IL 300 LIRE SIRACUSANA CON IL COLORE VERDE FLUORESCENTE
Nicola Luciano Cipriani e Antimo (Nino) D’Aponte
Descrizione delle tirature
Il 4 gennaio 1988 (G.U. n° 288 del 6 ottobre 1987) la serie ordinaria “Italia Turrita” detta Siracusana venne dichiarata “fuori corso” e sostituita già dal 1980 dalla serie Castelli coesistendo per ben otto anni circa.
In particolare il valore da lire 300 fu emesso in data 18 luglio 1972 con filigrana Tappeto di Stelle 4 in posizione verticale e stampato con macchina Goebel 300 in 3 gruppi da 100, vale a dire che il cilindro portava tre fogli da 100 incisi. La stampa è stata realizzata su carta fluorescente con gomma arabica, dentellato 14×14¼ con perforatore a Pettine semplice orizzontale sinistro e bordo ornato a nastro lungo i lati verticali. Per questa emissione è nota una sola tiratura (figura 1).
Successivamente, nel 1974 lo stesso francobollo fu ristampato con le medesime caratteristiche della prima emissione, ma usando un tipo di gomma diversa, quella vinilica, il colore, verde smeraldo, in questa tiratura è leggermente più chiaro rispetto a quella precedente. È la prima tiratura con colla vinilica (figura 2).
Nel 1976 è posta in vendita una nuova tiratura riconoscibile dall’assenza del disegno a nastro sui bordi e le scritte sui bordi a caratteri più piccoli. Nella figura 3 la scritta fluorescente è visibilmente differente rispetto alle tirature precedenti. È la II tiratura con colla vinilica (Biraghi D., 2009-2016).
Da aggiungere all’esauriente lavoro di Daniele Biraghi alcune note sulla possibilità di distinguere i tre gruppi di 100 nelle due tirature con gomma arabica e vinilica I tiratura.
Nel I gruppo di entrambe le tirature si osserva la scritta fluorescente inclinata, sale infatti leggermente verso destra, e un piccolo puntino aderente il tratto inclinato della N nella tiratura vinilica (figura 4).
Nel II gruppo la scritta fluorescente in entrambe le tirature è quasi orizzontale e sale in modo impercettibile verso destra (figura 5).
Infine nel III gruppo in entrambe le tirature la scritta fluorescente è quasi orizzontale, ma in questo caso scende in modo impercettibile verso destra (figura 6). Nella tabella che segue sono riassunti i dati diagnostici.
(*) Secondo un recente articolo di Biraghi le tirature con colla arabica sarebbero due e si distinguono per alcune varietà di riporto causate probabilmente dalla rigenerazione del cilindro
In quanto alla II tiratura con colla vinilica, questa si distingue molto bene dalle due descritte in dettaglio per le scritte sui bordi molto più piccole, compresa la parola fluorescente, la differenza è decisamente evidente, le sue misure sono mm 34 x 2,5 contro 52,5 x 3,7. Inoltre la posizione dei puntini di colore che contrassegnano i tre gruppi di cento sono posti sotto il 100° esemplare e non sopra il 10°.
Del 300 lire Siracusana è noto un falso stampato a Roma nel 1977 e, nello stesso anno (21/11/1977) a causa di questa falsificazione, venne messo fuori corso.
Altra nota recente: la scoperta di un nuovo passo della dentellatura (14 x 14,10) (Cipriani e D’Aponte, 2024). Le misure sono state effettuate su francobolli in affrancature SNAG a partire dal 1972 sia su valori stampati su carta con gomma arabica, sia con gomma vinilica. Potrebbe esser probabile che il nuovo perforatore fosse stato prima usato saltuariamente e più tardi in modo continuativo.
Al di là delle note distintive tra le varie tirature, che per altro sono decisamente da collezionisti delle specializzazioni, questo articolo è stato stimolato da una novità ed è stato necessario analizzare in dettaglio le tirature per poter capire a quale/li di queste attribuire la caratteristica dell’inchiostro reattivo alle radiazioni UV.
La novità
La scoperta è avvenuta per caso, mentre Nino si accingeva a sistemare e a verificare un piccolo lotto di questi valori, sia nella dentellatura che nella fluorescenza. Quest’ultima si mostra, come è noto, in varia tonalità: dal color avorio, al giallo limone e al bianco/azzurrina, tutte più o meno intense. E mentre alcuni esemplari, sotto l’effetto della Wood, facevano bella mostra della propria reattività, tra i tanti è emerso un francobollo che aveva qualcosa di anomalo. Presentava una risposta del verde agli UV molto scura e leggermente sfocata; la cosa ha incuriosito Nino ed ha analizzato l’esemplare per capire meglio le sue caratteristiche. Anche al verso, e sempre sotto gli UV, si palesava l’immagine speculare della vignetta (figura 7). Ovviamente in luce bianca il francobollo non è distinguibile dagli altri.
L’immagine che segue (figura 8) riproduce un confronto tra il francobollo (a destra) reattivo ai raggi ultravioletti ed uno normale (a sinistra) che non mostra alcuna risposta; per entrambi gli esemplari sono presenti sia il fronte che il retro osservati sia in luce bianca che UV.
In luce bianca (parte alta della figura), si può vedere come i due esemplari appaino con le stesse caratteristiche, ma osservando bene, già in queste condizioni, il retro del francobollo di destra mostra una leggera immagine del fronte; probabilmente questa evidenza è da attribuirsi ad un diverso tipo di carta, forse leggermente più sottile dell’altro esemplare.
In luce viola, invece, (parte bassa della figura) si evidenziano le differenze delle risposte dei due francobolli. Mentre l’esemplare normale (a sinistra), a parte la fluorescenza gialla, non mostra alcuna differenza rispetto alla luce bianca, l’esemplare di destra, sia per l’immagine del fronte che del retro, si differenzia notevolmente per la reazione alla radiazione UV. Sul fronte si osserva un tono di verde molto più scuro, quasi nero-verde, e gli stessi tratti di colore appaiono leggermente sbavati. Sul retro, l’immagine della stampa appare accentuata e ben visibile nelle sue varie parti.
L’immagine di colore scuro che appare sul retro a seguito del trattamento in luce viola è del tutto simile a quello che è stato osservato in altri francobolli da parte di vari autori (Cipriani, D’Aponte, Borgogno, Spampinato, vedi bibliografia).
La prima scoperta fu per il 1000 lire Castelli (Cipriani, 2014). Per questo francobollo fu evidente una forte risposta del colore nero del maniero che sul retro mostrava il suo fantasma di colore scuro. Date le similitudini cromatiche, si pensò che l’immagine sul retro fosse dovuta alla fluorescenza del colore nero. Nel tempo però questo fenomeno è stato notato anche per altri colori: il marrone del 900 lire (Cipriani, 2015), il marrone, verde e azzurro nel 750 (Cipriani e Borgogno, 2016), il grigio della cornice del Castello da 350 lire (Cipriani, 2016, su segnalazione di G. Spampinato), il grigio bluastro ed altri colori negli Alti Valori lire (Cipriani, 2017), il blu ed il rosso nel segnatasse da 500 lire (Cipriani, 2017, su segnalazione di G. Spampinato), Il marrone nell’800 lire Donne Nell’Arte (Cipriani e D’Aponte, 2016), il colore metallizzato dorato a base di ottone utilizzato in alcuni francobolli degli anni ’70 dello scorso secolo (D’Aponte, 2020, aggiornato su segnalazione di G. Spampinato).
Sin dal ritrovamento dei primi colori diversi dal nero si pensò che questo strano fantasma sul retro dei francobolli (figura 9) non poteva essere legato al pigmento, anche se in molti colori è spesso presente una certa percentuale di nero. L’effetto doveva necessariamente interessare altri componenti dell’inchiostro. È da questa considerazione che abbiamo indirizzato le nostre osservazioni sugli inchiostri e tentare di giocare al piccolo chimico. La storia degli inchiostri è semplicemente fantastica e ci mostra uno spaccato della genialità umana veramente sorprendente. Abbiamo sempre sottovalutato i nostri predecessori, specialmente quelli più antichi; abbiamo sempre pensato di essere in qualche modo “superiori”. Ma è solo un pensiero molto arrogante. L’unica differenza è soltanto il livello di conoscenza tecnologica; si dovrebbe essere coscienti che gli antichi erano di certo superiori a noi per il livello di inventiva che gli consentiva di “costruire” con nulla e dal nulla tutto ciò che era loro occorrente. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo il piacere di riportare un po’ di storia essenziale sulla fabbricazione degli inchiostri. Ci scusiamo naturalmente con chi ne è già a conoscenza e confidiamo di fornire notizie utili agli interessati.
Lo stato dell’arte e gli inchiostri nella storia
La scoperta dei colori fluorescenti visibili sul retro dei francobolli, che presentano un colore blu-violaceo molto scuro, ha prodotto un cospicuo impulso alla osservazione dei colori con cui sono stampati i francobolli per scoprire nuovi valori con questa caratteristica e per capire quale componente degli inchiostri potesse generare la fluorescenza descritta.
Per meglio affrontare questa ricerca, si è reso necessario conoscere la composizione degli inchiostri e la loro evoluzione nel tempo. Mediamente un inchiostro moderno ha una composizione molto complessa nella quale ogni componente ha proprie e specifiche funzioni, inoltre la composizione, la densità ed altre caratteristiche variano a seconda della tipologia e del metodo di stampa. A mo’ di esempio si riporta una composizione generica espressa con intervalli percentuali.
- pigmento dal 13 al 20%, nel caso di pigmento bianco coprente (biossido di titanio) si arriva al 50%;
- resine alchidiche (vegetali da lino, soia, ecc) 10-15%;
- resine dure (da colofonia) 25-30%; oli minerali o vegetali 30-35%;
- cere 5%; essiccanti 1-2% e antiessiccanti 1-2%.
I pigmenti moderni, che conferiscono il colore all’inchiostro, sono stati per lo più inorganici fino a qualche decennio fa; negli ultimi anni sono stati modificati molti componenti ed attualmente sono tutti prodotti di sintesi. Generalmente i pigmenti naturali non sono fluorescenti oggi, invece, con i prodotti di sintesi si riesce a fare di tutto, ma questo è tutto un altro mondo.
Tornando al nostro fantasma fluorescente e per svelarne il mistero bisogna cercare di capire quale componente organico possa causare la fluorescenza di alcuni inchiostri usati nella seconda metà dello scorso secolo. Certamente la fluorescenza è argomento tecnico-scientifico moderno, ma ci ha incuriosito molto conoscere in modo un po’ più approfondito l’evoluzione subita dagli inchiostri nel corso del tempo e sono venute fuori notizie molto interessanti che abbiamo il piacere di raccontare.
Ci siamo rivolti ad alcune tipografie, attraverso conoscenze personali, ma le risposte non sono state affatto utili. Lo studio sugli inchiostri da stampa, spazia in campo molto vasto e non è stato facile orientarsi. Inoltre la composizione di molti inchiostri è piuttosto complessa e può essere caratterizzata da molti componenti di origine sia organica che inorganica. Le caratteristiche dei componenti inorganici (essenzialmente pigmenti minerali) degli inchiostri sono noti a Cipriani per il suo trascorso da mineralista presso l’università di Firenze; i componenti organici invece sono tutto un altro mondo. Non siamo riusciti a trovare informazioni sulla loro fluorescenza, nemmeno chiedendo ad esperti del settore. Abbiamo allora pensato di fare un tentativo di analisi sul componente più frequentemente usato negli inchiostri sia recenti che del passato: l’olio di lino.
Abbiamo fatto un tentativo di prova con olio di lino, sia cotto che crudo. Abbiamo bagnato alcuni francobolli con entrambi i tipi di olio ed abbiamo fatto osservazioni alla lampada di Wood ripetute nel tempo ad intervalli lunghi. Sono passati ormai oltre tre anni, ma le osservazioni non hanno mai mostrato effetti cromatici dovuti alla ossidazione dell’olio. Abbiamo testato anche la colofonia solida agli UV. Questi tentativi sono stati solo una delle tante strade percorribili data la variabilità composizionale degli inchiostri; ma la logica ci ha fatto scegliere i componenti più frequentemente utilizzati nel tempo. L’ossidazione avrebbe dovuto manifestarsi in tempi relativamente brevi perché i francobolli che mostrano sul retro il colore nero-bluastro erano quasi “freschi di stampa” al momento della scoperta, avvenuta negli anni ‘90 e non scovati in un vecchio cassettone in soffitta. Non è facile individuare il componente reattivo agli UV, potrebbe essere un componente sempre usato ma di produzione moderna, oppure uno moderno mai usati prima; potrebbe anche essere un particolare additivo di uno specifico produttore o un additivo specifico in un periodo limitato di una produzione aziendale.
È interessante notare che l’olio di lino è stato adottato nella fabbricazione degli inchiostri sin dai tempi della nascita dei processi di stampa messi a punto da Gutenberg.
Si legge in Storia degli antichi inchiostri per scrittura e per stampa (https://reinol.it/it/):
….. i primi tentativi di utilizzo di inchiostri acquosi fatti con ricette storiche furono vani a causa della mancata aderenza dei liquidi alle forme metalliche delle lettere preparate dal famoso stampatore. Egli capì la necessità di utilizzare un liquido più viscoso dell’acqua e fece ricorso agli oli. L’idea fu quella giusta anche se la soluzione idonea fu trovata con il tempo e con tentativi. Si pensa che inizialmente gli oli fossero addizionati all’inchiostro ferrogallico a base acquosa, pur non esistendo prove in merito.
L’inchiostro ferrogallico per ossidazione produce una colorazione marroncina (figura 10) rivelatrice della presenza di ferro, colore ben presente in molte prefilateliche (n.d.a.).
Di certo la giusta “ricetta” per l’inchiostro fu il risultato di aggiustamenti successivi. Ed ancora:
Le notizie storiche intorno ai primi inchiostri tipografici sono particolarmente scarse, occorre però sottolineare il fatto che l’inchiostro della celebre Bibbia delle 42 righe (1450-52) (figura 11) è già sostanzialmente perfetto, certamente frutto di una lunga ricerca che collega Gutenberg ai pittori olandesi-fiamminghi, che inventarono la pittura con colori ad olio (di lino) nel XV secolo. Sta di fatto che le prime opere stampate impiegano già inchiostri neri e densi, privi di nuances marroni, come capita ancora per molte opere dei secoli successivi….
….Un documento della fine del Quattrocento, nel Diario della Stamperia di Ripoli, elenca i materiali acquistati da una tipografia gestita dalle monache del convento fiorentino di Ripoli (ripreso da Vincenzo Fineschi nel 1781, figura 12, n.d.a.). Sappiamo così che il convento acquistava olio di lino e trementina, ragia, vernice linoleica solida o liquida a seconda della stagione, dal momento che la temperatura influisce enormemente sulla viscosità dell’inchiostro tipografico, che dev’essere più viscoso se la temperatura cresce….
….Una generica antica ricetta per inchiostri tipografici indica una composizione contenente tre parti di nerofumo da macinare con circa 15 parti in peso di vernice di olio di lino o di noce cotti. Tutte le mattine i torcolieri erano obbligati a prepararsi la quantità di inchiostro nero necessaria per la giornata, perché tale inchiostro essicca in poco tempo, essendo gli oli impiegati (lino e noce) appunto siccativi….
….Recentissime analisi (2003-2004), basate sulle più moderne tecniche, sono state eseguite su fogli originali della Bibbia stampata da Gutenberg nel 1452, la famosa Bibbia delle 42 righe, primo libro completo stampato con tecniche tipografiche. Il risultato di queste ricerche, … per le quali si sono impiegate le tecniche di spettroscopia IR nella banda micro Raman, … consente di affermare che l’inchiostro impiegato da Gutenberg nella Bibbia delle 42 righe contiene proprio olio di lino, olio di noce e nerofumo. L’olio di noce, rispetto a quello di lino, ingiallisce prima, ma, se viene riscaldato, essicca più lentamente, fattore determinante per la produttività tipografica.
Tornando alla produzione degli inchiostri moderni, l’uso dell’olio di lino è durato fino ad alcuni decenni fa, gradatamente questo, ed altri componenti organici, sono stati sostituiti da resine ed oli di sintesi in quanto gli organici, anche se non sempre, spesso subiscono processi di alterazione (ossidazione) i cui effetti diventavano visibili sulle parti stampate. Gli oli e le resine di sintesi invece hanno caratteristiche fisiche e chimiche molto più stabili ed i prodotti a stampa risultano più durevoli nel tempo, ma anche loro hanno problematiche di altri tipi. Le ricerche storiche hanno permesso di capire alcuni aspetti della produzione degli inchiostri e studi relativamente recenti hanno consentito di conoscere le caratteristiche fisiche e chimiche degli oli, ma non siamo riusciti a sapere nulla in merito alla loro fluorescenza.
Ora possiamo riprendere il nostro francobollo da 300 lire. Abbiamo rovistato tra il nostro materiale e qualcosa è venuto fuori (figura 13) inoltre scambiando con Daniele Biraghi alcune informazioni abbiamo ricevuto la coppia di figura 14. I tre francobolli sono tutti con gomma arabica della prima tiratura e presentano la caratteristica reazione agli UV. Le due immagini parlano da sole dopo aver trattato questo argomento più volte.
Abbiamo verificato il nostro materiale ed è stato possibile riscontrare che il colore verde è reattivo agli UV solo in una parte della prima tiratura con gomma arabica ed è subito arrivata la domanda: ma in quale periodo è stata immessa questa variante? Siamo allora ripartiti con le verifiche, ma questa volta, analizzando le buste viaggiate. Il campione non è stato particolarmente grande, ma sufficiente a capire che le date più vecchie trovate risalgono a novembre 1972 (figura 15) ed hanno avuto continuazione nel 1973. Informazioni più dettagliate in merito al periodo d’uso potranno scaturire con l’analisi di ulteriori campioni di storia postale.
Sono stati trovati anche alcuni esemplari, sempre su SNAG, con date del 1975, possono essere considerati la solita coda durante lo smaltimento delle vecchie distribuzioni. L’emissione è del 18 luglio 1972, quindi la produzione con inchiostro reattivo è del primo periodo, Probabilmente vennero stampati quasi in contemporanea con l’emissione tipo. Non abbiamo riscontro di reattività in esemplari con colla vinilica che sono stati distribuiti sin dal gennaio 1974. Non ci sono ancora note le caratteristiche di quella che si potrebbe chiamare tiratura B della colla arabica recentemente individuata da Daniele Biraghi; sarà interessante verificare quale delle due tirature, o se di entrambe, sia/no interessata/e dal colore reattivo alla radiazione UV.
Bibliografia
Biraghi D., 2009-2016 Collezione “La Siracusana”
Biraghi D. e Biraghi B., Le tirature del 300 lire Siracusana fluorescente.
Cipriani N. L., 2014. Uno strano 1000 lire Castelli. http://www.peritofilatelicocipriani.it
Cipriani N. L., 2015. Anche il 900 lire Castelli ha colori fluorescenti. http://www.peritofilatelicoci-priani.it
Cipriani N. L., 2016. 750 lire Castelli: ancora colori fluorescenti. http://www.peritofilatelicoci-priani.it
Cipriani N. L., 2016. Ancora nuove scoperte sui Castelli: anche il 350 lire ha l’inchiostro fluorescente. Su segnalazione di G. Spampinato. Il francobollo Incatenato n. 266.
Cipriani N. L., 2017. Gli Alti Valori Lire con colori fluorescenti. http://www.peritofilatelicocipriani.it
Cipriani N. L., 2017. Un inedito 500 lire segnatasse. http://www.peritofilatelicocipriani.it
Cipriani N. L., D’Aponte A., 2016. Donne Nell’Arte: marrone fluorescente? Il francobollo Incatenato, n. 266.
D’Aponte N., 2018 – Il colore metallizzato usato in alcune emissioni degli anni ’70 del 1900. Il postalista https://www.ilpostalista.it/filatelia/295.htm. Con aggiornamento di comunicazione da parte di G. Spampinato. Pubblicato anche su: L’occhio di Arechi, Il Corriere Postale, e La Ruota Alata.
Fineschi V., 1781. Notizie Storiche sopra la Stamperia di Ripoli. https://books.google.it/books?id=Nbpsc8t7C9QC&pg=PR1&hl=it&source=gbs_selected_pages&cad=1#v=onepage&q&f=false
Riggi G., 1990. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia. edizioni CRAL SIP sez. Torino.
Riggi G., 1995. La Fluorescenza nei Francobolli d’Italia 1944-1994. Vaccari edizioni
Storia degli antichi inchiostri per scrittura e per stampa. https://reinol.it/it/.
ALTI VALORI CALCOGRAFICI SIRACUSANA: UNA NUOVA DENTELLATURA
Nicola Luciano Cipriani e Nino D’Aponte
Nell’articolo “La Siracusana Calcografica del 1968” (2024) Nino D’Aponte ha comunicato il ritrovamento dei valori 100 e 200 lire Siracusana con la dentellatura 14 x 14,10 (14 x 14), Su questi francobolli ho effettuato una analisi peritale (figura 1) confermando i valori trovati da Nino. Questo ritrovamento ha innescato la curiosità di verificare i valori delle perforazioni degli alti valori stampati in calcografia della serie Siracusana emessa su carta fluorescente. Sono stati analizzati numerosi esemplari degli altri valori, della medesima serie, stampati in calcografia: 150, 300, 350 e 400 lire.
Come è noto, le macchine da stampa che hanno prodotto questi valori sono:
Ricapitolando si ha il seguente schema semplificativo di quale macchina ha stampato i vari valori calcografici della Siracusana (ricostruito in base ai dati della Collezione Biraghi,).
La tabella mostra un quadro molto semplice; solo per il 100 lire sono note differenze eclatanti sulle cimose dei fogli in quanto per ciascuna macchina è stato inciso il proprio cilindro. Per la verità piccole differenze in cimosa sono possibili quando viene riprogettato il foglio per alcune tirature di questi valori, ma questa è un’altra cosa.
L’aver ritrovato una dentellatura con passo, non troppo, ma comunque ben distinto da quello ufficiale riportato nei vari cataloghi, non può essere motivata se non con la sostituzione del perforatore. Una macchina da stampa deve necessariamente avere più perforatori in quanto la capacità di perforazione degli aghi diminuisce con l’usura e conseguentemente dopo un certo numero di ore di lavoro, il perforatore deve essere rigenerato e sostituito con un altro. Dopo tanti cicli di rigenerazione il perforatore deve essere sostituito con uno nuovo. È possibile che negli ultimi anni di produzione degli alti valori della Siracusana sia stato utilizzato un nuovo perforatore dal passo molto simile a quello tradizionale ma sostanzialmente differente. In effetti, proprio per la vicinanza dei valori del passo, da 14 x 14,25 a 14 x 14,10, il nuovo perforatore è passato totalmente inosservato. È proprio il caso di dire che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Lo stimolo di conoscenza che è alla base del collezionismo in generale porta sempre alla scoperta di tante informazioni che per motivi vari non vengono comunicati in origine.
Di seguito si riportano alcuni esempi di documenti spediti sui quali sono stati trovati gli alti valori calcografici della Siracusana con la dentellatura 14 x 14,10. Allo scopo di fornire dati riscontrabili velocemente dai nostri lettori, le immagini sono state effettuate con la sovrapposizione dell’odontometro a righe divergenti disponibile presso lo Studio Carraro. Si fa presente che sono stati trovati diversi documenti viaggiati con questi valori, sarà nostra cura valutare il periodo postale del loro uso al fine di fornire ai lettori ed in particolare ai collezionisti di storia postale informazioni il più complete possibile.
Valore da 150 lire
il 150 lire è stato ritrovato su Notificazione Atti Giudiziari (Figura 1) spedita il 17.4.76 dall’U.P. di Napoli-2 Castelcapuano, è presente in coppia verticale accompagnata da una striscia di tre esemplari da 200 lire della stessa seria ordinaria, dentellati anch’essi 14 x 14,10, per un totale di lire 900 ad assolvere la tariffa del periodo.
Il valore da lire 150 con dentellatura 14 x 14,10, quindi 14 x14 in quarti (Figura 3), presenta colore di fluorescenza bianco brillante.
Valore da 300 lire
Questo valore è stato trovato su Servizio Notificazioni Atti Giudiziari spedito da Castelcapuano il 15.06.76 (Figura 4) affrancata con tre esemplari da 300 lire di cui due in coppia verticale per un totale di 900 ad assolvere la tariffa del periodo.
Il valore da lire 300 con dentellatura 14 x 14,10, quindi 14 x 14 in quarti (Figura 4), presenta colore di fluorescenza bianco brillante.
Valore da 350 lire
Il valore da 350 lire è stato trovato ancora su Notificazione Atti Giudiziari (Figura 6) inviato da Castelcapuano il 15.12.79 ed affrancata con coppia orizzontale del 350 lire e tre esemplari del 100 lire di cui due in coppia orizzontale, tutti della Siracusana per un totale di lire 1000 a coprire la tariffa del periodo. Tutti i francobolli hanno dentellatura 14 x 14,10.
Il valore da lire 350 con dentellatura 14 x 14,10, quindi 14 x 14 in quarti (Figura 7), presenta colore di fluorescenza bianco brillante.
Valore da 400 lire
l’ultimo documento, sempre Notificazione Atti Giudiziari (Figura 8), inviato da Castelcapuano l’8.10.76 ed affrancata con una coppia verticale del valore da lire 400 e due valori sempre della serie Siracusana da 30 e 70 lire (dentellati 14 x 141/4) per un totale di lire 900 a coprire la tariffa del periodo.
Il valore da lire 400 con dentellatura 14 x 14,10 (14 x 14) (Figura 8), presenta colore di fluorescenza bianco brillante.
Conclusioni
Quanto presentato in questo articolo conferma che lo studio della filatelia premia sempre la soddisfazione di noi divulgatori e consigliamo ai collezionisti di guardare sempre con attenzione il materiale che può capitare loro tra le mani. L’argomento presentato in questo articolo venne fuori pochi anni fa, si trattava però di un solo esemplare che non fu preso molto in considerazione dalla persona che lo analizzò. Bisogna riconoscere che la differenza di passo dello 0,15, è molto vicino a quello ufficiale, non entusiasma più di tanto; se ci fosse stata una differenza maggiore certamente avrebbe ricevuto un’attenzione maggiore. Probabilmente questo è stato l’atteggiamento al primo ritrovamento che, proprio per la differenza minima non ha fatto scattare le solite domande per cercare una risposta. Anche a noi capitò di parlarne tempo addietro, ma una rondine non fa primavera. Lo stimolo giusto viene con il tempo, è capitato nuovamente e abbiamo dedicato un po’ di tempo alla verifica di un discreto quantitativo di materiale per avere, non solo certezze, ma anche per valutare le quantità e il periodo d’uso. Sarà nostra premura approfondire questo argomento e fornire ulteriori e più dettagliate informazioni agli interessati.
Vorrei aggiungere una breve nota per ribadire il concetto che a volte approfondire un determinato argomento potrebbe dare buoni frutti. si tratta del 100 lire Democartica con la dentellatura 13,80; prima inserita in catalogo e poi esclusa. Ma sarà stata fatta una ricerca per capirne la realtà? Penso che l’eliminazione dal catalogo dimostri che nulla sia stato fatto eppure questa dentellatura esiste ed è reale con esemplari di entrambe le tavole. Forse meriterebbe una maggiore attenzione dedicandovi del tempo e portare dimostrazioni concrete.
Bibliografia
D’Aponte Antimo (Nino) (2024) – La Siracusana Calcografica del 1968 – Indagine su due francobolli al di sopra di ogni sospetto. Corriere Postale, n. 29, 2024.
Biraghi Andrea – Collezione “La Siracusana”
PIAZZA DEL PLEBISCITO – NAPOLI, FALSO
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
Come previsto nel precedente articolo su Piazza della Signoria di Firenze in merito alla possibilità che fosse stata falsificata l’intera serie, ecco che è comparso un secondo valore, quello per il primo scaglione di peso della zona 1, Piazza del Plebiscito – Napoli.
Questa volta il caso mi ha fatto trovare un invio affrancato con tre francobolli in questione in affrancatura plurima (figura 1) che descriverò poco oltre. Ringrazio naturalmente per la collaborazione il collezionista che ha pensato di passarmi la busta dalla quale purtroppo, ma giustamente nel rispetto della privacy, sono state tolte le etichette del mittente e destinatario, sulle quali doveva esserci anche l’etichetta della registrazione.
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Poco male, qualcosa si può sempre ricostruire con gli elementi a disposizione. I francobolli che compongono l’affrancatura hanno origine piuttosto variegata. I tre commemorativi sono recuperati da invii non annullati, i Posta Italiana sono falsi ad eccezione del valore da 0,25 ed infine i tre valori di Piazza del Plebiscito – Napoli, tariffa B zona 1, anch’essi falsi.
Innanzitutto i francobolli applicati ammontano ad un totale di € 8,25 che nell’ultimo tariffario corrispondono ad una sola voce, quindi senza ambiguità, ad una Assicurata Convenzionale del terzo scaglione di peso che corrisponde ad un invio compreso tra 50 e 100 grammi.
In quanto ai francobolli e tralasciando i commemorativi riciclati, i Posta Italiana falsi sono: i cinque pezzi da 0,05 ed i due 0,70 euro. I 5 cent sono facilmente riconoscibili dalle caratteristiche “graffiature” sulle scie verdi e rosse, mentre i due 70 cent dalla caratteristica copertura di embossing digitale su tutte le parti a stampa. Ricordo che l’embossing è una vernice plastica trasparente caratterizzata da un certo spessore e forma di stampa che possono essere controllati. L’embossing utilizzato sino ad oggi dai falsari presenta gibbosità caratteristica per simulare la leggera rugosità della calcografia. Nei due francobolli da € 070 di Posta Italiana la gibbosità è molto grossolana, tipico della prima tiratura di queste imitazioni, tanto grossolana da simulare una calcografia irreale. Successivamente da parte dei falsari sono stati fatti alcuni tentativi correttivi che hanno portato alla riduzione della gibbosità dell’embossing fino a questa applicata sulle imitazioni attuali della Piazze d’Italia. Ma il risultato, benché abbastanza buono, non sembra proprio sufficiente a far passare inosservati questi francobolli.
Passo alla presentazione di questo nuovo falso (figura 2). a destra l’originale.
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Già a colpo d’occhio si può notare la differente luminosità del disegno. Ho confrontato l’imitazione con quasi tutte le tirature originali di questo francobollo e la differenza è sempre evidente e costante.
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La fustellatura
Ha le stesse caratteristiche del falso Piazza della Signoria e riporto gli angoli mettendo in evidenza solo i dentoni (figura 3).
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Si noti la differente geometria dei dentoni angolari tra i due esemplari, l’originale è sempre a destra. Inoltre nell’imitazione la rotondità dei dentoni si mostra leggermente differente nelle quattro posizioni.
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La carta e la fluorescenza
I tre francobolli su busta non consentono di fare osservazioni esaustive, ma il colore della carta che emerge dalla scansione mostra già di per sé una differente risposta come evidenziabile dalle due figure precedenti le quali mostrano un colore grigino della carta dell’imitazione rispetto a quella dell’originale. Questa differenza era stata evidenziata anche nel falso di Piazza della Signoria.
Anche la fluorescenza è decisamente identica (figura 4) a quella del falso “fiorentino”, sarebbe stato strano il contrario.
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La stampa
Questo secondo falso, direi che è stato realizzato con minore attenzione rispetto a Piazza della Signoria. Infatti la vignetta dell’imitazione è più stretta, e non di poco, rispetto all’originale. Nella figura 5, le vignette sono allineate a sinistra e l’originale è in alto. L’imitazione è decisamente meno larga ed i punti di confronto evidenziati dai segmenti rossi mostrano come la differenza tra elementi uguali cresce procedendo verso destra; ciò sta ad indicare che l’immagine è stata riprodotta fotograficamente o con uno scanner e che non è stata posta la giusta attenzione nella riproduzione delle dimensioni.
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Lo stesso si può evincere dal confronto dei particolari in altezza (figura 6) i quali mostrano un generale accorciamento.
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Ma non sono solo queste le differenze che si possono evidenziare. Ad esempio il colonnato sinistro della figura 5, nell’originale è posto secondo la gravità, cioè le singole colonne sono verticali mentre, nell’imitazione, i “muratori” hanno dimenticato di usare il filo a piombo.
Al di la dei particolari, quello che salta subito agli occhi è la scarsa luminosità dell’immagine rispetto a quella dell’originale. Tale differenza macroscopica è dovuta essenzialmente al colore decisamente nero del tratto ed al suo spessore. In molte parti, dove si ha un reticolo dei tratti neri, il quadratino bianco contenuto all’interno degli incroci è generalmente più piccolo. Credo che questo sia il particolare maggiormente determinante per la resa più scura di tutta la vignetta. Ci sono però anche le ombre di particolari architettonici che sono state disegnate senza “movimento”, sono limitate rigidamente senza tener conto del graduale passaggio verso la fine dell’ombreggiatura. Questo carattere è comune anche al suo parente stretto Piazza della Signoria. Altri particolari sono offuscati dalla rigidezza delle forme, tra queste la scritta D.O.M.D. FRANCISCO DE PAULA FERDINANDUS I EX VOTO A MDCCCXVI, posta sul frontone, che nell’originale è comprensibile e parzialmente leggibile mentre nell’imitazione è totalmente incomprensibile.
Sono da mettere in risalto altri due punti, la trama della pavimentazione e la luminosità del cielo in alto e a destra del timpano triangolare della facciata del tempio dedicato a S. Francesco di Paola.
La trama della pavimentazione nell’originale (figura 7 in alto) è molto delicata, è di colore grigio e sfuma dolcemente verso il bianco. Nell’imitazione invece è molto dura, di colore nero e senza sfumature di addolcimento verso i bordi ma, soprattutto, ha una trama molto differente. La mancanza di sfumature è dovuta all’uso di retini che sono stati utilizzati al posto dell’incisione.
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Per quanto riguarda invece la luminosità del cielo sopra e lateralmente al timpano triangolare (figura 8), notiamo ancora la totale mancanza di sfumature che invece caratterizzano l’originale (a destra).
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Anche in questo caso, la variazione di luminosità prodotta dagli ultimi raggi del tramonto è costruita con tre differenti retini, puntinato in basso, segmentato nella fascia di transizione e rigato per la restante parte del cielo. Queste tre fasce retinate sono rigide e costanti al loro interno; nell’originale invece la mano dell’incisore ha fornito vitalità al tratteggio che sfuma gradatamente senza interruzioni.
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I colori e le vernici
quanto detto per le leggere differenze cromatiche nel precedente articolo sulla piazza fiorentina, vale anche per questa seconda imitazione, però in questo caso si possono notare altre differenze (figura 9).
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La dimensione della B dell’imitazione è di pochissimo più bassa di circa 1-2 decimi di millimetro, ed inoltre il reticolato interno appare più un rigato obliquo a causa del maggiore spessore di una delle due famiglie di tratti. Questi due particolari sono in linea con il falso fiorentino; ciò che distingue questa imitazione è la B che appare essere un carattere grassetto rispetto all’originale, si notino le due grazie a sinistra.
Anche la scritta mini, identica a quella della piazza di Firenze, ha caratteri leggermente più piccoli rispetto a quelli originali e con tono di colore più smorto, in questo caso, spinto verso il marrone (figura 10).
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Differenze, anche se solo nel tono cromatico, si riscontrano anche nella scritta italia. Il verde dell’originale è un colore metallizzato (figura 11 a destra) ed è stato imitato con un comune verde marcio ben distinguibile.
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Concludo la descrizione della stampa con, l’ormai classico, embossing digitale, la vernicetta plastica che conferisce spessore alla stampa. Come accennato all’inizio dell’articolo, questo è un elemento dirimente nel riconoscimento di queste imitazioni (figura 12).
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Infatti, come si può osservare, la luce riflessa dell’imitazione nel suo complesso interferisce con l’immagine tendendo ad offuscare il disegno tanto da farlo apparire come se fosse immerso nella nebbia. Al contrario, l’originale ha una riflessione più metallica e l’immagine ne viene esaltata. L’effetto nebbia è prodotto dalle gibbosità dell’embossing la quale interferisce con la luce incidente che in parte viene assorbita dalle bollature per rifrazione, in parte viene riflessa in tutte le direzioni.
Osservando l’imitazione ad un maggiore ingrandimento si osservano, non solo la fitta puntinatura delle bollicine di embossing, ma anche dei veri e propri segmenti paralleli alle linee oblique del cielo (figura 13), sembra di vedere Napoli sotto una pioggia di gocciolone giganti.
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L’embossing viene stampato alla fine del processo ed è quindi al di sopra di tutti gli altri colori. Questa particolare vernice plastica viene utilizzato in vario modo, generalmente serve per conferire un effetto di rilievo alla stampa in modo da enfatizzare alcuni aspetti cromatici o del disegno. I falsari invece l’hanno applicato per simulare l’effetto debolmente rugoso della calcografia regolando le dimensioni delle bollicine. Purtroppo per loro, ma positivo per noi, l’embossing riflette la luce in modo particolare e questo carattere ne rende molto facile rilevarne la presenza.
PIAZZA DELLA SIGNORIA -FIRENZE FALSO
Ketty Borgogno e Nicola Luciano Cipriani
Premessa
Oggi vi parliamo di un nuovo ritrovamento relativo al francobollo di Piazza delle Signoria (figura 1) della serie ordinaria Piazze d’Italia.
Di questo francobollo ne sono stati trovati alcuni esemplari falsi. Non è una grande novità, prima o poi sarebbe uscito. Perché? Per il semplice fatto che mai come negli ultimi anni l’attività dei falsari è stata così intensa. Dal 1999, con l’emissione dei francobolli dedicati al servizio prioritario, la produzione delle imitazioni per frodare il servizio postale si è intensificata in modo esponenziale. Mentre le altre serie ordinarie come Alti Valori euro e Donne nell’Arte hanno visto saltuarie imitazioni, con i prioritari è iniziata una ascesa che ha avuto il culmine nelle imitazioni del 2011: furono riprodotti in grandi quantitativi tutti i valori in corso. Con l’emissione della bustina che vola, nota come ordinaria Posta Italiana, sono stati imitati quasi tutti i valori, in pratica quelli di uso più comune compreso i due valori alti per le registrate. Le imitazioni di questa serie hanno avuto una evoluzione anche nelle caratteristiche di stampa; è stata variata la forma di stampa dell’embossing digitale usata per simulare l’effetto rilievo della calcografia. Prima molto grossolana, poi molto più minuta, infine eliminata completamente. Ma ora che la bustina volante ha lasciato il testimone alla nuova ordinaria Piazze d’Italia, è rimasto in uso essenzialmente il valore da 95 cent falsificato usato tranquillamente in parallelo con quello originale. Sicuramente ci sono ancora molti “invenduti” falsi di Posta Italiana a disponibili sul mercato; questo non toglie però che anche i falsari si siano dovuti aggiornare ed hanno iniziato a falsificare la nuova ordinaria. Qualcuno asserisce che questi falsi siano indirizzati più ai collezionisti che per frodare la posta. Pensiamo invece il contrario perché in ambito filatelico il mercato si saturerebbe molto velocemente.
Per certo ci era giunta notizia di un falso del valore più comune, piazza della Repubblica di Roma, ma non lo abbiamo ancora mai visto. Se ora è saltato fuori Piazza della Signoria che è il valore maggiore, è possibile pensare che probabilmente sia stata falsificata tutta la serie. Il livello raggiunto dai falsari è piuttosto buono se lo paragoniamo a quello delle imitazioni dei primi prioritari, però come tutte le imitazioni, qualcosa che consente di riconoscerle c’è sempre. L’unico modo per farle identiche agli originali è l’uso dello stesso sistema di stampa e dello stesso cilindro, ma vista questa impossibilità, continueremo anche per il futuro ad individuare quei caratteri distintivi che ad uno sguardo frettoloso sfuggono facilmente. Una considerazione di Cipriani: “Quando con i miei articoli ho cercato di informare i collezionisti, sia per metterli in guardia sia per chi li colleziona, mi rendevo conto che a seguito di ogni mio articolo, dopo un po’ di tempo usciva un falso da cui era stato eliminato qualche difetto macroscopico che avevo denunciato. Sarà stata una sensazione, ma l’ho realmente sentita”.
Ma veniamo al nostro francobollo fiorentino (nel soggetto). Elencheremo tutte le differenze per argomento anche se il riconoscimento della fustellatura potrebbe essere l’elemento più evidente visto che si tratta sempre della stessa in auge dal 2011 e descritta in tanti articoli precedenti di Cipriani. Questo elemento rivela la comune origine di tutte queste imitazioni. Sono passati ben nove anni e sembra che nessuno sia interessato a scoprire questa rete fraudolenta. Sembra di essere nel 1948 con il falso da 10 lire grigio della democratica: è bastato un semplice controllo per far scattare la polizia postale che in breve tempo bloccò il falsario.
Il confronto tra l’originale e l’imitazione (figura 2) può certamente far passare per buono anche il secondo senza destare dubbi per la sua buona realizzazione, ma un occhio attento si rende conto subito che ci sono strane differenze che presentiamo in progressione.
La fustellatura
Come accennato, questa tipologia di taglio è abbastanza differente da quella utilizzata dal Poligrafico tanto da avere alcuni elementi che aiutano anche i meno esperti a riconoscerne la non originalità. La fustellatura nell’imitazione ha i quattro dentoni d’angolo arrotondati (figura 3), mentre quella originale li ha leggermente sagomati quasi a punta di lancia.
Questo carattere, negli originali, non si ripete pedissequamente e perfetto su tutto il foglio, a volte può apparire leggermente meno sagomato, ma dentoni angolari di questo tipo sono pochi sull’intero foglio tanto che su almeno tre il carattere leggermente lanceolato è sempre evidente. Oltre ai dentoni angolari, sono differenti anche i singoli denti, più stretti nell’imitazione e talora a punta, ed anche più incisi, come se il fustellatore fosse più grossolano di quello originale. La minore larghezza dei denti si può vedere bene in prossimità delle punte.
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La carta
Spessore e pesantezza della carta sono molto simili, circa 20 grammi a foglio e molto simile è anche l’elasticità del duplex di carta. Differente invece è il colore (figura 4) che nell’imitazione è decisamente bianco brillante (nelle scansioni mostra un colore celestino), mentre l’originale ha una carta leggermente avorio.
Il dato del colore della carta potrebbe subire variazioni in dipendenza della tiratura sia per l’imitazione che per l’originale. Una cosa possiamo dire sul colore della carta di questo ultimo, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che questo valore non abbia ancora avuto ulteriori tirature in quanto stampato in numero consistente nel 2016 e lo scarso uso postale (2° porto per l’oceania) non ne hanno richiesto ristampe. E’ stato usato sporadicamente per affrancare alcune registrate, ma per lo più procurate da collezionisti desiderosi di averlo su busta o usato. Negli uffici postali non è stato usato che raramente. Questo per dire che il colore della carta dell’originale dovrebbe essere quello descritto.
All’analisi in luce viola (Wood) è risultato che l’imitazione risponde un po’ di più sul lato stampato rispetto alla carta originale (figura 5), mentre sul retro, il supporto siliconato fornisce una risposta invertita. L’originale è leggermente più brillante del supporto dell’imitazione.
la stampa
Bisogna riconoscere che la vignetta è stata riprodotta piuttosto bene e questo è l’elemento che fa certamente passare questo falso inosservato agli occhi dei più. Ma con uno sguardo attento si notano alcune differenze che potrebbero far pensare a piccola curiosità dovute alla stampa calcografica, altre invece che fanno venire realmente il dubbio: ma è un falso o un nuovo cilindro? Passiamole in rassegna.
Il colore grigio è più scuro, tendente al nero e con i tratti stampati in offsett più grossolani che fanno perdere l’eleganza del tratto inciso e sottile dell’originale. Quest’ultimo è molto più elegante e sono maggiormente percettibili gli effetti di profondità dell’immagine.
I differenti particolari della stampa che abbiamo rilevato sono riprodotti nelle sette figure che seguono, l’originale è in alto o a destra.
1- L’angolo sinistro della sommità di Palazzo Vecchio manca (figura 6), potrebbe sembrare una perdita di inchiostro dovuto al sistema calcografico, in realtà manca perché, con ogni probabilità squadrando il riquadro della B è stato mangiato l’angolo del palazzo.
2- La statuta del Nettuno (figura 7), noto ai fiorentini come Biancone, ha la testa più diritta e larga, nella mano destra manca una piccola parte di scultura, nel complesso è completamente differente.
3- La parte alta della facciata al di sopra degli archetti aggettanti (figura 8), nella imitazione presenta numerose piccola chiazze bianche che non sono presenti nell’originale. Queste falle di stampa credo siano volute perché la stampa offsett non dovrebbe produrle in quanto derivata da un clicè fotografico ed anche perché abbiamo otto esempalri e sono tutti perfettamente identici. L’imitazione potrebbe anche derivare da una foto di un foglio difettato.
4- La torre di Arnolfo (figura 9) nell’originale presenta una differenza chiaro-scuro delle due pareti, illuminata ed in ombra, maggiore rispetto all’imitazione più scura. Le finestre dell’imitazione sono meno evidenti.
5- La trama della pavimentazione di Piazza della Signoria (figura 10) è differente. Nell’imitazione il gioco delle ombre è meno contrastato rispetto all’originale e le alternanze tra linee e punti sono stati realizzati con retini nell’imitazione, incisi invece uno per uno nell’originale tanto che non ci sono tratti uguali ma piccoli segmenti.
6- La Loggia dei Lanzi (figura 11) nella quale sono esposte alcune opere famose tra le quali il Perseo di Benvenuto Cellini, Ercole e il Centauro ed il Ratto delle Sabine del Giambologna (la seconda è una copia) più altre statue di origine romana; l’unica relativamente moderna è l’ottocentesco gruppo di Polissena di Pio Fedi. Questo splendido luogo nell’imitazione, pur avendo meno contrasto luci/ombre rispetto all’originale, appare più marcato per le parti nere.
7- dulcis in fundo, lo sfondo del cielo (figura 12). Nell’originale si parte dall’alto con linee saltuariamente interrotte ed inclinate verso destra; le linee passano abbastanza repentinamente ad un tratteggiato obliquo che si dirada verso il basso. In questo cielo inciso non si notano interruzioni nette. Nella imitazione invece tutto il cielo è stato fatto con un retino composto da quattro strisce orizzontali. In alto con linee continue inclinate come nell’originale ed avente altezza di circa 11,5 mm, segue la seconda fascia avente altezza di 3,25 mm costituita da linee segmentate con la stessa inclinazione. La terza è a piccoli segmenti molto corti, mentre quelli della fascia più bassa sono veri puntini. Le freccette verdi indicano il passaggio di retino tra una fascia e l’altra.
8- Anche le dimensioi totali del disegno sono differenti, 18,4 x 31 nell’imitazione e 18,8 x 31,4 nelloriginale, in millimetri naturalmente.
9- Non è possibile tacere del tipo di stampa dei codici presenti sul bordo di foglio destro.
Iniziamo dal codice prodotto (figura 13), più noto come codice a barre tanto amato da alcuni collezionisti e che ha rianimato per un certo periodo le vendite delle novità.
Questo codice (detto appunto prodotto) indica il prodotto, vale a dire il tipo di francobollo. Per tutti i fogli stampati dal Poligrafico del francobollo Piazza della Signoria, il codice prodotto è sempre uguale perché indica questo e solo questo francobollo. Tale codice differisce per francobolli di diverso valore e diversa emissione. Come si vede molto bene dall’immagine, il codice è stato realizzato bene nel carattere e dimensione (imitazione in basso), ma non corrispondono assolutamente le successioni delle barre. Questa successione non è altro che la traduzione in barre del numero arabo sottostante e quindi devono necessariamente coincidere.
Il codice alfanumerico (figura 14, in alto) e quello a barre (figura 14, in basso) che invece contraddistinguono ciascun foglio corrispondono alla numerazione progressiva e tutti i fogli stampati dal Poligrafico sono in successione numerica, indipendentemente dal tipo di emissione.
Si chiama Codice Alfanumerico cioè composto da una parte in lettere ed una in cifre arabe. La forma a barre, anche in questo caso è la traduzione del codice alfanumerico e quindi cresce di una unità per ogni foglio successivo.
Il codice alfanumerico originale, questa volta è a sinistra in quanto dell’imitazione abbiamo solo l’ultima cifra: il 4. Per quanto riguarda la versione a barre invece, come al solito, è in alto l’originale.
La differenza di tipologia di stampa è talmente chiara che non necessita di spiegazioni. È importante invece spiegare perché. Rappresentando una numerazione crescente, questo codice non può essere inciso su un cilindro di stampa, ma deve necessariamente essere stampato da un sistema indipendente. Si tratta infatti di un sistema laser controllato che numera in modo progressivo tutti i fogli. Questo tipo di stampa non può essere assolutamente perfetto e pulito. La perfezione di questo codice nell’imitazione ne rivela tutta la sua falsità. Nei falsi infatti tale codice è parte integrante del cliché di stampa ed in tutti i fogli è sempre uguale.
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I colori e le vernici
Come per tutti i francobolli ordinari, ma non solo, abbiamo assistito a leggere varianti cromatiche tra lotti di stampa differenti, quindi osservando in parallelo l’imitazione e l’originale notiamo, ponendovi attenzione, una leggera differenza cromatica del verde, ma potrebbe anche passare inosservata proprio per quanto detto sopra. Però se accostiamo le due lettere B notiamo che non siamo solo di fronte ad un leggero diverso cromatismo, ma a due lettere completamente differenti (figura 15).
Innanzitutto la B dell’imitazione è più bassa (5,1 mm) di quella dell’originale (5,3 mm), la largheza invece è identica (4,7 mm); non solo, è diversa anche la retinatura: tratti più marcati e quadratini più piccoli nell’imitazione.
Anche la minuta scritta laterale (figura 16) mostra piccole differenze nella dimensione e nella maggiore intensità di colore delle lettere mini. Molto più marcate nell’originale (a destra) ed anche di maggiori dimensioni rispetto all’imitazione.
La scritta italia ha dimensioni identiche in entrambi (7,4 x 2 mm), quello che le distingue è il tono di colore (figura 17), decisamente marrone nell’imitazione, metallizzato dorato scuro nell’originale (a destra).
Le macchie di colore in testa alle lettere nell’originale sono una modestissima varietà di stampa.
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Il coronamento della descrizione dei colori lo facciamo con l’embossing digitale, la solita vernicetta plastica trasparente a spessore che viene utilizzata per dare rilevo a molte scritte pubblicitarie su biglietti da visita, depliant ecc. nel caso di questo falso, è stato utilizzato un embossing molto fine che nulla ha a che vedere con i primi tentativi di imitare la calcografia nella serie della bustina che vola. Su questo francobollo l’embossing è tanto fine da non percepire differenza passando il polpastrello su entrambi, originale e imitazione. Però l’embossing è molto ben visibile, è sufficiente farci riflettere la luce e compare come per incanto (figure 18).
La luce radente ne mette in evidenza la sua presenza grazie al potere riflettente della sua superficie simile a quella del vetro anche se con piccolissime asperità.
La carrellata di ingrandimenti (figure 19, 20 e 21) è molto utile per verificare la presenza di questa vernice che evidenzia anche dove è presente: su tutte le parti a stampa nel tentativo di produrre lo stesso effetto della calcografia.
Un’ultima cosa è ancora da evidenziare sui colori descritti, abbiamo infatti asserito che il colore dell’imitazione è più scuro, ma guardando entrambi con un confronto visivo diretto, l’imitazione appare con un tono leggermente più beige, quindi sembrerebbe più chiaro. Questo è solo un effetto cromatico dovuto alla sovrapposizione dell’embossing sul nero della stampa.
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La tracciatura
è un elemento che Cipriani da tempo ha messo in evidenza per distinguere i falsi adesivi. La tracciatura verticale (figura 22) è ruotata di 90 gradi per utilità di impaginazione.
Come si può notare, quella originale (in alto) è leggermente più lunga dell’imitazione ma ciò che maggiormente deve essere notato è la differenza del numero dei taglietti della tracciatura (perce en ligne). Nell’imitazione sono 9, nell’originale uno in meno.
Parimente differente è la tracciatura orizzontale (figura 23), in questo caso l’originale (in alto) ha ben due tagli in più anche se la lunghezza totale è molto simile.
Da dire anche che nell’originale le incisioni verticali sono più lunghe di quelle orizzontali, di conseguenza, in corrispondenza delle intersezioni si ha sempre una croce simmetrica con il tratto verticale più lungo tipo croce di San Giorgio a sviluppo verticale, nelle bandiere invece ha sviluppo orizzontale. Nella imitazione invece, la croce è ancora simmetrica, ma con i tratti verticale ed orizzontale esattamente uguali come nella croce greca.
Conclusioni
La descrizione di questo falso è stata decisamente lunga ma necessaria per sviscerare tutti i punti di discordanza che sono emersi nel confronto con l’originale. Riteniamo quindi che sia più utile per i collezionisti estrarre ed evidenziare gli elementi di maggiore visibilità per snellire il riconoscimento dei falsi. Riteniamo che i punti più direttamente riconoscibili siano tre: la fustellatura, il codice alfanumerico e la riflettanza dell’embossing digitale
1- la fustellatura ed in particolare i quattro dentoni angolari sono gli elementi di visione immediata (figura 24).
2- Il codice alfanumerico (figura 25) e la sua traduzione in codice a barre, nell’originale (a destra), hanno caratteristiche di stampa peculiari, sono stampati con sistema laser e sui fogli aumentano di una unità in progressione.
Nei falsi invece, il codice alfanumerico è parte integrante del cliché di stampa ed è fisso e uguale per tutti i fogli. Oltre al tipo di stampa, è differente anche il carattere (figura 25 a sinistra).
3- Infine l’embossing, presente solo nel falso, è anch’esso molto ben visibile a luce radente. È sufficiente infatti posizionarlo in modo adeguato per fargli riflettere la luce, per altro molto semplice da eseguire, per riconoscere molto facilmente l’imitazione (figura 26).
Si notino i punti che brillano, sono concentrati sulle parti stampate e radi in quelle bianche. In questo caso si nota anche un leggero fuori registro tra la scritta italia in marrone e l’embossing, spostato leggermente a sinistra
LA LIRA ITALIANA – FOGLIETTO FALSO
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Nicola Luciano Cipriani
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Il 23 marzo 2012, in occasione del 150° anniversario della unificazione del sistema monetario italiano, è stata emessa una serie di tre francobolli in foglietto (figura 1). Infatti il 24 agosto 1862 Vittorio Emanuele II firmò la legge di unificazione del sistema monetario nazionale e la Lira sostituì le monete precedenti degli Stati che aderirono o furono conquistati sino a quel momento (Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia n. 788, GU n. 209 del 3.9.62)
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Ricordo che l’adozione della Lira come moneta dell’Italia unita ha avuto tre fasi legate alla acquisizione/conquista dei territori che mancavano alla unificazione nazionale:
I – Annessioni e conquiste del 1861 (Legge 24.8.1862). Per l’unificazione monetaria di questi territori al Regno d’Italia è stato emesso il foglietto in questione nel suo 150° anniversario.
II – Conquista del territorio laziale dello Stato Pontificio a seguito dei fatti del 1870.
Da ricordare che nel 1866, con l’editto del 18 giugno, il sistema monetario pontificio aveva adottato la «Lira Pontificia» equiparata in valore a quella italiana. La Lira Italiana è stata invece ratificata nel Lazio con Regio Decreto del 13 ottobre 1970, art. 15 (G.U. n. 285 – Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia n. 5920, GU n. 285 del 16.10.70).
III – Conquista delle Terre Redente (Trentino Alto Adige, Friuli, Dalmazia, ecc.) con la conclusione della I guerra Mondiale. Nel 1919, il Comando Supremo del Regio Esercito, con l’Ordinanza del 31 marzo, conferisce corso legale alla valuta italiana in Trentino e Venezia Giulia a partire dal 10 aprile successivo.
Orbene, di questo foglietto gira un falso che penso possa stimolare i collezionisti di varietà. L’ho avuto da un collezionista che ringrazio per l’informazione. Non so se gira anche la versione completa, ma penso sia molto probabile. La varietà consiste nella mancanza della stampa del colore ocra e della perforazione (figura 2). Si tratta effettivamente di due mancanze contemporanee sullo stesso oggetto che sono molto accattivanti e per le quale molti collezionisti ne potrebbero realmente essere attratti. Non conosco il prezzo di commercializzazione, ma certamente non viene regalato.
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A prima vista, l’imitazione appare di buona fattura, il colore grigio è stato riprodotto abbastanza fedelmente, anche se non troppo, e con molta facilità si può essere ingannati e prenderlo per buono. Ma chi mi legge potrà stare tranquillo perché riconoscere i suoi caratteri non originali è veramente molto facile: basta avere una lente, consigliata quella 10x, il falso è stato eseguito in off-set.
Come si può notare, il colore grigio non è proprio identico, ha un tono spinto un po’ verso il nero anziché verso il blu; però siamo abituati con le emissioni degli ultimi anni che spesso presentano leggere differenze di toni di colore dovuti a lotti di stampa effettuati in tempi differenti. Ma vediamone le caratteristiche che possono aiutare i collezionisti più attenti.
Come molti sanno, il Poligrafico dello Stato, utilizza due sole macchine per la stampa dei francobolli, una per quelli da eseguire in calcografia e la seconda per quelli in rotocalcografia. Il Poligrafico dello Stato, non utilizza il sistema off-sett per i francobolli da circa 30 anni e, quando lo ha utilizzato in precedenza è stato sempre in contemporanea con altri sistemi (v. Castelli). Dall’autunno del 2003 all’IPZS sono state acquisite due nuove macchine Goebel, una per la rotocalcografia ed una per la calcografia. Il sistema rotocalcografico è quello più frequentemente usato per i commemorativi ed il nostro foglietto è uno di questi. I francobolli stampati presso l’IPZS con il sistema rotocalcografico presentano i colori a tutto pieno o leggermente e casualmente screziati da deboli attenuazioni di colore, non vengono utilizzate forme di retinatura. Quindi questo dato consente di riconoscere un falso in modo immediato, naturalmente bisogna masticare un po’ di metodologie di stampa. Però, a parte questa conoscenza che tutti possono acquisire, sapere che il colore deve essere pieno e non con tanti minuti pallini bianchi, o di colore, può essere più che sufficiente per non farsi rubare un po’ di soldini.
In figura 3, riproduco a sinistra un particolare del primo francobollo del foglietto originale, mentre a destra il suo corrispondente dell’imitazione. Quanto spiegato poco sopra, è particolarmente evidente se si osserva la barretta verticale grigia, ma c’è da dire qualcosa in più in merito anche ai caratteri delle scritte. Quelle eseguite in calcografia dell’originale sono ben nitide perché il carattere è pieno; quelle dell’imitazione invece hanno i contorni irregolari tanto da dare l’idea di una stampa fatta male, questo è l’effetto che produce il retino con i suoi piccolissimi pallini bianchi.
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Per meglio evidenziare la retinatura, mostro il confronto della stampa dell’1 di 150 (figura 4). A sinistra l’originale caratterizzato dal tratto pieno casualmente screziato, a destra l’imitazione con la sua retinatura a puntini allineati. Il maggiore ingrandimento usato per questa figura dovrebbe aiutare un po’ di più a capire la differenza tra i due foglietti. Cosa molto facile da verificare e riscontrabile in tutti i tratti di colore grigio dei tre francobolli che compongono il foglietto.
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Auguro a tutti i lettori un buon divertimento con soddisfazione per riuscire a non lasciarsi abbindolare da qualche furbetto.
UNA RACCOMANDATA NON ANNULLATA
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
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Antefatto
Oggi molte registrate (raccomandate e assicurate a cui va aggiunto anche il prioritario) affrancate dal mittente spesso non vengono annullate presso gli uffici postali di accettazione, ma solo per non conoscenza delle regole o noncuranza da parte degli addetti. Infatti tutte le registrate devono essere obbligatoriamente annullate presso l’ufficio di partenza, obbligo abbondantemente misconosciuto, non solo da molti impiegati postali, ma anche da molti cittadini che si recano in posta per fare le spedizioni. Quando personalmente ho un invio registrato da spedire già affrancato, attendo che l’addetto faccia tutte le operazioni di registrazione ed alla fine chiedo cortesemente di annullare l’affrancatura, nel caso in cui noto perplessità, gli ricordo l’obbligo dell’operazione di annullamento. Purtroppo la manualità delle operazioni di affrancatura per mezzo di tp label e similari ha generato l’idea errata che nulla si deve annullare, tanto fanno tutto al CMP. Sbagliatissimo per le registrate! Presso il CMP viene esclusivamente fatta la loro trascrizione dei passaggi di mano ed ancora una volta nessuno provvede ad annullare l’affrancatura a mezzo francobolli. Probabilmente bisogna considerare anche il livello di attenzione/distrazione da parte degli operatori perché le registrate affrancate sono una percentuale minimalissima rispetto a quelle passate sotto le affrancatrici meccaniche.
Fino a qualche tempo fa, quando ricevevo una registrata affrancata e senza annulli, riuscivo a farla annullare in arrivo motivandolo con il mancato obbligo da parte degli operatori che hanno avuto tra la mani la missiva. Oggi è praticamente impossibile, c’è il divieto categorico per tutti gli operatori apporre annulli su missive in arrivo di qualunque tipo, anche per la posta 4. Anche i francobolli ritagliati e su frammento non possono essere più affrancati. Questo comporta che chi cerca di mettere insieme francobolli annullati resta con le pive nel sacco tutte le volte che ha tra le mani un invio non annullato. Stranissima regola interna a Poste Italiane, probabilmente ci sarà una motivazione valida a noi sconosciuta, perché quei francobolli possono essere nuovamente utilizzati frodando le Poste. Questa infatti era la mia motivazione più stimolante per avere l’apposizione degli annulli.
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Il fattaccio
Quanto esposto sino ad ora è scaturito proprio dal ricevimento di una raccomandata affrancata con francobolli sui quali non era stato apposto l’annullo in partenza (figura 1).
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Ho provato con varie argomentazioni, ma non c’è stato nulla da fare. Erano presenti tre addetti ed il loro è stato un coro monotòno. Alla fine uno di loro mi ha prospettato l’unica azione possibile: stampare la tracciatura del percorso fatto dalla missiva utilizzando il codice numerico del talloncino raccomandato (figura 2).
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In un baleno mi sono reso conto che questo avrebbe potuto essere un buon espediente, ma subito dopo mi sono reso conto che il valore della tracciatura che possa convalidare l’avvenuta spedizione va benissimo (come valore legale della consegna non ha lo stesso valore della Ricevuta di Ritorno o Avviso di Ricevimento in quanto non comprova il ricevimento della missiva), ma per quelli filatelici non aveva affatto lo stesso valore dell’annullo con Guller.
Il mio interesse ad avere un qualcosa che mi potesse comprovare l’avvenuta spedizione con l’affrancatura era dovuto al fatto che, appena presa in carico la busta, mi sono reso conto istantaneamente che erano stati utilizzati tutti francobolli falsi. Peccato senza annulli!
Mentre del 10 cent di posta italiana (la bustina che vola, figura 3), ne sono stati utilizzati in abbondanza e sono comunissimi, la novità sono i due commemorativi.
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L’alto valore da 3,60 emesso in occasione del 270° anniversario della morte di Anna Maria Luisa de’ Medici emesso il 18 febbraio 2013 (figura 4)
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ed il 200° anniversario della fondazione del Corpo delle Guardie Penitenziarie da 0,95 emesso il 18 marzo 2017 (figura 5).
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Entrambi questi francobolli originali sono stampati in rotocalcografia, mentre le due imitazioni, per altro molto brutte ed evidenti, sono stati realizzati con una stampante laser. Insomma la differenza è decisamente evidente.
Anche la fustellatura è un chiaro elemento di riconoscimento dei falsi (figure 6 e 7), ha le stesse caratteristiche di quella utilizzata in recenti imitazioni e segnalate sia dallo scrivente (https://www.ilpostalista.it/falsi/falsi042.htm, https://www.ilpostalista.it/falsi/falsi034.htm) che da Ketty Borgogno (Il Foglio, marzo 2020, n. 203) sulle emissioni del Centro storico di Urbino (€ 2,80, del 2008), il Giubileo (€ 2,90, del 2015) ecc.
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Considerazioni filateliche
Non credo affatto che oggetti del genere possano essere appetibili per un collezionista interessato ai falsi per vai motivi. Il primo è sicuramente l’assenza dell’impronta Guller o similare; l’annullo ha un valore molto forte, direi imprescindibile in storia postale. Ma facendo un discorso per assurdo, anche ammesso che un invio del genere possa essere oggetto di attenzione da parte di qualche collezionista che segue l’evoluzione dei servizi di Poste Italiane, chiederebbe sicuramente una garanzia, magari anche a mezzo perizia, sulla originalità del pezzo. Ammesso che da un punto squisitamente tecnico possiamo accettare che la tracciatura possa soddisfare la garanzia del percorso dell’invio, resta un altro problema e cioè che la tracciatura non garantisce la veridicità dell’affrancatura.
Se si fosse tutti onesti, l’attestato della tracciatura del percorso e dei tempi della spedizione garantirebbe la veridicità della spedizione e di conseguenza anche dell’affrancatura. Ma se si pensa che vengono manomessi molti invii comuni e regolarmente annullati per renderli meno comuni e quindi più appetibili al collezionista, ci si rende immediatamente conto che la manomissione di invii con francobolli non annullati diventa un gioco da ragazzi.
2000 LIRE ALTI VALORI DOPPIA INCISIONE – TROVATO IL SECONDO MINIFOGLIO
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
ANTEFATTO
Recentemente è stato ritrovato un secondo mini foglio da 20 esemplari del 2000 lire Alti Valori con la varietà doppia stampa della testa e dello stemma repubblicano (figura 1 e 1a).
Di questa varietà sono abbastanza comuni i francobolli usati e non sono affatto rari su busta; nuovi invece ne era noto un solo minifoglio che ho descritto in un mio articolo (Cipriani N.L., 2014a) e l’ho menzionato in altri in cui ho descritto altri valori di questa serie (Cipriani N.L., 2014b, 2018, 2020). In tutti questi anni passati, l’ho cercato durante molti eventi commerciali e nelle accumulazioni e collezioni che mi è capitato di visionare. Allo stato di nuovo singolo o in blocchi non l’ho mai incontrato tanto che mi ero quasi convinto che esistesse il solo minifoglio intero da me descritto. Credo che esista anche un minifoglio usato, ma di questo non ne ho certezza.
L’ASSETTO DEL CILINDRO ED IL METODO DI STAMPA
Ricordo che gli Alti Valori lire sono stati stampati in calcografia con un doppio passaggio di stampa secondo il metodo calco su calco. Tale metodo di stampa è stato utilizzato per incisioni complesse che non potevano essere eseguite agevolmente. Per rendere più semplice l’operazione di incisione della piastrina di acciaio, l’immagine da incidere è stata divisa in due parti incidendo due differenti piastrine, complementari tra loro. In questo modo si semplifica il lavoro di incisione ed il risultato su stampa risulta più pulito eliminando localmente eccessive concentrazioni di incisioni che potrebbero causare una eccessiva concentrazione di inchiostro.
Nel caso specifico degli Alti Valori lire, su una piastrina è stata incisa la testina della siracusana e lo stemma della repubblica nella metà superiore dell’immagine, nella metà inferiore sono invece state incise le linee orizzontali che compongono parte del grigliato (figura 2 a sinistra).
Nella seconda piastrina sono stati incisi tutti gli altri elementi a completare il disegno da stampare (la cornice ornata esterna, il valore in lettere sovrapposto allo stemma repubblicano, le linee verticali del grigliato, il contorno delle cifre del valore e la scritta in ditta) (figura 2 a destra).
Ciascuna piastrina è stata utilizzata per trasferire l’incisione su altrettante molette utilizzate poi per l’incisione del cilindro. Cilindro, al singolare, perché la stampa calco su calco eseguita con la macchina Goebel BRM S 300 K utilizzata presso l’IPZS il cilindro era unico ma diviso in due metà. In ciascuna delle due metà sono state mantenute separate le incisioni prodotte dalle due molette in modo che la bobina di carta, larga 14-15 cm, metà della direttrice del cilindro (circa 32 cm), passasse prima sulla metà con l’incisone della prima piastrina (testina, stemma repubblicano e linee orizzontali) e con un secondo passaggio sulla seconda metà a completare la stampa finale del francobollo.
In figura 3 sono visibili le differenti incisioni sul cilindro, nella parte bassa si riconoscono bene i gruppi di 20 incisioni della prima moletta, mentre nella metà superiore quelle della seconda.
Ben palesi i gruppi di 20 cornici e sulla loro sinistra anche i cinque spezzoni di greche e la parola fluorescente.
Da notare anche che tra la prima colonna di incisioni a sinistra e quella centrale la distanza è maggiore rispetto a quella tra le due colonne di destra ed inoltre accanto alla colonna di sinistra si notano le barrette di registro, due nella parte alta e due in quella bassa; le due coppie sono relative ai due colori utilizzzati per le due differenti incisioni.
LA NUMERAZIONE PROGRESSIVA
Il cilindro portava incisi ben sei minifogli completi delle due parti incise. Non si conosce il sistema di numerazione progressivo, però osservando i fogli da 50 frb, vediamo che la numerazione è stata effettuata in modo alfanumerico con una lettera iniziale seguita da sei cifre (figura 4).
Tale codice non occupa sempre la stessa posizione, abbastanza centrata tra il 40° ed il 60° francobollo. Può essere anche traslata sia verso l’alto che verso il basso.
La numerazione dei mini fogli invece non è facile da vedersi e, quando lo è, si notano per lo più 2-4 cifre in alto o in basso lungo il bordo destro. Nella figura 1 si leggono tre cifre, 624, come di norma quando il codice è presente; nella figura 5, invece mostro un angolo di foglio basso di un minifoglio da 1500 lire in cui è presente una sola cifra, 1.
Sulla base di queste evidenze, Se ne dedurrebbe che la numerazione cadesse a cavallo di una coppia di minifogli quando il codice alfanumerico era abbastanza centrato; sta di fatto però che la maggior parte dei minifogli non ha alcun numero e personalmente non ho mai trovato un minifoglio con il codice alfanumerico completo. Questo però non vuol dire che non debbano esistere.
LE DIFFERENZE TRA I DUE FOGLIETTI
Detto questo, mostro ora le differenze tra i due minifogli da 2000 lire con doppia stampa.
In figura 6 riporto i due angoli destri bassi, a sinistra il primo ritrovamento, a destra l’attuale. La differenza evidente a colpo d’occhio sono le tre cifre nere del codice alfanumerico che caratterizzano il nuovo ritrovamento. Ce ne sono anche altre: la centratura del riquadro superiore rispetto alla cornice esterna, molto più fuori registro il primo ritrovamento; anche le greche di bordo foglio hanno la trama differente, la parte che torna su se stessa è alta nel primo esemplare a sinistra e bassa nel secondo.
Le greche
Confrontando le due greche (figura 7), appare evidente lo sfasamento di un settore, ma a ben guardare le differenze sono ancora maggiori.
La lunghezza di ciascun settore è differente e ciò comporta anche differenze agli estremi di ciascuno di essi. Le greche venivano stampate secondo un disegno più ampio che continuava in fogli contigui generando le differenze esposte.
Le barre di registro
Infine, un’ultima differenza sono le barrette colorate di registro che sono presenti normalmente sul bordo di foglio superiore, ma non in tutti. Anche per questa differenza utilizzo i fogli da 50 che hanno quasi sempre i segmenti di registro sul bordo superiore (figura 8), ma possono averli saltuariamente su quello inferiore (figura 9).
Solo per un fuori registro del taglio dei fogli spostato in basso, caso per altro non raro ma nemmeno particolarmente comune, le barrette di registro compaiono sul bordo di foglio basso.
Traslando questa situazione sui minifogli da 20 ed osservando il cilindro di figura 3 si può pensare che le barrette colorate di registro fossero o in corrispondenza del primo in testa o essere presente ogni due minifogli. La figura 3 mostra solo una metà del cilindro e non è dato di verificare l’altra faccia della luna. Ritengo però che la larghezza della parte di cilindro in cui sono presenti le barrette colorate di registro non possa essere ripetuta altre due volte per mancanza di spazio sul cilindro e ritengo quindi più probabile che esse siano state presenti solo in corrispondenza del primo minifoglio.
Sulla base di queste considerazioni, è possibile affermare che i due foglietti occupassero posizioni differenti sul cilindro ed è anche probabile che appartenessero a due distinti lotti di stampa come indicherebbe la differente centrature delle due fasi della doppia calcografia, più a registro nel secondo ritrovamento.
Bibliografia
Cipriani N. L., (2014a) – Varietà inedite degli Alti Valori (parte prima). https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/
Cipriani N. L., (2014b) – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/
Cipriani N. L., (2018) – A. V. 3000 lire la doppia incisione. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-incisione-nellalto-valore-da-3000-lire/
Cipriani N. L., (2020) – 1500 lire Alti Valori – Ancora novità? Si. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/1500-lire-alti-valori-ancora-novita-si/
PIAZZE D’ITALIA – CODICE ALFANUMERICO E TIRATURE
Nicola Luciano Cipriani
con la collaborazione di Giuseppe Preziosi
Questo articolo è apparso su quifilatelia, n. 89 luglio-settembre 2017
Il codice alfanumerico
Dall’autunno del 2003 la produzione del Poligrafico è cambiata in modo drastico grazie all’acquisto di due nuove macchine da stampa Goebel (Brm-t-350p per la stampa rotocalcografica e Brm-p-350p per quella calcografica) che hanno sostituito tutte le precedenti. L’acquisto è stato concomitante al trasferimento della sede da piazza Verdi a via Salaria n. 691. Le nuove macchine producono fogli di francobolli adesivi, e non, la cui numerazione avviene mediante un sistema alfanumerico costituito da due lettere seguite da 9 cifre (figura 1).
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La prima lettera contraddistingue l’anno di produzione, la seconda la macchina di stampa (A rotocalcografica e B calcografica) e le nove cifre il numero progressivo di conteggio dei fogli. Il codice alfanumerico è posto sulla cimosa destra del foglio ed è leggibile dal basso verso l’alto. Esso è stato stampato in inchiostro nero con sistema a getto d’inchiostro fino al dicembre 2014 e sostituito nello stesso mese da un sistema laser (Cipriani, 2016). Le differenze sono ben visibili dai caratteri e dalla tipologia d’inchiostro, lucido nel sistema laser. Il codice alfanumerico è accompagnato dalla sua traduzione in codice a barre, sempre in colore nero, ed avente dimensione 5,9 x 0,9 cm posto a circa 3 cm dopo il codice alfanumerico; compare infine al di sotto delle lettere del codice, un rettangolo nero (al limite del bordo di foglio) che può apparire integro o parziale, a seconda della centratura della stampa rispetto alla bobina della carta. Il codice alfanumerico è una grande novità per Poste Italiane, ma anche una ottima opportunità per gli studiosi e i collezionisti; esso infatti oltre a numerare in successione i fogli dei francobolli consente di riconoscere le produzioni annuali ed inoltre ciascun lotto è così meglio definito e riconoscibile. Prima dell’introduzione di questo sistema, il conteggio dei fogli era solo numerico e solo dagli anni ’80 circa è stata aggiunta anche una lettera il cui significato sembra al momento poco comprensibile a causa della sua non regolarità. Ad ogni modo, il mio rammarico è di non aver dato la giusta importanza al codice alfanumerico quando iniziò con i prioritari tanto che nella relativa monografia questo argomento non è trattato e sarà molto difficile ricomporlo a posteriori. Tornando alla nuova numerazione, questa è iniziata nell’autunno del 2003 con la sigla AA+9 cifre, numerazione che per quell’anno è stata utilizzata solo per i francobolli commemorativi a partire dall’emissione per la rivista Leonardo (Antonio Vallecchi) del 27 settembre e termina con l’emissione Natale del 24 ottobre. Le ultime emissioni dell’anno sono costituite da minifogli che non riportano visibile alcun codice, pur avendolo. Continuando con il 2004 e tralasciando i commemorativi, la serie ordinaria interessata è la seconda emissione dei francobolli prioritari i quali segnano la sostituzione del sistema tipografico con quello rotocalcografico; quest’ultimo sarà utilizzato in parallelo con il metodo calcografico. La scelta da parte del Poligrafico di utilizzare questi ultimi due metodi di stampa traspare dall’acquisto delle due macchine di cui sopra.
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L’inizio della produzione con il nuovo codice alfanumerico
I francobolli prioritari, quindi, sono stati stampati in rotocalcografia a partire dal marzo 2004 e fino al 2009 e riportano il codice alfanumerico caratterizzato dalle due lettere BA, nel 2004, fino a GA nel 2009 (figura 2). La lettera A contraddistingue la macchina rotocalcografica.
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Nel luglio 2009 i prioritari vengono sostituiti dall’ordinaria Posta Italiana il cui codice inizia con le lettere GB (2009) e termina nel 2016 con le lettere NB (figura 3).
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Il 95 cent del 2016 dovrebbe segnare l’ultima tiratura di questa serie ordinaria. In questo caso la lettera B corrisponde alla Goebel calcografica.
In parallelo alla serie ordinaria Posta Italiana sono state emesse le due serie for ever Leonardesca, per il servizio prioritario, e Piazze d’Italia per il servizio ordinario.
La prima è stata emessa l’1 ottobre 2015 ed è contrassegnata dalla lettera maiuscola A ad indicare la tipologia del servizio. A causa del basso uso postale di questa emissione, dovuto all’alto costo del servizio, essa ha avuto una sola tiratura; fino ad oggi quindi abbiamo individuato solo il codice alfanumerico caratterizzato dalle lettere MB (figura 4).
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La seconda è stata emessa il 2 luglio 2016 ed è contrassegnata dalla lettera maiuscola B; questa emissione ha già avuto, per alcuni valori, più di una tiratura sia lo scorso anno (NB) che in questo in corso (OB). Questi francobolli sono definiti for ever perché saranno sempre validi anche a seguito di variazioni tariffarie; infatti, questi sono caratterizzati da una lettera anziché il valore in euro. La lettera B sta ad indicare il servizio ordinario (piazze d’Italia) ed è presente su due serie di quattro francobolli, una per il primo porto (con un francobollo per l’interno e per ciascuna delle tre zone postali definite da Poste Italiane) e l’altra per il secondo porto nei cui quattro francobolli compare la scritta 50 g a sinistra della lettera B (figura 5).
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Non è stato facile seguire le tirature delle piazze d’Italia come si può dedurre dall’analisi dei codici alfanumerici riportati nella tabella di figura 5. Da notare che nella tabella la successione non è secondo i valori, ma secondo il codice alfanumerico che così rivela la successione di stampa.
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Le nuove emissioni oggi
Pensando ad una nuova emissione, si pensa che questa venga stampata per tempo e distribuita sul territorio nazionale in modo da poter essere disponibile alla data di emissione stabilita da Poste Italiane. In realtà questo era valido fino a poco tempo fa, oggi sembra che le moderne visioni commerciali tendano a coprire appena le necessità e, di volta in volta, vengono ristampati i minimi quantitativi necessari. Questa visione tenderebbe a contenere moltissimo le riserve di magazzino, intese come danaro immobilizzato; questo può essere vero per le aziende private e di dimensioni non molto grandi. Se Poste Italiane ritiene di seguire questo principio, mastodonte quale è, penso che comunque avrà surplus di magazzino da qualche parte e disfunzioni in altre. Questo si potrà tradurre facilmente con un disservizio nei confronti degli utenti e con difficoltà di reperimento delle informazioni da parte di studiosi della materia e dei collezionisti. Ma torniamo al nostro argomento. Se analizziamo i codici alfanumerici di figura 5, possiamo notare che il francobollo per Piazza della Repubblica di Roma (€ 0,95) è stato stampato per primo con un quantitativo non elevato, probabilmente per far fronte alle prime necessità. Ricordo che questo francobollo è l’omologo di Posta Italiana di medesimo valore ed ancora ampiamente diffuso e ristampato nel 2016. Seguono gli altri valori a completare la serie, ma, subito dopo il completamento della serie è stata rifatta una nuova ristampa/tiratura (v. codice alfanumerico) che è stata distribuita in contemporanea con la primissima tiratura. È seguita una nuova ristampa/tiratura dello 0,95 di posta italiana e a seguire altre ristampe/tirature delle piazze con quella di Napoli, Torino, Roma ed infine ancora Napoli. Quindi riepilogando, Piazza della repubblica (Roma) ha avuto ben cinque ristampe/tirature durante il secondo semestre del 2016 (figura 6); Piazza del Plebiscito (Napoli) ne ha avute tre (figura 7) ed infine Piazza S. Carlo (Torino) ne ha avute due (figura 8).
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Ristampa o tiratura?
Ho utilizzato la dizione “ristampa/tiratura” (nel proseguo userò solo tiratura) poiché, in merito a questo argomento, ci sono due linee di pensiero. C’è chi ritiene che la distinzione, possibile dal codice alfanumerico, non sia determinante e che tutte le reiterazioni di stampa siano esclusivamente da considerarsi “ristampe”. Secondo l’altra linea di pensiero, per la quale mi sono adoperato a portare pezze d’appoggio, ciascuna reiterazione di stampa è comunque distinguibile e come tale considerabile a rango di “tiratura” (Cipriani e Manzati, 2014; Cipriani, 2014). Mi rendo conto che la facile distinzione basata sui codici alfanumerici moltiplica il numero delle tirature; bisogna però ricordare quante volte abbiamo battuto tutti la testa contro il muro quando non esistevano possibilità di distinguere le tirature dalle ristampe. Basti pensare solo ai Castelli d’Italia o a una qualunque delle nostre serie ordinarie. Ad ogni modo la discussione è ancora ampiamente aperta e tutti sono invitati a dire la propria, purché supportata da dati.
Durante i primi sei mesi del 2017 sono stati reiterati alcuni francobolli delle piazze d’Italia. In particolare Piazza della Repubblica (Roma), Piazza del Plebiscito (Napoli) e Piazza del Duomo (Milano), ma devo specificare che le tirature sono state più di una, come riportato nella tabella di figura n. 9.
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Come riportato in tabella, Piazza della Repubblica (Roma) ha avuto ben tre tirature (figura 10), due Piazza del Plebiscito, Napoli (figura 11) ed una Piazza del Duomo, Milano (figura 12).
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Non è affatto facile stimare i quantitativi di fogli prodotti e, in base ai dati della tabella, fornisco valori che sicuramente sono inferiori, e non poco, alla realtà, specialmente per la II tiratura di Piazza del Plebiscito (Napoli). Questo non vuol dire tirare dei numeri a caso, bisogna invece vedere questi dati nel contesto di una ricerca evolutiva che porterà, con nuovi ritrovamenti, ad un affinamento continuo dei risultati e consentirà di avvicinarci per integrazioni successive ai dati reali.
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Le informazioni principali
Come il lettore avrà ben capito, la numerazione dei fogli attraverso il codice alfanumerico è un dato fondamentale che consente di distinguere le produzioni annuali ed anche le tirature all’interno di uno stesso anno. Due sono le informazioni principali che a tale scopo fornisce il codice alfanumerico:
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1- Gli intervalli dei codici di ciascuna emissione sono piuttosto complicati da individuare. Per averne un’idea non proprio esatta, si richiede il controllo di tutte le emissioni stampate da una stessa macchina. In particolare per la macchina calcografica (contraddistinta dalla lettera B) bisogna seguire le produzioni commemorative, e non, in modo da tenere sotto controllo la successione dei codici di tutta la produzione. Il controllo della produzione filatelica è stato operato in modo abbastanza preciso da Giuseppe Preziosi e Sergio Mendikovic i quali hanno riportato questo immenso lavoro di registrazione dei codici in un prontuario che viene aggiornato periodicamente (Preziosi e Mendikovic, 2016). Il Prontuario fornisce, oltre alla descrizione di ciascuna emissione, numerose informazione, tra cui tutti gli intervalli numerici, empiricamente individuati, indicativi di ciascuna emissione. Più volte è stato richiesto, unendo le voci mia e di Preziosi, a Poste Italiane, tramite il suo responsabile per la filatelia, di fornire gli intervalli numerici di ciascuna emissione, ma sembra che questi dati rientrino nei famosi segreti di Stato che difficilmente verranno desecretati anche in futuro.
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2- La posizione verticale del codice sulla cimosa dei fogli e del suo corrispondente a barre è stampato da un sistema non vincolato al sistema di stampa della Goebel su cui è montato; esso quindi viene messo a registro tutte le volte che viene sostituita la produzione della macchina da stampa. La messa a registro può essere richiesta per più motivi, sicuramente uno è il formato dei fogli da stampare. Generalmente per una stessa produzione, ancorché realizzata con più bobine di carta, il codice alfanumerico resta sempre in posizione costante, a meno di altri interventi che richiedano lo spostamento del sistema inkjet/laser. Questa costanza è stata notata fino al 2016. Segnatamente con le piazze d’Italia, sono stati notati spostamenti lenti e continui (ordine del millimetro) della posizione del codice alfanumerico verso l’alto (o in basso) in fogli contigui; saltuariamente la differenza tra due fogli consecutivi può raggiungere il centimetro ed oltre. Questo scombussola un po’ le nostre conoscenze e la posizione del codice non garantisce più, come un tempo, di essere uno strumento discriminatorio. D’ora in poi questo carattere avrà sempre bisogno di essere verificato in parallelo con il numero progressivo del codice per avere la certezza che un determinato lotto non sia intercalato da altre emissioni.
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Cosa e come collezionare
Dalla Giornata della filatelia del 10 ottobre 2008, l’Italia ha adottato l’uso del codice a barre per identificare ciascuna emissione. I collezionisti si sono tuffati su questo nuovo elemento posto sul bordo del foglio collezionando il francobollo ad esso adiacente. Tale elemento è definito commercialmente codice prodotto, è tipico di ciascuna emissione ed è presente sempre identico su tutti i fogli. Al di là delle considerazioni di rarità del francobollo con il bordo che lo ha, questo elemento rientra esclusivamente nella sfera della fantasia e dell’edonismo che ciascuno di noi ha in modo più o meno accentuato. Invece il codice alfanumerico è un elemento determinante per riconoscere ciascuna tiratura di una stessa emissione. Naturalmente mi riferisco essenzialmente a chi collezione serie ordinarie perché, a parte qualche evento accaduto pochi anni or sono, la stampa dei commemorativi avviene con un unico lotto. A questo proposito si deve anche tenere presente che proprio grazie al codice alfanumerico sono state riconosciute differenti tirature per i commemorativi che sono stati stampati in più di un lotto. Sono quindi le serie ordinarie quelle in cui il codice alfanumerico riveste molta importanza. Ma chi colleziona seguendo argomenti limitati, sicuramente segue anche alcune specializzazioni. La distinzione delle tirature è senz’altro una tra le tante che molti collezionisti seguono.
È noto che seguire le serie ordinarie da quando vengono emesse, si possono allestire delle belle collezioni con poca spesa, sia per l’aspetto filatelico senso stretto, sia per la storia postale. Basta infatti seguire i mercatini di vario livello per imbattersi in bordi di foglio mancanti o belle affrancature a basso costo. C’è poi chi le affrancature se le costruisce appositamente, ma questo è un divertimento decisamente personale. Nell’ottica di quanto esposto in questo articolo, una collezione filatelica delle due ordinarie attuali può essere improntata curando le distinzioni tra le varie tirature. A questo scopo si possono acquistare i bordi destri interi che contengono i tre codici (a barre, figure di registro e l’alfanumerico) oppure limitare l’acquisto alla parte bassa del bordo destro che contiene la base del foglio ed il codice alfanumerico, oppure acquistare solo i 2-3 francobolli con il bordo che lo contengono. La seconda possibilità consente di registrare l’altezza del codice alfanumerico rispetto agli altri due; questa scelta consente anche di contenere i costi e di avere tutte le informazioni utili alla completezza della collezione.
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Ringraziamenti
Da circa 7-8 anni si è creato, strada facendo, un piccolo gruppo di collezionisti studiosi che registrano, quanto più possibile, i codici alfanumerici delle emissioni italiane. Le persone coinvolte sono cresciute di numero un po’ nel tempo. All’inizio eravamo io e Giovambattista Spampinato, poi ci siamo accorti che in parallelo anche Giuseppe Preziosi e Sergio Mendikovic stavano operando nella stessa direzione. Abbiamo quindi unito le nostre forze. Nel tempo abbiamo coinvolto anche Pasquale Fiumanò, Marco Marchini, Leonardo Cavallaro e Massimo Massetti. Poi ci sono altri amici che, pur non seguendo strettamente la ricerca, comunque si sono resi disponibili a fornire le loro informazioni relative alla numerazione del codice alfanumerico come Stefano Proserpio, Roberto Cruciani, Claudio Manzati, Antimo D’Aponte ecc. Mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno, desidero comunque ringraziare tutti questi amici per il loro contributo a tenere sotto osservazione la produzione dell’IPZS. Ritengo che poter registrare e pubblicare quella parte dei dati relativi alla produzione dei francobolli ordinari, che altrimenti verrebbe persa senza alcuna possibilità di ritrovarne traccia in futuro, sia un atto fondamentale per chi ama la diffusione delle informazioni in filatelia e non solo. Anche i commemorativi sono stati oggetto di differenti tirature e la conferma arrivò a suo tempo proprio da Poste Italiane che fu costretta ad affermare che alcuni valori furono stampati in più di una volta. Ciò comportò la distribuzione di numerose emissioni in cui era palese una differenza cromatica mal giustificabile con un’unica tiratura.
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Bibliografia
Cipriani N. L. e Manzati C. E. (2014) – Tiratura? Ristampa? Tipo? Cerchiamo di fare chiarezza, Il Francobollo Incatenato n. 217.
Cipriani N. L. (2014) – https://www.peritofilatelico-cipriani.it/tiratura-ristampa-tipo-cerchiamo-di-fare-chiarezza/.
Cipriani N. L. (2016) – I piccoli valori di posta italiana. Ed. Cifo.
Preziosi G. e Mendikovic S. (2016) – Il Prontuario dei Servizi Postali Prepagati 2014-2015, ediz. PreGi, Salerno.
PRIORITARIO 1999 – RISPONDERE O NON RISPONDERE?
Non avrei voluto scrivere queste, spero, poche righe perché non mi piace alzare polemiche inutili; non stiamo parlando di cose fondamentali della vita, ma di un hobby e questo è il motivo della mia posizione: evitare situazioni che generano tensioni. Purtroppo più di un amico mi ha spinto a rispondere adducendo la motivazione che, essendo stato chiamato in causa, una mia risposta sarebbe doverosa. Già in altra occasione ho mantenuto con rigidezza la mia posizione, ma riconosco che le situazioni sono molto differenti, come pure differente è l’anima della questione. In questo caso penso che Giovanbattista Spampinato non sia stato stimolato da nessuna intenzione di cercare un conflitto. Noi tutti scriviamo, con la passione e per la passione, per trasmettere le nostre conoscenze convinti di raccontarle nel modo più corretto possibile e sono convinto che molti lettori in qualche modo apprezzano la spontaneità e la disponibilità di chi, con tutto il proprio animo, cerca di informare divertendosi e per trasmettere spunti di divertimento.
Qualche tempo fa ho pubblicato una ricerca con la quale ho portato a conoscenza dei collezionisti la scoperta di una particolare tiratura del francobollo prioritario del 1999 che sul lato sinistro presenta il fustellatore invertito (figura 1) (Il Francobollo Incatenato, 299 ottobre 2019). Lo stesso articolo è stato pubblicato su Il Postalista e sul mio sito personale: (https://www.ilpostalista.it/varieta/varieta040.htm) (https://www.peritofilatelico-cipriani.it/prioritario-1999-un-fustellatore-invertito/).
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Nell’articolo descrivo le caratteristiche della varietà, il periodo d’uso e la sua distribuzione sul territorio nazionale. Non ho mai minimamente pensato che questo francobollo potesse essere falso perché tutte le sue caratteristiche sono originali. È noto un solo falso dell’epoca di questa emissione e fu stampato in offset e senza doratura; inoltre è stato l’unico prioritario ad avere una fustellatura molto simile all’originale (figura 2).
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Tutte le imitazioni successive erano invece caratterizzate proprio da quella orrenda fustellatura che li rendeva facilmente riconoscibili. Solo molto tardi i falsari si sono dotati di fustellatori un po’ più vicini a quelli del Poligrafico. La mia esperienza sui falsi dei francobolli recenti è cresciuta nel tempo grazie alla attenzione posta su questo materiale e allo studio continuo svolto nel corso degli ultimi venti anni agevolato dalla intensa attività dei falsari.
Per coloro che conoscono meglio le emissioni più recenti, meno i prioritari, porto ad esempio i falsi di Posta Italiana che sono molto comuni. Negli originali, ad esclusione dei piccoli valori, è sempre presente un colore di sottofondo al di sotto del colore metallizzato della bustina che vola. In genere tale colore è lo stesso di quello del nome dell’incisore (Ciaburro), quindi ogni valore dovrebbe avere il proprio. Se negli originali venisse a mancare il colore metallizzato, la bustina mostrerà il colore di sottofondo. Nessuna varietà di questo tipo è mai uscita dal Poligrafico. Sono però state trovate casualmente alcune piccole varietà in cui il colore metallizzato è parziale ed in questi casi è visibile la sovrapposizione dei due colori (figura 3).
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Ho visto anche varietà dei falsi senza il colore della bustina ed al suo posto il fondo bianco della carta semplicemente perché il colore di sottofondo non ce l’hanno (figura 4).
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Il prioritario del 1999, al di sotto di quella pesante doratura ha un sottofondo di colore giallo (figura 5);
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molti ricorderanno le pseudo varietà gialle prodotte cancellando con una semplice gomma da matita la patina dorata superficiale. Coloro che hanno la monografia de Il Servizio Prioritario, edito dal CIFO, potranno verificare l’esistenza di questa varietà procurata. In moltissimi valori del prioritario del 1999 la sovrapposizione doratura/giallo non è perfetta ed un po’ di giallo si intravede sempre almeno lungo un bordo. Ma, anche quando non sussiste assolutamente nessun fuori registro, lungo tutto il perimetro della doratura si intravede una sottilissima riga gialla che la contorna. Questa osservazione naturalmente richiede una lente di ingrandimento. Ricordo anche che il colore oro dei prioritari non è mai stato imitato in modo efficace, probabilmente per una questione di costi.
Recentemente Giovanbattista Spampinato ha pubblicato un articolo su Il Postalista in cui asserisce che il prioritario 1999 con fustellatura invertita è un falso. A supporto di questa idea adduce la forma dei quattro dentoni d’angolo che differiscono da quelli tipo. Giovanbattista ha un ottimo occhio che io ho spesso enfatizzato quando, nei miei scritti, ho parlato di lui; anche in questa occasione ha voluto evidentemente sviscerare la sua attenzione su questa varietà. In effetti tra le due tirature (fustellatore invertito e non) c’è realmente una differente geometria dei quattro dentoni (figura 6), ma la differenza sul lato sinistro è legata alla inversione del fustellatore che taglia gli angoli della vignetta in modo differente rispetto al francobollo tipo.
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Per quanto riguarda il lato destro, si potrebbe pensare anche che il fustellatore utilizzato potesse essere anche leggermente differente da quello solitamente usato. Non credo che i fustellatori siano assemblati presso il poligrafico, ritengo più probabile che vengano acquistati già pronti. Probabilmente al Poligrafico si devono essere accorti dell’inconveniente ed hanno sostituito il cilindro fustellatore. Quando ho scritto i miei articoli sui falsi, per agevolare i meno esperti, ho fornito alcuni caratteri distintivi che potessero aiutare i collezionisti a riconoscerli. Orbene, uno di questi caratteri è la rotondità dei quattro dentoni d’angolo prodotti da fustellatori non proprio identici a quelli del Poligrafico. Mi preme far presente però che i fustellatori delle imitazioni hanno anche altri caratteri distintivi e tra questi è anche la forma del taglio degli pseudo denti che hanno una curvatura differente e gli stessi denti sono più appuntiti. Inoltre i denti del lato destro delle imitazioni sono spesso delle punte triangolari con uno stretto arrotondamento in testa (figura 6).
Insomma, a me è doppiamente spiaciuto rientrare in questo argomento per un rapporto di amicizia che mi ha legato a Giovanbattista, penso che avrebbe fatto meglio a consultarsi direttamente con me, ma non lo ha fatto. Ritengo che in primis dobbiamo rispettare le informazioni e tutti gli amici che le leggono. Oggi in tempi di internet dove si scrive di tutto e del suo contrario, almeno nel nostro hobby bisognerebbe cercare di tenere sempre aperte le porte del dialogo, ritengo che sia l’unico mezzo per cercare di chiarire e spiegare in modo amichevole qualunque questione possa presentarsi. In altre parole invito ad utilizzare una dialettica costruttiva.
UNA CHIACCHIERATA TRA AMICI
Nicola Luciano Cipriani
Con il consenso degli interessati, ho il piacere di rendere pubblico uno scambio di opinioni innescato da alcune considerazioni di un caro amico di vecchia data. Il tutto nasce da un malcontento che tende ad emergere dai nostri animi, ma che alla fine non esce o esce a metà per quello spirito italiano del “porta pazienza”. Molti tendono a non reagire, molti altri si limitano a brontolare, altri ancora a sfogarsi con irruenza momentanea e pochi invece cercano di creare sinergie costruttive cercando magari una parte politica a cui aggrapparsi, ma nello stesso tempo a rifiutare a spada tratta alcune possibilità a causa di una cultura assimilata da lunghi anni di attaccamento alle proprie idee. Tutti coloro che hanno cara la cultura europea basata sulla democrazia e sul rispetto delle regole sociali, stentano, a ben ragione, ad accettare estremismi che in qualche modo mostrano in maniera più o meno chiara una strada da percorrere con grande difficoltà ideologica. Mi riferisco essenzialmente alla cultura di sinistra moderata a cui Enrico Berlinguer ha dato parte della sua vita. La cultura costruita dal PC-PD, attraverso tutte le sue trasformazioni, è rimasta radicata nei cittadini che hanno cara la democrazia in tutte le sue sfaccettature. Oggi l’attuale versione di questo schieramento politico è molto lontana dall’essere quel partito di massa che è stato seguito da tanti cittadini. In molti ci si sente quasi estranei da tante scelte che appaiono molto scellerate e poco costruttive. Sono anni ormai che sentiamo continuamente discorsi di ripresa economica e sociale ed invece la realtà ci sta facendo vivere su un piano molto inclinato e scivoloso verso una distruzione totale. In molti ci rendiamo conto della mancata corrispondenza tra parole e fatti.
Detto questo passo al testo dell’amico P. che ha esternato un suo sfogo con il quale ha chiesto il coinvolgimento di alcuni di noi. Oltre alle questioni poste da P. segue, per il momento solo la mia risposta, ma spero di poterne aggiungere anche altre.
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P. – Cari Amici,
Di solito, pima di parlare, gli anglosassoni hanno l’abitudine di “rompere il ghiaccio” sparando una caxxata qualsiasi…io vorrei farlo, ma onestamente sono molto incazzato e non mi viene niente in testa; però, per alleggerire un po’ il peso di quanto scriverò, Vi ho allegato una novella ( si, scritta da me, ma questo è un mio vecchio vizio ).
In realtà, il mio vicino di casa, simpatico ottantenne, con il quale ho parlato al di là della siepe. mi ha raccontato di esseere andato in banca a riscuotere la pensione e l’impiegata gli ha chiesto “Ma perché è venuto? ” Al che lui, da buon toscano ormai romanizzato, le ha risposto “Ma io, che me magno? La spesa me la fa Lei ? “.
Allora, tornando alla PANDEMIA, come l’ha definita l’OMS…bella rottura di palle, non c’è dubbio; le regole per un Paese considerato zona rossa sono abbastanza severe e ci auguriamo tutti che servano e ridurre la forza di questo maledetto animaletto, che il numero degli imbecilli sia in calo e che se ne stiano tutti a casa.
Perché vi scrivo queste righe, per sottolineare che siamo a oltre 10.000 e che c’è un tasso di mortalità dell’8% ( prima ci avevano detto sotto il 3 %, ma non lo sapevano ) ? NO, non scrivo per questo, dal momento che siamo tutti bombardati dai vari mass media, Vi scrivo per un altro motivo, quello che mi fa INCAZZARE di più.
Che cos’è allora? E’ un problema che esula dalla situazione attuale, anche se lo ha evidenziato in modo drammatico. E’ la ASSOLUTA INAFFIDABILITA’ dei nostri POLITICANTI. No, non ce l’ho con Conte…o per lo meno non soltanto con lui, me la prendo con una CLASSE POLITICA INADEGUATA alla gestione di in Paese moderno e civile, come dovrebbe essere il nostro.
Cosa hanno fatto questi disgraziati? In questi giorni molti politici hanno parlato ipocritamente di EROI, riferendosi alla abnegazione di medici e personale infermieristico…ma allora ci prendete davvero in giro! Come, in pochi anni sono stati ridotti gli stanziamenti ala SANITA’ PUBBLICA per 27 Miliardi di Euro, hanno fatto fuggire all’Estero 10.000 medici e adesso, cosa fanno? Prendono per i fondelli quelli rimasti, parlando di eroismo e ipotizzando di rimettere in servizio i PENSIONATI ! Viene anche fuori (articolo dell’Espresso) che abbiamo 5.000 macchine per la ventilazione assistita e la Germania ne ha 30.000…cosa significa tutto questo? Ovvio, se le macchine non ci sono e l’ anestesista, per necessità, deve scegliere fra un anziano che non respira e un giovane (forse vittima di un incidente stradale o di Virus), è evidente che per forza dovrà sacrificare il vecchietto…ma tanto si deve morire, no? Vero, drammaticamente vero, ma quello che non mi va è la solenne presa per i fondelli! Perché hanno risparmiato soldi destinati alla Sanità e alla SCUOLA? Perché i nostri pagliacci politicanti (pochi esclusi) hanno dato la priorità a spese non essenziali, ma utili a procurarsi il consenso elettorale. Ecco quindi che adesso si trovano drammaticamente costretti a chiedere lo sforamento del deficit e portarlo al 3 % ( rapporto Deficit / PIL ); ma di questo non ce ne po’ fregà de meno, come si dice a Roma…guarda caso, si ha bisogno di 25 miliardi di Euro, cifre molto vicina ai risparmi fatti proprio sulla Sanità Pubblica.
Conclusioni? Siamo stati dei pollastri a dare il nostro voto e la nostra fiducia a dei rappresentanti che se ne sono strafregati delle esigenze primarie del popolo e che meriterebbero di essere FUCILATI per alto tradimento. In pratica, incrociamo le dita…e speriamo bene. Di sicuro, alle prossime elezioni politiche, io , che ho sempre votato, continuerò a votare, ma NON un italiano, meglio un CINESE, se si presenterà e ci prometterà un bel regime comunista duro, non questa pagliacciata di DEMOCRAZIA. molto teorica e poco pratica (si, ti fanno parlare, ma non se ne frega niente nessuno) che serve soltanto a garantire soldi e potere ad una masnada di bastardi.
Rimane la domanda di fondo: PERCHE’ ? Perché la Germania ha così tante più macchine polmonari SEI volte più di noi? Perché siamo stati NOI coglioni a tollerare tutto il casino che è stato fatto da questi fiji de ‘na mignotta…
Meno male che stasera Papa Francesco è andato a dire una messa alla Chiesa del Divino Amore, speriamo che serva. a farci aiutare dalla Madonna.
Vabbè, scusate lo sfogo, un caro saluto e un abbraccio…no, un saluto a 1,5 m di distanza.
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M. –
In qualità di medico ospedaliero del SSN non posso che condividere quello che hai scritto. Questo stato attuale di prostrazione dei cittadini e degli operatori sanitari non è tutto imputabile ad un’unica causa, intendo dire non solo al coronavirus e non solo alla politica sanitaria dissennata da vent’anni a questa parte. I tagli alla Sanità andavano fatti, io sono stato testimone di uno sperpero indecente di denaro pubblico anche nella “virtuosa Sanità veneta”. Il problema vero è che la politica, in questi anni, ha capito che gli operatori sanitari lavorano lo stesso, anche a metà stipendio, perché trovano in se stessi la motivazione a farlo, nella scelta che hanno fatto di una professione basata su un’incrollabile dedizione al prossimo. Per carità, odio quando sento parlare di “angeli e di eroi”, sono espressione di un’ipocrisia insopportabile, sia da parte dei politici, dei mezzi di informazione, e di alcuni cittadini capaci di violenze e soprusi quotidiani nei confronti di chi non solo fa il proprio dovere, ma lo fa CON AMORE. Odio anche la retorica, ma non mi vengono in mente altre professioni che traggano motivazione e ragion d’essere dal lenimento dell’altrui sofferenza. E questo ci va riconosciuto, perché a oramai 60 anni io continuo ad essere profondamente gratificato quando riesco a strappare alla morte un paziente. Pur passando 10-12, 15 e più ore in sala op di notte e arrivare a casa ubriaco di stanchezza. Certo la stessa soddisfazione la condivido con tutto il personale, con pari dignità. E questo fa parte della nostra attività quotidiana, non è un’eccezione. Nella mia formazione professionale sono stato stimolato dalla continua ricerca, dal confrontarmi con colleghi europei ed extraeuropei, ho portato i miei personali risultati a congressi internazionali, ho ricevuto molti complimenti, mi rendo conto di essere fra i primi chirurghi in Italia per la chirurgia dell’aorta. Ma in tutto questo…beh, il mio stipendio è poco più del doppio di quello di un infermiere, non sono stato capace di incrementarlo e in fondo non l’ho neanche voluto, perché al nord è più difficile, perché avrei dovuto accettare compromessi. Non solo, ma se fossi un chirurgo mediocre, o incapace, prenderei lo stesso stipendio! Ma non mi pento di questo. Ho visto colleghi passarmi davanti per appoggi politici, ne ho sofferto, ma oggi non più. Vivo nell’assoluta certezza di essere inattaccabile nelle scelte che ho fatto. E questo è un valore che, assieme a mia moglie, ho voluto trasmettere ai nostri figli. Quanto loro lo abbiano recepito…non so dire, ma questo è un altro discorso.
Gli operatori sanitari sono pressoché privi di rappresentanza politica, non sono in grado di dettare condizioni alla classe dirigente. Hanno un potere contrattuale incomparabilmente più basso dei tassisti o, peggio, di una dozzina di controllori di volo. Finendo per ottenere, dopo 10 anni di vacanza contrattuale, un aumento netto di stipendio di 130 € (centotrenta euro!). Economicamente peggio di noi stanno solo in Polonia e in Messico! Se avessi volevo fare i soldi, scelta peraltro lecitissima, avrei potuto fare il dentista, il ginecologo, l’oculista ecc. Ma non rimpiango la mia scelta.
Una volta negli ospedali comandavano i primari e i baroni universitari. Emeriti scoreggioni, come si dice qui in Veneto. Per fortuna non comandano più loro. Il guaio è che è colpa loro e dei loro sperperi se oggi in Sanità comandano altri scoreggioni, incompetenti e col DNA della corruzione: i politici.
Scusa P. se ho approfittato della tua mail andando fuori tema parlandoti della mia e nostra condizione di lavoro nel SSN. Ma spero di essere riuscito a rendere ancora più pregnanti i concetti da te espressi, come cittadino illustre e informato, e come votante. Un abbraccio (ah no, non si può col corona!) E allora…Notte a todos!
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Luciano – Caro P.
il tuo sfogo contro una classe politica inadeguata sfonda un uscio aperto in casa di molte persone e comunque di noi tutti. Qualcosa da dire ce l’ho anch’io dopo lo sfogo di M., che, non credo di conoscere e che ritengo sia un tuo amico. Le sue lamentele vanno più che accettate, perché molti di noi hanno vissuto, lavorando nel pubblico, tutta una serie di arretramenti giustificati da parte dei politici con la mancanza di denaro. Su questo si potrebbe disquisire per molto tempo riportando solo dati storici. Voglio citare solo il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, attuato da Andreatta (luglio 1981), e che ha fatto scattare l’impennata del nostro debito pubblico. Divorzio che ha prodotto solo danni alla nazione.
L’ambiente della ricerca e della scolarizzazione universitaria, come la sanità ed altri settori determinanti, è alla base dello sviluppo di ogni nazione. Quindi chi tenta di ridimensionarla non può essere un incapace perché anche uno stupido si renderebbe conto immediatamente di stare facendo come quel famoso personaggio che si evirò per fare dispetto alla moglie.
Personalmente, durante la mia carriera ho vissuto 6 o 7 cambi di ordinamento universitario e, quando siamo passati dall’insegnamento con corsi annuali ai famigerati semestri, mi sono realmente e finalmente reso conto del perché di quella serie di cambiamenti: a) insegnavamo troppo e, soprattutto, b) c’era troppo liberismo nella ricerca.
Apro una parentesi e la chiudo velocemente. Il livello di scolarizzazione media dei nostri studenti (fino alla nostra generazione per intenderci e poco più) era molto superiore a quello del mondo anglosassone in generale (noi questo allora non lo sapevamo). La scuola italiana forniva una educazione generale tale per cui noi, con gli insegnamenti ricevuti, avevamo costruito una elasticità razionale superiore alla media globale. Per questo motivo, all’estero, i nostri studenti erano preferiti, a parità di mansioni, a molti altri. Ma questo disequilibrio non era accettabile e, per gli interessi globali, bisognava necessariamente ridimensionare il livello di scolarizzazione del popolo italiano. Chiudo la parentesi.
Tornando al passaggio annualità-semestri, molti di noi espressero nei tanti consigli di istituto/dipartimento l’idea che non sarebbe stato assolutamente possibile trasmettere le nozioni di un programma annuale sintetizzato in cinque mesi molto scarsi. La risposta fu che avremmo dovuto, non fare un Bignami, ma ridurre il numero degli argomenti.
In quanto al secondo punto, siccome eravamo in un paese che si definiva democratico, venivano finanziati tutti i filoni principali che ciascuna sede portava avanti. I fondi venivano suddivisi sulla base delle dimensioni di ciascun gruppo dando a ciascuno la possibilità di poter continuare la propria attività all’interno del proprio ateneo. Non voglio nominare volutamente quel po’ di malcostume che ci caratterizza come italiani, ma guardare alla massa delle attività universitarie e soprattutto della ricerca. Secondo alcuni, questo sistema di ricevere i finanziamenti doveva essere cambiato ma non si è mai avuto il coraggio di criticare ed additare nessuno per le ricerche che faceva, eravamo in democrazia e non sarebbe stato corretto. Allora fu trovata un’altra soluzione, creare finanziamenti di serie A e di serie B. quelli di serie B furono ridotti all’osso tanto per accontentare tutti con qualche briciola, mentre, i finanziamenti di serie A erano inseriti in un nuovo livello di ricerca, inesistente prima se non per particolarissimi argomenti, e svolti a carattere nazionale e internazionale con la collaborazione tra più sedi di Ateneo. L’internazionalità della collaborazione scientifica è sicuramente positiva, l’Europa è anche questo. I finanziamenti di serie A, in Italia, erano coordinati da pochi personaggi legati politicamente ad uno dei carrozzoni che andavano per la maggiora tanto per mostrare un po’ di pluralismo. In realtà il pluralismo era solo apparente perché la conduzione politica era esattamente la stessa. Questo ha comportato che il volume principale dei finanziamenti era controllato e gestito da pochissimi elementi che erogavano ai livelli sottostanti (Atenei principali) secondo una struttura piramidale fino ad arrivare al singolo gruppo di ricerca locale. Chi non era considerato adeguato (contrario al sistema o alternativo, o altro) era tagliato fuori dai finanziamenti importanti. Non voglio fare polemiche, mi sto limitando a fare il reporter. Basti ricordare le ricerche in Antartide o le università italiane all’estero e altro, erano tutte gestite in modo rigido e le domande estemporanee di qualche ricercatore appassionato, ma misconosciuto (come nome, nel senso che non era legato al capetto locale) restava a casa. Come mai? Perché insegnare o fare ricerca all’estero era molto remunerativo e solo pochi scelti ne potevano godere.
Insomma, quello che ho vissuto dall’interno, mi ha fatto capire chiaramente che se eri ben accetto potevi lavorare, altrimenti andavi avanti stentando per la scarsità di fondi. Naturalmente alla direttiva politica del controllo dei finanziamenti ne derivava anche un controllo politico della ricerca e degli argomenti di ricerca. In altre parole, i fondi della ricerca sono stati diminuiti drasticamente nel tempo salvaguardando il clientelismo politico e di lobby.
La conseguenza? Molto semplice. Chi ha fatto ricerca, sia pubblica che privata, sa benissimo che le ricerche di base (la scienza pura, come veniva chiamata in alcune situazioni denigranti) sono fondamentali e propedeutiche per una loro eventuale e futura forma applicativa. Senza gli studi di base non si può applicare proprio nulla. A parte alcuni settori di applicazione immediata come nella ricerca fisica, in molti altri casi le applicazioni venivano individuate in tempi un po’ più lunghi. Ma comunque anche le applicazioni della stessa ricerca fisica necessitano di tempo per la progettazione, costruzioni e sperimentazione delle apparecchiature tecniche adatte alla applicazione e da produrle in serie (vedi in medicina gli apparecchi per TAC, radioterapia ecc). Negli anni ’90 dello scorso secolo il mondo aveva molta più fretta, non si dovevano affatto sprecare tempo e danaro per qualcosa che non avrebbe potuto dare utili immediati. Con questo concetto è stato stravolto il mondo della ricerca italiana. Forse una evoluzione verso altre visioni avrebbe potuto realizzarsi nel tempo in parallelo con la naturale evoluzione delle cose, ma per alcuni questo tempo non c’era e non c’è stato. Inoltre l’Italia non era, e non è, considerata per quello che poteva offrire al contributo delle conoscenze, qualunque nostro buon cervello avrebbe potuto lavorare benissimo in altri luoghi. Sappiamo benissimo quanti nostri giovani sono diventati ricercatori famosi ed ascoltati in tante altre nazioni, ma non in Italia. E non voglio parlare delle leggi burla per il rientro dei “cervelli”. Molti ragazzi meritevoli sono dovuti andare via sia per la situazione terrificante in ambito ricerca, ma anche perché spesso con una mentalità al di fuori del sistema “mafioso” universitario italiano. Ma tralascio questo ultimo aspetto italiota e rimango con l’accento sull’ambiente della ricerca. Quale motivazione avrebbe spinto i nostri politici a far deperire il nostro ambiente della ricerca scientifica?
All’inizio, ho detto che i nostri politici non sono stupidi (a parte qualche raro caso) ed allora, se non lo sono stati e non lo sono neanche oggi, dobbiamo pensare che tutto ciò sia stato voluto. Se ciò è vero possiamo vedere come l’emigrazione dei giovani cervelli sia stata la conseguenza di una situazione che andava sempre più precipitando rovinosamente e ciò rappresenterebbe l’antefatto programmato e realizzato.
Queste mie ultime parole ad alcuni di voi potrebbero non piacere o almeno non essere in linea con quello che si ritiene essere “politicamente corretto”, ma vorrei far notare che in una nazione dove la politica controlla tutto non è una nazione democratica tanto che la nostra Costituzione non lo prevede. I nostri politici, a parte qualche caso isolato, non sono affatto stupidi e nemmeno quelli che possono apparire tali.
Purtroppo la nostra memoria è piuttosto breve e molte cose che abbiamo visto, sentito o vissuto in altro modo, nel tempo, piano piano vanno nel dimenticatoio. Vi vorrei ricordare il discorso di Pietro Calamandrei pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950 (https://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2002_3_art1.html/). Tutto il testo è piuttosto interessante, viene giustificata la riapertura delle scuole private che il fascismo chiuse, parla della scuola pubblica che era diventata scuola di Stato ecc. Ma non troppo tra le righe, cerca di far accettare l’idea che le scuole private possano coesistere con quella pubblica perché certamente non dannose. Tratta anche del modo in cui le scuole private potrebbero diventare più prestigiose a danno di quelle pubbliche e, soprattutto, come lo stato potrebbe agire per far diminuire di prestigio delle proprie pubbliche. Questo in particolare è trattato nei capoversi 9 e 10, discutendo per assurdo.
Ebbene, se analizziamo il discorso di Calamandrei con la situazione recente ed attuale (dal 1994) ci rendiamo conto subito che i governi susseguitisi non hanno fatto altro che attuare quanto asserito da Calamandrei nel 1950. Si iniziò a diminuire i finanziamenti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado e mantenere intatti se non aumentati quelli per le scuole private. In parallelo, nel tempo e piano piano, è stata costruita una storia di mancanza di fondi pubblici che poi hanno influenzato tutti i settori portanti dello nostro Stato, vedasi il divorzio della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro.
Mi voglio fermare qui per motivi di eccessiva lunghezza. Ci sarebbe molto ancora da dire, soprattutto su come si genera la moneta e sulla sua gestione, ma non voglio scrivere un trattato; però ho voluto portare un esempio, e ce ne sono tanti altri, per darvi uno stimolo critico e riflettere su un punto: ma ciò che viviamo è frutto del caso prodotto da politici stupidi o segue un programma che non deve apparire tale agli occhi dei cittadini? Se così fosse, potremmo provare a verificarne l’attendibilità con altri argomenti che ognuno di noi potrebbe conoscere meglio di altri. Se facessimo questa operazione scevri dai condizionamenti assorbiti nel corso della nostra vita (non è facile) e supportati da un buon ricordo degli avvenimenti del passato recente, molto probabilmente potremmo arrivare a pensare che tutto ciò che noi viviamo sia in realtà la realizzazione di programmi pensati molto tempo prima e diluiti nel tempo per farceli apparire normali. Tanto noi abbiamo la memoria corta!
E se tale risulterà, allora avremo capito che siamo parti molto poco significanti di un sistema che ha ingranaggi in cui noi siamo stati abituati lentamente ad oliarli inconsciamente. Quando qualcuno di noi si rende conto di aver forse capito male, allora viene sostituito senza pietà alcuna. Evviva il politically correct!