del valore di 18 cent. (figura 7), purtroppo questa affrancatura, per la presenza della tp-label non presenta annulli sul francobollo.

l'imprevedibilità delle donne

Figura 7 – invio da Cardano (BZ) per Milano del 10.2.16 affrancato con 77 cent Donne nell’Arte e tp-label da 18 cent.

Infine l’ultima è una affrancatura di fantasia in quanto la tariffa è totalmente fuori luogo. Dalla pieghe sulla busta si evince che doveva essere un po’ pesante e probabilmente del secondo porto. L’affrancatura è composta da coppia del 45 cent donne e da un valore da 1,00 di Posta Italiana per un totale di 1,90 euro (figura 8).

l'imprevedibilità delle donne

Figura 8 – invio da Bologna per Milano del 8.11.16 affrancato con coppia del 45 cent Donne nell’Arte e 1,00 euro di Posta Italiana.

L’invio è stato effettuato l’8 novembre scorso. la tariffa di 1,90 era il secondo porto durante il periodo tariffario 1.1.13 – 30.11.14, un po’ lontano nel tempo rispetto al tariffario attuale che prescrive una affrancatura pari a 2,55 euro. Purtroppo capita spesso di imbattersi in affrancature totalmente avulse dal tariffario in corso. Un po’ per ignoranza, non solo degli utenti, un po’ per l’aumento continuo del “degrado” ambientale in generale, si può affrancare con qualunque cosa, comunque la missiva arriva a destinazione nella stragrande maggioranza  dei casi. Se qualche invio irregolare viene fermato e controllato è esclusivamente un puro caso.

UN INEDITO 500 LIRE SEGNATASSE

Nicola Luciano Cipriani e Giovambattista Spampinato

 

Più volte ho elogiato l’occhio di lince di Giovambattista. Le sue osservazioni portano sempre qualche novità ed anche questa volta non si è smentito. Certamente l’interesse che ha suscitato l’uso di inchiostro fluorescente nei Castelli e non solo, ha spinto molti appassionati pieni di curiosità a cercare qualcosa di nuovo. Dopo le mie prime segnalazioni sul 1000 e 900 lire Castelli, Ketty Borgogno ha scoperto il 750 e Giovambattista Spampinato il 350. Antimo D’Aponte ha individuato anche nelle Donne nell’Arte da 800 lire alcuni esemplari con il marrone parzialmente fluorescente. Insomma sembra che questa novità ha i suoi estimatori, curiosi di trovare qualche novità. In particolare, Giovambattista è persona molto attenta e, quando c’è da controllare qualcosa, parte in quarta.

Tra i francobolli dei servizi, i segnatasse sono quelli che, per molti collezionisti sono sempre stati in sordina; ad eccezione di alcune posizioni di filigrana, si tratta di francobolli di poco valore e, cosa ben nota, per molti collezionisti il valore venale è attraente. Vi sono tanti altri collezionisti che invece trovano grande interesse e soddisfazione nello studio delle caratteristiche dei francobolli, indipendentemente dal loro valore venale. In questo certamente gioca un ruolo edonistico, il piacere della scoperta ed è questa la grande soddisfazione. Trovare qualcosa di inedito non è solo piacere personale perché questo diventa completo quando si può trasmettere la grande notizia.

 

Ma veniamo all’argomento di questo articolo. Giovambattista, controllando alcuni pezzi dei segnatasse con la lampada di Wood, si è imbattuto in due francobolli che forniscono una strana risposta. Entrambi hanno filigrana stelle IV tipo orizzontale e non hanno la scritta ipzs – roma. Si tratta di due francobolli dell’emissione del 1981 corrispondenti al n. 51 (120/V del Catalogo Sassone). Il francobollo a sinistra nella figura 1 lo chiamerò frb-1 e quello a destra frb-2. Come si può vedere, il numero 1 ha carta bianca poco fluorescente alla lampada di Wood, mentre il secondo ha la carta bianca con fluorescenza bianca evidente.

UN INEDITO 500 LIRE SEGNATASSE

Figura 1 – i due segnatasse da 500 lire in luce bianca ed in luce viola visti sul recto.

In figura 2 ho aggiunto a sinistra un terzo francobollo non fluorescente stampato su carta leggermente giallina. Queste differenze indicano che i tre esemplari sono da riferire a differenti e distinte ristampe.

UN INEDITO 500 LIRE SEGNATASSE

Figura 2 – i due segnatasse da 500 lire in luce viola messi a confronto con un esemplare non fluorescente e su carta leggermente giallina (a sinistra).

In quel periodo il valore da 500 lire stava aumentando il suo uso a causa delle tariffe postali in continuo aumento e non erano ancora stati previsti i due valori superiori da 900 e 1500 lire che usciranno rispettivamente nel 1984 e 1991. Per tale motivo, non era difficile in quel periodo rinvenire usi multipli del valore da 500 lire che ebbe sicuramente numerose ristampe.

Nella figura 3 riporto i due esemplari inviatimi da Giovambattista Spampinato visti sul retro (frb-2 è leggermente rosato in quanto staccato da una busta rossa).

UN INEDITO 500 LIRE SEGNATASSE

Figura 3 – i due segnatasse da 500 lire in luce bianca ed in luce viola visti sul verso.

Come è possibile vedere, i due esemplari presentano una strana risposta alla luce viola. Ricorderete che i colori fluorescenti, utilizzati per la stampa dei francobolli, visti in luce viola mostrano sempre un alone blu scuro, in questo caso (non ben visibile dalle immagini) il colore tende ad un viola-bruno. In base alla geometria della vignetta, la fluorescenza dovrebbe essere di spettanza del colore rosso visto il rettangolo scuro al centro dei francobolli. Meno spiegabile è la cornice non continua che borda il centro. Le chiazze irregolari di questa porzione mal si attribuiscono al colore rosso; infatti, anche se ammettiamo una infiltrazione del rosso nel blu (si verifica spesso in questi francobolli), non sono spiegabili le due cornicette bianche, pressoché continue, che contornano le chiazze corrispondenti alla cornice blu sul recto. Anche le lettere bianche, sulle quali non c’è alcun colore, appaiono invase dalla risposta alla luce viola. Questo è un vero mistero!

Per meglio comprendere questo fenomeno sarebbe utile conoscere i materiali utilizzati a suo tempo presso il Poligrafico, ma ritengo che sia una impresa ardua. Resta solo da sperare che qualche esperto di stampa calcografica e di colori legga questo articolo e possa esprimere un suo parere.

Per quanto riguarda invece la valutazione in merito alla frequenza di questo ritrovamento, posso dire che nel mio archivio di usati non ho nessun francobollo di questo tipo che abbia dato risposta simile alla luce viola. Ho anche scollato parzialmente alcuni francobolli da una ventina di buste, ma la risposta è stata negativa. Invito tutti a verificare e ringrazio sin da ora chi volesse fornirmi informazioni sul numero dei ritrovamenti.

 

FLUORESCENZA, COSA SARA’ MAI COSTEI!

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

Premessa

Questo titolo di manzoniana memoria non deve far pensare che voglia fare una lezione di fisica, assolutamente. Voglio solo evidenziare il fatto che la fluorescenza della carta e dei colori utilizzati per la stampa dei francobolli non hanno mai attratto commercianti ed editori di cataloghi, se non marginalmente. Mi sono sentito dire più volte qualcosa come: “ma, sai non è una cosa che si vede! E poi, non interessa proprio a nessuno!”. Vorrei obiettare che potrebbero essere ben altre le motivazioni per cui la fluorescenza è considerata una Cenerentola della filatelia. Una cosa è certa, se non viene presentata, spiegata ed offerta è chiaro che il collezionista medio ne sarà attratto solo dietro impulso personale e spontaneo. Il non parlarne l’ammanta in qualche modo di cosa misteriosa (proprio perché poco nominata e quindi poco conosciuta) e passibile di imbroglio e comunque del suo dubbio. Il dubbio, che è sempre bene avere, in questo caso agisce da sicuro distruttore del “mito”. C’è da aggiungere che il tacerla fa sì che i “qualcuno mi ha detto” o “per quanto ne so” producano spesso falsi concetti. Concludo il mio pensiero dicendo semplicemente che le giuste informazioni stimolano i collezionisti ad intraprendere ricerche con interesse reale inserendo l’argomento all’interno delle proprie collezioni. Signori commercianti, vi pare cosa da poco?

Inizio con le variazioni non volute e possibili sulla fluorescenza, bisogna dire che ce ne sono anche di empiricamente provate come il passaggio di particelle fluorescenti su francobolli con carta non fluorescente durante il lavaggio. Ma anche questo concetto viene spesso tirato in ballo per spiegare anche l’inspiegabile. E poi mica un francobollo non fluorescente lo diventa per aver fatto un bagno in comune con uno fluorescente! Assumerà un debole segnale superficiale leggermente rilevabile dalla luce viola. Ma è valido anche il contrario: è impossibile che un francobollo fluorescente perda del tutto o quasi la sua caratteristica fino a mostrare una carta senza nemmeno un luminoforo (microscopiche particelle di fosforo).

Vengo al sodo. Questo argomento mi è venuto in mente a seguito della ricerca del 750 lire con inchiostro fluorescente  (Il Francobollo Incatenato n. 257, dicembre 2015), durante la quale ho trovato alcuni strani francobolli. Quando penso a questo argomento mi torna sempre alla memoria la pubblicazione di Giovanni Riggi su questo argomento (v. bibliografia, l’unica per il momento applicata allo studio dei francobolli) ed alcuni suoi appunti inediti dei quali mi sono ripromesso da tempo di riorganizzare; prima o poi lo farò!

 

Tra i circa 12.000 miei pezzi del 750 lire castelli visionati, ne ho trovati alcuni in cui la fluorescenza non investe tutto il francobollo. Lì per lì ho notato la cosa, ma senza soffermarmi a pensarci più di tanto in quanto ricordavo, più o meno vagamente, che Riggi doveva aver descritto qualcosa di simile nel suo lavoro. In realtà il mio ricordo non era così fedele, Riggi si riferiva ad altra cosa, come ho ricontrollato recentemente. Ad ogni modo li avevo comunque accantonati. Ripensandoci, in un secondo momento, mi è venuta la considerazione: “ma come è possibile che la fluorescenza sia mancante su ampie aree del francobollo?” Il lavaggio prolungato, potrebbe causare questa apparente anomalia? Ma, veramente… se ci ragioniamo un po’ sopra e cerchiamo di immaginarci i microscopici luminofori che vanno in giro nella bacinella piena di acqua e francobolli…..  si, negli appunti di Riggi ci sono alcuni esempi di passaggio per contatto dei luminofori da un francobollo ad un altro (figura 1), ma si tratta di leggeri passaggi di fosforo che investono pellicolarmente i francobolli e che non rendono il francobollo decisamente fluorescente.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 1 – alto valore da 1500 con fluo-rescenza in patina (solo al recto) e non fluorescente al verso che, a contatto con altro francobollo fluorescente durante il lavaggio, mostra al verso una leggera fluorescenza (Riggi, appunti inediti).

In figura 1 le aree colorate non sono uniformi a causa della direzione di origine della luce viola proveniente solo dalla parte alta del francobollo, questa parte risponde con maggiore intensità e la macchina fotografica la registra fedelmente. La differenza reale tra la carta non fluorescente (in basso nell’immagine) e la parte che ha ricevuto pellicolarmente un po’ di fluorescenza va valutata giusto in prossimità dell’impronta visibile della dentellatura. In questa zona a cavallo della dentellatura, si nota bene come la differenza di fluorescenza sia realmente contenuta. E si deve anche dire che il francobollo fluorescente non ha subito la perdita totale della fluorescenza perché se così fosse, lavando i francobolli misti, dovremmo avere tutte carte uguali a debole fluorescenza! Oppure si potrebbero preparare facilmente varietà di fluorescenza. Certamente con opportune manipolazioni chimiche tutto si può fare, anche se non al 100% perché qualche evidenza resta sempre, ma qui non voglio parlare di frodi, bensì di semplice lavaggio che tutti i collezionisti fanno. Restando nell’ambito del collezionismo sano, tutto questo non c’è! C’è anche da aggiungere che il fosforo che può passare per aderenza da un francobollo ad un altro, è solo quello applicato superficialmente,  non certamente quello contenuto all’interno della carta. E qui è necessario citare anche i differenti tipi di carta perché non sono mica tutte uguali! Come è noto, per la stampa dei francobolli è stata utilizzata carta fluorescente in patina, carta fluorescente in pasta, vernice fluorescente ed inchiostri fluorescenti [il famoso 10 lire siracusana con un rosso brillante alla luce viola nelle versioni con filigrana ruota, stelle 1, 2 e 4(?), ma ce ne sono tanti altri, anche nei Castelli, come abbiamo visto in altre occasioni].

È mia intenzione riprendere gli appunti di Riggi su questo argomento e spero di farlo a breve. Qui vorrei mostrare solo un po’ di immagini di francobolli che ritengo abbiano difetti di fluorescenza, ma non dovuti a lavaggio, bensì ad una fluorescenza difettosa per fabbricazione della carta. Si tratta, come ho accennato all’inizio, di esemplari del 750 lire castelli usati negli anni 91-92 (quelli da me analizzati).

 

Esperienze

Premetto che, a differenza degli Alti Valori lire, i castelli hanno avuto solo fluorescenza in pasta di vari colore, bianco e rosa nelle prime tirature e gialla nelle successive (a partire dal 1984). Nella figura 2 riproduco un esemplare con fluorescenza mista bianco-gialla, cosa già messa in evidenza da Riggi (opera citata). La particolarità è che sono presenti anche chiazze blu grigiastre che denotano la totale assenza di fluorescenza. Se nei castelli la fluorescenza è sempre in pasta, vuol dire che, abradendo la superficie, la parte interna della carta continua a rispondere senza alcuna differenza alla luce di Wood o luce viola o luce nera. Se invece notiamo, come in figura 2, che alcune parti del francobollo/foglio, non rispondono alla luce restando di una colorazione scura tra il blu ed il grigio, vuol dire che in queste aree osserviamo mancanza o carenza di luminofori.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 2 – castello da 750 lire in cui si nota una fluorescenza in pasta intermedia tra il giallo ed il bianco. Sono presenti anche alcune aree di totale assenza della fluorescenza.

Altra immagine interessante è quella di figura 3. Essendo una striscia di quattro francobolli, la gradualità del fenomeno è veramente chiara. È indubbio in questo caso che la fluorescenza tenda a diminuire gradualmente da destra verso sinistra e l’estremo lembo sinistro appare come se ne fosse quasi totalmente privo.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 3 – striscia di quattro del castello da 750 lire in cui si nota una graduale diminuzione della fluorescenza in pasta da destra verso sinistra, fin quasi ad essere assente.

Guardando sia il fronte che il verso di questa striscia, osserviamo che la fluorescenza ha lo stesso comportamento su entrambe le facce e ciò dimostra che la fluorescenza è in pasta ed ha una distribuzione non uniforme. Tale decremento di fluorescenza è certamente dovuto ad una riduzione quantitativa di fosforo nell’impasto di produzione della carta e la luce viola lo evidenzia perfettamente. Tenendo presente che i castelli hanno fluorescenza in pasta nella carta, non è possibile toglierla al suo interno, come aveva già notato Riggi (appunti inediti).

Questo ritrovamento induce a pensare che ci possano essere stati fogli interi (molto probabilmente pochi) o parti di foglio di questo francobollo senza fluorescenza. A conferma di questa idea presento altre immagini molto eloquenti che provengono sicuramente da fogli differenti (figura 4).

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

Figura 4 – quattro esemplari isolati del castello da 750 lire esempio di variabilità della fluorescenza, fino a quasi “senza”.

Come si può notare, nessun esemplare è totalmente senza fluorescenza; solo il primo a sinistra lo è quasi. Si nota infatti una risposta parziale di fluorescenza gialla in basso a destra. Negli altri tre esemplari, invece, si notano aree limitate fluorescenti visibili nella stessa posizione, sia sul fronte che sul recto.

 

Conclusioni

A questo punto vengono spontanee due considerazioni:

  • Non penso che questi francobolli siano stati manipolati in quanto mancherebbe la possibilità di estrarre la fluorescenza dall’impasto della carta per via chimica o fisica.
  • In base a quanto sopra, si potrebbe pensare che potenzialmente potrebbero esistere esemplari di castelli stampati su carta non fluorescente per difetto di fabbricazione dell’impasto, però questa volta su carta con filigrana stelle quarto tipo e non secondo.

aggiornamento del 26 giugno 2017

Questo articolo è apparso nel mese di gennaio 2017 su Il Francobollo Incatenato n. 269. Recentemente Ketty Borgogno mi ha inviato l’immagine fronte retro di due esemplari da 750 lire totalmente privi di fluorescenza, sia in pasta che in patina. Ho colto quindi l’ocasione per rivedere l’articolo nel suo complesso e aggiungere questa ultima novità.

Fluorescenza, cosa sarà mai costei!

figura 5 – due esemplari da 750 lire con filigrana stelle IV tipo e senza fluorescenza gentilmente forniti da Ketty Borgogno.

Nella figura 5 mostro questo nuovo ritrovamento che sicuramente spingerà gli appassionati di questa serie a rivedere i loro magazzini nella speranza di trovare altri esemplari da inserire nella propria collezione. Certamente siamo di fronte a ritrovamenti che possiamo considerare rari quindi non posso che augurare buona fortuna a tutti gli appassionati con la speranza che possano trovare questa varietà, magari, anche in altri valori di questa intrigantissima serie ordinaria.

 

bibliografia

Giovanni Riggi, 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia, edizioni CRAL SIP sez. Torino.

Giovanni Riggi, 1995. La Fluorescenza nei francobolli d’Italia, Vaccari Editore.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE  DEI FASCETTI

UNA CARTOLINA POSTALE INVIATA PER ESPRESSO DA BORDIGHERA A CREMONA

 

La soprastampa fascetti di Genova è nota tra i collezionisti per essere quella con la minor tiratura rispetto alle altre cinque (Roma, Verona, Firenze, Milano e Torino). Bisogna però precisare che i primi tre valori di posta ordinaria (25, 30 e 50 cent), benché a tiratura inferiore rispetto a quella delle altre tirature, non sono affatto da considerarsi rari. Diverso è il caso degli espressi dei quali il 2,50 è decisamente poco comune, mentre, il valore da 1,25, pur avendo avuto una tiratura non particolarmente bassa, presenta serie difficoltà di attribuzione se sciolto o su documento.

 

Sulla Rivista Filatelica d’Italia, nel numero di aprile 1944 è pubblicato un articolo di Oliva in cui sono riportate le tirature indicate nella tabella di figura 1. Come ben noto, la Ditta Oliva era un’importante azienda filatelica della città di Genova. Osservando la tabella viene spontaneo il dubbio sulla veridicità di questi numeri. Questa considerazione si evince dal fatto che di fogli interi del cent. 75 se ne conoscerebbero più degli otto indicati, senza contare gli spezzoni di foglio ed un minimo di usati realmente per posta. Non metto in dubbio l’attribuzione di questi fogli in quanto è proprio con i fogli interi che si può riconoscere con certezza ciascuna tiratura. Ma non è questa la sola via per la loro attribuzione. Avendo disponibile un archivio adeguato di confronto, è possibile tentare la plattatura di singoli francobolli. Sicuramente ci sono situazioni abbastanza ambigue a causa della variabilità delle caratteristiche di soprastampa quali la pressione, il tono del colore ed altre a cui ciascun perito si attiene secondo la propria esperienza, ma con la plattatura si ottiene la prova provata della corretta attribuzione.

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 1 – quantitativi di francobolli stampati della tiratura di Genova secondo Oliva.

L’occasione di scrivere questo articolo l’ho avuta in seguito all’acquisto, fatto durante la scorsa manifestazione di Veronafil, di una cartolina postale spedita per espresso dalla Liguria (figura 2). La cartolina, in tariffa, è affrancata con un valore da 30 cent fascetto e dall’espresso da 1,25, entrambi con soprastampa rossa. Come sempre in questi casi, ho dato un’occhiata con la lente a 10x all’espresso e subito ho notato alcuni caratteri che mi hanno indicato la possibilità di poterlo attribuire alla tiratura di Genova. Tornato a casa mi sono messo al lavoro per definire la sua attribuzione.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 2 – cartolina postale inviata per espresso il 6-4-44 da Bordighera a Cremona.

Ricordo che la soprastampa C (fascio: 30 cent e 1,25 lire di posta ordinaria) presenta forti similitudini con la III tavola di Verona; parrebbe, anzi, che una tavola di Verona sia stata trasferita a Genova e da qui restituita per l’impossibilità di utilizzo in parallelo con quella già presente alla Tipografia Marini1. Anche il colore utilizzato nel capoluogo ligure rientra nella variabilità dei colori veronesi. Conclusione, questa soprastampa presenta chiare problematiche di attribuzione che, talvolta, solo la plattatura, non sempre possibile, fornisce un responso incontrovertibile. In questo caso la platatura sfrutta, più che la geometria del fascio, altri piccoli particolari utili alla distinzione.

Per quanto riguarda i fogli interi e i grandi blocchi, le posizioni note consentono una facile attribuzione, ma quando si analizzano francobolli sciolti o addirittura su documento, in molti casi si deve procedere con cautela valutando la maggiore o minore viscosità e trasparenza degli inchiostri, i toni di colore, le loro caratteristiche fisiche di riflessione della luce e di opacità e da altri caratteri come la pressione di stampa ed altri. Tutti questi caratteri sono molto importanti e con una buona esperienza, si riesce molto spesso a riconoscere la giusta tiratura. Ma non sempre l’attribuzione riesce ad essere univoca, specialmente quando ci si trova ad analizzare soprastampe ben prodotte, appartenenti a differenti tirature, che appaiono molto simili tra loro. In questi casi diventa necessaria la plattatura ed aggiungo anche che questa operazione di riconoscimento della posizione sul foglio conferisce alla perizia un valore aggiunto e contemporaneamente anche la certezza della attribuzione. Anche se la plattatura può essere considerato un “in più”, per certi versi mal visto, a causa del lavoro che richiede, ciò non di meno essa rimane in ogni caso una prova provata per i collezionisti che hanno meno esperienza o che vogliono comunque l’avallo di un perito. D’altronde l’attribuzione alla giusta tiratura ha soprattutto una valenza per il valore venale del francobollo e del suo uso postale.

 

A complicare il riconoscimento spesso l’eccessiva inchiostrazione fa aumentare lo sconforto. Un eccesso di inchiostro sui cliché crea una sua fuoriuscita lungo i bordi della soprastampa che tende a mascherarne la geometria. In tali casi il lavoro di plattatura diventa più difficoltoso; in un solo caso l’eccesso di inchiostro è invece di aiuto, anche se solo relativo. È il caso della soprastampa B (Repubblica Sociale Italiana su tre righe: c.50) di Firenze (rosso lillaceo) che, per la forte quantità di sbiancante, è molto pastosa e straborda molto a seguito della pressione di stampa; molto “sporco” di inchiostro contorna le lettere della soprastampa. Questo carattere di per sé è diagnostico per riconoscere la tiratura del 50 cent di Firenze, ma non aiuta assolutamente alla plattatura.

Ma torniamo alla soprastampa di Genova. Questa soprastampa talvolta presenta molto “sporco”, intorno al fascetto ed alle scritte, che si manifesta con una miriade di piccoli punti di colore. Questo “sporco” si ritrova talora su tutte le tre tipologie di soprastampe (A, B e C), carattere che può aiutare molto per la plattatura.

 

Analizziamo ora la cartolina postale di figura 2. Si tratta di una cartolina postale spedita per espresso da Bordighera (Imperia) a Cremona il 6.4.44; siamo nel primo periodo tariffario (23.9.43 – 30.9.44) della RSI e la cartolina è affrancata in tariffa con una valore da 30 cent fascetti a coprire la tassa di un invio ordinario e con l’espresso da 1,25, sempre fascetti, per assolvere la tassa relativa. In figura 3 riporto il francobollo per espresso ingrandito in modo da rendere visibili alcuni dei caratteri descritti della soprastampa; in figura 4, invece riporto alcuni particolari che aiutano ad individuare la posizione sul foglio.

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 3 – l’espresso da 1,25 dimostrato appartenente alla tiratura di Genova in base alla plattatura che ha permesso di riconoscere la posizione 18 della tavola sinistra.

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 4 – alcuni particolari di figura 3.

Gli elementi da prendere in considerazione per la plattatura sono tutti i particolari individuabili della soprastampa; nel caso della figura 4 la forma del fascio è un elemento di aiuto ed in particolare le evidenti macchie di inchiostro del nastro sinistro. Le macchie di colore si mantengono nelle stesse posizioni in tutti i fogli soprastampati uno di seguito all’altro e fino alla fase di ripulitura del cliché e possono quindi essere un utile indizio. Altro elemento utile è la forma delle lettere ed in questo caso quella della “R” che ha la gamba sinistra leggermente curva verso l’interno e appena più corta di quella destra. Nel loro insieme, questi caratteri hanno consentito il riconoscimento della posizione 18 della tavola sinistra della soprastampa di Genova.

 

Nell’ambito peritale e degli studiosi, è accettato da tempo che per la soprastampa degli espressi della tiratura di Genova, come per altre tirature, sia stata usata una sola tavola, in realtà, tra la tavola destra e sinistra si notano alcune piccole differenze mal giustificabili con una sola tavola. Differenze che per altro sembrano contrastare con la tipologia di macchinario utilizzato. A Genova, la ditta incaricata della soprastampa dei valori della serie Imperiale è stata la Tipografia Marini, che già stampava materiale filatelico, la quale ha utilizzato una macchina piano cilindrica della serie “Suprema” prodotta dalla Ditta Saroglia di Torino (ancora oggi in attività per la produzione di macchine da stampa). La macchina era un po’ datata ed aveva un mettifoglio a mano. La scelta di operare con questa macchina sembra sia stata in relazione al fatto che si prestasse alla soprastampa di fogli già gommati in quantitativi ridotti. Sembrerebbe che le dimensioni di questa macchina non consentissero l’uso dei doppi fogli, ma personalmente non ho certezza di questo dato, riferendo solo una descrizione storico bibliografica della macchina.

 

Passo ora ad analizzare il soprastampato da 30 cent. Vorrei anticipare che, quando le stampe sono chiare e pulite, non sempre è facile l’attribuzione dei francobolli alla tiratura di Genova. Quando poi si ha di fronte un francobollo con soprastampa difettosa o per eccesso di inchiostrazione, o per difetto, l’attribuzione è ulteriormente complicata; questa considerazione vale in generale per tutte le tiratura di questa emissione.

La soprastampa C (fascio grande, utilizzata per il 30 cent e l’1,25 lire) presenta già di per sé difficoltà di plattatura a causa dei pochissimi elementi utilizzabili. Ad eccezione delle posizioni note per difetti particolari, il contorno del fascio è abbastanza costante per le sei tirature e solo alcuni piccoli particolari del contorno possono aiutare nell’individuare la posizione sul foglio. Bisogna naturalmente avere un po’ di occhio per percepire le piccole differenze nella geometria dei nastri o della picca. In questa operazione non è possibile operare con una lente, occorre l’uso di un computer ed un software di grafica avendo cura di scansionare i francobolli ad alta risoluzione per ingrandire adeguatamente l’immagine.

Importante è anche la tipologia di inchiostro utilizzata e, anche se non di grande importanza, pure la tonalità del colore; tra i vari caratteri può comunque essere più utile sapere se l’inchiostro è opaco oppure lucido. Infatti, ciascuna delle sei sedi in cui sono stati soprastampati i fascetti, ha utilizzato varie tipologie e tonalità di colori ed in particolare i rossi hanno avuto un variegato ventaglio di tonalità. Tra i rossi più noti c’è sicuramente il biaccato di Firenze, ma questo colore tendente al lillaceo è noto anche per Verona e per Torino. Certamente il 50 cent soprastampato a Firenze è facilmente distinguibile non solo per la tonalità del lillaceo, ma anche per una ricchezza di piccole macchie che “sporcano” la soprastampa.

Nel caso del 30 cent un colore rosso vivo, tendente molto leggermente al lillaceo, può essere stato utilizzato per qualunque tiratura. Nella figura 5 riporto ingrandito il francobollo spedito da Bordighera. Come si può notare, la tonalità di colore potrebbe benissimo appartenere alla tiratura di Genova, ma non è detto. Ad ostacolare la visione, come si può vedere dall’immagine, è la debole inchiostrazione come manifestato dalle numerose e minute falle di colore.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 5 – il francobollo da 30 cent della cartolina di figura 1

Una analisi di tutte le posizioni del foglio di Genova non ha dato alcun indizio sulla posizione di questo francobollo. Ho provato allora sulle tavole di Verona a causa della presenza di un bordino evidente che circonda un po’ tutto il fascio (figure 6 e 7); questo bordino è comune nelle soprastampe di Verona. Ma anche in questo caso il risultato è stato deludente. Solo riguardando ripetutamente la soprastampa alla ricerca di un qualche indizio, ho colto la leggera bombatura nella parte bassa destra del fascio. Come si può vedere nella figura 7, la base del fusto, sotto il nastro destro, non è in linea con la verticale del fusto sopra il nastro a causa di un leggero rigonfiamento. Difetti di questo tipo sono talora presenti nella tiratura di Roma, ma, non avevo preso in considerazione questa tiratura per il colore poco comune per i soprastampati nella capitale.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 6 – particolare della testa del fascio

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 7 – particolare della base del fusto e del nastro sinistro

La verifica sulle tavole di Roma è risultata positiva: il 30 cent corrisponde alla posizione 85 della prima tavola. Oltre alla bombatura della base del fusto, nel mio foglio di riferimento corrispondeva benissimo la forma della testa ed era presente, anche se appena accennato, il ciuffetto visibile sul retro e piegato verso il basso (figura 6).

L’uso dei francobolli della tiratura di Genova non è stato molto frequente tanto che sulle corrispondenze provenienti dalla Liguria, si trovano essenzialmente soprastampati delle tirature di Roma e Verona perché sono gli unici che vennero distribuiti su tutto il territorio governato dalla RSI.

Il 30 cent qui descritto ha quindi una soprastampa che non presenta i caratteri peculiari della tiratura di Roma: senza bordino a delimitare il fascio, colore rosso da vivo sbiadito tendente al rosa e opaco. Ad uno sguardo veloce essa poteva benissimo essere attribuita alla tiratura di Genova. Anche in questo caso l’applicazione del metodo della plattatura ha diradato ogni nebbia.

 

 

1 Carlo M. Cis e Antonio A. Piga – “Repubblica Sociale Italiana – Una macchina da stampa nella storia della tiratura di Genova” (senza anno di pubblicazione), supplemento del vademecum, Ed. Laserinvest.

UN NUOVO FALSO DA 0,70 DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Antimo D’Aponte

L’amico Antimo, detto Nino, mi ha inviato molto tempo fa un francobollo da 0,70 di Posta Italiana completamente differente dalle altre imitazioni conosciute. Questo valore, insieme al fratello da 0,60, è stato tra i più falsificati degli ultimi anni. Nino lo ha avuto da un suo amico, non collezionista, che lo acquistò presso una rivendita in provincia di Salerno. Pensava di aver fatto un piccolo omaggio al suo amico, in realtà fu molto di più perché in un secondo momento Nino guardando questo francobollo si rese conto che aveva delle stranezze e mi chiese subito lumi e me lo inviò. Appena ricevuto l’esemplare, mi resi conto subito che era una nuova imitazione non ancora scoperta del falso da 0,70 di posta italiana e chiesi a Nino di allertarsi per vedere di trovarne almeno un blocco, meglio sarebbe stato un foglio intero, per poter studiare anche i bordi e vedere di scrivere un articolo con qualche conoscenza in più rispetto a quanto ricavabile da un solo francobollo. Purtroppo le ricerche di Nino non giunsero a nulla; anche io chiesi a qualche altro amico sparso sul territorio incriminato, ma le ricerche furono vane. A questo punto, vista l’impossibilità di reperire qualcosa di più utile da divulgare, mi sono deciso a scrivere questo articolo per diffondere la notizia del ritrovamento.

Nella figura 1 mostro l’esemplare così come mi è stato dato da Nino a confronto con un originale (a destra). A vederlo a colpo d’occhio sembrerebbe proprio buono, a parte il colore meno avorio della carta che, senza un confronto diretto, può sfuggire anche ad un attento esperto; non ha nulla che possa farlo riconoscere come imitazione e ad un ignaro consumatore non passerebbe assolutamente nessun dubbio per la testa. Invece gli elementi ci sono e non pochi; vediamoli.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 1 – confronto tra l’imitazione dello 0,70 (a sinistra) e l’originale.

La carta

In figura 2 mostro lo stesso francobollo ripreso a luce radente e due particolari esplicativi. Come si può vedere, la carta e la stampa riflettono molto la luce, sono entrambi particolarmente lucidi e non si nota differenza di capacità riflettente. Questo è l’elemento che rivela immediatamente la natura di questo francobollo. Il colore della carta è bianco e piegandola leggermente tra le dita mostra una buona elasticità tornando subito nella condizione iniziale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 2 – la carta e gli inchiostri sono particolarmente riflettenti.

 

La stampa

La stampa è stata eseguita con il metodo offset ed appare molto curata, ma non troppo. La vignetta dovrebbe essere stata riprodotta attraverso un sistema fotografico anche se l’altezza della vignetta sembra non concordare con questa interpretazione. Infatti, nelle figure 3 (larghezza), 4 e 5 (altezza) si può notare come tutte le parti dell’immagine siano in proporzione anche se di differente misura. Quello che un po’ stona è l’altezza in quanto ai due estremi si ottengono risultati differenti. Tale differenza è dovuta alla maggiore distanza tra la parola Italia e Ciaburro nell’imitazione, come mostrerò più avanti.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 3 – la larghezza della vignetta dell’imitazione (in alto) è maggiore di quella dell’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 4 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo sinistro è molto simile l’originale.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 5 – l’altezza dell’imitazione (in alto) all’estremo destro è maggiore di quella dell’originale.

Come accennato, la stampa della vignetta non è particolarmente curata, infatti, nella figura 6, osservando la microscrittura, notiamo subito l’approssimazione con cui è stata realizzata.

 

Una novità tra i falsi da 0,70 di Posta Italiana

Figura 6 – confronto tra la microscrittura dell’imitazione (in alto) e l’originale.

Le lettere si possono riconoscere abbastanza bene, ma sempre incomplete e, con un po’ di fantasia, si possono ricostruire le parole. Nella figura si nota anche la maggiore lunghezza della cartella dell’imitazione (in alto), in sintonia con la maggiore lunghezza della vignetta.

Per la bustina che vola (figura 7) è stata simulata la stampa metallica dell’originale con una sovrapposizione di una griglia di colore giallo oro sovrapposta ad una blu, l’originale invece sulla griglia blu ha la seconda griglia di colore metallico che va dal verde scuro al verde chiaro con riflessi dorati più o meno evidenti; talora la doratura è talmente fievole da sembrare quasi argentea. Nell’imitazione l’effetto del colore giallo oro è predominante e le maglie delle due griglie sono leggermente più grandi.

 

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Figura 7 – confronto tra la bustina dell’imitazione (a sinistra) e l’originale.

Le scritte sono molto simili all’originale anche se piccole differenze ci sono. Nella figura 8 riporto il confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e dell’originale. A colpo d’occhio l’unica differenza visibile è la lunghezza della scritta che rispecchia la maggiore larghezza dell’imitazione. Si nota anche una distribuzione del quadrettato interno alle lettere differente rispetto all’originale; questo carattere è visibile particolarmente alla sommità di ciascuna lettera. È come se la griglia fosse traslata in alto e verso destra.

 

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Figura 8 – confronto tra la scritta Posteitaliane dell’imitazione (in alto) e l’originale.

 

Nella figura 9 riporto il particolare delle scritte Italia e Ciaburro per mettere in evidenza la maggiore altezza della vignetta lungo il lato destro rispetto a quello sinistro. Tale differenza sta nella maggiore distanza tra le due parole nell’imitazione rispetto all’originale, in pratica le scritte minute in basso (I.P.Z.S. S.p.a. – ROMA e CIABURRO) non sono in linea, come invece dovrebbero essere.

 

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Figura 9 – la distanza tra Italia e Ciaburro è maggiore nell’imitazione (a sinistra) rispetto all’originale.

 

La fustellatura

Prima della descrizione di questo carattere, preciso di aver dovuto aumentare il contrato della fustellatura dell’originale (riconoscibile dalla fascia più azzurrina in cui sono compresi i denti in figura 12) in quanto poco visibile per la delicatezza del tratto, al contrario nell’imitazione questo elemento è molto inciso e pesante. È talmente inciso che attraversa entrambi gli strati di carta, quello di stampa ed il supporto siliconato, con il risultato che i francobolli si separano direttamente dalla cornice con tutto lo strato di supporto (figura 10). Probabilmente questo elemento negativo deve essere stato il motivo di una scarsa produzione; è quanto si può ipotizzare dalle difficoltà di reperimento.

 

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Figura 10 – la fustellatura è molto incisiva ed attraversa entrambi gli strati di carta.

Continuando con la descrizione della fustellatura, passo a confrontare il fustellatore dell’imitazione con quello dell’originale. Qui le differenze, anche se possono passare facilmente inosservate, sono abbastanza evidenti in modo particolare negli angoli, dove il dentone dell’imitazione  è un semicerchio invece di essere leggermente appuntito. Sempre nell’imitazione, anche i denti lungo i lati mostrano tutta la loro differenza: più larghi e meno appuntiti (figure 11 e 12).

 

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Figura 11 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

 

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Figura 12 – la fustellatura dell’imitazione (in alto) ha il dente d’angolo a forma di semicerchio ed i denti lungo i lati sono più larghi alla base e, quindi, meno appuntiti.

La tracciatura

Anche la tracciatura dell’imitazione si scosta notevolmente da quella dell’originale. Nelle figure 13 e 14 mostro rispettivamente le due tracciature orizzontale e verticale.

 

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Figura 13 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha sia le incisioni sia gli interspazi più lunghi.

 

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Figura 14 – la tracciatura dell’imitazione (in alto) ha in verticale incisioni e interspazi più lunghi.

 

Come si può notare, l’imitazione ha intervalli taglio-intertaglio di passo più lungo rispetto a quelli dell’originale in entrambe le direzioni tanto che le due tracciature non sono in sintonia. Anche la dimensione degli incroci è differente, tanto che i rettangoli di ciascun francobollo hanno dimensioni differenti. L’imitazione ha i due tagli orizzontali più vicini tra loro e questi generano un rettangolo che contiene il francobollo, più corto rispetto all’originale. Non posso dire nulla del taglio verticale perché l’imitazione è tagliata a destra e non è possibile valutare questa dimensione. Infine, mentre gli incroci del fustellatore del Poligrafico formano una croce perfettamente simmetrica, quello di queste imitazioni ha intersezioni casuali, come ho rinvenuto in tutti i falsi da me studiati.

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