PIAZZA DEL PLEBISCITO – NAPOLI, FALSO
Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico
Come previsto nel precedente articolo su Piazza della Signoria di Firenze in merito alla possibilità che fosse stata falsificata l’intera serie, ecco che è comparso un secondo valore, quello per il primo scaglione di peso della zona 1, Piazza del Plebiscito – Napoli.
Questa volta il caso mi ha fatto trovare un invio affrancato con tre francobolli in questione in affrancatura plurima (figura 1) che descriverò poco oltre. Ringrazio naturalmente per la collaborazione il collezionista che ha pensato di passarmi la busta dalla quale purtroppo, ma giustamente nel rispetto della privacy, sono state tolte le etichette del mittente e destinatario, sulle quali doveva esserci anche l’etichetta della registrazione.
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Poco male, qualcosa si può sempre ricostruire con gli elementi a disposizione. I francobolli che compongono l’affrancatura hanno origine piuttosto variegata. I tre commemorativi sono recuperati da invii non annullati, i Posta Italiana sono falsi ad eccezione del valore da 0,25 ed infine i tre valori di Piazza del Plebiscito – Napoli, tariffa B zona 1, anch’essi falsi.
Innanzitutto i francobolli applicati ammontano ad un totale di € 8,25 che nell’ultimo tariffario corrispondono ad una sola voce, quindi senza ambiguità, ad una Assicurata Convenzionale del terzo scaglione di peso che corrisponde ad un invio compreso tra 50 e 100 grammi.
In quanto ai francobolli e tralasciando i commemorativi riciclati, i Posta Italiana falsi sono: i cinque pezzi da 0,05 ed i due 0,70 euro. I 5 cent sono facilmente riconoscibili dalle caratteristiche “graffiature” sulle scie verdi e rosse, mentre i due 70 cent dalla caratteristica copertura di embossing digitale su tutte le parti a stampa. Ricordo che l’embossing è una vernice plastica trasparente caratterizzata da un certo spessore e forma di stampa che possono essere controllati. L’embossing utilizzato sino ad oggi dai falsari presenta gibbosità caratteristica per simulare la leggera rugosità della calcografia. Nei due francobolli da € 070 di Posta Italiana la gibbosità è molto grossolana, tipico della prima tiratura di queste imitazioni, tanto grossolana da simulare una calcografia irreale. Successivamente da parte dei falsari sono stati fatti alcuni tentativi correttivi che hanno portato alla riduzione della gibbosità dell’embossing fino a questa applicata sulle imitazioni attuali della Piazze d’Italia. Ma il risultato, benché abbastanza buono, non sembra proprio sufficiente a far passare inosservati questi francobolli.
Passo alla presentazione di questo nuovo falso (figura 2). a destra l’originale.
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Già a colpo d’occhio si può notare la differente luminosità del disegno. Ho confrontato l’imitazione con quasi tutte le tirature originali di questo francobollo e la differenza è sempre evidente e costante.
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La fustellatura
Ha le stesse caratteristiche del falso Piazza della Signoria e riporto gli angoli mettendo in evidenza solo i dentoni (figura 3).
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Si noti la differente geometria dei dentoni angolari tra i due esemplari, l’originale è sempre a destra. Inoltre nell’imitazione la rotondità dei dentoni si mostra leggermente differente nelle quattro posizioni.
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La carta e la fluorescenza
I tre francobolli su busta non consentono di fare osservazioni esaustive, ma il colore della carta che emerge dalla scansione mostra già di per sé una differente risposta come evidenziabile dalle due figure precedenti le quali mostrano un colore grigino della carta dell’imitazione rispetto a quella dell’originale. Questa differenza era stata evidenziata anche nel falso di Piazza della Signoria.
Anche la fluorescenza è decisamente identica (figura 4) a quella del falso “fiorentino”, sarebbe stato strano il contrario.
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La stampa
Questo secondo falso, direi che è stato realizzato con minore attenzione rispetto a Piazza della Signoria. Infatti la vignetta dell’imitazione è più stretta, e non di poco, rispetto all’originale. Nella figura 5, le vignette sono allineate a sinistra e l’originale è in alto. L’imitazione è decisamente meno larga ed i punti di confronto evidenziati dai segmenti rossi mostrano come la differenza tra elementi uguali cresce procedendo verso destra; ciò sta ad indicare che l’immagine è stata riprodotta fotograficamente o con uno scanner e che non è stata posta la giusta attenzione nella riproduzione delle dimensioni.
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Lo stesso si può evincere dal confronto dei particolari in altezza (figura 6) i quali mostrano un generale accorciamento.
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Ma non sono solo queste le differenze che si possono evidenziare. Ad esempio il colonnato sinistro della figura 5, nell’originale è posto secondo la gravità, cioè le singole colonne sono verticali mentre, nell’imitazione, i “muratori” hanno dimenticato di usare il filo a piombo.
Al di la dei particolari, quello che salta subito agli occhi è la scarsa luminosità dell’immagine rispetto a quella dell’originale. Tale differenza macroscopica è dovuta essenzialmente al colore decisamente nero del tratto ed al suo spessore. In molte parti, dove si ha un reticolo dei tratti neri, il quadratino bianco contenuto all’interno degli incroci è generalmente più piccolo. Credo che questo sia il particolare maggiormente determinante per la resa più scura di tutta la vignetta. Ci sono però anche le ombre di particolari architettonici che sono state disegnate senza “movimento”, sono limitate rigidamente senza tener conto del graduale passaggio verso la fine dell’ombreggiatura. Questo carattere è comune anche al suo parente stretto Piazza della Signoria. Altri particolari sono offuscati dalla rigidezza delle forme, tra queste la scritta D.O.M.D. FRANCISCO DE PAULA FERDINANDUS I EX VOTO A MDCCCXVI, posta sul frontone, che nell’originale è comprensibile e parzialmente leggibile mentre nell’imitazione è totalmente incomprensibile.
Sono da mettere in risalto altri due punti, la trama della pavimentazione e la luminosità del cielo in alto e a destra del timpano triangolare della facciata del tempio dedicato a S. Francesco di Paola.
La trama della pavimentazione nell’originale (figura 7 in alto) è molto delicata, è di colore grigio e sfuma dolcemente verso il bianco. Nell’imitazione invece è molto dura, di colore nero e senza sfumature di addolcimento verso i bordi ma, soprattutto, ha una trama molto differente. La mancanza di sfumature è dovuta all’uso di retini che sono stati utilizzati al posto dell’incisione.
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Per quanto riguarda invece la luminosità del cielo sopra e lateralmente al timpano triangolare (figura 8), notiamo ancora la totale mancanza di sfumature che invece caratterizzano l’originale (a destra).
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Anche in questo caso, la variazione di luminosità prodotta dagli ultimi raggi del tramonto è costruita con tre differenti retini, puntinato in basso, segmentato nella fascia di transizione e rigato per la restante parte del cielo. Queste tre fasce retinate sono rigide e costanti al loro interno; nell’originale invece la mano dell’incisore ha fornito vitalità al tratteggio che sfuma gradatamente senza interruzioni.
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I colori e le vernici
quanto detto per le leggere differenze cromatiche nel precedente articolo sulla piazza fiorentina, vale anche per questa seconda imitazione, però in questo caso si possono notare altre differenze (figura 9).
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La dimensione della B dell’imitazione è di pochissimo più bassa di circa 1-2 decimi di millimetro, ed inoltre il reticolato interno appare più un rigato obliquo a causa del maggiore spessore di una delle due famiglie di tratti. Questi due particolari sono in linea con il falso fiorentino; ciò che distingue questa imitazione è la B che appare essere un carattere grassetto rispetto all’originale, si notino le due grazie a sinistra.
Anche la scritta mini, identica a quella della piazza di Firenze, ha caratteri leggermente più piccoli rispetto a quelli originali e con tono di colore più smorto, in questo caso, spinto verso il marrone (figura 10).
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Differenze, anche se solo nel tono cromatico, si riscontrano anche nella scritta italia. Il verde dell’originale è un colore metallizzato (figura 11 a destra) ed è stato imitato con un comune verde marcio ben distinguibile.
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Concludo la descrizione della stampa con, l’ormai classico, embossing digitale, la vernicetta plastica che conferisce spessore alla stampa. Come accennato all’inizio dell’articolo, questo è un elemento dirimente nel riconoscimento di queste imitazioni (figura 12).
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Infatti, come si può osservare, la luce riflessa dell’imitazione nel suo complesso interferisce con l’immagine tendendo ad offuscare il disegno tanto da farlo apparire come se fosse immerso nella nebbia. Al contrario, l’originale ha una riflessione più metallica e l’immagine ne viene esaltata. L’effetto nebbia è prodotto dalle gibbosità dell’embossing la quale interferisce con la luce incidente che in parte viene assorbita dalle bollature per rifrazione, in parte viene riflessa in tutte le direzioni.
Osservando l’imitazione ad un maggiore ingrandimento si osservano, non solo la fitta puntinatura delle bollicine di embossing, ma anche dei veri e propri segmenti paralleli alle linee oblique del cielo (figura 13), sembra di vedere Napoli sotto una pioggia di gocciolone giganti.
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L’embossing viene stampato alla fine del processo ed è quindi al di sopra di tutti gli altri colori. Questa particolare vernice plastica viene utilizzato in vario modo, generalmente serve per conferire un effetto di rilievo alla stampa in modo da enfatizzare alcuni aspetti cromatici o del disegno. I falsari invece l’hanno applicato per simulare l’effetto debolmente rugoso della calcografia regolando le dimensioni delle bollicine. Purtroppo per loro, ma positivo per noi, l’embossing riflette la luce in modo particolare e questo carattere ne rende molto facile rilevarne la presenza.
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