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Il Perito Filatelico

Nicola Luciano Cipriani

SONO GIUNTI INASPETTATI!

Nicola Luciano Cipriani https://www.peritofilatelico-cipriani.it/ e

Diego Carraro http://www.diegocarraro.it/

Premessa

La appena trascorsa manifestazione ITALIAFIL 2015 è stata piena di novità. Oltre al clima abbastanza movimentato (almeno da parte degli scriventi), come spesso succede, anche in questa occasione è emersa una novità: sono stati scoperti i valori da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana contraffatti. Abbiamo sempre pensato che i piccoli valori non sarebbero mai stati sotto l’attenzione dei falsari, ma evidentemente ci siamo sbagliati, forse anche loro, come Poste Italiane, devono smaltire qualche eccedenza. Tutto è nato da un foglio di non chiara origine che ha diviso i presenti in due gruppi: “si è genuino”, “no non è buono”. Ci siamo messi un po’ in disparte a confrontarci tra di noi per cercare di dipanare il mistero. La nostra chiacchierata non è stata breve, in compenso abbiamo verificato tutti gli aspetti del campione che avevamo tra le mani giungendo a mettere in risalto tanti particolari che ci hanno indirizzato verso l’ineluttabile verdetto: sono falsi. Cogliamo quindi l’occasione per divulgare le nostre considerazioni.

sono giunti inaspettati!

Figura 1 – i francobolli falsi da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana .

Nella figura 1 mostriamo queste imitazioni in fogli. Come si può vedere, l’aspetto panoramico non fa venire assolutamente alcun dubbio, tranne per quella strana sovrapposizione del codice alfanumerico sui registri di colore. Questa sovrapposizione negli originali è in genere solo parziale ma potrebbe verificarsi, anche se non facilmente.
Nelle linee generali queste imitazioni sono molto ben fatte e difficilmente si riesce a riconoscerle; hanno una fustellatura quasi perfetta, come pure la vernice interferenziale che ricopre la bustina che vola. Sono fatti talmente bene che qualcuno ha insistito convinto della loro genuinità. Ma, vediamo passo passo le caratteristiche di questi esemplari in confronto con un originale.

 

La carta

Testandola tra le dita, in parallelo con un foglio originale, non è difficile notare una maggiore morbidezza nell’imitazione; l’originale è più elastica e, se debolmente incurvata, torna abbastanza facilmente su se stessa, cosa che fa con maggiore difficoltà la carta dell’imitazione. Anche alla lampada di Wood la risposta è molto diversa (figura 2).

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Figura 2 – la risposta alla luce viola sul fronte.

La carta dell’imitazione è sensibilmente fluorescente sul bianco, mentre l’originale è decisamente inattiva. Anche al retro le due carte presentano risposte ancora differenti, ma, in questo caso, anche l’originale mostra una debole risposta (figura 3).

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Figura 3 – la risposta alla luce viola al verso.

 

La stampa

Come accennato nella parte iniziale, la stampa è fatta molto bene tanto da non destare alcuna perplessità ad una visione non attenta. Anche qualche esperto potrebbe essere ingannato. Per meglio notare le differenze di stampa, bisogna dire subito che la stampa in rotocalco fornisce un prodotto notevolmente differente da quello stampato in fotolito (offset) ed inoltre vi sono innumerevoli tipi di colori da stampa che anche loro hanno un ruolo sul prodotto finale. Non ultime la quantità di colore (nota tra i collezionisti come quantità di inchiostrazione). Nelle figure a seguire mostriamo alcuni esempi che aiutano a distinguere le imitazioni;

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Figura 4 – aspetto della stampa.

nella figura 4 si nota sicuramente la delimitazione delle lettere, irregolari nell’originale, perfetta nell’imitazione. L’aspetto però che ci ha colpiti maggiormente è l’imitazione della irregolarità della distribuzione dell’inchiostro che nell’offset appare decisamente piatto e omogeneo. Tale imitazione è stata realizzata “graffiando” l’immagine con il software di grafica, naturalmente questa operazione è stata fatta su una sola immagine che poi è stata replicata 70 volte per completare il foglio. Questa operazione ha praticamente ripetuto sempre gli stessi “graffi” nella stessa posizione su tutti i francobolli di tutti i fogli e, come si può evincere dalla figura 5, il risultato a stampa è molto differente da quello originale in cui le irregolarità della distribuzione dell’inchiostro sono decisamente random.

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Figura 5 – i “graffi” ripetuti su tutte le posizioni delle imitazioni.

Sui registri dei colori presenti sui bordi la “graffiatura” è stata leggermente traslata, forse per mascherarla. Nella figura 6 riportiamo il registro quadrato rosso dell’originale e delle imitazioni ad eccezione del 5 cent che è molto inchiostrato e le graffiature sono poco evidenti. Le frecce nere evidenziano graffiature uguali in posizioni leggermente differenti a denotare la traslazione dell’immagine.

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Figura 6 – la graffiatura nei registri di colore.

La microscrittura è molto nitida e ben leggibile. Tutti i tratti sottili non sono stati graffiati, forse perché più complicato da farsi o forse perché ritenuto inutile.

Una attenzione merita anche la vernice interferenziale che nelle imitazioni assume un aspetto globulare (figura 7) contro quello decisamente piatto degli originali. Del tono del colore oro non c’è molto da dire in quanto anche negli originali si riscontrano leggere variazioni. C’è invece da aggiungere che, alla scansione, l’interferenziale delle imitazioni è più visibile, con un fondo leggermente grigino, mentre nell’originale è molto spesso invisibile o appena percettibile.

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Figura 7 – il colore interferenziale: globulare nelle imitazioni, piatto negli originali.

Anche le cimose delle imitazioni sono state completate con tutti gli accessori; in particolare emerge in modo evidente il carattere del codice alfanumerico stampato a piccoli quadrati come è facilmente visibile lungo i lati obliqui dei caratteri (figura 8).

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Figura 8 – il codice alfanumerico a pixel quadrati nelle imitazioni.

Negli originali, invece, questo carattere era a coppie di piccoli pallini fino alla fine del 2014 e sostituito con un apparato laser a punti minuti. Il codice a barre (traduzione dell’alfanumerico) è ondulato nell’originale, a barre diritte e nette nelle imitazioni (figura 9).

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Figura 9 – il codice a barre del sistema di conteggio dei fogli. Si noti la grafica differente rispetto all’originale in alto.

 

 

La fustellatura

Queste imitazioni sono state fustellate molto bene, il taglio è molto sottile e l’incisione appare molto simile all’originale, ma alcune differenze ci sono. Nella figura 10 riportiamo il lato destro dei francobolli e a prima vista sembra proprio che differenze non ce ne siano; in realtà, a ben guardare, qualcosa viene fuori, non tanto lungo i lati che sembrano proprio uguali, ma nel dente d’angolo.

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Figura 10 – la fustellatura originale (a sinistra) e delle imitazioni.

Nella figura 11 riproduciamo questo particolare. Nella fila alta l’angolo destro alto di ciascun valore ed in basso gli stessi con la sovrapposizione in rosso del contorno del dente dell’originale che è a sinistra.

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Figura 11 – il dente d’angolo nell’originale (a sinistra) e nelle imitazioni.

Come si può notare, il contorno del dente delle imitazioni non ha la stessa forma di quello originale, non solo, anche tra le imitazioni si notano alcune differenze. Non si può pensare che siano stati utilizzati fustellatori differenti, si può invece pensare che questo strumento non sia di alta precisione e che ci siano differenze, anche se impercettibili, da un punto all’altro del fustellatore. Questo vuole anche dire che il Poligrafico ha attrezzature di elevato livello tecnico.

 

La tracciatura

Prima di entrare in questo argomento, ricordiamo che i falsi dei valori maggiori, come pure quelli dei prioritari, hanno sempre avuto una tracciatura molto profonda che snervava la rigidità del foglio a causa della incisione profonda e larga che produceva il tracciatore. In questo caso invece il tracciatore è molto sottile ed incide pochissimo il doppio foglio di carta, addirittura meno di quello del Poligrafico.
Nella figura 12 riportiamo la tracciatura orizzontale ripresa a partire dal bordo sinistro e di ampiezza corrispondente ad un francobollo, l’originale è in alto.

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Figura 12 – la tracciatura orizzontale, in alto l’originale.

Come si può notare il tracciatore del Poligrafico presenta, a sinistra, una incisione in più oltre l’incrocio con la tracciatura verticale; questo taglio in eccesso è anche più corto degli altri. Le imitazioni invece hanno il taglio verticale compreso tra la prima e la seconda incisione orizzontale le quali sono della stessa lunghezza. Altro carattere distintivo sono gli incroci. Nell’originale gli incroci sono tra due segmenti che si intersecano esattamente nel centro a formare una croce simmetrica sempre uguale in tutto il tracciatore. Nelle imitazioni invece i segmenti che si incrociano sono quattro e spesso non nella stessa posizione. Il primo incrocio a sinistra ha il centro non inciso ed i segmenti corrispondono ai quattro bracci della croce. Inoltre la lamella superiore è sempre curva verso destra. Spostandoci a sinistra, notiamo che il secondo incrocio è sfalsato ed incrocia un segmento orizzontale a causa del non sincronismo tra i due passi (orizzontale e verticale) della tracciatura.
Nella figura 13 riportiamo la tracciatura verticale corrispondente all’ampiezza di un francobollo. Anche in questo caso si nota la perfetta simmetria del tracciatore originale con gli incroci sempre perfetti con due segmenti che si intersecano nel centro. Al contrario il tracciatore delle imitazioni produce incroci casuali tra i segmenti delle due direzioni. Da notare come i segmenti verticali alti (rispetto all’incrocio) siano sempre piegati verso destra ed inoltre l’altezza dell’originale (distanza tra due incroci consecutivi) è leggermente minore di quella delle imitazioni.

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Figura 13 – la tracciatura verticale, a sinistra l’originale.

Nel suo insieme, a parte gli incroci, la tracciatura sembra avere lo stesso passo di quella originale, a ben guardare però, una differenza minima c’è. Nella figura 14

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Figura 14 – la tracciatura verticale ha passo differente rispetto all’originale.

riportiamo la tracciatura verticale corrispondente a sei francobolli a partire dal bordo inferiore; posizionando i tagli in corrispondenza della prima traccia orizzontale, in corrispondenza del sesto francobollo si osserva già una differenza che aumenta verso l’alto. Ciò sta ad indicare che il passo dei due tracciatori è molto simile ma non uguale. Il confronto si può anche fare materialmente accostando due blocchi (un originale ed un falso) e facendo combaciare il primo strappo; si vedrà facilmente come gli strappi successivi non siano perfettamente corrispondenti fino ad essere fuori fase su una distanza maggiore.

NUMERI DI CILINDRO SULL’1,40 E SULL’1,50 PRIORITARIO 2007

articolo pubblicato il 15 gennaio 2014 su l’odontometro

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)

introduzione

Parlando con Giovambattista Spampinato dei numeri di cilindro trovati sui prioritari, ci siamo scambiati un po’ di conoscenza sull’argomento e mi ha riferito di avere anche il valore da 1,40 con i numeri ben evidenti. Ho chiesto un’immagine che Giambattista mi ha girato velocemente (figura 1). Come ricorderete, avevo già comunicato l’esistenza dei numeri di cilindro per i valori da 0,60 del 2007 e da 2,00 euro del 2008 (www.peritofilatelico-cipriani.it e L’odontometro n. 6 – ottobre-dicembre 2011) a questo breve elenco dei prioritari vanno aggiunti, quindi, anche i valori da 1,40 e 1,50 emissione 2007. Anche in questo caso i colori utilizzati sono cinque ed altrettanti sono i cilindri utilizzati per la stampa in rotocalcografia.
Vi ricordo che i numeri sono troncati sui bordi dei fogli e compaiono, come al solito, nella loro parte bassa sinistra. La sinistra va considerata secondo la direzione di stampa che in questo caso coincide con la posizione normale della vignetta, infatti la posizione corretta si realizza posizionando il foglio in modo che la scritta IL FOGLIO DI … sia a sinistra e leggibile dal basso verso l’alto. Nella figura 1 sono visibili i numeri dei cilindri (ingranditi e in ordine dal basso verso l’alto) e corrispondono ai seguenti colori e parti del francobollo:

cilindro n. 1 – giallo, per il fondino al di sotto della cornice dorata;
cilindro n. 2 – verde, per il centro colorato, questo colore cambia per ciascun valore;
cilindro n. 3 – oro, per la cornice dorata;
cilindro n. 4 – nero, per il cerchio centrale che contiene la “P”, le scritte ed il valore;
cilindro n. 5 – oro, della vernice interferenziale che copre il disco nero con la “P”.

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Figura 1 – i muneri di cilindro, ingranditi, che appaiono sui bordi di alcuni fogli dell’1,40 prioritario

In questo caso è possibile completare la tabella seguente, che avevo presentato nel n. 6 de L’odontometro, aggiungendo questi nuovi ritrovamenti.

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Tabella 1 – Corrispondenza numeri/colori

Nel valore da 1,50 i numeri sono appena visibili per una porzione di pochi decimi di millimetro. Nella tabella sono evidenziati in maiuscoletto i numeri presenti sui bordi dei fogli, mentre in corsivo quelli mancanti. È interessante notare come la corrispondenza dei colori con i cilindri sia costante per tutti e quattro i francobolli e che per la loro stampa, al di là del restauro/rifacimento dei cilindri esauriti, era sufficiente sostituire solo il colore di fondo ed cilindro del nero, che stampava anche il valore, per produrre i differenti prioritari. Caso mai sarebbe da verificare se per la produzione di differenti valori il Poligrafico abbia fatto un cilindro per ciascun colore del centro o se abbia usato sempre lo stesso cilindro e cambiato solo il colore, come ci si aspetterebbe per logica. Se così fosse, per la produzione dei differenti valori sarebbe stato sufficiente cambiare solo il cilindro n. 4 del colore nero.

Queste segnalazioni, compresa quella recente relativa a G. D’Annunzio (L’odontometro n. 14 – ottobre-dicembre 2013), consentono di trarre alcune considerazioni.

analisi

Innanzitutto bisogna precisare che la bobina utilizzata dal Poligrafico è sempre di 30 cm di larghezza. I francobolli ordinari non sono certamente adatti per aiutarci a spiegare il fenomeno in quanto una tiratura annuale (individuabile dal codice alfanumerico di colore nero) è costituita da più lotti di stampa di cui non conosciamo l’intervallo numerico del codice alfanumerico progressivo di ciascuno di essi. Per i commemorativi, che vengono stampati in una o più volte, questi ritrovamenti possono aiutare di più. Vaccari news il 7 novembre scorso ha pubblicato una interessante notizia relativa alla diminuzione delle tirature di alcune emissioni commemorative del 2012 perché i quantitativi già stampati, secondo Poste Italiane, sono “… sufficienti a garantire la distribuzione sull’intero territorio nazionale senza determinare situazioni di criticità nel mercato filatelico”. Così ha sostenuto Poste italiane, concordando con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato “l’intendimento di non procedere al completamento della stampa”. Questo vuol dire che, contrariamente a quanto creduto fino ad ora, molti commemorativi vengono stampati in almeno due volte; la cosa spiega anche come mai spesso si notano piccole differenze cromatiche o altro per alcune emissioni. Ecco quindi che possiamo dare una spiegazione plausibile al fatto di aver trovato alcuni fogli di D’Annunzio con i numeri di cilindro ed altri senza. Da cosa può dipendere questo fenomeno? Ci ho pensato su abbastanza, finché non ho verificato la reale larghezza dei fogli che è sempre di 30 cm e che non viene praticata alcuna rifilatura dei fogli. Facendo questo controllo, mi sono imbattuto in una situazione che chiarisce molto bene il problema. In figura 2 ho messo a confronto due differenti tirature del 5 centesimi di posta italiana; questi due fogli non hanno i numeri di cilindro, ma sono diversamente centrati.

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Figura 2 – Le due tirature del 2012 e 2013 del 5 cent di posta italiana.

Nella figura ho incolonnato i francobolli e si nota come i bordi, avendo differente larghezza, sfalsano completamente i due fogli. La tiratura del 2012 (JA) ha il bordo destro più largo di quello sinistro, mentre la tiratura del 2013 (KA) li ha al contrario. Non so se all’interno della produzione di ciascuno dei due anni questo carattere è costante, certamente lo è all’interno di ciascun lotto di ristampa. Questo chiarissimo esempio ci rivela che la comparsa dei numeri di cilindro, che in teoria dovrebbero sempre cadere all’esterno della bobina, in realtà è possibile che vengano stampati a causa della maggiore o minore centratura della bobina rispetto al sistema di stampa. In altre parole, se la bobina è molto eccentrica e spostata verso sinistra è possibile la comparsa di almeno una parte dei numeri di cilindro sui bordi sinistri. C’è un altro elemento variabile che agevola o meno la presenza dei numeri di cilindro sui bordi di foglio: il rifacimento periodico per usura degli stessi cilindri. Il numero che li contrassegna viene punzonato/inciso ed anche la sua posizione può essere più o meno spostata verso l’area di stampa; ritengo plausibile che quando una serie di cilindri viene allestita nello stesso momento è molto facile che le punzonature dei numeri vengano fatte nella stessa posizione (vedi l’1,40); quando invece è solo una parte dei cilindri a dover essere rifatta, la punzonatura su questi non avrà sicuramente la stessa posizione di quelli allestiti in precedenza e pertanto ne potranno comparire solo una parte (vedi 0,60 e 2,00). Queste variabili spiegano, a mio parere, molto bene la presenza/assenza dei numeri di cilindro. Riprendendo l’esempio dei quattro prioritari riportati in tabella, appare normale la presenza di tutti e cinque i numeri nel valore da 1,40, mentre, la presenza parziale nello 0,60, 1,50 e nel 2,00 può essere spiegabile con il rifacimento di alcuni cilindri. Certamente questa spiegazione scaturisce da una mia interpretazione, ma ritengo che la realtà non sia molto lontana. Faccio notare come tra le due tirature del 5 cent. si nota anche una differente tonalità di rosso, visibile sui riquadri di registro del bordo destro.
Ho fatto anche un’altra verifica. Ho trovato ben cinque bordi del 2,00 euro con i numeri di cilindro; in tutti compaiono solo i due colori verde scuro e oro (v. tabella) e darebbero adito ad essere inquadrabili nello stesso lotto di stampa. È possibile! Analizziamo però le cinque strisce (figura 3), nell’immagine ho sovrapposto le strisce, ho allineato la tracciatura verticale sinistra ed ho aggiunto una linea nera parallela alla tracciatura per evidenziare la piccola differenza di larghezza del bordo.

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Figura 3 – cinque bordi laterali sinistyri del valore da € 2,00. Si nota una leggerissima differenza di larghezza del bordo.

La figura evidenzia come la larghezza dei bordi di foglio non sia costante, non ci sono due bordi uguali, anche se le differenze sono minime. Ho analizzato anche le croci di registro dei colori che compaiono nei pressi della base dei fogli (figura 4).

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Figura 4 – croci di registro situate alla base dei fogli lungo il bordo sinistro. Si notano differenze grafiche non facilmente spiegabili

Anche in questo caso, ancorché le differenze siano minime, sembra che non ce ne siano due uguali. Alcune minime differenze potrebbero essere dovute ad una interruzione momentanea della stampa, in questo caso, per una differente tensione della carta, si potrebbe verificare, tra due cilindri abbastanza distanti tra loro, una leggerissima sfasatura dei colori riscontrabile nelle croci di registro, ma interesserebbero solo una minima parte dei fogli stampati e cioè fino a che la tensione della carta non ritorna nella normalità. Pur tenendo conto di questa considerazione, direi che si possono distinguere le croci di registro 1 e 4 da tutte le altre ed inoltre queste due appaiono differenti tra loro. Ma dalla figura tre si può notare che la differenza di larghezza tra la striscia n 1 e la 4 è veramente minima, mentre le altre sono abbastanza differenti tra loro. Sulla base delle considerazioni scaturite dalle figure 3 e 4, direi che le cinque strisce potrebbero appartenere ad almeno tre differenti lotti di stampa, forse più. Questo dato però non è convincente. Allora ho preso in considerazione le distanze tra i numeri e le scritte sul bordo, e tra i numeri e la vignetta del francobollo ed infine la larghezza del bordo fino alla vignetta. Nella tabella 2 riporto questi valori, compresi quelli del 5 cent. Innanzitutto i 5 cent hanno il bordo troppo stretto perché possano comparire i numeri.

numeri di cilindro sull'1,40 e sull'1,50 prioritario emissione 2007

Tabella 2 – misure della distanza tra i numeri ed altri elemnti di stampa dei francobolli

Gli altri hanno tutti la variabile nella larghezza del bordo di foglio compreso tra il suo limite sinistro ed il disegno della vignetta. I fogli che non hanno numeri di cilindro hanno larghezza del bordo fino alla vignetta inferiore a 35 mm. Questa è la dimostrazione della differente centratura della bobina di carta rispetto ai cilindri.

Nota aggiuntiva del 15 ottobre 2015

dopo aver analizzato le tirature del 10 cent di posta italiana, devo riconoscere che l’intervallo dei codici alfanumerici riportati in figura 3, coprono un intervallo di fogli pari a 199.148 che, moltiplicati per 50, forniscono una produzione dentellata di 9.957.400 francobolli. Questo quantitativo è pienamente compatibile con un solo lotto di stampa e quindi le leggere differenze riscontrate non sono significative per ipotizzare più lotti di provenienza.

 

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LE TRE TIRATURE DEL 5 CENT DI POSTA ITALIANA – II PUNTATA

articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato l’1 settembre 2015

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico)

questo articolo lo avevo già pubblicato su questo sito (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/) in forma più ampia. Nel precedente avevo inserito lo studio dei colori, questa idea ritengo che sia molto buona per distinguere le varie tirature, ma il metodo da me usato e che avevo ritenuto speditivo ma da verificare, ha fornito dati non costanti. Per lo studio dei colori occorre uno strumento scientifico ed affidabile. Pertanto in questo secondo articolo riporto  solo la parte del confronto grafico che ritengo molto attendibile per la distinzione delle tirature. So che non tutti condividono il concetto di tiratura così come è stato espresso in un precedente lavoro (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/tiratura-ristampa-tipo-cerchiamo-di-fare-chiarezza/), ma ritengo il dialogo aperto a chi vuole confrontarsi. Questa seconda versione è quindi la prima parte del precedente articolo con alcune revisioni che ritengo migliorative per la comprensione di come possano essere riconoscibili le varie tirature dei piccoli valori e non solo.

In un precedente articolo sui numeri di cilindro presenti sui bordi dei prioritari, interpretai questa presenza come dovuta alla differente posizione della bobina di carta rispetto ai cilindri di stampa (Numeri di cilindro sull’1,40 e sull’1,50 prioritario emissione 2007, l’odontometro, n. 14). Per spiegare il concetto della differente centratura della bobina, portai ad esempio due differenti tirature del 5 cent di posta italiana, che avevo freschi nella memoria, sui quali avevo notato lo spostamento laterale della stampa rispetto al formato dei fogli. La differenza è realmente molto ben visibile e, tra l’altro, anche il colore rosso mostrava una differenza evidente nel tono.
Ho voluto riprendere questo argomento delle tirature per cercare anche un supporto tecnico alla distinzione basata sulla prima lettera dei codici alfanumerici. Come è noto, questa lettera contrassegna le produzioni annuali e consente di distinguere queste produzioni in vere e proprie tirature (Cipriani e Manzati, Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato, n. 217). Nell’articolo citato abbiamo classificato in modo abbastanza completo le emissioni dei prioritari e, solo in parte, quelle di Posta Italiana in quanto questa serie ordinaria è ancora in uso e, quindi, in evoluzione.
Non è dato sapere quante ristampe in un intero anno vengono ripetute per una stesso valore ordinario in questo periodo attuale caratterizzato da difficoltà di reperimento dei francobolli. Può darsi che per l’emissione del 2010 ristampe ne siano state fatte perché di questi francobolli in quel momento non c’è mai stata penuria, ma non è detto. Per le tirature successive, invece, non dovrebbe essere molto errato pensare ad una sola tiratura annuale; infatti dopo qualche mese dalla loro diffusione, questi francobolli sparivano dagli uffici postali per ricomparire l’anno successivo con il codice differente. Questa ipotesi non è tanto peregrina se si pensa che ormai l’uso dei francobolli per le affrancature è ridotto ai minimi termini. I piccoli valori di questa ordinaria sono stati stampati solo per integrare francobolli ormai fuori tariffa (di cui i magazzini erano pieni) che sono stati certamente tanti ma non erano gli unici francobolli in uso ed oggi di vecchi commemorativi con l’integrazione non se ne vedono più molti. Ora, queste nuove tirature servono per smaltire i francobolli recenti da 0,70 e 0,80. Nella tabella di figura 1 riporto tutte le tirature dei piccoli valori identificabili dalla prima lettera del codice alfanumerico.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 1 – tabella emissioni-codici

Come si può notare, il valore più ristampato è stato il 10 cent seguito dal 5; entrambi possono sostituire gli altri due i quali, almeno fino ad oggi, non hanno richiesto ristampe ripetute nel tempo come è infatti deducibile dalla loro scomparsa negli uffici postali dopo qualche mese dalla loro distribuzione.
In questo articolo mi limiterò a descrivere le caratteristiche delle tre tirature del 5 cent (figura 2), gli altri li esporrò in articoli dedicati in quanto una trattazione unica sarebbe eccessivamente lunga.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 2 – le tre tirature del 5 cent

Si noti en passant la differente posizione del codice alfanumerico nei fogli di figura 2 sia in senso verticale che laterale rispetto alla stampa.
Nella figura 3 è possibile notare la differente centratura della stampa rispetto alla bobina di carta, differenza che è dovuta al suo montaggio manuale all’interno del sistema di stampa.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 3 – differente centratura della stampa nelle tirature del 5 cent di posta italiana

Ma non è questa la sola evidenza; si può notare anche come il colore rosso presente nelle barre di registro sulla cimosa destra, mostra tonalità differenti ben apprezzabili dall’occhio umano. Il colore rosso si distingue bene nella tiratura del 2013, meno nelle altre due. Ci sono altre due variabili da tenere presenti: la tracciatura e la fustellatura che anch’esse, pur in sincronia con la stampa, sono difficilmente in perfetto registro. Per poter trascurare queste ultime due variabili, ho allineato i fogli tenendo presente solo la posizione delle barre di registro del colore rosso. In questa posizione, la differenza di centratura sui fogli è di 4,5 mm tra le tirature H e J e di 6 mm tra questa e la tiratura K; tra la prima (H) e l’ultima (K) ci sono ben 1,05 cm. Bisogna anche tenere presente che la bobina, durante il suo srotolamento, all’interno della macchina può subire leggerissime oscillazioni laterali, ma certamente non di questa entità. Queste differenze non sono apprezzabili da chi monta le bobine perché sicuramente hanno una, seppur minima, tolleranza di montaggio; certamente però possono essere significative per distinguere le ristampe/tirature tra loro. Tralascio l’argomento ristampe perché questi francobolli non dovrebbero averne o averne molto poche, ma anche ammesso, esse avrebbero comunque la stessa lettera iniziale del codice ed occorrerebbe un campione consistente di fogli della medesima tiratura per avere qualche dato attendibile.
Da quanto detto emerge che, nel caso di questo valore, la centratura della stampa sul foglio può essere diagnostica per l’attribuzione ad una specifica tiratura; questo dato diventa poco significativo nel caso di numerose ristampe e tirature per le quali le differenze potrebbero diventare insignificanti. Il loro numero contenuto, come nel caso del 5 cent, può invece rendere significative le differenze.
Lo spostamento laterale della stampa rispetto alla bobina determina anche lo spostamento laterale del codice alfanumerico, questo è dovuto al fatto che il sistema ink-jet che lo produce ha una posizione fissa nel sistema macchina e se la bobina è spostata verso destra, automaticamente il codice interferisce con le figure colorate di registro sulla cimosa ed in alcuni casi rari può anche sovrapporsi parzialmente ai francobolli. Quindi anche la posizione del codice può aiutare a riconoscere la tiratura. Quando di un francobollo vengono rifatte numerose ristampe, può accadere che la posizione del codice differisca, ma in questo caso la lettera del codice rivelerà l’identità della tiratura e la diversità della ristampa.
I quantitativi dei fogli analizzati non sono grandi (figura 4) ed i risultati potrebbero essere considerati in modo parziale essendo le misure limitate a 10 fogli del 2010 (H), 6 fogli del 2012 (J) e 7 fogli del 2013 (K).

le tre tirature del 5 cent di posta italiana

figura 4 – porzioni di tiratura indagate e conteggio dei fogli e dei francobolli individuati

Bisogna però dire che il numero dei fogli costruiscono intervalli non proprio piccoli, almeno per la tiratura del 2010 che copre una produzione di circa 10 milioni di francobolli. Le altre due produzioni annuali sono decisamente meno abbondanti, ma comunque significative. Naturalmente non ho preso in considerazione i fogli con numerazione consecutiva che non sono stati pochi. Tutti i fogli analizzati in questa ricerca rispettano all’unisono la centratura della stampa riportata in figura 3.

Anche i bordi destri sono sufficienti a questa operazione (figura 5) in quanto è sufficiente misurare la distanza tra il bordo del foglio ed il lato sinistro dei registri, che sono incolonnati, oppure la distanza dal primo francobollo.

Le tre tirature del 5 cenr di posta italiana

Figura 16 – valori in millimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi

In questo modo, anche i bordi sinistri, una volta misurate le ampiezze dai bordi al primo francobollo, sono sufficienti a capire con quale tiratura abbiamo a che fare. Ritengo che, anche se parziali, i dati sono costanti all’interno delle limitate porzioni di tirature indagate e quindi c’è da pensare che sul piano concettuale questi risultati siano un valido supporto per individuare differenti tirature. Al contrario, se si trovassero codici alfanumerici vicini, ma con differente posizione rispetto ai dati riportati nella tabella di figura 5, questi potranno essere utili per capire se sono state fatte ristampe e quante. Ritengo però che questo ultimo caso non sia reale. Nei prossimi articoli presenterò le differenze tra le altre produzioni annuali degli ulteriori piccoli valori di Posta Italiana.
Questo articolo l’ho redatto già da qualche mese. Nella prima versione ho tentato anche uno studio cromatico sui colori di stampa utilizzando Photoshop. Dopo aver analizzato numerosi campioni con risultati ottimi, ad un certo punto mi sono arrestato in quanto dopo i risultati positivi lo scanner non ha continuato a mantenere costanti le condizioni di lumionosità e quindi forniva differenti risposte per uno stesso campione. La mancata costanza delle condizioni macchina mi ha fatto abbandonare questa parte della ricerca che però, per chi volesse dargli un’occhiata, è disponibile in questo sito web (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/le-tre-tirature-del-5-cent-di-posta-italiana/). Resta però valido l’approccio dello studio. I colori sono distinguibili e confermano il riconoscimento di differenti tirature, ma per dimostrare in modo corretto questa parte della ricerca occorre uno studio con strumenti scientifici e non con un semplice scanner.

LE NOVE TIRATURE DEL 10 CENT DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani (perito filatelico) e Giuseppe Preziosi

Sulla base dei risultati dello studio sul 5 cent (peritofilatelicocipriani, Il Francobollo Incatenato n. 254), ho pensato che avrei potuto più facilmente sviluppare quello sul 10 cent focalizzando l’attenzione sugli aspetti già individuati come utili a spiegare il riconoscimento delle tirature di questi piccoli valori di Posta Italiana. Ricordo, infatti, che nello studio del 5 cent, sulla base delle ampiezze numeriche dei lotti indagati e su altre considerazioni, avevo ipotizzato che non vi fossero ristampe per questi piccoli valori all’interno di uno stesso anno di produzione. Nulla di più errato per la produzione del 10 cent il quale sembra aver avuto invece vicissitudini più complesse tanto che mi hanno fatto chiedere la collaborazione a Giuseppe Preziosi il quale ha studiato a fondo il legame tra progressione alfanumerica ed emissioni filateliche dell’IPZS. Almeno in tre anni (2010, 2013 e 2015), per il 10 cent si sono avuti più di un lotto di stampa, almeno per quanto è stato possibile capire sulla base dei dati a nostra disposizione. Il riconoscimento dei lotti è stato possibile attraverso l’analisi della successione dei codici alfanumerici delle emissioni italiane, sia ordinari che commemorativi. E con questa base di partenza abbiamo cercato un riscontro dalla posizione del codice alfanumerico sulla cimosa e, anche se meno evidente, dalla centratura della stampa sui fogli essendo questa dipendente dal montaggio della bobina nel sistema di stampa (si veda oltre). Più parche devono essere state le tirature degli altri anni caratterizzate, probabilmente, da un solo lotto di stampa. Per rendere chiara al lettore, lo speriamo, la situazione dei piccoli valori abbiamo costruito la tabella di figura 1 in cui abbiamo riportato i primi cinque numeri dei codici alfanumerici utili alla nostra ricostruzione, la prima lettera che indica l’anno di produzione (la seconda lettera – A – è costante ed indica la Goebel rotocalcografica) e infine l’anno solare di riferimento. Abbiamo evidenziato i primi tre numeri dei codici allo scopo di rendere più veloce la loro lettura ed il loro confronto.

 

le nove tirature del 10 cent di posta italiana

Figura 1 – emissioni e tirature dei piccoli valori di Posta Italiana. I numeri sono le prime cinque cifre del codice alfanumerico, la differente dimensione vuole solo agevolare nell’inquadramento dell’intervallo spettante a ciascun lotto di stampa. I valori riportati provengono da fogli visionati, ma il quantitativo stampato è sicuramente maggiore. Gli intervalli indicati per gli altri valori sono indicativi.

Dalla visione della tabella possiamo mettere in evidenza una interruzione della produzione nel 2010 durante la quale sono stati stampati circa 900.000 fogli di altri francobolli; la ristampa successiva del 10 cent differisce dalla precedente per la posizione del codice alfanumerico e per la centratura della stampa rispetto alla bobina. Nel 2011 questo valore non è stato ristampato, mentre nel 2012 (J) ha avuto una produzione unica di circa 150.000 fogli. Nel 2013 (K) osserviamo ben tre lotti separati tra loro da altre produzioni. La prima interruzione è stata dovuta alla stampa del 25 cent che sembra calettare abbastanza bene tra i due lotti del 10 cent. La seconda interruzione invece è molto più ampia e corrispondente alla stampa di circa 600.000 fogli di altri francobolli. Tutti e tre i lotti sembrano avere una produzione di 200-250.000 fogli; il primo lotto potrebbe arrivare anche a 400.000 fogli (v. oltre); i tre lotti sono tra loro distinguibili sulla base della posizione del codice alfanumerico e dalla centratura della stampa. La produzione del 2014 (L) è stata meno abbondante rispetto agli anni precedenti, probabilmente di poco superiore ai 100.000 fogli e composta da un unico lotto. Quest’anno, 2015 (M), abbiamo già due lotti separati da una produzione contenuta di circa 50.000 fogli di altri francobolli ed al suo interno sono comprese segnalazioni di alcuni fogli appartenenti al commemorativo “Floranga”.  Anche in questo caso è indicativa la posizione del codice alfanumerico.

Prima di continuare nella trattazione delle singole produzioni annuali, è utile ricordare che il montaggio della bobina di carta all’interno della Goebel prevede un piccolo margine di tolleranza e che tutte le volte che si cambia formato di stampa, la nuova bobina non occuperà certamente la stessa posizione di quella precedente, se non per caso. Questo vuol dire anche che, quando vengono usate più bobine consecutive per lo stesso francobollo, la centratura della stampa in genere non cambia perché la macchina è già settata per quel formato.

Nella figura 2 riportiamo i due spezzoni con il codice alfanumerico delle tirature del 2010 (H); l’allineamento orizzontale è alla base del primo registro rosso (quadrato) e questo mette in evidenza la differente posizione del codice.

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Figura 2 – le due tirature del 10 cent del 2010; a sinistra la prima. Nel particolare in alto è messa in evidenza la dimensione della cimosa destra.

Nei due particolari in alto, l’allineamento è secondo il lato sinistro del triangolo rosso, dall’immagine si nota la differente posizione laterale del codice e la differente centratura della stampa sulla bobina. Quest’ultimo dato è reso visibile anche dalla linea rossa (con la misura in centimetri) della distanza tra il lato sinistro del registro rosso ed il limite del foglio. La differenza tra le due tirature è di mm 1,5. Si noti anche come il tono del rosso sia praticamente uguale nelle due tirature.

Nella figura 3 è riportata la cimosa destra con il codice alfanumerico della tiratura unica del 2013 (J).  Si nota molto bene la differente posizione del codice, sia in verticale che lateralmente, rispetto all’anno precedente; inoltre la distanza tra il lato sinistro dei registri ed il limite del foglio (linea rossa in figura) è di cm 2,30. Si noti il tono del colore rosso che ben si distingue da quello della produzione del 2010.

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Figura 3 – l’unica tiratura del 10 cent del 2012.

Nella figura 4 riportiamo le tre tirature del 2013. È molto evidente la differente posizione del codice e le differenti dimensioni della cimosa. In particolare è ben distinta la dimensione della cimosa della prima tiratura (a sinistra) mentre, la seconda e la terza, a seguire, si differenziano per un valore minimo. Lo stesso notiamo per le differenze laterali del codice. Preme far presente che l’allineamento è sempre fatto secondo i registri rossi (anche quando non compaiono nei particolari delle immagini) in quanto esiste sempre un leggero fuori registro tra i vari colori. In queste tre tirature troviamo anche una evidente differenza cromatica del rosso tra la prima tiratura e le altre.

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Figura 4 – le tre tirature del 10 cent. del 2013; a sinistra la prima. Nel particolare in alto sono evidenziate le dimensioni della cimosa destra.

Alla fine del nostro lavoro abbiamo ricevuto altri bordi dall’amico Marco Marchini, tutti in linea con i nostri risultati tranne uno. Per il valore del codice alfanumerico, questo bordo fa parte della prima tiratura ma il codice è sensibilmente spostato verso il basso rispetto alla posizione tipica (particolare della figura 4), inoltre il suo valore amplia verso l’alto l’intervallo indagato di circa 150.000 fogli portando la tiratura a circa 25 milioni di francobolli. La distanza tra il registro rosso ed il bordo di foglio è in linea (cm 1,85) ad indicare che la posizione della bobina è rimasta quella tipica del lotto. Per spiegare questa anomalia, non abbiamo certezze e possiamo avanzare solo una ipotesi plausibile. Visto che per stampare un lotto di questo valore sono state usate più bobine consecutive, potrebbe darsi che con un cambio bobina, verso la fine della produzione, sia stata modificata la posizione dell’ink jet per un qualunque motivo tecnico a noi ignoto.

Nella figura 5 è riportata la tiratura unica del 2014. Nulla da dire su questa tiratura se non far notare le differenze di posizione del codice e le dimensioni della cimosa rispetto alle tirature precedenti. Ancora una volta si nota la singolarità di ciascuna tiratura.

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Figura 5 – l’unica tiratura del 10 cent del 2014.

Infine, nella figura 6 riportiamo le caratteristiche delle tirature del 2015. Nella prima metà di questo anno sono stati stampati due diversi lotti le cui differenze sono ben evidenti (figura 6). Nella figura sono evidentissime le differenze di posizione del codice mentre, sono insignificanti le differenze di centratura della stampa e lo spostamento laterale del codice. Da notare il tono del colore rosso che non è esattamente lo stesso. La nuova emissione del 15 cent (19.09.15), dovrebbe far escludere una ulteriore tiratura del 10 cent, ma staremo a vedere.

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Figura 6 – le due tirature del 10 cent. del 2015; a sinistra la prima. Nel particolare in alto sono evidenziate le dimensioni della cimosa destra.

Mentre disponiamo delle immagini di numerose cimose destre, non è così per le basi dei fogli. Vi mostriamo comunque quelle che abbiamo con lo scopo di rendere più comprensibile il concetto di centratura della stampa rispetto alla bobina.

Nella figura 7 mostriamo le basi di quasi tutte le tirature descritte, con l’assenza solo della II del 2013 (K). Tutte le basi sono incolonnate secondo i registri rossi presenti sui bordi destri. Come si può notare, incolonnando la stampa, la bobina assume una differente posizione per ciascuna tiratura con una differenza massima di 1 cm tra la seconda tiratura del 2010 e la prima del 2013. Ricordo che per le tre tirature del 5 cent ho individuato una differenza massima di 1,05 cm, sembra quindi che questa ampiezza sia la tolleranza disponibile per il montaggio della bobina. Anche se le tirature non sono complete, l’immagine conferma, senza ombra di dubbio, quanto asserito per i bordi destri e cioè che ciascun lotto ha una propria e tipica centratura della stampa e tale caratteristica non può che essere dovuta al montaggio della bobina nella Goebel. Di tutti i fogli e gli spezzoni visionati, nessuno ha fatto eccezione alle nostre osservazioni.

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Figura 7 – differente centratura della bobina di stampa in alcune tirature del 10 cent di posta italiana.

Osservando anche il tono del colore rosso possiamo notare significative differenze tra le tirature. Non vi mostriamo le immagini, ma se si confronta il tono del rosso utilizzato per la stampa del 5 cent con quello utilizzato per il 10 cent, si potrà notare che non vi è alcun nesso tra le varie produzioni. Siamo convinti che uno studio adeguato del tono dei colori utilizzati dal Poligrafico potrà senz’altro aiutare nel riconoscimento delle tirature.

Molti si saranno resi conto anche che le tirature del 2015 hanno il codice più nitido; fino al 2014 esso è stato infatti stampato con un sistema ink-jet, da quest’anno è stato sostituito da un sistema laser. Questo nuovo accessorio della Goebel stampa i caratteri più sottili conferendo più nitidezza ai tratti, ma la cosa più evidente è il font di stampa che è differente: la cifra “1” è senza piede orizzontale e, sia le lettere, sia le cifre sono leggermente più strette tanto da far diminuire la lunghezza totale del codice (figura 8).

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Figura 8 – i codici alfanumerici delle tirature del 10 cent. Il 2015 (MA) ha i caratteri differenti.

Differente è anche la geometria della figura nera di registro del codice alfanumerico: prima era quadrata ora è rettangolare, con altezza all’incirca metà del quadrato precedente (figura 9).

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Figura 9 – codice alfanumerico ink-jet con registro quadrato (sopra) e laser con registro rettangolare (sotto).

Veniamo ora alle conclusioni con un riepilogo della larghezza delle cimose destre (figura 10). Come si può notare, nella tabella ci sono alcune coincidenze in anni differenti, ma vanno considerate come accidentali. La variabilità è casuale, come abbondantemente esposto poco sopra.

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Figura 10 – valori in centimetri della distanza tra il bordo di foglio destro e il lato sinistro dei registri rossi

Riteniamo interessante, invece, riportare gli intervalli di tirature indagati per questa ricerca allo scopo di mostrare un valido supporto alle nostre asserzioni. Nella tabella di figura 11 abbiamo riepilogato tutti i fogli visionati e ricostruito gli intervalli interessati dalla nostra indagine. Questi dati hanno permesso di calcolare il numero dei fogli dell’intervallo indagato e, conseguentemente, il numero dei francobolli interessati. Per la prima tiratura del 2013 (K) abbiamo preferito riportare un secondo rigo di dati a seguito dell’ultimo ritrovamento aggiunto in figura 4; riteniamo comunque che lo spostamento verticale del codice alfanumerico non sia determinante per il calcolo dei fogli stampati per questa tiratura per la quale vale la produzione degli oltre 350.000 pezzi.

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Figura 11 – porzioni di tiratura coperte dalla presente ricerca. La seconda riga della I tiratura del 2013 (K) riporta le modifiche dovute al bordo anomalo (particolare aggiunto) della figura 4.
* Questo codice alfanumerico era tagliato a 15722, per i calcoli abbiamo dato il numero massimo per approssimare in difetto i risultati da esso derivati.
I dati sono aggiornati a dicembre 2015.

Va detto subito che i fogli indagati, benché abbiano consentito calcoli interessanti, non sono gli estremi dell’intervallo di fogli stampati e di conseguenza il numero calcolato dei francobolli è inferiore a quello che realmente è stato prodotto. Solo in alcuni casi siamo vicini a definire l’intervallo reale, in altri casi i dati sono parziali e non consentono di avvicinarci più di tanto alla realtà.

Anche se alcuni intervalli sono molto minori della realtà, siamo stati ugualmente spinti dalla figura 11 a fare un piccolo volo pindarico: tentare un calcolo del numero di francobolli da 10 cent di Posta Italiana stampati presso il Poligrafico. Questo numero, per le serie ordinarie, è stato sempre un mistero e, nello stesso tempo, un fine agognato sempre molto difficile da conoscere. Il sistema di numerare, non solo i fogli, ma anche le produzioni annuali che il Poligrafico ha attuato dal 2004, ci ha agevolato molto e siamo stati presi dalla tentazione di fare questo calcolo.

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Figura 12 – stima del numero dei francobolli da 10 cent stampati dal 2010 al 2015.
* la seconda riga è in relazione a quanto presentato in figura 11.

Nella tabella di figura 12, le tre colonne con fondo giallo riportano, rispettivamente, l’intervallo dei fogli visionati, una stima dei fogli prodotti ed il calcolo finale dei francobolli di ciascun intervallo di fogli. Certamente la seconda tiratura del 2010 e le due tirature del 2015 sono, a nostro parere, molto basse, c’è da pensare che in realtà siano stati stampati molti più fogli di quelli che abbiamo visionato e di conseguenza calcolato. Da uno sguardo all’ultima colonna della figura 12, si può dedurre che di questi francobolli siano stati stampati lotti composti , in media, ciascuno da circa 15-20 milioni di pezzi. È possibile che questi quantitativi siano da attribuire anche alle produzioni del 2010 e del 2015. È interessante anche considerare che con una bobina di diametro di m 1,02 e larghezza cm 30,0 (utilizzabile dalla Goebel) si riescano a stampare circa 24.000 fogli pari a circa 1,7 milioni di francobolli di piccolo formato. Quindi per ogni lotto di 10 milioni di francobolli vengono utilizzate poco meno di 6 bobine, senza considerare gli sfrisi. Nell’ultima riga riportiamo la somma bruta delle stime parziali che forniscono un intervallo tra 120 e 150 milioni di francobolli. Accettando quindi che i dati della tabella siano inferiori alla reale produzione, pensiamo di non sbagliare molto affermando che del 10 cent di Posta Italiana sono stati stampati oltre 150 milioni di esemplari, è probabile che il numero reale si avvicini ai 200 milioni.

Siamo grati agli amici Giovanbattista Spampinato, Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Marco Marchini, Massimo Massetti e Marcello Manelli per aver contribuito con immagini utili al nostro studio

UNO STRANO FOGLIO DI UNA EMISSIONE COMPLESSA

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico

Durante la scorsa edizione di Milanofil2015 ho avuto pochissimo tempo da dedicare alla ricerca, però sono stato colto da un pizzico di fortuna ed ho trovato un oggetto di cui ero convinto dell’esistenza per aver visto degli spezzoni di foglio, ma non ero riuscito a trovarlo intero per averne la conferma. Bene! A Milano ho trovato questo foglio. Si tratta di un foglio del prioritario millesimato 2004, fin qui nulla di particolare, ma il foglio che era venduto per non fustellato e non tracciato con leggero fuori registro del colore salmone, costava un po’ troppo; aveva anche lo slittamento del taglio verso l’alto di circa 3,5 cm causando lo spostamento della barretta accanto al 36° francobollo apparentemente accanto alla posizione n. 1. Ma a me queste varietà interessano poco, anzi, non mi attraggono per nulla. La particolarità di questo foglio era ben altra: aveva le scritte blu e la barretta nera (figura 1).

uno strano foglio di una emissione complessa

figura 1 – striscia verticale, bordo di foglio sinistro, del prioritario 2004 con scritte blu e barretta nera

Non l’ho preso intero perché con tutte queste varietà il prezzo richiesto era eccessivo. Ma a me è bastata la striscia laterale sinistra, quella con le scritte e la barretta. Mi sono anche annotato il numero progressivo presente lungo il bordo destro, il fatidico codice alfanumerico (BA 015144095). Appena preso ho condiviso la scoperta con Giovambattista Spampinato e con gli altri amici presenti allo stand del CIFO. Questa scoperta segna il primo aggiornamento alla monografia sul Servizio prioritario fresca fresca di stampa.

Tutti coloro che si interessano di francobolli prioritari sanno che all’incirca fino a metà del 2004 le scritte laterali sinistre delle prime tre tirature di questo francobollo sono state di colore blu e che agli inizi dell’autunno fu riemesso (4a tiratura) con le scritte nere. Oltre alle scritte, la terza e la quarta tiratura hanno anche una barretta dello stesso colore in corrispondenza del 36° francobollo (in basso a sinistra).

Circa un anno fa Gino Biondi mi mostrò alcune varietà di prioritari in strisce di tre da certificare. Notai che alcune strisce avevano le scritte blu ed una la barretta nera. Le varietà erano identiche e pensai che appartenessero allo stesso foglio, Gino confermò la mia ipotesi, ma non avevo modo di dimostrarlo. Mi misi alla ricerca di questo materiale, ci dovevano essere altri fogli in giro. Per più di un anno l’ho cercato, ma senza risultato. A Milano si è verificato il caso fortunato. La particolarità di questo foglio è doppia perché avendo le scritte blu e la barretta nera porrebbe la sua stampa in una progressione ben definita, vale a dire tra la terza e la quarta tiratura. In realtà non è così se analizziamo i codici alfanumerici utili al conteggio progressivo dei fogli stampati. Il codice BA 015144095 è intercalato nella seconda tiratura di cui ho un bordo di foglio con codice BA015156069, successivo al primo. Questo dato posiziona la stampa di questi fogli nella tarda primavera del 2004. Prima ancora di emettere la terza tiratura (con la barretta blu), presso il Poligrafico si stavano facendo le prove sulla utilità della barretta per il controllo elettronico del conteggio dei fogli o per il loro taglio. Probabilmente la scelta iniziale del colore blu potrebbe non essere stata molto ponderata come si può dedurre dall’adozione del successivo colore nero della quarta tiratura. Bisogna tenere presente anche che la barretta blu veniva incisa sul cilindro della scritta laterale, mentre quella nera su quello delle scritte interne del francobollo. Questo aspetto potrebbe avere condizionato la scelta di cambiare le scritte laterali da blu a nero.

Nessuno di questi fogli con la scritta blu e la barretta nera sono stati distribuiti per la vendita dei francobolli, ciò fa intuire che si tratti di materiale di prova per la messa a punto della produzione ordinaria. Questo rivela anche che, essendo prove, non deve essere stata fatta molta attenzione al sincronismo di tutto l’apparato di stampa come rivelano tutte le varietà che si sommano su questo foglio. Possiamo ancora affermare, a mio parere con un piccolo margine di errore, che queste varietà non sono dovute al caso e che tutto questo materiale era destinato sin dall’inizio ad essere distrutto. Possiamo quindi attribuire a questa produzione la definizione di tiratura di prova per la messa a punto del sistema di produzione ordinaria.

LE ETICHETTE PRIORITARIE DELLA FASE SPERIMENTALE

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico

Discutendo telefonicamente con Giovambattista Spampinato sulle etichette prioritarie della fase sperimentale, per intenderci quelle bianche e blu che ricordano il simbolo di Poste Italiane disegnato da Franco Maria Ricci, ciascuno di noi aveva il volume sul servizio prioritario, fresco di stampa, aperto sul capitolo 2. Giovambattista accennava all’esistenza di due differenti tipi riconoscibili  sulla base del colore. Avevo tra le mani alcune buste con differenti tonalità di colore ed in un primo momento ho assentito alla sua considerazione. Ma mentre ero assorto in questa verifica, mi resi conto che non era il colore la caratteristica distintiva. Durante queste osservazioni, avevo infatti notato delle leggere differenze di larghezza del bordo bianco che le delimita. Dopo aver comunicato la mia idea a Giovambattista, mi sono subito accinto al computer per confrontarle ed ho notato differenze, seppur minime, nelle dimensioni tra alcune etichette. Allora mi è balenato il ricordo che le etichette sono state prodotte in fogli da 33 pezzi (figura 1),

le etichette prioritarie della fase sperimentale

Figura 1 – il foglio da 33 etichette

ma sono state anche distribuite con i flyer pubblicitari al cui interno ce ne erano 5 (figura 2).

le etichette prioritarie della fase sperimentale

Figura 2 – il flyer pubblicitario con 5 etichette

Sono corso allora a prendere queste due tipologie di distribuzione ed ho preso un po’ di misure. Il risultato è stato veramente soddisfacente: le due tipologie di etichette sono differenti nelle dimensioni (figura 3).

le etichette prioritarie della fase sperimentale

Figura 3 – le due etichette a confronto. Da foglio di 33 in alto

Per quanto riguarda il colore, le etichette in confezioni da 5 sono costantemente di colore blu intenso, mentre quelle in confezioni da 33 presentano due differenti toni di blu, un tipo è blu intenso ed un altro è blu-grigio. Queste differenze sono compatibili con due distinte produzioni che probabilmente sono state necessarie per l’imprevisto allungamento temporale del periodo sperimentale.

Nella tabella che segue elenco le caratteristiche delle due tipologie di confezioni. È strano che nell’era dei computer con i quali si possono trasferire immagini con la massima fedeltà, si riesca a produrre differenze veramente poco comprensibili.

le etichette prioritarie della fase sperimentale

Figura 4 – confronto tra le caratteristiche dei due tipi di etichette.

IL 650 LIRE CASTELLI FALSO IN … TANDEM

Nicola Luciano Cipriani perito filatelico e Stefano Proserpio segretario CIFO

 

Stefano Proserpio

Qualche settimana fa navigando su Ebay incappavo in una cartolina concorsi affrancata con un francobollo da 650 lire della serie Castelli definito dal rivenditore come “falso di Napoli”. In vendita era offerta anche una busta affrancata con lo stesso falso con l’aggiunta di due Castelli da 50 lire per completare la tariffa a 750 lire. In calce ad entrambe le offerte era indicato che erano disponibili più pezzi. A seguito di contatti presi con il proprietario ho avuto modo di apprendere che i pezzi affrancati con tale “falso” passati nel tempo per le sue mani erano una decina e che tutti erano apposti su cartolina concorso, a parte quello sulla busta con valori complementari sopra citati. Dietro specifica richiesta apprendevo, inoltre, che mittente di tutti gli oggetti era un unico soggetto e che non si trattava di fotocopie a colori ritagliate e dentellate. Incuriosito, decidevo di procurarmi qualche pezzo: la cartolina posta in vendita mostrava un angolo mancante, per cui non partecipavo all’asta (il pezzo trovava comunque un acquirente). Il venditore mi inviava le immagini di altre cinque cartoline: sceglievo le tre che parevano mostrare francobolli integri (figure 1, 2, 3 e 4) e lasciavo da parte le altre due.

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 1 – cartolina 1

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Figura 2 – cartolina 2

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Figura 3 – cartolina 3

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Figura 4 – recto della carto-lina concorso

Non sono riuscito, invece, ad aggiudicarmi la busta affrancata per 750 lire (figura 5).  Segue, infine, una fotografia parziale della lettera “conquistata” da un altro acquirente

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Figura 5 fotografia parziale della lettera

 

Non appena ricevuto a casa le tre cartoline ho constatato che effettivamente non erano affrancate con fotocopie a colori dentellate; ponendole sotto la Lampada di Wood con meraviglia ho osservato che i francobolli erano stampati su carta fluorescente! Una prima scansione grossolana metteva, inoltre, in evidenza un retino di stampa assai strano.

Provvedevo quindi a contattare il nostro Luciano Cipriani raccontandogli l’antefatto ed inviandogli dapprima le immagini che avevo a disposizione e poi spedendogli le cartoline. Qui mi fermo e passo la parola al nostro illustre Perito.

 

 

Nicola Luciano Cipriani

La mia curiosità è sempre grande quando c’è da vedere o studiare novità, e questo 650 lire Castelli è una novità in tutti i sensi, compresa la procedura di stampa. Tutti i falsi per posta stampati in epoca recente sono stati realizzati con il metodo offset (fotolito), spesso a tratto pieno, più raramente con retino a punti. La stampa di questo 650 lire Castelli non differisce tanto nella metodologia di stampa, che è sempre in offset, quanto per il tipo di retino utilizzato. Infatti è la prima volta che mi capita di vedere un retino a righe verticali utilizzato per la stampa di falsi per frodare le Poste Italiane. Per quanto riguarda il loro uso, le cartoline hanno l’annullo illeggibile anche se il concorso (per il quale sono state spedite) ha avuto scadenza il 10.02.92; si deve quindi datare al 1991-92 la stampa di questa imitazione. La busta invece ha un annullo chiaro del 23.1.94, un uso tardivo quindi.

Prima di passare in dettaglio l’analisi di questo falso, mi preme precisare che questa imitazione non è compresa nell’elenco dei falsi castelli redatto da Giovanni Riggi (Seminario di Spotorno, 30-31 maggio 1998) e non mi risulta sia mai stato descritto.

Passo ora ad analizzare questo falso mostrandovi inizialmente la sua immagine a confronto con il francobollo originale (figura 6). Le due immagini a basso ingrandimento dicono poco, ma vedremo meglio le differenze analizzando qualche particolare. Inoltre metto in rilievo che le differenti tonalità visibili, non sono dirimenti in quanto i colori dell’originale sono stati molto variabili nel tempo ed alcune ristampe hanno avuto gli stessi colori dell’imitazione.

 

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Figura 6 – a sinistra l’originale

La stampa

Nella figura 7 ho riportato i tre francobolli in esame e, anche a piccolo ingrandimento si nota abbastanza bene la rigatura verticale nella parte alta della cornice.

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 7 – i tre falsi

Come si vedrà nelle immagini successive, ciascun colore è stato stampato utilizzando un retino a sottilissime righe verticale. Nelle successive quattro immagini (figura 8), una per ciascun colore utilizzato, il rigato è maggiormente visibile, in modo particolare nel ciano, giallo e nero.

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Figura 8 – i colori della stampa in quadricromia offset

Il ciano è presente in sottili righe rade sulla cornice e in righe più addensate in tutte le parti in cui sono visibili il ciano ed il verde; il giallo è praticamente in sottili righe addensate su tutta l’immagine; il magenta è concentrato in sottili righe addensate sulla cornice, ma è presente anche nella parte del castello; infine, il nero è presente essenzialmente in corrispondenza del verde ma si notano rade sottili righe anche sulla cornice.

La carta

Recentemente il nostro Stefano ha acquisito un’altra cartolina con il francobollo non annullato e che riproduco nelle immagini successive. Non è noto se questo francobollo avesse una propria colla posta sul retro o se ne fosse senza. Fatto sta che in acqua fredda non si è staccato velocemente, segno che non dovrebbe avere colla vinilica, tipica di questa emissione. Dopo il distacco non ho notato alcun residuo di colla, né sul retro del francobollo né sul ritaglio di cartolina, il che determina che la colla fosse stata applicata con un sottile velo e che sia solubile in acqua. Dalle osservazioni sulle caratteristiche della carta si vede molto bene che essa è molto scadente e facile alla sfilacciatura. Nella figura 9 riporto il confronto in luce viola tra l’originale ed il falso, mentre nella figura 10 anche il confronto con una normalissima carta per fotocopie da 80 g/mq. La grammatura della carta utilizzata per il francobollo è leggermente superiore, probabilmente da 100g/mq. Si noti nell’immagine la similitudine della sfilacciatura ancorché il francobollo sia stato perforato.

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Figura 9 – il falso (a destra) in luce viola

 

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Figura 10 – confronto con una normale carta da fotocopie, l’originale è a sinistra

La fluorescenza

Sempre dalla figura 10 si può notare anche la fluorescenza della carta. Come si può vedere, il colore è decisamente bianco e nulla ha a che vedere con la fluorescenza bianca in pasta che caratterizza i francobolli originali. Infatti l’originale ha un colore di fluorescenza tendente leggermente al rosato smorto, mentre l’imitazione emana una vivida colorazione azzurrina. Per questo confronto ho scelto un originale con risposta in fluorescenza il più bianco possibile tra numerosi campioni disponibili.

La dentellatura

La dentellatura è molto irregolare a causa del non allineamento degli aghi. Questi sono molto sottili, hanno un diametro di 3-4 decimi di mm e probabilmente usurati, come si può dedurre dai fori per la maggior parte poco definiti. Di contro il diametro degli aghi utilizzati presso l’IPZS è di circa 8 decimi (figura 11). I fori molto piccoli agevolano gli strappi durante la separazione dei francobolli tanto che nessuna delle imitazioni è stata separata in modo idoneo. Questo spiega anche la difficoltà di scelta da parte di Stefano al momento dell’acquisto. La misura della dentellatura, in queste condizioni, non è agevole dovrebbe essere 10,5 per entrambe le direzioni. Il condizionale è d’obbligo perché la distanza tra i fori non è nemmeno costante.

 

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 11 – confronto del diametro dei fori della dentellatura, l’originale in alto

Il confronto con l’originale

Con un minimo di esperienza filatelica, questo falso dovrebbe essere facilmente riconoscibile, ad ogni modo è sempre bene fornire immagini di confronto con l’originale per mettere in evidenza particolari che possano facilmente agevolare la distinzione.

Nel complesso l’immagine del castello è stata riprodotta in modo abbastanza fedele e, a parte il fuori registro dei colori dell’imitazione, nel complesso non si notano differenze grafiche del castello da mettere in evidenza. Un po’ per il fuori registro, un po’ per il retino a linee verticali, le scritte in alto che descrivono il castello non sono affatto nitide e la sovrapposizione di più linee colorate conferisce alla scritta una certa confusione visiva.

Nella figura 12 presento il confronto tra l’altezza dei due francobolli. Come si può notare, questa dimensione è identica a quella dell’originale.

 

il 650 lire castelli falso in tandem

gura 12 – confronto dell’altezza dei due francobolli, l’originale in alto

Nella successiva figura 13 metto a confronto la larghezza, anche questa dimensione non mostra assolutamente alcuna differenza, nemmeno nelle singole scritte e nel valore.

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 13 – confronto della larghezza dei due francobolli, l’originale in alto

In questa immagine sono maggiormente visibili le sottili linee di ciascun colore del retino che invadono un po’ tutto il disegno, tanto che la scritta ed il valore non sono monocolore come nel francobollo originale.

Nella successiva figura 14 mostro un ingrandimento adeguato per mettere in risalto l’aspetto generale della stampa. Come si può vedere, sono ben evidenti tutte le caratteristiche descritte.

 

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 14 – confronto tra la stampa rotocalcografica dell’originale ( a sinistra) e di quella offset dell’imitazione

 

Nella tabella elenco, in forma sintetica, i caratteri generali e le differenze tra l’originale e l’imitazione.

il 650 lire castelli falso in tandem

Figura 15 – riepilogo delle differenze tecniche tra l’originale e l’imitazione.

 

LA LOGISTICA DI POSTE ITALIANE – parte terza

Verso una organizzazione centralizzata europea

A cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani, Giovanni Leone e Claudio Ernesto Manzati

Quando abbiamo iniziato gli articoli su questo argomento avevamo notizie di tipo bibliografico, vi abbiamo infatti detto in un precedente articolo che ci siamo avvalsi di informazioni tratte da tesi di laurea e dalla rete, specialmente dallo stesso sito di Poste Italiane. La messa a punto del sistema di lavorazione della corrispondenza ha avuto inizialmente una evoluzione abbastanza veloce con conseguenti variazioni anche a breve tempo di alcune parti dell’organizzazione; ora il sistema sembra abbastanza assestato a livello nazionale, invece, a livello europeo esso è ancora in evoluzione in quanto le “intenzioni” per il futuro vorrebbero un coordinamento unico centrale. Già adesso il processo postale tra i paesi europei viene gestito dal Logistic Control Room di Ginevra. La cabina di regia centralizzata è incaricata di monitorare 24 ore su 24 l’efficienza  e la qualità dell’intero processo postale sul territorio europeo, dal punto di raccolta della corrispondenza nazionale fino a quello del destinatario. I Centri di Scambi Internazionali (CSI) sul territorio italiano sono, per la corrispondenza in uscita (inbound), Milano Peschiera Borromeo e Roma Fiumicino,mentre, per la corrispondenza in entrata (inbound) è solo Milano Peschiera Borromeo. La posta destinata all’estero viene trasportata in contenitori di colore blu, mentre la corrispondenza per l’Italia viaggia in contenitori gialli. Ad ogni modo, restando all’attuale stato dell’arte e per completare la descrizione della logistica di Poste Italiane, abbiamo ritenuto utile visitare un CMP al fine di verificare le notizie in nostro possesso. La visita è possibile su prenotazione e siamo riusciti ad avere l’opportunità con il CMP di Firenze. Lo stabilimento è ubicato nell’area industriale di Sesto Fiorentino e al nostro arrivo non abbiamo avuto assolutamente la sensazione di essere in un luogo deputato alla lavorazione della corrispondenza se non fosse per la presenza dell’insegna delle Poste, per la verità anche abbastanza piccolo in relazione alle dimensioni del complesso aziendale. L’edificio è tipicamente a carattere industriale ed al suo interno potrebbe essere svolta qualunque altra attività. È stato un po’ come scoprire un mondo nuovo e per certi versi affascinante. Certamente per chi ci lavora la sensazione non è certamente questa, ma di sicuro per appassionati di storia postale entrare in questi locali può sprigionare fantasie particolari. All’ingresso si viene registrati come visitatori e viene fornito un badge di riconoscimento. La prima e doverosa tappa è stata con il direttore, dott. Fabio Toniolo, responsabile dell’Area Logistica Territoriale (ALT) Centro 1, che ci ha accolto con molta cordialità ed anche curiosità; ha manifestato interesse cercando di capire le nostre ricerche e le loro finalità. Dopo un piacevolissimo colloquio durante il quale abbiamo fornito ampie spiegazioni sull’attività della nostra associazione e sull’attenzione che molti soci hanno per la storia postale passata e contemporanea, siamo stati presentati al Dott. Tiziano De Pasqual, responsabile del settore SIACS – nel quale si lavora in linee altamente automatizzate sia la posta prioritaria che massiva non voluminosa- che ci ha mostrato con ampie spiegazioni tutta la filiera della lavorazione della corrispondenza che, come vedremo più avanti, è suddivisa in due linee, una per la posta prioritaria ed una per quella massiva. Al termine di questo percorso, siamo stati presentati alla dott.a Susanna Bernini, responsabile dei settori “posta voluminosa” e “ posta registrata”. Anche la dott.sa Susanna Bernini,responsabile del settore della Posta Voluminosa e Posta Registrata, ci ha mostrato con dovizia di particolari i complessi macchinari che lavorano gli enormi quantitativi quotidiani. Tutti i settori sono organizzati con tre turni lavorativi a coprire le 24 ore. Le foto di questo articolo sono ufficiali e sono state cortesemente fornite dal Dott. Carlo Angelini della sede centrale di Roma in quanto non è consentito l’uso della macchina fotografica personale. Cogliamo l’occasione per porgere un sentito ringraziamento da parte del CIFO e di tutti i nostri associati ai dottori Toniolo, De Pasqual e Bernini del CMP di Sesto Fiorentino e Carlo Angelini e Marco Mastroianni della sede centrale di Roma.

Posta Prioritaria e Posta Massiva non voluminosa

la visita è iniziata dal SIACS (Sistema Integrato di Accumulo Codifica e Smistamento; CIFO, Il Francobollo Incatenato, n. 212, novembre 2011) (figura 1)

 

LA LOGISTICA DI POSTE ITALIANE - Verso una organizzazione centralizzata europea – parte terza

Figura 1 – Struttura di un Sistema Integrato di Accumulo Codifica e Smistamento (SIACS)

dove abbiamo preso visione della linea di lavorazione della posta prioritaria e massiva per entrambe non voluminosa: la CFC (Culling, Facing, Cancelling = Selezione, Raddrizzamento, Timbratura) (figura 2).

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Figura 2 – schema di una linea CFC

Al momento della visita questa linea era ferma in quanto questa categoria di corrispondenza arriva nel pomeriggio. Come, infatti, abbiamo descritto nel secondo articolo, la raccolta delle missive avviene tra le 12 e le 15 per essere al CMP dalle 16 in poi in dipendenza della lontananza dei punti di raccolta.

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Figura 3 – cernita manuale delle dimensioni non idonee per la lavorazione meccanizzata ed avvio alla linea CFC della posta prioritaria

La corrispondenza in arrivo viene incanalata su un nastro trasportatore (figura 3) per separare manualmente le missive aventi dimensioni non idonee per questa linea che lavora buste e cartoline con dimensione massima fino a 120 x 235 mm, spessore massimo di 5 mm; grammatura cartoline massimo 190 g/mq.

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Figura 4 – impianto di raddrizzamento della corrispondenza: il cesto (sinistra) ed il sistema a specchi del lettore ottico per il riconoscimento dell’affrancatura

Le missive fuori norma seguiranno invece il percorso della posta voluminosa. Il nastro avvia la corrispondenza ad una macchina raddrizzatrice (figura 4) che, come dice la parola, raddrizza le singole missive attraverso un sistema di lettura ottica del francobollo/label che funge da riferimento. Il sistema ha inserito un data base di tutte le emissioni in corso che riconosce in tempo reale. I sensori di rilevamento dell’affrancatura coordinati dal data base dovrebbero essere in grado di riconoscere l’affrancatura e valutarne l’esattezza dell’importo in relazione al peso. Questo sistema però non ha ancora raggiunto i requisiti ottimali; molti di noi che seguono la storia postale attuale sanno infatti che spesso ci capita tra le mani qualche missiva sotto affrancata o addirittura con francobolli falsificati. C’è però da riconoscere all’azienda che in molti casi l’attenzione del personale addetto riesce a sventare molte situazioni non pertinenti.

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Figura 5 – impianto di lettura e memorizzazione dell’immagine

Dal “cesto” e dopo essere state raddrizzate, le missive passano, una dietro, l’altra ad altissima velocità, attraverso un sofisticato sistema di lettori ottici (figura 5) in grado di memorizzare le immagini delle buste e leggere istantaneamente gli indirizzi e di interpretare ogni tipo di scrittura. Le immagini delle missive con indirizzo non identificato vengono inviate per via telematica ai centri di lettura OCR dove sofisticati software di interpretazione dei dati, sono in grado di riconoscere in tempo reale gli errori presenti nella scrittura e di suggerirne la correzione. Ogni missiva che passa ad alta velocità attraverso questa parte della linea CFC viene codificata attraverso l’impressione di due codici a barre, uno nero posto a destra in basso ed uno rosa-arancio fluorescente a sinistra. Questi due codici sono ormai oggetti quotidiani a cui siamo un po’ tutti abituati, ma pochi ne conoscono il significato. Quello nero si legge da destra verso sinistra e rappresenta il CAP della località di destinazione a cui è aggiunto un numero di servizio, quello fluorescente, chiamato ID-TAG, invece è la carta d’identità di ciascuna missiva. I due codici hanno compiti differenti ma fondamentali nel flusso della corrispondenza sia nell’ambito del CMP di partenza che in quello di arrivo. Il codice fluo (come viene chiamato nel gergo della lavorazione) consente di identificare senza ambiguità una missiva lungo il percorso della logistica postale, la quale missiva è tracciabile fino alla consegna al destinatario. Mentre del codice a barre nero se ne conosce la decodifica, per quello fluo sappiamo solo che esso consente di conoscere la classe del prodotto, la data e la denominazione dell’impianto di lavorazione, ed identifica il CAP di destinazione e, dove previsto, il portalettere del destinatario.

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Figura 6 – linea IMC

In parallelo alla linea CFC lavora la linea ICM (Immage Capturing Machine) (figura 6) nella quale viene smistata la posta già lavorata proveniente da un altro CMP oppure la Posta Massiva del proprio bacino di appartenenza (figura 7).

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Figura 7 – un operatore alimenta la linea ICM con la posta già lavorata di provenienza da un altro bacino e la Posta Massiva proveniente dal proprio bacino di appartenenza

L’ing. Di Pasqual ha brevemente illustrato come funziona il servizio della Posta Massiva facendo presente che il CMP di Sesto Fiorentino è anche un centro SAP LES, ciò significa che il cliente può scegliere di usufruire del monitoraggio della corrispondenza e, alla fine della consegna, riceve  il file di reporting.
Al momento della nostra visita questa linea stava lavorando la posta massiva. L’orario della visita, ore 11,30, non era l’ideale in quanto in quel momento l’impianto lavorava al minimo della capacità produttiva essendo arrivata solo una consegna del proprio bacino di utenza.
Come molti sapranno, “Posta Massiva” è il servizio dedicato alla clientela commerciale che spedisce grandi quantitativi di corrispondenza. La tempistica nella consegna è di “J+3” (recapito entro tre giorni successivi a quello di postalizzazione), di conseguenza le tariffe applicate sono inferiori a quelle della Posta Prioritaria. Per accedere al servizio è necessario rispettare le condizioni tecniche imposte dalla Società postale che assicura la qualità del servizio. Gli invii devono rispettare tassativamente le dimensioni dei formati P (piccolo) e M  (medio) e l’indirizzo sulla busta deve corrispondere alle loro specifiche di Poste Italiane. La corrispondenza lavorata sia su questa linea che su quella parallela CFC prosegue verso la linea di smistamento STAR per una suddivisione secondo il CMP di destinazione.

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Figura 8 – schema della linea STAR

La linea STAR (Sistema di Trasporto, Accumulo e Routing) è parte integrante del SIACS (figura1) ed è la linea di stoccaggio momentaneo per l’accumulo della corrispondenza suddivisa per aree di destinazione (figura 8 e 9).

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Figura 9 – linea STAR: particolare

Le corrispondenza provenienti dalle due linee sopra descritte (CFC e IMC) vengono immagazzinate per al massimo due ore all’interno delle caselle di stoccaggio della linea STAR; ogni volta che una casella di destinazione è stata completata, tutte le missive in essa contenute vengono avviate alle linee finali LSF. Contemporaneamente questa linea ha anche la funzione di regolare l’afflusso della corrispondenza alle linee finali LSF
Che divideranno le missive secondo il portalettere oppure secondo il CMP di destinazione. Su questa linea sosta anche la posta non riconosciuta dalle linee d’ingresso, in attesa di codifica. La movimentazione di tutte le missive avviene tramite il codice a barre fluorescente arancione applicato sulle buste e sulle cartoline.

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Figura 10 – particolare del settore di incasellamento SFF

La linea LSF è la parte finale della lavorazione della corrispondenza; questa linea è suddivisa in due settori: Smistamento Finale Fine (SFF) che incasella la missive secondo la località di destinazione (figura 10) e Scasellamento e Impacchettamento Mazzetti (SIM) (figura 11). Per queste operazioni il sistema si avvale del codice fluo (ID-TAG) con cui viene riconosciuta ogni singola missiva.

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Figura 11 – linea di impacchettamento secondo i portalettere

Dalle caselle per destinazione omogenea il contenuto di ogni casella passa al secondo settore Scasellamento e Impacchettamento Mazzetti (SIM); qui, sempre in automatico, vengono allestiti i singoli mazzetti suddivisi per zona di consegna. In altre parole la macchina prepara e chiude in un involucro di cellofan la corrispondenza destinata ad ogni portalettere. Alla fine di questa prima parte della visita al CMP fiorentino, il Dott. Di Pasqual ha passato le consegne alla Dott.sa Bernini che ci ha cortesemente guidati alla vista del settore Posta Voluminosa e Posta Registrata.

Posta Registrata e Posta Voluminosa.
Questi due settori sono trattati insieme, ma essi, all’interno del CMP, sono fisicamente separati ed indipendenti. Per quanto riguarda il settore  della Posta Registrata (raccomandate, assicurate, contrassegno ecc.) la visita si è realizzata dall’esterno in quanto la zona operativa è accessibile solo dagli addetti. Tutte le registrate arrivano in contenitori destinati e vengono lavorate manualmente; esse vengono suddivise per CMP di destinazione e continuano il loro viaggio separatamente dalle altre corrispondenze. La movimentazione delle registrate può essere seguito attraverso il proprio computer grazie alla registrazione che viene fatta ad ogni passaggio che la posta registrata subisce. All’interno del settore c’è un controllo molto attento ed efficace sui singoli operatori.

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Figura 12 – linea di smistamento della posta voluminosa

La Posta Voluminosa invece è visitabile e i macchinari per la lavorazione degli invii (CFSM-V: Compact Flats Sorting Machine)  non sono molto differenti da quelli visti poco prima e che compongono il SIACS. Essi hanno necessariamente l’aspetto differente dovendo lavorare plichi con dimensioni variabili, superiori a 120 x 235 mm che corrispondono grosso modo ad un mezzo foglio A4. Questa dimensione è quella che nei tariffari di Poste Italiane è definita “formato medio”. A differenza del piccolo formato, la lavorazione delle voluminose è parzialmente manuale, manca infatti il settore del raddrizzamento; questa operazione è fatta manualmente a causa delle grandi variazioni di dimensione delle missive, si va infatti da quel “formato medio” che corrisponde a poco più di un mezzo foglio, fino quasi ad un A3 (il doppio di un A4); nel gergo dell’azienda la busta voluminosa viene chiamata flat. Alcuni operatori predispongono le buste in appositi scaffali mobili orientate tutte con l’indirizzo dalla stessa parte e, sempre manualmente, le buste vengono trasferite ad una macchina con gli alloggiamenti più capienti, ma molto simile alla linea ICM del SIACS. Le missive vengono anche qui memorizzate e codificate attraverso il sistema OCR e la videocodifica (VDC) e passano poi alla linea finale di smistamento (figura 12) che le incasella in appositi contenitori (figura 13) disposti lateralmente alla macchina. Ogni contenitore contiene missive destinate ad un’unica località, che può essere un ufficio di recapito del proprio bacino o di un altro CMP.

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Figura 13– particolare della linea di smistamento

Le capacità di produzione di questa smistatrice è di circa 26.000 pezzi l’ora (tecnologia del 2012). La smistatrice  CFSM  è usualmente interfacciata con il Tracking & Tracing (Inseguimento & Tracciatura), che è una procedura elettronica del percorso del plico fino al destinatario.  La tracciabilità del percorso avviene tramite il codice ID. Il servizio Tracking & Tracing (T&T) ha elevato il livello qualitativo dei servizi postali di maggior valore aggiunto quali raccomandate, assicurate, pacchi di valore e urgenti. Questo sistema è basato su un centro di gestione e su una serie di centri periferici ad esso collegati tramite la rete di telecomunicazioni. Le fasi di lavorazione avvengono in tre tempi: a) l’identificazione dell’invio tramite un codice a barre applicato al momento dell’accettazione; b) la registrazione del passaggio dell’invio presso i punti nodali della rete postale mediante la lettura del codice (Tracing); c) la raccolta e l’elaborazione dei dati relativi alla storia dell’invio (Tracking).
Alla fine della visita abbiamo approfittato a fare alcune domande alla Dott.sa Bernini in merito ad argomenti più specifici quali l’uso di francobolli falsificati, missive sotto affrancate, posta non consegnata ed inviata al macero ecc. In particolare per quest’ultimo quesito è stato specificato che Poste Italiane ha una procedura ben definita per gli invii da portare al macero. Le spedizioni senza esito (rifiutate sia dal destinatario che dal mittente, o che sia impossibile recapitare per indirizzo insufficiente, errato, destinatario sconosciuto o trasferito, ecc..), sono inviate al macero decorso il termine di 30 giorni di giacenza presso il Gateway di competenza.
La visita ha avuto una durata di 3 ore circa, complessivamente un po’ stancante, ma decisamente molto utile non solo per la verifica delle informazioni in nostro possesso, ma anche per aver avuto l’opportunità di visionare il complesso sistema di macchinari che, pur sapendo di grandi dimensioni, si sono rivelati al di sopra della nostra immaginazione. Siamo sinceramente grati ai nostri interlocutori del CMP di Sesto Fiorentino per questa meravigliosa esperienza.

ANCHE IL 900 LIRE CASTELLI HA COLORI FLUORESCENTI

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani

 

Premessa

Chi aveva detto che in filatelia non si finisce mai di scovare novità? Tutti lo diciamo, ma non ricordo chi lo disse per primo: aveva totalmente ragione. Tanti anni fa avevo scoperto il 1000 lire castelli con il colore nero fluorescente che però ho pubblicato solo di recente (Il Francobollo Incatenato, n. 209); allora controllavo tutta la corrispondenza di una grande azienda fiorentina e avevo la possibilità di visionare corrispondenza da quasi tutta l’Italia. Una volta scoperta la novità, andavo in posta a cercare quelle novità allo stato di nuovo. Era veramente un gioco divertente. Non che abbia scoperto chi sa cosa, ma la ricerca era veramente stuzzicante. In quel modo mi procurai il 1000 lire castelli; il nero di questo francobollo occupa porzioni non piccole e quindi fu abbastanza evidente scoprirlo. In quel periodo trovai anche un 900 lire su busta con il marrone del castello fluorescente, era un solo francobollo, e tra l’altro nemmeno tanto evidente osservandolo in luce viola perché le due risposte, in luce bianca e viola, non avevano una differenza molto evidente. Lo misi da parte e lo dimenticai.

L’analisi

Recentemente ho visionato un campione dell’amico Nino D’Aponte che mi chiedeva lumi su strane macchie che si vedevano sul retro di un francobollo da 900 lire  Castelli (figura 1).

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figura 1 – la cornice del 900 lire fluorescente

La cosa mi ha stupito abbastanza perché questo effetto lo produceva solo la cornice. Ho preso le cinque mazzette ed un po’ di sfusi che ho da tempo ed ho iniziato a controllarli sotto la luce viola. A parte le tante differenze di carta e di fluorescenza, sono venuti fuori alcuni francobolli con queste anomalie. L’effetto è esattamente identico nelle modalità a quello manifestato dal 1000 lire: si tratta di inchiostro fluorescente, ma c’era da capire quale. La cornice è composta da un fondino giallo e da linee sottili nere, dalla disposizione di queste ultime è chiaramente attribuibile a loro l’effetto fisico. Nella figura 2  ho riportato un francobollo con inchiostro fluorescente (a sinistra) ed uno con inchiostro normale, in luce bianca.

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figura 2 – immagine in luce bianca, a sinistra l’esemplare con il nero fluorescente

Non c’è nessuna differenza. Mentre nella successiva figura 3 gli stessi in luce viola.

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figurta 3 – immagine in luce viola, a sinistra l’esemplare con il nero della cornice fluorescente

Come si può notare, la cornice con il nero fluorescente (a sinistra) accentua il suo colore nero, rispetto all’altro. Si accentuano in pratica tutte le parti dove è presente il nero: la cornice e le scritte, in alto e in basso; in modo particolare risalta molto di più la scritta ITALIA. Tutte le scritte si circondano di un evidente e sottile alone bluastro.

 

Lo studio approfondito

Le osservazioni però sui miei campioni hanno evidenziato qualcosa di più rispetto alla segnalazione dell’amico Nino: in alcuni francobolli la fluorescnza non era solo della cornice, ma anche di parte del disegno del castello (figura 4). Ma il castello è di colore marrone e poi il prato e l’abete sono verdi. Ecco che qui mi è tornato in mente il castello che trovai tanti anni fa con il marrone fluorescente. Si noti nel francobollo a sinistra della figura 4 il disegno parziale delle arcate che sostengono la parte alta merlata e parte delle mura sottostanti, nonché l’abete.

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figura 4 – l’immagine evidenzia la fluorescenza della cornice, delle scritte, del pino e di parte del castello

Nella figura 5 ho messo a confronto i due francobolli con inchiostro fluorescente, uno della figura 1 (a sinistra) in cui la fluorescenza è visibile solo nella cornice ed uno della figura 4 (a destra) in cui la fluorescenza è presente anche in ampie parti del castello e del verde.

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figura 5 – immagine in luce viola, a sinistra il francobollo di figura 1 e a destra quello della 4

Come si può notare, le scritte e la cornice assumono un aspetto pressoché identico, con aloni bluastri intorno alle scritte e con il colore della cornice più scuro rispetto al normale. In più si può notare come, nel francobollo a destra, il colore verde, specialmente l’abete, assume le stesse caratteristiche della cornice: il colore si scurisce e si allarga un po’ per effetto dell’alone. Questo effetto si vede anche nelle mura sottostanti l’albero e nella parte bassa delle mura, dove si accostano ancora il verde con il marrone. Lo stesso fenomeno lo osserviamo ancora sul castello, ma i tratti sottili lo celano parzialmente, non però nel bastione a destra dell’abete dove è ancora visibile l’alone ed il colore scurito dal fenomeno della fluorescenza.

Ho voluto riprendere alcune mazzette di questo valore che conservo da anni e su 627 francobolli ne ho trovati 70 con la cornice fluorescente o parzialmente fluorescente. Di questi, pochi con il marrone fluorescente, mentre con il verde ho trovato solo la coppia di figura 4. Presento a seguire le immagini di altri francobolli in cui il castello marrone è visibile al completo (figura 6).

anche il 900 lire castelli ha il nero fluorescente e non solo

Figura 6 – quattro 900 lire con il nero ed il marrone fluorescenti

I francobolli di figura 6 da 1 a 3 mostrano una fluorescenza gialla in pasta, mentre, il 4 ce l’ha azzurrina. In tutti manca il pino alla destra del castello a indicare che il colore verde non è fluorescente. Inoltre da 1 a 3 si nota una aumento della fluorescenza intuibile dalla intensità dell’immagine. Nei francobolli 2 e 3 sono anche ben visibili le scritte in alto al di sopra della cornice.

 

Le conclusioni

Questo francobollo da 900 lire è il secondo, dopo il 1000 lire, ad essere stato stampato con il nero fluorescente, nel contempo però è il primo su cui è stato riconosciuta la fluorescenza di altri colori. Bisogna però notare che sia il marrone che il verde scuro di questi francobolli, hanno una alta percentuale di nero e quindi la loro fluorescenza può essere facilmente spiegabile in quanto in entrambi i colori c’è una discreta percentuale di nero.

Ho voluto verificare se il periodo d’uso di questo particolare 900 lire coincidesse con quello del 1000 lire. Dagli esemplari usati su cui la data era ben leggibile ho individuato l’uso dell’inchiostro fluorescente per il 1000 lire tra il 1992 ed il 1998; questo intervallo è molto simile a quello riscontrato per il 900 lire per il quale ho riconosciuto un uso tra il 1994 ed il 1999. In pratica durante quasi tutti gli anni 90 al Poligrafico sono stati utilizzati colori fluorescenti. Questo secondo studio sugli inchiostri fluorescenti mi ha risvegliato l’interesse verso questo argomento e mi ripropongo di verificare altri valori dei castelli di questo periodo per vedere se ci possano essere gli stessi o altri colori fluorescenti.

È noto che i castelli hanno avuto tirature elevatissime con un notevole numero di ristampe individuabili spesso dalla differenza di toni dei colori. Però, in rari casi è stato possibile riconoscere obiettivamente tirature distinte all’interno di ciascun valore. D’altronde per assurgere a tiratura è necessaria una evidente differenza di un componente basilare del francobollo. Alcune scoperte interessanti le ha fatte Giovambattista Spampinato con le dentellature, in particolare con l’individuazione del perforatore a pettine doppio. Le mie scoperte sulla fluorescenza dei colori utilizzati per la stampa dei Castelli sono un altro tassello che porta un nuovo elemento distintivo che fa assurgere a tiratura questi francobolli. Gli studi futuri potrebbero portare altri elementi oggi ancora sconosciuti, ma affinché queste ricerche non restino confinate nella ristretta cerchia dei pochi “topi da laboratorio”, bisognerebbe che i cataloghi inizino a riportare queste informazioni, non è necessario attribuirgli un valore, anche perché la casistica è limitata, ma certamente diffonderebbero un’informazione di cui potrebbero usufruirne in tanti i quali a loro volta potrebbero aumentare la casistica dei ritrovamenti e contribuire a definirne il valore.

IL PETTINE VERTICALE A 21 FORI

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e del perito filatelico Marcello Manelli

 

Durante la scorsa manifestazione di Milanofil, mi è stato presentato un foglio intero da 100 francobolli, emesso per il 300° anniversario della nascita di Giambattista Vico, con una evidente stampa al verso. Il proprietario mi ha gentilmente concesso di visionarlo con calma e l’ho portato con me a Firenze. Ho fatto il viaggio di ritorno in compagnia di Marcello Manelli ed abbiamo mostrato  vicendevolmente i nostri “acquisti”. Io ho mostrato anche il foglio di Vico. Entrambi avevamo qualche dubbio sulla effettiva realtà di questa varietà, ma lì per lì non siamo andati oltre con altri approfondimenti. Marcello però, con il suo occhio molto addestrato alle dentellature, ha notato subito che il perforatore a pettine basso mostrava una sovrapposizione di due fori nello spigolo superiore (figura 1)

il pettine verticale a 21 fori

Figura 1 – il foro nell’incrocio è ovalizzato dalla sovrapposizione di due fori

ed ha subito tirato fuori il suo catalogo delle varietà di Repubblica mostrandomi una varietà del 500 lire Donatello, stampato anche questo in fogli da 100, con la stessa caratteristica (figura 2).

il pettine verticale a 21 fori

Figura 2 – San Giorgio 21 fori

Nel particolare ingrandito sono contraddistinti con due differenti colori le due battute successive del pettine. Si tratta di un perforatore a pettine basso con 21 fori lungo i lati verticali (figura 3) e senza i fori di invito laterali;

il pettine verticale a 21 fori

Figura 3 – pettine alto con 21 fori

Marcello mi ha spiegato che quella fu una scoperta di Franco Zuppichini, interessante e poco conosciuta. In pratica i 21 fori dentellano tutto il lato verticale e l’ultimo foro si sovrappone con il primo foro della battuta successiva della barra del pettine; al contrario, invece il perforatore a 20 fori verticali conferisce al francobollo una perforazione più pulita che, se eseguita a regola non renderebbe visibile alcunché, se invece la base del pettine, durante la battuta successiva, si avvicina o si allontana dalla precedente crea un dentello più stretto o più largo. Questo carattere è molto comune se di piccola entità e diventa una curiosità che può attrarre quando si generano francobolli più alti o più corti di almeno un paio di millimetri. È possibile anche che lo sfasamento del pettine avvenga in direzione orizzontale, in questo caso si produce una parziale sovrapposizione dei fori che producono i tipici dentelli d’angolo di una perforazione lineare, simulandola (figura 4).

il pettine verticale a 21 fori

Figura 4 – battute a pettine sfalsate orizzontalmente che simulano una perforazione lineare

Tra l’altro, queste piccole differenze nella dimensione dell’ultimo dente consentono di riconoscere velocemente il sistema di perforazione a pettine che può essere di più tipi. Abbiamo continuato con le nostre “chiacchiere” ripromettendoci di verificare meglio la presenza di questo perforatore ed io di inviargli una copia recto/verso del foglio di Giambattista Vico. Tornato a Firenze, ho subito controllato i fogli del periodo ed ho potuto verificare che le emissioni per le quali era stato usato lo stesso perforatore sono solo tre e tutte con le stesse caratteristiche: Giambattista Vico emesso il 24 giugno 1968, Tommaso Campanella del 5 settembre e Gioacchino Rossini del 25 ottobre (figura 5).

il pettine verticale a 21 fori

Figura 5 – i caratteristici fori ovalizzati in Campanella e Rossini

Le caratteristiche comuni sono i fogli da 100 francobolli, la stampa calcografica, lo stile grafico comune, le dimensioni del foglio e dei suoi bordi e l’assenza di scritte e disegni lungo i bordi verticali, mentre, lungo quelli orizzontali sono presenti spezzoni di ornato (del tipo “D” secondo la classificazione di Manelli) in prossimità del bordo. Questo tipo di ornato è tipico dei francobolli stampati in calcografia. Tutti gli altri francobolli dello stesso formato emessi in quel periodo hanno i bordi dei fogli più larghi, sono perforati con un pettine a 20 fori ed hanno due fori di invito laterali (figura 6). Inoltre, lungo i bordi verticali hanno la scritta “FLUORESCENTE” (a destra) e la sinusoide accostata ad un segmento, entrambi spezzati, come di consueto; lungo i bordi orizzontali invece sono presenti segmenti di colore di registro orizzontali ed obliqui e in corrispondenza degli angoli le consuete croci.

il pettine verticale a 21 fori

Figura 6 – confronto tra il pettine a 21 fori e quello a 20
fori nelle emissioni del 1968

Le similitudini tra questi tre commemorativi ed il San Giorgio sono molte ed evidenti e coincidono con quelle elencate poche righe sopra.
Secondo una ricerca fatta a suo tempo da Franco Zuppichini, il San Giorgio sarebbe apparso nel 1970; questa data, seppur vaga, ci dice che questo pettine sia stato usato molto poco, potrebbe essersi trattato di un perforatore da provare che però potrebbe non aver fornito i risultati sperati. C’è anche da fare una considerazione  relativa alla tipologia di stampa, i francobolli in calcografia venivano stampati con la Goebel 300. Bisogna notare anche che i commemorativi del periodo sono stati stampati quasi tutti con la Goebel a 2 o a 4 colori con stampa in rotocalco, mentre Vico, Campanella, Rossini ed il San Giorgio sono stati stampati con la Goebel 300 in calcografia.

Ci siamo presi la briga di controllare la tipologia di perforazione degli altri commemorativi (formato San Giorgio) stampati in calcografia a partire da Giuseppe Garibaldi (150° della nascita) emesso nel 1957. Ebbene, per tutti questi commemorativi è stato utilizzato un perforatore a 20 aghi lungo il lato verticale. Il perforatore a 21 fori risulta quindi utilizzato solo per le emissioni presentate in questo articolo. In aggiunta alle emissioni descritte in questo articolo, Giovambattista Spampinato ci ha comunicato che anche il francobollo emesso nel 1970 per la commemorazione di Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, presenta le stesse caratteristiche di perforazione.
Non siamo in grado di fornire una spiegazione plausibile in merito all’uso di questo perforatore, se non ipotizzare che possa essersi trattato di un perforatore di prova oppure tenuto di riserva per eventuali rotture momentanee di quello a 20 fori.

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